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Fedagripesca Toscana: resa olive ai minimi storici

Fedagripesca Toscana: resa olive ai minimi storiciRoma, 30 ott. (askanews) – Resa delle olive ai minimi storici in Toscana, dove la raccolta delle olive inizia con molte difficoltà: l’andamento climatico è sotto accusa, perché le piante sono cariche di olive che hanno tirato su tanta acqua e la resa al frantoio si è abbassata notevolmente. Quest’anno 100 chili di olive stanno rendendo dai 6 ai 10 litri d’olio, mentre di solito rendono dai 12 ai 16 litri. “Il rischio è di avere tante olive e poco olio, e non c’è economicità in queste produzioni, in un settore che già soffre quotidianamente per una serie di problemi strutturali”. A dirlo è Ritano Baragli, vicepresidente di Fedagripesca Confcooperative Toscana, a proposito dell’andamento della raccolta delle olive nella regione.


“Il grande problema del settore olio in Toscana è la difficoltà a reperire la manodopera – continua Baragli – e in questo senso vanno molto meglio le zone del Grossetano, lungo la costa, dove sono stati piantati oliveti intensivi e moderni in cui si fa la raccolta meccanicamente, con costi molto inferiori. I dati sono chiari: una singola persona riesce a raccogliere 2/3 quintali di olive al giorno, mentre con le macchine riesce a raccoglierne dieci volte tante”. I paesaggi collinari della Toscana Centrale e del Mugello, però, non permettono di meccanizzare la produzione, “dunque è tutto più complesso e col tempo il nostro olio costerà sempre di più perché raccoglierlo è sempre più complesso”. “I prezzi degli oli Igp all’ingrosso equivalgono all’incirca a quelli dell’anno scorso, ma visto che aumenterà la produzione prevediamo entrate maggiori – aggiunge Baragli – Quest’anno la qualità dell’olio sarà eccellente e non ci sono stati attacchi della mosca dell’olivo. L’olificazione maggiore sarà a metà novembre – conclude – ma l’andamento climatico è molto vario quindi cambierà da un luogo all’altro e da una varietà all’altra: siamo fiduciosi per la raccolta di quest’anno, ma speriamo che il clima di novembre ci aiuti. Avremmo bisogno della tramontana, del bel tempo e dell’abbassamento delle temperature”.

Mammuccini: è un momento cruciale per nostro sistema agricolo

Mammuccini: è un momento cruciale per nostro sistema agricoloRoma, 30 ott. (askanews) – “Siamo in un momento cruciale per il nostro sistema agricolo e alimentare. L’obiettivo del 25% di superficie agricola biologica è vicino e, considerando il primato che l’Italia detiene nel settore, rappresenta un’opportunità. Possiamo andare ben oltre perché c’è la possibilità di valorizzare aree interne e attrarre giovani e donne in agricoltura”. Lo ha detto Mariagrazia Mammuccini, presidente di Federbio, intervenendo alla seconda assemblea dei produttori biologici e biodinamici organizzata da FederBio, che si è svolta oggi presso la sede della CIA e che riunisce le 14 associazioni socie FederBio.


“Il biologico infatti è innovazione e può trasferire pratiche sostenibili al resto dell’agricoltura che ha bisogno di guardare alla transizione ecologica”, ha aggiunto. “La differenza la possono fare gli agricoltori, perché sono loro che detengono i valori fondamentali dell’agricoltura biologica, come la cura della fertilità del suolo e della biodiversità. Ma superare le criticità che minacciano la tenuta delle imprese agricole – ha proseguito Mammuccini – è necessario affrontare con decisione i temi prioritari contenuti nel Manifesto. In particolare, la semplificazione delle normative e la garanzia di un giusto prezzo per i prodotti biologici. Per questo occorre valorizzare gli agricoltori nell’ambito della filiera anche attraverso il marchio del biologico italiano”.


FederBio quindi “si afferma come l’unica organizzazione nazionale in grado di unire l’intera filiera, dalla produzione alla trasformazione e distribuzione, diventando un modello di interprofessione fondamentale per il futuro del settore biologico”, ha concluso Mammuccini.

