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Coldiretti chiede dazi su grano russo e magazzini Ue per cereali

Coldiretti chiede dazi su grano russo e magazzini Ue per cerealiRoma, 21 mar. (askanews) -Dazi per il grano russo e magazzini europei per lo stoccaggio dei cereali ucraini. E’ quanto chiede il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, in una nota, ricordando che nel 2023 “si è registrata un’invasione di grano duro russo per la pasta mai registrata prima della storia, con quasi mezzo milione di tonnellate che sono entrate nel nostro Paese, più del 1000% in più rispetto all’anno precedente, con un effetto dirompente sui prezzi pagati agli agricoltori italiani a causa di speculazioni e concorrenza sleale. Per questo chiediamo i dazi sul grano russo”.


Per quanto riguarda l’accordo raggiunto la scorsa notte tra Commissione, Consiglio e Parlamento, che non comprende il grano tra i prodotti oggetto del meccanismo di salvaguardia automatico che consente la reintroduzione di contingenti tariffari quando l’import di alcune produzioni supera un certo limite, “se da un lato è doveroso fornire il giusto supporto all’Ucraina – spiega Prandini – dall’altro l’estensione del meccanismo a settori strategici del nostro Made in italy come il grano avrebbe posto un freno alle consistenti esportazioni di cereali verso l’Ue che hanno contribuito ad alimentare le preoccupazioni sui prezzi, creando delle distorsioni all’interno del mercato europeo, in particolare per quello agricolo. Noi abbiamo proposto dei magazzini europei per i cereali ucraini come possibile soluzione”.

Confagricoltura: accordo filiera mais sostiene prezzi all’origine

Confagricoltura: accordo filiera mais sostiene prezzi all’origineRoma, 21 mar. (askanews) – L’accordo quadro sul mais che, su iniziativa di Confagricoltura, ha raccolto intorno allo stesso tavolo tutti gli anelli della filiera, sosterrà la produzione e i prezzi all’origine per il prodotto italiano certificato. All’accordo, oltre alla Confederazione hanno aderito AMI, Assalzoo, Compag, AIRES, Copagri, Cia-Agricoltori italiani, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Assosementi e Origin Italia.


Cambiamenti climatici e basse quotazioni sui mercati sono infatti i principali ostacoli che il comparto mais italiano sta affrontando. Tanto che le imprese del settore, fondamentale anche per la zootecnia e molte produzioni a indicazione geografica di qualità, si ritrovano con redditi erosi da prezzi all’origine sempre più vicini ai costi di produzione. Lo scorso gennaio, infatti, il calo delle quotazioni ha superato il 36% a fronte di costi che restano sostanzialmente elevati. Dopo le forti piogge di febbraio e la neve su Alpi e Prealpi, gli agricoltori del comparto sono in attesa delle migliori condizioni del terreno per iniziare le nuove semine. L’intesa siglata prevede due punti fondamentali a sostegno di un settore che vale circa 130 miliardi di euro. Il primo è il riconoscimento di una premialità economica per la granella certificata e per i processi produttivi sostenibili. Parallelamente, le parti firmatarie si impegnano a definire il prezzo di acquisto anche legandolo all’andamento delle quotazioni delle borse merci.


Gli obiettivi sono diversi, spiega Confagricoltura in una nota: favorire la coltivazione del granturco italiano anche per migliorare il tasso di autoapprovvigionamento ormai in calo continuo e praticamente dimezzatosi negli ultimi quindici anni; favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta; valorizzare il ruolo delle strutture intermedie; spingere verso una maggiore programmazione produttiva anche attraverso la stipula di contratti di filiera. Si tratta, sottolinea la Confederazione, del primo contratto in Italia che esprime la volontà da parte dell’intera filiera maidicola di riconoscere il giusto prezzo al prodotto italiano di qualità. Strategia che si affianca ai sostegni di parte pubblica, primo fra tutti il Fondo competitività per le filiere agricole, al quale si è aggiunto recentemente il Fondo sovranità alimentare.

