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Eridania compie 125 anni: nel futuro non solo zucchero e più sostenibilità

Eridania compie 125 anni: nel futuro non solo zucchero e più sostenibilitàMilano, 10 apr. (askanews) – Il 125esimo compleanno per Eridania è una tappa che proietta l’azienda, nata a Genova nel 1899 e oggi parte del gruppo francese Cristal Union, verso un futuro più sostenibile e “diversificato” dove non sarà più solo lo zucchero a identificarla. In un mercato, quello italiano dove il consumo di zucchero è in costante riduzione (-1,5-2% ogni anno se si esclude il periodo del Covid), ma la penetrazione resta costante, Eridania i questi anni è riuscita a ritagliarsi una quota del 30% a valore nel mercato della dolcificazione (che sale al 34% a volume se si considera solo lo zucchero) anche grazie a una strategia che ha trasformato lo zucchero da commodity a brand, come testimonia il Rosso Pantone 200 C che dagli inizi anni 2000 connota il pack.


“Fortunatamente in Italia si consuma ancora zucchero anche se siamo uno dei Paesi più virtuosi grazie alla dieta mediterranea – ha detto Alessio Bruschetta, amministratore delegato di Eridania Italia – L’italia ha un consumo di zucchero intorno a 1 milione e 900mila tonnellate, di questi circal’85% viene utilizzato dall’industria il rimanente 15% è quello acquistato nel retail o consumato fuori casa. La penetrazione è all’85%, vuol dire che l’85% delle famiglie italiane lo utilizza, anche se sempre meno”. “Ma – avverte – non dobbiamo dimenticare che lo zucchero è sempre nella lista della spesa e non si esce dal supermercato finchè non lo si trova”. In questo contesto Eridania ha chiuso il 2023 con un fatturato consolidato di 354 milioni di euro, incluso il contributo della raffineria di Brindisi Srb. “Oggi a volume circa il 65% arriva da parte industriale e il 35% dal retail – ha spiegato l’ad – Se però guardiamo il fatturato, grazie anche alle specialità che hanno un valore superiore, arriviamo a un 50 e 50. Pensiamo che ci sia ancora spazio per fare molto bene nella parte retail ma se dovessi dare una previsione credo che nei prossimi 3-5 anni queste percentuali non cambieranno molto”. In termini di quota di mercato nel retail “sfioriamo il 47% considerando anche la private label mentre nel canale industriale è poco meno del 18% ma è dove stiamo crescendo di più”.


Proprio la diversificazione è una delle strade che Eridania percorrerà nel futuro, per affrontare la complessità del mercato. “Sicuramente vediamo Eridania come un’azienda che non è più solo legata allo zucchero ma può diventare una piattaforma alimentare in cui ci sono cose diverse. Abbiamo ricominciato con l’alcol e ora abbiamo molti progetti”, ha detto Bruschetta, citando anche il debutto del preparato per torta. Di sicuro i prossimi arrivi saranno “prodotti secchi che conosciamo molto bene, penso ai preparati per dolci e colazione” ha anticipato senza scendere nei dettagli. Ma il gruppo ha deciso anche di investire su efficienza e sostenibilità per l’azienda che oggi ha a Bologna il suo headquarter, mentre a Russi, nel Ravennate, lo stabilimento dove si confezionano 130 milioni di kg di zucchero all’anno. In 5 anni il gruppo investirà 20 milioni di euro (a partire dal 2023), sia nel sito di Ravenna che Brindisi. “Quello che stiamo facendo – ha spiegato l’ad – riguarda l’efficienza e l’automazione della produzione, parliamo della parte energetica per aumentare la produzione propria e poi rafforzare la movimentazione. In questo caso uno degli investimenti principe è il magazzino semiautomatico che abbiamo a Russi che abbiamo allargato di 3.500 posti pallet. A Brindisi invece gli investimenti sono molteplici e riguardano sia la raffinazione che la possibilità di fare un impianto fotovoltaico riducendo la dipendenza energetica da fonti esterne accanto ai miglioramenti per la conservazione del prodotto”. In tutto questo però un tema caldo resta quello dei costi, alla produzione e poi al consumatore finale. “Il prezzo mondiale dello zucchero resta ai massimi storici per tutta una serie di tensioni a livello globale per cui i prezzi rimangono alti – ha affermato – c’è stato un riassorbimento lieve ma non ci sono le condizioni per pensare a un ritorno dei prezzi precedenti. A oggi la proposta è di mantenere fermi i prezzi del 2024 rispetto al 2023”. In attesa che i prezzi rientrino e le novità arrivino sul mercato, Eridania ha scelto di celebrare i 125 anni di storia con un logo in edizione limitata che recupera i due grifoni sulla confezione, simbolo storico dell’azienda, e un francobollo speciale.

