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A Bardolino da 3 a 7 ottobre la “Festa dell’uva e del vino Bardolino”

A Bardolino da 3 a 7 ottobre la “Festa dell’uva e del vino Bardolino”Milano, 25 set. (askanews) – Da giovedì 3 a lunedì 7 ottobre torna a Bardolino (Verona) la “Festa dell’uva e del vino Bardolino”, giunta alla 93esima edizione. Nella suggestiva cornice in riva al lago di Garda sono in programma cinque giorni di degustazioni, enogastronomia, mercatini, mostre e spettacoli per i più piccoli.


La tradizionale manifestazione, organizzata dalla Fondazione Bardolino Top e dal Comune di Bardolino che è stata presentata all’Istituto “Luigi Carnacina”, vedrà impegnati negli stand i volontari di 27 associazioni del paese che proporranno gustosi piatti, accompagnati dal protagonista della festa, il vino Bardolino (Classico Doc, Superiore Docg, Chiaretto Doc Spumante) prodotto da 22 Cantine del territorio. “Questa è una festa molto sentita sia dalla comunità che dai numerosi turisti che si godono la fine della stagione estiva sul lago” ha affermato il sindaco di Bardolino, Daniele Bertasi, ricordando che da “93 anni celebra il forte legame col territorio e con il nostro passato, essendo nata come momento di ringraziamento per la fine della stagione agricola: radici che ricorderemo con il corteo inaugurale, con i bambini vestiti a tema, e con una mostra fotografica diffusa di immagini d’epoca, per approfondire la storia e il lavoro che sta dietro a ogni bicchiere di vino”.


Nei cinque giorni di festa gli stand enogastronomici resteranno aperti a pranzo e a cena, su lungolago Cornicello, lungolago Mirabello e nel parco di Villa Carrara Bottagisio, dove sarà installata una nuova tensostruttura che permetterà di mangiare anche al coperto e assistere ai concerti dal vivo con la splendida vista del lago. Ci saranno poi i mercatini aperti sul lungolago Roma (dalle 11 alle 23), e ogni sera, musica dal vivo e dj set nel parco di Villa Carrara Bottagisio e, il venerdì e il sabato sera, anche sul lungolago Roma. Tante le novità annunciate: i giochi e gli spettacoli di burattini per i bambini al Parco Bassani, una mostra fotografica diffusa, l’esposizione di trattori Landini d’epoca a fianco della chiesa di San Severo, oltre ai parcheggi incrementati e alla conferma del bus navetta comunale.

”Born Sustainable”: nuova campagna europea dedicata alla sostenibilità

”Born Sustainable”: nuova campagna europea dedicata alla sostenibilitàMilano, 25 set. (askanews) – Prende il via il programma di comunicazione triennale “Born Sustainable” con tre pilastri dell’eccellenza enogastronomica italiana ed europea: il Barbera d’Asti e i Vini del Monferrato, il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg e il Roccaverano Dop. La campagna ha l’obiettivo di promuovere la sostenibilità in ogni aspetto della produzione e del consumo di questi prodotti di qualità in cinque Paesi: Italia, Francia, Germania, Svezia e Danimarca.


Questa operazione mira a promuovere ed evidenziare le pratiche sostenibili adottate dai partner, sensibilizzando i consumatori e gli operatori del settore sull’importanza della sostenibilità nella produzione di vino e formaggio e incentivando il consumo responsabile, educando il pubblico a scelte di consumo consapevoli e sostenibili. Il proposito principale è aumentare la visibilità e la riconoscibilità dei regimi di qualità come Docg e Dop, promuovendo l’inserimento di prodotti che rispettano rigorosi standard di sostenibilità e contribuendo alla protezione ambientale, oltre che la valorizzazione delle tradizioni locali e dei territori. Ciò che accomuna i tre prodotti protagonisti è il loro legame con il territorio di appartenenza, Patrimonio dell’Umanità Unesco, che garantisce autenticità e qualità senza eguali e gli permette di emergere come modelli di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Il progetto prevede azioni mirate di informazione e promozione, rivolte a consumatori finali, opinion leader, stampa e operatori del settore, e mira a consolidare la posizione dei produttori europei nei mercati competitivi e a garantire una crescita sostenibile nel consumo di prodotti agricoli di eccellenza.

