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R. Toscana: ok a progetto integrato di distretto per vivaismo

R. Toscana: ok a progetto integrato di distretto per vivaismoRoma, 24 ott. (askanews) – Via libera in Toscana al Progetto Integrato di Distretto nell’ambito delle risorse del PSR 2014/2022 “Vivaismo per un futuro sostenibile”. Realizzato interamente in provincia di Pistoia, il progetto di questo distretto, genera la liquidazione di un contributo complessivo di circa 4,5 milioni di euro a fronte di oltre 12 milioni di euro di investimenti a favore di 42 aziende che operano nel settore vivaistico.


Così, dopo l’approvazione, nel febbraio scorso, del Progetto Integrato di Distretto “Toscana Sud”, il nuovo arrivato appena approvato è il risultato del partenariato coordinato dall’associazione dei Vivaisti Italiani che hanno confermato la validità del progetto selezionato e l’efficacia degli investimenti sostenuti. “Uno strumento, quello dei PID – ha detto la vicepresidente e assessora Stefania Saccardi – in cui la Regione Toscana ha creduto per prima in Italia. Questo dei Vivaisti è un bel risultato ottenuto grazie all’apporto di tutti gli uffici regionali. Questa esperienza mi auguro possa rappresentare un modello utile e ripetibile per la corretta gestione dei flussi, fondato su un presidio costante di tutte le fasi procedimentali e sulla fattiva collaborazione tra diversi settori. Inoltre, il rispetto, per quanto possibile, dei tempi istruttori indicati nei bandi, è stato un valore sia per la Regione che per le aziende beneficiarie, che hanno così la possibilità di programmare gli investimenti finanziati con maggiore sicurezza e tranquillità e di rientrare, almeno per una parte delle spese sostenute, entro scadenze ragionevoli”.


Grazie all’attuazione del progetto di distretto le aziende del comparto vivaistico pistoiese hanno migliorato gli standard ambientali e certificato il loro status operativo. Dal punto di vista dell’occupazione si è registrato un aumento di addetti a dimostrazione che gli investimenti hanno avuto una diretta ricaduta sul livello occupazionale. L’arco di tempo impiegato per portare a termine il percorso del PID pistoiese, è stato di 2 anni e 9 mesi. Proseguono, nel frattempo, gli interventi che si realizzano all’interno degli altri 3 PID finanziati dalla Regione che potrebbero essere tutti approvati entro il 2024.

Coldiretti: inadeguate linee guida Efsa su ok a nuovi alimenti

Coldiretti: inadeguate linee guida Efsa su ok a nuovi alimentiRoma, 24 ott. (askanews) – Forte preoccupazione riguardo l’aggiornamento delle Linee Guida sui requisiti scientifici per la presentazione di una domanda di autorizzazione per un nuovo alimento, pubblicato dall’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa), la richiesta di “rivedere il proprio lavoro di aggiornamento delle linee guida”, il blocco di tutte le procedure di autorizzazione per i prodotti coltivati in laboratorio e l’annuncio di una mobilitazione in caso di non rispetto del principio di precauzione. E’ la posizione espressa dalle principali organizzazioni agricole europee e consorzi di prodotti alimentari di qualità, tra cui Coldiretti e Filiera Italia, che hanno indirizzato una lettera al direttore esecutivo dell’Efsa, Bernhard Url.


Secondo i firmatari, l’aggiornamento non risponde alle aspettative espresse nella nota n. 5469/24, sostenuta da 17 ministri dell’agricoltura di diversi Paesi europei. La nota pone l’accento su “un principio cardine della visione europea in materia di sicurezza alimentare, considerato cruciale per tutelare al meglio gli interessi dei cittadini e dei consumatori europei”. In particolare, viene evidenziato come le linee guida non tengano conto della relazione del Parlamento Europeo sulla strategia europea per le proteine, che mette in evidenza le sfide etiche, sociali, ambientali ed economiche poste dagli “alimenti a base cellulare, prodotti mediante coltivazione di cellule isolate da piante e animali” e sottolinea che “il regolamento sui nuovi alimenti non è adeguato per affrontare tali sfide”.