Al Senato in corso discussione su premio Maestro cucina italiana

Al Senato in corso discussione su premio Maestro cucina italianaRoma, 10 apr. (askanews) – “Promuovere la cucina italiana significa promuovere il nostro Paese, la nostra cultura e identità. Con l’istituzione del Premio ‘Maestro dell’arte della cucina italiana’ si rafforza la vicinanza delle istituzioni, del governo non solo ad una nobile professione ma ad una vera e propria arte”. Lo ha detto la senatrice Michaela Biancofiore, annunciando il voto favorevole del gruppo Civici d’Italia, Noi moderati, Coraggio Italia, Udc, Maie al ddl che istituisce il Premio ‘Maestro dell’arte della cucina italiana’, già approvato dalla Camera dei deputati, la cui discussione è in corso al Senato.


Il ddl si compone di 11 articoli e verrà conferito ai cittadini italiani che si siano distinti in maniera encomiabile nel campo della gastronomia e, con la loro opera, abbiano esaltato il prestigio della cucina italiana, contribuendo a valorizzare l’eccellenza nazionale. Cinque le categorie di merito: gelateria, pasticceria, cucina, vitivinicoltura, olivicoltura e il premio è conferito annualmente dal Presidente del Consiglio dei ministri. “Questo ddl – aggiunge – è una tappa del più ampio percorso avviato dal governo Meloni teso a tutelare e valorizzare le eccellenze italiane, di cui la sovranità alimentare fa parte a pieno titolo. Rispediamo quindi al mittente ogni volontà di deridere un Premio ai nostri artisti culinari così come ogni tentativo delle opposizioni di ridurlo ad una semplice ‘medaglia di cartone’”.


“Non è un caso, ma un dato di fatto certificato, che un turista su quattro sceglie l’Italia per scoprire la sua enogastronomia. Di fronte a questi numeri abbiamo il dovere di difendere e promuovere questo settore che, dopo le nostre bellezze architettoniche e storiche, è la caratteristica per cui l’Italia è rinomata nel mondo. E il ddl – ha concluso – che approviamo coglie questo obiettivo, valorizza la qualità dei prodotti, conserva le tradizioni e dà supporto alle professionalità del settore”.

Florovivaisti italiani-Cia sottoscrive manifesto Copa-Cogeca

Florovivaisti italiani-Cia sottoscrive manifesto Copa-CogecaRoma, 10 apr. (askanews) – Riconoscere il ruolo strategico del florovivaismo europeo rispetto agli obiettivi del Green Deal, garantire il giusto reddito ai produttori supportandoli anche con strumenti assicurativi solidi per far fronte ai cambiamenti climatici e investire davvero su ricerca, infrastrutture tecnologiche e innovative, ma anche su attività di promozione dedicate. Questi gli asset chiave del Manifesto per il florovivaismo europeo messo a punto dal Copa-Cogeca, Gruppo Fiori e Piante, e presentato ieri a Bruxelles, presso il Parlamento Ue, con la partecipazione e il supporto dell’Associazione Florovivaisti Italiani-Cia.