Vino, Consorzio Bolgheri: danni bomba d’acqua in zona circoscritta

Vino, Consorzio Bolgheri: danni bomba d’acqua in zona circoscrittaMilano, 25 set. (askanews) – “Durante la serata del 23 settembre, su una parte della zona della Bolgheri Doc, dalla Fossa di Bolgheri verso Castagneto Carducci, si è verificata una bomba d’acqua con circa 200 mm di pioggia in due ore. L’acqua già nelle prime ore del mattino era defluita senza causare danni permanenti, tranne che in una zona piuttosto circoscritta, dove purtroppo la forza dell’acqua ha avuto un impatto sulle vigne. Al momento sono in corso verifiche della situazione, che tuttavia non sembra aver lasciato danni significativi, salvo purtroppo nel caso di alcuni produttori. La vendemmia e oramai nella sua fase finale, e attendiamo nei prossimi giorni, in cui è previsto bel tempo, per completare la raccolta delle ultime uve”. Lo ha dichiarato Albiera Antinori, presidente del Consorzio per la tutela dei vini Bolgheri e Bolgheri Sassicaia Doc.


“Desideriamo esprimere vicinanza ai produttori che hanno avuto danni alle vigne e un sentito ringraziamento alla Protezione Civile e alle autorità locali – ha concluso la presidente dell’ente consortile – per il tempestivo intervento e per il supporto fondamentale nella gestione dell’emergenza. Le immagini circolate sui social media facevano temere il peggio, ma grazie al loro intervento la situazione è rientrata sotto controllo”.

I “Tre Bicchieri” del Gambero Rosso a 34 vini della Lombardia

I “Tre Bicchieri” del Gambero Rosso a 34 vini della LombardiaMilano, 25 set. (askanews) – “Poche regioni possono offrire interpretazioni stilistiche e territori così diversi tra loro”. Sono 34 i vini della Lombardia che hanno ottenuto i “Tre Bicchieri”, il massimo riconoscimento assegnato dalla guida “Vini d’Italia 2025” del Gambero Rosso.


In termini di “Tre Bicchieri”, i degustatori del volume hanno confermato il primato nazionale della Lombardia nel Metodo Classico, grazie a Franciacorta e Oltrepò Pavese. Il primo per “dosaggi sempre più calibrati e la nascita di nuovi parcellari che raccontano un’aderenza territoriale sempre più marcata”, e il secondo per la “determinazione di alcune aziende alla causa del Pinot Nero”. Per i rosé “la Valtènesi offre un modello di riferimento forte”, mentre tra i bianchi troviamo versioni virtuose di Lugana, San Martino della Battaglia (da uve friulano), con incursioni nella denominazione di Capriano del Colle. La Valtellina conferma la sua finezza per i rossi, “che trova piene affermazioni nelle sue sottozone: Sassella, Inferno, Grumello, senza dimenticare la ricchezza della tipologia Sforzato. Le etichette che hanno ottenuto i “Tre Bicchieri” sono “Botticino Pià de la Tesa 2021” di Noventa Botticino; “Capriano del Colle Fausto 2023” di Lazzari; “Farfalla Dosaggio Zero Metodo Cl. Cave Privée 2017” di Ballabio; “Franciacorta Brut Teatro alla Scala 2019” di Bellavista; “Franciacorta Dosage Zéro Vintage Collection” 2019 di Ca’ del Bosco; “Franciacorta Dosaggio Zero Naturae Edizione 2020 di Barone Pizzini; “Franciacorta Dosaggio Zero ND” di San Cristoforo; “Franciacorta Dosaggio Zero Riserva 33 2016” di Ferghettina; “Franciacorta Extra Brut Boschedòr 2019 di Bosio; “Franciacorta Extra Brut EBB 2018” di Mosnel; “Franciacorta Extra Brut Rosé Lucrezia Riserva 2011” di Castello Bonomi; “Franciacorta Nature Rosé 61 2017” di Guido Berlucchi Franciacorta; “Franciacorta Satèn Villa Crespia” di Muratori; “Lugana Cemento 2022” di Marangona; “Lugana Perla 2023” di Perla del Garda; “Mattia Vezzola Grande Annata Metodo Classico Rosé 2018 di Costaripa”; “OP Buttafuoco Storico V. Solenga 2020” di Fiamberti; “OP Cruasé Roccapietra 2018” di Scuropasso -Roccapietra; “OP Metodo Cl. Brut Cuvée 59” di Tenuta Travaglino; “OP Pinot Nero Metodo Cl. Brut 1870 Gran Cuvée Storica 2020” di Giorgi; “OP Pinot Nero Metodo Cl. Pas Dosé Poggio dei Duca 2019” di Calatroni; “OP Pinot Nero M. Cl. Pas Dosé Vergomberra 2020” di Bruno Verdi, “OP Pinot Nero Pernice 2021” di Conte Vistarino; “RGC Valtènesi Chiaretto Antitesi 2023” di Giovanni Avanzi; “RGC Valtènesi Chiaretto Cl. Fontanamora 2023 di F.lli Turina; “RGC Valtènesi Chiaretto Rosagreen 2023” di Pasini San Giovanni; “San Martino della Battaglia Campo del Soglio 2023” di Selva Capuzza; “Terrazze Alte Pinot Nero 2022” di Tenuta Mazzolino; “Valtellina Sforzato Corte di Cama 2021 di Mamete Prevostini; “Valtellina Sfursat 5 Stelle 2021 di Nino Negri; “Valtellina Sup. Grumello SO 2021” di I Vitari; “Valtellina Sup. Inferno Flammante 2021” di Tenuta Scerscé; “Valtellina Sup. Inferno Ris. 2019” di Aldo Rainoldi; e il “Valtellina Sup. Sassella Nuova Regina Ris. 2018” di AR.PE.PE.

