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Restauro habitati marini, al via mappatura della costa italiana

Restauro habitati marini, al via mappatura della costa italianaMilano, 29 feb. (askanews) – Prende il via il più grande progetto di mappatura e ripristino degli ecosistemi marini, il piano MER (Marine Ecosystem Restoration) del PNRR, che l’Istituto di ricerca Ispra definisce “un vero e proprio laboratorio di restauro degli habitat e osservatorio dei fondali che traccerà la rotta per interventi futuri”. Il verbale di consegna e avvio delle prestazioni in via d’urgenza per lo svolgimento delle attività riguardanti i rilievi LiDAR batimetrici e le indagini geofisiche di completamento è stato sottoscritto dalla stessa Ispra, nell’ambito del progetto MER.


“Il progetto di mappatura delle nostre coste compie il primo passo, grazie alla tecnologia LiDAR creeremo l’Atlante digitale dei nostri mari”, afferma il Presidente di ISPRA, Stefano Laporta. “Con il piano MER, l’Ispra ha avviato un ambizioso pacchetto di interventi per la tutela e la valorizzazione dell’ecosistema del Mediterraneo. Tra questi rientrano le attività con il sensore LiDAR, uno dei pilastri su cui si fonda il nostro programma straordinario di restauro dei mari. Grazie ai rilievi condotti su tutta la costa per un totale di 7.500 km, senza precedenti in Italia in termini di estensione ma anche di dettaglio, avremo informazioni estremamente preziose sia nell’ambito della scoperta di nuove specie e habitat che nell’ambito della conformazione dei fondali per la geotermia”. “Il sensore LiDAR ci consentirà di creare lo scrigno in cui custodiremo la biodiversità marina”, aggiunge Maria Siclari, direttore generale di ISPRA. “La mappatura degli habitat marini profondi si occuperà di censire anche più di 70 monti sottomarini, da 500 fino a 2.000 metri di profondità, indagando aree che non sono mai state monitorate e sono quasi completamente sconosciute. Grazie a questo progetto potremo identificare gli habitat marini costieri con una elevata risoluzione e fornire informazioni dettagliate sulla batimetria e la morfologia della costa, consentendo di effettuare previsioni affidabili sui fenomeni di erosione costiera e la vulnerabilità delle coste in caso di eventi estremi quali le mareggiate e le inondazioni costiere”.


Dai campi di ormeggio alla rimozione delle reti fantasma, dal ripopolamento delle ostriche alla nuova nave oceanografica, sono svariati i progetti realizzati da Ispra per il piano MER. Con l’avvio delle prestazioni per lo svolgimento delle attività riguardanti i rilievi condotti tramite la tecnologia LiDAR, il piano MER (finanziato nell’ambito del PNRR con un fondo da 400 milioni di euro per il periodo 2022-2026) è in fase sempre più avanzata: sono stati stipulati – si legge in un comunicato – tutti gli accordi per realizzare i campi di ormeggio che costituiscono un rilevante strumento per la tutela degli habitat di pregio marino costieri e che consentono la mitigazione e l’eliminazione del disturbo legato all’ancoraggio e al conseguente danneggiamento dei fondali. Ispra ha approvato 18 progetti che coinvolgono aree marine protette, Parchi Nazionali e oltre 29 Zone Speciali di Conservazione secondo l’Unione Europea, dove verranno installati, entro il 2026, 91 campi ormeggio per un totale di 1769 ormeggi. La realizzazione di aree di sosta precostituite, dove è vietato l’ancoraggio sul fondo marino, con gavitelli assicurati al fondale da sistemi a basso impatto ambientale e visivo sarà progettata a tutela delle zone con fondali sensibili (fanerogame marine, coralligeno), delle aree con presenza di specie bentoniche protette e di interesse comunitario.


