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Nasce in Veneto una sezione di Confagricoltura Donna

Nasce in Veneto una sezione di Confagricoltura DonnaRoma, 20 giu. (askanews) – Contare di più in agricoltura, dimostrare le proprie competenze nei settori dove la presenza delle donne è ancora esigua, fare rete per crescere e sostenersi a vicenda. Sono gli obiettivi della neonata sezione veneta di Confagricoltura Donna, battezzata ufficialmente a Padova in un incontro al quale hanno partecipato imprenditrici agricole di tutto il Veneto. In Veneto, secondo i dati Ismea 2024, le aziende agricole femminili sono 21.440, su un totale di 82.860. Una su quattro, quindi, è rosa. A crescere sono soprattutto le realtà condotte da giovani under 40, con un incremento del 5,4% rispetto al 2023.


Presidente è stata eletta la polesana Chiara Dossi, presidente della sezione cereali alimentari di Confagricoltura Veneto e titolare di un’azienda prevalentemente cerealicola ad Adria, in provincia di Rovigo. Le vicepresidenti sono le padovane Valentina Lorenzin, che conduce un agriturismo, e Catia Bolzonella, titolare di un’azienda vitivinicola sui Colli Euganei. A completare l’organigramma una giunta composta da otto imprenditrici agricole delle diverse province. “Da tempo era sentita l’esigenza di dare vita ad una sezione veneta di Confagricoltura Donna – sottolinea Chiara Dossi – Nel mondo agricolo la presenza maschile è preponderante e anche nel passaggio generazionale le donne non godono del sostegno della parte maschile anziana, nonostante rappresentino spesso la parte più creativa e innovativa dell’azienda. C’è, insomma, una certa resistenza nel concederci spazio”.


“In alcuni settori la rappresentanza femminile cresce in maniera costante, vedi l’agriturismo e il vitivinicolo – spiega Dossi – In altri segna ancora una certa diffidenza, come nel comparto dei cereali o nell’allevamento. Dobbiamo, quindi, far sentire la nostra voce e dimostrare che possediamo capacità e competenze per destreggiarci in qualsiasi ambito. Sto prendendo anche contatto con le presidenti di altre realtà regionali di Confagricoltura Donna, per condividere iniziative, progetti e idee mirate a valorizzare e incentivare l’imprenditoria femminile”.

Coldiretti: afa e siccità, costi sempre più alti per allevatori

Coldiretti: afa e siccità, costi sempre più alti per allevatoriRoma, 20 giu. (askanews) – Costi sempre più alti per gli allevatori a causa delle temperature record che impattano anche sugli animali della fattoria, dove sono entrati in funzione ventilatori e docce per cercare di dare sollievo alle mucche in difficoltà per l’afa. È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti in riferimento agli effetti dell’anticiclone Minosse che sta investendo l’Italia da nord a sud con temperature anche oltre i 40 gradi e i primi bollini rossi nei centri urbani.


Dalla Lombardia alla Calabria, gli allevatori hanno messo in funzione le varie misure per cercare di sostenere gli animali, con un aggravio dei costi energetici e le difficoltà, soprattutto al Sud, di reperire l’acqua necessaria, visto la prolungata siccità. Con le alte temperature ogni singolo animale arriva, infatti, a bere fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi meno caldi. Per le mucche specialmente, sottolinea la Coldiretti, il clima ideale è fra i 22 e i 24 gradi, oltre questo limite gli animali mangiano poco, bevono molto e producono meno latte.


Resta drammatica la situazione in Sicilia dove a mancare è l’acqua per abbeverare gli animali, con pozzi e bacini secchi e le bollette idriche che hanno raggiunto cifre stratosferiche, spesso peraltro per non vedersi neppure recapitare l’acqua necessaria. Ma il caldo record non risparmia neppure le coltivazioni. Con le temperature superiori ai 35 gradi anche le piante sono sottoposte a rischio stress idrico e colpi di calore che compromettono la crescita dei frutti negli alberi, bruciano gli ortaggi e danneggiano i cereali. L’intervento con irrigazione di soccorso è importante – conclude la Coldiretti – soprattutto per far sopravvivere le piantine piccole che non avendo radici sviluppate non riescono a raggiungere lo strato umido del terreno poiché lo sbalzo improvviso della temperatura tende a formare una crosta in superficie.

