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Covid, positivi in aumento del 13% e tasso di positività al 16,3%

Covid, positivi in aumento del 13% e tasso di positività al 16,3%Milano, 6 ott. (askanews) – Aumentano i casi di Covid in Italia: secondo quanto emerge dal Report Settimanale del Ministero della Salute e dell’Iss, nella settimana compresa tra il 28 settembre e il 4 ottobre sono stati accertati 44.139 nuovi casi positivi, in aumento del 13,8% rispetto alla settimana precedente, quando erano 38.775. In salita anche il numero dei morti: 137, contro i 129 registrati nella settimana precedenti, con un aumento percentuale del 6,2%.

Il tasso di positività, calcolato sulla base dei 270.748 tamponi processati (+7,8% rispetto alla settimana precedente) sale al 16,3%, con una variazione di +0,9% rispetto alla settimana precedente (15,4%). In lieve aumento anche le ospedalizzazioni: il tasso di occupazione in area medica è pari a 5,0% (3.136 ricoverati), contro il 4,4% registrato il 27 sembre scorso, mentre il tasso di occupazione in terapia intensiva è salito all’1,1% (94 ricoverati), rispetto allo 0,9% del 27 settembre.“Il Covid è presente ma non sfonda. I dati di questa settimana confermano il trend, già registrato negli ultimi tempi, di un lieve incremento che, però, non incide sugli ospedali – spiega il Direttore Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute, Francesco Vaia -. La riapertura delle scuole, ad oggi, non sembra aver inciso più di tanto sull’andamento epidemiologico. Continuiamo, come Ministero della Salute, a tenere alta la guardia attraverso un sistema serrato di monitoraggio, pronti come sempre ad intervenire in qualsiasi momento fosse davvero necessario, con le misure più appropriate”.

 

Università Campus Bio-Medico Roma ospita Consiglio Direttivo Unindustria

Università Campus Bio-Medico Roma ospita Consiglio Direttivo UnindustriaRoma, 5 ott. (askanews) – L’Università Campus Bio-Medico di Roma ha ospitato il Consiglio Direttivo di Unindustria, un’occasione per discutere insieme dell’importanza della collaborazione costante tra imprese e Università sui temi della ricerca e dell’innovazione ma, soprattutto, per promuovere l’alta formazione ai fini di una nuova imprenditorialità. All’incontro hanno partecipato Angelo Camilli e Maurizio Tarquini, Presidente e Direttore Generale di Unindustria, Francesca Mariotti, Direttore Generale di Confindustria, Paolo Arullani, Presidente onorario dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e Andrea Rossi, Amministratore Delegato e Direttore Generale UCBM.

“Avvicinare la ricerca universitaria all’impresa, favorire una didattica più vicina al mondo industriale e far conoscere gli sbocchi professionali e le prospettive di crescita agli studenti. Con questi obiettivi abbiamo scelto di entrare come Università in Confindustria”, ha affermato il prof. Paolo Arullani che ha contribuito alla nascita e al consolidamento di questo rapporto, da oltre 20 anni nel Consiglio Generale di Unindustria e che, in occasione del trentennale dell’Università, lascia il testimone all’AD-DG Andrea Rossi. “Ci tengo a ringraziare il Presidente UCBM Carlo Tosti per la fiducia e il Presidente Angelo Camilli per aver consentito alla nostra Università di far parte ancora del Consiglio Generale di Unindustria accogliendo la mia candidatura – dichiara Andrea Rossi – come Ateneo, siamo fortemente convinti che solo se i percorsi formativi vengono costruiti in sinergia con le nuove esigenze delle aziende possiamo contribuire alla competitività del nostro sistema industriale. Come fatto dal prof. Arullani, continueremo a far crescere il “Sistema Campus” come un’impresa per le imprese, condividendo con il sistema imprenditoriale il valore etico della crescita e dell’innovazione”.

Tra le diverse iniziative in campo come segno concreto di questa sinergia il progetto della Fondazione Rome Technopole, il polo multi-tecnologico che riunisce gli Atenei di Roma e del Lazio, tra cui UCBM, fortemente voluto da Unindustria per alimentare la filiera di ricerca, formazione e innovazione in sinergia con il mondo imprenditoriale, nell’ambito di tre direttrici tematiche ad alta priorità per la Regione: la transizione energetica, la transizione digitale e i settori legati al biopharma e alla salute.

