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Il 28 marzo a Milano degustazione dei vini italiani pluripremiati

Il 28 marzo a Milano degustazione dei vini italiani pluripremiati


Il 28 marzo a Milano degustazione dei vini italiani pluripremiati – askanews.it



Il 28 marzo a Milano degustazione dei vini italiani pluripremiati – askanews.it



















Milano, 23 mar. (askanews) – Martedì 28 marzo, la storica rivista italiana di vino e cultura gastronomica “Civiltà del bere”, organizza “Simply the best”, una degustazione di 350 plruipremiate etichette prodotte da 118 aziende vinicole italiane.

Aperto sia ai professionisti del settore (con ingresso dalle 15 alle 17, inclusi gli abbonati alla rivista) che agli appassionati (dalle 17 alle 20.30), l’evento si terrà nei chiostri del Museo nazionale della scienza e della tecnologia “Leonardo da Vinci”. “‘Simply the best’ è ormai un classico per i nostri lettori” ha dichiarato il direttore di “Civiltà del bere”, Alessandro Torcoli, ricordando che “per essere ammesse a questa degustazione, che punta ai vertici dell’enologia italiana, le Cantine devono soddisfare un requisito molto esclusivo: aver ricevuto almeno una medaglia d’oro all’edizione 2022 di WOW! The Italian Wine Competition, oppure un’eccellenza – il punteggio massimo – da almeno tre tra le sei principali Guide enologiche italiane 2023: Ais Vitae, Bibenda, DoctorWine, Gambero Rosso, Slow Wine e Veronelli”. Sui medesimi giudizi si basa la classifica del “Top delle guide vini 2023” di “Civiltà del bere”, un confronto ragionato fra i massimi punteggi delle principali guide di settore.

Consorzio Garda Doc per la prima volta a Vinitaly con un proprio stand

Consorzio Garda Doc per la prima volta a Vinitaly con un proprio stand


Consorzio Garda Doc per la prima volta a Vinitaly con un proprio stand – askanews.it



Consorzio Garda Doc per la prima volta a Vinitaly con un proprio stand – askanews.it



















Milano, 22 mar. (askanews) – Per la prima volta nella sua storia, quest’anno il Consorzio Garda DOC sarà presente al Vinitaly a Veronafiere con un proprio stand, uno spazio espositivo di 120 metri quadri che avrà le sembianze di una limonaia, un rimando al tipico paesaggio gardesano durante la primavera quando questo frutto matura.

“Negli ultimi anni il Consorzio Garda DOC ha intrapreso un percorso di consolidamento dell’immagine dei vini del Garda” ha dichiarato il presidente del Consorzio, Paolo Fiorini, aggiungendo che “quest’anno abbiamo voluto metterci in gioco con un fitto programma di appuntamenti, masterclass e seminari, volti a far conoscere sempre più i vini del gardesano”. Allo stand del Consorzio sono previste tre masterclass: una dedicata alle Bollicine del Garda, l’altra a Chardonnay e Pinot Grigio, e la terza a Merlot e Cabernet. Si terranno inoltre momenti di degustazione aperti al pubblico, e lunedì 3 aprile alle 11.30, una conferenza stampa su “Garda Wine Story e Garda DOC a Bordo”. “Si tratta di due eventi, il primo dedicato alla stampa e il secondo aperto al pubblico, volti a scolpire nell’immaginario collettivo l’identità dei nostri vini, dai varietali alle bollicine” ha spiegato Fiorini, sottolineando che “i vini della DOC sono prodotti d’eccellenza, interconnessi al nostro incantevole territorio con caratteristiche geografiche e climatiche uniche che lo rendono, non solo meta turistica tra le più ambite a livello nazionale e internazionale, ma anche una zona privilegiata per la viticoltura”.

Coldiretti: emergenza idrica minaccia un terzo del cibo italiano

Coldiretti: emergenza idrica minaccia un terzo del cibo italiano


Coldiretti: emergenza idrica minaccia un terzo del cibo italiano – askanews.it



Coldiretti: emergenza idrica minaccia un terzo del cibo italiano – askanews.it



















Milano, 22 mar. (askanews) – Sono circa 300mila le imprese agricole che si trovano nelle aree più colpite dall’emergenza siccità del Centro Nord con la situazione più drammatica che si registra nel bacino della Pianura Padana dove nasce quasi un terzo dell’agroalimentare made in Italy e la metà dell’allevamento. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti in occasione della giornata mondiale dell’acqua.

Di fronte alla tropicalizzazione del clima occorre organizzarsi per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi per renderla disponibile nei momenti di difficoltà” ha continuato Prandini nel sottolineare che “per questo abbiamo elaborato con Anbi il progetto laghetti per realizzare una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando è necessario ai cittadini, all’industria e all’agricoltura”. L’inverno ha lasciato l’Italia del nord a secco con precipitazioni al di sotto della media dopo un 2022 in cui è caduta il 30% di pioggia in meno con danni stimati in sei miliardi all’agricoltura nazionale. Gli effetti sono evidenti con i grandi laghi che hanno ora percentuali di riempimento che vanno dal 22% del lago di Como al 37% del lago di Garda fino al 44% di quello Maggiore mentre il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca è sceso a -3,2 metri, come in piena estate, e si registra anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico.

