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Per i bambini e le bambine di Roma torna “La Città in tasca”

Per i bambini e le bambine di Roma torna “La Città in tasca”Roma, 26 ago. (askanews) – “La Città in tasca”, storica manifestazione dedicata ai bambini e alle bambine di Roma e giunta alla sua 29esima edizione, torna da venerdì 30 agosto a domenica 8 settembre al Parco degli Scipioni, in Via di Porta Latina, 10 con tanta arte, letteratura, laboratori, gioco e spettacolo per far divertire, meravigliare e crescere ancora, come da circa trent’anni anni, i tanti visitatori, piccoli e grandi. La Città in Tasca, infatti, è un “evento” in cui i genitori possono condividere con i propri figli il piacere di uno spettacolo, di un gioco, di un laboratorio, di una lettura scelta insieme, per far crescere la cultura in famiglia.


Il progetto, promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, è vincitore dell’Avviso Pubblico biennale “Estate Romana 2023-2024” curato dal Dipartimento Attività Culturali ed è realizzato in collaborazione con SIAE e inserito nelle buone pratiche culturali della Regione Lazio. Ogni giorno tanti laboratori espressivi, creativi, dedicati alle arti e all’ambiente, una vera e propria officina delle idee e della manualità, dove si realizzano giochi ed esperimenti imparando a conoscere ed utilizzare i materiali più vari senza limiti all’inventiva. Accompagnati da operatori specializzati e animatori esperti, i bambini potranno scegliere tra i diversi laboratori giornalieri proposti, rendendosi protagonisti del processo di creazione e di realizzazione, vivendo un’esperienza di scoperta e di divertimento.


Tante le attività proposte dalla Scuola di Lingua Inglese per bambini Kids&Us Roma San Giovanni, da Informadarte con La città delle Arti in Gioco alla scoperta di tanti artisti contemporanei, da Scienzaimpresa che accompagnerà i giovanissimi alla conoscenza dell’universo e dei suoi segreti; dall’AMA ROMA S.p.A. che, con Rifiuti in Gioco e Waste Travel 360°, guiderà i bambini alla miglior comprensione dei principi del riciclo e della raccolta differenziata, portandoli con i “visori Oculus” in un tour virtuale dentro gli impianti di trattamento dei rifiuti. Torna – grazie al Festival della Sostenibilità – il laboratorio della Recycled Car Race, la corsa di auto riciclate a impatto zero e, per la prima volta, tanto sport proposto dalla Palestra Genesi per dedicare attenzione alla salute e al benessere fisico dei più piccoli. Gli operatori di Arciragazzi Roma proporranno giochi di movimento, giochi di gruppo, giochi della tradizione popolare e giochi della tradizione di vari paesi del mondo.


Ogni giorno inoltre una lettura diversa con la Libreria Ponteponente: laboratori di lettura che si propongono di coinvolgere in modo attivo bambini e ragazzi sul piano emotivo e culturale, incoraggiandoli all’ascolto, alla comprensione, dando spazio, colore e immaginazione alla loro fantasia. Racconti, fiabe, libri famosi e opere senza tempo che rappresentano per bambini e ragazzi la possibilità di scoprire nuove forme di linguaggio, stimolare l’espressione dei propri stati d’animo, del mondo interiore fantastico e della loro creatività. Presenti agli appuntamenti autori, rappresentanti di case editrici, illustratrici e libraie che avranno il piacere di far vivere emozioni intense a tutti i piccoli ospiti. E ancora tanti spettacoli e film che si alterneranno negli spazi allestiti nel Parco. Ogni giorno, si svolgono gratuitamente spettacoli per bambine e bambini, per ragazze e ragazzi, scelti tra le migliori proposte artistiche di livello nazionale e internazionale, con particolare attenzione alla promozione dei giovani artisti. La programmazione di performance di spettacolo dal vivo prevede l’alternarsi di diversi generi e tecniche, dai burattini alle marionette, dal circo teatro e clownerie al teatro d’attore. A questa si aggiungono le proiezioni di alcuni tra i migliori film d’essai e d’animazione.