Indagine, in Italia 907mila con problemi vista ma difficoltà economiche

Indagine, in Italia 907mila con problemi vista ma difficoltà economicheRoma, 5 ott. (askanews) – Sono 968.000 in Italia le persone con difficoltà visive gravi e oltre 9 milioni quelle con difficoltà visive moderate. 907 mila persone in condizioni di difficoltà economica soffrono anche di difetti visivi non curati. Sono i dati del Report intitolato “Vedere meglio, vivere meglio, tutti. La povertà, le malattie della vista e la sfida per sconfiggerle in Italia e nel mondo entro il 2050”, presentato oggi, curato da Filippo Cruciani, oftalmologo e componente del comitato scientifico della Fondazione OneSight EssilorLuxottica Italia ETS (Ente Terzo Settore), in collaborazione con la società di ricerca Tolomeo su dati Istat. Si tratta della prima ricerca dedicata al tema della salute visiva, con particolare riferimento alle categorie sociali economicamente più svantaggiate. Dallo studio è emerso che l’1,9% degli intervistati lamenta importanti e gravi deficit della vista, e il 16,7% moderate difficoltà e menomazioni visive con variabili legati all’età, al genere e alla distribuzione geografica. La ricerca ha inoltre dimostrato la forte relazione tra fragilità sociale e difetti visivi non corretti, con conseguenti difficoltà di inclusione. Dallo studio emerge che il numero di persone con limitazioni della vista in difficoltà economica sono all’incirca 907 mila in tutta Italia, dei quali 91 mila hanno limitazioni gravi della vista. Più di un terzo di essi si concentra nel Sud Italia (332 mila), dove si registra anche il numero più elevato di persone in povertà assoluta. Di queste, dei circa 96 mila senzatetto rilevati dall’ultimo censimento Istat, si stima che il 13,8% abbia difetti visivi. Proprio in questo contesto si inserisce il lavoro della Fondazione OneSight EssilorLuxottica Italia, che riunisce le azioni filantropiche del Gruppo EssilorLuxottica.

Anche in un paese come l’Italia – è stato sottolineato nel presentare il lavoro – è importante educare la popolazione sull’importanza di controlli della vista regolari. L’attenzione delle persone nei confronti di queste tematiche, fino a quando non si manifestano malattie serie come la retinopatia, la cataratta e il glaucoma, è infatti modesta. I dati affermano che per 1 milione di persone che sono in cura per il glaucoma, ce ne sono almeno altre 500.000 che non diagnosticano la patologia, con gravi rischi di perdita della vista. La disinformazione implica anche una scarsa protezione dai raggi solari, soprattutto nei più piccoli. Basti pensare che in Italia solo il 25% dei bambini indossa regolarmente occhiali da sole contro il 58% di USA e il 77% di Francia. Eppure, l’assorbimento dei raggi ultravioletti è causa di problematiche a cornea, cristallino e retina in quanto i mezzi diottrici del bambino sono molto più trasparenti alla luce diretta e riflessa rispetto a quelli dell’adulto. Nel primo anno di attività, l’impegno della Fondazione è stato rivolto anche all’aiuto delle persone più fragili e sono già stati raggiunti importanti risultati in questo campo, garantendo il diritto alla vista a quante più persone possibile. Con l’iniziativa “Giornate della Vista” sono state allestite delle vere e proprie cliniche oculistiche temporanee ed è stato garantito l’accesso a un’assistenza oculistica di qualità a oltre 5.800 persone svantaggiate in tutto il territorio nazionale. Alle “Giornate della Vista” si è aggiunto nel 2023 il progetto “Ci vediamo a Corviale”, nel quale – con la collaborazione di IAPB Italia Onlus – ci si è concentrarti su aree urbane particolarmente disagiate con l’obiettivo di dichiararle “libere da problemi visivi”. Nel 2024 si realizzerà “Ci vediamo a Scampia” presso l’omonimo quartiere periferico di Napoli, in collaborazione con il Dipartimento di Oftalmologia dell’Università Federico II e l’associazione AIRO Onlus. Anche quando non è possibile agire sulle condizioni visive, la Fondazione ha scelto di impegnarsi per contribuire a migliorare l’integrazione sociale, e quindi la vita stessa delle persone con problemi visivi gravi, attraverso l’attività sportiva. Da questo impegno, è nata nella seconda parte dell’anno, la Judo Academy in collaborazione con FISPIC (Federazione italiana sport paralimpici per ipovedenti e ciechi) che si caratterizza per l’impegno profuso nello sviluppo dello sport, in particolare il judo, come importante leva di inclusione sociale.

