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Vino, Pellegrini chiude 2023 con giro d’affari di quasi 24 mln: +5,5%

Vino, Pellegrini chiude 2023 con giro d’affari di quasi 24 mln: +5,5%Milano, 8 feb. (askanews) – Pellegrini Spa, storica azienda bergamasca attiva nella distribuzione di vini, liquori e distillati, ha chiuso il 2023 facendo registrare numeri in crescita sia in termini di fatturato che di bottiglie vendute. L’azienda di Cisano Bergamasco ha concluso l’anno con un giro d’affari di quasi 24 milioni di euro, in crescita del 5,5% rispetto al 2022. Le bottiglie distribuite, esclusivamente nel canale Horeca, sono state circa 1,7 milioni. “Il 2023 non è stato un anno semplice: partenza ottima, rallentamento nel periodo estivo e buon recupero nell’ultima parte” ha affermato il presidente Pietro Pellegrini, ammettendo “di aver peccato un po’ di presunzione e, forti di un 2022 eccezionale, di non averlo letto a priori nella giusta maniera”.


Il distributore ha iniziato il 2024 inserendo a catalogo Monfort, importante realtà del Trentodoc, con una storia spumantistica quasi quarantennale. La Cantina ha sede a Lavis, in Val d’Adige, dove Lorenzo Simoni e i figli Chiara e Federico lavorano le uve da 70 ettari tra vigneti di proprietà, in affitto e da conferitori delle valli trentine, per una produzione complessiva di 320mila bottiglie. Oltre alle bollicine di montagna, Monfort produce anche una decina di etichette di bianchi e rossi fermi. “L’inserimento a catalogo di Monfort è il risultato della distribuzione in Italia dei vini di Maso Cantanghel, azienda di proprietà della stessa famiglia Simoni e già nel nostro catalogo da diversi anni” ha spiegato Pietro Pellegrini, sottolineando che questo dimostra “la continuità del nostro lavoro e del valore di essere aziende familiari”.

Trattori: “a Sanremo non saremo sul palco, forse diamo fastidio”

Trattori: “a Sanremo non saremo sul palco, forse diamo fastidio”Roma, 8 feb. (askanews) – Presìdi e cortei di protesta degli agricoltori con i loro trattori ancora in tutta Italia, dalla Puglia alla Basilicata alla Sardegna, con i centri nevralgici, almeno mediaticamente parlando, collocati a Sanremo e a Roma. Nella cittadina ligure, dove è in corso il festival di Sanremo, stamattina sono arrivati una decina di trattori partiti nella notte da Brescia e Melegnano, dopo avere percorso oltre 250 chilometri di strade statali.


Con il grande palcoscenico e la grande visibilità di Sanremo, sembrava che sarebbe stato possibile un intervento sul palco dell’Ariston di una delegazione di agricoltori. Invece, non sarà così. La Rai, in un comunicato, ha ufficializzato che non ci sarà nessun rappresentante degli agricoltori sul palco ma che sarà Amadeus a leggere venerdì sera un comunicato con le istanze della protesta. Davide, agricoltore di Brescia del movimento Riscatto Agricolo, spiega ad Askanews: “Amadeus purtroppo leggerà solo un nostro comunicato, non vogliono farci salire sul palco. Forse diamo fastidio. A Sanremo siamo presenti con i nostri trattori ma a noi interessa ben poco che il comunicato lo legga Amadeus. Quello che diciamo viene dal cuore e dalla pancia e questo sicuramente non verrà trasmesso al pubblico”. I trattori, in ogni caso, non potranno neanche arrivare all’Ariston, anche se c’è un piccolo presidio a 400 metri circa dal teatro.


A Roma, invece, stanno convergendo già da giorni diversi trattori e mezzi agricoli dalle regioni limitrofe, soprattutto dall’Umbria, dalla Valdichiana posizionati nel presidio permanente di via Nomentana 1111. La mobilitazione è descritta dai rappresentanti del Cra, i comitati agricoli riuniti, come un assedio che durerà più giorni e non legato a una singola manifestazione. Secondo quanto concordato con la Questura di Roma, i trattori provenienti da tutta Italia saranno ospitati in punti specifici e venerdì mattina una decina di trattori, scortati dalle forze dell’ordine, insieme a 1.500 manifestanti dovrebbero potere arrivare in piazza San Giovanni dal presidio della Nomentana.