E’ stata inoltre aperta la procedura per affidare il servizio di rimozione e conferimento delle cosiddette “Ghost Nets”, le reti fantasma e tutti gli attrezzi da pesca abbandonati in mare. I dati ISPRA mostrano che l’86,5% dei rifiuti in mare è legato alle attività di pesca e il 94% di questi sono reti abbandonate, alcune addirittura lunghe chilometri. Ecco perché l’Istituto ha già avviato le attività di monitoraggio per identificare con precisione i siti critici per la rimozione di questi oggetti e preservare la flora e la fauna locale: una procedura che coinvolgerà una squadra di subacquei altamente specializzati e che prevederà anche l’impiego di strumentazioni avanzate come ROV, Multibeam e Side Scan Sonar. Le operazioni subacquee saranno condotte tra i 20 e i 70 metri di profondità, nel rispetto di un rigoroso piano di sicurezza. Il piano, che include la rimozione, la raccolta, il trasporto, lo smaltimento e il riciclo degli attrezzi da pesca e acquacoltura abbandonati, durerà 28 mesi, con scadenza entro il 30 giugno 2026. Ispra lo definisce “un passo significativo nella tutela del nostro prezioso ecosistema marino”. Avviato anche l’allevamento di un milione di larve di ostriche in vista della ricostruzione dei banchi di ostrica piatta europea (Ostrea edulis, una specie autoctona dell’Adriatico), in cinque regioni italiane: Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche e Abruzzo. A livello globale, si stima che l’85% dei banchi naturali di ostriche sia andato perduto, rendendo questo habitat uno dei più minacciati al mondo. Le ostriche hanno la capacità di costruire veri e propri reef calcarei, cioè l’equivalente, alle nostre latitudini, delle scogliere coralline tropicali, per questo sono chiamate “ingegneri ecosistemici”.


A breve sarà pubblicato il bando di gara per la fornitura della nuova nave da ricerca oceanografica, frutto di un lavoro congiunto svolto grazie alla preziosa collaborazione con la Marina Militare, in particolare Maristat e NAVARM. Si tratta di un’unità dotata di tecnologie all’avanguardia in grado di svolgere attività di monitoraggio in acque profonde con ROV (Remote Operating Vehicle fino a 4.000 m di profondità), AUV (Automated Unmanned Vehicle fino a 3000 m di profondità) e strumenti acustici ad altissima risoluzione. Il tutto utilizzando tecnologie sostenibili quali la propulsione diesel-elettrica, certificazione di classe green-plus e, non da ultimo, una certificazione di classe silenziosa per garantire un monitoraggio affidabile del rumore sottomarino. Ed è infine in costruzione la piattaforma informativa che consentirà la completa fruibilità di tutte le informazioni e dati acquisiti con il progetto MER, di valutare la sostenibilità delle attività marine e di pianificare le misure di mitigazione necessarie per affrontare le sfide poste dai cambiamenti climatici nel Mar Mediterraneo.

A ottobre a Reggio Emilia il Volare International Airshow & Expo

A ottobre a Reggio Emilia il Volare International Airshow & Expo

Milano, 28 feb. (askanews) – Debutterà a ottobre, a Reggio Emilia, il Volare International Airshow & Expo, prima manifestazione italiana dedicata all’Aviazione e all’Aerospazio.


Attese 80mila persone per quello che si propone di essere l’evento dell’anno: ospitato presso l’Aeroporto di Reggio Emilia e l’adiacente Iren Green Park – gestito da C. Volo Spa – accoglierà per 4 giorni (da giovedì 3 a domenica 6 ottobre) il mondo dell’Aviazione e offrirà sia intrattenimento e divertimento per gli appassionati e i neofiti, sia possibilità di business per gli addetti ai lavori. Il progetto di Volare ha l’obiettivo di promuovere la cultura del volo a ogni livello e diventare un appuntamento ricorrente – inserito nella programmazione europea del settore – in grado di ospitare e racchiudere, in un’unica manifestazione, tutte le anime del volo, dall’amore dei semplici appassionati all’aspetto più professionale e specialistico.


“Un’occasione davvero unica, la prima in Italia, per valorizzare e mettere in mostra l’industria aeronautica e aerospaziale italiana, accendere l’attenzione sulle competenze e le industrie del nostro territorio contribuendo alla crescita e alla competitività del settore aerospaziale Made in Italy ed esplorare il futuro della tecnologia aerospaziale – ha dichiarato Giambattista Bianchi, pilota e amministratore delegato di Happy Landings, la newco che ha ideato e promosso l’evento – Volare nasce dalla nostra passione per il mondo del volo e dalla volontà di rendere questo settore più “popolare”. L’obiettivo è quindi duplice: creare una vera e propria fiera specializzata che possa offrire visibilità alle numerose aziende del settore (una vera nicchia) e, inoltre, raggiungere un ampio pubblico: gli esperti e gli appassionati da un lato e i neofiti dall’altro, per contribuire ad avvicinarli al mondo del volo”. “Volare Airshow – ha aggiunto Paolo Rovatti, presidente di Società Aeroporto di Reggio Emilia – è estremamente interessante perché può contribuire a creare cultura intorno al mondo del volo. Ecco perché abbiamo scelto di sostenerlo fin da subito dando anche la nostra piena disponibilità nel partecipare alla costruzione dell’iniziativa. Il nostro primo obiettivo è proprio lo sviluppo dell’attività aeronautica e poter ospitare all’interno dell’arena una manifestazione dedicata all’aeronautica, sia per professionisti, sia per appassionati e semplici curiosi è un’occasione imperdibile. Le basi sono state messe. Ora continueremo a lavorare, per quanto di nostra competenza, per realizzare un evento di successo che, ci auguriamo, possa diventare un appuntamento fisso ogni anno”.