Cia incontra D’Eramo (Masaf): salvare aree interne da abbandono

Cia incontra D’Eramo (Masaf): salvare aree interne da abbandonoRoma, 20 giu. (askanews) – “Non lasciamo, ancora, indietro le aree interne. È arrivato il momento di mettere le zone rurali del Paese al riparto dal rischio di un irrimediabile abbandono. Parliamo di quasi la metà dei Comuni italiani, il 48%, che non devono rimanere fuori da quella riorganizzazione, in primis infrastrutturale e dei servizi essenziali, tanto invocata con il Pnrr. Il perno è l’agricoltura, motore di progresso e sostenibilità per comunità e territori, per 13 milioni di persone”. A ribadirlo, oggi, è stato il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, che è tornato a Via XX Settembre, insieme al vicepresidente Matteo Bartolini, per fare il punto sul tema con il sottosegretario Luigi D’Eramo.


Per Cia, siamo a un punto di non ritorno rispetto alle criticità che stanno affrontando le campagne italiane. “Con il sottosegretario D’Eramo – spiega in una nota Fini – stiamo ragionando su strategie più puntuali per mettere a terra tutte le progettualità e, quindi, gli interventi e le risorse già a disposizione, evitando che si disperdano in operazioni non percorribili per la natura stessa di questo Paese. Serve una programmazione univoca, a cominciare dalle reti stradali e dall’ultimo miglio digitale. Questa, però, non basta se non accompagnata da politiche in grado di spingere, con una normativa quadro, l’abitabilità di ciascuna zona periferica e di montagna”. Tra le richieste di Cia, misure di fiscalità agevolata e norme che favoriscano l’accesso al credito e alla liquidità, dunque in grado di innescare ricambio generazionale.


Sul tavolo anche la necessità di un Piano nazionale per il settore agricolo, come di una legge quadro sulla valorizzazione della dimensione familiare agricola che includa, in primo luogo, il recupero dei terreni incolti, ma soprattutto il riconoscimento economico e sociale delle funzioni ambientali svolte dal comparto. “Evitiamo il cortocircuito – conclude Fini – È dal territorio, dai borghi, dalle aziende lungo l’Appennino che arriva il valore della nostra agricoltura, fatta di produzioni tipiche autentiche, tradizioni anima del turismo, senza le quali non ci sarebbe il Made in Italy agroalimentare e tanto meno la Dieta Mediterranea”.

D’Eramo (Masaf): progetto con Unioncamere su aree interne

D’Eramo (Masaf): progetto con Unioncamere su aree interneRoma, 20 giu. (askanews) – Il sottosegretario all’Agricoltura, Luigi D’Eramo, ha incontrato al Masaf il presidente nazionale di Cia-Agricoltori italiani, Cristiano Fini, e il vice presidente Matteo Bartolini. Si è trattato del primo di una serie di confronti che il sottosegretario terrà con i vertici delle organizzazioni agricole per presentare il progetto Masaf-Unioncamere volto a definire una strategia nazionale per le aree interne e di montagna.


“Con la Cia c’è sempre stata profonda condivisione riguardo ai temi che interessano il rilancio di queste aree per contrastare un pericoloso abbandono. Oggi – spiega il sottosegretario in una nota – inizia un percorso condiviso per individuare le misure e i provvedimenti più efficaci per favorire un concreto sviluppo di tanti territori da Nord a Sud del Paese, che con le loro similitudini e peculiarità possono e devono essere valorizzati soprattutto in chiave agricola”. L’obiettivo è promuovere e far conoscere quei prodotti tipici che rischiano altrimenti di scomparire e che “invece rappresentano storia, tradizione e ricchezza da cui possono trarre nuovo slancio tante economie locali. Puntiamo inoltre – spiega ancora D’Eramo – allo sviluppo del turismo sostenibile e di attività connesse al settore primario. L’agricoltore, primo custode del territorio, ha un ruolo imprescindibile nella sua salvaguardia. Per questo è prioritario porre le condizioni per il ricambio generazionale. Perché ciò sia possibile occorre destinare apposite risorse allo sviluppo delle aree interne e di montagna, potenziando al contempo servizi e infrastrutture”, ha concluso D’Eramo.