Nel Nord Italia e in Slovenia buon anno per produzione olivicola

Nel Nord Italia e in Slovenia buon anno per produzione olivicolaRoma, 8 feb. (askanews) – Per il comparto olivicolo trentino, ma anche più in generale del Nord Italia e della Slovenia, il 2023 è stato un anno con una qualità di produzione complessivamente buona, ma che ha dovuto fare i conti con alcune problematiche tra cui la cascola precoce e l’alternanza di produzione. I dati sulla produzione e le problematiche relative alla gestione dell’olivo sono stati al centro della quarta Giornata tecnica sull’olivicoltura delle regioni produttive del Nord Italia e della Slovenia che si è svolta ieri pomeriggio a Riva del Garda.


L’evento, giunto alla sua quarta edizione, è stato organizzato dalla Fondazione Edmund Mach in collaborazione con l’Università degli studi di Verona, l’Agenzia Regionale per lo Sviluppo Rurale del Friuli Venezia Giulia e l’Istituto Agrario e Forestale di Nova Gorica in Slovenia. I tecnici della FEM hanno evidenziato che nel 2023, rispetto al 2019 e 2021, non si è verificato in modo così netto il fenomeno dell’alternanza di produzione: nell’Alto Garda trentino le olive raccolte sono state circa 1.220 tonnellate, l’olio extra vergine (evo) ottenuto è stato circa 156 t con una resa media del 12,8%, comunque inferiore al 2022 che aveva visto una produzione elevata, attestandosi sulle 2.975 tonnellate e la produzione in olio 456 tonnellate, con una resa media del 15%.


Negli ultimi anni un nuovo fenomeno di cascola precoce delle olive sta provocando ingenti perdite produttive negli oliveti di tutto il Nord Italia e, secondo le ricerche effettuate, la cascola precoce delle olive può essere attribuita all’attività trofica della cimice asiatica. Il fenomeno si osserva da diversi anni anche in Slovenia, spiega il Fem, soprattutto sulle varietà Leccino, Pendolino e Santa Caterina, in misura minore sulla varietà Bianchera. E si ritrova sia negli oliveti biologici che in quelli integrati e non si presenta in modo uniforme, poiché può essere limitato ad una singola parte dell’oliveto, o singoli alberi, o a porzioni di pianta. I risultati delle prove di campo confermano che i danni sono causati sulle drupe dalla cimice asiatica, anche se concorrono altre avversità fungine.

Prandini (Coldiretti): non mi candido, mio impegno per agricoltori

Prandini (Coldiretti): non mi candido, mio impegno per agricoltoriRoma, 8 feb. (askanews) – “In passato si è detto che avrei fatto il ministro o comunque il parlamentare, qualche mese fa si è detto che ero candidato per la regione Lombardia e oggi che sarei candidato per le Europee. Io voglio fare con grande orgoglio il presidente nazionale della Coldiretti per tutto il mandato. Sono stato appena rieletto è il mio impegno è tutto per gli agricoltori”. Lo ha detto il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in una intervista a Tgcom24, smentendo le voci secondo cui potrebbe candidarsi alle elezioni Europee.

Conserve ittiche: calano volumi 2023, preoccupano prezzo olio e Canale Suez

Conserve ittiche: calano volumi 2023, preoccupano prezzo olio e Canale SuezMilano, 8 feb. (askanews) – Il 2023 per il comparto delle conserve ittiche si è confermato un anno difficile. Per le aziende del comparto a fronte di un aumento dei prezzi al consumatore, frutto dell’incremento dei costi che nel 2022 aveva toccato un +20-30%, c’è stata una perdita dei volumi e una conseguente contrazione dei margini: il tonno in scatola, che guida il comparto delle conserve ittiche per produzione e consumo, nel progressivo a novembre ha segnato un calo del 4,8% a fronte di un incremento di prezzo al consumo, che sull’anno è stato dell’11,6% (Istat). A scattare la fotografia è l’Ancit, l’associazione dei conservieri ittici e delle tonnare.


