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Francesco Simeti protagonista del quarto “Masciarelli Art Project”

Francesco Simeti protagonista del quarto “Masciarelli Art Project”Milano, 24 apr. (askanews) – Francesco Simeti è il protagonista della quarta edizione del “Masciarelli Art Project” promosso dalla Cantina abruzzese Masciarelli Tenute Agricole. L’artista palermitano classe 1968 a giugno presenterà un’opera “site-specific” e una speciale etichetta limited edition per il “Villa Gemma Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva 2019”, il vino più rappresentativo dell’azienda.


Progetto nato con la volontà di invitare artisti a reinterpretare il poliedrico universo della casa vinicola, “Masciarelli Art Project” si arricchisce dunque di nuove opere dopo quelle realizzate gli anni scorsi da Job Smeets, Marcantonio e Agostino Iacurci, e che oggi sono parte di un percorso espositivo all’interno del Castello di Semivicoli a Casacanditella (Chieti). “Certe che restituirà una narrazione del tutto inedita, lirica e delicata, della nostra storia, siamo molto felici di aver accolto quest’anno Francesco Simeti, artista che pone al centro del proprio linguaggio proprio la natura e le sue forme” ha affermato Miriam Lee Masciarelli che insieme con la madre Marina Cvetic Masciarelli, è anima del progetto che in giugno vedrà Simeti inaugurare la sua opera d’arte frutto degli spunti e delle ispirazioni raccolte durante il periodo passato nel Castello di Semivicoli. “Il periodo di residenza al Castello è stata un’occasione unica per poter esplorare la ricchezza della biodiversità di questa regione – ha spiegato l’artista siciliano che vive e lavora a New York – intrisa di un profondo senso di appartenenza territoriale, la composizione artistica vuole essere, appunto, una celebrazione della flora e della fauna abruzzese, per me incredibile fonte di ispirazione”.


Foto Antinori

Vino, all’Accademia dei Georgofili celebrato il centenario dell’Oiv

Vino, all’Accademia dei Georgofili celebrato il centenario dell’OivMilano, 23 apr. (askanews) – “Aumento incontrollato della produzione e del commercio di bevande adulterate che venivano chiamate vino, mancanza di una definizione comune di vino che consentisse un contrasto unificato delle frodi, colpevolizzazione del vino durante il decennio del proibizionismo e mancanza di un organismo internazionale di confronto e di studio delle varie problematiche tecnico-scientifiche della filiera vitivinicola”. Sono questi gli argomenti che cento anni fa spinsero Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Grecia a far nascere l’Organizzazione internazionale della vite e del vino (Oiv). Lo ha ricordato il presidente dell’Oiv, Luigi Moio, all’incontro che l’Accademia italiana della vite e del vino (Aivv) ha promosso il 23 aprile in sinergia con l’Accademia dei Georgofili a Firenze nel centenario dell’Organizzazione.


Alla base della nascita dell’Oiv nel 1924, ha rimarcato Moio, c’era la voglia di “stimolare gli studi scientifici finalizzati a far conoscere ed apprezzare il valore positivo di un consumo moderato del vino” oltre a “esaminare le normative adottate nei vari Paesi, allo scopo di predisporre una definizione comune di vino, tutt’oggi valida, ed incoraggiare lo sviluppo e l’adozione di procedure analitiche rivolte a garantire la purezza, la genuinità e l’integrità del vino”. E infine “istituire un Ufficio internazionale del vino per concepire raccomandazioni su basi scientifiche agli Stati membri allo scopo di facilitare un’armonizzazione delle loro politiche vitivinicole per agevolare gli scambi internazionali”. Durante la mattinata Moio ha consegnato il bicchiere, la bottiglia e la spilla celebrativa del centenario di Oiv al presidente dell’Aivv, Rosario Di Lorenzo, al presidente dell’Accademia dei Georgofili, Massimo Vincenzini e al presidente di Masi, Sandro Boscaini, in qualità di accademico di Aivv e sostenitore di Oiv per il programma di borse di studio per la formazione dei giovani professionisti del settore.