D’Eramo: quanto prima arriverà il marchio biologico italiano

D’Eramo: quanto prima arriverà il marchio biologico italianoRoma, 30 ott. (askanews) – “Auspico che avremo quanto prima il marchio biologico italiano, che potrà contribuire a dare nuovo slancio alla specificità e al valore delle nostre produzioni”, lo ha detto il sottosegretario all’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste, Luigi D’Eramo, che oggi è intervenuto a Roma alla assemblea dei produttori biologici organizzata da Federbio.


“Il biologico in Italia continua a crescere sia per superfici sia per numero di operatori e si conferma una realtà in grado di coniugare sostenibilità e valorizzazione dei territori – ha detto D’Eramo – Perché questo trend prosegua e si rafforzi la leadership del nostro Paese è necessario che siano sempre di più coloro che scelgono di consumare bio e che chi produce possa contare su una giusta remunerazione”. “Continueremo a lavorare insieme al settore – ha garantito – come fatto in questi mesi per arrivare a soluzioni condivise nei tempi più brevi possibili per affrontare le prossime sfide. Obiettivo comune è la semplificazione e la riduzione della burocrazia a carico delle imprese. Inoltre puntiamo a comunicare la qualità e la sicurezza dei nostri prodotti”.

Assemblea produttori bio: serve giusto prezzo e tetto a burocrazia

Assemblea produttori bio: serve giusto prezzo e tetto a burocraziaRoma, 30 ott. (askanews) – Al biologico italiano serve che ci sia un prezzo giusto definito da una Commissione Unica Nazionale che regoli il mercato del biologico, in maniera indipendente da quello dei prodotti convenzionali. Perché aumentare quote e prezzi del biologico significa permettere di produrre cibo sano e pulito, garantisce il reddito degli agricoltori, il rispetto dei diritti dei lavoratori e quelli della terra. C’è però bisogno di una semplificazione burocratica per mantenere la posizione di testa nel mercato europeo.


E’ quanto chiedono i produttori biologici e biodinamici riunitisi a Roma, nella sede della Cia, nella seconda assemblea organizzata da Federbio. In assemblea si sono riunite le 14 associazioni socie FederBio, ma si tratta di un evento aperto a tutti gli operatori agricoli. Il biologico è un settore che gode di buona salute, con un fatturato che segna un +4,9% in termini di volume e +4,5% in valore negli ultimi 12 mesi, e che ha già superato i 9 miliardi di euro di vendite, con un export che dal 2012 al 2023 ha raddoppiato il fatturato. Ma, a più di un anno dalla presentazione del ‘Manifesto dei produttori’ che elencava le richieste del mondo del biologico, i produttori sottolineano l’esigenza di accelerare ulteriormente la crescita del bio.


“È forte e chiara la voce degli agricoltori biologici e biodinamici che chiedono un giusto prezzo a sostegno del servizio agroecologico e sociale che svolgono nelle campagne italiane – sottolinea Maria Letizia Gardoni, coordinatrice della sezione soci produttori FederBio – Così come una semplificazione burocratica utile ad alleggerire il carico degli adempimenti per chi è già certificato e a favorire la conversione al bio di chi ancora non lo è”. “L’agricoltura biologica e biodinamica risponde a tante delle sfide che, oggi, l’Italia e l’Europa devono fronteggiare, dalla mitigazione climatica alla sicurezza alimentare, passando per l’occupazione e la tenuta delle aree considerate erroneamente marginali. Gli agricoltori agroecologici – ha proseguito – sono pertanto i protagonisti di una transizione necessaria e vanno quindi sostenuti e valorizzati”.


Anche il presidente Anabio-Cia, Giuseppe De Noia riparte dal documento presentato lo scorso anno: “quest’oggi, con la seconda assemblea annuale della sezione soci produttori biologici di FederBio, ripartiamo dalla firma del Manifesto sul Biologico Italiano, siglato durante l’assemblea dello scorso anno. Ripartiamo da alcuni punti cardine che stanno caratterizzando la nostra azione politico-economica: oltre al giusto prezzo, alla semplificazione amministrativa e il marchio unico del biologico italiano, è fondamentale promuovere un percorso virtuoso di interprofessione, che può rappresentare vero punto di svolta dell’intera filiera biologica del comparto”.

