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Vino, Consorzio Doc Prosecco: a luglio imbottigliati oltre 500mila hl

Vino, Consorzio Doc Prosecco: a luglio imbottigliati oltre 500mila hlMilano, 2 ago. (askanews) – Il Consorzio di Tutela della Doc Prosecco ha annunciato che l’imbottigliamento nel mese di luglio ha superato i 500.000 hl, numero raggiunto solo una volta nella storia della Denominazione. I 513.569 hl imbottigliati segnano una crescita del 12,6% sul luglio 2023, mentre i 2.832.173 hl imbottigliati nei primi sette mesi del 2024 stabiliscono un +5,2% sul medesimo periodo dell’anno precedente, “dato che potrebbe preludere un ottimo risultato finale per l’annata in corso”.


“Questo record è la prova che i consumatori continuano riconoscere il Prosecco Doc come prodotto di eccellenza, apprezzato per la sua freschezza e giovinezza da persone di tutte le età” ha commentato il presidente della Doc Prosecco, Giancarlo Guidolin, che si è detto “davvero orgoglioso dei risultati ottenuti, che gratificano la passione e l’incessante lavoro dell’intera filiera costituita da produttori, vinificatori e imbottigliatori, e premiano le attività di tutela, promozione e valorizzazione svolte dal Consorzio con lungimiranza, attenzione alla sostenibilità e all’innovazione: caratteristiche evidentemente necessarie alla durabilità della Denominazione”.

Vino, Consorzio Montecucco: i risultati della nuova indagine tra i soci

Vino, Consorzio Montecucco: i risultati della nuova indagine tra i sociMilano, 2 ago. (askanews) – A tre anni di distanza dal primo lavoro di raccolta dati che lo consacrava come esempio virtuoso di sostenibilità ambientale in Toscana, il Consorzio Tutela Vini Montecucco si è impegnato in una nuova indagine condotta presso le aziende socie per attestare, oltre a dati di produzione e certificazione, diversi altri aspetti ed elementi legati all’attività delle Cantine dell’areale, al fine di restituire una panoramica quanto più dettagliata e ampia dello status quo della Denominazione e promuoverne la crescita e lo sviluppo.


Attraverso la compilazione di un questionario, da metà giugno a metà luglio 2024 sono state raccolte le risposte di diverse aziende distribuite tra i sei comuni di Cinigiano, Castel del Piano, Seggiano, Civitella Paganico, Campagnatico e Roccalbegna e che da sole coprono una superficie vitata totale di circa 300 ettari, di cui circa 276 ha sono potenzialmente rivendicabili Montecucco Doc (tra Rosso e Vermentino), mentre sono 197,42 gli ettari potenzialmente atti alla produzione di Montecucco Docg. I risultati raccolti sono in grado di fornire un quadro generale estremamente fedele dello stato di salute e dei trend della Denominazione considerato che il campione preso in esame rappresenta rispettivamente il 76% e il 79% della produzione totale di Doc e Docg Montecucco, tra aziende socie e non, ed include le più grandi imprese dell’areale detentrici della maggior parte delle quote di produzione e imbottigliato e, quindi, di vendite e presenza nei mercati. Dai risultati emersi il focus della Denominazione resta la sostenibilità: la quota di produzione certificata bio tra le aziende campione si attesta al 95% per la Doc e al 91,5% per la Docg. Percentuali altissime che testimoniano i passi avanti fatti rispetto al sondaggio del 2021, dal quale alcune aziende risultavano ancora in conversione, nonché la volontà della Denominazione di continuare a sostenere il proprio Dna green e ad essere sinonimo di pratiche agronomiche innovative e in armonia con la natura, a tutela di un territorio integro naturalmente vocato alla coltivazione e alla tutela della biodiversità.


