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Montecucco Doc e Docg: a Vinitaly ottima affluenza, aziende soddisfatte

Montecucco Doc e Docg: a Vinitaly ottima affluenza, aziende soddisfatteMilano, 16 apr. (askanews) – “Nell’anno del suo 25esimo anniversario, il Consorzio ha registrato a Vinitaly un’ottima affluenza. Lo spazio consortile, che quest’anno contava tra le aziende co-espositrici anche il Distretto Biologico del Montecucco, ha accolto un significativo e costante flusso di visitatori, molti dei quali si sono fermati anche senza appuntamento, a testimonianza di un interesse crescente nei confronti della Denominazione. Le aziende partecipanti si sono dichiarate molto soddisfatte, con risultati superiori rispetto all’anno precedente”. Lo ha dichiarato Giovan Battista Basile, presidente del Consorzio Tutela Vini Montecucco, che quest’anno è tornato in scena al salone scaligero per festeggiare il quarto di secolo dedicato alla valorizzazione di un territorio autentico e di un Sangiovese unico e peculiare, “l’altro Sangiovese” della Toscana, che continua a crescere e a guadagnare riconoscimenti internazionali facendo leva sul rispetto dell’ambiente e sull’enoturismo. Buono anche il feedback dai mercati internazionali, dove il Consorzio sta vivendo un momento di grande fermento, anche se non manca la preoccupazione per i possibili effetti dei dazi sull’economia globale.


Oltre al banco istituzionale, con una selezione di 30 etichette delle diverse tipologie della Do (Vermentino DOC, Rosso DOC, Rosso DOC Riserva, Sangiovese DOCG e Sangiovese DOCG Riserva) e un totale di 16 aziende, lo stand ha ospitato al proprio interno sette aziende co-espositrici a rappresentare la ricca tradizione vinicola di questo affascinante e selvaggio volto della Toscana. Una delle principali novità di quest’anno è stata la presenza di un banco dedicato al Biodistretto del Montecucco, voluta anche per sottolineare il grande impegno della Denominazione sul fronte della sostenibilità. Quella del Montecucco, infatti, è una Denominazione con un’anima green fin dalla sua creazione e oggi oltre il 90% della produzione dei soci del Consorzio è biocertificata. Per meglio rispondere ai nuovi trend di consumo, il Consorzio ha recentemente avviato un importante progetto di ampliamento e ridefinizione dell’area di produzione delle uve destinate ai vini Montecucco Doc e Montecucco Sangiovese Docg. L’iniziativa prevede l’estensione dell’attuale areale ai territori amministrativi montani che, ad oggi, risultano esclusi dal Disciplinare di produzione nei sette Comuni riconosciuti: Cinigiano, Civitella Paganico, Campagnatico, Castel del Piano, Roccalbegna, Arcidosso e Seggiano. “Stiamo sviluppando un progetto concreto che mira ad includere le aree montane dei sette Comuni produttori nella zona della Denominazione di origine” ha spiegato Basile, chiarendo che “ciò comporterà una richiesta formale di modifica del Disciplinare, che verrà presentata nei prossimi mesi”. Le zone montane dell’areale del Montecucco, un tempo considerate marginali per la viticoltura, oggi si stanno infatti rivelando particolarmente adatte alla produzione di uve di alta qualità grazie a diversi fattori, tra cui temperature più fresche e costante ventilazione alle quote elevate, che favoriscono una maturazione più lenta e bilanciata dei grappoli. Inoltre, i terreni vulcanici presenti nell’area contribuiscono, grazie alla loro composizione peculiare, a conferire caratteristiche uniche ai vini.

Intesa Consorzio Doc Venezie-Renisa per la cultura del vino a scuola

Intesa Consorzio Doc Venezie-Renisa per la cultura del vino a scuolaMilano, 16 apr. (askanews) – Si è tenuta ieri presso il Masaf a Roma, la conferenza stampa “Progetto Impresa-Giovani-Futuro” organizzata da Consorzio Doc Delle Venezie e dalla Rete Nazionale Istituti Agrari (Renisa). Un appuntamento voluto per presentare il protocollo d’intesa, siglato ufficialmente proprio a chiusura lavori, dal Consorzio e Renisa con l’obiettivo di valorizzare la cultura del vino promuovendone un consumo responsabile e moderato, favorire la conoscenza del Pinot Grigio Doc Delle Venezie tra gli studenti e supportare l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro con un’attenzione particolare al settore vitivinicolo.