Fao: rivoluzione genetica può supportare crisi alimentare

Fao: rivoluzione genetica può supportare crisi alimentareRoma, 30 ott. (askanews) – La rivoluzione genetica può supportare la sicurezza alimentare, affrontare la crisi climatica e proteggere la biodiversità. Lo ha detto ieri QU Dongyu, direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAOI), intervenendo al Borlaug International Dialogue della cerimonia di apertura del World Food Prize 2024.


La rivoluzione genetica va oltre l’aumento delle rese, ha detto Qu, sottolineando come oggi possa essere applicata in modi personalizzati per migliorare la resistenza di piante e animali a parassiti, malattie e fattori di stress ambientale, tra cui alte temperature, siccità, inondazioni, salinità del suolo e altro ancora. Il premio annuale, in onore di Norman Borlaug, considerato uno dei padri della Rivoluzione Verde che ha liberato centinaia di milioni di persone dalla fame grazie al suo lavoro sulle varietà di grano ad alta resa, è stato assegnato quest’anno a Geoffrey Hawtin e Cary Fowler, in riconoscimento del loro straordinario contributo nel preservare e proteggere il patrimonio mondiale di biodiversità delle colture, in particolare nella gestione e nel finanziamento di banche genetiche delle colture in tutto il pianeta.


La tecnologia di editing genetico accelera significativamente i processi di selezione, agendo più velocemente dei metodi di incrocio, selezione per mutazione e transgenesi, ha detto il Direttore generale della FAO, che ha studiato la selezione vegetale e la genetica e ha dato importanti contributi alla comprensione del genoma della patata. Inoltre, l’editing genetico può essere una manna per la conservazione e il miglioramento dei tratti unici degli alimenti locali e indigeni, mantenendo aperta una “finestra sulla nostra stessa umanità” e diventando “un ponte tra il passato e il futuro, collegando le culture alimentari e promuovendo la resilienza condivisa di fronte alle sfide globali”. Per questo motivo, il FAO Food and Agriculture Museum and Network, che verrà inaugurato nel 2025 presso la sede centrale della FAO a Roma per celebrare l’80esimo anniversario della fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, collegherà le tecnologie e le culture alimentari globali, mettendo in mostra le ricche tradizioni e gli approcci innovativi che hanno plasmato la storia dei sistemi agroalimentari nel tempo.

Coldiretti: -25% medio produzione zucche, Puglia e Campagnia -40%

Coldiretti: -25% medio produzione zucche, Puglia e Campagnia -40%Roma, 30 ott. (askanews) – Halloween da incubo per le zucche italiane, con un crollo della produzione del 25% tra gli effetti del maltempo e delle alluvioni al Nord e la siccità al Sud. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti. Proprio nelle settimane della festa di Ognissanti si moltiplicano gli acquisti di zucche, tra quelle da intaglio e da cucina, per un giro d’affari stimato da Coldiretti in circa 30 milioni di euro.


Si tratta per la quasi totalità di prodotti destinati al consumo alimentare anche se cresce l’attenzione per le zucche ornamentali da intagliare, per le quali proprio Halloween rappresenta oltre il 90% del mercato. Tra tavola e intaglio, il prezzo medio al dettaglio viaggia quest’anno intorno ai 2/2,50 euro al chilo, ma può anche raddoppiare o triplicare se la zucca è già sbucciata e tagliata. In Lombardia, dove si coltiva circa un quarto della produzione nazionale, si prevede un calo medio nelle rese di circa il 30% rispetto allo scorso anno. A ridurre la disponibilità di prodotto sono state le anomalie climatiche – rileva la Coldiretti – e nello specifico l’eccesso di precipitazioni, che ha caratterizzato sia il periodo delle semine sia la fase finale della stagione produttiva. Tra le varietà di zucca che hanno risentito di più dell’andamento climatico ci sono la “beretta piacentina”, quella “americana” e la zucca “cappello del prete”.