Hanno preso poi la parola alcuni tra i maggiori esperti del settore, tra cui Mario Fregoni, presidente onorario Oiv, che ha ricordato come “all’inizio del 1900 esistessero 10 milioni di ettari di vite, diffusi soprattutto in Europa: Spagna, Italia e Francia erano i tre grandi Paesi viticol”. Ma in quegli anni, oltre ai gravi problemi causati della Prima guerra mondiale, la viticoltura dovette fare i conti con “l’arrivo della fillossera dall’America settentrionale, che distrusse quasi tre milioni di ettari dei vigneti europei, e, nella seconda metà del 1800, giunsero in Europa dall’America altri due flagelli fungini: l’oidio e la peronospora”. “Più di vent’anni fa, l’Oiv avviò un percorso di riflessione che ha portato all’elaborazione di diverse risoluzioni, a partire dalla definizione di sostenibilità fino all’analisi degli aspetti ambientali, sociali, economici e culturali associati ai principi generali della sostenibilità” ha evidenziato il capo dell’Unità viticoltura, Enrico Battiston, ricordando che “Oiv ha portato avanti un percorso normativo e di armonizzazione realizzato anche grazie alla creazione di un gruppo di esperti dedicato, il gruppo Clima poi divenuto Enviro ed infine Sustain”. E questo gruppo ha in discussione “tre bozze di risoluzione riguardanti la definizione della viticoltura di montagna e in forte pendenza, la definizione dei principi dell’agroecologia e la più complessa definizione di resilienza per il settore vitivinicolo”. “La Commissione viticoltura – ha precisato Vittorino Novello, vicepresidente della Commissione Viticoltura Oiv – ha approvato 171 risoluzioni, di cui 57 sulle tecniche viticole, 42 su argomenti ambientali, 32 su prodotti non fermentati e 40 sulle varietà di vite”.


“Dal 1928 al 2023 – ha infine spiegato il segretario scientifico Oiv, Antonio Seccia – la Commissione Economia e Diritto ha adottato 263 risoluzioni, riferite in particolare a tematiche quali l’etichettatura dei vini e delle bevande a base di vino, la protezione del consumatore, il consumo responsabile, la tracciabilità dei prodotti, gli aspetti normativi della dealcolazione, la definizione delle bevande spiritose di origine vitivinicola, l’armonizzazione dei programmi di formazione nel settore vitivinicolo”.

Vino, dopo 150 anni il Barbera rinasce a Monza con un progetto sociale

Vino, dopo 150 anni il Barbera rinasce a Monza con un progetto socialeMilano, 23 apr. (askanews) – Dopo oltre un secolo e mezzo di assenza, il Barbera fa il suo ritorno a Monza grazie ad un progetto sociale promosso dalla Fondazione Alessio Tavecchio Onlus, in collaborazione con il Gruppo Meregalli. Si tratta del vino “Autari” che prende il nome dal leggendario Re dei Longobardi, che suggellò la sua unione con la Regina Teodolinda attraverso una tazza di vino rosso, dando inizio al regno da cui Monza ha origine.


“Autari” nasce dalle uve dell’unico vigneto produttivo del capoluogo brianzolo che si trova nell’agriparco solidale “Accolti e Raccolti” di Fondazione Tavecchio, che si estende su un terreno di proprietà di 12mila mq e contiene al suo interno un vigneto di mille mq, un bosco, un frutteto, un orto, un giardino sensoriale, un apiario con quattro arnie e una pedana accessibile di mille mq per persone con disabilità. Dopo cinque anni di duro e appassionato lavoro di coltivazione, dalla vendemmia 2022 sono arrivate le prime 492 bottiglie di Barbera “Autari”, imbottigliate grazie alla collaborazione dell’Azienda Vitivinicola Santa Croce di Missaglia (Lecco). “Il vigneto è stato concepito con una missione sociale chiara: promuovere lo sviluppo sostenibile, creare opportunità occupazionali locali e preservare il patrimonio viticolo del territorio – hanno spiegato i promotori dell’iniziativa – e le bottiglie, personalizzabili, non sono in vendita ma si possono ricevere esclusivamente in regalo con una donazione a partire da mille euro per il progetto del ‘Centro Polifunzionale SaporFare’ di prossima costruzione, che sarà aperto a tutti, anche a persone con fragilità e disabilità”.


Costituita nel 1998, la Fondazione Tavecchio opera sul territorio con vari altri progetti e attività sociali, promuovendo una cultura dell’inclusione in cui la diversità di ogni tipo non sia più un limite ma valore da condividere.

