Lollobrigida: bene operazione cc e Masaf contro truffa a fondi UeRoma, 23 mag. (askanews) – “Ringrazio i Carabinieri del reparto Tutela agroalimentare di Messina che all’interno delle attività in stretta collaborazione con il Masaf, hanno scoperto la truffa di un’azienda agricola che aveva dichiarato la concessione sull’area della base militare dell’aeroporto militare di Sigonella, percependo così le risorse messe a disposizione per l’agricoltura dall’Europa”. Lo dice il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida.
“L’operazione di sequestro è l’ennesima prova del grande impegno che da tempo mettiamo nell’ arginare il grave fenomeno dell’illegalità che colpisce l’intero comparto nazionale. È nostro dovere proteggere il settore da chi ne approfitta e mette in cattiva luce chi lavora onestamente”, conclude il ministro.
Agroalimentare, Tonitto 1939 si espande nell’Europa dell’EstRoma, 22 mag. (askanews) – I gelati dell’azienda ligure Tonitto 1939 concquistano l’Europa dell’Est. I primi mesi del 2024 hanno segnato infatti un cambio di passo all’estero per i gelati Tonitto 1939, mercato che ha fatto registrare un record di vendite nel primo trimestre 2024. L’azienda italiana, leader in Italia per il sorbetto e per il gelato senza zuccheri aggiunti, infatti, è riuscita ad avviare numerosi progetti di ampio respiro, conquistando gran parte dell’Europa dell’Est. Proprio il mercato estero pesa circa il 30% del proprio fatturato totale e nell’ultimo anno è cresciuto di un ulteriore 10%.
Con i gelati a marchio Tonitto, la realtà ligure è approdata in Bulgaria, Macedonia del Nord, Kosovo, Croazia e Repubblica Ceca, mentre il progetto più prossimo a partire è una partnership importante in Bosnia Erzegovina. Inoltre, in estate, lato Private Label (mercato in constante crescita che pesa circa il 70% dell’intero fatturato rispetto a quello del brand), partiranno nuovi progetti in Serbia, Grecia, Romania e Repubblica Ceca e una seconda collaborazione sempre in Grecia. Due progetti che in totale valgono circa un milione come volumi annuali.
Tonitto 1939, sempre con il proprio brand è entrata direttamente in Marocco e negli Emirati Arabi Uniti e ha inoltre l’obiettivo di insediarsi col brand Tonitto all’interno di mercati che hanno una stagionalità opposta a quella dell’emisfero boreale. Per questo sono stati avviati nuovi importanti dialoghi in Sud America e in particolare in Perù. Per quanto riguarda l’Italia, nel primo trimestre 2024 l’azienda ha registrato un record di vendite e l’obiettivo a fine 2024 è quello di raggiungere quota 10 milioni di euro. “Stiamo lavorando su diversi fronti per continuare a crescere anno dopo anno. I risultati che stiamo ottenendo in questi primi mesi e le risposte concrete che stiamo avendo dai nostri partner ci lasciano ben sperare per il futuro – spiega Alberto Piscioneri, General Manager Tonitto 1939 -. Essere riusciti a penetrare mercati così variegati è motivo di grande orgoglio”.
Proprio per cercare di ampliare ulteriormente il proprio portafoglio clienti, Tonitto 1939 parteciperà il 28 e 29 maggio ad Amsterdam alla fiera internazionale “Il Mondo del Marchio del Distributore” della PLMA, organizzata dalla Private Label Manufacturers Association, che ospiterà oltre 2.900 espositori provenienti da 70 paesi all’interno di uno spazio espositivo di 43.000 mq.
illycaffè si riconferma B corp: significativo miglioramento sul 2021Milano, 21 mag. (askanews) – A illycaffè è stata riconfermata la certificazione B Corp “grazie al suo costante impegno lungo la filiera e alla sua capacità di generare un impatto positivo verso i dipendenti, le comunità di riferimento e l’ambiente”. La certificazione B Corp, spiega una nota dell’azienda triestina, viene rilasciata dall’organizzazione internazionale B Lab che misura le performance sociali e ambientali dell’azienda secondo gli standard previsti dal B impact assessment (Bia) e prevede la revisione dell’analisi e la conseguente ricertificazione ogni tre anni. Nel 2024 illycaffè ha ottenuto il punteggio di 90,4 registrando un significativo miglioramento rispetto alla certificazione del 2021.
