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Biodiversità, a rischio 1 mln di specie. Enpa: serve strategia organica

Biodiversità, a rischio 1 mln di specie. Enpa: serve strategia organicaRoma, 22 mag. (askanews) – Un milione di specie animali e vegetali sono attualmente a rischio estinzione. Il dato, fornito dall’Onu, fotografa in tutta la sua gravità il rapido e drammatico declino della biodiversità in tutto il Pianeta. Incremento delle temperature, eventi climatici estremi, distruzione degli habitat, cementificazione, ma anche inquinamento e una crescente pressione antropica sono – come noto – le cause principali di questo declino. Per contrastare il quale le autorità nazionali e la comunità internazionale fanno ancora troppo poco: secondo un recente rapporto dell’Ocse per cercare quanto meno di invertire la tendenza sarebbero necessari circa 100 miliardi di dollari l’anno. «La crisi è globale e richiede dunque strategie di intervento globali con una efficace strategia di protezione della biodiversità, che invece continua ad essere sacrificata in nome del profitto. Questo – spiega Enpa – è evidente soprattutto a livello nazionale, poiché gli Stati promuovono spesso indirizzi politici antitetici rispetto a quello che dovrebbe essere il prioritario obiettivo di tutela degli animali e dell’ambiente». A pagarne le conseguenze sono soprattutto gli animali selvatici minacciati non solo dall’impatto antropico sugli ecosistemi e sul clima, ma anche dall’attività venatoria e da campagne persecutorie, veri pogrom, promossi in diversi Paesi». «Ma la crisi della biodiversità – osserva Enpa – va gestita e affrontata anche con mezzi culturali. Gli animali, soprattutto le specie selvatiche, non devono più essere considerati come una minaccia, un pericolo ma come una ricchezza; un elemento che contribuisce alla salute degli ecosistemi e da cui dipende la nostra stessa sopravvivenza. Se davvero vogliamo invertire la rotta rispetto alla situazione attuale, dobbiamo necessariamente cambiare prospettiva, considerando gli animali come tali, ovvero diversi da noi, e non attribuire loro categorie etiche e morali valide solo per la specie umana».

Remtech Expo,Paparella:eventi meteo possono causare danni profondi

Remtech Expo,Paparella:eventi meteo possono causare danni profondiRoma, 18 mag. (askanews) -“L’Emilia-Romagna in queste ore è colpita da un’alluvione senza precedenti. L’origine delle abbondantissime piogge sembra poter essere attribuito ad un fronte occluso lungo l’Adriatico, alimentato da un ciclone presente più a Sud, che martedì scorso ha richiamato aria fredda da Est. Tale particolare scenario ha generato piogge intense soprattutto in alcune aree dove sono caduti fino a 300mm di pioggia in 24 ore, pari alla pioggia che cade normalmente in due mesi. I terreni, già saturi dopo gli eventi straordinari dell 1-4 Maggio, non hanno avuto, in occasione di questo secondo evento straordinario, adeguata capacità di assorbimento delle precipitazioni che, in poco tempo, ha ingrossato irrimediabilmente i torrenti. In poche ore il livello dei torrenti è aumentato anche di 10 metri, generando, in taluni casi, rotture degli argini a discapito dei centri abitati e delle infrastrutture. Il Presidente e la Vice Presidente della Regione Emilia-Romagna, sin dai primi segnali di allerta, stanno lavorando alla messa in sicurezza dei cittadini soprattutto, in stretta collaborazione con la Protezione Civile. Ringraziamo chi è direttamente coinvolto nelle operazioni, siamo vicini ai cittadini della nostra Regione e ci mettiamo sin d’ora a disposizione per poter dare, come comunità specializzata, un contributo fattivo”. Lo dichiara in una nota la Geologa Silvia Paparella a capo del più importante appuntamento annuale sui temi del dissesto idrogeologico, RemTech Expo.