Giovedì e venerdì ingresso riservato agli addetti ai lavori. Un’area di 100.000mq interamente dedicata ai player del mercato internazionale e al business: decine gli aeromobili esposti e un intenso programma di interviste, conferenze tecniche, sessioni di networking, convegni, forum sugli investimenti e presentazioni percorsi relativi alle carriere professionali nel settore aerospaziale. Sabato e domenica, invece, si apriranno le porte al grande pubblico. Un week end durante il quale oltre agli appassionati, davvero tutti – bambini compresi – potranno scoprire lo “spazio”, grazie a un ricco palinsesto di iniziative e attività ed emozionanti experience di volo: dalle mongolfiere ai simulatori fino alla realtà virtuale. E poi ancora modellismo, mostre ed esposizioni.


Gran finale, nel pomeriggio, con il momento più emozionante: l’airshow. Tutti con il naso all’insù per seguire le evoluzioni dei performer, in arrivo da tutto il mondo. Sono state invitate anche le spettacolari Frecce Tricolori. La manifestazione gode del Patrocinio della Regione Emilia Romagna e del Comune di Reggio Emilia ed è organizzata in collaborazione con l’Aero Club Reggio Emilia, l’Aeroporto di Reggio Emilia e Adone Events, azienda che opera sul mercato internazionale per l’organizzazione di manifestazioni aeronautiche dedicate ai professionisti del settore.

Da Enea barca-robot elettrica per ricerche avanzate sui fondali

Da Enea barca-robot elettrica per ricerche avanzate sui fondaliRoma, 23 feb. (askanews) – Un barchino-robot elettrico a guida autonoma dotato di strumenti per eseguire indagini non invasive su fondali lacustri e marini, anche archeologiche. Lo stanno mettendo a punto i ricercatori del Laboratorio Enea di Robotica e intelligenza artificiale nell’ambito del progetto LAHKE, di cui l’Agenzia è capofila, con l’obiettivo di trasferire tecnologie avanzate alla ricerca archeologica in acque interne e marine.


“Per realizzare il drone marino di superficie, detto anche USV (Unmanned Surface Veichle), siamo partiti da un comune barchino commerciale, al quale abbiamo aggiunto due diverse versioni di motori, al fine di migliorarne guidabilità e precisione del controllo” spiega il responsabile del progetto Ramiro dell’Erba, ricercatore del Laboratorio Enea di Robotica e intelligenza artificiale. “Il risultato finale è un mezzo affidabile ed efficiente che permette di esplorare i fondali per il ritrovamento di reperti archeologici sottomarini, in modo sicuro, in quanto dotato di telecontrollo di sicurezza a vista e di un sistema automatico di rilevazione ostacoli. Si tratta inoltre di un sistema sostenibile in quanto alimentato elettricamente, con un costo complessivo inferiore ai cinquemila euro”, prosegue dell’Erba. L’USV, con il quale è possibile effettuare anche ricerca e monitoraggio ambientale, consiste in uno scafo in vetroresina a doppio strato, pesante circa 40 chili lungo circa 2,5 metri, dotato di murate alte per proteggere efficacemente la strumentazione dall’acqua.


All’interno un pilota automatico installato su una piattaforma di controllo e un computer di bordo per compiti come video real-time e rilevamento ostacoli, mentre è in corso di sviluppo la procedura automatica di aggiramento ostacoli e ripianificazione missione. “Nell’ambito di questo progetto, abbiamo sviluppato un hardware specializzato e un software open-source dedicato che permette di spingere le prestazioni del veicolo agli impieghi specifici cui è chiamato a operare”, spiega dell’Erba. “Tramite i dati acquisiti da differenti tipi di sensori acustici e no – conclude – potremo anche effettuare, ad esempio, una ricostruzione multimediale del sito archeologico della Marmotta sepolto nel lago di Bracciano”.


