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Master “Open Innovation e Intellectual Property”, al via IX edizione

Master “Open Innovation e Intellectual Property”, al via IX edizioneMilano, 26 mar. (askanews) – Partirà il 12 Aprile la IX edizione del Master inter-ateneo di II livello in “Open Innovation & Intellectual Property” di Luiss Business School, Università di Torino e SAA School of Management, il programma che forma esperti in innovazione e proprietà intellettuale, fornendo le competenze per lo studio dell’intero ciclo di vita dell’innovazione: dalla concezione dell’idea, alla creazione, alla protezione, fino allo sfruttamento commerciale e agli utilizzi anti-competitivi.


In un momento storico in cui i dati dell’Ufficio Europeo dei Brevetti (EPO) sul 2023, pubblicati qualche giorno fa, vedono l’Italia all’undicesimo posto nella classifica internazionale per il numero di domande di brevetti presentate – 5053 con un +3,8% rispetto al 2022 – la proposta formativa intende contribuire ad accrescere la consapevolezza e la capacità di gestire il potenziale della proprietà intellettuale, e in particolare dei brevetti, come volano per la promozione delle iniziative di innovazione collaborativa per lo sviluppo del nostro Paese, fornendo gli strumenti a chi vuole entrare per la prima volta nel settore e affiancando chi è già protagonista dello stesso. Le 20 borse di studio del valore di 7 mila euro messe a disposizione dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy – Direzione generale perla tutela della proprietà industriale, testimoniano l’attenzione ad un settore strategico per la crescita economica. La partnership tra Luiss Business School, Università di Torino e SAA School of Management garantisce, grazie anche alla pluriennale esperienza degli Atenei nella progettazione formativa e alla faculty di alto livello, un percorso distintivo che assicura la qualità dei contenuti e della metodologia didattica, un network di contatti selezionati e un accesso privilegiato al mondo dell’innovazione. Il Master, della durata di 12 mesi, è rivolto a manager e imprenditori attivi nel settore della ricerca e sviluppo e dell’incubazione di impresa, funzionari e dirigenti della pubblica amministrazione operanti nel settore della R&S, responsabili uffici legali di aziende, consulenti legali e avvocati, esperti del trasferimento tecnologico e ricercatori e ingegneri che lavorano in Università, Politecnici e Centri di ricerca, laureati in discipline economiche, giuridiche e ingegneristiche.


L’ampia gamma di conoscenze e competenze acquisite durante il percorso formativo consentirà ai partecipanti di essere maggiormente competitivi nel mercato del lavoro, accrescere le proprie competenze e sviluppare i propri percorsi di carriera. Nel corso delle nove edizioni sono stati formati più di 200 partecipanti molti dei quali rivestono posizioni di rilievo nelle realtà legate al mondo dell’Open Innovation e della Proprietà Intellettuale. “I dati dell’EPO evidenziano una crescente attenzione sui brevetti e sul loro potenziale per lo sviluppo di attività imprenditoriali e per l’innovazione del nostro Paese, ma dobbiamo continuare a lavorare puntando su una nuova prospettiva, la centralità delle persone che dovranno gestire questo potenziale e favorire processi di innovazione diffusa – ha affermato Maria Isabella Leone, Head of MBA Programs Luiss Business School e co-direttrice scientifica del Master -. Dopo anni spesi a concentrarsi sul ruolo della tecnologia come abilitatore dell’Open Innovation possiamo affermare che questo non sia sufficiente. Sono le persone a determinare una reale apertura aziendale in grado di favorire un cambiamento organizzativo efficace. Le loro competenze, il loro ingaggio e un mindset orientato alla contaminazione da fonti esterne sono gli ingredienti imprescindibili per la buona riuscita di iniziative di Open Innovation. Per questi motivi, investire nel capitale umano diventa un imperativo strategico a cui le aziende non possono rinunciare per un’innovazione aperta di successo”.


“Nel corso dei vent’anni dalla sua nascita, il paradigma dell’Open Innovation si è evoluto e richiede in un corpo di conoscenze diversificato e frammentato che necessita di un processo a geometrie variabili personalizzato a seconda delle realtà considerata – ha affermato Monica Cugno, Professore di Innovation Management dell’Università d Torino e co-direttrice scientifica del Master -. Una metamorfosi che necessita che i vari attori dell’ecosistema dell’innovazione modifichino il loro agire e che richiede nuove competenze ibride per lo sviluppo dei progetti di innovazione. Grazie al Master Open Innovation & Intellectual Property, ormai giunto con successo alla IX edizione, è possibile disporre di una cassetta degli attrezzi di strumenti accademici e professionali per comprendere come gestire strategicamente l’innovazione dal laboratorio al mercato. L’alternanza di lezioni fronali, testimonianze di professionisti e imprenditori, visite a incubatori, acceleratori, laboratori di ricerca, realtà imprenditoriali, attività pratico-sperimentali, visite, la realizzazione del project work individuale consente di comprendere a 360 gradile trasformazioni in atto”.