Inaugurano La Città in Tasca Venerdì 30 Agosto alle 19 Sara Cambi con Pois Pois uno spettacolo comico scandito da musica e azioni del personaggio Pois Pois; e alle ore 21 lo spettacolo Il libro della giungla del Gruppo Panta Rei che porta in scena uno spettacolo per tutte le età, una favola sull’umanità e un inno alla differenza. Si concluderà in bellezza, Domenica 8 settembre, alle 19 con Il coro che non c’è… nato dall’unione di alcuni cori liceali romani diretti da Ludovico “Dodo” Versino, che grande successo ha avuto con il video Queencubo, un medley a cappella dei Queen che ha raggiunto in pochi mesi quasi mezzo milione di spettatori tra YouTube e RepubblicaTV e ha portato i ragazzi a esibirsi nella trasmissione Tu Sí Que Vales, sul palco dell’Auditorium Parco della Musica e perfino al Quirinale. La Città in Tasca, infine, a ottobre diventa “itinerante” e porterà il suo carico di spettacoli, laboratori artistici e giochi di animazione in tre spazi: venerdì 4 ottobre 2024 alla Ludoteca Spazio Insieme, Via Flaminia, 225 (Municipio II); sabato 5 Ottobre presso il Centro Culturale Carpet, Via Luigi Morandi, 9 (Trionfale – Municipio XIV); e domenica 6 Ottobre al Campo dei Miracoli, Via Poggio Verde, 455 (Corviale – Municipio XI).

Foibe, MiC: firmata convenzione per mostra su esodo giuliano-dalmata

Foibe, MiC: firmata convenzione per mostra su esodo giuliano-dalmataRoma, 26 ago. (askanews) – È stata firmata oggi a Roma, al Ministero della Cultura, la convenzione tra l’Istituto Vittoriano e Palazzo Venezia (VIVE) e la Federazione delle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati per la realizzazione al Vittoriano di una mostra temporanea sull’esodo giuliano-dalmata, nelle more della realizzazione, nella Capitale, del Museo del Ricordo.


Erano presenti il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano; la direttrice del VIVE, Edith Gabrielli; il presidente di Federesuli, Renzo Codarin; il presidente onorario di Federesuli, Giuseppe De Vergottini; il Ministro plenipotenziario Michele Rampazzo, coordinatore per le minoranze e gli esuli. L’intesa – informa il MiC – prevede la messa a disposizione, da parte del VIVE, dello spazio collocato al I livello del Vittoriano, mentre la Federazione delle Associazioni degli esuli elaborerà il progetto scientifico e museografico, condividerà con il Vittoriano le fasi operative e realizzerà la mostra, il cui ingresso sarà libero.


La firma della convenzione è stata anticipata nei giorni scorsi dal Ministro Sangiuliano in occasione dell’anniversario della strage di Vergarolla, vicino Pola, del 18 agosto 1946 che portò alla morte di circa 100 italiani di cui un terzo bambini. Una vicenda, quest’ultima, ancora avvolta da tanti misteri e senza colpevoli individuati e che sarà al centro dell’esposizione al Vittoriano e successivamente del Museo. “Questa mostra è il primo e importante passo verso la realizzazione del Museo del Ricordo qui a Roma dedicato alla memoria dei martiri italiani delle foibe massacrati dalla cieca violenza comunista titina. Grazie all’intesa con la Federazione delle Associazioni degli esuli daremo vita ad un’esposizione al Vittoriano che accenderà, in un luogo altamente simbolico e centrale per l’identità nazionale, un faro potente sul buco nero della memoria legata all’esodo, dalle loro terre, di istriani, fiumani e dalmati nel Secondo Dopoguerra. Con questa esposizione continuiamo a restituire, dopo troppo silenzio, la dovuta visibilità e soprattutto la giusta dignità e memoria alla tragedia delle foibe”, ha affermato il Ministro Sangiuliano.