L’incontro, moderato da Nicola Prudente, ha visto la partecipazione del presidente del Consorzio, Albino Armani, della presidente di Renisa, Patrizia Marini, di Mario Caligiuri, coordinatore Laboratorio politiche educative Eurispes, di Nadia Frittella, segretaria generale di Wine in Moderation e di Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi. Ad aprire i lavori è stato Luca De Carlo, presidente della IX Commissione del Senato che ha affermato che “il protocollo è un’azione concreta che unisce tutela, promozione e coinvolgimento dei giovani”, sottolineando che “serve puntare su formazione, comunicazione e innovazione per affrontare le sfide del settore agroalimentare e contrastare le fake news che da anni si abbattono sul mondo agricolo”. Subito dopo hanno preso la parola il sottosegretario del Masaf, Patrizio La Pietra e Armani, che ha illustrato i dettagli dell’accordo. “Come Consorzio intendiamo porci come modello di responsabilità e innovazione, promuovendo il rinnovamento della filiera vitivinicola e il coinvolgimento nella stessa dei giovani, a partire dagli istituti agrari” ha detto il presidente, aggiungendo che “questa collaborazione avrà un importante impatto socio-economico, grazie alla formazione e all’inserimento delle nuove generazioni in ambito vitivinicolo e in particolare nella filiera del Pinot Grigio del Triveneto. Ci auguriamo che possa diventare un esempio replicabile in altre denominazioni, perché riteniamo fondamentale avvicinare i ragazzi ai dibattiti normativi e politici, partendo da una formazione adeguata del corpo docente. Da qui nasce la nostra proposta di partecipazione e di condivisione dei contenuti e delle novità legislative e tecnologiche con il mondo degli istituti agrari, tematiche che oggi sono spesso trascurate o non sufficientemente approfondite. L’obiettivo – ha concluso Albino Armani – è preparare le nuove generazioni a partecipare attivamente un domani ai tavoli decisionali che regolamentano il settore. Questioni come la riforma delle indicazioni geografiche approvata nel 2024, ad esempio, dovrebbero essere conosciute, divulgate e inserite nei programmi scolastici”. Patrizia Marini si è impegnata a diffondere il protocollo sottoscritto con il Consorzio tra gli istituti della propria rete. “Lavoreremo per ideare e sviluppare progetti che favoriscano l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, con particolare attenzione ai tirocini formativi” ha precisato, spiegando che “l’obiettivo è rendere i giovani sempre più preparati e pronti ad inserirsi nel mondo professionale, grazie ad esperienze pratiche che rafforzino le competenze tecniche e favoriscano un avvicinamento al settore vitivinicolo”.


La conferenza si è conclusa con l’intervento di Riccardo Cotarella: “La presenza dei giovani è fondamentale per garantire innovazione e sostenibilità, assicurando che le tradizioni vinicole siano preservate e, al contempo, adattate alle sfide del mercato globale attuale. Ecco perché la formazione, anche attraverso progetti come quello siglato oggi, è un pilastro su cui dobbiamo puntare per una crescita sana della filiera vitivinicola italiana”. “Il problema di oggi non sono i dazi o le dinamiche internazionali: i problemi sono interni, prima di tutto culturali” ha evidenziato Cotarella, sottolineando che “esiste oggi un accanimento eccessivo nei confronti del vino, un prodotto che dovrebbe essere simbolo di convivialità e cultura, e che invece è spesso oggetto di campagne demonizzanti, che disinformano anziché educare al consumo moderato e consapevole”.

Alcohol Prevention Day, nel 2023 in Italia 8 mln di consumatori a rischio

Alcohol Prevention Day, nel 2023 in Italia 8 mln di consumatori a rischioMilano, 16 apr. (askanews) – Nel 2023, circa 8 milioni di italiani di età superiore a 11 anni (pari al 21,2% dei maschi e al 9,2% delle femmine) hanno bevuto quantità di alcol tali da esporre la propria salute a rischio. Quattro milioni e 130 mila persone hanno bevuto per ubriacarsi e 780.000 sono stati i consumatori dannosi, coloro cioè che hanno consumato alcol provocando un danno alla loro salute, a livello fisico o mentale. Rimane distante il raggiungimento degli Obiettivi di Salute Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. A scattare la fotografia è, come ogni anno, l’Osservatorio Nazionale Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità, Ona-Iss, che ha rielaborato attraverso il Sisma (Sistema di Monitoraggio Alcol-DPCM 3/3/20217), i dati della Multiscopo Istat, in occasione dell’Alcohol Prevention Day (Apd). I dati sono stati presentati il 16 aprile, nel corso dell’annuale workshop internazionale in programma presso l’ISS.