Un altro dato molto interessante riguarda la base ampelografica dell’areale, composta per il 61% da Sangiovese, per l’11% da Vermentino e per il restante della percentuale da vitigni internazionali (principalmente Merlot che detiene il 7%) e vitigni autoctoni da qualche anno tornati alla ribalta come il Ciliegiolo con il 5%. Non a caso la tipologia della Denominazione che al momento riscontra maggiore successo è il Montecucco Rosso (che prevede un minimo di 60% di Sangiovese accompagnato da altri vitigni a bacca rossa), mentre il Montecucco Docg ha registrato un lieve calo anche alla luce dell’avversità delle ultime tre annate e alle scelte obbligate o strategiche a cui le stesse hanno costretto a volte i produttori. Un dato che però incontra favorevolmente le nuove tendenze del mercato: grazie al breve invecchiamento, spesso anche solo in acciaio, e ai buoni livelli di acidità, il Montecucco Rosso gode infatti di una connotazione fresca e giovane che ben si sposa con le esigenze della nuova generazione di consumatori, alla ricerca di una bevuta sempre più facile e non impegnativa non solo per il palato ma anche per il portafoglio. Rilevanti anche i dati raccolti su mercato domestico ed export. Forte l’attenzione sul territorio nazionale che assorbe circa il 35% dei consumi, con il Centro e Nord Italia dove sono presenti rispettivamente il 95% e il 63% delle aziende socie e dove viene sollecitato, come emerge dall’indagine, un maggior presidio da parte del Consorzio, in particolare nelle regioni “target” Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto. Per quanto riguarda le vendite all’estero, i primi quattro Paesi a trainare l’export in termini di volumi (e dove le aziende vorranno continuare ad investire in promozione) risultano Svizzera (30%), Germania (12%), Usa (8,5%) e Benelux (8%), mentre si registra un interesse sempre crescente verso il prodotto da parte di Est Europa, Centro America e Asia Orientale e Sud Orientale. Parlando di prossimo futuro, i primi tre Paesi di interesse verso cui le aziende vorrebbero incrementare le esportazioni sono Canada, Regno Unito e Giappone.


L’ospitalità è un altro tema importante per la Denominazione che l’indagine ha voluto approfondire. Qui i dati evidenziano che il 100% delle aziende è attrezzato per accogliere i visitatori. Le formule di enoturismo spaziano dalle visite in cantina e/o in vigna alle degustazioni e ai tour del territorio, e circa la metà delle aziende dispone di strutture ricettive in grado di offrire ai visitatori la possibilità di pernotto (83,3%) e/o ristorazione (75%). Un’ulteriore conferma, dunque, dell’oramai trentennale investimento della Denominazione in un enoturismo di qualità volto a promuovere l’originalità di questo volto “selvaggio” della Toscana facendo leva sulla natura autentica e sui paesaggi incontaminati dell’areale, oltre che su storia, cultura ed enogastronomia. Da rimarcare infine la proposta, emersa dal survey e già in fase di discussione all’interno del Consorzio alla luce soprattutto delle condizioni legate al cambiamento climatico, di una eventuale estensione del territorio di produzione all’intera area amministrativa dei comuni di montagna, con l’obiettivo di aumentare l’altitudine dei terreni della Denominazione.

Masaf: il Caciottone di Norcia Igp riconosciuto dall’Unione Europea

Masaf: il Caciottone di Norcia Igp riconosciuto dall’Unione EuropeaMilano, 2 ago. (askanews) – Un altro importante traguardo per l’agroalimentare italiano di qualità: è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il riconoscimento del Caciottone di Norcia Igp. Salgono così a 328 le Dop, Igp e Stg italiane in Europa e l’Italia si conferma leader nel campo delle indicazioni geografiche dell’agroalimentare. Lo ha annunciato il ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, aggiungendo che “il raggiungimento dell’Igp consentirà di mantenere inalterata una tecnica produttiva tradizionale e salvaguardarne il prestigio e la qualità”.