Cia presenta a Bruxelles manifesto per elezioni europee 2024

Cia presenta a Bruxelles manifesto per elezioni europee 2024Roma, 21 mar. (askanews) – Presentato a Bruxelles il manifesto di Cia-Agricoltori Italiani per le elezioni europee 2024. E crisi climatiche e sanitarie, tensioni sociali e situazione geopolitica critica, che hanno caratterizzato i cinque anni di questo mandato europeo, hanno reso necessaria la creazione di un piano strategico per l’agricoltura. Quindi, le future politiche Ue dovranno guardare al mondo agricolo come fonte di soluzione dei problemi che riguardano la sostenibilità, non come la causa. Questi i principali dossier agricoli sul tavolo che il presidente di Cia, Cristiano Fini, ha avuto modo di discutere oggi in un incontro privato con il commissario europeo all’agricoltura Janusz Wojciechowski.


Catena del valore e commercio – Per quanto concerne la catena del valore, a ogni prodotto agricolo deve essere riconosciuto il giusto prezzo. Occorre, dunque, revisionare la Direttiva sulle pratiche sleali e istituire un Osservatorio Ue su costi, prezzi e marginalità. È urgente per Cia anche un intervento che incentivi l’aggregazione e le relazioni di filiera. Se l’Ue continua a definire standard sempre più stringenti per valorizzare la produzione agroalimentare, per Cia è necessario adottare il medesimo approccio anche a livello extra-europeo. Servono, perciò, accordi bilaterali che tengano in considerazione il settore agricolo, con l’obiettivo di proteggere la produzione interna dalla concorrenza sleale dell’import. Aree rurali, consumo suolo e risorsa idrica – Le zone rurali sono l’80% dei territori Ue e ospitano 137 milioni di persone, il 30% della popolazione europea. Per Cia è necessario il riconoscimento di queste aree come presidio strategico per il futuro delle popolazioni europee: gli agricoltori dovranno essere al centro di una visione strategica su questo tema, in quanto produttori di cibo e custodi del territorio, con beneficio per tutta la collettività. Cia considera, inoltre, urgente l’approvazione della Direttiva sul monitoraggio e resilienza del suolo, elemento fondamentale per la produzione agricola e per la sicurezza alimentare Ue. Sul tema idrico, Cia chiede all’Europa un piano che miri a ripensare lo stoccaggio, la riduzione, le perdite e il riuso delle acque.

Fai Cisl: giornata Foreste occasione per valorizzare lavoro

Fai Cisl: giornata Foreste occasione per valorizzare lavoroRoma, 21 mar. (askanews) – “La Giornata Internazionale delle Foreste sia un’occasione non solo per riflettere sull’importanza dei boschi e sui pericoli della deforestazione, ma anche per agire concretamente valorizzando il lavoro idraulico-forestale come leva di sviluppo, contrasto ai cambiamenti climatici e recupero delle aree interne”. Lo scrive sulla pagina Facebook della Fai-Cisl nazionale il segretario generale Onofrio Rota in occasione della Giornata Internazionale delle Foreste, istituita dall’Onu nel 2012, celebrata ogni 21 marzo per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza delle foreste.


