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Vino Nobile Montepulciano: per annata 2021 rating da 4,5 stelle

Vino Nobile Montepulciano: per annata 2021 rating da 4,5 stelleMontepulciano (Siena), 17 feb. (askanews) – Ha ottenuto un rating di 4,5 stelle su 5 l’annata 2021 del Vino Nobile di Montepulciano, che è stata presentata alla stampa specializzata all’Anteprima in corso alla Fortezza del borgo senese.


“È il primo anno che si da il rating all’annata in commercio e non alla vendemmia” ha affermato il presidente del Consorzio, Andrea Rossi, aggiungendo che si tratta del “primo passo per arrivare, probabilmente già il prossimo anno, ad definire un rating in centesimi, quindi riconosciuto a livello internazionale”. Secondo gli esperti della commissione tecnica consortile, i vini del 2021 presentano “colori molto decisi, profumi intensi dominati da sentori di frutta matura e una notevole struttura caratterizzata da abbondante tannicità e buona acidità”. A livello analitico si rilevano “valori elevati di intensità e tonalità di colore, di alcool, di estratti e di polifenoli totali e livelli medi di acidità e pH”.


Foto di Mattia De Virgiliis

Vino Nobile Montepulciano: a Cucinelli il premio “GrifoNobile 2024″

Vino Nobile Montepulciano: a Cucinelli il premio “GrifoNobile 2024″Milano, 17 feb. (askanews) – “Ambasciatore del made in Italy nel mondo; imprenditore lungimirante; umanista contemporaneo, innovatore del concetto di sosteniblità; rispettoso della sua terra d’origine; appassionato di vino; esempio di etica per tutti”. Con questa motivazione, il presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Andrea Rossi, ha consegnato il premio “GrifoNobile 2024″ all’imprenditore Brunello Cucinelli, intervenuto oggi, insieme con il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, alla Fortezza del borgo senese dove è in corso l’Anteprima del Vino Nobile”.


“La bellezza e l’armonia sono i valori che dobbiamo perseguire per continuare a contraddistinguerci in qualità” ha affermato, tra l’altro, Cucinelli, sottolineando che “noi abbiamo i migliori artigiani, i migliori agricoltori, i migliori viticoltori e dobbiamo tornare a dare più valore alla persona, solo così le nostre imprese potranno continuare a crescere ed essere un modello in tutto il mondo”.

Vino, Coravin: Dave Krupinski nominato nuovo Ceo

Vino, Coravin: Dave Krupinski nominato nuovo CeoMilano, 17 feb. (askanews) – Coravin, azienda statunitense che produce prodotti per la conservazione del vino, ha annunciato che Dave Krupinski assumerà la carica di Chief executive officer.


Già Chief operating officer e Chief technology officer, Krupinski ha alle spalle oltre 25 anni di esperienza e “ha svolto un ruolo chiave nel far progredire l’aspetto tecnologico, la filiera logistica e la gestione degli ordini di Coravin”. In una nota, Corvin ha spiegato che nel ruolo di Ceo, Krupinski collaborerà a fianco del team esecutivo per delineare la direzione strategica dell’azienda, “concentrndosi sul mantenimento della crescita reddituale, sull’espansione dei canali di vendita e sull’ottimizzazione dei processi operativi, nonché sull’ulteriore innovazione dei prodotti, al fine di consolidare la posizione di leadership globale di Coravin nel settore della conservazione del vino”.


“Siamo entusiasti di ufficializzare la nomina di Dave Krupinski in qualità di nuovo Ceo di Coravin”, ha dichiarato Greg Lambrecht, fondatore e inventore di Coravin, sottolineando che “la visione strategica di Dave, la sua vasta esperienza a livello operativo e il suo impegno per l’innovazione lo rendono il dirigente ideale per guidare l’azienda attraverso la sua prossima fase di crescita e sviluppo”.

Consorzio: appellativo “Vino Nobile” a Montepulciano risale al 1766

Consorzio: appellativo “Vino Nobile” a Montepulciano risale al 1766Montepulciano (Siena), 17 feb. (askanews) – Risale al 1766 l’origine dell’appellativo “Vino Nobile” per il vino di Montepulciano (Siena). A provarlo è un documento con quella data scovato tra le carte dei Gesuiti del borgo toscano, oggi conservate all’Archivio di Stato di Firenze.