I vantaggi del veicolo robotizzato, oltre la precisione e la ripetibilità delle misure e il costo notevolmente ridotto rispetto a sistemi analoghi sul mercato – in quanto dotato di sensoristica non specifica a basso costo e di facile reperibilità -, sono la velocità elevata con cui può essere esplorato e mappato un sito, la praticità d’uso e la personalizzazione del mezzo a seconda dei molteplici compiti cui può essere destinato.

Eutalia e IAI firmano accordo di collaborazione triennale

Eutalia e IAI firmano accordo di collaborazione triennaleRoma, 20 feb. (askanews) – Eutalia, società del Ministero dell’Economia e delle Finanze che svolge attività di assistenza e supporto all’analisi, programmazione, attuazione e valutazione di politiche pubbliche per lo sviluppo come in house delle Amministrazioni Centrali dello Stato e IAI – Istituto Affari Internazionali, think tank indipendente, privato e non-profit che promuove la conoscenza della politica internazionale e contribuisce all’avanzamento dell’integrazione europea e della cooperazione multilaterale, hanno firmato un accordo di collaborazione triennale.


Eutalia e IAI intendono sviluppare e disciplinare rapporti di collaborazione su temi di interesse comune come la ricerca e l’analisi su temi afferenti alle politiche nazionali, europee ed internazionali; lo sviluppo di policy recommendations; la programmazione, attuazione e valutazione di politiche pubbliche per lo sviluppo, il capacity building e l’efficienza amministrativa, anche nell’ambito di programmi di cooperazione interregionale e transnazionale; la sensibilizzazione sui temi dell’integrazione europea e della cooperazione multilaterale. Inoltre, la collaborazione mirerà anche alla formazione di studenti delle scuole superiori, delle università e di professionisti sui temi europei ed internazionali, con l’obiettivo di contribuire alla formazione continua e all’apprendimento permanente. Eutalia e IAI collaboreranno, infatti, in partnership in specifici progetti di collaborazione da svolgere in diversi ambiti tra cui la progettazione congiunta di specifici percorsi didattici; stage e e tirocini curriculari di formazione e orientamento; organizzazione di conferenze convegni, dibattiti, seminari.


Eutalia e IAI saranno anche promotori di pubblicazioni scientifiche e didattiche nonchè dello sviluppo di progetti e partenariati nazionali ed internazionali.

La digitalizzazione del settore marittimo: sfide e opportunità

La digitalizzazione del settore marittimo: sfide e opportunitàMilano, 20 feb. (askanews) – “La digitalizzazione sta trasformando il settore marittimo, rendendo le operazioni più efficienti, sostenibili e competitive. Tuttavia, questa trasformazione presenta anche nuove sfide, in particolare per quanto riguarda la sicurezza e la tutela ambientale”. A sottolinearlo è Angelo Tofalo, presidente della commissione Osservatorio Nazionale per la Tutela del Mare (Ontm) per la Cybersicurezza.