In corsa 222 progetti per Premi sanità, c’è anche Metaverso

In corsa 222 progetti per Premi sanità, c’è anche MetaversoRoma, 5 ott. (askanews) – Sono in corsa 222 progetti da 92 aziende sanitarie pubbliche e private per la sesta edizione del Lean Healthcare Award, i premi della sanità.

I temi principali sono l’utilizzo del Metaverso per fornire un’esperienza di cura completa anche a distanza, telemedicina e business intelligence per l’analisi e la strutturazione dei progetti; e ancora idee sulla reingegnerizzazione del percorso del paziente chirurgico, modelli per la gestione dello spazio, dashboard per misurare il valore generato, nuovi modelli organizzativi per favorire la gestione di alcune patologie attraverso l’integrazione ospedale/territorio, progetti volti a favorire la crescita delle case di comunità, ospedali di comunità e assistenza domiciliare. Tra le tematiche più interessanti, spicca il percorso del paziente oncologico e l’empowerment delle figure professionali sanitarie come l’infermiere.   Adesso la palla passa alla giuria tecnica che dovrà scegliere i progetti che si sfideranno per accedere alla finale del 16 novembre, dove decreterà le aziende e i team vincitori del Lean Health Award 2023.    

Indagine: 2 pazienti su 3 insoddisfatti del dialogo con lo specialista

Indagine: 2 pazienti su 3 insoddisfatti del dialogo con lo specialistaRoma, 3 ott. (askanews) – Oltre 400 storie di pazienti con malattie croniche, analizzate passo passo, per individuare le criticità emerse nelle relazioni medico-paziente. L’indagine – condotta da Helaglobe in collaborazione con diverse associazioni di pazienti aderenti al progetto “Insieme per” – ha raccolto 414 narrazioni di persone con malattie croniche, in prevalenza infiammatorie o malattie genetiche rare, e dei loro caregiver, e rivela un percepito insoddisfacente della relazione con il medico, in particolare lo specialista, nel momento della prima comunicazione (la diagnosi) della malattia e nei successivi anni di terapia che si prolunga, in media, per poco meno di una decina d’anni. Circa un terzo dei pazienti ha una proiezione positiva sulla propria malattia, il restante si ‘cronicizza’ in modo pessimista sulla propria condizione. Complice anche le modalità di comunicazione del medico, spesso scarsamente empatico, motivante, coinvolgente. Il dialogo, più incentrato sulla cura della malattia, quali ad esempio i controlli da effettuarsi nel tempo o gli aspetti più burocratici della stessa, trascura invece parole e aspetti del lato umano della malattia, legati alla cura della persona, al suo coinvolgimento motivazionale a fronteggiare, reagire, resistere, gestire la propria condizione clinica, invece fattori determinanti. Il dialogo, dunque, capace di guarire è stato il tema al centro del Seminario Istituzionale “Dall’ascolto al dialogo: la relazione medico-paziente”, che si è svolto al Senato, promosso dalla senatrice Ylenia Zambito, segretaria della decima Commissione permanente (che si occupa di affari sociali e sanità).

“L’umanizzazione della medicina – ha detto Zambito – ha come punto di forza e di fulcro il concetto del ‘paziente al centro’, che tuttavia, sembrerebbe oggi vacillare. Invece, le parole del medico hanno anche la potenziale capacità di agire sul vissuto di malattia: influenzandone il presente, rielaborandone il passato, orientandolo al futuro, impostandone la nuova relazione con gli altri. La relazione positiva con il medico è un fattore di coping essenziale anche per il caregiver (genitore, figlio/a, marito/moglie, fratello/sorella), da cui poter trarre equilibrio e supporto per la convivenza con una situazione di patologia cronica, debilitante e grave, che spesso vive con difficoltà”. Dall’indagine oltre il 60% dei pazienti parla della propria malattia in termini di «illness» e non di «disease», raccontata non come mera alterazione della struttura e della funzionalità degli organi, bensì come esperienza che impatta sulla qualità della vita in termini di relazioni, cambio di abitudini, emozioni, rottura con il passato e visione del futuro. Solo la minoranza dei pazienti, all’incirca un terzo mostra una relazione positiva con la propria malattia, a fronte del restante per lo più ‘fermi’, se non regressi, sulla propria condizione di salute: un approccio e visione peggiorativi che hanno radice, spesso, nel vissuto della relazione con il medico specialista. “La comunicazione in Oncologia è una questione complessa – afferma Giordano Beretta, Presidente Fondazione AIOM -. Soprattutto oggi, in tempi di terapie innovative, è fondamentale costruire una solida relazione tra medici e pazienti, contraddistinta da lealtà e fiducia. È giunto il tempo di gettare le basi per una nuova alleanza terapeutica e per noi è importante che un ulteriore passo sia stato fatto oggi, in occasione di questo seminario, proprio nel mese per la prevenzione del tumore”.