Black Angus, scoppia la mania. Importanti i suoi aspetti benefici

Black Angus, scoppia la mania. Importanti i suoi aspetti beneficiRoma, 25 set. (askanews) – Il nome più corretto è Aberdeen Angus perché questo tipo di carne arriva dalla città che si trova lungo la costa nord-orientale della Scozia. Ma tutti la conosciamo come Black Angus perché la si ricava da un bovino senza corna, con il mantello nero o rosso-scuro. La sua caratteristica genetica sta nella capacità di accumulare grassi che, durante la cottura, si sciolgono rendendo la bistecca tenera e succosa. Pochi sanno però che questo tipo di carne non solo è pregiata ma possiede anche importanti caratteristiche nutrizionali: “La Black Angus -spiega la nutrizionista Serena Capurso – ha un’elevata quantità di ferro, antiossidanti, zinco e vitamine, soprattutto del gruppo B come B1, B2, B6 e B9. Il tipo di allevamento, inoltre, favorisce la presenza di Omega 3, l’assenza di carboidrati e la ricchezza di minerali. Senza dimenticare che alla base della tenerezza di questo tipo di carne vi è la presenza della Miostatina, una proteina che regola il potenziamento muscolare e favorisce l’infiltrazione del grasso tra le fibre”.


Accertati gli aspetti organolettici della carne targata Angus, occorre capire se quella che mangiamo a casa o quella che ci viene servita al ristorante è davvero doc: “Non tutta quella in circolazione – sottolinea il ristoratore Nicola Ornelli, uno dei massimi esperti in materia – rispetta gli standard qualitativi. Spesso andiamo in bisteccheria e, ordinando Black Angus, pensiamo di aver fatto la scelta della vita. Poi, quando la mettiamo sotto i denti, ci accorgiamo di avere a che fare con qualcosa di duro e pieno di grasso che di eccezionale ha solo il prezzo. Ad esempio, il Black Angus americano che stiamo mangiando è selezionato e puro geneticamente? Il Black Angus australiano che ci stanno servendo è stato nutrito e fatto crescere almeno fino ai 36 mesi? In molti, purtroppo, per motivi meramente economici non danno il giusto peso all’importanza dell’alimentazione e macellano animali troppo giovani, a discapito della qualità e del gusto. Nasce così quello che chiamo il Poor Angus, il Black Angus annacquato. Ma non solo. Questo tipo di carne viene spacciato come tale anche nei banco-frigo dei supermercati, nelle hamburgherie o nei fast-food. Funziona un po’ come nel mondo delle automobili, dove, per avere una Ferrari, non è sufficiente mettere quattro ruote sotto il telaio”. Negli Stati Uniti, in effetti, per ottenere il riconoscimento di Certified Angus Beef, il manzo deve avere almeno il 51% del mantello completamente nero e un grado di marezzatura da medio ad alto. In più, l’USDA, il corrispondente del nostro ministero dell’agricoltura, grazie a degli addetti presenti in ogni macello, certifica la qualità delle bistecche di Angus, apponendo delle speciali sigle identificative. Un meccanismo impensabile nella cultura italiana. Per questo sono orgoglioso che la mia attenzione alla selezione di questa carne mi ha fatto ricevere un invito dall’ambasciatore americano Jack Markell. Come unico ristoratore italiano ho partecipato a una cena degustazione nella sua residenza privata di Roma nella quale, alla presenza del presidente del Texas Beef Council, un’associazione di allevatori texani e i maggiori esponenti dell’importazione nel nostro paese, abbiamo fatto il punto della situazione con l’obiettivo di diffondere una corretta cultura e importazione di questa carne”. Insomma, nella cultura del Black Angus, nulla è lasciato al caso tanto è vero che gli allevatori americani sono riusciti ad archiviare in una banca dati, oltre 20 milioni di campioni di DNA. Lo scopo è selezionare e privilegiare i migliori ceppi genetici.