Riso Gallo canta tutto il giorno: muffin e chips per un target più giovane

Riso Gallo canta tutto il giorno: muffin e chips per un target più giovaneMilano, 20 giu. (askanews) – “Vogliamo che il gallo canti tutto il giorno”. Questa frase riassume la strategia che Riso Gallo qualche anno fa ha deciso di intraprendere per riunire sotto il gallo, simbolo di un’azienda con quasi 170 anni di storia, prodotti destinati a diverse occasioni di consumo, dalla colazione all’aperitivo, partendo dal riso italiano. “Qualche anno fa abbiamo cominciato a pensare allo slogan ‘Il gallo canta tutto il giorno’ e, quindi, pensando a questo, un po’ di mesi fa abbiamo lanciato le chips e le palline di riso estruso, ricoperte ai frutti di bosco, cioccolato al latte e cioccolato fondente”, spiega ad askanews Carlo Preve, consigliere delegato di Riso Gallo. “Le chips sono uno snack salato da metà mattina o metà pomeriggio, si possono mangiare come aperitivo, le palline invece sono più da colazione, nascono come snack dolce, adatto anche a merenda. E adesso – annuncia – abbiamo pensato di lanciare due tipi di cookies e due muffin, col riso integrale e col riso nero e cioccolato”.


Queste ultime due novità nella grande distribuzione verosimilmente “potremo vederle in autunno, ci servono ancora un paio di mesi – dice – Cominceranno a breve a essere presenti soprattutto nei punti vendita del sud Italia, in piccole catene indipendenti che sono più veloci nel recepire le novità, mentre ci vorrà un attimino più di tempo per le grandi. Per ora l’obiettivo è di inserire i nuovi prodotti in Italia. All’estero è un po’ più complicato, stiamo facendo dei ragionamenti ma siamo ancora lontani”. Gli ultimi arrivi in casa Riso Gallo si aggiungono a una gamma di prodotti che, oltre al riso tradizionale e alle sue varietà, negli ultimi tempi ha visto crescere la linea delle Bontà pronte, piatti pronti a base di riso e cereali ad alto contenuto di servizio. “Accanto alla linea pronta in due minuti in microonde, abbiamo lanciato le Bontà pronte zero minuti, due ricette con mix di cereali, uno con riso integrale e soia l’altro con riso rosso e pollo, da aprire e gustare. E’ la prima volta che lo facciamo, e continueremo su questo segmento dove abbiamo circa il 49-50% di quota di mercato”. A questo punto, constata Preve, “considerato che con cookies e muffin abbiamo la prima colazione, con gli snack dolci e salati abbiamo lo snack di metà mattina e metà pomeriggio, direi che abbiamo coperto tutta la giornata”.


La produzione delle ultime novità è stata esternalizzata ad aziende terze italiane ma in futuro potrebbe essere ricondotta all’interno dell’azienda. “Non lo escludo – conferma – però la cosa fondamentale secondo noi è la ricerca e sviluppo. Ci sono tante possibilità per far cantare il gallo tutto il giorno, non necessariamente devi farti un impianto tuo”. Nel mirino di questa strategia ci sono le nuove generazioni. I nuovi prodotti, “essendo senza glutine, chiaramente, si rivolgono a chi ha problemi di intolleranza. Più in generale l’obiettivo è di rivolgerci a un target più giovane, di ringiovanire il marchio e farlo anche rientrare all’interno di una strategia di consumatori più alto di gamma, una fascia socio-economica medio-alta”. Al lancio di questi nuovi prodotti, in realtà, “è da due-tre anni che ci lavoriamo. Abbiamo cominciato con il Covid che ha rallentato tutto, soprattutto per quanto riguarda chips e palline di riso estruso, ricoperte del cioccolato che sono due cose uniche perché le chips sono molto sottili, nel riso estruso abbiamo ricercato l’effetto mora, in modo che sembrassero un po’ più naturali. E’ stata una cosa che ha richiesto un paio di anni di ricerca. Mentre per i cookies e i muffin l’innovazione lì è semplicemente un’innovazione di ricetta”.