Giovani sempre più attenti a crisi climatica: serve agire insieme

Giovani sempre più attenti a crisi climatica: serve agire insiemeMilano, 27 apr. (askanews) – La maggioranza dei docenti (il 70%) ritiene che i ragazzi siano preoccupati per il futuro dell’ambiente e sensibili ai temi di salvaguardia dei mari e delle foreste. E’ quanto emerge dal sondaggio E.ON condotto in collaborazione con Pleiadi, partner dell’azienda per il progetto di education. La survey dimostra inoltre che le attività formative svolte a scuola per educare e sensibilizzare i ragazzi alle tematiche di sostenibilità ambientale influenzano attivamente i comportamenti e le priorità delle famiglie italiane (70%), evidenziando l’importanza che i giovani attribuiscono all’azione collettiva per il bene del pianeta.

“Partire dalle nuove generazioni e dall’azione condivisa e congiunta sono le direzioni che è necessario perseguire per tutelare l’ambiente e le risorse per la società di domani – ha commentato Frank Meyer, CEO di E.ON Italia -. La survey evidenzia come la cultura, la conoscenza, la concretezza e il lavoro di squadra siano le leve più efficaci per contrastare il cambiamento climatico. Proprio da qui parte la nostra ambizione di creare un Movimento Green nei confronti del nostro Pianeta”. I risultati del sondaggio Secondo oltre il 70% degli insegnanti intervistati da Pleiadi, i ragazzi delle scuole primarie e secondarie sono preoccupati per il futuro del pianeta. Di questi, l’80% è particolarmente attento alla salute dei mari e delle foreste. La sensibilità delle nuove generazioni, estremamente recettive ai cambiamenti, è strettamente collegata agli effetti evidenti del cambiamento climatico sulle temperature sempre più elevate e la scarsità di piogge che mette in pericolo la vegetazione locale e influenza il paesaggio a cui siamo abituati. “Come dimostrano i dati, trattare questi argomenti a scuola ha un’influenza anche sui comportamenti delle famiglie in ambito di sostenibilità ambientale e in generale sulla cittadinanza attiva – ha aggiunto Lucio Biondaro, CEO di Pleiadi – il ruolo della scuola e quindi del corpo docenti diventa quindi centrale e siamo felici che E.ON abbia sposato l’idea di investire nell’ecosistema educativo dando opportunità e approfondimenti”.

Un’attenzione che emerge anche da una conoscenza sempre più diffusa degli Obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU e consapevolezza circa la loro effettiva realizzazione. Per il 46% dei ragazzi, infatti, questi goal sarebbero poco realizzabili e troppo ambiziosi da raggiungere, mentre il 30% percepisce l’impegno delle comunità e delle istituzioni verso il compimento degli stessi. Questa sensibilità è così diffusa anche grazie alla formazione svolta nelle scuole che promuove l’adozione di comportamenti rispettosi dell’ambiente: secondo il 70% dei docenti la formazione, infatti, ha un impatto positivo sui comportamenti degli studenti nel contesto familiare. Un dato certamente in aumento rispetto al 2020, anno in cui, secondo la ricerca condotta da E.ON con Pleiadi e Meteo Expert, solo il 40% delle famiglie riteneva che la formazione e l’educazione a scuola avessero un impatto sulle scelte riguardanti sostenibilità.

Ciò conferma l’importanza di scuola e docenti, non solo per la formazione scolastica, ma anche per la costruzione di una società sempre più consapevole e sensibile alla salvaguardia dell’ambiente. Una salvaguardia che, secondo la survey, si manifesta con un’attenzione dei giovani: alla raccolta differenziata e lo spreco di acqua (per il 90% dei docenti intervistati), ai consumi di luce e gas (80%) e ad un’alimentazione sostenibile (65%). Infine, la survey, evidenza che ciò che stimola di più i ragazzi ad agire a favore del Pianeta è il lavoro di squadra: oltre il 60% dei giovani, infatti, percepisce l’azione collettiva come molto più impattante rispetto ai comportamenti dei singoli, riconoscendo l’importanza dell’aggregazione e della condivisione di valori comuni per un cambiamento positivo.