A preoccupare sono soprattutto i costi delle materie prime, in particolare dell’olio di oliva, ingrediente, quest’ultimo, alla base della ricetta della tradizione italiana. Entrambi destano preoccupazione: per quanto riguarda l’olio, negli ultimi anni le avversità del cambiamento climatico, dalla siccità agli agenti patogeni, si riflettono sul calo delle produzioni con conseguente incremento del suo prezzo. Secondo l’Ismea, l’istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, il prezzo dell’olio evo provenienza Spagna attesta il suo prezzo intorno ai 9 euro al chilo, mentre quello raffinato supera gli 8,50 euro al chilo (secondo la quotazione del 30 gennaio 2024). Si tratta di un aumento incontrollato che ha raggiunto mediamente il +80% rispetto allo stesso intervallo dell’anno precedente e la situazione non accenna a migliorare. A questo, si somma anche la situazione geopolitica attuale in Medio Oriente che sta avendo ripercussioni importanti sulle tariffe dei noli, soprattutto in virtù dei passaggi delle navi dal Canale di Suez. I noli marittimi dei container, che rappresentano la principale modalità di trasporto, hanno avuto un incremento impressionante dei prezzi a livello internazionale.


“La nostra associazione ha più di 60 anni, di crisi ne ha viste tante ma come questa mai: è una spirale inflazionistica pericolosissima e non possiamo non tenerne conto – commenta Giovanni Battista Valsecchi, presidente di Ancit – Benché il settore conserviero ittico abbia risposto meglio di altri, permane la preoccupazione e, purtroppo, l’incremento del prezzo di alcune materie prime, in particolare dell’olio, lascia presumere che la situazione non migliorerà”. La crisi del Canale di Suez ha ulteriormente peggiorato la situazione: “Le navi che passano da lì devono essere scortate con un costo più elevato della tratta – continua Valsecchi – o, in alternativa, il passaggio è quello più lungo da Capo di Buona Speranza”. Questa situazione ha due effetti: costo più elevato per passaggio della tratta e tempi di ricezione più lunghi senza margine di gestione da parte dei produttori di conserve ittiche, che sono impotenti e possono solo subire questa ulteriore difficoltà.

Agrumeti danneggiati da patogeni: bando da 5 mln in Sicilia

Agrumeti danneggiati da patogeni: bando da 5 mln in SiciliaRoma, 8 feb. (askanews) – L’assessorato regionale siciliano dell’Agricoltura ha emanato il bando 2024 della Sottomisura 5.2 “Sostegno a investimenti per il ripristino dei terreni agricoli e del potenziale produttivo danneggiati da calamità naturali, avversità atmosferiche ed eventi catastrofici” del Psr Sicilia 2014/2022. La dotazione finanziaria è di 5 milioni di euro.


Gli interventi saranno rivolti agli investimenti per il ripristino degli agrumeti danneggiati dai patogeni. Ovvero, per le pomacee, il batterio Erwinia amylovora; per le drupacee, il virus della Sharka (Ppv); per gli agrumi, il virus della Tristeza (Ctv) e il malsecco degli agrumi Plenodomus tracheiphilus. La ristrutturazione delle coltivazioni potrà avvenire attraverso varietà di particolare interesse per il mercato e ampliando il calendario di offerta degli agrumi. Lo comunica in una nota la Regione Sicilia.

