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Sindacati: da Governo su pesca attenzione a settore strategico

Sindacati: da Governo su pesca attenzione a settore strategicoRoma, 26 nov. (askanews) – “Esprimiamo soddisfazione per l’approvazione del disegno di legge sulla valorizzazione della risorsa mare, che contiene due misure molto attese per il sostegno dei lavoratori della pesca. Dopo l’approvazione della modifica della legge 102 che equipara il settore della pesca a quello dell’agricoltura e il deciso cambio di paradigma nei confronti della Commissione Europea, il Governo mostra attenzione nei confronti di un settore strategico per il paese che garantisce non solo approvvigionamento di cibo di qualità, ma anche cultura e tradizione nelle nostre marinerie”. Lo dichiarano in una nota congiunta Fai, Flai e Uila pesca commentando l’approvazione, ieri sera, in Consiglio dei ministri del Ddl valorizzazione risorsa mare.


“In primo luogo – spiegano – diamo atto del recepimento della preoccupazione da noi espressa in merito al ricollocamento dei lavoratori che rimarranno senza occupazione in seguito all’adesione delle imprese alla misura di arresto definitivo”. La norma, utile a preservare i livelli occupazionali, prevede l’applicazione di un regime previdenziale agevolato per le imprese che imbarcano lavoratori sottoposti a questa fattispecie e “testimonia un’attenzione peculiare ad una criticità che, nel prossimo anno, potrebbe riguardare tra i 1.000 e i 1.500 lavoratori”, affermano i sindacati. “Riteniamo fondamentale – proseguono – poi la previsione di dare piena attuazione alla Cisoa, definendo le causali di intervento dell’integrazione salariale a beneficio dei lavoratori, nonché le modalità e i criteri di erogazione delle prestazioni conseguenti. Una misura per la quale il sindacato si batte da anni e che è stata estesa al comparto della pesca grazie alle numerose rivendicazioni da noi portate avanti con insistenza, nella convinzione dell’importanza di dotare il settore di un ammortizzatore sociale strutturato, ma fino ad ora mai resa operativa”.


“Riteniamo adesso fondamentale l’avvio di un confronto con le parti sociali” concludono Fai, Flai e Uila pesca “per individuare misure che rendano velocemente attuativi i provvedimenti disposti, in particolare per assicurare l’operatività della Cisoa nonché la sua piena rispondenza alle esigenze del settore al fine di favorire un progetto complessivo di rilancio della pesca italiana.”

Domani a Fiesole il vertice nazionale di Agriturist

Domani a Fiesole il vertice nazionale di AgrituristRoma, 26 nov. (askanews) – Raccontare l’impatto dell’Agriturismo attraverso i numeri e le storie di successo, tracciando al contempo le strategie future per il settore. È quello che si propone di fare Agriturist, l’Associazione nazionale per l’Agriturismo, l’ambiente e il territorio, con il convegno in programma domani, mercoledì 27 novembre, a partire dalle 10, alla Fattoria di Maiano, a Fiesole.


Il momento di confronto, che coinvolgerà associazioni, esperti ed istituzioni, è organizzato in partnership con la Bto e cade in concomitanza con il 60esimo anniversario di Agriturist Toscana. Si intitola “Agriturist racconta l’agriturismo italiano: passato, presente e futuro”. Ai lavori prenderanno parte anche Patrizio Giacomo La Pietra (sottosegretario del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste), Stefania Saccardi (vicepresidente Regione Toscana) e Alessandra Priante (presidente Enit).


Il convegno si snoderà poi attraverso una serie di relazioni e casi studio. Livio Proietti, presidente di Ismea, interverrà sul “Rapporto Agriturismo e multifunzionalità 2024”. “Sarà l’occasione ideale – commenta la presidente di Agriturist Toscana Daniela Maccaferri – per fare un approfondimento sullo stato di salute del settore e per tracciare, insieme ad istituzioni, esperti e realtà imprenditoriali provenienti da molte regioni italiane, le linee guida per il prossimo futuro. L’agriturismo impatta oggi in modo crescente nelle dinamiche dei flussi complessivi che si muovono verso la Toscana. Per questo, parlarne e sostenerlo è funzionale alla crescita di tutto il territorio”.