“Una delle principali sfide è rappresentata dalla sicurezza delle infrastrutture portuali: gli attacchi informatici ai porti sono sempre più frequenti e possono causare gravi interruzioni alle operazioni, con conseguenti ritardi, perdite economiche e, in alcuni casi, anche impatti ambientali significativi – prosegue Tofalo -. Prendiamo ad esempio l’attacco informatico del novembre 2023 ai principali porti australiani: ha messo in luce la fragilità di queste infrastrutture;l’attacco ha causato la chiusura di diversi porti per diversi giorni, con un impatto significativo sull’economia australiana. Per fronteggiare questa minaccia, è necessario non solo sviluppare protocolli avanzati di sicurezza informatica e preparare il personale per gestire emergenze di questa natura, ma anche favorire la collaborazione internazionale tra governi, associazioni di settore, istituzioni navali e organismi ambientali: d’altronde, solo attraverso tavoli di concertazione condivisa è possibile porsi l’obiettivo di stabilire regole comuni e standard condivisi, anche per il tramite di sempre più puntuali interventi del legislatore, coadiuvato dagli attori del comparto economico e dai rappresentanti della collettività. Basti ricordare al riguardo l’attività che – per il comparto marittimo – sta svolgendo l’associazione internazionale delle società di classificazione navale (Iacs), la quale sta lavorando a nuove norme in materia di cyber security che dovrebbero entrare in vigore nell’immediato futuro”. “È con questa convinzione, con la consapevolezza della necessità di apportare tanto un contributo propositivo tecnico, quanto di apprestare gli strumenti utili per favorire quel grande tavolo di concertazione tra i vari attori del sistema, che Ontm ha voluto dedicare a questo settore un’attenzione particolare, riunendo in una Commissione Permanente soggetti in grado di ottemperare agli obiettivi che l’Osservatorio si è posto: apportare un contributo di valore in termini di innovazione economica e tecnologica, divulgare e disseminare contenuti di interesse, nonché, cercare di mediare tra gli attori del sistema, tra il comparto produttivo, le istituzioni, la collettività e l’ambiente, per raggiungere – anche sulle tematiche della sicurezza informativa e delle informazioni – un equilibrato contemperamento tra le varie anime di cui è composta la società – sottolinea ancora il presidente della commissione Ontm per la Cybersicurezza -. Difatti, non dobbiamo dimenticare come la digitalizzazione del settore marittimo può anche avere un impatto negativo sull’ambiente marino. Può sembrare forse un controsenso, ma dobbiamo ricordare sempre come il digitalizzare le navi, ‘metterle on-line’, le renda più vulnerabili, in quanto – se non adeguatamente protette – in balia di un mare, quello informatico, ben più imprevedibile di quello che solcano ogni giorno. Al riguardo, basti immaginare un attacco informatico a un sistema di controllo della navigazione di una grande nave cargo: le conseguenze potrebbero essere imprevedibili e devastanti”.


Per Tofalo non ci sono dubbi: “È per affrontare queste sfide che si rende necessario sviluppare tecnologie e pratiche sostenibili per la digitalizzazione del settore marittimo; è importante ridurre l’impatto ambientale dei sistemi digitali e sviluppare misure per mitigare i relativi rischi di incidenti.In questa partita l’Italia ha deciso di prendere una posizione chiara, prevedendo nel Piano del Mare e nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza investimenti mirati alla digitalizzazione dei porti e alla tutela ambientale. Oggi la collettività si trova di fronte a un contesto geopolitico complesso, ricco di rischi a cui devono fare scudo competenza ed esperienza: è un dovere delle Istituzioni e delle Terze Parti porsi quali portatori di competenza e valore, garantendo un costante impegno dedicato alla sicurezza. Per il Cluster Mare, oltre ai tanti altri attori che oggi spendono le proprie energie per onorare questo impegno, l’Osservatorio Nazionale Tutela del Mare intende mettere a disposizione le competenze ed esperienza della Commissione Permanente Ontm per la Cybersicurezza che ho il piacere di presiedere, accompagnato dagli altri suoi componenti Sebastiano Michele Militti, Pietro Trebisonda, Carmelo Spadaro e Alessandro Rubino, in un’ttica di tutela e salvaguardia dell’economia, della collettività e dell’ambiente”, conclude.

Stadi dell’Ariane 6 per volo inaugurale in viaggio verso Guyana francese

Stadi dell’Ariane 6 per volo inaugurale in viaggio verso Guyana franceseRoma, 12 feb. (askanews) – La nave Canopée ha lasciato il porto di Le Havre trasportando lo stadio principale e lo stadio superiore del lanciatore Ariane 6 per il volo inaugurale. L’arrivo al porto di Pariacabo a Kourou, poi al Centro spaziale della Guyana, è previsto per la fine di febbraio.