Le diverse sigle sottolineano inoltre che “la richiesta specifica dei ministri di allineare alcuni aspetti della valutazione degli alimenti prodotti in laboratorio alle procedure di valutazione dei medicinali è stata completamente ignorata”. In particolare, è stata trascurata la richiesta di includere “studi preclinici e clinici come criteri per valutare la sicurezza di questi prodotti”. Efsa, proseguono le associazioni, ha anche ignorato le preoccupazioni espresse dal mondo scientifico, nel contesto della consultazione pubblica, riguardo agli ormoni, ai fattori di crescita e ai residui antimicrobici. Alla luce di queste considerazioni, le organizzazioni chiedono all’EFSA di “rivedere il proprio lavoro di aggiornamento delle linee guida”, tenendo conto delle richieste formali espresse nella nota del Consiglio.


Le associazioni chiedono “il blocco di tutte le procedure di autorizzazione per i prodotti coltivati in laboratorio fino a quando non saranno accolte le richieste formulate nella nota dei ministri e la posizione espressa dal Parlamento Europeo”. Le richieste avanzate, si legge nella lettera, si fondano come detto sul “fondamentale principio di precauzione”, considerato “un pilastro essenziale delle politiche alimentari perseguite dall’Unione Europea”, al fine di tutelare sia gli agricoltori che i consumatori europei.

Banca Mondiale annuncia svolta strategica nell’agroalimentare

Banca Mondiale annuncia svolta strategica nell’agroalimentareWashington, 23 ott. (askanews) – Il Gruppo della Banca Mondiale ha annunciato oggi una svolta strategica nel suo approccio all’agroalimentare con l’obiettivo di creare un ecosistema completo per il settore. Il cambiamento combinerà un nuovo modo di lavorare con un nuovo livello di investimento, raddoppiando i suoi impegni in agrofinanza e agroalimentare a 9 miliardi di dollari all’anno entro il 2030.


Il nuovo approccio – informa una nota dell’istituzione di Washington – arriva mentre quattro tendenze stanno fondamentalmente rimodellando il panorama dell’agroalimentare: cambiamento climatico, innovazioni nella finanza, digitalizzazione e soluzioni alla frammentazione. Mira inoltre a sfruttare la domanda di cibo che è destinata ad aumentare del 60 percento nei prossimi decenni e a rispondere a un’esigenza critica di posti di lavoro nei mercati emergenti. “Siamo a un bivio e il percorso che scegliamo oggi determinerà il futuro”, ha affermato il Presidente del Gruppo della Banca Mondiale Ajay Banga. “L’approccio ecosistemico della Banca Mondiale ci porta oltre gli sforzi frammentati verso una costellazione di soluzioni che include tutto, dall’immagazzinamento alla logistica alla produzione, ma con piccoli agricoltori e organizzazioni di produttori al centro”. L’ecosistema è reso possibile grazie al lavoro che il Gruppo della Banca Mondiale ha portato avanti negli ultimi 16 mesi per diventare un’istituzione migliore, più semplice e più coordinata. L’approccio più integrato riunirà tutte le risorse dell’istituzione per offrire un supporto completo e soluzioni su misura. La Banca sta sviluppando un continuum con l’esperienza di IBRD e IDA nella creazione di capacità e servizi del settore pubblico; e con i finanziamenti e l’accesso al settore privato di IFC e MIGA. In definitiva, questo modo contiguo di lavorare sarà visto e percepito sia dai partner aziendali che governativi, con l’obiettivo di aumentare la mobilitazione a 5 miliardi di $ nel 2030.

Manovra, Assobibe: partiti maggioranza intervengano su Sugar tax

Manovra, Assobibe: partiti maggioranza intervengano su Sugar taxMilano, 23 ott. (askanews) – Assobibe esprime forte preoccupazione per la mancata cancellazione, o l’ulteriore rinvio, della cosiddetta Sugar tax nella manovra di bilancio 2025, depositata alla Camera dei deputati. L’entrata in vigore della sugar tax è prevista a luglio 2025. “Nonostante le recenti dichiarazioni rilasciate dai rappresentanti del Governo e delle forze di maggioranza sulla decisione di non introdurre nuove tasse nel 2025 – sottolinea Giangiacomo Pierini, presidente Assobibe, associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche in Italia – constatiamo che nella manovra non si fa nessun cenno alla cancellazione definitiva o al rinvio della Sugar tax, che riteniamo a tutti gli effetti una nuova tassa. L’imposta andrà a colpire un settore, costituito per il 64% da piccole medie imprese”. L’auspicio è di “un deciso intervento nella discussione in Parlamento da parte dei partiti di maggioranza affinché neutralizzino questa nuova tassa sul made in Italy”.