Nel 2023, in Italia, non si registra alcuna delle attese riduzioni dei comportamenti a rischio legate all’uso di alcol. Stabili i consumatori a rischio, soprattutto tra i target più vulnerabili della popolazione: i minori, i giovani, le donne, gli anziani. Il bere per ubriacarsi (binge drinking), diffuso tra tutte le fasce di popolazione, non risparmia gli anziani, tra i quali, peraltro, si registrano le più elevate frequenze di consumatori dannosi con disturbi da uso di alcol non intercettati dal Servizio Sanitario Nazionale. I consumi fuori pasto risultano in costante aumento in particolare tra le donne (23,9%) tra le quali sono 1 milione e 230 mila le consumatrici che bevono per ubriacarsi. In ripresa l’incremento della mortalità totalmente attribuibile all’alcol lì dove era attesa una riduzione, registrata soprattutto per le classi di età produttive per entrambi i sessi. “I consumi di alcol in Italia evidenziano una situazione consolidata e preoccupante di tutti gli indicatori monitorati di danno e di rischio, dilagante nelle fasce più vulnerabili della popolazione: minori, adolescenti, donne e anziani” afferma Emanuele Scafato, Direttore dell’Ona-Iss, aggiungendo che “la prevenzione nazionale e regionale, la più efficace possibile, è possibile se si mira ai target principali. È necessario innalzare l’attenzione per i giovani, i minori in particolare, prevedendo maggiori tutele nei luoghi di aggregazione e l’educazione alla salute nelle scuole. È dimostrato – ha evidenziato – che è efficace investire in prevenzione e attivare l’intercettazione precoce dei consumatori a rischio, specialmente con interventi differenziati per donne e anziani, favorendo il counselling e l’intervento motivazionale. Occorre assicurare adeguate risorse per le reti curanti – ha proseguito Scafato – e l’applicazione delle linee guida per i disturbi da uso di alcol che l’Iss ha reso disponibili alle strutture del Ssn per la cura dei consumatori con danno o alcoldipendenti, pazienti clinici a tutti gli effetti in necessità di trattamento. Occorre – ha concluso – favorire un incremento della consapevolezza sui rischi derivanti dall’uso di alcol a sostegno delle persone, delle famiglie e in osservanza degli obiettivi delle strategie delle Nazioni Unite, che non abbiamo raggiunto nel 2025, ma in cui siamo impegnati per il 2030”.


Il quadro delineato dal comportamento dei 36 milioni di consumatori di alcol in Italia, pari al 77,5% dei maschi e al 57,6% delle femmine, presenta luci e molte ombre. Tra i consumatori a rischio, preoccupano soprattutto i giovani (circa 1.260.000 tra gli 11 e 24 anni, di cui 615.000 minorenni) e le donne (circa 2,5 milioni, con il 13,3% di consumatrici a rischio tra le minorenni 11-17enni). Spiccano i 4,13 milioni di “binge drinker” (74.000 sono minori) il cui andamento negli ultimi 10 anni mostra un aumento dell’80% nelle femmine, passando dal 2,5% nel 2013 al 4,5% nel 2023; anche i maschi vedono un incremento del 19% tra il 2019 e il 2023 senza alcun accenno all’atteso calo dei consumi tesi all’intossicazione. Dei 780.000 consumatori dannosi, clinicamente pazienti con Disturbi da Uso di Alcol (DUA), 310.000 sono donne. Tutti i consumatori dannosi sono in necessità di essere presi in carico, mentre lo sono solo l’8,1%, non essendo il 91,9% dei consumatori dannosi “in need for treatment” mai intercettati dal Ssn.