Addirittura peggiore la situazione in Puglia dove la siccità ha tagliato in media del 40% la raccolta, a causa della grave carenza d’acqua e del caldo fuori stagione anche in autunno. Male anche in Campania dove nel Casertano si è registrato un anno difficile per la produzione per i problemi legati al caldo. Nelle zone basse questo fattore ha influenzato in maniera determinante sulla resa, fino al 40% in meno per ettaro. Tra le principali regioni produttrici, positiva, invece, la situazione in Veneto mentre nel Ferrarese, in Emilia, il bilancio è buono per chi aveva già raccolto prima dell’alluvione. Al calo della produzione italiana si aggiunge l’aumento delle importazioni dall’estero, cresciute del 38% in quantità nei primi sette mesi dell’anno, con 15 milioni di chili di prodotto, di cui circa i due terzi arrivano dall’Africa, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat, dove possono essere coltivate con l’utilizzo di sostanze vietate nella Ue.


Stanno crescendo infine anche le esperienze di “zuccaturismo” che, conclude Coldiretti, in tutta Italia attirano decine di migliaia di visitatori, con vere e proprie esperienze dedicate come il Villaggio delle zucche di Nonno Lele a Treviso o il Il Giardino Delle Zucche – Pumpkin Patch di Pignataro Maggiore, nel Casertano.

Prandini: su glifosato applicare reciprocità anche extra Ue

Prandini: su glifosato applicare reciprocità anche extra UeRoma, 30 ott. (askanews) – “Il glifosato viene molto usato in alcuni paesi extraeuropei quando la maturazione dei prodotti non ha un processo naturale. In Italia e in Europa questa procedura è vietata. Per questo deve essere applicato un principio di reciprocità delle regole”. Lo ha detto il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, nel corso della trasmissione radiofonica “Giù la maschera” (Radio 1 Rai), condotta da Marcello Foa e dedicata al tema “Glifosato, agricoltura e pesticidi: è ora di cambiare?”.


“Il fatto di acquistare un prodotto agroalimentare di stagione diventa fondamentale – ha ricordato il presidente di Coldiretti – vuol dire che ha meno trattamenti di carattere chimico e soprattutto si premia un’agricoltura, la nostra, che viene portata avanti a livello di sostenibilità. Dal 2015 a oggi abbiamo diminuito l’utilizzo di agrofarmaci del 43% nelle nostre imprese. Nessun paese al mondo ha fatto quello che hanno fatto i nostri imprenditori. Per questo uno dei dibattiti che abbiamo aperto a livello europeo è quello sulla reciprocità, elemento di garanzia e tutela per i lavoratori e i consumatori. Nel libero mercato le regole che vengono imposte alle nostre imprese agricole devono essere applicate anche a chi importa in Italia da altri paesi e deve così sottostare agli stessi regolamenti”. Secondo Prandini in diversi paesi extraeuropei “vengono usati nel mondo pesticidi che sono vietati in Europa da più di 40 anni. Il problema è che quando i prodotti partono da questi paesi non dichiarano l’origine. Una delle battaglie che stiamo facendo è proprio quella di estendere l’obbligo dell’origine su tutte le filiere produttive. Su 10 prodotti che vengono analizzati – ha proseguito Prandini – tra quelli importati da altri paesi, 3 hanno sempre tracce di pericolosità e presenza di pesticidi vietati nel contesto europeo. Sui prodotti italiani, invece, siamo vicini allo 0”.


“Andrebbe riscoperto e insegnato nelle scuole il tema della stagionalità. Se uno acquista un prodotto nella stagione nel quale matura vuol dire che il prodotto è sottoposto a trattamenti minori”, ha concluso.

Fruitimprese: stagione datteri in Tunisia compromessa da clima

Fruitimprese: stagione datteri in Tunisia compromessa da climaRoma, 30 ott. (askanews) – Campagna di raccolta molto problematica per i datteri tunisini, a causa delle piogge torrenziali che recentemente hanno duramente colpito le aree di coltivazione di datteri nel sud del paese, con precipitazioni intense che si sono protratte per giorni consecutivi in tutte le principali regioni di produzione. Lo rende noto Fruitimprese spiegando che queste condizioni climatiche anomale hanno provocato un costante aumento dei livelli di umidità, superando regolarmente il 60%, fattore che ha contribuito a fenomeni di fermentazione nei frutti.