Il 28-29 novembre a Villa Miani il forum Agricoltura Coldiretti

Il 28-29 novembre a Villa Miani il forum Agricoltura ColdirettiRoma, 26 nov. (askanews) – Dai rischi legati al consumo di cibi ultraprocessati al rapporto cibo e salute, dall’uso dell’intelligenza artificiale alla transizione energetica e al nucleare, dai destini dell’Europa fino al Piano Africa. Questi sono alcuni dei temi al centro dell’edizione 2024 del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzata da Coldiretti con la collaborazione dello studio The European House – Ambrosetti, che si terrà presso Villa Miani a Roma, dalle 9.30 di giovedì 28 fino a venerdì 29 novembre.


L’evento vedrà la partecipazione, oltre che del presidente di Coldiretti Ettore Prandini e del segretario generale Vincenzo Gesmundo, del vice presidente del Consiglio e ministro degli Affari esteri Antonio Tajani, del ministro della Salute Orazio Schillaci, di quello dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida. Tra i principali temi trattati, quello della lotta ai cibi ultraprocessati che saranno oggetto dell’esposizione di due tavole imbandite dove saranno contrapposti ai cibi legati alla Dieta Mediterranea, raccontando da una parte i rischi per la salute e dall’altra i benefici che porta un’alimentazione sana soprattutto per le giovani generazioni.

Nei primi sei mesi export distretti agroalimentari +6,5% a 14 mld

Nei primi sei mesi export distretti agroalimentari +6,5% a 14 mldRoma, 26 nov. (askanews) – Cresce l’export dei distretti agroalimentari italiani che nei primi sei mesi de 2024 ha raggiunto un valore di 14 miliardi di euro, con un aumento del 6,5% tendenziale. Sostanzialmente invariato l’export della filiera dei distretti vitivinicoli (+0,7% tendenziale), bene quella di pasta e dolci (+6,2%) e filiera dei distretti agricoli con un + 2,2% rispetto alla prima meta del 2023. La Germania si conferma il primo partner commerciale per i distretti agroalimentari italiani (+3,4% nel primo semestre), ma si segnalano anche incrementi a doppia cifra verso gli Stati Uniti (+16,2%). Positivi anche i flussi destinati alla Francia (+3,6%), stabile il Regno Unito (+0,5%). E’ quanto emerge dal Monitor dei distretti agroalimentari italiani al 30 giugno 2024, curato dal Research Department di Intesa Sanpaolo.


Dopo aver chiuso il primo trimestre del 2024 con un incremento tendenziale del 6,6%, l’export dei distretti agroalimentari italiani prosegue allo stesso ritmo nel secondo trimestre e i primi sei mesi dell’anno consentono di raggiungere oltre 14 miliardi di euro di esportazioni a valori correnti, il 6,5% in piu (ossia 857 milioni) rispetto alla prima meta del 2023. L’evoluzione è in linea con quella del totale agroalimentare italiano (+7,4%), di cui i distretti rappresentano il 44% in termini di valori esportati. Nel dettaglio, la filiera dei distretti vitivinicoli, che rappresenta circa un quarto del totale export dei distretti agroalimentari, chiude sostanzialmente invariata il primo semestre del 2024 con quasi 3,3 miliardi di export (+0,7% tendenziale). Il distretto piu importante in termini di valori esportati, quello dei Vini di Langhe, Roero e Monferrato, chiude il semestre con un calo tendenziale del 4,7%. Rallenta ma resta in territorio ampiamente positivo, il distretto dei Vini del Veronese (+6,7%); stessa dinamica per i Vini dei colli fiorentini e senesi (+3,6%), mentre il Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene accelera nel secondo trimestre e chiude il semestre con un progresso del +6,1%.

Confagri: su olio evo più info e promozione per salvare filiera

Confagri: su olio evo più info e promozione per salvare filieraRoma, 26 nov. (askanews) – Aumenta la produzione di olio, ma non in Italia: il nostro Paese, stando alle ultime stime di campagna, perde un terzo dei quantitativi rispetto allo scorso anno e chiude il 2024 con circa 224mila tonnellate di olio di oliva (-32%). Nel bacino mediterraneo la produzione globale sarà maggiore del 30% e del 12% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Per effetto dell’alternanza produttiva, ma anche dei cambiamenti climatici, il nostro Paese per la prossima campagna sarà il quinto produttore al mondo dopo Spagna, Turchia, Tunisia e Grecia.