La Conferenza mondiale sul turismo del vino a settembre in Armenia

La Conferenza mondiale sul turismo del vino a settembre in ArmeniaMilano, 23 apr. (askanews) – UN Tourism, l’organizzazione del turismo delle Nazioni Unite, ha annunciato le date della prossima “Conferenza mondiale sul turismo del vino 2024” che si svolgerà dall’11 al 13 settembre in Armenia.


L’ottava edizione della Conferenza riunirà una variegata gamma di partecipanti internazionali, tra cui rappresentanti di enti pubblici, organizzazioni per la gestione delle destinazioni (Dmo), organismi globali e intergovernativi, esperti del settore vinicolo e vari altri attori chiave provenienti da tutto il crescente per individuare tendenze emergenti e opportunità di sviluppo del settore dell’enoturismo. Con le sue antiche tradizioni vinicole, varietà di uve autoctone, terroir diversificati e un profondo legame culturale con il vino, l’Armenia è “l’host ideale per la Conferenza 2024, desiderosa di condividere la sua passione e la sua esperienza, mostrare il suo importante patrimonio vinicolo e favorire collaborazioni internazionali nel settore del turismo enogastronomico”. Tra le diverse esperienze emozionanti che attendono i partecipanti di questa conferenza, ci sarà l’opportunità di esplorare la caverna di Areni-1, dove è stata ritrovata la più antica Cantina al mondo, risalente a 6.100 anni fa.


“La conferenza, destinata ad attirare appassionati e professionisti del vino a livello mondiale, promette di essere una pietra miliare per il settore” ha dichiarato Sisian Boghossian, a capo della Commissione Turismo del ministero dell’Economia della Repubblica d’Armenia, aggiungendo che “non vediamo l’ora di dare il benvenuto a tutti in Armenia, dove i nostri paesaggi risuonano con le storie dei nostri vigneti e lo spirito dell’ospitalità scorre generosamente come i nostri migliori vini”.

Al via i festeggiamenti per i 50 anni del Museo del Vino di Torgiano

Al via i festeggiamenti per i 50 anni del Museo del Vino di TorgianoMilano, 23 apr. (askanews) – Era il 23 aprile del 1974 quando Giorgio Lungarotti, fondatore dell’omonima azienda vitivinicola, e sua moglie Maria Grazia Marchetti, storica dell’arte e archivista, inaugurarono il Museo del Vino di Torgiano. Cinque decenni dopo, la famiglia Lungarotti festeggia questo compleanno speciale con la mostra fotografica “Cinquanta anni del Museo del Vino a Torgiano – Muvit” che avvia una nutrita serie di eventi celebrativi che si susseguiranno durante l’anno.


La rassegna fotografica, che resterà aperta fino al 31 ottobre 2024, ripercorre i momenti più significativi di questo mezzo secolo di storia attraverso l’evoluzione delle collezioni, visite di personaggi illustri, mostre in sede e presenze nel mondo, convegni a tema, pubblicazioni: dieci lustri di divulgazione della cultura della vite e del vino, di ininterrotto impegno, aggiornamenti ed arricchimenti continui. Una storia a tappe raccontata attraverso fotografie, dislocate nelle sale museali, che testimoniano il processo di costante evoluzione del Muvit attraverso ampliamenti, acquisizioni, allestimenti. Definito dal New York Times “il migliore museo del vino in Italia”, il Muvit espone oltre tremila manufatti, tra reperti archeologici, contenitori vinari in ceramica di età medievale, rinascimentale, barocca e contemporanea, incisioni e disegni dal XV al XX secolo e altre testimonianze che documentano l’importanza del vino nell’immaginario collettivo dei popoli che hanno abitato il bacino del Mediterraneo e l’Europa continentale.