Il risultato è un impatto significativo sia sulla qualità sia sulla quantità della raccolta prevista per l’esportazione. Le avverse condizioni atmosferiche stanno infatti causando gravi ritardi nelle operazioni di raccolta e nei processi logistici, con posticipi delle spedizioni destinate al mercato europeo e ad altri mercati internazionali. Questi ritardi, spiega ancora Fruitimprese, potrebbero limitare la disponibilità dei datteri tunisini, compromettendo la capacità di rispondere pienamente alla domanda stagionale e di mantenere una fornitura costante nel tempo.

Federpesca: eolico offshore attento a coinvolgere settore

Federpesca: eolico offshore attento a coinvolgere settoreRoma, 30 ott. (askanews) – “Per il nostro settore la sfida della transizione energetica eolica offshore potrà essere sostenibile solo se non porterà ulteriori ripercussioni negative sull’ambiente marino, ma soprattutto sulla coesione economica, sociale e territoriale in un Paese e in una Regione come la Sicilia che dipende dalla pesca come fonte di sostentamento alimentare ed economico”. Lo ha detto la direttrice di Federpesca, Francesca Biondo, durante la conferenza “Offshore Wind Revolution – Building the industry and getting the ports ready”, che si è tenuta a Palermo presso il Marina Convention Center lo scorso 24 e 25 ottobre 2024.   Promosso dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale, in collaborazione con Magellan Circle, l’evento è stato organizzato con la partnership di WindEurope, Anev e Aero, e con il patrocinio dell’Ambasciata di Danimarca in Italia, e dedicato proprio al tema della produzione di energia da eolico offshore. L’obiettivo dell’appuntamento è stato quello di inquadrare la strategicità del tema per il Paese e condividere una linea di indirizzo comune per non perdere l’occasione di essere driver europei di questo nuovo mercato in forte espansione.   “Da tempo abbiamo iniziato una collaborazione con AERO per lavorare su un coinvolgimento attivo degli operatori del settore della pesca – ha detto Biondo – verso la promozione della loro partecipazione non solo nella definizione di orientamenti trasparenti, ma anche per nello svolgimento di valutazioni di impatto dei singoli progetti, oltre che nella pianificazione spaziale marittima. L’auspicio è quello di trovare soluzioni efficienti che mirino a promuovere la coesistenza, bilanciando gli interessi dell’industria e della pesca, e assicurando che entrambe le attività possano svilupparsi ed evolversi. Se immaginata insieme, questa collaborazione non solo promuove la sostenibilità ambientale verso gli obiettivi dell’Agenda 2030, ma può anche generare opportunità economiche per le comunità costiere, creando un modello di sviluppo integrato”, ha concluso la direttrice di Federpesca.

Grana Padano a Bangkok con la Thai-Italian Chamber of Commerce

Grana Padano a Bangkok con la Thai-Italian Chamber of CommerceRoma, 30 ott. (askanews) – Il prossimo 4 novembre Grana Padano, il formaggio DOP più consumato al mondo, sarà protagonista dell’undicesima edizione di “Ospitalità Italiana in Thailandia”, mercato mercato in continua evoluzione e con un crescente interesse per i prodotti alimentari di alta qualità.


L’evento negli ultimi undici anni è diventato un segno distintivo di autenticità per ristoranti, gelaterie e pizzerie italiane in Thailandia e vuole essere un momento di celebrazione dei locali che utilizzano prodotti autentici e ad indicazione geografica Made in Italy premiati con il riconoscimento “Ospitalità Italiana”. “Siamo orgogliosi di sostenere un’iniziativa che valorizza l’autenticità della cucina italiana all’estero – spiega in una nota – Stefano Berni, direttore generale del Consorzio Grana Padano – Il Grana Padano, con il suo gusto intenso e versatile, è l’ingrediente perfetto per arricchire i piatti più svariati, offrendo un’esperienza culinaria unica anche ai consumatori thailandesi”.


Del Consorzio Tutela Grana Padano fanno parte 143 aziende. Sono 122 quelle di lavorazione, che gestiscono 137 caseifici produttivi, 142 gli stagionatori e 197 preconfezionatori di porzionato, grattugiato e CET. Nel periodo gennaio – agosto 2024 sono state lavorate 3.905.731 forme, con + 2,66% rispetto allo stesso periodo del 2023.