Oltre a una minore produzione generale di olive, quest’anno i produttori italiani, tranne in alcune zone, hanno dovuto scontare una resa in olio fra le più basse mai registrate. L’appello di Confagricoltura in occasione della giornata mondiale dell’olivo è di salvaguardare il giusto valore della filiera, che vede ancora costi di produzione elevati e in particolare di frangitura, ma anche evitare speculazioni e mantenere a un livello adeguato il prezzo minimo. Il mercato, infatti, non remunera adeguatamente il produttore: dai 9.9 Euro/kg dello scorso anno si è passati in questi giorni ad alcuni scambi dell’olio extravergine italiano a 7.8 Euro/kg. “L’Italia è il Paese olivicolo con più biodiversità al mondo, con oli EVO di altissima qualità, unici per proprietà organolettiche e analitiche di cui si deve tenere conto: non si può ridurre tutto a un mero calcolo algebrico – dice Walter Placida, presidente della Federazione Olivicola Olearia di Confagricoltura -. Mai come in questa stagione il prodotto italiano assume un connotato di rarità e prestigio; mai come in questa stagione, falcidiata in termini produttivi da un’alternanza esasperata e da eventi climatici acuti, va riconosciuto il giusto pregio all’EVO italico. Dobbiamo prestare attenzione alle speculazioni e ai tentativi di quotazioni al ribasso, richiamando alla responsabilità tutti gli attori della filiera, con il supporto delle istituzioni”.


In quest’ottica, ad avviso di Confagricoltura, sarà di aiuto anche implementare efficaci azioni di controllo sugli oli in commercio, soprattutto di provenienza estera, per accertarne l’origine e la qualità. Queste azioni, unitamente a una corretta informazione al consumatore, sono di vitale importanza per la tutela e sviluppo del prodotto olio extravergine di oliva italiano. Non dimentichiamo poi, aggiunge la Confederazione, che alcune zone in cui la coltivazione dell’olivo è secondaria rispetto ad altri comparti produttivi sono sovente aree di grande vocazione turistica: l’eventuale abbandono o incuria degli uliveti causerebbe un grave danno economico all’intero territorio.


“Oltre alla necessità di attivare specifiche campagne informative ed educative sulle peculitarità dell’olio di oliva italiano – conclude Placida – riteniamo utile attivare percorsi di consumo guidato nella ristorazione e nei consueti canali di distribuzione organizzata. Una maggiore consapevolezza della qualità del nostro prodotto non può che rafforzare il comparto”.

D’Eramo: a fine gennaio sintesi proposte su marchio biologico

D’Eramo: a fine gennaio sintesi proposte su marchio biologicoRoma, 26 nov. (askanews) – “Il marchio sul biologico è attesissimo dal settore: il bando è stato pubblicato circa 2 mesi fa e sono arrivate oltre 35 domande: questo marchio non deve essere solo un esercizio grafico ma una sintesi rappresentativa del nostro biologico. A breve, spero per fine gennaio avremo una sintesi delle proposte per poi stabilire la scelta definitiva del marchio biologico italiano”. Lo ha detto il sottosegretario al Masaf Luigi D’Eramo, intervenuto oggi alla Camera alla conferenza stampa “Il Bio dentro di Noi”, nel corso della quale è stato studio innovativo che esplora l’impatto di un’alimentazione bio sulla salute umana.


“Tante di queste proposte – detto D’Eramo, sono arrivate da scuole superiori e università, c’è una consapevolezza dell’importanza del settore”. Il sottosegretario ha ricordato che “Dieta Mediterranea e biologico sono un connubio vincente: insieme hanno un potenziale enorme sia per quanto riguarda il tema della salute, sia della salvaguardia dell’ambiente e della tutela della biodiversità territoriale”. “Siamo la nazione che meglio interpreta la varietà del biologico – ha aggiunto – entro il 2030 è necessario che il 25% della Sau sia a biologico, oggi noi siamo già oltre il 20% e in sei regioni abbiamo superato la quota del 30%. Siamo il punto di riferimento per i mercati internazionali”.


Ovviamente, ha riconosciuto D’Eramo, “una politica che sostenga il consumo, anche interno, del biologico è fondamentale. Su questo stiamo portando avanti delle riflessioni”.