In Emilia Romagna gemme in anticipo, si teme ritorno del freddo

In Emilia Romagna gemme in anticipo, si teme ritorno del freddoRoma, 8 feb. (askanews) – In Emilia Romagna le gemme degli alberi da frutto sono già ingrossate. Uno sviluppo fuori stagione dovuto al clima mite e soleggiato, alle temperature sopra la media stagionale soprattutto nelle ore centrali della giornata. E ora gli agricoltori temono il ritorno del freddo sui 38.000 ettari di frutteti della regione. A lanciare l’allarme è Confagricoltura Emilia Romagna, che chiede di accelerare l’emanazione del nuovo Piano di Gestione dei Rischi in Agricoltura (PGRA 2024), che stabilisce vari paletti: i parametri di copertura e il relativo contributo statale delle assicurazioni agevolate come pure l’operatività del Fondo mutualistico nazionale Agri.CAT. E ricorda che il PGRA 2023 è stato approvato l’8 febbraio 2023.


Le specie a maggior rischio di gelate primaverili sono albicocche, ciliegie, pesche, nettarine e susine ma anche pere e mele, spiega la confederazione agricola in una nota. L’ondata di gelo l’anno scorso, nella prima decade di aprile, ha procurato danni ingenti ai raccolti fino all’80%. Il presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Emilia Romagna, Marco Piccinini, spiega nel dettaglio: “non sappiamo quale sarà il contributo pubblico per le polizze assicurative agevolate sottoscritte nel 2024, ma una percentuale inferiore al 70% risulterebbe comunque insostenibile per le aziende agricole”. Non solo. Preoccupano eventuali riduzioni del contributo pubblico anche per le annate 2022 e 2023 (ancora da definire perché mancano le risorse). Permangono incertezze sui rimborsi del Fondo mutualistico Agri.CAT per i danni da gelate tardive nel 2023: gli indennizzi sono insufficienti e tardano ad arrivare.


“Il precoce risveglio vegetativo richiederebbe l’apertura anticipata della campagna assicurativa da parte delle principali compagnie italiane, invece si sposta sempre più in avanti – sottolinea Piccinini – il via alla sottoscrizione delle polizze”. Infatti, a causa di questi ritardi oltre che per i costi troppo alti delle polizze, l’anno passato molte aziende agricole non sono riuscite ad assicurarsi contro le avversità. Poi rimarca l’urgenza di rafforzare il sistema assicurativo per difendere il reddito dell’agricoltore e tutelare l’intera filiera. “Bisogna destinare al sistema assicurativo risorse adeguate, per favorire l’accesso alle polizze e renderle meno onerose”, conclude.

Compag: ottimo segno cambio di rotta Ue su uso fitosanitari

Compag: ottimo segno cambio di rotta Ue su uso fitosanitariRoma, 8 feb. (askanews) – La Federazione nazionale delle rivendite agrarie Compag ritiene che il cambio di rotta della Commissione UE sulla proposta di regolamento sull’uso dei prodotti fitosanitari in agricoltura sia un ottimo segnale. Secondo il direttore di Compag Vittorio Ticchiati “il taglio dell’uso dei prodotti fitosanitari non è altro che il frutto di scelte ideologiche e manca totalmente di una valutazione scientifica seria circa l’effettiva praticabilità nel settore agricolo”.


Per Compag, le riduzioni proposte si basavano su aspetti prettamente quantitativi e trascuravano di considerare il tipo di colture che caratterizza l’agricoltura dei singoli Stati membri, penalizzando i Paesi con un’agricoltura più intensiva e con un maggior numero di coltivazioni, in particolare di colture “minori”, come nel caso dell’Italia. “In uno sforzo di trovare un punto di equità tra i Paesi più o meno virtuosi nel termine di riduzione dell’impiego dei fitosanitari – spiega la Federazione – il piano si basava su calcoli meramente teorici e scollegati dalla realtà, con il risultato di assegnare all’Italia un taglio dei fitosanitari del 62%, nonostante abbia già ridotto l’utilizzo di prodotti fitosanitari del 35% negli ultimi quindici anni”. “Gli obiettivi di riduzione dell’impiego dei prodotti fitosanitari inseriti nella proposta di regolamento SUR – dichiara inoltre il presidente Compag, Fabio Manara – rischiavano seriamente di compromettere la buona riuscita della produzione agricola, la sicurezza alimentare dell’Unione europea e di aumentare la dipendenza dalle importazioni da Paesi terzi. E tutto ciò proprio in un momento storico dove invece occorre aumentare la disponibilità di materie prime, gestire l’approvvigionamento e ridurre la dipendenza dalle importazioni”.