“Siamo orgogliosi del risultato raggiunto che testimonia l’impegno di illycaffè a crescere in modo sostenibile, responsabile e trasparente – afferma Cristina Scocchia, ad di illycaffè – La scelta di perseguire i propri obiettivi di business creando valore durevole e condiviso lungo tutta la filiera è un modello economico positivo che come B Corp ci siamo impegnati a promuovere perché siamo convinti che oggi, più che mai, anche il settore privato debba fare la propria parte per sostenere la transizione verso modelli che garantiscano il futuro delle persone e dell’ambiente”. I progressi più rilevanti degli ultimi tre anni hanno riguardato il rafforzamento della governance di sostenibilità con la costituzione di una task force aziendale composta dalla totalità dei C-level; l’inserimento degli obiettivi Esg nello schema degli incentivi del top management; l’evoluzione del bilancio verso il reporting integrato, riflesso della sempre maggiore connessione tra strategia, andamento economico-finanziario e contesto sociale e ambientale nel quale il gruppo opera; l’ulteriore rafforzamento, lungo le filiere di approvvigionamenti di beni e servizi, del ruolo svolto dalle tematiche Esg nelle fasi di selezione, valutazione ed evoluzione dei partner; il riconoscimento dell’unicità dell’Università del Caffè di illycaffè come mezzo di formazione per tutta la filiera; l’ottenimento della certificazione di parità di genere che attesta l’adozione di un approccio sistemico alla tematica; rafforzamento dell’impegno verso la lotta al cambiamento climatico tramite l’adozione di un target Net Zero di SBTi, riflessa anche dal trend, in costante miglioramento, nella riduzione della carbon footprint aziendale (-5,3% nel 2023 rispetto l’anno precedente, usando la metodologia di calcolo market-based).
Grana Padano, Renato Zaghini confermato alla presidenza del consorzioMilano, 21 mag. (askanews) – Mandato bis alla presidenza del Consorzio tutela Grana Padano per Renato Zaghini, confermato all’unanimità nella prima riunione del consiglio d’amministrazione eletto nell’assemblea generale del 18 aprile scorso.
Mantovano, sessantotto anni, sposato, due figli di 47 anni e 43 anni, Zaghini è da 25anni presidente del Caseificio europeo società agricola cooperativa di Bagnolo San Vito (Mn) e per 17 anni, prima di essere eletto alla massima carica, nel Consorzio Grana Padano è stato tesoriere. “Questa nuova elezione mi onora e mi commuove ancora più della prima, che ricordo maturò nel pieno della pandemia – commenta Zaghini – Eravamo in pieno lockdown, avevamo davanti un futuro indecifrabile e pieno di incognite. Assunsi con tutti i vertici del Consorzio e con gli associati un impegno verso le oltre 3.800 stalle e i 50mila soggetti coinvolti nella filiera: non avremmo lasciato a terra una sola goccia di latte. Oggi, i dati della produzione, che con 5.456.500 forme prodotte nel 2023 ed un aumento del 4,69% rispetto all’anno precedente ci confermano il formaggio Dop più consumato nel mondo e con un export superiore al 48% delle forme marchiate vendute all’estero, dimostrano che da quel tunnel siamo usciti. Ma questo successo non ci consente affatto di dimenticare che le guerre ai confini dell’Europa e in Medio Oriente sono altre pericolose emergenze con le quali un player mondiale come il Grana Padano si deve confrontare”.