Cursano (Fipe): negli ultimi anni hanno chiuso 20.000 bar

Cursano (Fipe): negli ultimi anni hanno chiuso 20.000 barRoma, 26 nov. (askanews) – “La gente pensa che non ci sia crisi perché non riesce a prenotare al ristorante, troppo spesso sempre pieno, ma la situazione per gli altri settori ben diversa: per esempio i bar italiani sono in profonda crisi. Solo negli ultimi anni hanno chiuso la serranda più di 20000 bar, e questo è dovuto sia dall’aumento dei costi generali in bolletta, sia dal prezzo del caffè”. Lo ha dichiarato Aldo Cursano, rappresentante Fipe Confcommercio, nel corso della trasmissione ‘L’imprenditore e gli altri’ in onda su Cusano Italia Tv.


“Mentre nella ristorazione con un po’ di strategia imprenditoriale si può avere una prospettiva di guadagno dovuta ai prezzi più elevati, i bar lavorando su prezzi molto piccoli strada facendo sono destinati a soccombere”, ha spiegato. “Stiamo assistendo a un processo di desertificazione delle imprese, con luci di attività che si spengono e chiudono la serranda dei nostri paesi e centri storici. Non è difficile capire – spiega – che quando le spese superano le entrate vuol dire che il modello economico ha fallito. Bisogna ripensare questo modello, cercando di avvicinare i giovani che oggi fuggono dal nostro Paese”.


Cursano termina il proprio intervento analizzando le motivazioni che spingono i giovani a lasciare l’Italia “quando non hai prospettive non resta che andartene. C’è una fragilità di sistema tale che non permette di fornire certezze e prospettive, e quindi non ci sono idee né investimenti. Oggi le nuove imprese chiudono dopo 6-12 mesi, vuol dire che c’è uno stile di vita e un modello che non possiamo più permetterci”.

850 studenti hanno partecipato a Oleario, gioco quiz Crea su olio

850 studenti hanno partecipato a Oleario, gioco quiz Crea su olioRoma, 26 nov. (askanews) – Sono stati 850 gli alunni di 6 istituti scolastici superiori di diverse regioni italiane che hanno partecipato al primo Torneo Nazionale Trivia Game, Gioca con Oleario, appena concluso. Si tratta di un gioco a carattere interdisciplinare, realizzato dai Centri Crea politiche e bioeconomia, olivicoltura frutticoltura agrumicoltura, alimenti e nutrizione nell’ambito di “Oleario. Dove l’Italia lascia il segno”, il progetto finanziato dalla Rete rurale nazionale per far conoscere e approfondire l’immenso patrimonio culturale, varietale, economico e sociale dell’olio evo italiano, non un semplice condimento, ma un vero alimento alla base della dieta mediterranea.


Ogni scuola ha ricevuto in dono un albero di ulivo, segno tangibile della nostra comune identità culturale. Vincitore per il biennio è stato il gruppo guidato da Viola Torresani della prima C dell’Istituto Stanga di Cremona, mentre per il triennio ha vinto il gruppo della 4 E dell’istituto I .I.S. CIUFFELLI-EINAUDI di Todi. Questa prima edizione del torneo Nazionale è stata organizzata in collaborazione con l’associazione “Donne dell’Olio”, che, dal 2000, si propone di promuovere la cultura e la conoscenza dell’olivicoltura e dell’olio, di sostenere la custodia dell’ambiente e del paesaggio, di generare opportunità inclusive e sinergie professionali. Le “Donne dell’Olio”, attraverso le socie presenti su tutto il territorio nazionale, si sono impegnate a proporre il “trivia game – Gioca con Oleario” ad un’ampia platea di studenti.


Il trivia game, ideato dal gruppo di lavoro di Oleario del CREA coordinato da Milena Verrascina, prima tecnologa del CREA Politiche e Bioeconomia, mette a disposizione un insieme di materiali didattici e approfondimenti, organizzati in un insieme di domande suddivise per tematiche con diversi livelli di approfondimento. Oleario si prefigge, anche mediante questo gioco, di aiutare il consumatore cittadino/studente a riconoscere un olio EVO di qualità, dotandolo delle conoscenze necessarie.

Coopfond e Fondo Sviluppo in Conapi, capitale sociale +17,5%

Coopfond e Fondo Sviluppo in Conapi, capitale sociale +17,5%Roma, 26 nov. (askanews) – I due fondi mutualistici Coopfond (Legacoop) e Fondo Sviluppo (Confcooperative) entrano in Conapi: così il capitale sociale del Consorzio Nazionale Apicoltori si incrementa del 17,5%, con un apporto complessivo di 650.000 euro, raggiungendo i 4,38 milioni di euro.