Il termine “Nobile” fu associato ad una tipologia di prodotto non del tutto nuova ma rappresentò comunque una tappa fondamentale nel percorso enologico poliziano che vide protagonisti proprio i padri della compagnia di Gesù del locale collegio che ne furono gli artefici, dediti alla sperimentazione ed al commercio del vino, ma anche aperti al dibattito vinicolo ed in particolare della fermentazione, non solo locale dell’epoca. Il territorio di Montepulciano è noto per la produzione di vino fin dall’antichità etrusca, come attestato da importanti ritrovamenti archeologici. Le tracce documentarie e bibliografiche, già dal medioevo, evidenziano l’importanza che rivestì l’enologia per la città, e riferiscono che il periodo di maggior fama fu quello tra il sedicesimo al diciottesimo secolo.

Vino Nobile di Montepulciano: in trent’anni anni produzione raddoppiata

Vino Nobile di Montepulciano: in trent’anni anni produzione raddoppiataMontepulciano Siena, 16 feb. (askanews) – Si apre oggi alla Fortezza di Montepulciano (Siena) l’attesa Anteprima del Vino Nobile che quest’anno celebra il suo trentesimo compleanno. Per l’occasione il Consorzio ha annunciato che nel 2023, in linea con i numeri degli ultimi anni, sono state immesse sul mercato 6,9 mln di bottiglie di Nobile e 2,6 mln di Rosso di Montepulciano, e ha tirato le fila della rivoluzione compiuta dalla Denominazione in questi tre decenni. Nel 1994 le bottiglie prodotte del Nobile erano state infatti 3,4 mln e quelle del Rosso di Montepulciano appena 156.400, mentre oggi sono arrivate rispettivamente a 6,9 mln (+98,8%) e 2,6 mln (+1.562%).


Quasi raddoppiato anche il numero di produttori: i 44 soci di trent’anni fa sono diventati oggi 81, con una media di 15 dipendenti, contro i poco meno di sei di allora. Una crescita dovuta anche agli investimenti fatti dalla loro Fondazione: il 40,9% delle aziende del Vino Nobile di Montepulciano ha investito in questi trent’anni oltre 5 milioni di euro, fondi che per l’86,4% sono andati per il miglioramento della sostenibilità dell’azienda, il 68,2% in innovazione, il 72,7% alla pari tra accoglienza e promozione. E per il futuro il “sentiment” dei produttori è ottimistico: per il 95,5% di loro infatti, la Denominazione continuerà a crescere e lo farà prevalentemente in riconoscibilità e valore (54,5%), dal punto di vista del mercato (50%) e di quello del brand (45,5%). “Il 2023 è stato un anno di ulteriore crescita in valore per il mercato” ha spiegato il Consorzio, sottolineando che la vendita diretta in azienda ha superato il 30%, e sul mercato nazionale il 61% delle vendite si sono registrate nel Centro (il 42% in Toscana), poi nelle regioni del Nord (33%) e in quelle del Sud (6,3%). L’export si è attestato sul 66%, a metà tra Europa e Paesi extra Ue. In America (tra Nord e Sud) va il 35% dell’export, in Europa (Italia esclusa) il 29,2%. La Germania continua ad essere il primo mercato del Nobile con il 38% della quota esportazioni. In crescita continua, anche rispetto al 2022, è il dato degli Stati Uniti, arrivato al 27,5% della quota export. Successo anche per i mercati asiatici, balcanici ed extra Ue con oltre il 3% delle esportazioni. Continua il trend di crescita del Canada che da solo vale circa il 5% delle esportazioni complessive. Un dato davvero significativo è la fetta di mercato del Vino Nobile di Montepulciano a marchio bio, che nel panorama italiano vale il 44,7% delle vendite, mentre a livello internazionale rappresenta oltre il 70%.


Complessivamente, tra valori patrimoniali, fatturato e produzione, il Nobile vale oggi circa un miliardo di euro, mentre più o meno 65 milioni è il valore medio annuo della produzione vitivinicola, senza contare che circa il 70% dell’economia locale è indotto diretto del vino. Una cifra importante per un territorio nel quale su 16.500 ettari di superficie comunale, circa duemila ettari sono vitati, ovvero il 16% circa del paesaggio comunale è caratterizzato dalla vite. Di questi 1.102 sono gli ettari iscritti a Vino Nobile di Montepulciano Docg, mentre 214 gli ettari iscritti a Rosso di Montepulciano Doc. A coltivare questi vigneti più di 250 viticoltori, oltre ad una novantina di imbottigliatori, 81 dei quali 81 associati al Consorzio. Circa mille i dipendenti fissi impiegati dal settore vino a Montepulciano, ai quali se ne aggiungono altrettanti stagionali.