Queste novità dovrebbero contribuire a un 2024 che mostra “una crescita leggera, certo non un’esplosione. Ma ad oggi dico che dovremmo chiudere il 2024 meglio del 2023”. Un 2023 chiusosi con 138 milioni di ricavi consolidati (+8% sul 2022), e “un Ebitda in miglioramento rispetto a quello del 2022. Il 2024 sta per ora continuando su questa strada di progressiva e graduale crescita. Dove c’è più sofferenza è nella gdo italiana perchè stiamo tutti trasferendo al consumatore, tramite una pressione promozionale molto alta, questa riduzione dei costi delle materie prime, quindi siamo in crescita sui volumi però in termini di marginalità si soffre un po’ nella gdo”. Questo, spiega Preve, è legato anche al fatto che “il raccolto quest’anno è andato bene, siamo tornati ai livelli del 2022, ma i prezzi della materia prima sono più alti rispetto al livello pre-siccità”, quella che l’anno scorso ha falcidiato le rese. “Quello che posso dire è che dal punto di vista dei volumi venduti, da gennaio siamo in crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso” e anche l’export, che pesa più della metà del fatturato, “quest’anno continua ad andare molto bene, con il grosso che arriva dall’Unione Europea perché è più vicina ed è più facile che da questi Paesi vengano in Italia, mangino un risotto al ristorante e lo vogliano rifare a casa, sperando lo facciano con riso da risotto italiano”, conclude.

Il veneziano Nicolas Mosco è il miglior barista d’Italia

Il veneziano Nicolas Mosco è il miglior barista d’ItaliaRoma, 19 giu. (askanews) – E’ Nicolas Mosco, venticinquenne di Campolongo Maggiore (Venezia), il miglior barista dell’anno, vincitore dell’Espresso Italiano Champion 2024. Il giovane veneto si è aggiudicato il titolo di migliore professionista in tema di espresso e cappuccino italiani.


Mosco ha sfidato altri 11 professionisti nella competizione organizzata dall’Istituto Espresso Italiano (IEI) a Caffè Milani di Lipomo (Como), marchio italiano tra i soci fondatori di IEI. In un tempo di soli 11 minuti ha dovuto tarare la sua attrezzatura la macchina e il macinadosatore e dimostrare di sapere preparare quattro espressi e quattro cappuccini. Al secondo posto della finale Ilaria Izzo, mentre al terzo posto si è piazzato Matteo Colzani. Entrambi concorreranno insieme al vincitore nella fase internazionale della competizione. Il vincitore ha intrapreso gli studi alberghieri scegliendo poi la specializzazione di sala grazie a una prima esperienza professionale. Da qui ha proseguito approfondendo la passione del caffè in un’azienda che lo ha formato. Dopo sei anni di esperienza all’interno di questa azienda è riuscito a vincere l’Espresso Italiano Champion.


I prodotti presentati in gara hanno rispecchiato i parametri di qualità dell’Istituto Espresso Italiano (IEI): per l’espresso una tazzina con circa 25 millilitri di caffè ornato da una crema consistente e di finissima tessitura, di color nocciola, una bevanda sciropposa con aromi intensi e ricchi di note di fiori, frutta, cioccolato e pan tostato. Per il cappuccino una crema finissima e lucida, con un perfetto bilanciamento di aromi del latte e del caffè. L’Espresso Italiano Champion da diversi anni è la gara per i baristi che desiderano mettersi alla prova con i simboli della caffetteria italiana: espresso e cappuccino. Negli anni ha coinvolto centinaia di professionisti da una decina di paesi, sia quelli con una lunga tradizione nel caffè sia i cosiddetti nuovi mercati. La gara è aperta a tutti e si svolge con un meccanismo di selezione itinerante in giro per l’Italia e con due tappe in Asia, una in Corea e una in Giappone, per arrivare alle semifinali e alle finali nazionali e internazionali.

Lollobrigida: congratulazioni a Beretta, nuovo presidente Assica

Lollobrigida: congratulazioni a Beretta, nuovo presidente AssicaRoma, 19 giu. (askanews) – “Esprimo le mie più sentite congratulazioni a Lorenzo Beretta per la sua nomina a presidente dell’Associazione Industriali delle Carni e di Salumi. La sua elezione rappresenta una continuità con il lavoro svolto in qualità di vicepresidente, ruolo in cui ha dimostrato competenza e dedizione. Confidiamo che, sotto la sua guida, Assica possa affrontare con successo le sfide che riguardano l’intera filiera delle carni e dei salumi”. Lo dichiara in una nota il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida.