La mancanza di precipitazioni, avverte Coldiretti, sta condizionando le scelte delle aziende agricole che si stanno spostando da mais e riso verso colture come soia e frumento. Per le semine del riso si stima un taglio di 8mila ettari e risultano al minimo da 30 anni. Dalla disponibilità idrica dipende la produzione degli alimenti base della dieta mediterranea, dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro, dalla frutta alla verdura fino al mais per alimentare gli animali per la produzione dei grandi formaggi come Parmigiano Reggiano e il Grana Padano e i salumi più prestigiosi come il prosciutto di Parma o il Culatello di Zibello. A preoccupare è anche l’innalzamento dei livelli del mare in Italia con l’acqua salata che sta già penetrando nell’entroterra bruciando le coltivazioni nei campi e spingendo all’abbandono l’attività agricola. La risalita del cuneo salino, ossia l’infiltrazione di acqua salata lungo i corsi dei fiumi, rende inutilizzabili le risorse idriche e gli stessi terreni con uno scenario che è più che preoccupante per l’economia agricola proprio nella valle del Po.

Bricolo: sarà Vinitaly di servizio, sempre più rivolto a esigenze aziende

Bricolo: sarà Vinitaly di servizio, sempre più rivolto a esigenze aziende


Bricolo: sarà Vinitaly di servizio, sempre più rivolto a esigenze aziende – askanews.it



Bricolo: sarà Vinitaly di servizio, sempre più rivolto a esigenze aziende – askanews.it


















Milano, 22 mar. (askanews) – Conto alla rovescia per Vinitaly che dal 2 al 5 aprile ospiterà a Fieraverona più di 4mila aziende provenienti da tutta Italia e da più di 30 Paesi, e oltre mille top buyer (+43% sul 2022) da 68 nazioni selezionate. Presentata ufficialmente questa mattina al Centro congressi Fontana di Trevi a Roma, la 55esima edizione del salone internazionale dei vini e distillati si dipana lungo tre direttrici: business, internazionalizzazione e posizionamento.

“Sarà un Vinitaly di servizio e sempre più funzionale alle esigenze delle aziende che operano sui mercati” ha affermato il presidente di Veronafiere Spa, Federico Bricolo, parlando di “una evoluzione prevista dal piano industriale con l’obiettivo di potenziare ulteriormente l’identità e la centralità della manifestazione, oggi riconosciuta quale brand in grado di trainare la promozione del vino italiano a livello internazionale”. “Il risultato della campagna straordinaria di incoming realizzata quest’anno – ha evidenziato Bricolo – ci proietta verso il Vinitaly del futuro, leva per la competitività e la crescita di questo settore strategico del made in Italy”. Tra le 68 rotte di destinazione del vino italiano che convergeranno a Verona emergono, oltre alle consolidate piazze di Usa e Canada (complessivamente oltre 200 top client della domanda), i 17 Paesi dell’Asia, guidati da Cina (130 top buyer), Giappone, Corea del Sud ma anche Hong Kong e Singapore, i 12 dal Centro e Sud America, con Brasile e Argentina in testa, nove stati africani e una mappa europea a quota 26. “Abbiamo attuato un programma di investimenti eccezionali unitamente a importanti economie di scala per potenziare, già da questa edizione di Vinitaly, il panel di top buyer a Verona” ha aggiunto l’amministratore delegato della Spa fieristica, Maurizio Danese, sottolineando che “garantire business e nuove opportunità commerciali per le aziende espositrici è la nostra priorità di azione. Stiamo lavorando per avviare nuovi modelli di sviluppo per un Vinitaly più sempre più orientato sulla domanda internazionale e dal format efficientato”.

In contemporanea, sugli oltre 100mila mq netti di superficie espositiva tra padiglioni fissi e tensostrutture al completo, anche gli altri due saloni professionali, Enolitech con Vinitaly Design e Sol&Agrifood con B/Open e Xcellent Beers, che portano il totale espositivo in quartiere a più di 4.400 aziende. A fare da prologo a questo 55esimo Salone, Vinitaly OperaWine: la super degustazione con i 130 produttori portabandiera selezionati da Wine Spectator in calendario sabato 1 aprile alle ex Gallerie Mercatali, di fronte al quartiere fieristico. Confermate anche le principali aree tematiche: Vinitaly Bio; International wine hall; Vinitaly Mixology; Micro Mega Wines a cura del wine writer Ian D’agata con focus sulle produzioni di nicchia e a tiratura limitata; Taste and Buy, il matching con operatori selezionati dalla rete fieristica in collaborazione con i Consorzi di tutela; Tasting Express con le più importanti riviste internazionali di settore. Oltre 80 le degustazioni previste ad oggi dal calendario ufficiale della manifestazione.