“Il verde è strategico per il futuro – ha detto il vicepresidente del Gruppo al Copa-Cogeca e numero uno di Florovivaisti Italiani-Cia, Aldo Alberto – e se come abbiamo dimostrato, in questa sede, con studi e interventi di esperti c’è necessità di una nuova progettualità per il settore, servono allora obiettivi chiari e certi per indirizzare al meglio il lavoro dei produttori. Solo questo approccio farà la differenza sul risultato. Senza un settore che riproduce tutte le piante e i fiori necessari al pianeta e ai suoi abitanti, sono destinati a scomparire parchi e boschi, ma anche il cibo che mangiamo tutti i giorni e che nasce proprio nei vivai”. Il Manifesto dei coltivatori Ue di fiori e piante è, dunque, “un rinnovato appello all’Europa prossima alle elezioni di giugno”, ha aggiunto Aldo Alberto, da una parte rivendicando i miglioramenti e gli sforzi sulla sostenibilità complessiva da parte del comparto, dall’altra ponendo l’accento sulle questioni ancora aperte e critiche, legate a scarsi investimenti e inadeguate coperture assicurative.


“Politica e istituzioni diano, dunque, più forza all’agenda green Ue -ha proseguito il presidente di Florovivaisti Italiani-Cia, Alberto- valorizzando, in primo luogo, il lavoro quotidiano dei florovivaisti, orientato a massimi standard produttivi per ridurre lo spreco di acqua, energia e suolo, ma anche l’input di materiali plastici e prodotti fitosanitari. Tutto questo per assicurare a città e zone rurali la necessaria, oggi compromessa, sostenibilità ambientale. Con queste responsabilità e obiettivi che sono globali, l’Europa – ha concluso – deve fare la sua parte a sostegno del settore e per l’attuazione del Green Deal”.

Mutti avvia ricerca di 1.200 stagionali per la campagna del pomodoro 2024

Mutti avvia ricerca di 1.200 stagionali per la campagna del pomodoro 2024Milano, 10 apr. (askanews) – Mutti avvia la ricerca di 1.200 collaboratori per la campagna di trasformazione del pomodoro 2024. I collaboratori stagionali saranno impegnati da luglio a settembre in attività produttive e amministrative all’interno degli stabilimenti Mutti di Montechiarugolo e Collecchio, nel Parmense, e Oliveto Citra nel Salernitano. Agli stagionali l’azienda offre l’applicazione del contratto collettivo nazionale dell’industria alimentare e il contratto integrativo Mutti, esattamente come per gli oltre 500 dipendenti dell’azienda.


La campagna di trasformazione segna il periodo dell’anno più significativo per l’azienda: è proprio nell’arco dei circa 75 giorni estivi che vanno dalla seconda metà di luglio alla fine di settembre che l’azienda lavora la totalità della materia prima conferita da più di 800 famiglie italiane di agricoltori durante il suo ciclo di crescita. Quest’anno, l’azienda cerca 450 figure da impiegare nello stabilimento di Montechiarugolo e 400 in quello di Collecchio, in provincia di Parma, oltre che 350 per quello di Oliveto Citra, Salerno. Tra queste, sono diverse le posizioni per lavoratori che ricoprano ruoli specializzati come l’analista addetto al controllo qualità e l’addetto alle campionature. Inoltre, nell’ambito del progetto Instafactory, il primo stabilimento produttivo mobile ideato e brevettato da Mutti e capace di trasformare il pomodoro direttamente sul campo di raccolta, si ricercano operatori di linea e studenti o laureandi di ingegneria meccanica o dell’industria alimentare da inserire come conduttori della nostra stazione mobile di trasformazione. Queste ultime due posizioni opereranno nella zona di Gualtieri (RE).


Il periodo della campagna del pomodoro è per l’azienda, da sempre, anche un importante osservatorio per la sperimentazione di figure professionali tecniche: la ricerca negli anni è stata aperta anche ai diplomati di istituti tecnici industriali e professionali, oltre che a giovani laureandi e neolaureati in discipline scientifiche. Un’attenzione che trova conferma nel fatto che il 44% dei dipendenti Mutti, ad oggi, ha iniziato il proprio percorso professionale in azienda proprio partendo come stagionale. “Per Mutti il periodo estivo di lavorazione del pomodoro ricopre un’importanza primaria. Sono solo settantacinque giorni, ma capaci di determinare per l’azienda il buon andamento dell’intero anno. In quest’ottica i collaboratori stagionali sono per noi una risorsa fondamentale, e sulla quale investiamo da sempre con convinzione, attraverso contratti a tutele piene – commenta Federico Luddi, HR director di Mutti – Il nostro è un approccio forse in controtendenza, ma di cui siamo orgogliosi e che è risultato negli anni premiante. Il fatto che quasi la metà dei nostri dipendenti attuali abbia iniziato la propria carriera in Mutti come stagionale ne è la dimostrazione”.