“Avevamo scelto il 23 aprile, giorno di San Giorgio come data significativa per un ulteriore legame con il territorio, tra comunità e viticoltura, sacro e profano: la sera dei fuochi propiziatori accesi tra i vigneti, cristianizzazione di antica pratica pagana” ricorda Maria Grazia Marchetti Lungarotti, direttrice della Fondazione Lungarotti, aggiungendo che “venne ad inaugurarlo l’allora ministro della Pubblica Istruzione, Franco Maria Malfatti, e il museo prese vita ufficialmente”. Anche quest’anno, nella notte di San Giorgio, il rito dei falò tra le vigne si ripete e per l’occasione la Compagnia dei Tavernieri e Vignaioli di Torgiano rievocherà la sera del 23 aprile 1974 raccontando il ruolo del Muvit e della Fondazione Lungarotti nella riscoperta e rivitalizzazione di storia e tradizioni del territorio. Oltre alla mostra fotografica, fino al 28 aprile, il Museo ospita la mostra “Convivial vessels” che propone le opere in ceramica, ispirate al convivio, realizzate degli studenti della Franklin University Switzerland durante la settimana di simposio in residenza in Umbria organizzata in collaborazione con La Fratta Art House di Marsciano. A maggio, alla vigilia di Cantine Aperte e fino al 7 luglio, il museo accoglierà una insolita mostra grafica dedicata all’artista polacco Andrzej Kot (Lublino 1946-2015), presente con suoi ex libris nella raccolta del Muvit. Dall’11 luglio al 1 settembre i grandi acquerelli dell’artista inglese Richard di San Marzano faranno eco alle colorate ceramiche da vino dal XIII al XIX secolo, con “Vinum inundas”. A ottobre, all’albergo Le Tre Vaselle di Torgiano, si terrà un convegno di studi sul ruolo del Muvit e sull’importanza strategica del turismo museale nella promozione di un territorio, e nella tutela e difesa dell’ambiente.


Il calendario delle attività proseguirà con l’ampliamento della sezione dedicata agli Etruschi grazie a prestiti e depositi realizzati nell’ambito del progetto TraMusei, marchio della Fondazione Lungarotti che identifica una rete di sinergie tra diversi istituti museali. Concluderà l’anno la mostra di pittura contemporanea dell’artista irlandese Anne Donnelly in programma per novembre. A suggellare cinquanta anni di impegno nel promuovere la cultura del vino attraverso l’arte, sarà la pubblicazione, entro l’anno, di un volume sulla storia del museo, curato da Maria Grazia Marchetti Lungarotti, con autorevoli contributi, che andrà ad arricchire l’attività editoriale della Fondazione.

Vino, Consiglio Uiv: no ad un piano di espianti indiscriminati

Vino, Consiglio Uiv: no ad un piano di espianti indiscriminatiMilano, 23 apr. (askanews) – “La viticoltura porta vita. Salvare il vigneto significa ripopolare le zone: togliere il vigneto significa tornare all’abbandono, le aree interne del Paese ne sono un esempio vivente. Chiediamo quindi che un eventuale piano di abbandono dei vigneti possa essere considerato a condizione che siano esclusi i vigneti delle aree collinari e montane, così come quelli che hanno già beneficiato di aiuti alla ristrutturazione e riconversione”. Lo ha detto il presidente Lamberto Frescobaldi al Consiglio nazionale di Unione italiana (Uiv), ospitato oggi nello stabilimento del Gruppo Crealis Bodio Lomnago (Varese), che ha affrontato il tema delle estirpazioni per far fronte all’aumento delle giacenze.


“I premi per gli espianti garantiti dall’Europa una quindicina di anni fa – ha proseguito Frescobaldi -, oltre ad essere costati circa tre miliardi di euro e ad aver dato una risposta solo temporanea al problema della sovrapproduzione, hanno favorito un progressivo spostamento delle vigne in pianura, passata in poco più di 20 anni dal 30% al 50% del totale coltivato a vite in Italia”. L’associazione di settore che rappresenta più di 150mila viticoltori, secondo la posizione condivisa dal Consiglio, è contraria a utilizzare i fondi Pns per finanziare eventuali nuove sovvenzioni all’abbandono del vigneto e richiede in ogni caso di considerare il tema solo dopo che il ministero competente avrà elaborato un piano specifico.


Il Consiglio nazionale, che è iniziato ieri con una cena alla presenza, tra gli altri, del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, e che oggi ha concluso i lavori con il messaggio di saluto del ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ha poi fatto il punto sull’attualità del comparto, dall’Ocm promozione ai dealcolati e al tema vino e salute, a partire dalla discussione a Bruxelles sull’introduzione in Belgio di nuovi health warning, fino alle attività di “Wine in Moderation” (Wim) per la promozione di un consumo consapevole.

Birra Messina diventa Vivace: una lager al gusto dei limoni siciliani

Birra Messina diventa Vivace: una lager al gusto dei limoni sicilianiMilano, 23 apr. (askanews) – Ha debuttato a Milano in occasione della settimana del design, all’interno del Bar Meraviglia, ma la nuova arrivata in casa Birra Messina, la Vivace, punta all’estate per via del gusto agrumato dei limoni siciliani che la arricchiscono.