Presentato “Mind the gap” della Fondazione Italia Digitale

Presentato “Mind the gap” della Fondazione Italia DigitaleRoma, 22 mar. (askanews) – Un’Italia pienamente e compiutamente digitale, in cui l’innovazione diventi uno strumento fondamentale per ridurre le disuguaglianze e per far crescere il Paese, che dia a tutte e tutti le stesse possibilità di accedere alla tecnologia. È l’obiettivo di Mind The Gap, il documento programmatico presentato questa mattina in conferenza stampa alla Camera dei Deputati dalla Fondazione Italia Digitale e da oggi consultabile sul sito www.fondazioneitaliadigitale.org. Una raccolta in 11 punti di priorità, opportunità e policy per aiutare l’Italia a compiere un necessario salto e a governare la rivoluzione digitale in corso.


Il Presidente di Fondazione Italia Digitale, Francesco Di Costanzo, illustrando gli 11 punti del documento, ha ringraziato team e partner della Fondazione per l’impegno ricordando che il documento è aperto a integrazioni e alle sollecitazioni che verranno da parte di chiunque voglia dare un contributo a “rendere l’Italia un Paese in cui il gap sul digitale sia finalmente colmato. Servono semplicità, sicurezza, concretezza, popolarità, conoscenza, con grande attenzione alla centralità della persona e alla garanzia di accesso al digitale e alla tecnologia per tutti. Digitale popolare, cultura e educazione al digitale, competenze, infrastrutture, modernizzazione del mercato del lavoro, un ministero dedicato, sì alle regole ma con una vera politica industriale e capacità di competere, PA digitale, govtech, wallet europeo, accessibilità, inclusione, diritti, sostenibilità, riconoscimento professionalità, nuova legge per la comunicazione pubblica, intelligenza artificiale, metaverso, automazione, blockchain, cybersecurity, privacy, sono i temi principali su cui continueremo a lavorare con impegno e attenzione alle evoluzioni costanti del mondo digital”. Presenti all’appuntamento diverse figure istituzionali, a partire dal Presidente della Commissione Cultura della Camera e deputato di Fratelli d’Italia Federico Mollicone. “Il documento che presentiamo oggi è ciò che auspichiamo come legislatori e che la Presidente Meloni chiama ‘via italiana al digitale’ – ha dichiarato Mollicone – favorire e incentivare l’innovazione ma mantenere sempre la persona e i suoi diritti al centro del sistema. Il miliardo di euro di investimenti stanziato dal Governo, grazie all’impegno di Cassa Depositi e Prestiti, rappresenta un passo enorme in questa direzione”.


La Vice Presidente della Camera Anna Ascani ha sottolineato la necessità di “avere uno sguardo lungo sull’innovazione, che non si può governare a posteriori. Bisogna mettere insieme la consapevolezza del rischio e massimizzare le opportunità. Quindi ben vengano formazione delle competenze e attenzione all’educazione e alla cybersicurezza. L’iniziativa della Fondazione Italia Digitale è assolutamente apprezzabile, perché stiamo parlando del centro dello sviluppo potenziale del nostro Paese e non solo”. Il deputato di Forza Italia Nazario Pagano ha ringraziato “la Fondazione Italia Digitale per il lavoro fatto insieme all’Istituto Piepoli. È una bella novità anche pensare di introdurre in Costituzione l’accesso al digitale così come già fatto per l’ambiente e per lo sport. I temi inseriti in questo documento sono di grandissima attualità, lo dimostra infatti il disegno di legge del Governo sulla cybersicurezza incardinato in Commissione Affari Costituzionali, perché il digitale deve essere diffuso ma anche controllato”.


La deputata del Movimento Cinque Stelle Anna Laura Orrico ha rimarcato che “il digitale contribuisce a formare e creare l’identità culturale del nostro Paese e dei cittadini, oltre che a generare importanti opportunità economiche. Crediamo che le nuove tecnologie possano essere utili a rigenerare la struttura sociale di tutte le aree interne e periferiche, dove perdiamo opportunità che potrebbero derivare dal nomadismo digitale, un fenomeno che vede l’Italia protagonista con molti giovani che scelgono di vivere in piccole realtà del nostro Paese”. Il deputato di Italia Viva Mauro Del Barba ha ricordato che “ci sono fasi in cui le istituzioni sono più avanti della società e altre in cui inseguono. In questo momento, l’inserimento sul mercato di prodotti innovativi ha determinato una situazione in cui le istituzioni inseguono. E bisogna fare attenzione perché in gioco non c’è solo la qualità di vita dei cittadini ma anche la competitività di interi sistemi e i diritti delle persone. Il deputato della Lega Giulio Centemero ha posto l’accento “sull’educazione STEM, è molto importante e deve essere fatta anche al di fuori della scuola. Inoltre bisogna innescare un sistema di porte girevoli tra pubblico e privato, in particolare sulle tecnologie”.


La deputata di Azione Giulia Pastorella ha invece posto l’attenzione sulla necessità di un “Ministero dell’Innovazione e del Digitale, non averlo determina frammentazione delle competenze e limita l’efficacia di azione del Governo. Importante anche l’interazione tra la pubblica amministrazione e i cittadini: dobbiamo continuare a essere avanti in tema di digitalizzazione della Pa”. Il segretario generale di Fondazione Italia Digitale Davide D’Arcangelo ha approfondito il tema Govtech, su cui la Fondazione ha creato un Osservatorio dedicato, “perché può essere un’occasione in cui l’Europa dà finalmente nuovi standard al Pianeta e non viceversa. Un settore che oggi vale 400 miliardi nel mondo, 116 solo in Europa. Nel 2028 varrà un trilione di dollari. Un’occasione per essere protagonisti e non turisti dell’innovazione”.