Cantina vignaioli Morellino Scansano: scoperto nuovo lievito ecotipico

Cantina vignaioli Morellino Scansano: scoperto nuovo lievito ecotipicoMilano, 25 set. (askanews) – Un nuovo lievito selezionato ecotipico è stato scoperto grazie alla collaborazione tra la Cantina Vignaioli Morellino di Scansano e il Centro ricerche Crisba dell’Istituto Agrario Leopoldo di Lorena di Grosseto. Si tratta di un ceppo di Saccharomyces cerevisae che il Centro ha selezionato a partire dalle uve Sangiovese provenienti dal vigneto Vigna Benefizio in località di Preselle (Scansano, Grosseto).


Il progetto è stato condotto con gli alunni della classe 5A del tecnico agrario, indirizzo Enologia e Viticoltura, che durante tutto l’anno scolastico hanno caratterizzato il microrganismo, sia dal punto di vista genetico, sia tecnologico. Il Crisba, in collaborazione con il Centro di Ricerca Viticoltura ed Enologia (Crea) di Asti, ha verificato le potenzialità del ceppo, che mostra un buon potere fermentativo e tollera bene la carenza di azoto prontamente assimilabile. Queste e altre proprietà positive lo hanno reso idoneo a proseguire i test di vinificazione su scala reale ed è stato utilizzato dalla cooperativa grossetana per una prova di fermentazione su 200 ettolitri di mosto. Il progetto, che coinvolge anche Unioncamere, è iniziato a settembre 2023 e ha lo scopo di individuare quei lieviti ecotipici che garantiscano grande affidabilità tecnologica senza tuttavia omologare le caratteristiche e l’originalità sensoriale del vino prodotto. “Come Cantina crediamo nella scienza, nell’innovazione e nel progresso e per questo ci ha fatto molto piacere collaborare con il centro di ricerca Crisba, dando la possibilità agli studenti di mettersi alla prova con un caso concreto” commenta Benedetto Grechi, presidente della Cantina Vignaioli Morellino di Scansano, aggiungendo che “l’auspicio è che grazie a questa selezione di lieviti fatta direttamente nei nostri vigneti si riesca a valorizzare ancora di più l’espressione del nostro territorio”.


“La collaborazione con la Cantina cooperativa ci ha permesso di tenere fede a uno dei princìpi fondanti del Crisba: svolgere la ricerca insieme agli studenti e al servizio del territorio” rimarca il professor Lorenzo Moncini, evidenziando che “i ragazzi hanno avuto l’opportunità di cimentarsi con una didattica improntata sul metodo scientifico e finalizzata a offrire un servizio concreto a una delle realtà più importanti del panorama vitivinicolo italiano. Inoltre – chiosa – testando il lievito su una scala reale, abbiamo avuto l’immediata applicazione del nostro lavoro sperimentale. Un privilegio per chi fa ricerca, abituato spesso a tempi lunghi fra le evidenze di laboratorio e il loro effettivo utilizzo”.

il 29 settembre Giornata internazionale della Consapevolezza sugli Sprechi e le Perdite Alimentari

il 29 settembre Giornata internazionale della Consapevolezza sugli Sprechi e le Perdite AlimentariRoma, 25 set. (askanews) – Ogni anno si producono 58 milioni di tonnellate di sprechi alimentari solamente in Unione Europea, al quinto posto nel mondo per emissioni di gas serra. Inoltre, il 70% degli sprechi avviene nella fase di consumo (case, servizi alimentari e vendita al dettaglio), con frutta, verdura e cereali tra i prodotti più “buttati via” senza essere consumati1. È ancora lunga, quindi, la strada per ridurre gli sprechi alimentari ed alleviare la pressione dalle risorse naturali impiegate per la produzione e la distribuzione del cibo. Ma come agire con più consapevolezza partendo anche dalle pratiche quotidiane in cucina?