Zaghini sottolinea gli impegni fondamentali fissati nell’ultima assemblea generale e quindi al primo posto nell’agenda sua e di tutto il Consorzio. “La produzione resta sotto attenta osservazione ed il cda rinnovato dovrà innanzitutto varare il nuovo piano produttivo, uno strumento ideato 20 anni fa proprio dal Consorzio Grana Padano in una situazione pesante per tutto il settore lattiero caseario, che non solo ha portato il Grana Padano alla sua leadership, ma ha pure aperto la strada a numerose altre realtà del settore” Ma l’impegno vede in particolare la novità della definizione del piano strategico pluriennale per il Grana Padano già approvato nell’assemblea del dicembre 2023 e in grado di indicare la rotta per il futuro. “Occorrerà, infatti, individuare le esigenze e abitudini alimentari dei consumatori – ha sottolineato Zaghini – e muoversi in linea con esse, in modo da rimodulare il posizionamento strategico del nostro prodotto. Fino a qualche anno fa, per esempio, chi avrebbe scommesso sull’esplosione delle vendite di grattugiato soprattutto nell’export? Pochissimi”.
Agli italiani (70%) le merendine piacciono farcite, meglio se alle cremeMilano, 21 mag. (askanews) – Nove italiani su 10 consumano le merendine italiane a merenda, in media due volte a settimana. In particolare, è la bontà il primo criterio di scelta, con il 70% degli italiani che attribuisce importanza al gusto seguito da praticità (42%), sicurezza alimentare (41%), porzionatura (40%) e versatilità (22%). A fotografare il rapporto di “Italiani e merendine” è un’indagine commissionata da Unione italiana food ad Astra Ricerche, attraverso un sondaggio online.
Sette italiani su 10 ammettono di preferire le merendine farcite a quelle semplici. In particolare, tra le diverse tipologie di farcitura il 34% preferisce quelli in creme ai ripieni in frutta (27%). Le farciture più amate includono crema al cioccolato (46%), crema pasticcera (42%), crema al cioccolato e nocciola (39%), crema al pistacchio (36%) e crema alla nocciola (35%). Parlando sempre di gusto, tra gli ingredienti più soddisfacenti per sei italiani su 10 le gocce di cioccolato sono al primo posto, seguite da granella di zucchero e di frutta secca (entrambe al 29%), mirtilli rossi (26%) e glassa di zucchero (24%). Tra le varie tipologie di merendine disponibili sul mercato, le preferenze degli italiani si indirizzano in primis verso quelle a base di pasta sfoglia, scelte dal 42% del campione. Seguono quelle a base di pan di spagna (25%), plumcake (21%) e pasta frolla (12%). Oltre al gusto, una caratteristica che sta assumendo sempre più rilievo nell’industria alimentare è la consistenza che riveste un ruolo distintivo anche nell’esperienza di consumo di una merendina. La varietà di consistenze influisce sull’esperienza sensoriale, aggiungendo un elemento di piacere tattile e di soddisfazione al palato. In base allo studio, infatti, le consistenze più amate nelle merendine dai nostri connazionali sono quella “soffice”, indicata da circa sei italiani su 10 (56%) e “cremosa” (48%). Seguono croccante (29%), friabile (28%), compatta (19%), spugnosa (16%) e ruvida (5%).
Il rapporto degli italiani con le merendine rivela poi delle curiosità sul modo in cui le consumano: se il 31% preferisce mangiarle a piccoli morsi, un 20% ama aprirle facendo scoppiare la confezione. Più indietro ma a pari punteggio chi separa la farcitura per gustarla prima (16%) e chi tocca la sofficità della merendina con le mani prima di assaggiarla (16%) e infine una piccola parte dei nostri connazionali (7%) assaggia il ripieno con le dita prima di iniziare a mangiare la merendina.