Eso: VLT getta nuova luce sul processo di formazione dei pianeti

Eso: VLT getta nuova luce sul processo di formazione dei pianetiRoma, 5 mar. (askanews) – Con una serie di studi, un gruppo di astronomi ha gettato nuova luce sull’affascinante e complesso processo della formazione dei pianeti. Le straordinarie immagini, catturate utilizzando il VLT (Very Large Telescope) dell’ESO (Osservatorio Europeo Australe) in Cile, rappresentano una delle più grandi survey mai effettuate sui dischi di formazione planetaria. La ricerca – informa l’ESO – riunisce le osservazioni di oltre 80 giovani stelle intorno a cui potrebbero formarsi pianeti, fornendo agli astronomi una grande quantità di dati e di approfondimenti unici su come nascono i pianeti nelle diverse regioni della nostra galassia.


“Si tratta davvero di un cambiamento nel nostro campo di studi”, afferma Christian Ginski, docente presso l’Università di Galway, in Irlanda, e autore principale di uno dei tre nuovi articoli pubblicati oggi su Astronomy & Astrophysics. “Siamo passati dallo studio intenso dei singoli sistemi stellari a questa vasta panoramica di intere regioni di formazione stellare”. Sono stati finora scoperti più di 5000 pianeti in orbita intorno a stelle diverse dal Sole, spesso all’interno di sistemi nettamente diversi dal Sistema Solare. Per capire dove e come nasce questa diversità, gli astronomi devono osservare i dischi ricchi di polvere e gas che avvolgono le giovani stelle, le culle stesse della formazione dei pianeti. Questi si trovano più facilmente nelle enormi nubi di gas in cui si stanno proprio formando le stelle.


Proprio come i sistemi planetari maturi, le nuove immagini mostrano la straordinaria diversità dei dischi che formano pianeti. “Alcuni di questi dischi mostrano enormi bracci a spirale, presumibilmente guidati dall’intricato balletto dei pianeti in orbita”, dice Ginski. “Altri mostrano anelli e grandi cavità scavate dai pianeti in formazione, mentre altri ancora sembrano lisci e quasi dormienti in mezzo a tutto questo trambusto di attività”, aggiunge Antonio Garufi, astronomo dell’Osservatorio Astrofisico di Arcetri del’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), e autore principale di uno degli articoli. L’equipe ha studiato un totale di 86 stelle in tre diverse regioni di formazione stellare della nostra galassia: Taurus e Chamaeleon I, entrambi a circa 600 anni luce dalla Terra, e Orione, una nube ricca di gas a circa 1600 anni luce da noi nota come il luogo di nascita di numerose stelle più massicce del Sole. Le osservazioni sono state raccolte da un grande gruppo di ricerca internazionale, composto da scienziati provenienti da più di 10 Paesi.


Il gruppo di lavoro ha raccolto diverse informazioni chiave dall’insieme dei dati. Per esempio, in Orione hanno scoperto che le stelle in gruppi di due o più avevano meno probabilità di avere grandi dischi di formazione planetaria. Questo è un risultato significativo dato che, a differenza del Sole, la maggior parte delle stelle della nostra galassia ha delle compagne. Oltre a ciò, l’aspetto irregolare dei dischi in questa regione suggerisce la possibilità che vi siano pianeti massicci incorporati al loro interno, il che potrebbe causare la deformazione e il disallineamento dei dischi. Sebbene i dischi di formazione planetaria possano estendersi per distanze centinaia di volte maggiori della distanza tra la Terra e il Sole, la loro posizione a diverse centinaia di anni luce da noi li fa apparire come minuscole capocchie di spillo nel cielo notturno. Per osservare i dischi, l’equipe ha utilizzato il sofisticato strumento SPHERE (Spectro-Polarimetric High-contrast Exoplanet REsearch instrument) installato sul VLT dell’ESO. Il sistema all’avanguardia di ottica adattiva estrema di SPHERE corregge gli effetti di turbolenza dell’atmosfera terrestre, producendo immagini nitide dei dischi. Ciò significa che l’equipe ha potuto acquisire immagini di dischi attorno a stelle con masse pari alla metà della massa del Sole, che in genere sono troppo deboli per la maggior parte degli altri strumenti oggi disponibili.


Ulteriori dati per la survey – prosegue l’ESO – sono stati ottenuti utilizzando lo strumento X-shooter montato sul VLT, che ha permesso agli astronomi di determinare quanto siano giovani e massicce le stelle. D’altra parte, ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), di cui l’ESO è partner, ha aiutato il gruppo a comprendere meglio la quantità di polvere che circonda alcune stelle. Con l’avanzare della tecnologia, l’equipe spera di scavare ancora più a fondo nel cuore dei sistemi di formazione planetaria. Il grande specchio da 39 metri di diametro del futuro ELT (Extremely Large Telescope) dell’ESO, per esempio, consentirà di studiare le regioni più interne dei dischi intorno alle giovani stelle, dove potrebbero formarsi pianeti rocciosi simili al nostro. (Credits: ESO/C. Ginski, A. Garufi, P.-G. Valegård et al.)