In occasione della ricorrenza della Giornata internazionale della Consapevolezza sugli Sprechi e le Perdite Alimentari, che si celebra il 29 settembre, informa una nota, Aries Group, gruppo alberghiero indipendente italiano attivo nelle principali città d’arte e di business in Italia, e lo chef stellato Andrea Ribaldone sensibilizzano sulla necessità di valorizzare la cucina locale e stagionale. Ne scaturisce una guida di consigli pratici per ridurre al minimo gli sprechi alimentari accompagnata da un menù di alta cucina sostenibile, perfetto per le stagioni più fredde. Step by step: come contribuire a salvare il pianeta in cucina Dal momento che i termini “sostenibilità” ed “antispreco” sono al giorno d’oggi sempre più abusati, molto spesso è difficile individuare le pratiche quotidiane più semplici per una cucina realmente attenta agli sprechi, complice anche il poco tempo a disposizione all’interno della propria routine.


Con sette piccoli e semplici accorgimenti è però possibile essere più rispettosi dell’ambiente, a partire dalla tavola: 1. ATTENZIONE ALL’IDENTITÁ TERRITORIALE Affidarsi al patrimonio gastronomico territoriale è essenziale per promuovere una cucina che rispetti la stagionalità e valorizzi le materie prime locali. Pur non essendoci in passato una consapevolezza esplicita in merito alla sostenibilità, lo spirito della cucina di una volta era intrinsecamente dedito all’ottimizzazione delle (molto spesso poche) risorse – locali e stagionali – che si avevano a disposizione. Il consumo di piatti attenti all’identità dei loro territori è oggi più fondamentale che mai, un passo essenziale per dare vita ad una cucina varia e saporita, ma in profonda connessione con la cultura, la storia e in particolare con l’ambiente. Non va dimenticato poi che questo approccio circolare, oggi ridefinito comunemente dall’uso di ingredienti a “km zero” o “km buono” (ossia prodotti nel territorio più vicino possibile rispetto alla produzione tipica del singolo componente), assicura una riscoperta di sapori autentici e genuini, combattendo così la globalizzazione alimentare.


2. BATCH COOKING-MANIA Tra i suggerimenti più utili per ridurre la propria impronta ecologica in cucina, c’è il “batch cooking” (letteralmente “cucinare in lotti”), ovvero preparare grandi quantità di cibo in un’unica sessione per poi conservarle in frigorifero o in freezer e consumarle nei giorni successivi. Dal momento che questa attività richiede una pianificazione meticolosa dei pasti, non lascia spazio a “deviazioni” come acquisti impulsivi di cibo o ad eccessivi sprechi di ingredienti: anzi, favorisce un’attenzione maggiore al bilanciamento dei pasti in nome della filosofia del “no more, no less!”. 3. CUCINARE DALLE BASI Un consiglio prezioso, se si vuole prevenire lo spreco in cucina, è imparare più tecniche culinarie possibili e non affidarsi per alcuni passaggi a prodotti già preparati. È vero che seguire la strada meno faticosa è più comodo e veloce, soprattutto dopo lunghe giornate al lavoro, ma saper cucinare partendo da ingredienti di base consente di prendere decisioni più consapevoli ed eco-friendly ed assicura un maggiore controllo sui componenti per una cucina meno processata e più rispettosa dell’ambiente.