Italia, con questo ritmo emissioni azzerate solo tra 200 anni

Italia, con questo ritmo emissioni azzerate solo tra 200 anniMilano, 24 apr. (askanews) – Secondo i dati ricordati da Italy for Climate dal 2014 in Italia abbiamo tagliato in media ogni anno 2 milioni di tonnellate di gas serra: continuando così riusciremo ad azzerarle non prima del 2220, mentre l’obiettivo è quello di raggiungere la neutralità climatica al massimo al 2050. Lo scrivono gli attivisti di Ultima Generazione in occasione del lancio della nuova campagna di disobbedienza civile “Non Paghiamo il Fossile”.

Gli effetti dell’inazione politica e dell’accelerazione della crisi climatica – spiegano – sono evidenti già adesso: Comuni del Piemonte riforniti a gennaio con le autobotti, fiumi a secco e laghi in ritirata nel Nord Italia in pieno inverno, il Veneto che a marzo ha emanato l’ordinanza per carenza di disponibilità idrica, la difficoltà a seminare il riso in Pianura Padana, che sta scatenando una “contesa” per l’acqua tra i contadini. Questa situazione metterà il settore agricolo ancora più in crisi, con pesanti ricadute sulla tenuta di un settore strategico per il Paese e sulla quotidianità degli italiani. Il rincaro dei prezzi dei prodotti e della spesa finirà direttamente sulla tavola delle famiglie e porterà un aumento della povertà sociale. Secondo gli ambientalisti per contrastare gli effetti già drammatici della catastrofe climatica non basta un Commissario alla siccità e la solita cabina di regia interministeriale. Serve un intervento strutturale sulle cause: bisogna dirottare subito i 41,8 miliardi di euro (dato 2021) di soldi pubblici degli investimenti fossili, per mettere il sistema-Paese nelle condizioni di contrastare la siccità e il dissesto idrogeologico. Per questo Ultima Generazione chiede che i sovvenzionamenti pubblici ai combustibili fossili vengano immediatamente cessati.

Ice Memory: estratte 3 carote di ghiaccio, archivio del clima artico

Ice Memory: estratte 3 carote di ghiaccio, archivio del clima articoRoma, 20 apr. (askanews) – Nonostante gli ostacoli rappresentati dall’inattesa presenza di una falda acquifera nel ghiacciaio e da condizioni meteo estreme, la Fondazione Ice Memory annuncia che un team internazionale di scienziate e scienziati è riuscito ad estrarre tre carote di ghiaccio (cilindri di 10 centimetri di diametro profondi dalla superficie del ghiaccio fino alla roccia) dall’Holtedahlfonna, uno dei più estesi e elevati ghiacciai dell’arcipelago delle Svalbard. Il successo dell’operazione dovrebbe garantire la possibilità di analizzare e conservare un prezioso archivio del clima artico.

Oggi sono in corso le operazioni per trasferire in sicurezza persone, campioni e equipaggiamento dal campo remoto, installato a 1,150 metri di quota, fino alla stazione di ricerca di Ny-Ålesund, a 80 chilometri di distanza. Queste operazioni dovrebbero durare un paio di giorni, portando la durata complessiva della missione sul campo a 23 giorni. Guidata dall’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche, con scienziati dal Centro nazionale per la ricerca scientifica francese (Cnrs), l’Istituto polare norvegese (Npi), l’Università Ca’ Foscari Venezia e l’Università degli Studi di Perugia, la missione si sta dunque concludendo. Le tre carote di ghiaccio estratte – informa una nota – rappresentano un importante patrimonio scientifico e culturale nel contesto attuale di sensibile aumento delle temperature nell’Artico.