“La tutela delle foreste – aggiunge il sindacalista della Federazione agroalimentare cislina – non passa per il loro abbandono ma, al contrario, per una forestazione produttiva in grado di connettere le filiere agropastorali e alimentari con quelle del legno, del turismo, dell’energia. Invece in tanti territori e regioni la politica continua a tenere ai margini gli operai idraulico-forestali negando loro le promesse stabilizzazioni contrattuali e il dovuto riconoscimento professionale. Ci auguriamo che in linea con la Legge sul ripristino della natura, approvata poche settimane fa dal Parlamento Europeo, l’Italia sappia dotarsi di un proprio piano nazionale guardando in primis a questa categoria di lavoratori e lavoratrici”. “Nell’ambito della nostra campagna ‘Fai bella l’Italia’ – annuncia in conclusione Rota – il 4 maggio svolgeremo assieme a Coldiretti e Fondazione Symbola anche un’importante iniziativa nazionale abbracciando simbolicamente ciascuno degli oltre 4mila alberi monumentali d’Italia censiti in tutte le nostre regioni. Un patrimonio di inestimabile valore sia sul piano culturale e territoriale che paesaggistico e della biodiversità, con oltre 250 specie di alberi secolari censiti, che svolgono un ruolo determinante anche in chiave preventiva contro il dissesto idrogeologico. Il loro monitoraggio andrà implementato e aggiornato con il contributo di tutti, e le nostre ‘tute verdi’ sono pronte a fare la propria parte insieme a ricercatori ed esperti, cittadini, associazioni locali e scuole”, conclude Rota.

Confagri Toscana: in regione mancano nei campi 5mila lavoratori

Confagri Toscana: in regione mancano nei campi 5mila lavoratoriRoma, 21 mar. (askanews) – “Secondo i nostri dati, il comparto agricolo toscano avrebbe bisogno di circa 5mila lavoratori, che al momento non si trovano. La carenza di manodopera è un grave problema per l’agricoltura e può essere fronteggiato con l’assunzione di migranti, una risorsa di cui l’agricoltura non può fare a meno”. A dirlo è Marco Neri, presidente regionale di Confagricoltura Toscana, in occasione del secondo dei click day, le giornate che in Toscana hanno come obiettivo la regolarizzazione di 10mila migranti.


“Il settore agricolo sta passando un momento non facile – continua Neri – confrontandosi con le conseguenze di due guerre, l’aumento dei costi delle materie prime e l’inflazione. Il deficit di manodopera è una delle grandi sfide che l’agricoltura nazionale e regionale deve affrontare. Permettere ai lavoratori stranieri di venire in Italia regolarizzando i flussi migratori è fondamentale per aiutare il comparto agricolo, purtroppo spesso la burocrazia lo impedisce. È importante inoltre occuparsi dei processi di integrazione e di formazione di chi arriva, per far sì che possano diventare lavoratori capaci e consapevoli”, conclude.

Giornata Foreste, Coldiretti: Sos gestione boschi italiani

Giornata Foreste, Coldiretti: Sos gestione boschi italianiRoma, 21 mar. (askanews) – Il 38% della superficie nazionale è coperta da foreste che nel giro di 30 anni sono aumentate del 20%, dimostrandosi però molto vulnerabili al degrado e agli incendi. E’ necessario gestire meglio i boschi italiani. A lanciare l’allarme sono Coldiretti e Federforeste in occasione della Giornata internazionale delle Foreste istituita dall’Onu e che si celebra il 21 marzo.


Con 11,4 milioni di ettari è il secondo grande Paese europeo per copertura forestale dopo la Spagna. Ma “per difendere il bosco italiano occorre creare le condizioni – rileva Coldiretti – affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli, i veri custodi dell’ambiente, in una situazione in cui due boschi su tre sono di prorpietà priovata”. Peraltro, il tasso di prelievo forestale in Italia si aggira su una media stimata del 27% contro il 64% degli altri paesi europei, secondo l’analisi di Federforeste. Il 60% viene usato come legname da ardere. Un’opportunità può dunque arrivare proprio dall’aumento del prelievo del legno dai boschi con lo sviluppo di filiere sostenibili. Il lavoro di gestione sostenibile e pulizia dei boschi è determinante anche per l’ambiente e la sicurezza della popolazione, in particolare sul fronte della tenuta idrogeologica considerato che lungo la penisola più di 9 comuni su 10 (93,3%) sono a rischio per frane, smottamenti o alluvioni, ricorda Coldiretti.