Le candidature sono già aperte, i requisiti necessari sono essere maggiorenni, disponibili dal primo luglio al 30 settembre e a lavorare su turni, compresi festivi e notturni, oltre che essere automuniti. Mutti darà priorità a coloro che hanno già collaborato con l’azienda in occasione delle precedenti campagne.

In Sicilia le sfide dell’agrumicoltura: innovazione e unità

In Sicilia le sfide dell’agrumicoltura: innovazione e unitàRoma, 10 apr. (askanews) – Innovazione e unità per competere a livello globale: sono le due sfide dell’agrumicoltura siciliana si trova oggi ad affrontare. Se ne è discusso ieri nel corso del convegno “Le sfide dell’agrumicoltura del futuro”, tenutosi presso il Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente (Di3A) dell’Università di Catania, con la presidente del Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia, Federica Argentati.


Argentati ha evidenziato il significativo know-how siciliano in termini di produzione, trasformazione, commercializzazione, ricerca scientifica, “ma per avanzare ulteriormente – ha detto – dobbiamo puntare sulla capacità di fare sistema”, facendo eco alle parole dell’assessore dell’Agricoltura della Regione Siciliana, Luca Sammartino. La presidente ha poi ribadito l’importanza di superare le divisioni e di lavorare insieme, evidenziando i successi ottenuti in passato dallo stesso Distretto, e sottolineando l’urgenza di adottare un approccio innovativo e organizzato. “Non possiamo permetterci di riposare sugli allori; l’agrumicoltura è cambiata e dobbiamo evolverci con essa. È cruciale che riflettiamo su come utilizzare al meglio le nostre risorse e i nostri successi per rimanere competitivi”, continua Argentati, chiedendo una maggiore regolamentazione e coordinamento tra gli strumenti e le iniziative esistenti.


Infine, ha lanciato un appello all’assessore Sammartino e agli stakeholder del settore, invitandoli a una riflessione congiunta sul futuro dell’agrumicoltura siciliana, enfatizzando la necessità di un dialogo aperto e di strategie integrate per promuovere non solo la produzione, ma anche la tutela dell’ambiente, il paesaggio e i diritti dei consumatori.

Nestlé: nuova fabbrica di pet food a Mantova, investimento da 472 mln

Nestlé: nuova fabbrica di pet food a Mantova, investimento da 472 mlnMilano, 10 apr. (askanews) – Nestlè ha individuato a Mantova il sito per costruire la sua nuova fabbrica di produzione di pet food umido, con un investimento complessivo di 472 milioni di euro. La notizia è stata diffusa dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso, dopo un incontro a Palazzo Piacentini con Marco Travaglia, presidente e ad di Nestlé Italiana.


Il progetto, ritenuto strategico per il Caie (Comitato interministeriale per l’attrazione degli investimenti esteri), prevede anche un nuovo polo logistico. Nell’area industriale Valdaro, a Mantova, gli investimenti riguarderebbero un’area di circa 180.000 metri quadri e 300 nuovi occupati, oltre all’indotto. Gli impatti saranno rilevanti anche per la filiera agricola: si stimano 50 milioni di euro annui per i prodotti agricoli e 30 milioni di euro l’anno per packaging e servizi industriali. Il completamento dell’impianto è previsto entro il 2027. “La volontà di rafforzare la propria presenza in Italia da parte di una significativa multinazionale come Nestlè conferma la rinnovata centralità del nostro Paese per gli insediamenti produttivi di importanti aziende globali – ha commentato il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso – La concretizzazione di questo progetto è il risultato di un grande lavoro di supporto del Mimit nei confronti dell’investitore, che è stato coadiuvato dal ministero in ogni fase fino ad oggi”. “Il grande lavoro di squadra con il ministero – ha aggiunto Marco Travaglia, presidente e ad di Nestlé Italiana – ha portato a questo importante risultato che vede riconosciuto il ruolo strategico dell’Italia per Nestlè in questo settore in forte sviluppo”.