Il Caciottone di Norcia IGP è un formaggio prodotto in prevalenza con latte bovino con la particolarità dell’aggiunta di latte ovino in quantità non inferiore al 5%. La produzione di formaggio ottenuto da latte misto esisteva in Valnerina anche prima della metà del XX secolo, legato soprattutto alle condizioni di penuria che, all’epoca, caratterizzavano la vita contadina in queste zone. La transumanza degli ovini verso le valli umbre e laziali nei mesi invernali comportava una ovvia carenza di latte di pecora in quella stagione. Durante questi periodi nelle stalle, soprattutto nelle zone più marginali come quella di Castelluccio, rimanevano solo una minima parte delle pecore, destinate a produrre carne e il latte per il sostentamento delle famiglie nei duri mesi invernali. In questi mesi si usava produrre il formaggio misto, mescolando il ricco e nutriente latte delle vacche con il latte ovino. Questo offriva un vantaggio in termini di conservazione, vantaggio non da sottovalutare soprattutto se riferito a tempi in cui il sale era poco e non si disponeva di frigoriferi, mantenendo però la caratteristica freschezza e conferendo al prodotto un gusto più deciso rispetto al formaggio di latte esclusivamente vaccino.

Vino, “Mondial des vins extremes”: iscrizioni fino al 7 settembre

Vino, “Mondial des vins extremes”: iscrizioni fino al 7 settembreMilano, 1 ago. (askanews) – Si chiuderanno sabato 7 settembre le iscrizioni on-line per la 32esima edizione del “Mondial des vins extremes”, l’unico concorso enologico mondiale riservato ai vini eroici e organizzato dal Centro di ricerca, studi, salvaguardia, coordinamento e valorizzazione per la viticoltura montana (Cervim), che si terrà a Sarre (Aosta) il 29 e 30 settembre.


La competizione seleziona i migliori vini frutto di viticoltura estrema con la finalità di promuovere e salvaguardare le produzioni di piccole aree vitivinicole che si caratterizzano per storia, tradizione e unicità, di grande valore ambientale e paesaggistico, dove si coltivano soprattutto vitigni autoctoni. Saranno ammessi tutti i vini prodotti da uve di vigneti che presentano almeno una delle seguenti difficoltà strutturali permanenti: altitudine superiore ai 500 mt slm, ad esclusione dei sistemi viticoli in altopiano; pendenze del terreno superiori al 30%; sistemi viticoli su terrazze o gradoni; viticolture delle piccole isole. Negli stessi giorni si svolgerà anche la quarta edizione dell’”Extreme spirits international contest”, dedicato ai distillati di origine vinicola provenienti dalle medesime zone eroiche, con l’obiettivo di valorizzare i prodotti, il territorio e “orientare il consumatore verso un bere responsabile e alla scelta di questi particolari alcolici di alta qualità”.

Vino, Cantina Kaltern lancia il settimo concorso “kunst.stuck”

Vino, Cantina Kaltern lancia il settimo concorso “kunst.stuck”Milano, 1 ago. (askanews) – Cantina Kaltern, la più grande Cantina sociale dell’Alto Adige, invita artisti emergenti e affermati ad interpretare la settima edizione di “kunst.stuck” (in italiano “opera d’arte”). Questo progetto è nato con la vendemmia 2014 e da allora ogni anno l’uva che meglio rappresenta l’opera d’arte della natura e che più entusiasma l’enologo (il kellermeister) per la sua qualità, viene destinata ad un vino realizzato in una tiratura limitata e con un’etichetta artistica.


Quest’anno il protagonista designato è il vitigno a bacca nera Schiava (Vernatsch), varietà autoctona che ha da sempre un ruolo importante a Caldaro. Compito dell’artista sarà ideare l’abito speciale per il “Vernatsch Doc 2023” che per questa occasione ha preso forma in due vigneti particolarmente significativi: un vigneto storico a pergola che ha più di cento anni, e un impianto di quindici anni allevato a guyot. Una combinazione tra tradizione e innovazione che ha ispirato il tema di quest’anno: “Un carattere attraverso le generazioni”. La Cantina che abbraccia il Lago di Caldaro con 440 ettari vitati e 590 soci, spiega che è possibile iscrivere le etichette fino alla mezzanotte del 15 settembre, dopodiché una giuria scelta da Cantina Kaltern selezionerà una prima rosa di opere che sarà visibile sul sito aziendale, dove si potrà votare la propria etichetta preferita dal 11 novembre al 10 dicembre, con la possibilità di ricevere premi. La presentazione ufficiale dell’etichetta del “Vernatsch Doc 2023” è prevista la prossima primavera. L’artista vincitore riceverà mille euro e potrà disporre degli spazi del winecenter di Cantina Kaltern per l’allestimento di una mostra personale.