Sorridere è un diritto: via a Campagna Operation Smile Italia ETS

Sorridere è un diritto: via a Campagna Operation Smile Italia ETSRoma, 3 ott. (askanews) – Il sorriso significa benessere psico-fisico. Per chi conosce direttamente ciò che significa nascere con una malformazione del volto, il sorriso è molto di più e può avere mille facce. Ecco perché, in occasione della Giornata Mondiale del Sorriso, che si celebra il 6 ottobre, la Fondazione Operation Smile Italia ETS – impegnata nel portare cure a pazienti affetti da labiopalatoschisi nel mondo – lancia la Campagna “I Mille Volti del Sorriso”, per raccontare le storie di chi, grazie a Operation Smile, ha potuto ricevere l’assistenza medica di cui necessitava ma anche di chi il sorriso lo porta. Grazie a una rete globale con più di 6mila volontari medici e operatori sanitari, di cui oltre 100 italiani, Operation Smile può contare sull’impegno di tante persone nel mondo per migliorare la qualità e l’accesso alle cure chirurgiche per tutti quei pazienti nati con malformazioni cranio-maxillofacciali nei Paesi a basso e medio reddito, dove nascere con questo tipo di patologia e significa di fatto essere condannati ad una vita di sofferenza e solitudine.

“In occasione della Giornata Mondiale del Sorriso, istituita per ricordarci la profondità e la bellezza di un gesto semplice, segno tangibile di umanità e amicizia tra le persone, vogliamo ricordare che sorridere è un diritto, avere accesso alle cure mediche è un diritto – afferma Marcella Bianco, Direttore Generale della Fondazione Operation Smile Italia ETS – nascere con una malformazione del volto nei Paesi a basso e medio reddito significa spesso vivere in condizioni di estrema difficoltà. Nei circa 40 Paesi in cui è presente, Operation Smile incontra un importante numero di bambini malnutriti ed emarginati, con difficoltà nel linguaggio e senza possibilità di ricevere cure per mancanza di personale medico qualificato o strutture adeguate. Il nostro obiettivo è aumentare gli investimenti sulla formazione del personale sanitario, sulle risorse e sulle strutture sanitarie, intervenendo in maniera efficace su un ampio panorama di specialità mediche: chirurgia, nutrizione, pediatria, ortodonzia e logopedia”. Operation Smile ad oggi ha condotto 151 programmi chirurgici in 28 Paesi, con una notevole presenza di personale medico-sanitario locale, formato sul modello multidisciplinare dell’Organizzazione per garantire cure mediche e chirurgiche gratuite ad alti standard di qualità e sicurezza. Ha fornito assistenza medica e chirurgica a 20.776 pazienti, tra cui cure odontoiatriche, logopedia, assistenza psicosociale e supporto nutrizionale nei 35 Centri di cura presenti in 20 Paesi ed ha fornito a circa 40mila pazienti oltre 151mila consultazioni specialistiche complete, compresa l’assistenza medico-chirurgica.

Al Gemelli arriva la mostra itinerante “Invisible Body Disabilities”

Al Gemelli arriva la mostra itinerante “Invisible Body Disabilities”Roma, 3 ott. (askanews) – Vivere con una malattia infiammatoria cronica intestinale (MICI), come la malattia di Crohn o la rettocolite ulcerosa (RCU), non è facile perché queste patologie hanno un impatto profondo non solo sul fisico, ma anche sulla vita quotidiana, sulla socializzazione e sull’affettività, sull’essere persona in una vita di relazione. Sono queste le disabilità invisibili che vivono in silenzio i pazienti con MICI, alle quali la fotografa Chiara De Marchi, lei stessa affetta da RCU dall’età di 21 anni, ha cercato di dare corpo e voce attraverso una serie di bellissimi scatti in bianco e nero, raccolti nel libro ‘Women fighters’, che rappresenta un inno alla resilienza e alla rinascita di tante donne. La mostra itinerante ‘Invisible Body Disabilities’ fa tappa il 5 ottobre in Fondazione Policlinico Agostino Gemelli IRCCS e darà modo a medici, pazienti e pubblico di confrontarsi su questi temi in un incontro presso la Hall del Policlinico. Invisible Body Disabilities, che gioca con l’acronimo IBD, il termine inglese per MICI (Inflammatory Bowel Diseases), è una campagna di sensibilizzazione itinerante nata nel 2017, che mira proprio a portare a galla queste invalidità invisibili, nutrite di frustrazioni e depressione e a far conoscere meglio queste malattie e il vissuto dei pazienti. Nell’impianto della mostra, le cicatrici lasciate dalla malattia e dal chirurgo dialogano con le disabilità invisibili delle donne, ritratte nella loro metamorfosi fisica e dell’anima. Donne spesso giovani, in età fertile, nelle quali ai problemi inerenti alla malattia si aggiungono tutte le preoccupazioni relative ad un desiderio di maternità che può essere frustrato a lungo o rimanere solo un sogno.