Vino, Sebastian Payne nuovo Chianti Classico honorary ambassador

Vino, Sebastian Payne nuovo Chianti Classico honorary ambassadorFirenze, 16 feb. (askanews) – Sebastian Payne è stato nominato Chianti Classico Honorary Ambassador per il mercato inglese. Il celebre Master of Wine, che per circa cinquant’anni, fino al 2022, ha lavorato per Wine Society, ha ricevuto il riconoscimento oggi alla “Chianti Classico Collection” in corso alla Leopolda di Firenze, nell’ambito delle Anteprime del vino della Toscana.


Payne entra così nel parterre de rois creato nel 2017 e composto da altri undici ambasciatori onorari: Massimo Castellani e Daniele Cernilli per l’Italia, Jeffrey Porter per gli Stati Uniti, Michael Godel e Michaela Morris per il Canada, Steven Spurrier per la Gran Bretagna (scomparso nel 2021), Jens Priewe per la Germania, Isao Miyajima per il Giappone, Jung Yong Cho per la Corea del Sud, Othmar Kiem per l’Austria e Christian Eder per la Svizzera. Alla luce della sua riconosciuta autorevolezza e fama, quest’anno il Consorzio Vino Chianti Classico ha deciso di proporre il nome di Payne come unica candidatura. Laureato ad Oxford, il super esperto inglese di vino che quest’anno compirà 77 anni, ha passato tutta la sua carriera lavorativa comprando e vendendo vino, in particolare italiano. Ha ottenuto il titolo di Master of Wine nel 1977, poi è stato nominato membro della commissione degli esaminatori dei MW, e infine è diventato chairman dell’Istituto nel biennio 1995/1996. Oggi svolge attività di consulenza nel settore per diverse istituzioni inglesi.


“Amo i vini del Gallo Nero dal lontano 1982, quando per la prima volta ho incontrato Minuccio Cappelli all’Osteria di Montagliari” ha ricordato Payne, spiegando che “nella sua trattoria, che serviva solo prodotti locali, abbiamo bevuto tanti ottimi vini, ma quello che ricordo con particolare emozione è uno straordinario Chianti Classico del 1962”. “Il Chianti Classico ha da allora fatto passi da gigante, verso una produzione di sempre maggiore qualità” ha proseguito, aggiungendo che “oggi sono felice di trovare tanti dinamici produttori che fanno vini di qualità superiore, vini unici, nei quali si riflettono i molti aspetti di questa regione storica. Sono vini che non sarebbe possibile produrre in nessun altro luogo al mondo.” Il riconoscimento consegnato oggi si inserisce nel più ampio progetto “Chianti Classico Ambassador”, la creazione di una rete di ambasciatori del Gallo Nero nei suoi principali mercati, lanciata dal Consorzio in Canada nel 2017 e ripetuta nel 2018 negli Stati Uniti, nel 2021 in Germania e nel 2022 in Inghilterra. In questo caso i candidati, non “ad honorem”, hanno dovuto dimostrare attraverso un vero e proprio concorso la loro conoscenza della Denominazione. “Abbiamo voluto rendere merito a questi professionisti e al tempo stesso legittimarli a portare in alto la bandiera del Gallo Nero nei propri mercati di riferimento attraverso un progetto a loro dedicato, nella speranza che nei prossimi anni la squadra degli Ambassador si faccia sempre più numerosa” ha spiegato il presidente del Consorzio, Giovanni Manetti, evidenziando che “per quel che riguarda la nomina di Sebastian Payne, sono personalmente soddisfatto e onorato, che un’autorità del vino così importante, come lo è certamente Sebastian, abbia accettato, e con entusiasmo, questo nostro riconoscimento”.

Vino, in Usa destocking frena ordini spumanti Italia ma consumi crescono

Vino, in Usa destocking frena ordini spumanti Italia ma consumi cresconoMilano, 15 feb. (askanews) – Calano del 14% i volumi degli spumanti italiani spediti negli Stati Uniti nel 2023 ma non degli effettivi consumi di sparkling italiani tra gli scaffali e i locali Usa, che invece accendono luce verde. Lo rileva l’Osservatorio Uiv-Vinitaly registrando la generalizzata battuta di arresto nelle importazioni statunitensi dopo una cavalcata trionfale durata 15 anni (anno Covid a parte) con vendite lievitate di quasi il 100%.