“La consegna degli stadi per questo primo Ariane 6 è un passo fondamentale sulla strada che porta al volo inaugurale e quindi all’operatività commerciale del nuovo lanciatore pesante europeo”, ha dichiarato Martin Sion, amministratore delegato di ArianeGroup, “vorrei ringraziare i team di ArianeGroup e i nostri partner industriali per gli sforzi compiuti negli ultimi mesi. La produzione dei prossimi modelli di volo prosegue in parallelo, nei nostri stabilimenti in Francia e in Germania, per sostenere un aumento di cadenza tanto ambizioso quanto essenziale, che ci consente di soddisfare le aspettative dei clienti istituzionali e commerciali di Arianespace”. Lo stadio superiore criogenico, dotato del motore Vinci, è integrato presso il sito ArianeGroup di Brema, in Germania. Lo stadio principale criogenico, dotato del motore Vulcain 2.1, è integrato presso il sito ArianeGroup di Les Mureaux, vicino a Parigi. Dopo essere stati sottoposti a una serie di test funzionali al termine dei lavori di integrazione, i due stadi sono partiti per il porto di Brema il 5 febbraio e per Le Havre il 10 febbraio. A bordo di Canopée, raggiungeranno il porto di Pariacabo, a Kourou, alla fine di febbraio. I due stadi saranno poi scaricati e trasferiti al Launcher Assembly Building (BAL) sul Complesso di lancio 4 (ELA4). Qui saranno assemblati dai team di ArianeGroup per formare il corpo centrale del lanciatore. Il lanciatore sarà poi trasferito dal Launcher Assembly Building alla rampa di lancio. Una volta sulla rampa di lancio, il corpo centrale sarà sollevato in posizione verticale e posizionato sulla rampa di lancio. A questo si aggiungeranno i due booster, che saranno installati su entrambi i lati per formare l’Ariane 62. Anche questi due booster a razzo solido sono in fase di integrazione finale da parte dei team di ArianeGroup in un edificio dedicato presso il Centro Spaziale della Guyana. Il composito superiore, che comprende il fairing e i carichi utili, si unirà poi al lanciatore sulla rampa di lancio.


Ariane 6 è un programma gestito e finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA). In qualità di capocommessa e autorità di progettazione del lanciatore, ArianeGroup è responsabile dello sviluppo e della produzione con i suoi partner industriali, nonché della commercializzazione attraverso la sua filiale Arianespace. Il CNES e i suoi partner contrattuali sono responsabili della costruzione della rampa di lancio a Kourou, nella Guyana francese. Inoltre, il CNES sta effettuando i test combinati in collaborazione con ArianeGroup e sotto la responsabilità dell’ESA.

Gen. Goretti: Aeronautica Militare protagonista in settore spazio

Gen. Goretti: Aeronautica Militare protagonista in settore spazioMilano, 9 feb. (askanews) – “La partecipazione dell’Aeronautica Militare a questa missione internazionale, a forte connotazione europea – ha commentato il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica militate Generale di Squadra Aerea Luca Goretti dopo il rientro sulla Terra dell’astronauta Villadei – ha reso possibile il coinvolgimento di nuovi soggetti, sia pubblici sia privati, in un settore, quello spaziale, in questo momento soggetto a nuova espansione. Questo ha confermato il ruolo chiave che l’Arma Azzurra ha in questo dominio, in cui già è fortemente impegnata sia con l’esperienza di volo umano spaziale sia con capacità legate alla sua sicurezza. L’Aeronautica Militare mette la propria professionalità e competenze a disposizione della comunità scientifica, tecnica e industriale, a favore dell’intero Sistema Paese”.


Partita dal Kennedy Space Centre (Cape Canaveral, Florida) lo scorso 18 gennaio, con un razzo Falcon 9 di SpaceX, la missione Ax-3 ha visto un equipaggio di quattro astronauti europei salire a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Nelle tre settimane di permanenza in orbita, Villadei ha svolto 13 esperimenti, promossi dall’Aeronautica Militare in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), che hanno coinvolto università, centri di ricerca e industrie, per amplificare la grande esperienza nazionale in ambito operativo, medico e tecnologico, applicata allo spazio. Ulteriori 2 esperimenti, anche loro volti a studiare l’effetto della microgravità sul corpo umano, saranno portati avanti nei prossimi giorni nei laboratori a terra, contribuendo – insieme a quelli svolti sulla ISS – a raccogliere dati provenienti dall’attività di sperimentazione che avrà ricadute positive nello studio di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer, della fertilità umana, del sistema cardiovascolare, oltre che l’aumento del livello tecnologico e applicativo legato al settore.

Nuovi materiali per auto e aerospazio da scarti fibra di carbonio

Nuovi materiali per auto e aerospazio da scarti fibra di carbonioMilano, 23 gen. (askanews) – Nuovi materiali compositi resistenti, leggeri e low cost per il settore automobilistico e aerospaziale, ricavati da scarti di lavorazione della fibra di carbonio. È quanto sta mettendo a punto il progetto triennale Maris, finanziato dal ministero delle Imprese e del made in Italy con oltre 5 milioni di euro e al quale partecipa Enea insieme ad Aerosoft spa (capofila), Cnr (Istituto per i polimeri, compositi e biomateriali), Università di Salerno (Dipartimento di Fisica) e Atm.