I pastai italiani si danno nuove regole per pubblicità più trasparentiMilano, 21 mag. (askanews) – I pastai di Unione italiana food hanno deciso di adottarare un disciplinare per la autoregolamentazione dei claim volontari utilizzati nella comunicazione pubblicitaria della pasta: un percorso volontario con cui i produttori italiani di pasta si impegnano a fornire al consumatore informazioni sempre più chiare. Il nuovo disciplinare arriva a cinquantasette anni dalla Legge di purezza con cui hanno fissato i parametri qualitativi e i criteri ai quali, ancora oggi, ci si deve attenere per la loro produzione: l’obbligo di impiegare esclusivamente grano duro nel rispetto di precisi parametri analitici, quali umidità, proteine ed acidità e definendo puntualmente le denominazioni di vendita del prodotto, in base a precisi parametri di riferimento.
Proposto e approvato all’unanimità dai produttori di pasta di Unione italiana food, con riferimento anche alla pasta a denominazione tutelata, obiettivo del Disciplinare è quello di garantire una comunicazione sulla pasta imparziale, trasparente e rigorosa. Il documento fornisce indicazioni sui claim di natura volontaria utilizzati nella comunicazione pubblicitaria della pasta, per assicurare che il contenuto dei messaggi sia non solo conforme alla vigente normativa europea, nazionale ed autodisciplinare in materia di corretta e leale comunicazione pubblicitaria, ma anche alla normativa in tema di claim etici che stabiliscono un’implicazione sociale sul consumo di un prodotto, o una correlazione tra l’acquisto di un prodotto e la sua positiva ricaduta sociale. Dalle caratteristiche organolettiche e nutrizionali della pasta e delle materie prime impiegate ai diversi metodi di produzione, fino ai formati funzionali ai condimenti e alle ricette, il disciplinare prevede che ogni claim pubblicitario utilizzato per promuovere la pasta deve sempre ispirarsi ai principi di onestà, veridicità e correttezza con affermazioni verificabili, non ingannevoli, che garantiscano un valore aggiunto ancora presente al momento dell’acquisto e del consumo, basate su dati scientifici pertinenti o certificazioni di autorità pubbliche e coerenti con la normativa applicabile.
Le categorie di claim su cui si è concentrata l’attenzione del disciplinare riguardano gli ingredienti (grano duro, semola o acqua): caratteristiche della materia prima utilizzata come origine o antichità e specie varietale; il prodotto (pasta): caratteristiche della pasta e/o suoi aspetti qualitativi come tenuta in cottura, tenacità, colore; il processo produttivo: caratteristiche di processo relative alla materia prima e alla pasta come la macinazione, la decorticazione e la lavorazione del grano così come fasi, processi e tecniche di produzione della pasta; la definizione di “artigianalità” riferita alla pasta; la sostenibilità/circolarità del processo produttivo, dal campo alla tavola o in una specifica fase del processo produttivo; riciclabilità e sostenibilità degli imballaggi; sicurezza alimentare del prodotto; proprietà nutrizionali; riduzione di rischio di una malattia, in riferimento all’esistenza di un rapporto tra una categoria di alimenti o dei relativi componenti e un beneficio per la salute. “Questo disciplinare è un’ulteriore conferma del nostro impegno a garantire al consumatore informazioni sempre più chiare – commenta Margherita Mastromauro, presidente dei Pastai italiani di Unione italiana food – Un percorso di natura volontaria che i pastai italiani hanno voluto intraprendere per rafforzare l’immagine della pasta italiana e a valorizzarne la produzione. Per difendere e tutelare un prodotto baluardo della tradizione italiana, che continua a riscuotere successi a livello nazionale e internazionale, oggi rinnoviamo l’impegno garantendo una comunicazione sulla pasta obiettiva, trasparente e rigorosa affinché il consumatore possa compiere la propria scelta d’acquisto liberamente e consapevolmente”.