4. EVITARE DI SEGUIRE I TREND DI CUCINA, SÌ AI RIMEDI DELLA NONNA I trend – anche nel settore alimentare – sono quasi sempre passeggeri e contribuiscono notevolmente al consumo di massa di prodotti specifici, spesso di provenienza esotica, che finiscono per essere acquistati in quantità eccessive e di conseguenza, sprecati; il tutto sostenuto inevitabilmente da una produzione agricola a ritmi insostenibili, con un impatto ecologico rilevante soprattutto nel momento cui la tendenza smette di essere tale: basti pensare, per esempio, alla recente popolarità di “Cucumber Guy” ed alla scomparsa di cetrioli dai supermercati islandesi. Si suggerisce invece di introdurre sempre di più nella propria cucina i cosiddetti “rimedi della nonna”, appartenenti al passato, ma oggi più validi che mai: per esempio, con l’arrivo di temperature più rigide, un buon rimedio “svuotafrigo” sono zuppe, minestre e brodi di recupero che, con l’aggiunta di erbe aromatiche e spezie, diventano delle prelibatezze imperdibili. 5. VIA LIBERA AGLI ORTI CASALINGHI La creazione di orti casalinghi apre la strada a numerosi comportamenti virtuosi: dal riciclo di scarti organici e vegetali per il compostaggio alla raccolta graduale del proprio raccolto fino al riutilizzo di semi (è il caso di pomodori e zucche) e dei tuberi (come, per esempio, le patate). Per chi vive in città e non dispone di un giardino o di un ampio balcone, può essere un’impresa ardua, ma una soluzione alternativa è sicuramente coltivare piante aromatiche e micro-ortaggi, conosciuti anche come “micro-greens” (come rucola, ravanello, cavolo e basilico), cercando di sfruttare il più possibile gli spazi interni e i davanzali. 6. LA DIETA MEDITERRANEA, UN CLASSICO INTRAMONTABILE CHE AIUTA IL PIANETA Inserita nel 2010 dall’Unesco nella “Representative Lists of Intangible Cultural Heritage”, la dieta mediterranea è un modo di vivere millenario, basato principalmente sul consumo di frutta e verdura, legumi, cereali e semi e sull’impiego di tradizioni culinarie sostenibili e waste-free. Questa piramide alimentare è stata interessata da un recente aggiornamento volto ad enfatizzare l’alta qualità dei prodotti, locali e stagionali, e la necessità di una consapevolezza alimentare per una dieta in piena armonia con le risorse offerte dai territori del bacino del Mediterraneo2: in altre parole, si rimarca così il ruolo centrale di cibi plant-based (a scapito di pollame, carne rossa e latticini e in generale, della globalizzazione del gusto) su cui si è basata per millenni la dieta mediterranea; secondo numerosi studi scientifici, è stata proprio la prevalenza di questi alimenti ad assicurare per millenni alle popolazioni della regioni una migliore salute e longevità. 7. LA CREATIVITÀ È UNA RISORSA Sebbene possa apparire come un suggerimento banale, in cucina non si butta mai via nulla… Occorre solo sperimentare e lasciar libero sfogo alla fantasia! Gli accorgimenti sono numerosi e comprendono una vasta gamma di scarti alimentari che nella maggior parte dei casi vanno sprecati: per esempio, si può facilmente creare uno zucchero aromatizzato con bucce di agrumi oppure le bucce di verdure, come patate e carote, possono diventare, dopo essere state condite e cotte in forno, delle gustose patatine.

Vino, Cantina di Bolgheri Argentiera compie 25 anni e guarda avanti

Vino, Cantina di Bolgheri Argentiera compie 25 anni e guarda avantiMilano, 25 set. (askanews) – La Cantina Argentiera di Castegneto Carducci (Livorno) festeggia il quarto di secolo confermando il proprio impegno nella Doc Bolgheri, Denominazione che nel 2024 ha compiuto trent’anni. Fondata nel 1999 all’interno della storica Tenuta Donoratico, dal 2016 Argentiera è proprietà dell’imprenditore austriaco Stanislaus Turnauer, affiancato dall’Ad Federico Zileri Dal Verme, tra gli iniziatori del progetto enologico. “Con l’arrivo di Turnauer il fatturato è raddoppiato (nel 2023 è stato di 10,2 mln di euro) e la redditività ha raggiunto un livello tale da collocare la Tenuta tra le aziende produttrici di vini d’alta gamma” afferma Leonardo Raspini, Dg di Argentiera, aggiungendo che “a livello di mercati, se fino al 2016 l’azienda vedeva un importante sbilanciamento a favore del contesto italiano, in seguito abbiamo raggiunto un equilibrio, con un 50% di vendite sul mercato nazionale e un 50% destinate all’export, in particolare Stati Uniti, Svizzera ed Europa Centrale”.