Le proprietà di alto livello dei compositi a matrice plastica rinforzati con fibra di carbonio permettono di realizzare manufatti estremamente leggeri e resistenti con cui fabbricare componenti per fusoliere, ali e seggiolini degli aerei, scocche e rivestimenti delle automobili fino ad arrivare alle racchette da tennis di ultima generazione. “Negli ultimi decenni l’impiego dei compositi in fibra di carbonio, un materiale molto costoso, è cresciuto esponenzialmente in ambito aerospace e automotive. Allo stesso tempo è cresciuta la quantità sia dei prodotti in composito a fine vita, sia degli scarti di produzione, che possono arrivare fino al 20% del materiale utilizzato già nella prima fase della lavorazione”, spiega Sergio Galvagno, ricercatore Enea del Laboratorio di Nanomateriali e dispositivi e responsabile del progetto per l’Agenzia. “Trovare nuove strade per il loro riutilizzo – aggiunge – costituisce una vantaggiosa strategia di gestione per migliorare il ciclo di vita e la sostenibilità ambientale ed economica di questi materiali”.

Il progetto si sviluppata in tre fasi: la prima prevede lo studio dei costituenti del materiale composito fibrorinforzato, fibra e matrice plastica, al fine di testarne il grado di riciclabilità. La seconda vede la messa a punto della tecnologia di consolidamento dei materiali ottenuti dallo studio del riciclo. La terza e ultima fase prevede il test dei materiali consolidati, ottenuti dal riciclo, nella realizzazione di componenti di prova. Enea è coinvolta nelle attività relative al recupero e riuso dei materiali di scarto e alla loro valorizzazione ed è impegnata nella valutazione dei potenziali impatti ambientali associati alla produzione di laminati consolidati. “Maris costituisce per Enea l’occasione di sperimentare i nostri processi sui materiali di nuova generazione del settore dei compositi aereonautici, per sviluppare nuove strade per l’utilizzo delle fibre di carbonio recuperate anche mediante il loro impiego in processi di stampa 3D”, conclude Galvagno.

“Essere riusciti a coinvolgere partner così importanti e qualificati sul progetto Maris rappresenta per noi di Aerosoft uno step importante, che conferma la capacità attrattiva per attività di collaborazione in aree di ricerca strategiche – commenta Nicola Carannante, direttore tecnico di Aerosoft spa -. Il progetto Maris, infatti, coniuga in sé diversi obiettivi che si posizionano sulle direttrici europee dello sviluppo industriale: tendere verso l’economia e l’industria circolare, per soddisfare i requisiti di sostenibilità ambientale con una forte riduzione dei rifiuti legati alle produzioni di materiali plastici rinforzati in fibra di carbonio, i cosiddetti Cfrp. In questo scenario, Aerosoft vuole porre le basi per la costituzione di una filiera che mira al recupero delle fibre di carbonio e al successivo riutilizzo attraverso un processo di consolidamento delle fibre in lastre pre-consolidate pronte per impieghi e applicazioni sia in campo aerospace che automotive”, conclude Carannante. Le lastre Cfrp saranno realizzate presso lo stabilimento Aerosoft di Capua.

Antartide: droni Enea “sorvegliano” nuova pista atterraggio italiana

Antartide: droni Enea “sorvegliano” nuova pista atterraggio italianaRoma, 19 gen. (askanews) – Droni, laser, software per l’elaborazione di immagini, video e modelli 3D, supportati dal supercalcolatore CRESCO. Queste le innovative tecnologie utilizzate in Antartide da tecnici Enea per analizzare gli effetti degli atterraggi dei velivoli e dell’inverno antartico sull’aviopista di Boulder Clay. Progettata e realizzata “su terra” da Enea e Aeronautica Militare vicino la base italiana Mario Zucchelli, questa superficie semi-preparata servirà, una volta a regime, al trasporto di persone e merci delle spedizioni di ricerca condotte da Enea, Cnr e OGS.