Studio: vino primo tra le “4A” del made in Italy per saldo commerciale

Studio: vino primo tra le “4A” del made in Italy per saldo commerciale


Studio: vino primo tra le “4A” del made in Italy per saldo commerciale – askanews.it



Studio: vino primo tra le “4A” del made in Italy per saldo commerciale – askanews.it


















Milano, 22 mar. (askanews) – L’industria vinicola italiana vale 31,3 miliardi di euro, impegna 530mila aziende con circa 870mila addetti, e con 7,4 miliardi di euro di esportazioni nette nel 2022 si colloca al primo posto per livello del saldo commerciale del made in Italy delle “4A” (abbigliamento, alimentare, arredamento e automazione) che vale ogni anno circa 200 miliardi di euro. Una scalata, quella del prodotto agricolo italiano più richiesto nel mondo, partita dal quarto posto del 2011 sino alla performance di oggi, con il sorpasso su altri comparti icona del lifestyle italiano. E’ quanto emerge dall’analisi illustrata questa mattina a Roma dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly e Prometeia in occasione della conferenza stampa del 55esimo Salone internazionale del vino e dei distillati che si terrà Verona dal 2 al 5 aprile.

“Il contributo del vino non si limita alla filiera agroalimentare ma si allarga al made in Italy nel suo insieme” hanno sottolineato Carlo Flamini di Unione italiana vini (Uiv) e Giuseppe Schirone di Prometeia presentando la ricerca, mentre l’ad di Veronafiere, Maurizio Danese, ha spiegato che “troppo spesso il vino non è considerato dalla comunità economica per la sua reale dimensione”. “Il settore, con le sue imprese, è cresciuto ed ha affinato la propria managerialità fino a diventare un capitale strategico del prodotto Italia” ha proseguito, aggiungendo che “siamo convinti che il vino sia una ricchezza straordinaria per l’Italia e che, come testimoniano i numeri presentati nel rapporto, la strada per l’ulteriore crescita debba necessariamente passare dall’export”. La ricerca spiega che la filiera “core” del vino (coltivazione-produzione e vendita-distribuzione) vale 26,2 miliardi di euro (16,4 la parte produttiva e 9,8 le vendite al dettaglio-ingrosso), impiega 836mila addetti con un numero di aziende pari a 526mila. La filiera “correlata” (tecnologie e macchinari per vigneto, cantina e controllo qualità/certificazioni) conta circa 1.850 aziende, con 34mila addetti, per un fatturato di 5,1 miliardi di euro. Sommando insieme i canali diretti e indiretti della filiera “core”, in Italia il segmento Horeca-ingrosso-enoteche detiene una quota del 58% sul totale, seguito dal 25% della Gdo e dal 18% delle vendite dirette in cantina. La filiera “correlata” conta sulla parte vigneto con attrezzature per l’impianto, fitofarmaci, fertilizzanti, imprese per la meccanizzazione (10.200 addetti, 2 miliardi di euro); la cantina, composta da aziende produttrici di macchine e attrezzature per la trasformazione, vinificazione, imbottigliamento oltre alle materie prime secche (20mila addetti, 2,9 miliardi di euro); il controllo qualità (3.500 addetti, 150 milioni di euro). In Italia ci sono 29,4 milioni di consumatori di vino (55% della popolazione), di questi il 42% è quotidiano. La crescita media annua dei consumatori fino a 44 anni (il 34% del totale) è diminuita del 2,1% dal 2008 al 2021.

Il rapporto ricorda una volta di più come il tratto caratteristico dell’industria enologica sia il suo livello di internazionalizzazione. Con 7,9 miliardi di euro esportati nel 2022, le vendite estere hanno toccato il massimo storico, generando oltre il 54% del fatturato settoriale e confermando l’industria vinicola nettamente in testa al ranking dell’export dei settori alimentari. Un risultato ottenuto al termine di un decennio in cui, con una crescita cumulata prossima all’80%, il settore è risultato uno dei principali attori dell’accelerazione complessiva dell’export alimentare italiano. Senza il contributo del vino, che ha una propensione all’export doppia rispetto agli altri alimentari e bevande (54,5% vs 27,3%), l’avanzo commerciale dell’alimentare sarebbe inferiore del 64%. Secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly e Prometeia, questa naturale vocazione all’export determina anche un ruolo di “apripista” a beneficio degli altri comparti dell’agroalimentare. Si stima infatti che, negli ultimi 15 anni, ad ogni punto in più di crescita delle esportazioni di vino sia associata, due anni dopo, una crescita di 0,8 punti percentuali in media per gli altri prodotti alimentari. Non mancano i rischi per un comparto che, rispetto all’alimentare nel suo complesso, è più esposto alle oscillazioni cicliche dettate dalla congiuntura e/o da fattori esogeni. In particolare, secondo il rapporto presentato oggi sarà cruciale la capacità di misurarsi con le sfide poste dal cambiamento climatico: per far fronte ai “rischi di transizione” (investimenti necessari per sostenere i percorsi verso la sostenibilità), ad esempio, la filiera vitivinicola potrebbe dover destinare, su base annua, risorse pari a circa lo 0,7% del proprio fatturato da qui al 2050. Per un controvalore di oltre 100 milioni di euro l’anno e un investimento complessivo di circa 2,7 miliardi di euro.