Secondo Assobibe, a fronte di un gettito fiscale limitato, l’incertezza riguardo l’entrata in vigore della misura impatta già oggi negativamente le imprese del settore e ne penalizza la crescita e la competitività. Inoltre, la sugar tax colpirà i consumatori con effetti inflattivi, metterà a rischio oltre 5.000 posti di lavoro, determinerà un calo degli acquisti di materia prima di oltre 400 milioni di euro, incrementerà la fiscalità del 28% per le aziende con un freno degli investimenti per oltre 46 milioni di euro. Secondo l’associazione, oltretutto, il provvedimento non avrebbe prodotto risultati positivi nemmeno sul fronte della salute pubblica nei Paesi dove introdotta. “La Sugar tax – conclude Pierini – non rappresenta un incentivo a modificare le abitudini di consumo, costituisce solo una gabella aggiuntiva che imprese e consumatori rischiano di veder applicata; e sottolineiamo anche che è una tassa che colpisce solo le bibite rinfrescanti, anche prive di zucchero, che in Italia hanno un impatto nutrizionale minimo (0,9% in adulti e 0,6% in bambini)”.

Fake news sul cibo: i tecnologi alimentari sfatano 5 falsi miti

Fake news sul cibo: i tecnologi alimentari sfatano 5 falsi mitiMilano, 23 ott. (askanews) – È vero che gli alimenti senza additivi sono più sani e che le materie prime italiane sono sempre migliori di quelle estere? Il cibo confezionato è meno genuino di quello fatto in casa? Sono alcune delle false informazioni che circolano sul cibo su cui l’Ordine nazionale dei Tecnologi alimentari (Otan) ha fatto chiarezza attraverso il workshop “Tecnicamente falso”: un momento di confronto voluto da Otan e patrocinato dall’Associazione italiana stampa agroalimentare (Asa) per sottolineare l’urgenza di contrastare questo fenomeno.


Entrando nel merito delle più diffuse fake news alimentari, i tecnologi sono partiti smentendo il fatto che le materie prime italiane siano migliori di quelle estere: la qualità delle materie prime non dipende dall’origine geografica per cui una affermazione del genere è falsa perchè la sicurezza sulle nostre tavole è garantita dai rigorosi controlli igienico-sanitari effettuati da enti preposti e comparto agroalimentare. E ancora, è falso che il cibo confezionato sia meno genuino di quello preparato in casa: gli alimenti confezionati devono rispettare rigide norme di sicurezza e qualità che riguardano anche la formazione degli operatori, mentre in casa non esistono obblighi simili e la sicurezza dipende unicamente dalla competenza di chi cucina. Altra falsa convinzione è quella dei conservanti contenuti nei gelati e surgelati, quando è invece il freddo l’unico metodo di conservazione ammesso. E ancora, la convinzione errata che gli alimenti ottenuti senza additivi siano più sani: non solo la lista degli additivi è oggetto di controlli e verifiche continue dell’Efsa, l’ente europeo per la sicurezza alimentare, ma alcune di queste sostanze, come l’acido citrico, si usano anche nella cucina casalinga per le sue proprietà antiossidanti. Ma forse chiamarlo succo di limone fa meno paura… Infine, una preoccupazione che accomuna molti genitori sulla qualità del cibo servito nelle mense. I requisiti di qualità degli alimenti e il modo in cui vengono lavorati e serviti nelle mense scolastiche sono concordati con il Comune di riferimento e controllati periodicamente.


“Abbiamo portato ad esempio alcuni dei falsi miti sul cibo più diffusi per dimostrare quanto sia importante contrastare non solo le singole fake news, ma l’intero sistema che le costruisce e diffonde – ha detto la presidente di Otan Laura Mongiello – L’ordine dei Tecnologi alimentari offre la massima disponibilità nel mettere a disposizione del mondo della comunicazione le specifiche conoscenze dei professionisti che quotidianamente si confrontano con le problematiche di sicurezza, qualità, sostenibilità e salubrità degli alimenti”.

Agromonte: +35% raccolto 2024 pomodoro ciliegino in terreni di proprietà

Agromonte: +35% raccolto 2024 pomodoro ciliegino in terreni di proprietàMilano, 23 ott. (askanews) – Per Agromonte, azienda siciliana di trasformazione del pomodoro ciliegino, la campagna di raccolto 2024 è stata “estremamente positiva”: quest’anno, infatti, c’è stato un incremento del 35% della materia prima proveniente da terreni di proprietà. Un obiettivo che consente di fornire prodotto a chilometro zero, trasformato entro 24 ore dal raccolto.