Le varietà selezionate nelle edizioni passate del progetto “kunst.stuck” sono state il Pinot Bianco nel 2014 interpretato da Claudio Paternoster; il Cabernet Sauvignon nel 2015 con l’etichetta di Margit Pittschieler; il Kalterersee Classico Superiore del 2016 rappresentato da Stefano Mandato; il Merlot dalla vendemmia 2018 vestito da Anita Ladurner, il Pinot Grigio 2019 illustrato da Federico Petrolito e il Lagrein Riserva Doc 2020 con l’etichetta di Giuseppe Rametta.

Calabria prima regione ad ospitare “Vinitaly and the City” in trasferta

Calabria prima regione ad ospitare “Vinitaly and the City” in trasfertaMilano, 1 ago. (askanews) – La Calabria sarà la prima regione d’Italia ad ospitare “Vinitaly and the City” in trasferta: da venerdì 30 agosto a domenica 1 settembre, la versione itinerante dedicata ai wine-lover nell’ambito di un percorso sperimentale del Salone internazionale del vino di Verona, arriverà a Sibari, in provincia di Cosenza. L’evento, frutto dell’intesa tra Regione Calabria e Veronafiere Spa, con la collaborazione dei Parchi archeologici di Crotone e Sibari, sarà curato, sotto il profilo organizzativo, dall’Arsac, e si svolgerà al Parco archeologico di Sibari.


Alcuni appuntamenti saranno ospitati nel Museo archeologico nazionale della Sibaritide, “nel segno del legame forte tra il vino, il territorio e la sua storia”, come ha messo in luce il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto. “Siamo onorati di essere la prima regione d’Italia ad ospitare il format itinerante di ‘Vinitaly and the City’, al suo esordio lontano da Verona: una grande occasione per valorizzare e far conoscere sempre più al Paese e al mondo le nostre eccellenze enologiche, la nostra cultura, le nostre tradizioni” ha affermato il governatore, parlando di “un’opportunità preziosa anche nell’ottica della promozione turistica del territorio calabrese, della Sibaritide e in particolare del Parco archeologico di Sibari, perla meravigliosa della nostra Calabria”. “Il debutto del format di ‘Vinitaly and the City’ fuori dai confini di Verona non poteva trovare palcoscenico migliore di Sibari e del suo parco archeologico. Questa iniziativa è il frutto del rapporto di collaborazione che ci lega alla Regione Calabria e ai produttori vitivinicoli calabresi, ogni anno presenti al Vinitaly con una collettiva di oltre 80 aziende, alcune delle quali ci accompagnano anche nelle attività promozionali all’estero, come a Chicago” ha commentato il Dg di Veronafiere, Adolfo Rebughini, sottolineando che “‘Vinitaly and the City Calabria’ rappresenta un segno della progettualità inclusiva che da sempre caratterizza l’operato della Fiera di Verona, ma anche della capacità del”evento di rispondere alla crescente necessità di trovare strumenti validi per il marketing territoriale. Il vino, infatti, non è solo business – ha concluso – buona parte del suo valore e del suo potenziale narrativo è legata a terra, cultura e tradizioni, aggregazione e socialità, elementi che in Calabria trovano sintesi perfetta”.