Restauro habitati marini, al via mappatura della costa italiana

Restauro habitati marini, al via mappatura della costa italianaMilano, 29 feb. (askanews) – Prende il via il più grande progetto di mappatura e ripristino degli ecosistemi marini, il piano MER (Marine Ecosystem Restoration) del PNRR, che l’Istituto di ricerca Ispra definisce “un vero e proprio laboratorio di restauro degli habitat e osservatorio dei fondali che traccerà la rotta per interventi futuri”. Il verbale di consegna e avvio delle prestazioni in via d’urgenza per lo svolgimento delle attività riguardanti i rilievi LiDAR batimetrici e le indagini geofisiche di completamento è stato sottoscritto dalla stessa Ispra, nell’ambito del progetto MER.


“Il progetto di mappatura delle nostre coste compie il primo passo, grazie alla tecnologia LiDAR creeremo l’Atlante digitale dei nostri mari”, afferma il Presidente di ISPRA, Stefano Laporta. “Con il piano MER, l’Ispra ha avviato un ambizioso pacchetto di interventi per la tutela e la valorizzazione dell’ecosistema del Mediterraneo. Tra questi rientrano le attività con il sensore LiDAR, uno dei pilastri su cui si fonda il nostro programma straordinario di restauro dei mari. Grazie ai rilievi condotti su tutta la costa per un totale di 7.500 km, senza precedenti in Italia in termini di estensione ma anche di dettaglio, avremo informazioni estremamente preziose sia nell’ambito della scoperta di nuove specie e habitat che nell’ambito della conformazione dei fondali per la geotermia”. “Il sensore LiDAR ci consentirà di creare lo scrigno in cui custodiremo la biodiversità marina”, aggiunge Maria Siclari, direttore generale di ISPRA. “La mappatura degli habitat marini profondi si occuperà di censire anche più di 70 monti sottomarini, da 500 fino a 2.000 metri di profondità, indagando aree che non sono mai state monitorate e sono quasi completamente sconosciute. Grazie a questo progetto potremo identificare gli habitat marini costieri con una elevata risoluzione e fornire informazioni dettagliate sulla batimetria e la morfologia della costa, consentendo di effettuare previsioni affidabili sui fenomeni di erosione costiera e la vulnerabilità delle coste in caso di eventi estremi quali le mareggiate e le inondazioni costiere”.


Dai campi di ormeggio alla rimozione delle reti fantasma, dal ripopolamento delle ostriche alla nuova nave oceanografica, sono svariati i progetti realizzati da Ispra per il piano MER. Con l’avvio delle prestazioni per lo svolgimento delle attività riguardanti i rilievi condotti tramite la tecnologia LiDAR, il piano MER (finanziato nell’ambito del PNRR con un fondo da 400 milioni di euro per il periodo 2022-2026) è in fase sempre più avanzata: sono stati stipulati – si legge in un comunicato – tutti gli accordi per realizzare i campi di ormeggio che costituiscono un rilevante strumento per la tutela degli habitat di pregio marino costieri e che consentono la mitigazione e l’eliminazione del disturbo legato all’ancoraggio e al conseguente danneggiamento dei fondali. Ispra ha approvato 18 progetti che coinvolgono aree marine protette, Parchi Nazionali e oltre 29 Zone Speciali di Conservazione secondo l’Unione Europea, dove verranno installati, entro il 2026, 91 campi ormeggio per un totale di 1769 ormeggi. La realizzazione di aree di sosta precostituite, dove è vietato l’ancoraggio sul fondo marino, con gavitelli assicurati al fondale da sistemi a basso impatto ambientale e visivo sarà progettata a tutela delle zone con fondali sensibili (fanerogame marine, coralligeno), delle aree con presenza di specie bentoniche protette e di interesse comunitario.


E’ stata inoltre aperta la procedura per affidare il servizio di rimozione e conferimento delle cosiddette “Ghost Nets”, le reti fantasma e tutti gli attrezzi da pesca abbandonati in mare. I dati ISPRA mostrano che l’86,5% dei rifiuti in mare è legato alle attività di pesca e il 94% di questi sono reti abbandonate, alcune addirittura lunghe chilometri. Ecco perché l’Istituto ha già avviato le attività di monitoraggio per identificare con precisione i siti critici per la rimozione di questi oggetti e preservare la flora e la fauna locale: una procedura che coinvolgerà una squadra di subacquei altamente specializzati e che prevederà anche l’impiego di strumentazioni avanzate come ROV, Multibeam e Side Scan Sonar. Le operazioni subacquee saranno condotte tra i 20 e i 70 metri di profondità, nel rispetto di un rigoroso piano di sicurezza. Il piano, che include la rimozione, la raccolta, il trasporto, lo smaltimento e il riciclo degli attrezzi da pesca e acquacoltura abbandonati, durerà 28 mesi, con scadenza entro il 30 giugno 2026. Ispra lo definisce “un passo significativo nella tutela del nostro prezioso ecosistema marino”. Avviato anche l’allevamento di un milione di larve di ostriche in vista della ricostruzione dei banchi di ostrica piatta europea (Ostrea edulis, una specie autoctona dell’Adriatico), in cinque regioni italiane: Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche e Abruzzo. A livello globale, si stima che l’85% dei banchi naturali di ostriche sia andato perduto, rendendo questo habitat uno dei più minacciati al mondo. Le ostriche hanno la capacità di costruire veri e propri reef calcarei, cioè l’equivalente, alle nostre latitudini, delle scogliere coralline tropicali, per questo sono chiamate “ingegneri ecosistemici”.