La guardia del corpo virtuale Nina vigilerà sulla Mozzarella Dop

La guardia del corpo virtuale Nina vigilerà sulla Mozzarella DopRoma, 10 apr. (askanews) – L’intelligenza artificiale svolgerà attività di vigilanza contro le fake-mozzarelle e per contrastare il fenomeno dell’Italian sounding. Per la prima volta in Italia il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop utilizzerà la Ia come strumento innovativo per la tutela di un prodotto Dop. L’iniziativa è stata presentata ieri nella sala Cavour del ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste.


Il progetto, ideato dal Consorzio, è stato commissionato alla società Farzati spa, che ha messo a punto un sistema di intelligenza artificiale, una “guardia del corpo” virtuale della mozzarella di bufala campana Dop chiamata Nina, dal nome di una delle bufale più longeve e produttive nella storia del comparto, in grado di apprendere e riconoscere i pattern di autenticità degli incarti. “Questa innovazione rappresenta un salto di qualità nell’attività di vigilanza sulla mozzarella di bufala campana Dop e testimonia che, se ben utilizzata, la rivoluzione dell’intelligenza artificiale può essere di grande aiuto alla tutela del Made in Italy”, ha commentato il direttore del Consorzio, Pier Maria Saccani e ha aggiunto: “L’applicazione dell’IA renderà possibile per il Consorzio implementare in maniera esponenziale la propria attività di vigilanza sul mercato ma anche di fornire un servizio di monitoraggio a favore dei soci. Così per la prima volta l’agrifood di eccellenza si allea con l’innovazione tecnologica, restando al passo con le sfide del mondo globale”.


Solo nel 2023 il Consorzio ha effettuato 5mila verifiche, che si aggiungono a quelle degli altri enti deputati (Asl, carabinieri, Icqrf) per un totale di circa 15mila controlli l’anno, che fanno della Bufala Dop uno dei prodotti più tutelati in Europa. Il nuovo sistema si basa su una piattaforma che sfrutta l’Intelligenza Artificiale in un processo di miglioramento continuo. L’IA cerca e verifica sul web, con tecniche di “scraping”, tutti i riferimenti che incontra sulla Mozzarella di Bufala Campana Dop, analizza in base a delle regole di apprendimento la presenza di imitazioni, contraffazioni, evocazioni e abusi.


Il sistema verifica gli incarti di mozzarella Dop, imparando a distinguere quelli autentici da eventuali imitazioni, migliorando con l’esperienza e diventando sempre più preciso nel riconoscere i fake. Attraverso questo modello di apprendimento continuo, l’IA perfeziona la sua capacità di identificare i criteri di autenticità e conformità degli incarti, offrendo un livello aggiuntivo di protezione.

Confcooperative: 40 cooperative in classifica prime cantine d’Italia

Confcooperative: 40 cooperative in classifica prime cantine d’ItaliaRoma, 10 apr. (askanews) – Nella classifica delle principali cantine italiane per fatturato sono presenti 40 cooperative (su un totale di 117), che fatturano 3,7 miliardi di euro, con una quota pari al 42% del fatturato complessivo del campione. Nel dettaglio, le cooperative detengono il 34% del fatturato generato dall’export, quota che sale fino al 52% se si considera invece il fatturato sul mercato domestico delle cantine Top100.


Sono questi alcuni dei principali dati relativi alle performance economiche delle cooperative presentati oggi a Milano, nel corso di una conferenza stampa organizzata da Confcooperative Fedagripesca, da Anna Di Martino, autrice della classifica annuale delle prime 100 cantine italiane. Nell’ultima elaborazione del 2023, il campione di imprese che sono entrate nella rilevazione rappresenta 8,9 miliardi di euro di fatturato, pari al 62% del mercato vinicolo nazionale, il 66% dell’export complessivo. “L’incidenza delle cooperative nei primi posti della classifica si è mantenuta costante negli ultimi cinque anni”, ha commentato il presidente di Confcooperative Fedagripesca Carlo Piccinini. “Fondamentale si conferma l’aspetto dimensionale delle nostre associate, oltre alla leva dell’aggregazione, come attestano alcuni recenti casi di fusioni e accorpamenti di cooperative che le hanno rese più forti e competitive sul mercato”.