“Siamo di fronte all’evoluzione di una parabola iniziata due anni fa con l’accordo di valorizzazione con il Consorzio tutela vini Dop Terre Di Cosenza, che l’anno scorso ha visto un intero mese dedicato alla cultura del vino in Magna Graecia ed in particolare nella Sibaritide” ha aggiunto il Direttore dei Parchi archeologici di Crotone e Sibari, Filippo Demma, evidenziando che “coglieremo l’occasione di estendere ulteriormente la notorietà del Parco, nel quale l’afflusso di visitatori è in crescita esponenziale da tre anni, ma soprattutto avremo modo di continuare la mission di diffusione presso il grande pubblico di contenuti culturali: l’iniziativa sarà accompagnata da aperture straordinarie notturne del museo, visite guidate, talk e iniziative che amplieranno la conoscenza del nostro Patrimonio presso il grande pubblico”.

Vino, Vinarius: d’estate tengono bianchi e spumanti, rosati in ripresa

Vino, Vinarius: d’estate tengono bianchi e spumanti, rosati in ripresaMilano, 1 ago. (askanews) – Buona tenuta del mercato dello spumante e dei vini bianchi e, rispetto al passato, una leggera ripresa dei rosati più freschi e leggeri. Questa la fotografia scattatata dall’associazione delle enoteche italiane Vinarius delle tendenze negli acquisti di vino di questa estate.


“Sono maggiormente richiesti i rosati classici, quindi quelli del Salento e i Chiaretto oltre qualche referenza dall’estero, in particolar modo dalla Francia” spiega il presidente Andrea Terraneo, aggiungendo che “soprattutto si confermano i più ricercati i rosati estivi, cioè quelli da bere un pochino più freschi, più leggeri, con una gradazione bassa o più bassa del solito”. Del resto, la tendenza da parte dei consumatori a ricercare vini con gradi alcolici meno elevati è ormai conclamata. “Come se si ricercasse in un certo senso della sostenibilità anche nel vino” continua Terraneo, che evidenzia come sebbene in questo periodo caldo i consumatori prediligano gradi alcolici non elevati, al momento non si registrano da parte degli enotecari particolari richieste di vino dealcolato.


Un trend rilevante riguarda “i rossi che possono sopportare il raffreddamento senza snaturarsi”. “Molto richiesti vini più delicati come gli Schiava e i Lago di Caldaro, e l’Ottavianello brindisino” precisa il presidente di Vinarius, che rappresenta oltre 120 associati in tutta Italia, evidenziando che “in questo senso è fondamentale l’ausilio dell’enotecario, che consiglia il cliente sulle temperature di servizio: mentre i rossi classici sono consigliati sempre a 18-20 gradi, quelli estivi possono essere serviti anche leggermente sotto i 18 gradi. Grazie all’ausilio del frigorifero – prosegue – possiamo evitare di bere vini rossi a temperatura ambiente, che in questo momento coinciderebbe con i 30 gradi e oltre. Naturalmente in questo caso, la glacette per mantenere la temperatura una volta fuori frigo è d’obbligo”.

Vino, Castel Juval Unterortl vince il “Concorso nazionale del Riesling”

Vino, Castel Juval Unterortl vince il “Concorso nazionale del Riesling”Milano, 1 ago. (askanews) – Il “Riesling Alto Adige Val Venosta Doc” di Castel Juval Unterortl si è aggiudicato il “Premio Riesling Oro”, il massimo riconoscimento attribuito dal “Concorso nazionale del Riesling”, giunto alla sua 19esima edizione e dedicato all’annata 2022.


Al secondo posto si è classificato il “Riesling Alto Adige Doc Harrer della Cantina Colterenzio, e al terzo, a pari merito, il “Riesling Alto Adige Valle Isarco Doc” di Taschlerhof, il “Riesling Renano Trentino DOC Warth” di Francesco Moser e il “Riesling dell’Oltrepò Pavese Doc Il Marinoni” di Cà del Gè. I venti esperti che componevano la giuria hanno degustato alla cieca 50 etichette, decretando anche i migliori Riesling di ciascuna regione vinicola. Per l’Alto Adige ha vinto il “Riesling Alto Adige Val Venosta Doc” di Castel Juval Unterortl, per il Trentino il “Riesling Renano Trentino Doc Warth” di Francesco Moser, per la Lombardia sempre il “Riesling Oltrepò Pavese Doc Il Marinoni” di Cà del Gè, e per il Piemonte il “Riesling Langhe Doc Al Bric” dell’Azienda Diego Pressenda.