Prodotta a Massafra, in Puglia, nello stesso stabilimento in cui viene prodotta Birra Messina ricetta classica, la Vivace è una lager filtrata a bassa fermentazione, da 4,5 gradi alcol, dall’aspetto chiaro e brillante. Tra i suoi ingredienti, appunto, l’estratto di limone siciliano che la contraddistingue nel gusto e che ritroviamo nella sua immagine costruita mantenendo i decori tipici delle referenze della famiglia ma con un vetro verde della bottiglia che la rende distinguibile. E’ disponibile nei due formati in bottiglia e alla spina. Birra Messina, nata nel 1923 nell’omonima provincia siciliana, dal 1999 viene prodotta nel comune tarantino. Prima della Vivace, nel 2019, è arrivata sul mercato Cristalli di Sale, prodotta in parte a Massafra ed in parte a Messina, grazie a una partnership con Birrificio Messina, una cooperativa fondata da 15 mastri birrai a seguito della chiusura dello storico birrificio di via Bonino. L’accordo tra Heineken e i 15 soci della cooperativa prevede sia la produzione della nuova ricetta Birra Messina Cristalli di Sale, per la massima quantità compatibile con la capacità produttiva del birrificio partner sia la distribuzione delle birre attualmente prodotte dalla cooperativa attraverso la rete commerciale del gruppo Heineken.

Vino, dal 25 aprile al 1 maggio c’è “Trasimeno Rosé Festival”

Vino, dal 25 aprile al 1 maggio c’è “Trasimeno Rosé Festival”Milano, 23 apr. (askanews) – Il Consorzio Tutela Vini Doc Colli del Trasimeno è pronto per la quinta edizione del “Trasimeno Rosé Festival”, iniziativa volta a promuovere la cultura enologica locale all’interno della tradizionale “Festa del Tulipano”, manifestazione folkloristica manifestazione che da 54 anni attira a Castiglione del Lago (Perugia) migliaia di visitatori per celebrare insieme l’avvento della primavera.


Da giovedì 25 aprile a mercoledì 1 maggio le vie del borgo si riempiranno di colori e profumi, grazie alle sfilate dei carri allegorici rivestiti da oltre un milione di petali di tulipani, alle esibizioni musicali e danzanti e alla ricca proposta di specialità enogastronomiche locali. Le aziende del Consorzio Tutela Vini Doc Colli del Trasimeno presenteranno una selezione di vini rosati prodotti con l’uva autoctona Trasimeno Gamay e altri vitigni tipici dell’areale. Per l’intera durata della festa si potranno degustare i vini alla Terrazza del Rosé con vista lago, allestita sul poggio adiacente l’antica fortezza medievale Rocca del Leone. Alla Taverna della Festa del Tulipano sarà predisposta una carta vini dedicata, e nelle giornate delle sfilate (25, 28 e in notturna il 30 aprile) e in occasione del “Picnic al Poggio” del 1 maggio, verrà offerto a tutti i commensali della Taverna un calice di vino rosato da gustare insieme ai piatti locali, a partire dal pesce di lago. “La Festa del Tulipano è un evento culturale capace di coinvolgere persone del luogo e turisti in una magica atmosfera di condivisione” ha dichiarato il presidente del Consorzio, Emanuele Bizzi, aggiungendo che “come produttori rinnoviamo con entusiasmo la nostra presenza perché occasioni come queste sono preziose per innalzare il livello qualitativo dell’offerta enoturistica sul territorio: il lago Trasimeno ha tutte le potenzialità per catalizzare turisti ed esploratori del gusto che come Consorzio siamo pronti ad accogliere e guidare”.


Grazie alla collaborazione con l’associazione “I Borghi più belli d’Italia”, la “Festa del Tulipano” raccoglie maestrie e rappresentanti di diversi paesi italiani, riuniti in sfilata sul tema dell’anno “L’acqua nei borghi più belli d’Italia”: per il Piemonte sarà presente la comunità di Orta San Giulio, per la Lombardia Gardone Riviera, per il Lazio il territorio di Nemi e infine la cittadina medievale umbra di Bevagna.