Vino, Chiarli compie 165 anni e si regala il museo di famiglia

Vino, Chiarli compie 165 anni e si regala il museo di famigliaMilano, 15 apr. (askanews) – Quest’anno l’azienda Chiarli, nata a Modena nel 1860, compie 165 anni di vita. Più di un secolo e mezzo di appassionata comunione con un vitigno, il Lambrusco, che ha segnato la storia di una famiglia, di un territorio e di un successo internazionale. Per festeggiare degnamente questa data a tre cifre, la famiglia Chiarli inaugura ufficialmente la oggi la sua Galleria. La sede ideale è stata identificata nella Tenuta Cialdini a Castelvetro di Modena, sede della Cantina Cleto Chiarli, con la sua villa, il parco, le scuderie, i vigneti e la cantina realizzata per esprimere al meglio l’identità delle classiche varietà di Lambrusco.


Un piccolo, grande, museo che racchiude tanti anni di impegno, ricordi, oggetti e testimonianze. L’esposizione si sviluppa seguendo passo passo l’attività dei Chiarli, segnata dall’amore per la viticoltura e dal profondo attaccamento alle proprie radici modenesi. Le notizie più antiche di questa famiglia risalgono al Cinquecento ma sono i documenti della seconda metà dell’Ottocento che danno la misura delle qualità imprenditoriali che hanno animato gli antenati fondatori. Oggi, il Gruppo Chiarli è considerato tra i principali leader a livello mondiale nel settore della produzione e commercializzazione dei vini Lambrusco. La Galleria raccoglie testimonianze di vita vissuta. Oggetti, diplomi, attestati, menzioni, riconoscimenti, medaglie, conservati con cura per essere trasmessi alle prossime generazioni, descrivono puntualmente l’attività di Chiarli, dal 1860 ai giorni nostri. Nell’Archivio di Chiarli, riconosciuto nel “Registro delle Imprese Storiche”, sono stati rinvenuti importanti documenti, oggi catalogati e suddivisi, che vanno dal 1883 al 1980 e che permettono di approfondire il contesto economico e amministrativo di quel periodo. A questi si aggiungono le antiche bottiglie, con etichette storiche, premi e oggettistica come scatole, vassoi, bicchieri ed altri ricordi legati al marchio. Per approfondire la storia del vino, non mancano alcune rare ed interessanti pubblicazioni del XVI e XIX secolo che trattano della sua preparazione, delle varietà dei vitigni e dell’economia, oltre alla sua importanza come bevanda.


Una sezione si riallaccia alla Trattoria dell’Artigliere di Cleto Chiarli, capostipite di questa grande famiglia di imprenditori che nel 1860 decise di trasformare la sua attività di oste in quella di vignaiolo. Un’importante sezione è riservata ad una raccolta di antichi e rari oggetti di vetro soffiato realizzati nel Ducato Estense dal XVII al XIX secolo da maestranze insediatesi a Modena provenienti da Altare di Monferrato. Incontriamo anche la rarissima “English Bottle” in vetro scuro creata nel 1652 che, per la sua robustezza, consentì di eliminare definitivamente le millenarie difficoltà legate al trasporto del vino. “Il museo mette in luce il ruolo cruciale che le robuste bottiglie di vetro hanno svolto nell’elevare il Lambrusco da vino fermo a vino frizzante, famoso in tutto il mondo” racconta Tommaso Chiarli, aggiungendo che “l’archivio di famiglia raccoglie anche le foto che raccontano l’evoluzione e i successi del Lambrusco fatte personalmente da Anselmo, figlio di Cleto, all’Esposizione Universale di Parigi del 1900, dove il Lambrusco frizzante fece il suo debutto sul palcoscenico mondiale, ottenendo la Mention Honorable”. Cleto Chiarli comprese subito le potenzialità che poteva avere un Lambrusco frizzante in bottiglia e già a fine Ottocento la produzione raggiunse le 100mila bottiglie all’anno, dando il via all’esportazione. La più antica azienda vinicola dell’Emilia Romagna è cresciuta quindi esponenzialmente insieme alla domanda del mercato, contribuendo in maniera significativa alla nascita delle Doc (Sorbara, Salamino di Santa Croce, Grasparossa di Castelvetro) e del Consorzio dei Lambruschi Doc Modenesi. Non solo, rinvestendo i risultati del proprio successo ha approfondito lo studio e la valorizzazione dei cloni storici del Lambrusco, perfezionando, inoltre, accanto alla tradizionale fermentazione in bottiglia, l’uso del metodo Martinotti/Charmat.