“Anche da questa edizione è emersa tutta la capacità del Riesling di esprimere al meglio il carattere del terroir in cui cresce. Siamo sempre molto orgogliosi di riuscire a mettere in risalto, attraverso il Concorso che è ormai vicino all’anniversario dei 20 anni, tutte le potenzialità e le diverse sfumature di questo vitigno caratterizzato certamente da una forte individualità ma anche dalla capacità di portare nel calice il luogo in cui nasce” ha commentato la presidente della manifestazione, Magdalena Pratzner, aggiungendo che “il Riesling viene spesso definito come la regina delle uve bianche e in Val Venosta vi sono tutte le condizioni favorevoli per la sua coltivazione, ritengo che sia giusto dedicargli un evento che lo vada a celebrare al meglio, come la ‘Giornata del Riesling di Naturno’” La premiazione del Concorso aprirà la “Giornata del Riesling” in programma il 10 agosto nel borgo della Val Venosta (Bolzano), cui seguirà dalle 17 alle 20 la degustazione di tutti i vini che hanno partecipato a questa edizione del Concorso.


Foto di Santer Peter

Pomodoro da industria, accordo per la valorizzazione della filiera

Pomodoro da industria, accordo per la valorizzazione della filieraMilano, 31 lug. (askanews) – La valorizzazione e la tutela della filiera italiana del pomodoro da industria: è l’obiettivo dell’accordo di collaborazione firmato oggi da Coldiretti, Filiera Italia e dall’Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali (Anicav), associazione di rappresentanza dell’industria italiana di trasformazione del pomodoro del sistema Confindustria.


Tra i più rilevanti comparti dell’agroalimentare italiano, sia in termini di fatturato (oltre 5 miliardi di euro nel 2023) che di quantità prodotte (5.4 milioni di tonnellate nel 2023), grazie alla sua forte vocazione all’export, cui è destinato il 60% delle produzioni per una quota di circa 3 miliardi di euro, la filiera è riconosciuta in tutto il mondo come uno dei simboli del Made in Italy e riveste un ruolo strategico cruciale nell’economia nazionale. L’Italia è leader mondiale nella produzione e nell’esportazione di derivati del pomodoro destinati direttamente al consumatore finale. Dati che confermano quanto sia necessario promuovere e tutelare la filiera del pomodoro da industria, garantendo la distintività del prodotto 100% italiano, essenziale per il Paese. Va in questa direzione il documento di intenti finalizzato a promuovere e valorizzare l’intera filiera. “Lavoriamo per dare valore alle imprese agricole italiane della filiera del pomodoro. È dal nostro prodotto che prende vita una filiera strategica, tra le più imitate nel mondo. Insieme ad Anicav vogliamo promuovere un modello di filiera più equo e trasparente – commenta il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini -. Per questo chiediamo all’Europa un passo in avanti sull’origine in etichetta e di applicare il principio di reciprocità, combattendo lo sfruttamento ovunque in Italia così come nei prodotti importati. Collaboriamo in modo proficuo con le industrie che come noi vogliono dare valore al pomodoro 100% italiano”.


“All’inizio di una campagna di trasformazione del pomodoro caratterizzata da una serie di complessità, arriva questa importante intesa che vuole accendere i riflettori su una delle più importanti filiere italiane dell’agroindustria non sempre conosciuta e valorizzata per quello che realmente rappresenta – sottolinea Marco Serafini, presidente di Anicav -. Il documento, che pone l’accento su una serie di temi di interesse del comparto, si inserisce in un quadro di alleanze tra parte agricola e industria indispensabile per promuovere lo sviluppo della filiera del pomodoro e dei suoi derivati”. “L’intesa tra le nostre Organizzazioni – afferma Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav – si propone di valorizzare e rafforzare il pomodoro italiano sia all’estero che sul mercato interno, anche attraverso il sostegno congiunto al riconoscimento del Pomodoro Pelato di Napoli, garantendo ai consumatori che le nostre produzioni sono di qualità e 100% italiane con l’impegno a contrastare i pur limitati casi di frode”.