“Il Vittoriano fu costruito per onorare la memoria del primo re d’Italia, attraverso i valori dell’unità della patria e della libertà dei suoi cittadini. Questi valori fondanti rimangono integri nell’ordinamento repubblicano e nella realtà europea di oggi. Il Vittoriano con i suoi oltre quattro milioni di visitatori annui è il monumento che racconta l’Italia e gli Italiani nei momenti di successo e anche nei momenti di dolore. Numerose e importanti esposizioni del passato stanno a dimostrarlo. La convenzione siglata oggi con FederEsuli serve a ricordare un episodio storico estremamente doloroso per migliaia e migliaia di nostri concittadini, e dunque per il popolo italiano nella sua interezza. Come direttrice, sono e rimango persuasa che, in attesa del Museo del Ricordo, il Vittoriano sarà all’altezza di questo compito istituzionale, civile e morale”, ha detto la Direttrice Gabrielli. “La firma di questa convenzione conferma il rinnovato spirito di collaborazione tra Federesuli e istituzioni, in particolare con il Ministero della Cultura. La mostra al Vittoriano è un progetto importante e ambizioso per il quale non posso che ringraziare la Direttrice Gabrielli e il Ministro Sangiuliano, la cui sensibilità per la nostra storia è foriera di grandi risultati”, ha dichiarato il presidente Codarin.

In libreria, “Vita degli anfibi” di Piero Balzoni

In libreria, “Vita degli anfibi” di Piero BalzoniRoma, 1 ago. (askanews) – La scena iniziale è quella – reale, desiderata o negata – di ogni infanzia: un padre spinge la figlia sull’altalena. Lei vola in alto, ad occhi chiusi, con il cuore in gola e l’incessante richiesta “più forte, più forte”. E’ il giorno del suo compleanno, la famiglia è in vacanza vicino a un caseificio abbandonato in riva a un lago. La spensieratezza del gioco si incrina nel momento in cui lasciandosi andare all’indietro la bambina non sente più le mani sulla schiena, il respiro dietro il collo: l’altalena va su e va giù ma suo padre non c’è. Sparito, volatilizzato, dietro le sue spalle solo “alberi neri seccati dal sole e fili d’erba ridotti in cenere”. “Vita degli anfibi” (Alter ego) di Piero Balzoni non è né un giallo né un romanzo sulla scomparsa del padre ma piuttosto il racconto di un’assenza e della capacità dei ricordi di ingannare, di illudere, di deludere.


Le indagini poliziesche scattano immediatamente, ma girano a vuoto perché non è quello il punto, non è la tensione verso la spiegazione, verso la soluzione a muovere tutto quanto, piuttosto, le mille domande, infittite di incertezze e infantili sensi di colpa, che sgorgano nella testa della protagonista conferendo alla storia un ritmo favolistico che sovrasta ogni altro genere. Attraverso i ricordi della figlia e della madre – le due protagoniste del romanzo che per volere dell’autore non hanno un nome, quasi a sottolineare la scelta di non avere un’identità precisa – viene narrata una scomparsa e la faticosa e, a tratti mendace, ricerca dello scomparso durante la quale cambia, inevitabilmente, chi resta. La madre inizia ad estraniarsi da tutto, la bambina diventa una ragazza e poi una donna che tornerà sulle rive del lago dove è scomparso il padre trovando, ancora una volta, un ambiente diverso rispetto a quello immaginato o ricordato. Il lago non è più quello dell’infanzia, quello degli anfibi così capaci di adattarsi ad ogni territorio e ad ogni clima ma al tempo stesso messi a rischio, nella loro fragilità, dall’uomo. Il lago – anch’esso senza nome – è l’altro grande protagonista del romanzo ed è il simbolo della natura sopraffatta dall’uomo e dalla sua capacità di inquinare e di rovinare. Ma, sempre nel tono che anima tutto il libro, è anche un luogo magico e incantanto: “In fondo al lago c’è una città. La città che l’acqua ha sommerso tanti anni fa. E dentro a questa città, in una cattedrale sfavillante, c’è una statua. E’ la statua del dio del lago e se riesci a parlarci lui può fare avverare un tuo desiderio. Come faccio a parlarci? Devi portargli un dono di luce”.


Cercare un padre, cercare un uomo diventa dunque cercare un senso, nel tentativo disperato di colmare l’assenza per raggiungere la fase adulta attraverso una metamorfosi dolorosa e irrinunciabile. Perché, come recita l’epigrafe del libro – libera citazione dal personaggio di Rebecca coniglio nel cartone animato Peppa Pig – “nessuno può sfuggire alla propria ombra”.