Agromonte garantisce così la tracciabilità completa del prodotto, ma anche il controllo diretto dell’intero ciclo produttivo. Una filiera corta che riduce drasticamente l’impatto ambientale e abbatte le emissioni legate al trasporto e alla logistica, risparmiando fino a 130.000 chilometri. Nonostante le sfide climatiche di quest’anno, con la siccità che ha ridotto del 30% la produzione rispetto alle previsioni, la coltura si è comunque rivelata eccellente: il grado Brix particolarmente elevato, in questa stagione, ha conferito al pomodoro una dolcezza intensa e una consistenza perfetta per la preparazione di salse e passate.


“I nostri pomodori sono il risultato di un lavoro artigianale, nel rispetto della natura e delle antiche tradizioni della Sicilia – ha detto Marco Arestia, direttore di stabilimento e produzione – Il 2024 è stato un anno positivo: siamo riusciti a mantenere l’eccellenza che ci contraddistingue e che i nostri clienti conoscono e apprezzano, grazie all’impegno di esperti, professionisti e alla forza del nostro territorio. Nonostante le sfide climatiche di quest’anno dovute alla siccità, abbiamo mantenuto standard molto elevati e ci riteniamo davvero soddisfatti”.

FoodSeed: scelte le 7 startup italiane per innovare filiera agroalimentare

FoodSeed: scelte le 7 startup italiane per innovare filiera agroalimentareMilano, 23 ott. (askanews) – Sono state selezionate le sette startup made in Italy che prendono parte alla seconda edizione di FoodSeed, il programma di accelerazione della Rete nazionale di Cdp Venture Capital. Queste imprese emergenti propongono soluzioni innovative per innovare la filiera agroalimentare: dalle microalghe utilizzate per estrarre pigmenti naturali alle biotecnologie che trasformano gli scarti agricoli in ingredienti funzionali; dall’alternativa salutare e performante alla caffeina, fino alle nuove soluzioni tech per ridurre gli sprechi, le nuove startup di FoodSeed sono pronte a collaborare con le aziende del comparto.


Il programma lanciato a marzo 2023, ha una dotazione di 15 milioni di euro e conta sul sostegno di partner promotori e co-investitori quali Cdp venture capital tramite il suo Fondo acceleratori, Fondazione Cariverona, UniCredit, Eatable Adventures in qualità di co-investitore e gestore operativo del programma; insieme ai corporate partner e i partner scientifici. Le startup selezionate sono Vortex, una biotech company che trasforma i sottoprodotti agroalimentari in ingredienti ad alto valore aggiunto; Nous, startup biotech che porta in tavola l’alternativa sostenibile e salutare alla caffeina; Aflabox che attraverso l’Intelligenza artificiale punta a migliorare la sicurezza alimentare; Asteasier, spin-off dell’Università di Verona, che ha sviluppato nuovi ceppi di microalghe in grado di produrre un carotenoide benefico per la salute cardiovascolare, cerebrale e oculare; Mama Science che sviluppa prodotti avanzati, tra cui bio materiali quali film e coating, per gli imballaggi alimentari; BeadRoots, startup biotecnologica leccese che ha sviluppato idrogel da polimeri superassorbenti naturali, derivati dalle alghe per l’ottimizzazione delle risorse idriche; e infine Alkelux, realtà sarda che punta a combattere lo spreco alimentare con additivi antimicrobici naturali ricavati dagli scarti di liquirizia e integrati nei materiali di confezionamento per prolungare la durata di conservazione degli alimenti.


“Siamo molto orgogliosi di vedere i risultati raggiunti nel secondo batch di accelerazione di FoodSeed – commenta Stefano Molino, senior partner e responsabile fondo Acceleratori di Cdp venture capital – Grazie al talento delle sette startup selezionate e al prezioso contributo dei co-investitori e di tutti i partner coinvolti, abbiamo stimolato la crescita di un ecosistema dinamico che sta rivoluzionando il modo in cui pensiamo al cibo e alla tecnologia. Guardiamo con entusiasmo ai prossimi passi, certi che continueremo a fare la differenza insieme sostenendo queste realtà nel loro percorso di sviluppo”. Anche quest’anno FoodSeed ha attratto talenti non solo dall’Europa, ma da tutto il mondo: ben il 15% delle candidature ricevute, infatti, arriva da Spagna, Romania, Regno Unito, India e Turchia. Un dato che conferma e avvalora l’impegno condiviso nel tutelare e promuovere l’eccellenza enogastronomica italiana nel mondo che, seppur ancorata alle radici della tradizione, necessita di una spinta verso un futuro sostenibile ed eticamente innovativo.