Compag auspica che in futuro la Commissione UE adotti un diverso approccio riguardo la riduzione dell’utilizzo dei prodotti fitosanitari, “dettato da una migliore cooperazione con la filiera agroalimentare e da proposte formulate sulla base di valutazioni di impatto serie e fondate su dati scientifici”.

Oggi al Masaf cabina regia interforze controlli agroalimentari

Oggi al Masaf cabina regia interforze controlli agroalimentariRoma, 8 feb. (askanews) – Oggi alle 15.30, al ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, si riunirà la cabina di regia interforze per i controlli agroalimentari, composta dal Comando dei Carabinieri per la Tutela Agroalimentare e per la Tutela Forestale e Parchi, dalla Guardia di Finanza, dalla Capitaneria di Porto, alla Agea e dalla Agenzia Dogane e Monopoli e ICQRF, per l’attuazione del Piano Straordinario per il 2024. Lo comunica il Masaf in una nota.

Conserve ittiche: per materie prime aumenti fuori controllo

Conserve ittiche: per materie prime aumenti fuori controlloRoma, 8 feb. (askanews) – Per il tonno in scatola, nel 2023 un incremento di prezzo al consumo +11,6% sul 2022, mentre il progressivo a novembre 2023 segna un -4,8% in volume sullo stesso intervallo 2022. I costi dell’attività produttiva per le conserve ittiche hanno raggiunto livelli altissimi: solo il prezzo dell’olio evo ha raggiunto i 9,09 euro al chilo, con un aumento dell’80% nell’ultimo anno. A questo si somma la crisi del Canale di Suez con trasporti marittimi allungati e caro noli. A lanciare l’allarme costi fuori controllo è l’Ancit, l’associazione conservieri ittici e delle tonnare che sottolinea: “i dati confermano come l’incremento dei costi non sia stato trasferito interamente al consumatore ma in grande parte assorbito dalle aziende. Purtroppo, l’incremento del costo di alcune materie prime, in particolare dell’olio, lascia presumere che la situazione non migliorerà nei prossimi mesi”.


Per il comparto delle conserve ittiche il 2023 è stato un anno difficile. Lo shock inflazionistico (che già nel 2022 aveva portato ad un incremento dei costi di produzione del 20-30%) ha raggiunto livelli senza precedenti, generando di conseguenza una perdita dei volumi sui mercati: il progressivo a novembre 2023 ha segnato un -4,8% in volume verso lo stesso periodo dell’anno precedente. Per quanto riguarda il tonno in scatola, che guida il comparto delle conserve ittiche per produzione e consumo, Istat ha rilevato un incremento di prezzo al consumo nel 2023 del +11,6% rispetto al 2022. Il dato conferma come l’incremento dei costi di produzione del +20-30% non sia stato trasferito interamente al consumatore ma in grande parte assorbito dalle aziende di produzione.


I principali costi rilevanti per il comparto delle conserve ittiche sono quelli della materia prima (pesce) e dell’olio d’oliva. A questo, si somma anche la situazione geopolitica attuale in Medio Oriente che sta avendo ripercussioni importanti sulle tariffe dei noli, soprattutto in virtù dei passaggi delle navi dal Canale di Suez. I noli marittimi dei container, che rappresentano la principale modalità di trasporto, hanno avuto un incremento impressionante dei prezzi a livello internazionale. “La nostra associazione ha più di 60 anni, di crisi ne ha viste tante ma come questa mai: è una spirale inflazionistica pericolosissima e non possiamo non tenerne conto – spiega in una nota Giovanni Battista Valsecchi, presidente di Ancit – Benché il settore conserviero ittico abbia risposto meglio di altri, permane la preoccupazione e la crisi del Canale di Suez ha ulteriormente peggiorato la situazione: le navi che passano da lì devono essere scortate con un costo più elevato della tratta o, in alternativa, il passaggio è quello più lungo da Capo di Buona Speranza”.