L’annuncio ha fatto da sfondo all’assemblea dei soci tenutasi lo scorso 23 novembre, in cui è stato approvato all’unanimità anche il bilancio d’esercizio 2023/24. La chiusura del bilancio vede un fatturato complessivo di 23,5 milioni di euro, in crescita del +5% rispetto all’esercizio precedente. Di questi, 22,2 milioni di euro derivano dal valore della produzione caratteristica, costituita da miele e prodotti dell’alveare, un dato particolarmente rilevante e che ha registrato un incremento significativo del +8%. Giorgio Baracani, presidente di Conapi, ha spiegato che l’ingresso di Coopfond e Fondo Sviluppo rappresenta un intervento di grande fiducia nei confronti della solidità e della visione strategica del Consiglio di amministrazione e del management di Conapi.


Conapi è la più grande cooperativa italiana di apicoltori in Europa. Conta oltre 600 apicoltori, 250 soci conferitori e 17 sovventori, gestisce oltre 100.000 alveari, di cui il 45% biologici e tutela oltre 5 miliardi di api. La produzione annua supera i 3.000 tonnellate di miele, trasformati nello stabilimento di Monterenzio (Bo), un centro produttivo all’avanguardia di 6.400 mq, capace di lavorare fino a 4.000 tonnellate l’anno di miele e preparati. Secondo i dati Nielsen (Totale Italia, 52 settimane al 27 ottobre 2024), il mercato italiano del miele ha raggiunto un valore complessivo di oltre 152 milioni di euro, supportato da una crescita dello 0,9% in termini di valore, del 3,4% a volume (kg) e del 3,1% nel numero di confezioni vendute. Sempre a Totale Italia, Mielizia, marchio premium di Conapi, mostra un incremento dell’11,7% a valore, del 7,8% a volume e del 16,2% per numero di confezioni. Nei canali ipermercati e supermercati, dove il marchio è maggiormente presente, la crescita è del 12,1% a valore, del 7,8 a volume e del 16,4% in termini di confezioni, segnalando una buona penetrazione nelle grandi superfici di vendita.


In questo panorama di dati positivi, emerge purtroppo il dato negativo dell’andamento dei raccolti che per il secondo anno (campagna 2023 e 2024) risultano insoddisfacenti sia per il futuro delle aziende socie, sia per rispondere alla domanda del mercato.

Miglioramento Valtellina Casera Dop: risultati del progetto Simca

Miglioramento Valtellina Casera Dop: risultati del progetto SimcaRoma, 26 nov. (askanews) – Come migliorare la qualità del Valtellina Casera Dop e supportare l’aggiornamento del disciplinare. Sono stati presentati il 22 novembre i risultati del progetto SIMCA, cofinanziato da Regione Lombardia “PSR 2014/2020 operazione 16.201 Progetto pilota e sviluppo di innovazione” e condotto in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, l’Istituto di Biologia e Biotecnologie Agrarie e l’Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari del CNR.


Il progetto ha valutato oltre 450 campioni in due anni, svolgendo più di 25 sessioni di prove analitiche e sensoriali. I risultati confermano l’assenza totale di lattosio e galattosio, una buona presenza di diversi elementi nutritivi e il forte potenziale per migliorare ulteriormente la qualità del Valtellina Casera DOP. Una produzione stabile e in continua crescita con oltre 230.000 forme all’anno. Marco Deghi, presidente del Consorzio Tutela Valtellina Casera e Bitto, ha spiegato che sono stati studiati “i processi di trasformazione, le caratteristiche del latte, le variabili produttive e le innovazioni che negli ultimi 25 anni hanno influenzato la storia di questo formaggio. Si tratta di un approccio nuovo, che affianca alla tradizione un’importante base scientifica, necessaria e fondamentale per affrontare con solide evidenze il progetto di modifica del disciplinare”.


A distanza di quasi trent’anni dalla pubblicazione, infatti, il disciplinare del Valtellina Casera DOP richiede un riesame per riflettere i cambiamenti socioeconomici, tecnologici e di mercato che hanno interessato la filiera del latte valtellinese. Alcune prescrizioni relative all’allevamento e al processo produttivo risultano poco definite, nonostante il loro impatto sulle caratteristiche del prodotto finito. Grazie al progetto SIMCA, è stato possibile verificare come variabili quali razza bovina, foraggi, trattamenti termici del latte, modalità di pressatura e stagionatura influenzino la qualità e i profili sensoriali del formaggio.