Quirino Cipollone nuovo amministratore delegato Froneri Italia

Quirino Cipollone nuovo amministratore delegato Froneri ItaliaMilano, 23 ott. (askanews) – Quirino Cipollone entra in Froneri, secondo player globale nella produzione di gelato confezionato, come amministratore delegato Italia e membro del global management board.


Entrato in Unilever nel 1994, ricoprendo vari ruoli con crescenti responsabilità, vanta una trentennale esperienza nel settore dei beni di largo consumo e una profonda conoscenza dell’industria del gelato. Ha ricoperto il ruolo di cmo ice cream Europa presso l’headquarter Unilever di Rotterdam, ha guidato il business ice cream e beverage dei Paesi Scandinavi e, più recentemente, il business gelati di Unilever per il Sud Europa, ricoprendo anche il ruolo di presidente di Unionfood per il settore dei gelati fino a giugno 2024. In qualità di amministratore delegato, Cipollone guiderà sia Froneri Italia sia Eskigel, le due aziende italiane del gruppo, con i rispettivi stabilimenti produttivi a Ferentino e Terni. Il manager succede a Luca Regano, chiamato a ricoprire il ruolo di global chief marketing officer.


“Sono onorato di unirmi a Froneri – ha commentato – un’azienda innovativa che possiede un business model unico basato su una cultura dell’eccellenza e un’organizzazione agile, con brand forti che mettono al centro la sostenibilità”.

Carrefour Italia, Ceo: franchising strada giusta, facciamo fatica su volumi

Carrefour Italia, Ceo: franchising strada giusta, facciamo fatica su volumiMilano, 22 ott. (askanews) – A distanza di quattro anni dal suo arrivo in Italia, il ceo di Carrefour Italia, Christophe Rabatel ritiene che la scelta di puntare sul franchising per la gestione della rete nel nostro Paese sia stata giusta. “Assolutamente sì, siamo a metà strada – ha detto – alla fine si rivelerà la scelta giusta ma c’è ancora tanta strada da fare”. “Oggi abbiamo più di 900 negozi in franchising su più di 1.200 punti vendita totali, tre quarti dei nostri negozi sono in franchising”, ha detto in occasione della conferenza stampa di presentazione del rilancio del programma Act for food nel punto vendita di Assago, che è uno di quelli ancora in gestione diretta.


Per completare questo percorso Rabatel stima serviranno ancora quattro anni. “Se per la prima metà abbiamo impiegato quattro anni direi che ne serviranno ancora quattro, dire che siamo a metà strada dà l’idea del lavoro da fare”. In generale, però, il ceo difende il progetto: “Sul franchising il potenziale c’è – ha sottolineato – dobbiamo essere più convincenti nella nostra strategia globale e portarli a bordo nelle scelte strategiche”. Nel programma di sviluppo dell’insegna francese “in media ogni anno ci sono tra le 50 e le 80 aperture. Due anni fa eravamo i primi per aperture ma erano prevalentemente Carrefour express, negozi di prossimità, in maggioranza in franchising”. In quella che chiama operazione di “pulizia della rete”, quattro sono gli ipermercati convertiti in franchising: a Pisa, Novara e Arma di taggia e il quarto a Lucca a novembre.


“L’Italia è un bel mercato ma non significa che sia facile, è un mercato molto competitivo con un numero di retailer incredibile, 370 insegne, ogni provincia ha il suo retailer e tanti imprenditori hanno la loro catena e sono bravissimi sul loro territorio. Questa è la ragione per cui abbiamo deciso di andare molto di più sul franchising – ha spiegato – per combinare le forze della multinazionale che rappresentiamo con la forza del franchising che ha un local touch ed è più incisiva sul territorio”. A proposito di format, Terre d’Italia, il negozio di piccole dimensioni, aperto poco più di un anno fa a Milano con un’offerta esclusivamente basata sulla private label di fascia premium, il ceo conferma che non ci saranno nuove aperture. “Non dà risultati all’altezza delle nostre ambizioni però è una bella vetrina per i nostri prodotti, va piuttosto bene sul concetto di enoteca. Quello era un test, abbiamo deciso di fermarci perchè impariamo dai test, al contrario di Carrefour contact dove abbiamo fatto dei test convincenti adesso abbiamo aperto l’11esimo negozio e adesso ne abbiamo anche a Roma e Torino”.