Giornata mondiale api, Crea per le sentinelle dell’ambienteRoma, 20 mag. (askanews) – Dal monitoraggio alle pratiche di apicoltura sostenibile, dalle tecnologie digitali con sensori ed arnie di ultima generazione fino ai programmi di miglioramento genetico: il gruppo di ricerca di Apidologia del CREA Agricoltura e Ambiente, il più importante in Italia, lavora per proteggere le api e per aiutarle ad essere più resilienti ai cambiamenti climatici, studiandone la biodiversità e le avversità, promuovendone il benessere, salvaguardando le tipicità delle diverse popolazioni, caratterizzando le produzioni di miele delle api locali.
Il laboratorio API del CREA, inoltre, svolge analisi accreditate (Accredia) per imprese, associazioni e istituzioni, in particolare nel campo della valorizzazione qualitativa delle produzioni apistiche, del biomonitoraggio ambientale (progetto Beenet), per la caratterizzazione della sottospecie di Apis mellifera per gli iscritti all’Albo Nazionale Allevatori di Api Regine e per gli apicoltori/associazione di apicoltori. Tutto ciò è realizzato in collaborazione con altri enti di ricerca a livello nazionale e internazionale, con associazioni agricole e di apicoltori, tramite progetti di ricerca e attività di formazione. Ecco i progetti più rilevanti su cui si sta lavorando: BeeGuards (Resilient beekeeping and breeding to safeguard natural genetic resources and pollination services) mira a ad una gestione apistica sostenibile, a nuove strategie di selezione per la resilienza e a strumenti digitali e di previsione che consentiranno al settore dell’apicoltura di adattarsi ai cambiamenti climatici. Genapis.IT, un progetto finanziato dal MASAF nell’ambito del Regolamento UE a sostegno del settore apistico, che il CREA-AA svolge insieme a due associazioni nazionali per mappare la costituzione morfo-genetica delle popolazioni italiane di Apis mellifera, come base di linee genetiche autoctone su cui operare programmi di miglioramento genetico per l’adattamento ai cambiamenti climatici.
La ciliegia rossa di Marostica Igp festeggia 80 anniRoma, 20 mag. (askanews) – Festeggia ottant’anni la Ciliegia di Marostica Igp: è tutto pronto per il ritorno della tradizionale Festa nella città veneta della Partita a scacchi a personaggi viventi. La ciliegia di Marostica è stata la prima in Italia ad ottenere il marchio di qualità Igp: una sfera con un calibro di almeno 23 millimetri, una polpa succosa e molto soda, rigorosamente coltivata e raccolta, con le sue 38 varietà, nel territorio riconosciuto dal disciplinare di produzione. Il 26 maggio tornerà quindi la festa con la sua mostra mercato.
“Il maltempo di questi giorni ha seriamente compromesso le varietà precoci – commenta Giuseppe Zuech, presidente del Consorzio – Stiamo costantemente monitorando le previsioni meteo, nella speranza che il sole nei prossimi giorni possa salvare la raccolta delle varietà medio-tardive”. La Ciliegia di Marostica I.G.P. è coltivata nell’area di tutela, tra l’Astico e il Brenta, in una zona collinare caratterizzata da un clima ideale per la produzione di questa autentica primizia. La sua coltivazione coinvolge, oltre che Marostica, i vicini comuni di Pianezze, Colceresa, Breganze, Fara Vicentino, Salcedo, Schiavon e Bassano del Grappa.
Alla Fao il Gran premio mondiale ell’Acqua di Re Hassan IIRoma, 20 mag. (askanews) – “A nome dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), sono lieto di accettare il prestigioso Gran Premio Mondiale dell’Acqua del Re Hassan II del Marocco. È un onore ricevere questo Premio che riconosce e premia le azioni che promuovono la protezione e la conservazione delle risorse idriche, il miglioramento della loro gestione e il riutilizzo delle acque reflue, nonché la sensibilizzazione della popolazione sulle questioni idriche”. Lo ha detto QU Dongyu, direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), commentando la decisione di assegnare all’organizzazione il Gran Premio Mondiale dell’Acqua Re Hassan II del Marocco in occasione del decimo Forum Mondiale dell’Acqua, tenutosi a Bali. Il premio viene assegnato ogni tre anni nel corso di una speciale cerimonia che si tiene durante il World Water Forum.