Oggi, l’attività del Gruppo si divide tra la Chiarli 1860, orientata verso i vini di più ampio consumo, la Cleto Chiarli Tenute Agricole, incentrata sulla moderna cantina di Castelvetro, che guida il lavoro delle sette tenute di famiglia che insieme superano i 350 ettari di estensione, di cui più di cento vitati, e Quintopasso, il progetto enologico della famiglia Chiarli incentrato sul Metodo Classico. Alla Cleto Chiarli Tenute Agricole va il merito di aver riscoperto i cloni storici del Lambrusco, in primo luogo Sorbara e Grasparossa, e di aver rilanciato il Pignoletto.

Vino, Cons. Uiv: bene etichettatura ma non prevede avvertenze sanitarie

Vino, Cons. Uiv: bene etichettatura ma non prevede avvertenze sanitarieMilano, 15 apr. (askanews) – Il Consiglio nazionale Uiv ritiene un buon passo avanti quanto definito in materia di etichettatura dal Pacchetto vino presentato dal commissario europeo per l’Agricoltura e l’Alimentazione, Christophe Hansen, lo scorso 28 marzo. La proposta normativa illustrata rappresenta infatti un progresso per la digitalizzazione delle informazioni ai consumatori rispetto a ingredienti e valori nutrizionali attraverso l’utilizzo del QR code. Tuttavia, si è precisato oggi durante il Consiglio, contrariamente a quanto emerso su alcuni organi di stampa, non risulta ad oggi alcun atto giuridico che scongiuri il ricorso a etichette sanitarie. L’unica via attualmente percorribile per intervenire sull’etichettatura in termini di raccomandazioni salutistiche è l’autoregolamentazione.


Il settore vitivinicolo – spiega Uiv – può ricorrere ai pittogrammi (gravidanza, minori e attenzione alla guida) o al QR code per veicolare i messaggi di moderazione che da sempre sostiene. Inoltre, in tema di consumo responsabile, le imprese rimandano al programma di responsabilità “Wine in Moderation”. Si tratta di una mossa propositiva in vista dell’entrata in vigore degli “health warning” irlandesi il prossimo marzo 2026. Nel corso del Consiglio, che si è tenuto a Canelli (Asti) presso la sede di Fratelli Gancia, il presidente Uiv Lamberto Frescobaldi ha espresso anche “fiducia per l’evoluzione dei negoziati sui dazi americani in vista della missione della presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, che incontrerà Trump giovedì. Puntiamo allo ‘zero for zero’, ma anche a uscire da questo contesto di incertezza così da poter tornare a programmare e lavorare con i nostri interlocutori americani. Grazie all’intervento e alla finezza politica del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che abbiamo incontrato prima di Vinitaly, gli alcolici americani sono stati esclusi dalla lista dei prodotti americani soggetti a contro-dazi da parte dell’Europa”.


Il Consiglio ha infine dato il benvenuto a due nuovi membri, l’amministratore unico di Mack & Schuhle, Fedele Angelillo, e il direttore generale di Cadis (Cantina di Soave), Alberto Marchisio. L’appuntamento odierno è stato preceduto ieri dal convegno “Focus Piemonte: export, consumi di vino e nuovi orizzonti” presso l’azienda Fratelli Martini a Cossano Belbo (Cuneo) e da una cena ospitata a Canelli (Asti), nella culla del Moscato d’Asti, da Cantine Gancia, storico marchio conosciuto anche per le cattedrali sotterranee, patrimonio Unesco.

Vino, “Sicilia En Primeur” in programma a Modica dal 6 al 10 maggio

Vino, “Sicilia En Primeur” in programma a Modica dal 6 al 10 maggioMilano, 15 apr. (askanews) – “‘La cultura del vino in Sicilia: una storia millenaria che guarda al futuro, è il pay-off di ‘Sicilia en Primeur 2025’. Il vino siciliano è uno dei simboli della cultura mediterranea, della quale la Sicilia è massima espressione. Il vino non è solo un prodotto agricolo o commerciale, non è semplicemente una bevanda ma un elemento essenziale della cultura universale, che attraversa secoli e civiltà. La sfida alla quale Assovini Sicilia è chiamata a rispondere e dare il suo contributo è anche quella di tutelare il valore culturale del vino contro dinamiche internazionali restrittive, contro una cultura che criminalizza quello che è un prodotto culturale, promuovendolo come espressione di civiltà, conoscenza, bellezza e tradizione”. Lo ha detto ieri la presidente di Assovini Sicilia, Mariangela Cambria, presentando l’edizione di quest’anno di “Sicilia en Primeur”, manifestazione nata nel 2003 come anteprima internazionale dell’ultima annata rivolta alla stampa italiana ed estera.