Calderone (Assica): dazi Cina su carni suine no effetti su Italia

Calderone (Assica): dazi Cina su carni suine no effetti su ItaliaRoma, 19 giu. (askanews) – “Partendo dal presupposto che le guerre commerciali sono spesso negative per l’economia in generale e non solo per i partner commerciali che le ingaggiano, in quanto alterano le regole del gioco degli scambi globali, l’eventuale decisione cinese di imporre dazi sulle importazioni di carni e prodotti suini dall’Unione europea non avrebbe effetti diretti per il nostro Paese”. Lo ha detto Davide Calderone, direttore di Assica, l’associazione industriali delle carni e dei salumi, ad Askanews.


L’assenza di effetti sull’Italia è dovuta al fatto che, già dal gennaio 2022, quando è stato riscontrato il primo caso di PSA in un cinghiale nel territorio dell’Italia continentale, le Autorità cinesi hanno bloccato l’importazione di tutti i prodotti suini dall’Italia”. Ad oggi, tra i grandi esportatori europei di prodotti suini che hanno accesso al mercato cinese ci sono Spagna, Francia, Danimarca e Olanda, “che sarebbero senz’altro colpiti dall’imposizione di ulteriori barriere tariffarie poiché la Cina rappresenta un fondamentale mercato di destinazione per i prodotti suini europei”, spiega il direttore generale di Assica.


Prima della chiusura totale, nel 2021 l’Italia aveva esportato circa 21.000 tonnellat di carni suine fresche e congelate (+23% rispetto al 2020), pari a oltre 60 milioni di euro. “Ed è un dato importante – rileva Calderone – se consideriamo che l’avvio delle nostre esportazioni di carni suine verso la Cina era stato autorizzato solamente nel 2019, dopo 15 anni di trattative tra le autorità italiane e quelle cinesi”. Ieri, 18 giugno, l’assemblea di Assica, svoltasi a Bologna ha eletto all’unanimità Lorenzo Beretta alla presidenza. Beretta, più volte vicepresidente dell’associazione, raccoglie il testimone da Francesco Pizzagalli. E, tra i temi caldi che il settore si troverà ad affrontare nel breve termine, c’è il forte incremento dei costi industriali e della materia prima (nazionale ed estera) e la PSA, che non accenna ad essere risolta, e sta avendo gravissime ripercussioni sull’export dei prodotti verso i Paesi terzi.

Fiiaf (Confagri) e La Sapienza per valorizzazione aree interne

Fiiaf (Confagri) e La Sapienza per valorizzazione aree interneRoma, 19 giu. (askanews) – Le aree interne, che coprono più della metà del Paese, potrebbero diventare decisive per vincere le sfide future delle imprese agricole familiari. Ne sono convinte FIIAF e Università La Sapienza, che hanno presentato a Palazzo della Valle un progetto per formare manager d’area con l’obiettivo di promuovere le potenzialità di questi territori e dei borghi rurali, favorendone la competitività.


L’accoglienza sarà la chiave di volta per sviluppare tali aree contrastando in maniera efficace e sistematica, nel medio periodo, l’abbandono. “L’agricoltura deve rispondere alla richiesta crescente di politiche di sostenibilità e di salvaguardia del patrimonio ambientale”, ha detto Annamaria Barrile, direttore generale di Confagricoltura, che ha aggiunto: “Punto di forza di questo progetto è il coinvolgimento delle aziende agricole familiari insieme ad altri stakeholders per rivitalizzare il territorio”. Le aree interne coprono più della metà del Paese, comprendono più del 50% del totale dei comuni a livello nazionale e vi abitano quasi 13 milioni di persone, che equivalgono al 22% della popolazione italiana.


“Il corso in programma – spiega il presidente FIAF, Carlo Lasagna – forma manager capaci di creare e gestire reti tra diversi soggetti: imprese agricole, agrituristiche, enogastronomiche, artigianali, parchi e istituzioni locali, in grado di dare valore, integrandoli per garantire la promozione dei territori. Siamo orgogliosi di aver lanciato insieme all’Università La Sapienza questo progetto che ha individuato nell’accoglienza rurale il mezzo per preservare le identità delle comunità locali, creare sinergie, evitando così l’abbandono delle aree interne”. “Da sempre sosteniamo che fuori dalle città ci sono sempre le imprese agricole, che sono il presidio naturale sia per il territorio che per la tenuta sociale e producono quelle eccellenze apprezzate in tutto il mondo. Presentiamo il nostro modello per le aree interne, aree collinari e montane, zone difficili, per favorire la costruzione di un legame, anche comunicativo, tra città e campagna. Questo progetto così importante di valorizzazione fortemente voluto dalla FIIAF – ha concluso il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti -, ha un valore economico per le imprese e per il Paese, con una valenza soprattutto sociale”.