”Le meccaniche celesti”, i segreti vecchio proiettore Zeiss Mark II

”Le meccaniche celesti”, i segreti vecchio proiettore Zeiss Mark IIRoma, 17 lug. (askanews) – Nella data in cui si ricorda l’anniversario del primo allunaggio che avvicinò l’umanità al cielo (21 luglio 1969), il Planetario di Roma dedica una serata a celebrare lo strumento che, viceversa, avvicinò il cielo all’umanità: lo storico proiettore Zeiss Mark II, capolavoro dell’ottica e della tecnologia degli anni ’20 del secolo scorso, che fu protagonista e artefice delle meravigliose notti stellate nella prima sede del Planetario, l’Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano, dal 1928 fino agli anni Ottanta.


L’evento, dal titolo “Le Meccaniche Celesti: i segreti dell’antico Proiettore Zeiss Mark II”, si svolgerà domenica 21 luglio alle 21 nell’attuale sede del Planetario presso il Museo della Civiltà Romana all’EUR, nel cui atrio è esposto il proiettore Zeiss Mark II. L’iniziativa, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, fa parte del ciclo di appuntamenti con i quali il Planetario di Roma, già dallo scorso anno, ha aderito e partecipa alle celebrazioni internazionali per il Centenario dei Planetari, iniziate alla fine del 2023 e in corso fino a maggio 2025, per ricordare l’invenzione del planetario moderno.


Durante la serata, si potrà studiare da vicino l’antico strumento per comprenderne tutti i segreti meccanici e ottici che gli permettevano di realizzare sulla cupola dell’Aula Ottagona una straordinaria riproduzione dell’intero cielo stellato – il modello Mark II fu il primo a proiettare entrambi gli emisferi celesti – e dei suoi fenomeni: la rotazione della volta celeste, i movimenti del Sole, della Luna e dei pianeti, i corpi celesti diffusi come la Via Lattea e le galassie più luminose, e ancora i colori delle stelle e la precessione degli equinozi. Grazie a un servizio fotografico di dettaglio, realizzato dagli astronomi Gianluca Masi e Gabriele Catanzaro, sotto la cupola digitale si farà rivivere virtualmente il “vecchio Zeiss”, mettendo in luce aspetti, a prima vista incomprensibili, dell’imponente struttura del proiettore, per poterne capire la funzionalità e apprezzare le ingegnose soluzioni tecnologiche adottate dai suoi costruttori.


Si avrà inoltre la possibilità, grazie alla partecipazione speciale di Ettore Perozzi, dell’Agenzia Spaziale Italiana, di ascoltare il racconto di uno degli ultimi testimoni che ebbero l’opportunità di studiare l’utilizzo dell’antico proiettore Zeiss per animare il cielo nell’Aula Ottagona, per ricordare come funzionava la macchina e scoprire “come faceva” a evocare ogni volta nei visitatori la meraviglia di quello che fu battezzato come il “Miracolo di Jena”, dal nome della cittadina tedesca dove nel 1923 fu inventato il primo planetario moderno. A completare la serata sarà una visita guidata in cui gli astronomi del Planetario condurranno il pubblico di fronte al grande proiettore Mark II per esplorare da vicino i suoi magnifici segreti.

Festival della Sostenibilità, tra foto, mostre e opere di riciclo

Festival della Sostenibilità, tra foto, mostre e opere di ricicloRoma, 13 lug. (askanews) – Al via oggi e fino al 15 settembre 2024 la quinta edizione di “Fai la differenza c’è… il Festival della Sostenibilità”: il contenitore di eventi e progetti che – attraverso l’arte, l’intrattenimento, il gioco, l’informazione, e molto altro ancora – si propone di diffondere i concetti di “sviluppo sostenibile” e rendere i cittadini di ieri, oggi e domani più consapevoli. L’iniziativa si svolge in diverse location della Capitale e si inaugura nel Centro Commerciale Euroma2.