Sono oltre diecimila, fra boscaioli e aziende agricole forestali, coloro in Italia si dedicano alla buona gestione degli alberi e alla prima lavorazione dei tronchi. Nel 2023 sono arrivati dall’estero, spiega Coldiretti, 11,3 miliardi di chili di legname, tanto che ormai la maggior parte dei mobili venduti in Italia è fatta con assi straniere senza che il consumatore lo sappia. In un anno le importazioni sono costate al sistema italiano del legno quasi 5,8 miliardi di euro, secondo dati Istat.

Il mischiglio è il nuovo presidio Slow Food della Basilicata

Il mischiglio è il nuovo presidio Slow Food della BasilicataRoma, 21 mar. (askanews) – È un mix di cereali e di legumi, le cui farine, unite in proporzioni variabili, vengono da secoli usate per preparare i tradizionali rascatielli, una pasta ottenuta lavorando a mano acqua e farina: l’ultimo Presidio Slow Food in ordine di tempo a venire presentato arriva dalla Basilicata ed è il mischiglio.


Siamo nella valle del Serrapotamo, in provincia di Potenza, ai piedi del Parco Nazionale del Pollino. Qui, per secoli, i contadini hanno fatto di necessità virtù: siccome la farina di grano scarseggiava, essendo la moneta con cui i contadini pagavano le gabelle al regno dei Borboni, perché non unire al rimanente quella di fave e ceci? La zona di produzione del Presidio comprende le località di Chiaromonte, Teana, Fardella e Calvera e i comuni confinanti e in ogni paese il mischiglio si fa a modo proprio: se a Teana e a Fardella è composto per metà da grano Carosella (da tempo sull’Arca del Gusto) e per metà da farina di fave, a Chiaromonte e Calvera si usa un terzo di grano duro Senatore Cappelli, un terzo di grano tenero Carosella e un terzo di legumi, orzo e, quando necessario, avena.


Ciò che accomuna tutti è la ricetta della tradizione: i rascatielli, che vengono conditi con una salsa di pomodoro, aglio e basilico, detta scind scind. Quasi una zuppa, a cui talvolta si aggiunge del peperone crusco a scaglie, che può anche essere mangiata con il cucchiaio o con il pane. Il Presidio Slow Food del mischiglio è sostenuto dal Parco Nazionale del Pollino. Il mischiglio è anche sul Geoportale della Cultura Alimentare (GeCA), il progetto promosso dall’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale (ICPI) e finanziato dal Programma Operativo Nazionale (PON) Cultura e Sviluppo.

Pnrr, 98 frantoi toscani hanno chiesto contributi ammodernamento

Pnrr, 98 frantoi toscani hanno chiesto contributi ammodernamentoRoma, 21 mar. (askanews) – Sono stati 98 i frantoi toscani che hanno presentato progetti sul bando PNRR emanato dalla Regione Toscana per la concessione di contributi che permettono la sostituzione e l’ammodernamento dei frantoi oleari.


Il bando, che ha un budget di 8 milioni 334mila euro, consentirà ai progetti collocati utilmente in graduatoria e approvati dalla Regione di godere del finanziamento a fondo perduto. L’intensità del sostegno è pari al 65% e pari all’80% per gli investimenti realizzati da parte dei giovani agricoltori e l’importo massimo del contributo va da un minimo di 30.000 euro a un massimo di 600.000 euro. Sarà possibile l’erogazione di un anticipo pari al 30% della spesa ammissibile, sulla base di apposita richiesta del beneficiario.


La progettualità dei 98 frantoi che hanno partecipato al bando, che complessivamente ammonta a oltre 20 milioni di contributo richiesto, consiste nel rinnovo degli impianti per favorire la sostituzione o l’ammodernamento dei frantoi esistenti anche attraverso l’introduzione di macchinari e tecnologie che migliorino le performance ambientali dell’attività di estrazione dell’olio extravergine di oliva. Il rinnovo degli impianti tecnologici è finalizzato anche al miglioramento della qualità degli olii e a un generale incremento della sostenibilità della filiera olivicolo-olearia. “Siamo soddisfatti della risposta che le nostre aziende hanno manifestato nei confronti di questo bando – ha detto la vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi – perché hanno colto l’importanza di questo che rappresenta uno degli interventi più rilevanti degli ultimi venti anni a favore di una delle filiere simbolo della Toscana”.