La strategia aziendale si declina innanzitutto in un programma di ricerca e innovazione vitivinicola nel quale si ascrive il neonato “Scenario Bolgheri Bianco Doc”, un Vermentino in purezza che vuole innalzare sempre più l’asticella della qualità produttiva. “L’obiettivo enologico verte sull’identificazione di uno stato più evoluto del vitigno e sulle sue capacità di invecchiamento” racconta l’enologo Nicolò Carrara, spiegando che “abbiamo sperimentato diverse combinazioni di vinificazione e maturazione su tre annate distinte, 2020, 2021 e 2022”. Il piano di crescita aziendale ha preso avvio in vigneto, tra studi geopedologici per trarre il massimo dalle singole parcelle e un ragionato programma di espansione: “Ad oggi gli ettari vitati sono 85 su una superficie complessiva di 169” rimarca Raspini, evidenziando che “nei prossimi sei anni l’obiettivo è di raggiungere i 100 ha di vigneto, attraverso la valorizzazione dei preziosi terreni di proprietà (circa 5 ettari) e l’acquisizione di alcuni appezzamenti limitrofi (15 ettari), con un investimento complessivo che si aggira sui 1,2 milioni di euro”.


Sempre secondo quanto spiegato dalla Cantina, i nuovi impianti confermeranno la vocazione bolgherese, con Merlot e Cabernet Sauvignon a rappresentare il “core” produttivo e una maggiore presenza di Cabernet Franc a potenziare il progetto “Ventaglio”, primo single vineyard della Tenuta, fortemente voluto dall’attuale proprietà. Le varietà bianche saranno al centro “di una ricerca continua relativa alla loro capacità di adattamento agli specifici suoli sul lungo periodo, anche in risposta al cambiamento climatico, al fine di produrre vini di grande freschezza, corpo e longevità”. Alle novità in bottiglia si aggiunge l’intenzione di potenziare i mercati internazionali e di investire in una proposta enoturistica d’eccellenza, asset primario per la strategia di Argentiera. Dal 2021 infatti, l’azienda ha incrementato il valore di affari del 15% anno per anno e nel 2023, i visitatori registrati sono stati oltre 3.400, con entrate per le visite, le degustazioni e la vendita diretta vini che si sono attestate a 568mila euro, il 5,6% del fatturato totale.

Vino, il terzo “Trentodoc Festival” si è chiuso con 11mila visitatori

Vino, il terzo “Trentodoc Festival” si è chiuso con 11mila visitatoriMilano, 23 set. (askanews) – Sono state circa 11mila le persone che hanno affollato gli oltre 140 eventi che hanno coinvolto le Cantine del territorio e i palazzi storici di Trento per la terza edizione del “Trentodoc Festival”, l’evento dedicato al Metodo Classico trentino che si è chiuso nel pomeriggio del 22 settembre.


“Questa manifestazione è senza dubbio una scommessa vinta: si tratta di un evento davvero straordinario per le case spumantistiche del Trentino e per promuovere, nel contempo, le peculiarità della nostra agricoltura di montagna” ha commentato l’assessora provinciale all’Agricoltura, Giulia Zanotelli, ricordando che non si tratta di “un Festival riservato ai soli addetti ai lavori ma è un momento di incontro e di confronto sul mondo del Trentodoc che viene raccontato nelle sue caratteristiche al grande pubblico, la cui presenza così numerosa nelle Cantine e negli incontri, dimostra quanto interesse vi sia per le bollicine di montagne” “I risultati di questa edizione del Festival ci hanno positivamente sorpreso: agli eventi Trentodoc in Cantina, che sono stati oltre un centinaio, hanno preso parte circa cinquemila persone interessate a visitare i luoghi di produzione e le vigne, a conoscere i produttori e ad approfondire la storia delle bollicine di montagna” ha spiegato il presidente dell’Istituto Trento Doc, Stefano Fambri, mettendo in luce che “il Festival, che rappresenta un tassello importante per continuare la mission dell’Istituto di posizionamento e notorietà del marchio collettivo, è stata occasione anche per coinvolgere esponenti di associazioni di settore particolarmente rilevanti come i ‘Miglior Sommelier Ais’, nostri ambasciatori e i Master of Wine di cui siamo supporter”.