Si parte sabato 13 luglio con l’inaugurazione dell’esposizione fotografica “Obiettivo Terra – Il meraviglioso patrimonio geologico e le geodiversità delle Aree Protette Italiane”, in collaborazione con la Fondazione UniVerde e la Società Geografica Italiana e con il Patrocinio di Federparchi e dalla Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA) – APS. L’esposizione delle immagini resterà visibile da sabato 13 luglio a domenica 15 settembre tutti i giorni presso la Galleria IperCoop, al piano 0 (zero) del Centro Commerciale Euroma 2. Sempre nel Centro Commerciale Euroma 2, è già in mostra l’esposizione delle opere finaliste di Contesteco 2024 – free press Metro Awards, il concorso e l’esposizione di arte e design + eco del web dal concept “E se dopo il Covid-19 e le guerre in corso, arrivassero gli alieni?”. Tanti gli artisti professionisti e gli appassionati d’arte e di riciclo creativo che hanno voluto partecipare e, attraverso la loro creatività, i diversi linguaggi dell’Arte, il loro cuore e le loro emozioni, raccontare, interpretare e realizzare opere che potessero dare risposta a questa domanda.


Come ogni anno, ci sarà anche Contesteco Exhibition, l’esposizione di opere d’arte di riciclo creativo di artisti fuori concorso, legati anche loro al concetto di transizione ecologica, tra cui Norberto Cenci, Mauro Pispoli, Laura Buffa, Madia Cotimbo, Patrizia Genovesi, Fabio Ruggeri e, presenza speciale, il Movimento Riarteco; e l’esposizione di fotografie e podcast e fumetti, realizzati da alcune scuole del territorio laziale, nei comuni di Bracciano e Civitavecchia, per raccontare gli stereotipi di genere, affrontati nel progetto “E Tu di che genere sei?”, le rappresentazioni del maschile e del femminile nelle nuove generazioni. Sabato 13 e domenica 14 luglio c’è “L’Eco-Festa” del Festival, un weekend dedicato alla sostenibilità, in cui verranno presentate idee, soluzioni, aziende, organizzazioni e realtà del territorio legate al mondo della della cultura sostenibile. Special Guest Salvatore Magri, navigatore oceanico e l’Alien/Attore GPS venuto da lontano per la gioia di tutti i bambini che incontreranno Mila Cataldo di MareVivo, Aldo Pergjergji di MindSharing.Tech APS che ci racconterà della divulgazione del Coding e della robotica.


Inoltre saranno con noi Ilaria Marini e Elisa Vergnani per promuovere l’Impresa Sociale KORE e tante altre Associazioni che si occupano di sostegno ai bambini, tra cui SOS Villaggi dei Bambini, Save The Children e Emergency. A settembre si svolgerà poi l’atto conclusivo del Festival, con l’incontro workshop “Le buone re-azioni” e al consegna dei riconoscimenti agli artisti partecipanti a Contesteco 2024 – Il concorso d’arte e design + eco del web.

Scenari voto Usa alla presentazione del “Ritmo della Libertà”

Scenari voto Usa alla presentazione del “Ritmo della Libertà”Milano, 9 lug. (askanews) – Marta Dassù, Paolo Guerrieri e Andrew Spannaus discutono al Centro Studi Americani con gli autori del libro “Il Ritmo della Libertà”, che propone una originale piattaforma di interpretazione, basata sul fattore tempo, delle dinamiche sociali nella politica e nell’economia delle società complesse.


La presentazione del libro edito da Rubbettino (2024), “Il ritmo della libertà”, scritto da Roberto Menotti e Maurizio Sgroi, diventa un’occasione per applicare il metodo di indagine dei fenomeni politici ed economici proposto nel testo a un case study di stretta attualità – le prossime elezioni americane – grazie al contributo di tre acuti osservatori: Marta Dassù, Paolo Guerrieri e Andrew Spannaus. L’appuntamento è per giovedì 11 luglio alle 17.30 nella sede del Centro Studi Americani, in via Michelangelo Caetani 32, a Roma.


Il “Ritmo della libertà” analizza l’influenza e l’importanza del fattore tempo all’interno dei processi politici ed economici della società contemporanea. Nel testo si delinea un percorso multidisciplinare capace di elaborare una piattaforma sulla base della quale si sviluppa un modo originale di gestire i processi complessi. Un libro che mescola storia, filosofia e scienza per sviluppare una prasseologia, a disposizione dei policymaker, che valorizzi le straordinarie potenzialità intrinseche nell’azione umana. L’idea di fondo è che il futuro va immaginato e costruito, piuttosto che previsto, con creatività e ottimismo per non cadere nella trappola delle visioni distopiche e perfino apocalittiche. Roberto Menotti è Editor-in-Chief di Aspenia Online e Deputy Editor di Aspenia. Maurizio Sgroi è un poligrafo che studia la globalizzazione, e membro del Comitato Editoriale di Aspenia online.