A breve sarà pubblicato il bando di gara per la fornitura della nuova nave da ricerca oceanografica, frutto di un lavoro congiunto svolto grazie alla preziosa collaborazione con la Marina Militare, in particolare Maristat e NAVARM. Si tratta di un’unità dotata di tecnologie all’avanguardia in grado di svolgere attività di monitoraggio in acque profonde con ROV (Remote Operating Vehicle fino a 4.000 m di profondità), AUV (Automated Unmanned Vehicle fino a 3000 m di profondità) e strumenti acustici ad altissima risoluzione. Il tutto utilizzando tecnologie sostenibili quali la propulsione diesel-elettrica, certificazione di classe green-plus e, non da ultimo, una certificazione di classe silenziosa per garantire un monitoraggio affidabile del rumore sottomarino. Ed è infine in costruzione la piattaforma informativa che consentirà la completa fruibilità di tutte le informazioni e dati acquisiti con il progetto MER, di valutare la sostenibilità delle attività marine e di pianificare le misure di mitigazione necessarie per affrontare le sfide poste dai cambiamenti climatici nel Mar Mediterraneo.

A ottobre a Reggio Emilia il Volare International Airshow & Expo

A ottobre a Reggio Emilia il Volare International Airshow & Expo

Milano, 28 feb. (askanews) – Debutterà a ottobre, a Reggio Emilia, il Volare International Airshow & Expo, prima manifestazione italiana dedicata all’Aviazione e all’Aerospazio.


Attese 80mila persone per quello che si propone di essere l’evento dell’anno: ospitato presso l’Aeroporto di Reggio Emilia e l’adiacente Iren Green Park – gestito da C. Volo Spa – accoglierà per 4 giorni (da giovedì 3 a domenica 6 ottobre) il mondo dell’Aviazione e offrirà sia intrattenimento e divertimento per gli appassionati e i neofiti, sia possibilità di business per gli addetti ai lavori. Il progetto di Volare ha l’obiettivo di promuovere la cultura del volo a ogni livello e diventare un appuntamento ricorrente – inserito nella programmazione europea del settore – in grado di ospitare e racchiudere, in un’unica manifestazione, tutte le anime del volo, dall’amore dei semplici appassionati all’aspetto più professionale e specialistico.


“Un’occasione davvero unica, la prima in Italia, per valorizzare e mettere in mostra l’industria aeronautica e aerospaziale italiana, accendere l’attenzione sulle competenze e le industrie del nostro territorio contribuendo alla crescita e alla competitività del settore aerospaziale Made in Italy ed esplorare il futuro della tecnologia aerospaziale – ha dichiarato Giambattista Bianchi, pilota e amministratore delegato di Happy Landings, la newco che ha ideato e promosso l’evento – Volare nasce dalla nostra passione per il mondo del volo e dalla volontà di rendere questo settore più “popolare”. L’obiettivo è quindi duplice: creare una vera e propria fiera specializzata che possa offrire visibilità alle numerose aziende del settore (una vera nicchia) e, inoltre, raggiungere un ampio pubblico: gli esperti e gli appassionati da un lato e i neofiti dall’altro, per contribuire ad avvicinarli al mondo del volo”. “Volare Airshow – ha aggiunto Paolo Rovatti, presidente di Società Aeroporto di Reggio Emilia – è estremamente interessante perché può contribuire a creare cultura intorno al mondo del volo. Ecco perché abbiamo scelto di sostenerlo fin da subito dando anche la nostra piena disponibilità nel partecipare alla costruzione dell’iniziativa. Il nostro primo obiettivo è proprio lo sviluppo dell’attività aeronautica e poter ospitare all’interno dell’arena una manifestazione dedicata all’aeronautica, sia per professionisti, sia per appassionati e semplici curiosi è un’occasione imperdibile. Le basi sono state messe. Ora continueremo a lavorare, per quanto di nostra competenza, per realizzare un evento di successo che, ci auguriamo, possa diventare un appuntamento fisso ogni anno”.


Giovedì e venerdì ingresso riservato agli addetti ai lavori. Un’area di 100.000mq interamente dedicata ai player del mercato internazionale e al business: decine gli aeromobili esposti e un intenso programma di interviste, conferenze tecniche, sessioni di networking, convegni, forum sugli investimenti e presentazioni percorsi relativi alle carriere professionali nel settore aerospaziale. Sabato e domenica, invece, si apriranno le porte al grande pubblico. Un week end durante il quale oltre agli appassionati, davvero tutti – bambini compresi – potranno scoprire lo “spazio”, grazie a un ricco palinsesto di iniziative e attività ed emozionanti experience di volo: dalle mongolfiere ai simulatori fino alla realtà virtuale. E poi ancora modellismo, mostre ed esposizioni.