Due dei campioni saranno cruciali per comprendere meglio gli effetti del cambiamento climatico in una regione in cui gli impatti sono 4 volte più intensi rispetto alla media globale. Inoltre, la Fondazione Ice Memory preserverà una delle carote di ghiaccio per i secoli a venire in un apposito ‘santuario’ di Ice Memory in Antartide. Le future generazioni di scienziati avranno quindi accesso a campioni di elevata qualità per studiare nuovi indicatori legati alle condizioni ambientali del passato del nostro pianeta e per anticipare cambiamenti futuri, molto dopo che i ghiacciai saranno scomparsi a causa del cambiamento climatico. La Fondazione Ice Memory, che raccoglie, salva e gestisce carote di ghiaccio provenienti da ghiacciai minacciati per metterli a disposizione delle future generazioni di scienziati per decenni e secoli a venire, chiama all’azione la comunità scientifica. “Vedendo queste situazioni allarmanti in Artico, in Europa e nel resto del pianeta, ora abbiamo bisogno del contributo dei ricercatori per raccogliere rapidamente campioni dai ghiacciai in pericolo o per mettere in salvo in Antartide i campioni già raccolti, per conservare il loro contenuto di dati preziosi nel ‘santuario’ Ice Memory in Antartide”, è l’invito di Carlo Barbante, paleoclimatologo, vide presidente della Fondazione Ice Memory, direttore dell’Istituto di scienze polari del Cnr e professore all’Università Ca’ Foscari Venezia.

Per Anne-Catherine Ohlmann, direttrice della Fondazione Ice Memory “Ice Memory è un’iniziativa inter-generazionale che ci coinvolge tutti: scienziati, filantropi, organizzazioni internazionali… e il cui beneficio andrà ai nostri figli e nipoti. Se perdessimo questi archivi, perderemmo la storia dell’impatto dell’uomo sul clima. Perderemmo anche informazioni cruciali per scienziati e politici del futuro che dovranno prendere decisioni per il benessere della società. Dobbiamo collaborare per salvaguardare questo archivio per le generazioni future. Invitiamo i Paesi a collaborare con i loro scienziati facilitando l’accesso ai loro ghiacciai, di modo che la nostra generazione possa garantire questa preziosa eredità all’umanità di domani”. Il ‘santuario’ in Antartide sarà realizzato alla Stazione Concordia nel 2024-2025. Una grotta di neve sarà costruita alla stazione italo-francese Concordia, l’unica stazione di ricerca internazionale sul plateau antartico. Gestita dal Programma nazionale per le ricerche in Antartide (Pnra) e dall’Istituto polare francese, permette uno stoccaggio a -50°C e offre un sito con una superficie di circa 20 container, circa 300 metri quadrati. La prima grotta dovrebbe essere disponibile a ospitare i primi campioni di Ice Memory nel 2024-2025.

Nonostante la complessità del trasporto in Antartide, la soluzione – si sottolinea – è strategica per varie ragioni: garantirà una conservazione a lungo termine e ‘naturale’, senza consumo di energia per la refrigerazione, quindi proteggendo i campioni da quasiasi rischio di un’interruzione del freddo (guasti, crisi economiche, conflitti, atti di terrorismo ecc…); garantirà una gestione oculata dei campioni, combinata alle restrizioni all’accesso imposte dal sito remoto; garantirà lo stoccaggio in una regione polare gestita attraverso il Trattato Antartico, firmato da molte grandi nazioni e in cui le rivendicazioni territoriali sono congelate.