I relatori sono Marta Dassù, Editor-in-Chief di Aspenia e Senior Director Europe di Aspen Institute. Paolo Guerrieri, che insegna alla Paris School of International Affairs, Sciences-Po e alla Business School dell’Università di San Diego, California. Andrew Spannaus, giornalista e analista politico.

Certosa di Trisulti, in mostra le ceramiche di Riccardo Monachesi

Certosa di Trisulti, in mostra le ceramiche di Riccardo MonachesiRoma, 30 giu. (askanews) – La Direzione regionale Musei nazionali Lazio dedica a Riccardo Monachesi, artista che usa la ceramica come suo principale mezzo espressivo, la mostra Elementa (aperta fino al 28 settembre 2024), a cura di Simona Ciofetta, negli spazi della Certosa di Trisulti: l’intero percorso dell’artista è tracciato da 26 installazioni, composte da oltre 400 pezzi realizzati dal 1990 ad oggi, create per questa occasione in dialogo con la Certosa: un allestimento in ambienti carichi di storia e di memorie, alcuni dei quali aperti per la prima volta al pubblico.


L’esposizione si inserisce nel programma di arte contemporanea della Direzione, che promuove la relazione tra i suoi siti e gli artisti, chiamati a interpretare lo spirito dei luoghi con installazioni che ricomprendono alcune opere appositamente ideate. Una mostra antologica della produzione di Monachesi, promossa dalla Direzione regionale Musei nazionali Lazio per la Certosa di Trisulti, che trova, in una pacifica invasione dei suoi percorsi, un rapporto preciso con la sede monumentale, la sua storia e la sua memoria.


L’opera di Riccardo Monachesi dialoga naturalmente con lo spazio architettonico: interno o esterno, nudo o arredato, purché sia capace di rispettare la natura delicata e la cromia iridata delle sue ceramiche. Un incontro fortunato, quello tra gli spazi diffusi della Certosa di Trisulti e lo scultore, sollecitato dagli stalli silenziosi del coro della chiesa, dai giardini e dagli orti, dalla farmacia ricca dei vasi e delle vetrine settecentesche, introdotta dal fantastico salottino in cui la sapienza farmaceutica si unisce al puro divertimento nelle decorazioni, dai lunghi corridoi in penombra, dall’ampiezza meditativa del grande chiostro, dalla serie di bianche celle silenziose ormai vuote, pronte ad accogliere nuova vita grazie alle ceramiche di Monachesi. (segue)

Certosa di Trisulti, la mostra Elementa di Riccardo Monachesi

Certosa di Trisulti, la mostra Elementa di Riccardo MonachesiRoma, 24 giu. (askanews) – La Direzione regionale Musei nazionali Lazio dedica a Riccardo Monachesi, artista che usa la ceramica come suo principale mezzo espressivo, la mostra Elementa (28 giugno – 28 settembre 2024), a cura di Simona Ciofetta, negli spazi della Certosa di Trisulti: l’intero percorso dell’artista è tracciato da 26 installazioni, composte da oltre 400 pezzi realizzati dal 1990 ad oggi, create per questa occasione in dialogo con la Certosa: un allestimento in ambienti carichi di storia e di memorie, alcuni dei quali aperti per la prima volta al pubblico.


L’esposizione si inserisce nel programma di arte contemporanea della Direzione, che promuove la relazione tra i suoi siti e gli artisti, chiamati a interpretare lo spirito dei luoghi con installazioni che ricomprendono alcune opere appositamente ideate. Una mostra antologica della produzione di Monachesi, promossa dalla Direzione regionale Musei nazionali Lazio per la Certosa di Trisulti, che trova, in una pacifica invasione dei suoi percorsi, un rapporto preciso con la sede monumentale, la sua storia e la sua memoria.