L’acqua è ora pienamente integrata nel Quadro strategico della FAO 2022-2031, è al centro delle strategie tematiche della FAO sul cambiamento climatico, su scienza e innovazione, e sui relativi piani d’azione, ed è ben integrata in tutto il lavoro della FAO. L’anno scorso, per la prima volta nella storia dell’Organizzazione, l’acqua è stata il tema della 43a Sessione della Conferenza Ministeriale della FAO, il massimo organo di governo dell’Organizzazione. La stessa Conferenza ha approvato il tema della gestione delle risorse idriche per il biennio 2024-25, di conseguenza l’acqua è stata all’ordine del giorno di tutti gli organi direttivi e dei comitati tecnici della FAO nei due anni successivi, per concentrare le discussioni sulla mobilitazione delle conoscenze e delle risorse necessarie per portare avanti il lavoro della FAO sull’acqua.
L’acqua è stata anche il tema della Giornata mondiale dell’alimentazione 2023, che commemora la fondazione della FAO il 16 aprile 1945, ed è stata celebrata durante il World Food Forum: “L’acqua è vita, l’acqua è cibo. Senza lasciare indietro nessuno”.
Fruitimprese denuncia: in Gdo frutta e verdura a 0,99 chiloRoma, 20 mag. (askanews) – Nella settimana in cui è stato pubblicato il DL Agricoltura, per recepire una serie di legittime istanze avanzate dal mondo agricolo, una importante catena distributiva promuove la vendita di frutta e verdura a 0,99 al pezzo o al kg. La tempistica di questa pubblicità solleva preoccupazioni significative e interrogativi importanti sulle dinamiche del mercato agroalimentare, denuncia in una nota Fruitimprese.
“Promuovere frutta e verdura a un prezzo così basso – commenta Giancarlo Minguzzi, presidente Fruitimprese Emilia Romagna e n.1 della omonima OP di Alfonsine (RA) – potrebbe sembrare vantaggioso per i consumatori, ma nasconde problematiche profonde che riguardano la sostenibilità economica e sociale del settore agricolo. Vendere prodotti a prezzi inferiori ai costi di produzione danneggia gravemente le imprese agricole, che si trovano in una posizione di debolezza contrattuale rispetto alle grandi catene di distribuzione. Questa debolezza è amplificata dal fatto che i prodotti agricoli, essendo deperibili, devono essere venduti rapidamente, spesso a qualsiasi prezzo, per ridurre le perdite”. La questione della debolezza contrattuale dei produttori rispetto ai distributori è cruciale. “I prodotti industriali, che hanno una maggiore durata e possono essere stoccati per periodi più lunghi, non sono soggetti alla stessa pressione di vendita – aggiunge – Questo rende le imprese agricole particolarmente vulnerabili a pratiche commerciali sleali, come quelle che il DL Agricoltura cerca di contrastare. La nuova normativa intende creare un equilibrio più giusto nel mercato, garantendo che i prezzi di vendita riflettano i costi di produzione e impedendo che i produttori siano costretti a vendere sottocosto”.
La pubblicità della catena distributiva appare quindi in aperto contrasto con l’intento del provvedimento, continua Minguzzi. “Promozioni sottocosto, come questa, fanno capire che le pratiche sleali sono ancora diffuse. La questione minaccia la sostenibilità economica dei produttori, che sono costretti a competere in un mercato dove i grandi distributori dettano le regole. Le imprese agricole, incapaci di coprire i propri costi, rischiano di essere espulse dal mercato, portando a una maggiore concentrazione del potere economico nelle mani di pochi grandi attori. Questo non solo riduce la varietà e la qualità dei prodotti disponibili ai consumatori, ma mina anche l’economia locale e la resilienza del settore agroalimentare”.