“La malattia stessa, eventuali conseguenze di un intervento chirurgico e a volte anche i farmaci stessi – spiega il professor Franco Scaldaferri, direttore della UOS IBD di Fondazione Policlinico Gemelli – possono frapporsi tra il legittimo desiderio di una donna di diventare mamma e la realizzazione di questo sogno. E questo naturalmente crea un’altra ‘disabilità invisibile’ che impatta notevolmente sul vissuto di una giovane donna. Ma questo non è sempre il caso naturalmente. Anzi, il nostro ambulatorio delle MICI è particolarmente ‘fertile’ e in questi anni abbiamo assistito alla nascita di tanti bambini”. “Le MICI- riflette il dottor Daniele Napolitano, infermiere case manager MICI presso il CEMAD di Fondazione Policlinico Gemelli e componente del Consiglio Nazionale di AMICI Italia – sono una battaglia quotidiana che molti pazienti cercano di combattere da soli. Ma i medici del CEMAD e l’associazione pazienti AMICI vogliono essere al loro fianco per aiutarli a combattere insieme. Entrare a far parte di AMICI Italia come paziente, mi ha anche aiutato sul piano professionale ad avere un engagement migliore con i pazienti”. Presso il Centro Malattie Apparato Digerente (CEMAD) di Fondazione Policlinico Gemelli sono assistiti oltre duemila pazienti (oltre il 60% ha un’età compresa tra i 20 e i 50 anni) affetti da MICI (Crohn e rettocolite ulcerosa) e altri 200 sono in trattamento con farmaci sperimentali all’interno di trial clinici di fase 2-3 riguardanti malattia di Crohn, rettocolite ulcerosa e pouchite acuta. In Italia le persone affette da MICI sono circa 250.000. “Ma si tratta di una stima per difetto – sostiene il dottor Scaldaferri – perché questi sono i dati desunti dal codice di invalidità 009, che non comprende tutti i pazienti con MICI, per i quali non si dispone ancora di un registro nazionale. Secondo stime recenti, entro il 2030 in Italia potrebbero essere oltre 400 mila le persone affette da queste condizioni”. E anche la diagnosi non è sempre facile. “Mentre per la rettocolite ulcerosa – spiega ancora Scaldaferri – vale l’aforisma ‘non c’è RCU senza sangue e senza scariche diarroiche’, la diagnosi di malattia di Crohn può essere molto più complessa perché a volte all’esordio i sintomi sono sfumati e possono confondersi con un malassorbimento o con un colon irritabile; altre volte l’esordio invece è iperacuto e la diagnosi diventa più immediata”. “Quello del Policlinico Gemelli – ricorda il professor Antonio Gasbarrini, Direttore della Unità Operativa Complessa di Medicina Interna e Gastroenterologia presso la Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS e Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma – è uno dei principali centri in Italia ed Europa per la ricerca e la cura delle MICI. La nostra scuola ha lavorato con un approccio multidisciplinare, psicologico e nutrizionale, oltre a quello farmacologico con farmaci tradizionali e innovativi e si è da sempre distinta per l’attenzione alla persona. E quando queste patologie si manifestano in forma grave, chirurghi, endoscopisti, radiologi e altri specialisti devono lavorare di concerto con i gastroenterologi per una presa in carico integrata dei pazienti. Questi aspetti sono cruciali nella gestione delle persone affetti da MICI e vanno valorizzati sul piano clinico-assistenziale e organizzativo, sia a livello locale, che nazionale”.