Quanto all’andamento del 2024, a pochi mesi dalla fine dell’anno Rabatel non appare soddisfatto: “Globalmente la tendenza dei consumi da inizio anno non è buona. Sui volumi facciamo fatica e posso confermare i dati di mercato, quel +1%. Adesso – ha spiegato – siamo entrati in deflazione e quando i volumi sono stabili e non c’è più inflazione vuol dire che non è più così semplice. Questo vale ancora di più per noi che facciamo pulizia della nostra rete: abbiamo venduto un altro ipermercato e chiudiamo anche qualche Carrefour market quindi le vendite non possono essere positive”. E il target dell’utile nel 2024 è ancora alla portata o slitta al 2025? “Ne parleremo dopo la chiusura dell’anno, la nostra tendenza non è male, abbiamo avuto un’estate francamente non all’altezza delle aspettative ma siamo ripartiti piuttosto bene a settembre e per noi il terzo trimestre è fondamentale”, ha concluso.

Carrefour Italia: marca privata leva per alimentazione sana e accessibile

Carrefour Italia: marca privata leva per alimentazione sana e accessibileMilano, 22 ott. (askanews) – Un piano di rilancio del programma Act for food “per un’alimentazione più sana, rispettosa del Pianeta e a prezzi accessibili”. A presentarlo Christophe Rabatel, Ceo di Carrefour Italia, nel supermercato di Assago dell’insegna francese.


Il programma, al centro della strategia globale del gruppo della gdo per la transizione alimentare, fu lanciato nel 2018 e ora entra in una nuova fase che è lo stesso Ceo a spiegare: “E’ un momento decisivo per la nostra azienda. L’ambizione di Carrefour è quella di diventare leader della transizione alimentare per tutti – ha detto – Oggi lo scenario è cambiato. Gli italiani mettono al centro delle loro scelte alimentari la ricerca del gusto accompagnata a una forte attenzione a valori non più negoziabili. Questo ha reso necessario di scrivere un piano di rilancio di Act for food”. I valori non negoziabili di cui parla Rabatel sono quelli che ha confermato la ricerca commissionata dal gruppo a Swg. Per la quasi totalità (il 94%) degli italiani il gusto è un driver di acquisto importante o molto importante. Anche la provenienza locale (85%) e Km0 (78%) sono molto rilevanti perchè associati ai concetti di freschezza, supporto all’economia del territorio e a minor inquinamento. Proprio la sostenibilità è per il 77% dei consumatori un elemento dirimente negli acquisti. E il prezzo? Il prezzo resta ancora una variabile chiave, seppure non l’unica a detta della ricerca: i consumatori se messi di fronte alla necessità di scegliere tra convenienza, gusto e sostenibilità prevale quest’ultima dimensione con il prezzo all’ultimo posto. In questo panorama, poi, cresce la consapevolezza sul biologico – che quasi la metà degli intervistati dicono di comprare – considerato dalla larga maggioranza dei rispondenti come più sano (90%) e sostenibile a livello ambientale (89%) e sociale (86%) oltre che gustoso (83%).


Se queste sono le leve che muovono i consumi, Carrefour Italia punta a favorirle “rendendo accessibili prodotti buoni, sani e sostenibili facendo leva sulla private label”. Il marchio Carrefour, che “globalmente rappresenta un terzo delle nostre vendite”, in Italia arriva per l’80% da fornitori locali. Ed è anche il volano per le esportazioni di prodotti made in Italy: “Nel 2023 sono stati esportati nei negozi Carrefour 1,150 miliardi di prodotti italiani il 44% in più sul 2021. Noi siamo in 40 Paesi ma i più importanti per l’Italia sono Francia, Belgio, Spagna, Romania un po’ la Polonia, poi però esportiamo anche il nostro kiwi di filiera italiana a Taiwan”. Sul fronte della mdd bio, con le sue 430 referenze, il ceo assicura che “continueremo a crescere”, ma “la nostra ambizione è quella di farlo diventare il marchio più economico d’Italia”. Non a caso sono stati selezionati 50 prodotti bio a un euro per “rendere più accessibile il segmento”. Infine un ultimo pilastro nel programma Act for food: un focus sui prodotti a base vegetale, “free-from” e “ricco in” un segmento su cui Rabatel vuole diventare “rivenditore leader”. .