Insegnare il cambiamento climatico a scuola: sì dall’83% dei genitori

Insegnare il cambiamento climatico a scuola: sì dall’83% dei genitori


Insegnare il cambiamento climatico a scuola: sì dall’83% dei genitori – askanews.it



Insegnare il cambiamento climatico a scuola: sì dall’83% dei genitori – askanews.it


















Milano, 28 mar. (askanews) – Se i ragazzi si sentono preoccupati per le sorti legate all’ambiente, i loro genitori sono d’accordo ad introdurre il cambiamento climatico tra le materie nei programmi scolastici. Secondo quanto rivela il “GoStudent Future of Education Report 2023”, il lavoro realizzato da GoStudent, piattaforma leader al mondo di ripetizioni e formazione, l’83% degli adulti è favorevole affinché i propri figli possano avere maggiori informazioni su un tema tanto importante quanto attuale. Questo perché la società si trova ad affrontare delle sfide cruciali per il destino del pianeta e i giovani possono fare la differenza.

Tra di loro, però, aleggia una paura concreta riguardo al futuro della Terra: il 77% degli studenti tra i 14 e i 16 anni conferma questa sensazione. Anche il rapporto delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici evidenzia l’urgenza di agire tempestivamente se si vuole garantire un futuro sostenibile alle prossime generazioni poiché, per via del riscaldamento globale, i bambini nati in questo decennio trascorreranno la loro vita sottoposti a eventi meteorologici estremi. Gli stessi ragazzi sono d’accordo all’introduzione di tematiche green, da parte del proprio sistema scolastico, entro i prossimi cinque anni (72%). Inoltre il 76% degli intervistati vorrebbe che le strutture stesse diventassero maggiormente eco-friendly, adottando politiche virtuose e, possibilmente, sostenibili. In generale gli studenti in Italia partono già da una base importante di conoscenza sul tema del cambiamento climatico, e tocca l’81%. Nonostante ciò, anche loro, vogliono saperne sempre di più (74%).

“Quello che abbiamo notato nel report è che l’81% dei giovani in Italia vuole sentirsi protagonista di un cambiamento che possa portare ad una società più inclusiva e sostenibile. Gli studenti mostrano un profondo interesse verso la questione climatica e, nei prossimi cinque anni, possiamo immaginare che le scuole del Paese possano fornire loro i giusti strumenti per essere sempre aggiornati sulle questioni che gli stanno più a cuore”, ha affermato Ricardo Reinoso, Vice Presidente Global Sales di GoStudent.

Acqua, Pecoraro Scanio: dall’Onu un bicchiere mezzo vuoto

Acqua, Pecoraro Scanio: dall’Onu un bicchiere mezzo vuoto


Acqua, Pecoraro Scanio: dall’Onu un bicchiere mezzo vuoto – askanews.it



Acqua, Pecoraro Scanio: dall’Onu un bicchiere mezzo vuoto – askanews.it


















Roma, 27 mar. (askanews) – Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde e della rete Ecodigital era presente al Palazzo dell’Onu per Assemblea generale sull’Acqua e non nasconde una certa delusione per l’esito senza un documento impegnativo: “Se non è proprio un buco nell’acqua come ha voluto sottolineare il segretario generale dell’Onu è quanto meno un bicchiere mezzo vuoto o meno. Lanciare 700 impegni e parlare di grandi cifre è importante ma abbiamo visto come nella lotta al Climate Change queste dichiarazioni volontarie ci stiano portando al fallimento. L’acqua è emergenza mondiale per siccità, inquinamenti e alluvioni. Occorre più coraggio e l’assemblea generale di settembre deve avviare azione per trattato vincolante”.

Pecoraro Scanio poi aggiunge: “Il diritto all’acqua e all’igiene è ancora un sogno per oltre un miliardo di persone eppure disponiamo di risorse e tecnologie per ridurre lo spreco e gli inquinanti, per garantire distribuzione equa e efficiente, per misure di prevenzione da rischi idrogeologici” e sull’emergenza in Italia l’ex ministro dell’ambiente aggiunge: “La siccità è ormai una realtà da affrontare in modo stabile. Servono misure immediate e programmazione di interventi sostenibili rispettosi delle esigenze dei territori. Occorre evitare che nuove strutture commissariali si trasformino in poltronifici e in affarismo come per esempio mega-piani di dissalatori inquinanti, costosissimi e energivori”.