Coldiretti: 6 italiani su 10 comprano dal contadino

Coldiretti: 6 italiani su 10 comprano dal contadinoRoma, 10 apr. (askanews) – Oltre sei italiani su dieci (64%) hanno fatto almeno un acquisto nel 2024 in un mercato contadino. Il 73% ritiene, infatti, che comperare direttamente dall’agricoltore sia la via più sicura tra tutte le forme di distribuzione, dal supermercato al web. È quanto emerge da una analisi Coldiretti/Noto Sondaggi diffusa in merito ai dati Istat sul commercio al dettaglio a febbraio, che evidenziano una crescita dei beni alimentari del 3,9% in valore e dello 0,4% in volume. A spingere gli acquisti dal produttore è soprattutto la garanzia della salubrità e della trasparenza di quanto portano a tavola.


Al secondo posto si piazzano i mercati contadini rionali, che garantiscono la sicurezza del cibo per il 69% degli intervistati e precedono i negozi di vicinato (56%) e i supermercati e ipermercati (48%). Fanalino di coda, il web, con appena il 19% degli italiani che si fida del cibo acquistato su internet. Proprio per assicurare una piena trasparenza su quanto i cittadini mettono nel piatto, Coldiretti con la mobilitazione “No fake in italy”, partita dal Brennero, ha lanciato una raccolta di firme per una legge europea di iniziativa popolare per estendere l’obbligo dell’indicazione dell’origine su tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Ue.

Torna la guida agli Extravergini di Slow Food, edizione 2024

Torna la guida agli Extravergini di Slow Food, edizione 2024Roma, 10 apr. (askanews) – Torna la Guida agli Extravergini di Slow Food Italia nell’edizione 2024: segnalati in guida 1071 extravergini di qualità nonostante l’annata sia stata difficile. In attesa della presentazione, che si terrà al Museo Maxxi di Roma il 20 aprile alle 10, due anteprime. La prima è il debutto del Piemonte: un territorio che, nonostante l’annata caratterizzata da grandinate violente, piogge intense e siccità, è riuscito a esprimere una piccola selezione di produttori in grado di fare qualità. L’altra è lo sconfinamento per provare a capire che cosa succede nelle zone del Canton Ticino e della Slovenia, contigue e in continuo scambio con le aree olivicole dei laghi lombardi e del Carso.


“Le parole chiave che definiscono la stagione appena conclusa – spiega Francesca Baldereschi, curatrice della Guida – sono siccità e cambiamento climatico, riflesso delle rilevanti problematiche affrontate dall’olivicoltura italiana nell’ultimo anno e delle preoccupazioni per il futuro. È essenziale affrontare queste sfide preservando la qualità, promuovendo la biodiversità autoctona e adottando pratiche sostenibili”. Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, spiega: “da anni Slow Food si impegna a valorizzare e conservare il patrimonio olivicolo dell’Italia: sostenendo e dando voce a chi fa colture a ombrello e si prende cura del suolo, adottando inerbimenti mirati per contenere l’uso dell’acqua, salvaguardare la terra e continuare a plasmare il paesaggio. Per Slow Food, l’olio è un elemento importante perchè alimento quotidiano, perchè essenziale nel disegnare la nostra cultura gestronomica e nel contribuire alla salubrità della nostra dieta”.


Nonostante questo, l’olivicoltura agricola vive un momento complicato: crisi climatica, alti costi di produzioni e di tutte le attività correlate (trasporti, elettricità, frantoi), omologazione dei mercati, mancanza di personale e commercio di oli di dubbia origine. Per citare solo alcune criticità responsabili, tra l’altro, del fenomeno dell’abbandono degli oliveti e della gestione ridotta al minimo, che comportano produzioni molto basse, nettamente al di sotto del potenziale dell’uliveto. Oggi, nella nostra penisola, secondo i dati di Italia Olivicola, almeno 200.000 ettari di oliveti sono in stato di totale abbandono e oltre 300.000 sono gestiti con pratiche di puro mantenimento.