L’evento, in programma a Modica (Ragusa) dal 6 al 10 maggio, ha lo scopo di far conoscere sia le innumerevoli sfaccettature del vino siciliano, attraverso degustazioni e incontri con i produttori, sia i luoghi e la cultura che compongono la tradizione enologica siciliana, attraverso enotour in diverse aree dell’isola. Scegliendo tra 10 itinerari differenti, i professionisti della stampa viaggiano alla scoperta delle aziende vinicole e del territorio. Il vino diventa, così, una chiave di lettura esclusiva per comprendere la straordinaria varietà e biodiversità dell’isola ed il suo patrimonio storico-culturale, insieme alla storia dei produttori e delle aziende vitivinicole. “Sicilia en Primeur” prevede tre giorni di enotour e visita alle aziende vitivinicole partecipanti e ai territori di produzione, degustazioni tecniche e talk su temi di attualità e un convegno. Il quinto ed ultimo giorno è dedicato invece all’incontro con i produttori e alle degustazioni nelle postazioni aziendali. L’ultima edizione del 2024 ha coinvolto 106 giornalisti provenienti da tutto il mondo (53 dall’estero, 38 dall’Italia e 15 giornalisti regionali) e 59 aziende.

UniCredit-Nomisma: nel 2024 bianchi Dop siciliani cresciuti dell’8,9%

UniCredit-Nomisma: nel 2024 bianchi Dop siciliani cresciuti dell’8,9%Milano, 15 apr. (askanews) – Nel corso del 2024, l’export dei bianchi Dop siciliani è ulteriormente cresciuto dell’8,9% rispetto a quanto già registrato nell’anno precedente, quando le esportazioni registrarono un +7,8% a valore rispetto al 2022. È uno dei dati che emergono dall’Osservatorio sulla competitività delle Regioni del Vino-Sicilia, realizzato da Nomisma Wine Monitor in collaborazione con UniCredit, presentato ieri a Palermo.


Nel corso del 2024, l’export dei bianchi Dop siciliani è ulteriormente cresciuto rispetto a quanto già registrato nell’anno precedente, quando le esportazioni registrarono un +7,8% a valore rispetto al 2022. Nel 2024, infatti, l’export dei bianchi Dop siciliani è cresciuto di un ulteriore 8,9%. In senso opposto sono andati i rossi Dop siciliani che registrano, per due anni di fila, una riduzione nell’export: -4,5% nel 2023, -2,9% nel 2024. Focalizzando l’attenzione sui top 10 mercati di destinazione, per i bianchi Dop siciliani l’export 2024 è cresciuto del 37% in UK, del 34% in Russia, del 12% in Germania e per l’11% sia in Canada che negli Usa. Per i rossi Dop Siciliani, pur in un contesto di calo complessivo, si registra una crescita in Canada (+22%), Russia (+17%), Paesi Bassi (+8%) e Stati Uniti (+6%). E proprio sugli Stati Uniti è stata realizzata da Nomisma una consumer survey per il terzo Rapporto Wine Monitor-Unicredit sulla competitività delle Regioni del Vino su quasi 2.000 consumatori di vino localizzati nei tre Stati di maggior consumo: New York, California e Florida. Tra i principali temi indagati dalla survey, è emerso quello dei cambiamenti nelle preferenze gustative che vede oggi il consumatore americano fare più attenzione ai vini di qualità (33% dei consumatori si è espresso in tale senso), ricercare vini di differenti regioni e territori (28%) ma prestare anche più attenzione alla salute, ad esempio acquistando vini rossi più leggeri e a minor contenuto alcolico. Senza tralasciare gli aspetti “green” particolarmente attenzionati dai consumatori più giovani. In questo contesto, dove il 65% della popolazione dei tre Stati analizzati ha dichiarato di aver consumato vino nell’ultimo anno, 7 su 10 hanno orientato la propria preferenza di consumo verso un vino italiano.