L’utilizzo dei droni, abbinato anche ad applicazioni di intelligenza artificiale, – spiega Enea – permette di svolgere una vasta gamma di indagini in un territorio “ostile” come quello polare, garantendo al contempo maggiore sicurezza per il personale, riduzione dell’impatto ambientale della ricerca per il minimo consumo di energia, possibilità di raggiungere siti remoti o inaccessibili all’uomo, elevata precisione e ripetibilità dei rilievi. “I droni, che abbiamo utilizzato come strumenti di supporto decisionale e monitoraggio sin dalle prime fasi di costruzione della pista, hanno rilevato valori che confermano quanto pianificato, consegnandoci una struttura importante per gestire in maniera più flessibile ed efficiente gli ingressi e le uscite dall’Antartide”, spiega Gianluca Bianchi Fasani dell’Enea, responsabile tecnico dell’opera e capo spedizione presso la stazione Mario Zucchelli della 39a spedizione italiana in corso in Antartide. “Ciò non sarà solo a vantaggio del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (Pnra) – aggiunge – ma anche di tutte le stazioni di ricerca presenti nell’area del Mare di Ross (Corea del Sud, Germania, Cina, Nuova Zelanda), contribuendo così allo sviluppo delle attività scientifiche”.

“L’utilizzo dei droni in Antartide è regolamentato a livello internazionale e necessita di una fase di apprendimento al volo in questo ambiente estremo e l’adozione di particolari precauzioni. Infatti, in territorio polare il campo magnetico è molto debole e il valore della declinazione magnetica è elevato. Questa condizione comporta problemi di navigazione fino al rischio di perdere il controllo del drone”, commenta Riccardo Scipinotti ricercatore Enea dell’Unità tecnica Antartide e attualmente capo spedizione presso la stazione italo-francese “Concordia”, a oltre 3 mila metri sul plateau antartico. “Inoltre – aggiunge – poiché le basse temperature inficiano il funzionamento delle batterie del drone, queste devono essere dotate di sistemi di riscaldamento che, se da un lato ne riducono la durata, dall’altro ne garantiscono il ciclo di vita. In ultimo, bisogna prestare attenzione alle improvvise raffiche di vento, spesso frequenti in Antartide, che mettono a rischio la stabilità del drone”.

Data la grande quantità di dati acquisiti dai droni e la necessità di avere in tempi rapidi i risultati delle elaborazioni, è stato allestito presso la base Mario Zucchelli un cluster di supercalcolo composto da 8 nodi di calcolo provenienti dai cluster CRESCO dell’Enea. “Il supercalcolatore consente di analizzare immediatamente le immagini acquisite, verificando anche la correttezza dei dati, senza dover attendere il rientro in Italia per l’elaborazione”, spiega Samuele Pierattini, ricercatore della Divisione Enea per lo Sviluppo di sistemi per l’informatica e l’Ict, che ha contribuito all’attività. I droni nel corso delle ultime spedizioni antartiche sono stati impiegati per il controllo periodico dello stato degli impianti, il monitoraggio di un lago ghiacciato nella morena di Boulder Clay e per documentare le attività di ricerca ed effettuare i rilievi topografici/cartografici dell’area della Stazione Mario Zucchelli e delle zone limitrofe.

Villadei e l’equipaggio della Ax-3 arrivati a Cape Canaveral

Villadei e l’equipaggio della Ax-3 arrivati a Cape CanaveralCape Canaveral, 18 gen. (askanews) – Il Colonnello dell’Aeronautica Militare Walter Villadei, astronauta italiano della missione spaziale privata Ax-3 di Axiom Space è arrivato in elicottero, con i suoi colleghi d’equipaggio, al Kennedy Space Center, la base Nasa a Cape Canaveral, in Florida, circa 4 ore prima del lancio verso la Stazione Spaziale Internazionale.

Sul piazzale di volo, accanto al Landing facility, la pista dove un tempo atterrava lo Space Shuttle, c’è stato il tradizionale saluto ai familiari degli astronauti, dopo i 15 giorni trascorsi in quarantena in una località poco distante dalla base. E, soprattutto, c’è stato il passaggio di consegne tra Axiom Space e Space X che, con il lanciatore Falcon 9 e la navetta Crew Dragon “Freedom” è responsabile del volo dei 4 astronauti verso la Stazione Spaziale Internazionale, dove il Colonnello Villadei, nell’ambito della missione “Voluntas”, effettuerà diversi esperimenti scientifici per conto della Difesa italiana ma anche per l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e per alcune industrie nazionali. La partecipazione italiana al progetto Ax-3 – ha commentato il ministro della Difesa, Guido Crosetto – è il risultato di un importante lavoro di squadra tra le eccellenze del nostro Paese che conferma l’altissima professionalità del personale della Difesa. L’Italia ritorna nello Spazio insieme alle sue capacità scientifiche, tecnologiche e di cooperazione internazionale.