Ma, sempre secondo Uiv-Vinitaly, non si tratta della fine di un amore. Dall’incrocio dei dati tra gli ordini, frenati dal destocking, e gli effettivi consumi la differenza è enorme: il monitoraggio sugli acquisti effettivi segna infatti un’ulteriore crescita (+1,7%) del comparto spumanti italiani nel 2023, al contrario di quelli domestici, francesi e spagnoli, le cui difficoltà sono ampiamente confermate. “Puntiamo ad assecondare questa situazione di vantaggio competitivo dei nostri sparkling – ha detto l’Ad di Veronafiere, Maurizio Danese -, sia con i road show a Houston e New York (4 e 7 marzo) che direttamente al prossimo Vinitaly (14-17 aprile) con il più alto contingente di buyer selezionati e un obiettivo di presenze selezionate in fiera da tutte le principali macroregioni statunitensi”. “Vinitaly Roadshow” approda negli Usa con gli appuntamenti di Houston (4 marzo) e New York (7 marzo): il format, in collaborazione con Ian d’Agata, prevede in entrambe le città un “walk around tasting” e due masterclass moderate dallo stesso wine writer insieme ad alcuni tra i più celebri esperti degli Stati Uniti.


Secondo l’Osservatorio Uiv-Vinitaly su base SipSource, (piattaforma che monitora gli acquisti in grande distribuzione, negozi, locali e ristoranti a stelle e strisce) gli spumanti italiani rappresentano ormai un terzo degli acquisti tricolori del Belpaese, con una crescita tendenziale dei volumi nell’ultimo anno dell’1,7%, grazie in particolare all’ulteriore balzo (+4%) dei consumi nel canale “fuori casa”. Dato confermato anche da retail e Gdo, dove le elaborazioni a base NielsenIQ segnalano un incremento del 2% a volume e del 5% a valore (a 820 milioni di euro), con il Prosecco addirittura a +10% (591 milioni di euro). Diversa la situazione dei competitor, con i consumi sparkling che scendono complessivamente del 7%. “Nel 2023 – conclude l’analisi – si è manifestato un rapporto asimmetrico senza precedenti tra i consumi effettivi e le importazioni statunitensi, con i vini italiani che hanno sostanzialmente retto meglio all’impatto della crisi e del destocking proprio grazie agli spumanti”.

Vino, Carloni: Chianti Classico importante per intero sistema agricolo

Vino, Carloni: Chianti Classico importante per intero sistema agricoloFirenze, 15 feb. (askanews) – “Quello che è stato fatto qui in cento anni è qualcosa di davvero importante per il sistema agricolo italiano e credo che oggi più che mai serva un messaggio su come si crea distintività e di come la nostra qualità posso creare valore aggiunto ai produttori. Il tema principale dell’agricoltura oggi per riuscire a dare la giusta ricompensa al lavoro è creare ‘mark up’ sui prodotti agricoli: il vino è per eccellenza il miglior prodotto su cui fare marketing, sul quale si può aumentare il valore percepito e questo Consorzio che è il primo d’Italia e ancora oggi insegna al resto del Paese come si fa questo lavoro. Sono qui per dirvi bravi, per tributarvi il giusto merito e per ringraziarvi per l’esempio che date a tutti”. Lo ha detto il presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Mirco Carloni, intervenuto all’apertura della 31esima edizione della “Chianti Classico Collection” alla Stazione Leopolda di Firenze.


“Attraverso i Consorzi, attraverso l’unione che fa la forza, si crea qualità, si diventa più forti sui mercati e si riesce anche a creare quell’elemento di distintività che rende il prodotto agricolo italiano davvero eccellente” ha proseguito Carloni, sottolineando che “quello che ci interessa alla fine è che il lavoro dell’agricoltore diventi un lavoro remunerativo, pagato il giusto, e che sia continuato dalle nuove generazioni: soltanto in Toscana io sento l’entusiasmo dei giovani di proseguire a fare gli agricoltori e questo significa che è dentro nella cultura e nell’anima”.

Vino, la Gran Selezione del Chianti Classico compie dieci anni

Vino, la Gran Selezione del Chianti Classico compie dieci anniFirenze, 15 feb. (askanews) – Sono passati esattamente dieci anni dalla prima presentazione di fronte alla stampa mondiale del Chianti Classico Gran Selezione, una tipologia dalle caratteristiche più restrittive nel panorama delle Denominazioni italiane. Furono 33, i produttori che per primi credettero nel progetto, un numero simbolico, che richiama gli altrettanti padri fondatori del Consorzio nel 1924, che verranno celebrati in questo centesimo anniversario dall’istituzione del primo Consorzio vitivinicolo d’Italia.