Gran finale, nel pomeriggio, con il momento più emozionante: l’airshow. Tutti con il naso all’insù per seguire le evoluzioni dei performer, in arrivo da tutto il mondo. Sono state invitate anche le spettacolari Frecce Tricolori. La manifestazione gode del Patrocinio della Regione Emilia Romagna e del Comune di Reggio Emilia ed è organizzata in collaborazione con l’Aero Club Reggio Emilia, l’Aeroporto di Reggio Emilia e Adone Events, azienda che opera sul mercato internazionale per l’organizzazione di manifestazioni aeronautiche dedicate ai professionisti del settore.

Da Enea barca-robot elettrica per ricerche avanzate sui fondali

Da Enea barca-robot elettrica per ricerche avanzate sui fondaliRoma, 23 feb. (askanews) – Un barchino-robot elettrico a guida autonoma dotato di strumenti per eseguire indagini non invasive su fondali lacustri e marini, anche archeologiche. Lo stanno mettendo a punto i ricercatori del Laboratorio Enea di Robotica e intelligenza artificiale nell’ambito del progetto LAHKE, di cui l’Agenzia è capofila, con l’obiettivo di trasferire tecnologie avanzate alla ricerca archeologica in acque interne e marine.


“Per realizzare il drone marino di superficie, detto anche USV (Unmanned Surface Veichle), siamo partiti da un comune barchino commerciale, al quale abbiamo aggiunto due diverse versioni di motori, al fine di migliorarne guidabilità e precisione del controllo” spiega il responsabile del progetto Ramiro dell’Erba, ricercatore del Laboratorio Enea di Robotica e intelligenza artificiale. “Il risultato finale è un mezzo affidabile ed efficiente che permette di esplorare i fondali per il ritrovamento di reperti archeologici sottomarini, in modo sicuro, in quanto dotato di telecontrollo di sicurezza a vista e di un sistema automatico di rilevazione ostacoli. Si tratta inoltre di un sistema sostenibile in quanto alimentato elettricamente, con un costo complessivo inferiore ai cinquemila euro”, prosegue dell’Erba. L’USV, con il quale è possibile effettuare anche ricerca e monitoraggio ambientale, consiste in uno scafo in vetroresina a doppio strato, pesante circa 40 chili lungo circa 2,5 metri, dotato di murate alte per proteggere efficacemente la strumentazione dall’acqua.


All’interno un pilota automatico installato su una piattaforma di controllo e un computer di bordo per compiti come video real-time e rilevamento ostacoli, mentre è in corso di sviluppo la procedura automatica di aggiramento ostacoli e ripianificazione missione. “Nell’ambito di questo progetto, abbiamo sviluppato un hardware specializzato e un software open-source dedicato che permette di spingere le prestazioni del veicolo agli impieghi specifici cui è chiamato a operare”, spiega dell’Erba. “Tramite i dati acquisiti da differenti tipi di sensori acustici e no – conclude – potremo anche effettuare, ad esempio, una ricostruzione multimediale del sito archeologico della Marmotta sepolto nel lago di Bracciano”.


I vantaggi del veicolo robotizzato, oltre la precisione e la ripetibilità delle misure e il costo notevolmente ridotto rispetto a sistemi analoghi sul mercato – in quanto dotato di sensoristica non specifica a basso costo e di facile reperibilità -, sono la velocità elevata con cui può essere esplorato e mappato un sito, la praticità d’uso e la personalizzazione del mezzo a seconda dei molteplici compiti cui può essere destinato.

Eutalia e IAI firmano accordo di collaborazione triennale

Eutalia e IAI firmano accordo di collaborazione triennaleRoma, 20 feb. (askanews) – Eutalia, società del Ministero dell’Economia e delle Finanze che svolge attività di assistenza e supporto all’analisi, programmazione, attuazione e valutazione di politiche pubbliche per lo sviluppo come in house delle Amministrazioni Centrali dello Stato e IAI – Istituto Affari Internazionali, think tank indipendente, privato e non-profit che promuove la conoscenza della politica internazionale e contribuisce all’avanzamento dell’integrazione europea e della cooperazione multilaterale, hanno firmato un accordo di collaborazione triennale.


Eutalia e IAI intendono sviluppare e disciplinare rapporti di collaborazione su temi di interesse comune come la ricerca e l’analisi su temi afferenti alle politiche nazionali, europee ed internazionali; lo sviluppo di policy recommendations; la programmazione, attuazione e valutazione di politiche pubbliche per lo sviluppo, il capacity building e l’efficienza amministrativa, anche nell’ambito di programmi di cooperazione interregionale e transnazionale; la sensibilizzazione sui temi dell’integrazione europea e della cooperazione multilaterale. Inoltre, la collaborazione mirerà anche alla formazione di studenti delle scuole superiori, delle università e di professionisti sui temi europei ed internazionali, con l’obiettivo di contribuire alla formazione continua e all’apprendimento permanente. Eutalia e IAI collaboreranno, infatti, in partnership in specifici progetti di collaborazione da svolgere in diversi ambiti tra cui la progettazione congiunta di specifici percorsi didattici; stage e e tirocini curriculari di formazione e orientamento; organizzazione di conferenze convegni, dibattiti, seminari.