Giornata Dono, Lega Filo d’Oro: oltre 475.000 sostenitori attivi

Giornata Dono, Lega Filo d’Oro: oltre 475.000 sostenitori attiviRoma, 2 ott. (askanews) – “Donare è un nobile atto di generosità in grado di cambiare la vita di tante persone che non vedono e non sentono e delle loro famiglie. È un importante gesto di altruismo che rende felice non solo chi ne beneficia, ma anche chi lo fa, soprattutto perché quel gesto racchiude un significato più grande”. In occasione della Giornata Nazionale del Dono (4 ottobre), la Fondazione Lega del Filo d’Oro vuole ricordare l’importanza dei suoi 475.083 donatori attivi che nel corso del 2022 sono stati accanto alle persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali e nello stesso giorno organizza la XV edizione della Giornata del Sostenitore, l’annuale appuntamento pensato per i donatori che vogliono conoscere da vicino l’impegno e il lavoro della Fondazione.

Quello dei sostenitori privati – sottolinea una nota – è un contributo fondamentale che permette all’Ente di poter proseguire nelle attività e pianificare risposte sempre più efficaci per i propri utenti, garantendo servizi di qualità. Consente inoltre di volgere lo sguardo agli obiettivi futuri non solo attraverso la crescita delle competenze e dei servizi erogati, ma anche mediante una presenza sempre più capillare sul territorio grazie all’apertura di nuovi Centri e Sedi Territoriali. Nel 2022 le donazioni dei sostenitori privati – individui, aziende o fondazioni – hanno permesso di coprire circa l’81% dei costi sostenuti dalla Fondazione, confermando la netta e crescente prevalenza dei contributi privati rispetto a quelli pubblici. In particolare, la rete dei sostenitori privati oltre a supportare l’erogazione dei servizi diagnostici, riabilitativi ed educativi, rende possibile attività quali la ricerca scientifica in ambito educativo-riabilitativo; il monitoraggio dei bisogni degli utenti per l’evoluzione degli interventi; le attività di sollievo alle famiglie; la formazione e lo sviluppo delle competenze del personale e dei volontari; la creazione di reti territoriali per l’autonomia e l’inclusione sociale degli utenti; la relazione con gli Enti e le Organizzazioni sul territorio. “È grazie alla solidarietà e alla generosità di tanti se la Lega del Filo d’Oro è riuscita ad aumentare e differenziare i suoi interventi, mantenendo sempre alto lo standard dei propri servizi – dichiara Rossano Bartoli, Presidente della Fondazione Lega del Filo d’Oro – seppur anche quest’anno a distanza, non potevamo non accogliere e ringraziare i tanti sostenitori che ogni anno scelgono di stare accanto a chi non vede e non sente, dedicando loro la “XV Giornata del Sostenitore”. Perché il nostro lavoro è da sempre orientato a valorizzare le potenzialità di ciascuna persona, andando oltre i limiti tracciati dalla disabilità, e i nostri donatori ci permettono di crescere e di fornire risposte sempre più concrete ai loro bisogni”.

Tra i principali strumenti di raccolta fondi si confermano il preziosissimo 5 per mille – lo scorso anno la Fondazione è risultata quarta in Italia per numero di preferenze accordate dai contribuenti, che sono stati 257.504, oltre 27mila in più rispetto all’anno precedente – e i lasciti testamentari e le polizze vita, che continuano a rappresentare un canale importante per il finanziamento dello sviluppo dell’Ente, con 121 pratiche aperte nel 2022.

Salute, CardioRace: a Capannelle 2.000 runners e oltre 800 check-up gratuiti

Salute, CardioRace: a Capannelle 2.000 runners e oltre 800 check-up gratuitiRoma, 2 ott. (askanews) – Sport, salute e prevenzione attraverso check-up di prevenzione cardiovascolare con elettrocardiogramma ed ecocardiogramma; trattamenti osteopatici, massaggi fisioterapici; controllo della vista e dell’udito; consulenze nutrizionali e psicologiche; screening gratuiti di prevenzione oncologica per tumori cutanei; controlli di prevenzione per il tumore al seno.

Questa è CardioRace, manifestazione per la sensibilizzazione alla salute del cuore promossa sotto l’egida dell’INRC, Istituto Nazionale per le Ricerche Cardiovascolari, nello scorso weekend a Roma, nella splendida cornice dell’ippodromo di Capannelle. Un evento organizzato dalla DreamCom, società leader nella comunicazione e nell’organizzazione di eventi nel settore salute, in occasione della Giornata mondiale del cuore, che si celebra ogni anno il giorno 29 settembre. Giunta alla settima edizione, CardioRace ha visto quest’anno numeri da record: oltre 2.000 i partecipanti (lo scorso anno furono 900 i runners) con 800 screening cardiologici e oltre 1.500 consulenze specialistiche effettuate. Nella giornata di sabato si è svolto un convegno su alimentazione, sport e salute del cuore, lezioni di nutrizionisti, classi di pilates e yoga con esperti del settore e corsi di pronto soccorso e disostruzione delle vie aree nel lattante, adolescente e adulto.