Cia: da Ue serve più protezione su grano, fondamentale per Italia

Cia: da Ue serve più protezione su grano, fondamentale per ItaliaRoma, 21 mar. (askanews) – “L’Europa dà il via a una serie di misure che sosterranno la produzione di mangimi da parte di diversi Paesi, ma resta inerte e silente rispetto a quanto sta accadendo in Italia”. A lanciare l’allarme è il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, che spiega che il valore del grano duro prodotto dai nostri cerealicoltori, “ha subito un vero tracollo, dimezzandosi nell’arco di un anno anche a causa delle importazioni massicce da nazioni come Russia e Kazakistan”.


Il presidente di Cia ricorda anche che “la battaglia da tempo portata avanti dalla Confederazione non riguarda solo la cerealicoltura, che negli ultimi due anni ha visto cambiare i propri connotati da dinamiche speculative e politiche globali di aggressione al Made in Italy, ma anche tutti gli altri principali prodotti del comparto. Sono soprattutto i piccoli e medi produttori dei settori ortofrutticolo, vitivinicolo, olivicolo, florovivaistico e zootecnico a subire la concorrenza sleale di Paesi terzi e l’inspiegabile mancanza di provvedimenti dell’Unione Europea a protezione delle proprie produzioni. A questo punto – conclude Fini – ci aspettiamo un segnale forte dal Consiglio”.

Lega: per Comm. Pesca Pe centrale cooperazione in gambero rosso

Lega: per Comm. Pesca Pe centrale cooperazione in gambero rossoRoma, 20 mar. (askanews) – “Oggi la Commissione pesca del Parlamento europeo ha riconosciuto la centralità del tema della cooperazione europea nella gestione del gambero rosso nel Mediterraneo. Un punto che abbiamo fortemente voluto all’ordine del giorno e che abbiamo richiesto come Lega e gruppo ID, per chiedere protezione e garanzie per i pescatori italiani e siciliani che rischiano la vita ogni giorno per fare il loro lavoro, come accaduto in occasioni passate di sequestri e sparatorie da parte dei libici”. Così in una nota Rosanna Conte, europarlamentare e coordinatrice Lega/Id in commissione pesca e Annalisa Tardino, europarlamentare siciliana Lega/Id componente della commissione pesca.


“È noto come il Mediterraneo sia di difficile gestione, principalmente per i rapporti con i Paesi Terzi che vi si affacciano e che non seguono le nostre stesse regole – spiega – Abbiamo sollecitato la Commissione Europea ad aprire un confronto politico e diplomatico, affinché si possa delineare un percorso in grado di fornire indicazioni utili per il futuro della pesca nel Mediterraneo e delle attività ad essa connesse, poiché si tratta di un’area custode di risorse dall’alto valore redditizio come appunto i gamberi rossi e viola, in cui ci troveremo a dover implementare le varie raccomandazioni CGPM”. “Nonostante la Commissione abbia ribadito che la cooperazione sia competenza degli Stati Membri, non volendosi quindi occupare dei pericoli che corrono i pescatori italiani, noi abbiamo voluto accendere con forza i riflettori su questo tema, e siamo stati l’unica compagine politica italiana a farlo. Nostro compito – conclude – è garantire al comparto la possibilità di operare in una zona di pesca sicura e caratterizzata da un’equa distribuzione delle risorse, e pertanto dobbiamo favorire le condizioni affinché un player importante come la Libia sia inserita a pieno titolo nel circuito multilaterale FAO/CGPM cui spetta la gestione degli stock di gamberi di profondità, nel rispetto di un ambiente marino sostenibile, capace di preservare le ricchezze del Mediterraneo per le generazioni future”.