L’anniversario nell’anniversario viene celebrato alla 31esima edizione della due giorni “Chianti Classico Collection” che si è aperta oggi alla Stazione Leopolda di Firenze, dove sono in assaggio 151 campioni di questa tipologia. Oggi sono 169 i produttori che hanno nel proprio portfolio prodotti almeno un Chianti Classico Gran Selezione, come espressione più alta di territorialità. È l’inscindibile legame con il proprio territorio che questa tipologia rappresenta, non solo come prodotto delle migliori uve aziendali, ma anche, dallo scorso anno, dall’accento più marcato del Sangiovese (nel nuovo Disciplinare di produzione il Sangiovese passa da un min. 80% a un min. 90%), e dalla possibilità di unire ad esso solo vitigni autoctoni a bacca rossa autorizzati (ciliegiolo, colorino, mammolo, malvasia nera, pugnitello, ecc.). Sempre con questo spirito il nuovo Disciplinare introduce le Unità geografiche aggiuntive (Uga), i cui undici nomi, storicamente affermati, compaiono solo sulle bottiglie di Chianti Classico Gran Selezione. Questa novità, divenuta realtà il primo luglio 2023, è da questa Chianti Classico Collection visibile a tutti, sui banchi dei produttori di Chianti Classico.


La tipologia, divenuta nota sempre di più grazie anche ai punteggi stellari su riviste e guide di settore, rimane comunque un prodotto ricercato, che in volume rappresenta circa il 5% di tutta la produzione di Chianti Classico, nonostante ogni anno il numero di produttori cresca fino ad arrivare ai 169 attuali per 213 etichette.

Vino, Manetti: sistema e filiera del Chianti Classico sono solidi

Vino, Manetti: sistema e filiera del Chianti Classico sono solidiFirenze, 15 feb. (askanews) – “Nel 2023 abbiamo prodotto meno, ma abbiamo prodotto un vino di altissima qualità, che è la cosa più importante, perché è solo con i grandi vini che si riesce ad intercettare l’attenzione dei consumatori. Come quasi tutte le altre Denominazioni, anche noi abbiamo registrato una flessione nelle vendite intorno al 10%, dovuta però essenzialmente a fenomeni fisiologici di riduzione delle scorte e infatti si è concentrata soprattutto sui mercati esteri. Si confermano invece le quantità vendute al consumatore finale in linea con quelle degli anni precedenti, quindi è tutto sotto controllo”. Lo ha detto il presidente del Consorzio del Chianti Classico, Giovanni Manetti, all’apertura della 31esima edizione della due giorni “Chianti Classico Collection” alla Stazione Leopolda di Firenze.


“Negli ultimi quattro anni abbiamo venduto più di quello che abbiamo prodotto, quindi non abbiamo scorte eccedenti, e questo permette l’ulteriore crescita del valore della Denominazione, con un prezzo medio della bottiglia di Chianti Classico che è cresciuto l’anno scorso del 7% (+13% sul 2021), quindi più dell’inflazione” ha continuato Manetti, sottolineando che “questo va a tutto vantaggio della remunerazione del lavoro dell’agricoltore, perché il nostro obiettivo ultimo deve essere quello di garantire la remunerazione a tutti i soggetti della filiera, dal più grande al più piccolo. Questo aumento c’è stato anche per le uve e il vino sfuso, quindi il sistema e la filiera del Chianti Classico stanno funzionando e mostra grande solidità ed equilibrio nel rapporto tra domanda e offerta”. In merito all’exploit della tipologia Gran Selezione “che sta contribuendo in maniera sempre più significativa alla valorizzazione del Chianti Classico”, Manetti ha sottolineato che “i numeri oramai rasentano i due milioni di bottiglie, e si trovano oramai nelle carte dei vini dei ristoranti più importanti e nelle cantine dei collezionisti: grazie alla Gran Selezione migliorano il posizionamento e la reputazione della Denominazione”.


Sulle undici Unità geografica aggiuntiva (Uga) che dall’anno scorso possono essere scritte in etichetta, il presidente ha evidenziato che “la loro portata va ben oltre il trovare in etichetta il nome del Comune o delle frazioni, perché per noi viticoltori ha significato un cambio di mentalità e di passo, una filosofia nuova che è quella di produrre vini territoriali, capaci di incorporare i profumi, i sapori e i saperi del luogo dove insiste il vigneto che ha dato origine a quella bottiglia di vino”. “Questo – ha concluso – è l’unico modo per riuscire a produrre vini unici e inimitabili e con un’anima, ed è una direzione ben chiara che abbiamo intrapreso tutti noi e che ci sta dando grandi soddisfazione”.