Eutalia e IAI saranno anche promotori di pubblicazioni scientifiche e didattiche nonchè dello sviluppo di progetti e partenariati nazionali ed internazionali.

La digitalizzazione del settore marittimo: sfide e opportunità

La digitalizzazione del settore marittimo: sfide e opportunitàMilano, 20 feb. (askanews) – “La digitalizzazione sta trasformando il settore marittimo, rendendo le operazioni più efficienti, sostenibili e competitive. Tuttavia, questa trasformazione presenta anche nuove sfide, in particolare per quanto riguarda la sicurezza e la tutela ambientale”. A sottolinearlo è Angelo Tofalo, presidente della commissione Osservatorio Nazionale per la Tutela del Mare (Ontm) per la Cybersicurezza.


“Una delle principali sfide è rappresentata dalla sicurezza delle infrastrutture portuali: gli attacchi informatici ai porti sono sempre più frequenti e possono causare gravi interruzioni alle operazioni, con conseguenti ritardi, perdite economiche e, in alcuni casi, anche impatti ambientali significativi – prosegue Tofalo -. Prendiamo ad esempio l’attacco informatico del novembre 2023 ai principali porti australiani: ha messo in luce la fragilità di queste infrastrutture;l’attacco ha causato la chiusura di diversi porti per diversi giorni, con un impatto significativo sull’economia australiana. Per fronteggiare questa minaccia, è necessario non solo sviluppare protocolli avanzati di sicurezza informatica e preparare il personale per gestire emergenze di questa natura, ma anche favorire la collaborazione internazionale tra governi, associazioni di settore, istituzioni navali e organismi ambientali: d’altronde, solo attraverso tavoli di concertazione condivisa è possibile porsi l’obiettivo di stabilire regole comuni e standard condivisi, anche per il tramite di sempre più puntuali interventi del legislatore, coadiuvato dagli attori del comparto economico e dai rappresentanti della collettività. Basti ricordare al riguardo l’attività che – per il comparto marittimo – sta svolgendo l’associazione internazionale delle società di classificazione navale (Iacs), la quale sta lavorando a nuove norme in materia di cyber security che dovrebbero entrare in vigore nell’immediato futuro”. “È con questa convinzione, con la consapevolezza della necessità di apportare tanto un contributo propositivo tecnico, quanto di apprestare gli strumenti utili per favorire quel grande tavolo di concertazione tra i vari attori del sistema, che Ontm ha voluto dedicare a questo settore un’attenzione particolare, riunendo in una Commissione Permanente soggetti in grado di ottemperare agli obiettivi che l’Osservatorio si è posto: apportare un contributo di valore in termini di innovazione economica e tecnologica, divulgare e disseminare contenuti di interesse, nonché, cercare di mediare tra gli attori del sistema, tra il comparto produttivo, le istituzioni, la collettività e l’ambiente, per raggiungere – anche sulle tematiche della sicurezza informativa e delle informazioni – un equilibrato contemperamento tra le varie anime di cui è composta la società – sottolinea ancora il presidente della commissione Ontm per la Cybersicurezza -. Difatti, non dobbiamo dimenticare come la digitalizzazione del settore marittimo può anche avere un impatto negativo sull’ambiente marino. Può sembrare forse un controsenso, ma dobbiamo ricordare sempre come il digitalizzare le navi, ‘metterle on-line’, le renda più vulnerabili, in quanto – se non adeguatamente protette – in balia di un mare, quello informatico, ben più imprevedibile di quello che solcano ogni giorno. Al riguardo, basti immaginare un attacco informatico a un sistema di controllo della navigazione di una grande nave cargo: le conseguenze potrebbero essere imprevedibili e devastanti”.


Per Tofalo non ci sono dubbi: “È per affrontare queste sfide che si rende necessario sviluppare tecnologie e pratiche sostenibili per la digitalizzazione del settore marittimo; è importante ridurre l’impatto ambientale dei sistemi digitali e sviluppare misure per mitigare i relativi rischi di incidenti.In questa partita l’Italia ha deciso di prendere una posizione chiara, prevedendo nel Piano del Mare e nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza investimenti mirati alla digitalizzazione dei porti e alla tutela ambientale. Oggi la collettività si trova di fronte a un contesto geopolitico complesso, ricco di rischi a cui devono fare scudo competenza ed esperienza: è un dovere delle Istituzioni e delle Terze Parti porsi quali portatori di competenza e valore, garantendo un costante impegno dedicato alla sicurezza. Per il Cluster Mare, oltre ai tanti altri attori che oggi spendono le proprie energie per onorare questo impegno, l’Osservatorio Nazionale Tutela del Mare intende mettere a disposizione le competenze ed esperienza della Commissione Permanente Ontm per la Cybersicurezza che ho il piacere di presiedere, accompagnato dagli altri suoi componenti Sebastiano Michele Militti, Pietro Trebisonda, Carmelo Spadaro e Alessandro Rubino, in un’ttica di tutela e salvaguardia dell’economia, della collettività e dell’ambiente”, conclude.