Spirit, Grappa del Trentino a 72esima edizione “Trento Film Festival”

Spirit, Grappa del Trentino a 72esima edizione “Trento Film Festival”Milano, 23 apr. (askanews) – Anche la Grappa del Trentino sarà tra i protagonisti della 72esima edizione del “Trento Film Festival” (già “Festival della Montagna”) che si svolgerà dal 26 aprile al 5 maggio a Trento. Il 26 aprile, giornata di apertura, a Palazzo Roccabruna, sede delle eccellenze enologiche e non solo del territorio, si terrà dalle 18 alle 21.30 una degustazione di grappe e soprattutto di cocktail a base di grappa del Trentino accompagnata da musica live.


“La grappa è forse il prodotto più rappresentativo del nostro territorio di montagna e da qualche anno vogliamo celebrarla in una delle vetrine forse più appropriate, il festival dedicato proprio al territorio montano” ha spiegato il presidente dell’Istituto Tutela Grappa del Trentino, Alessandro Marzadro, aggiungendo “continuiamo a farlo parlando naturalmente attraverso i nostri prodotti, ma anche in una chiave più futurista che è quella di inserire la grappa come ingrediente principale di cocktail di qualità, in questo caso realizzati dal celebre Leo Veronesi”. Il Trento Film Festival, manifestazione internazionale dedicata ai temi della montagna, dell’avventura e dell’esplorazione, prevede proiezioni, presentazioni letterarie, laboratori per bambini e serate alpinistiche in diversi luoghi della città.


Fondato nel 1960, l’Istituto di tutela della Grappa del Trentino conta oggi 24 soci che rappresentano la quasi totalità della produzione trentina, circa 7.500 ettanidri di grappa (il 10% del totale nazionale in bottiglie da 70 cl), vale a dire circa 2,5 milioni di bottiglie equivalenti, distillando 13mila tonnellate di buccia d’uva. Tre le tipologie principali di grappa prodotta: quella da uve bianche e aromatiche (60% del totale) e il restante 40% da uve a bacca rossa. Foto di Daniele Mosna

Vinitaly, Maccario: abbiamo registrato un diffuso sentimento positivo

Vinitaly, Maccario: abbiamo registrato un diffuso sentimento positivoMilano, 22 apr. (askanews) – “Ancora una volta Vinitaly dimostra di rappresentare un palcoscenico importante: i nostri produttori si sono presentati con entusiasmo a questo appuntamento, che ha visto un’affluenza assolutamente considerevole di pubblico che ha potuto apprezzare i vini delle nostre Denominazioni. In generale abbiamo registrato un sentimento di positività diffuso a dimostrazione che l’Italia del vino vuole affrontare con forza le sfide che abbiamo di fronte”. Lo ha detto il presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, Vitaliano Maccario commentando la partecipazione alla 56esima edizione del Salone internazionale del vino e dei distillati che si è concluso nei giorni scorsi a Veronafiere


Durante le quattro giornate della fiera, il Consorzio è stato impegnato in un fitto calendario di appuntamenti volti a celebrare e promuovere la qualità e l’identità unica del vino del Monferrato, a cui hanno preso parte oltre a Maccario, anche i presidenti Stefano Chiarlo (Associazione Produttori del Nizza) e Daniele Comba (Associazione Noi di Costigliole), oltre al governatore del Piemonte, Alberto Cirio e all’assessore regionale, Marco Protopapa. L’ente consortile ha presentato il progetto grafico che ha per protagoniste le nuove etichette dei vini delle diverse Docg, “caratterizzate da un’identità cromatica unica e un design che incorpora un’impronta digitale stilizzata, a simboleggiare l’unicità e la diversità del patrimonio vitivinicolo del territorio”. “Attraverso queste nuove etichette, intendiamo raccontare la storia e l’identità propria di ogni Docg, celebrando il nostro motto, ‘Uniti nella diversità’” ha spiegato Maccario, evidenziando che “questo restyling non solo rafforza l’immagine delle nostre Docg ma anche esalta l’eleganza, la qualità superiore, e la forte identità territoriale che i nostri vini rappresentano”.


La celebrazione dei dieci anni della Docg Nizza è stata un altro momento saliente che ha caratterizzato le quattro giornate della kermesse. “L’ascesa di questa Docg – ha ricordato il Consorzio – è un fenomeno di assoluto rilievo nel panorama vinicolo italiano, segnata da un incremento delle vendite del 27% rispetto al 2022 e una produzione che ha superato il milione di bottiglie nel solo anno corrente”.