Domenica le gare podistiche per tutte le categorie con 2.000 runners pronti a sfidarsi nella 14,980 km (competitiva e non), 10,060 km (competitiva e non), 5,240 km (passeggiata o corsa amatoriale), Kids Run (1 km), corsa amatoriale per bambini e ragazzi. Per il prof. Francesco Fedele, presidente dell’Istituto Nazionale per le Ricerche Cardiovascolari, “lo sport promuove il benessere psico-fisico, in particolar modo il benessere dell’apparato cardiovascolare, e ci ricorda l’importanza della prevenzione. Spero proprio che gli screening cardiovascolari siano istituzionalizzati: recentemente è stato fatto per gli screening per il diabete di tipo 1 e per la celiachia, penso che anche per le malattie cardiovascolari – ad esempio un elettrocardiogramma, nelle scuole, per i ragazzi sopra i 14 anni – dovrebbe essere istituzionalizzato lo screening”.

Per il prof. Aldo Morrone, presidente dell’Istituto Internazionale Scienze Mediche Antropologiche e Sociali (IISMAS), “CardioRace è stata una straordinaria occasione per permettere a tutti i cittadini – oltre che a partecipare a una gara di corsa – di poter eseguire prevenzione per le malattie cardiache ma anche per altre specialità, come quella dermatologica. Noi dell’Istituto Internazionale di Scienze Mediche Antropologiche e Sociali, IISMAS, abbiamo partecipato per dare il nostro contributo sulla prevenzione delle malattie dermatologiche, con attenzione a quelle infiammatorie – come la dermatite atopica e la psoriasi -, ma in particolare nei confronti dei tumori della pelle”. Le malattie cardiovascolari. Ogni anno le malattie cardiovascolari uccidono più di 4,3 milioni di persone in Europa e sono causa del 48% di tutti i decessi (54% per le donne, 43% per gli uomini). Numerosi aspetti riguardanti gli stili di vita, come fumo, dieta, sedentarietà e consumo di alcolici, sono corresponsabili di questo quadro. Ogni anno il fumo di sigaretta uccide più di 1,2 milioni di persone, e per 450 mila fumatori la causa del decesso è un evento o una malattia cardiovascolare. Oltre agli stili di vita scorretti, ci sono fattori di rischio per le malattie cardiovascolari di tipo patologico o fisiologico, come il diabete, l’ipertensione, l’ipercolesterolemia. Perché un evento sul cuore? I problemi al cuore non riguardano solo le persone anziane. Ogni anno 1.000 ‘under 35’ perdono la vita a causa della morte improvvisa cardiaca, e 1 adolescente su 100 è a rischio. Si tratta di difetti congeniti (anomalie delle arterie coronarie o del tessuto di conduzione) o malattie genetiche (cardiomiopatie) che non possono essere facilmente identificate, anche dal più bravo cardiologo, senza uno screening elettrocardiografico. CardioRace è un evento che vuole sensibilizzare l’opinione pubblica su questi temi, trattando ogni aspetto relativo al cuore, dalla sana e corretta alimentazione, allo stress; dall’attività fisica, ai fattori di rischio.

I patrocini. Con il patrocinio di Parlamento europeo, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dello Sport, Ministero Agricoltura, Sovranità Alimentare e foreste, CONI, Sport e Salute, Regione Lazio, IISMAS (Istituto Internazionale Scienze Mediche, Antropologiche e Sociali), Assessorato ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda del Comune di Roma, Università “La Sapienza” di Roma. Con la partecipazione di Ministero della Salute, CREA – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, Asl Roma 2, Croce Rossa Italiana, Donatorinati – Polizia di Stato e altre trenta aziende pubbliche e private.