Alla presentazione sono intervenuti, il presidente Agriturist, Augusto Congionti, insieme ai docenti della Sapienza Lorenzo Maria Donini e Luca Reitano, al segretario generale FIIAF Carlo Rosati e a Silvia Piconcelli della Direzione Politiche sviluppo sostenibile di Confagricoltura.

Unionfood compra 70% prodotti agricoli italiani, fatturato 2023 a 56 mld

Unionfood compra 70% prodotti agricoli italiani, fatturato 2023 a 56 mldMilano, 19 giu. (askanews) – Sette prodotti agricoli su 10 del nostro Paese vengono acquistati e trasformati da Unione italiana food. Lo rivela l’associazione che, in occasione dell’assemblea annuale, nel suo Rapporto racconta lo stato di salute delle 530 aziende associate. Un comparto che dà lavoro a 100mila persone e sostiene l’agricoltura italiana, rappresentando oltre 20 settori merceologici e 900 marchi del made in italy, dalla pasta ai dolci (inclusi quelli natalizi e pasquali), passando per gelato, cioccolato, caffè, pomodoro da industria, surgelati, sottoli e sottaceti, verdure e minestre pronte.


In un anno difficile come il 2023, caratterizzato dal rally dei prezzi delle materie prime e dall’inflazione, l’industria alimentare rappresentata da Unionfood ha registrato un fatturato pari a 56 miliardi, il 10% in più dell’anno prima, e gli investimenti in ricerca e sviluppo hanno sfiorato i 3 miliardi di euro. Sul fronte dell’export, il rapporto annuale mostra come ogni 10 prodotti alimentari italiani consumati nel mondo, quattro provengano da Unione italiana food. Con un valore di 21 miliardi di euro, le esportazioni pesano il 38% sul fatturato 2023 dell’associazione, un risultato nettamente superiore alla media dell’industria alimentare italiana (27%). Nel 2023 i comparti che hanno registrato i migliori risultati sui mercati esteri sono stati il dolciario (+9%, in particolare le caramelle), i prodotti vegetali (+8%) e il caffè (+6%).


Più in generale, scorrendo il rapporto di Unione italiana food, i prodotti più performanti, con un incremento medio del 13% a valore, sono stati le conserve di frutta, di pomodori e funghi, zuppe e minestre, salse e sughi pronti, preparati per la panificazione e pasta gluten free. In valori assoluti, il primo comparto rimane il dolciario, con un valore di 18 miliardi di euro. Seguono pasta con 8,1 miliardi, i surgelati con 5,8 miliardi e i prodotti vegetali, che valgono 5 miliardi di euro e comprendono, tra gli altri, marmellate e succhi di frutta, sottoli, sottaceti e verdure pronte. I prodotti “tradizionali” (pasta classica, lievitati da ricorrenza, cioccolato, tè e infusi, ecc.) restano una “fetta” significativa, circa il 50%, sul fatturato totale, mentre il “tradizionale evoluto” (caffè in cialde, surgelati, verdure pronte, sughi e piatti pronti, nuovi prodotti dolciari, ecc…) rappresenta ormai il 30% a valore. E pesano il 20% i “prodotti innovativi”, cibi e bevande dall’alto valore aggiunto che soddisfano le richieste di consumatori sempre più esigenti per quanto riguarda la conservazione e la preparazione dei piatti, gli aspetti nutrizionali e salutistici (cibi light, integratori alimentari, prodotti per particolari categorie come celiaci, diabetici, ecc.).


“I nostri associati sono grandi aziende centenarie che portano il nostro Made in Italy nel mondo, imprese globali che operano in Italia e tante PMI familiari. Abbiamo scelto una casa comune, consapevoli delle differenze ma anche di quello che ci accomuna in termini di valori, pensiero imprenditoriale, rispetto per il consumatore – afferma Paolo Barilla, presidente di Unione italiana food – Il governo ci sta sostenendo nel nostro percorso e siamo sicuri che continuerà a farlo per il futuro. Abbiamo bisogno delle istituzioni per essere sempre più efficaci nell’utilizzo delle risorse disponibili e creare valore per tutta la filiera italiana”.