La Sicilia è tra le regioni italiane più conosciute e visitate dagli americani, oltre che più apprezzata per i vini che produce. Solamente il 14% dei consumatori intervistati dichiara di non aver mai sentito nominare la Sicilia, la percentuale più bassa assieme a quella per la Toscana tra tutte le regioni italiane. Sempre la Sicilia, assieme alla Toscana, vengono indicate dagli americani come le regioni italiane che producono i vini di maggior qualità, tanto che 6 su 10 dichiarano di conoscere almeno un vino siciliano e 2 su 10 di averlo anche consumato. Rispetto a questi ultimi, la percentuale di consumatori di vini siciliani aumenta tra coloro che hanno visitato l’Italia negli ultimi cinque anni, apprezzano la cucina italiana, sono millennial (29-44 anni), wine lover (buon conoscitore di vino) e con un alto reddito annuo (superiore ai 100mila dollari). Le ragioni che hanno spinto questi consumatori a bere un vino italiano e siciliano discendono dai valori espressi, principalmente riconducibili alla tradizione, alla varietà dei vitigni autoctoni e alla qualità riconosciuta, sia a livello internazionale che rispetto al connubio con un “giusto” prezzo. Ecco perché, al di là dei dazi, la maggioranza dei consumatori americani vede un futuro di crescita per il vino italiano. Un futuro che, anche nei prossimi 12 mesi dovrebbe condurre ad una maggior propensione al consumo dei vini del Bel Paese rispetto alla media. A prescindere infatti dal 65% dei consumatori che manterrà invariato il consumo di vino italiano, un altro 25% ha dichiarato di volerlo aumentare contro un 13% che invece lo ridurrà, denotando in tal modo un saldo positivo di 9 punti percentuali.


È comunque da precisare che i dati Istat di export tengono conto del luogo di spedizione all’estero, per cui sfuggono i quantitativi di vino siciliano che non partono direttamente dalla Sicilia per l’estero ma da porti ubicati in altre regioni alle quali questi volumi di prodotto vengono computati come export vinicolo. Per cui si stima che in realtà il commercio estero di vini e mosti siciliani sia superiore rispetto ai dati ufficiali Istat.

Vino, a Padiglione Italia a Expo 2025 Osaka si brinda con Ferrari Trento

Vino, a Padiglione Italia a Expo 2025 Osaka si brinda con Ferrari TrentoMilano, 14 apr. (askanews) – Ferrari Trento è il “brindisi ufficiale” del Padiglione Italia a Expo 2025 a Osaka, in Giappone. Ieri, all’inaugurazione ufficiale, hanno levato i calici con le bollicine trentine il vicepremier e ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani, il commissario generale Mario Vattani e Matteo Lunelli, presidente di Ferrari Trento e di Fondazione Altagamma.


Al Giappone è stato dedicato uno speciale Trentodoc, il “Ferrari Hommage”, ispirato all’arte e all’estetica nipponica, nonché un “furoshiki”, il tradizionale tessuto giapponese utilizzato per avvolgere doni e oggetti. Oggi Fondazione Altagamma ha presentato l’installazione “L’Icosaedro Altagamma”, che celebra all’interno del Padiglione Italia la nostra industria di eccellenza.

Vinitaly, Consorzio Garda Doc: bilancio estremamente positivo

Vinitaly, Consorzio Garda Doc: bilancio estremamente positivoMilano, 14 apr. (askanews) – L’edizione 2025 di Vinitaly si conclude con un bilancio “estremamente positivo” per il Consorzio Garda Doc, che “ha dimostrato di saper evolvere e innovare, rafforzando il proprio ruolo nel panorama enologico italiano”. Grande successo hanno riscosso i social tasting, che hanno trasformato lo spazio Garda Doc in un luogo di incontro e dialogo tra esperti e appassionati. Gli eventi di degustazione hanno permesso al pubblico di scoprire le sfumature dei vini gardesani attraverso assaggi guidati, impreziositi da eccellenze gastronomiche italiane come il Formaggio Montasio Dop, il Crudo di Cuneo Dop e il Salame Varzi Dop. Una formula che ha favorito il dialogo diretto con esperti e produttori, rafforzando il legame tra il vino e il suo territorio.