”Hai mai visto un unicorno?”, un cortometraggio per parlare di SMA

”Hai mai visto un unicorno?”, un cortometraggio per parlare di SMARoma, 29 set. (askanews) – Aurora ha 6 anni e parla, ride, mangia da sola. Antonio ne ha uno e si alza in piedi, sfoglia i primi libri. Sono gesti quotidiani e apparentemente semplici, ma straordinari se si pensa che hanno la SMA1, la forma più grave di atrofia muscolare spinale, una patologia genetica rara che indebolisce progressivamente i muscoli rendendo difficili gesti quotidiani come sedersi e stare in piedi, nei casi più gravi deglutire e respirare. Due storie impensabili fino a qualche anno fa e oggi incredibilmente possibili grazie ai progressi della scienza e delle terapie. Sono loro i piccoli protagonisti del cortometraggio “Hai mai visto un unicorno?”, prodotto da Famiglie SMA, Osservatorio Malattie Rare (OMaR) e GoGo Frames al centro di una proiezione speciale organizzata a Palazzo Merulana. Il documentario è stata l’occasione per guardare al futuro della patologia durante un confronto tra clinici e rappresentati istituzionali durante l’evento realizzato da Famiglie SMA e OMaR – Osservatorio Malattie Rare con il contributo non condizionante di Novartis e il patrocinio dei Centri Clinici NeMO. Un appuntamento organizzato non a caso nel mese di sensibilizzazione dello Screening Neonatale Esteso (SNE). La diagnosi tempestiva è infatti al momento l’arma più importante per contrastare l’atrofia muscolare spinale e si realizza grazie allo screening neonatale: un test genetico che individua nel bambino appena nato la presenza della SMA, permettendo di intervenire prima che si manifestino i sintomi e si verifichino i danni gravi e irreversibili tipici della patologia. Era il 2019 quando è iniziato il primo progetto pilota di Screening e il 2021 quando il Gruppo di lavoro presso il Ministero della Salute ha dato il suo parere positivo per estenderlo in tutta Italia. Ad oggi manca però ancora il decreto per rendere questo diritto effettivo per tutti i nuovi nati del nostro Paese ed è al momento garantito solo in sette Regioni. “Un colpevole ritardo normativo che crea gravissime disuguaglianze”: afferma Francesco Saverio Mennini, Professore di Economia Politica ed Economia Sanitaria presso l’Università di Roma Tor Vergata. Il docente sottolinea l’importanza del valore della vita e la responsabilità del sistema sanitario italiano nel garantire uguali diritti. “Lo screening neonatale unito a terapie altamente avanzate è un binomio che garantisce qualità di vita, speranza, futuro e nuova vita alle famiglie”. “Gli enormi progressi delle terapie per la SMA hanno consentito negli ultimi sei anni di assistere a una vera e propria rivoluzione copernicana che ha cambiato radicalmente la prospettiva dei pazienti e delle loro famiglie: sottolinea Marika Pane, Professoressa Associata di Neuropsichiatria infantile all’Università Cattolica e Direttrice del Centro Clinico Nemo Pediatrico della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS. “Oggi si sta delineando una vera e propria “SMA 3.0″, quella dell’epoca dello screening neonatale universale, in cui avremmo una diagnosi non più basata sulla gravità clinica, ma sulla presenza di un difetto genetico (l’assenza del gene SMN1). Indipendentemente dall’approccio terapeutico, i dati oggi disponibili indicano infatti in maniera incontrovertibile che quanto più precocemente si interviene con i trattamenti, tanto maggiore è la loro efficacia. Se le terapie sono somministrate prima della comparsa dei sintomi, come avviene con una diagnosi precoce grazie allo screening neonatale, i bambini riescono a compiere le stesse tappe di sviluppo motorio dei loro coetanei sani”. “Il cortometraggio e il confronto a seguire sono occasioni per noi importantissime”: afferma la Presidente di Famiglie SMA Anita Pallara. “Perché abbiamo l’opportunità di raccontare la vita e normalizzare la quotidianità delle nostre famiglie facendo emergere l’impatto delle terapie. La SMA sta cambiando rapidamente grazie ai progressi della scienza ma le risposte istituzionali non riescono a tenere il passo. La mancata estensione dello screening neonatale in tutta Italia è una sconfitta per tutti e crea una grave disparità”. “Negli ultimi anni Osservatorio Malattie Rare ha cercato di cambiare il modo in cui si raccontano le malattie rare e la disabilità, mettendo al centro le persone, le loro storie e quotidianità”: evidenzia Francesca Gasbarri, Digital and Social Media di OMaR. “Oggi, al centro del nostro racconto ci sono due bambini, Antonio e Aurora. Guardiamo da vicino la loro quotidianità e celebriamo i loro nuovi orizzonti di vita resi possibili dai progressi della scienza”.