Soddisfazione anche dall’amministratore delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia: “Oggi realizziamo concretamente un vero patto di filiera esclusivo tra la produzione agricola nazionale e le imprese di trasformazione italiane, in una delle filiere più importanti del Paese. Insieme incentiveremo contratti a lungo termine, equi e trasparenti, in cui tutte le parti si impegneranno a generare e condividere equamente il massimo valore aggiunto. Lavoreremo sull’indicazione di origine in etichetta, rendendola obbligatoria in tutta Europa, e combatteremo senza compromessi l’ItalianSounding, sostenendo le denominazioni Dop e Igp già presentate (Napoli) e quelle future (Puglia). Insieme investiremo in ricerca, innovazione e promozione, offrendo una risposta di sistema vera e unitaria per il rilancio di uno dei prodotti cardine della dieta mediterranea”.

Vino, Oss. Uiv-Vinitaly: in I semestre -4,3% in Gdo Usa, Uk e Germania

Vino, Oss. Uiv-Vinitaly: in I semestre -4,3% in Gdo Usa, Uk e GermaniaMilano, 31 lug. (askanews) – Rallentano ancora le vendite di vino nei tre principali mercati della domanda mondiale, come rileva l’Osservatorio Uiv-Vinitaly su base Nielsen-IQ. Il saldo complessivo del primo semestre nella Grande distribuzione di Usa, Regno Unito e Germania segna un tendenziale dei volumi commercializzati a -4,3%, per un valore a 13,9 miliardi di euro (-1,5%). Per l’Italia il risultato tra gli scaffali è invece stabile ma non per questo soddisfacente, con volumi a +0,1% e un controvalore, ancora condizionato dall’inflazione, di 2,3 miliardi di euro (+0,9%). Rispetto a marzo, l’Osservatorio rileva una situazione peggiorativa accusata un po’ ovunque per effetto di un secondo trimestre in picchiata (volumi a -4,3%) e un conseguente calo nel semestre della domanda di vino tricolore negli Usa (-2,1%), in Uk (-1,5%) ma non in Germania(+2,7%), sostenuta in maniera decisiva solo dai frizzanti a basso costo. Al netto della crescita della tipologia frizzanti sulla piazza tedesca, il saldo del vino italiano nei tre Paesi segnerebbe una contrazione dell’1,6%.


“La maggior versatilità delle nostre produzioni ci ha permesso fare meglio dei competitor, ma la riduzione dei consumi si fa sempre più evidente” ha commentato il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, sottolineando che “a un vigneto moderno vanno corrisposte scelte manageriali altrettanto attuali: il futuro prossimo del vino italiano dovrà necessariamente passare dal contingentamento delle rese e da una analisi più puntuale dei mercati e dei consumatori, mai così fluidi come oggi”. Negli Usa, dove le vendite tricolori si assestano sui 973 milioni di euro, al -4,4% dei fermi-frizzanti (-2,5% in termini di valore) si contrappongono i soliti spumanti che, sull’onda del primo trimestre, rimangono positivi (+2,8%). E se nel carrello della spesa statunitense ogni quattro bottiglie di vino italiano una è di Prosecco (+4,3%), tra gli inglesi l’incidenza sale al 33%. Ma il pesante stop del secondo trimestre ha condizionato il parziale Uk di metà anno, sia nelle vendite di spumanti (-0,4% volume e -4,7% valore), sia dei fermi (-2,2% volume e +5,2% valore), per un complessivo di 845 milioni di euro. Sul mercato tedesco, l’Italia limita i danni di un mercato altrimenti asfittico grazie all’exploit dei “frizzantini” (+23,3% volume e +14,6% valore), complice un prezzo medio da saldi: 3,63 euro/litro (-7%).