“La comunicazione nel settore vitivinicolo, il cambiamento del comportamento dei consumatori e i consigli per i produttori nel promuovere la Doc Garda sono alcuni degli argomenti di cui si è parlato in questi giorni al nostro stand” ha spiegato il presidente del Consorzio Garda Doc, Paolo Fiorini, aggiungendo che “ancora una volta abbiamo potuto promuovere i punti di forza di un territorio sostenibile come quello del Lago di Garda, dall’immenso potenziale enogastronomico e turistico. Con questa edizione di Vinitaly – ha concluso Fiorini – il Consorzio ha ribadito la sua capacità di innovare e raccontare il proprio territorio con autenticità e visione”. A dare ulteriore slancio alla narrazione dell’ente consortile, i talk di Sissi Baratella, un “confronto autentico sul mondo del vino che ha stimolato un contradditorio sul ruolo della Denominazione, il valore dell’enoturismo e l’identità del territorio gardesano”.


Il Consorzio Garda Doc è parte del progetto triennale cofinanziato dall’Unione Europea “Eccellenze Dop: un savoir-faire tutto europeo”. La campagna di comunicazione ha come obiettivi di rafforzare la riconoscibilità e la notorietà dei prodotti agroalimentari europei di qualità a marchio DOP, oltre che migliorare la competitività e il consumo dei prodotti agroalimentari dell’Unione. Il programma, che coinvolge Italia, Germania e Austria, prevede una serie di attività dedicate ad aumentarne la visibilità e l’apprezzamento nei tre mercati di riferimento.

Vino, da 19 aprile a 4 maggio tre eventi a Enoteca Regionale del Barolo

Vino, da 19 aprile a 4 maggio tre eventi a Enoteca Regionale del BaroloMilano, 14 apr. (askanews) – Tra il 19 aprile e il 4 maggio presso l’Enoteca Regionale del Barolo si terranno tre appuntamenti dedicati agli amanti del Barolo e del Nebbiolo.


Da sabato 19 a lunedì 21 aprile è in programma “Baroliamo – il Barolo Docg 2021: terroirs & Mga”; da venerdì 25 aprile a domenica 27 aprile si terrà “Baroliamo – la geografia del Barolo: terreni, Mga, vigne”; da giovedì 1 maggio a domenica 4 maggio è invece in calendario “Nebbiolando – Langhe Nebbiolo Doc e Barolo Docg: due facce dello stesso territorio”. Per partecipare agli incontri basta presentarsi dalle 10.30 alle 18 presso l’Enoteca e rivolgersi allo staff presente. “Durante gli appuntamenti gli assaggi del vino avverranno tramite il dispenser Enomatic che permette di spillare direttamente dalla bottiglia al bicchiere tramite l’inserimento nel sistema di gas alimentare (gas inerte che evita le normali alterazioni del vino dovute all’ossigenazione)” ha spiegato Cristiana Grimaldi, direttrice dell’Enoteca Regionale del Barolo e organizzatrice degli eventi, precisando che “il nostro vino mantiene quindi intatte le proprie caratteristiche per oltre tre settimane dall’apertura della bottiglia: ecco perché possiamo offrire ai nostri visitatori una selezione di etichette conservate al meglio”.


Il primo appuntamento in calendario è dedicato a tutti, esperti degustatori e non, purché interessati al vino di alta qualità, a chi non conosce ancora l’annata 2021 del Barolo o desidera approfondirne la conoscenza, ma anche a chi desidera scoprire se e come il clima e la zona di produzione hanno influenzato quella che è ancora l’ultima annata in commercio. Il secondo appuntamento, invece, è rivolto a chi sperimenta per la prima volta l’influenza del terreno sul Barolo o sa già quale tipologia di Barolo preferisce, ma anche a chi è curioso di confrontare l’influenza del terreno sulle caratteristiche del Barolo di annate differenti. In entrami gli incontri tutti i partecipanti potranno assaggiare fino a 24 Barolo 2021. Il terzo e ultimo appuntamento, con degustazioni di massimo 32 vini, è invece dedicato a chi intende assaggiare e confrontare le potenzialità espressive del Nebbiolo coltivato nell’areale del Barolo, dove la sua gamma di espressioni è almeno duplice, perché accanto al più noto e pregiato Barolo Docg si sta affermando la DOC Langhe Nebbiolo, un’alternativa più accessibile e meno impegnativa, che mantiene comunque la firma caratteristica del vitigno, anche perché spesso è considerata la “ricaduta”.