Stadi dell’Ariane 6 per volo inaugurale in viaggio verso Guyana francese

Stadi dell’Ariane 6 per volo inaugurale in viaggio verso Guyana franceseRoma, 12 feb. (askanews) – La nave Canopée ha lasciato il porto di Le Havre trasportando lo stadio principale e lo stadio superiore del lanciatore Ariane 6 per il volo inaugurale. L’arrivo al porto di Pariacabo a Kourou, poi al Centro spaziale della Guyana, è previsto per la fine di febbraio.


“La consegna degli stadi per questo primo Ariane 6 è un passo fondamentale sulla strada che porta al volo inaugurale e quindi all’operatività commerciale del nuovo lanciatore pesante europeo”, ha dichiarato Martin Sion, amministratore delegato di ArianeGroup, “vorrei ringraziare i team di ArianeGroup e i nostri partner industriali per gli sforzi compiuti negli ultimi mesi. La produzione dei prossimi modelli di volo prosegue in parallelo, nei nostri stabilimenti in Francia e in Germania, per sostenere un aumento di cadenza tanto ambizioso quanto essenziale, che ci consente di soddisfare le aspettative dei clienti istituzionali e commerciali di Arianespace”. Lo stadio superiore criogenico, dotato del motore Vinci, è integrato presso il sito ArianeGroup di Brema, in Germania. Lo stadio principale criogenico, dotato del motore Vulcain 2.1, è integrato presso il sito ArianeGroup di Les Mureaux, vicino a Parigi. Dopo essere stati sottoposti a una serie di test funzionali al termine dei lavori di integrazione, i due stadi sono partiti per il porto di Brema il 5 febbraio e per Le Havre il 10 febbraio. A bordo di Canopée, raggiungeranno il porto di Pariacabo, a Kourou, alla fine di febbraio. I due stadi saranno poi scaricati e trasferiti al Launcher Assembly Building (BAL) sul Complesso di lancio 4 (ELA4). Qui saranno assemblati dai team di ArianeGroup per formare il corpo centrale del lanciatore. Il lanciatore sarà poi trasferito dal Launcher Assembly Building alla rampa di lancio. Una volta sulla rampa di lancio, il corpo centrale sarà sollevato in posizione verticale e posizionato sulla rampa di lancio. A questo si aggiungeranno i due booster, che saranno installati su entrambi i lati per formare l’Ariane 62. Anche questi due booster a razzo solido sono in fase di integrazione finale da parte dei team di ArianeGroup in un edificio dedicato presso il Centro Spaziale della Guyana. Il composito superiore, che comprende il fairing e i carichi utili, si unirà poi al lanciatore sulla rampa di lancio.


Ariane 6 è un programma gestito e finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA). In qualità di capocommessa e autorità di progettazione del lanciatore, ArianeGroup è responsabile dello sviluppo e della produzione con i suoi partner industriali, nonché della commercializzazione attraverso la sua filiale Arianespace. Il CNES e i suoi partner contrattuali sono responsabili della costruzione della rampa di lancio a Kourou, nella Guyana francese. Inoltre, il CNES sta effettuando i test combinati in collaborazione con ArianeGroup e sotto la responsabilità dell’ESA.

Gen. Goretti: Aeronautica Militare protagonista in settore spazio

Gen. Goretti: Aeronautica Militare protagonista in settore spazioMilano, 9 feb. (askanews) – “La partecipazione dell’Aeronautica Militare a questa missione internazionale, a forte connotazione europea – ha commentato il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica militate Generale di Squadra Aerea Luca Goretti dopo il rientro sulla Terra dell’astronauta Villadei – ha reso possibile il coinvolgimento di nuovi soggetti, sia pubblici sia privati, in un settore, quello spaziale, in questo momento soggetto a nuova espansione. Questo ha confermato il ruolo chiave che l’Arma Azzurra ha in questo dominio, in cui già è fortemente impegnata sia con l’esperienza di volo umano spaziale sia con capacità legate alla sua sicurezza. L’Aeronautica Militare mette la propria professionalità e competenze a disposizione della comunità scientifica, tecnica e industriale, a favore dell’intero Sistema Paese”.


Partita dal Kennedy Space Centre (Cape Canaveral, Florida) lo scorso 18 gennaio, con un razzo Falcon 9 di SpaceX, la missione Ax-3 ha visto un equipaggio di quattro astronauti europei salire a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Nelle tre settimane di permanenza in orbita, Villadei ha svolto 13 esperimenti, promossi dall’Aeronautica Militare in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), che hanno coinvolto università, centri di ricerca e industrie, per amplificare la grande esperienza nazionale in ambito operativo, medico e tecnologico, applicata allo spazio. Ulteriori 2 esperimenti, anche loro volti a studiare l’effetto della microgravità sul corpo umano, saranno portati avanti nei prossimi giorni nei laboratori a terra, contribuendo – insieme a quelli svolti sulla ISS – a raccogliere dati provenienti dall’attività di sperimentazione che avrà ricadute positive nello studio di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer, della fertilità umana, del sistema cardiovascolare, oltre che l’aumento del livello tecnologico e applicativo legato al settore.