L’opera di Riccardo Monachesi dialoga naturalmente con lo spazio architettonico: interno o esterno, nudo o arredato, purché sia capace di rispettare la natura delicata e la cromia iridata delle sue ceramiche. Un incontro fortunato, quello tra gli spazi diffusi della Certosa di Trisulti e lo scultore, sollecitato dagli stalli silenziosi del coro della chiesa, dai giardini e dagli orti, dalla farmacia ricca dei vasi e delle vetrine settecentesche, introdotta dal fantastico salottino in cui la sapienza farmaceutica si unisce al puro divertimento nelle decorazioni, dai lunghi corridoi in penombra, dall’ampiezza meditativa del grande chiostro, dalla serie di bianche celle silenziose ormai vuote, pronte ad accogliere nuova vita grazie alle ceramiche di Monachesi. Elementa è il titolo che nasce pensando all’essenza delle opere di Monachesi spesso composte di più pezzi, in un modo che l’autore stesso varia come componesse con caratteri tipografici una pagina stampata, con elementi dotati ciascuno di autonomia espressiva ma capaci di richiamare i propri simili in composizioni multiple cariche di significato, che possiamo leggere in successioni organizzate o del tutto libere, come i Cubi o i Titoli.


L’arte ceramica è portata da Riccardo Monachesi a un altissimo livello di ricerca tecnica che coinvolge nel processo creativo quella casualità legata all’essenza stessa della creta: sostanza cedevole e reattiva che quasi mai l’artista costringe del tutto in rigide formature o in cromie prefissate, in un processo che diviene costante contesa tra l’azione dell’uomo e la risposta della materia. In una successione annunciata dal risuonare leggero delle Conchiglie mosse dal vento, per fare solo alcuni esempi, si passa dagli Pneumi, forme organiche che includono l’esigenza del respiro a Dona di memoria morandiana, dalle Ali, pensiero di libertà, alle Semilune, segno architettonico in contraddizione con l’architettura reale che si trasforma in corpo celeste, fino a soggetti propriamente religiosi quali una Via Crucis di personale interpretazione e il San Sebastiano, identificato con la colonna, simbolo architettonico per eccellenza e simbolo al contempo del martirio: di nuovo una scultura unica ma scomponibile, dal cui stesso processo creativo hanno origine anche le Carte, opere pittoriche, che ne recano le tracce quali altrettanti sudari.


Il catalogo della mostra è edito dalla Direzione regionale Musei nazionali Lazio e contiene la prefazione di Elisabetta Scungio, dirigente della Direzione, l’introduzione di Ursula Piccone, direttrice della Certosa di Trisulti, il saggio critico della curatrice Simona Ciofetta con le schede di tutte le opere esposte, un dialogo tra curatrice e artista e gli apparati bio-bibliografici.

Il critico d’arte Daniele Radini Tedeschi davanti a Caravaggio

Il critico d’arte Daniele Radini Tedeschi davanti a CaravaggioMilano, 20 giu. (askanews) – L’azione di Daniele Radini Tedeschi (critico d’arte e scrittore) si è svolta oggi, a Palazzo Barberini in Roma davanti l’opera di Caravaggio dal titolo “Giuditta e Oloferne” (dipinto a olio su tela realizzato circa nel 1602 dal sommo pittore italiano). L’intellettuale si è inginocchiato davanti ai visitatori che incuriositi ne ascoltavano le parole destinate a descrivere le emozioni di quel momento: “In questo quadro c’è una donna che rifiuta il ruolo di vittima, si chiama Giuditta e lei riesce a reagire ad un tiranno, il condottiero Oloferne. Da sola, trova la forza di decapitare l’oppressore suo e del suo popolo, dando così un futuro a se stessa e agli altri. Caravaggio va all’osso della vicenda, ci fa vivere il momento fatidico in cui inizia la libertà dalla violenza, la libertà dalla persecuzione. Nel quadro c’è tutto, inizio e fine, luce e ombra. E solo ora, dopo una vita intera, Oloferne si accorge, con lo sguardo scioccato, che la luce non è solo per gli uomini ma anche per le donne”. Daniele Radini Tedeschi è tra gli studiosi del Merisi avendo pubblicato ben due monografie di cui una nel 2011 “Caravaggio. Il corpus filologico completo indagato attraverso simboli e ideali” e poi quella del 2012 “Caravaggio o della Vulgata”.