“Il Festival ha conquistato non solo il centro e i suoi palazzi trentini, con dibattiti, spettacoli e incontri con chef stellati, ha anche mobilitato le Cantine dell’intera provincia – ha rimarcato il direttore artistico del Festival, Luciano Ferraro – dalle ostriche con le bollicine, ai trekking nelle vigne, decine e decine di appuntamenti che hanno attratto migliaia di enoturisti”.

Vino, Rallo: servono investimenti urgenti contro caldo e siccità

Vino, Rallo: servono investimenti urgenti contro caldo e siccitàMilano, 23 set. (askanews) – “La Sicilia del vino ha raccolto la sfida lanciata dal cambiamento climatico e attraverso la ricerca, la sperimentazione, la sostenibilità e la valorizzazione della biodiversità sta cercando di governare uno dei momenti più difficoltosi per la viticoltura siciliana. Le aziende vitivinicole, l’agricoltura tutta, negli ultimi anni hanno messo in atto varie azioni per limitare i danni di un climate change che colpisce sempre più. La carenza idrica e l’aumento delle temperature, che negli ultimi anni hanno avuto un impatto diretto su tutta la produzione agricola, richiedono soluzioni ed interventi urgenti. Purtroppo ancora oggi la gran parte dell’acqua che piove sull’isola finisce in mare: richiediamo quindi un incremento importante degli investimenti pubblici indirizzati alla realizzazione di laghetti collinari, alla ristrutturazione delle dighe esistenti per aumentarne la capacità di invaso, la costruzione di grandi bacini e il miglioramento della rete di distribuzione dell’acqua. Queste misure possono e devono essere promosse dalle istituzioni regionali e nazionali per garantire un futuro sostenibile alle aziende vitivinicole siciliane e agli agricoltori tutti”. Lo ha detto il presidente del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia, Antonio Rallo al convegno “Resilienza, ricerca, strategia: la Sicilia governa il cambiamento climatico” tenutosi alla Sala Borsellino del Comune di Siracusa nel corso dell’Expo Divinazione, in occasione del G7 Agricoltura, dove l’ente consortile, Assovini Sicilia e la Fondazione SOStain Sicilia si sono presentate unite.


Il cambiamento climatico si è manifestato chiaramente negli ultimi anni e “in questo scenario – ha aggiunto Mariangela Cambria, presidente di Assovini Sicilia – diventa fondamentale l’intervento attivo delle Cantine, prime sentinelle di un territorio che ha sempre più bisogno di attenzione e interventi rapidi che spesso vengono delegati ai privati”. Secondo un sondaggio curato dall’Università di Messina per Assovini Sicilia, l’80,5% degli associati ha introdotto nuove tecnologie e metodologie nella vinificazione e nella gestione del vigneto, il 22% partecipa a progetti di sperimentazione nei vigneti; il 20,3% ha attivato progetti con enti di ricerca per accedere a tecnologie all’avanguardia applicabili sul campo che riescono ad incidere sulla qualità del prodotto. “Come Fondazione SOStain nasciamo con il chiaro obiettivo di promuovere la sostenibilità del settore vitivinicolo siciliano: questo concetto non riguarda solamente l’attività agricola in sé ma va oltre i confini dei campi che si coltivano, poiché riguarda anche il benessere dei lavoratori e la salute dei consumatori, il coinvolgimento delle comunità locali, la valorizzazione del territorio circostante, la conservazione delle risorse naturali” ha affermato il vicepresidente della Fondazione, Giuseppe Bursi, ricordando che “tra i dieci punti minimi, richiesti nel nostro Disciplinare chiediamo l’applicazione del programma ‘VIVA’: le aziende sono tenute a calcolare, a livello di organizzazione, l’impatto delle proprie attività su fattori ambientali quali acqua, aria e vigneto e adottare tecniche di risparmio idrico ed energetico. Le aziende stanno imparando sempre più a esser virtuose nella gestione delle risorse – ha concluso Bursi – e a guardare al futuro con un impegno non solo di business ma anche sociale”.


“Anche il Consorzio sta promuovendo progetti di ricerca che affrontino il cambiamento climatico tramite l’innovazione – ha concluso Rallo – con i progetti di ricerca ‘Bi.Vi.Si’, ‘Vista Lucido’ e ‘Germoplasma viticolo’, realizzati in collaborazione con l’Irvo, l’Università di Palermo e di Milano, l’assessorato all’Agricoltura della Sicilia e Assoenologi”.