“La contemplazione di un’opera può portare a una forte commozione, persino a inginocchiarsi vedendo in essa un’icona. In questo tempo piegato alla logica dell’utile e del profitto certi gesti vengono giudicati estremi o folli, semplicemente perché si è perso il senso profondo della vita. Guardare un’opera – come questa di Caravaggio – richiede una sorta di iniziazione, un’educazione dello spirito a ideali di grandezza, amore e eternità; significa non ridurla a prodotto, non subordinarla all’interesse. A tal proposito Carlo Levi diceva: “Se gli occhi guardano con amore, se amore guarda, essi vedono”, così dovrebbe essere percepito il nostro patrimonio culturale, considerandone la fragilità e al contempo la grande forza consolatoria del vivere. Allora l’arte può cambiare la vita di un paese, di una Nazione intera, anche laddove né politica, né religione riescano ma a patto che coinvolga direttamente il riguardante, la sua esperienza di abbandono e quindi la sua salvezza. Da ora in poi mi inginocchierò sempre davanti alle opere sperando che questo gesto sia a beneficio di tutti coloro che vedono in un luogo d’arte lo scenario di turismo, intrattenimento o vandalismo” (Daniele Radini Tedeschi)

Matteo Cateni presenta a Roma il romanzo “La scimmia”

Matteo Cateni presenta a Roma il romanzo “La scimmia”Roma, 19 giu. (askanews) – L’attore e musicista livornese si mette a nudo per raccontare una storia di narcotraffico e dipendenza, carcere e rinascita Il prossimo 20 giugno l’autore Matteo Cateni presenterà a Roma, alle 19:30, presso il Teatro Torpignattara il suo esordio letterario, con il romanzo “La scimmia”, tratto da una storia vera, in libreria per Paesi Edizioni. La presentazione avviene nell’ambito della rassegna “Libri in Teatro” che propone una stagione di interviste letterarie. Serata tutta da scoprire quella condotta da Alessandro Conte e Chiara Buoni che ospiteranno sul palco l’autore, attore e musicista Matteo Cateni. L’ingresso per il pubblico in sala è gratuito e si può prenotare il posto a teatro sul sito www.teatrotorpignattara.it. Il Teatro Torpignattara è in via Amedeo Cencelli, 64.


“Ogni ovulo deve pesare al massimo otto grammi, non di più. C’è chi li fa da dieci, ma io no. Per il mio esofago sono troppo grandi e rischio di farmi male. Devono essere chiusi accuratamente, il pericolo è alto. Per questo ogni corriere ha la sua tecnica. Io li confeziono personalmente, uno a uno, senza fretta. Posso metterci anche tutta la notte. Il cellophane deve essere tiratissimo, aderente come una guaina. Indosso mascherina e guanti, non tocco la merce con le mani. Rischierei di spargere molecole che potrebbero attirare i cani antidroga. E poi l’odore della cocaina mi ha sempre fatto schifo…”. Inizia così “La scimmia”, il romanzo-rivelazione di Matteo Cateni, al suo esordio letterario con questo libro edito da Paesi Edizioni, disponibile in tutte le librerie dal 10 maggio. Una lettura vivace e potente, dallo stile avvincente e scorrevole, che narra una vicenda grottesca e paradossale eppure vera come i fenomeni della tossicodipendenza e del narcotraffico: la discesa agli inferi di un ragazzo che, caduto nel tunnel dell’eroina, diventa parte di un traffico internazionale di stupefacenti da cui uscirà completamente trasformato. Nel mezzo, l’amore, la violenza, il carcere duro, le disillusioni, il Sudamerica e la ricerca disperata di scrollarsi di dosso la “scimmia” della dipendenza dalla droga. La narrazione adrenalinica di Cateni proietta il lettore in un saliscendi di emozioni, fino alla ricerca spasmodica della catarsi. Una vicenda mirabolante che attraversa tre anni e mezzo spesi tra Italia, Olanda, Ecuador e Colombia, in situazioni allucinanti e al limite della realtà.


Matteo Cateni Livorno, classe 1980, attore e musicista, è stato condannato a 8 anni di reclusione per traffico internazionale di stupefacenti tra Europa e Sudamerica. Ha scontato la pena prima nel carcere di Ibarra, Ecuador, e poi di Rebibbia, Roma.