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Pierini (Assobibe): sugar tax ben più grave dei dazi, governo la fermi

Pierini (Assobibe): sugar tax ben più grave dei dazi, governo la fermiMilano, 15 apr. (askanews) – La sugar tax sarebbe “un dazio interno ben più grave dei dazi per l’export”. Per questo Assobibe, attraverso il suo presidente, Giangiacomo Pierini, chiede al governo di intervenire il prima possibile per evitare che la tassa diventi effettiva dal prossimo primo luglio. A margine della presentazione del Forum Teha sul food & beverage, in programma a Bormio il 6 e 7 giugno, Pierini ha detto: “Capisco che per la politica, soprattutto in un momento come questo, due mesi siano un’eternità, ma per l’industria è ieri. Il tempo è quasi scaduto sostanzialmente e le interlocuzioni con il governo sono costanti. Speriamo ascoltino questo piccolo grido di allarme di un settore che per il 64% è fatto da pmi”.


Pierini è preoccupato dal timing di questa tassa che si applica alle bevande analcoliche con e senza zucchero, nel senso che “l’entrata in vigore della norma è prevista il primo di luglio, quindi abbiamo pochi giorni per prevedere un rinvio. Il tempo sta scadendo, abbiamo fatto presente al Governo come Assobibe e ai diversi ministeri della necessità di intervenire, hanno dichiarato una loro contrarietà”, ma ora serve un intervento concreto per l’associazione di produttori di bevande analcoliche. “Le imprese, in particolar modo le piccole e medie hanno delle difficoltà nella gestione, perché c’è un costo della tassa ma c’è anche un costo di compliance della tassa – ha detto – sono oltre 70 i nuovi adempimenti burocratici che tutti i mesi devono essere fatti e ci sono dei produttori piccoli che non sanno come gestirla e stanno iniziando ad attrezzarsi”. “Chi fa impresa deve essere fiducioso, diciamo che giorno dopo giorno lo siamo di meno, però se perdessimo completamente la speranza sarebbe un problema, quindi anche a nome della categoria che rappresenta i produttori italiani, speriamo che il governo continui a sostenere il settore e a evitare un dazio interno che sarebbe nel nostro caso ben più grave dei dazi per l’export”, ha concluso.

Nuovo cda per Csqa, eletto presidente Pietro Bonato

Nuovo cda per Csqa, eletto presidente Pietro BonatoRoma, 15 apr. (askanews) – Pietro Bonato sarà il presidente di CSQA, organismo di certificazione leader nel settore agroalimentare, per il triennio 2025-2028. Questo l’esito delle elezioni del nuovo consiglio di amministrazione tenutesi in occasione dell’assemblea dei soci. Già direttore generale e amministratore delegato, tra i fondatori di CSQA e figura di grande esperienza e visione strategica, Bonato sarà affiancato dalla vicepresidente Marina Montedoro.


Il Consiglio di Amministrazione si compone quindi per i prossimi tre anni con Pietro Bonato, Presidente, Marina Montedoro, Vicepresidente, i Consiglieri Maria Chiara Ferrarese, Carlo Perini e Anna Trettenero. Maria Chiara Ferrarese, attuale Direttore Generale, assume inoltre l’incarico di amministratore delegato. “Sono onorato dell’incarico ricevuto – commenta Bonato – ringrazio l’assemblea dei soci per la fiducia riposta e Carlo Perini per il lavoro svolto negli anni precedenti. Proseguire lungo il solco dei valori che hanno tracciato la nostra storia e guidato ogni nostra scelta: questa è la direzione che intendo seguire con convinzione”, ha aggiunto. “Siamo oggi una realtà solida e strutturata, con 14 sedi in Italia, 3 all’estero, oltre 300 dipendenti e una rete di 500 auditor. Dietro questi numeri ci sono persone, competenze, scelte lungimiranti e un’identità aziendale che non ha mai smarrito la propria coerenza”, ha concluso sottolineando l’impegno nel dare continuità a un percorso iniziato oltre trent’anni fa, e che ha portato la società a diventare il principale organismo di certificazione in Europa nel settore delle indicazioni geografiche DOP, IGP e STG.

Dazi, De Molli: chi decide di produrre in Usa non fa più made in Italy

Dazi, De Molli: chi decide di produrre in Usa non fa più made in ItalyMilano, 15 apr. (askanews) – “Io sono totalmente in disaccordo” con le aziende che di fronte alla minaccia dei dazi hanno espresso l’intenzione di aumentare la produzione locale negli Usa. A dirlo Valerio De Molli, Managing Partner e Ceo di Teha, durante la presentazione della nona edizione del forum “La roadmap del futuro per il food & beverage: quali evoluzioni e quali sfide per i prossimi anni” previsto a Bormio il 6 e 7 giugno.


“Anche Kering ha fatto il tentativo in Texas: fallimento assoluto. La mozzarella negli Stati Uniti la fanno già e la fanno anche molto buona, peraltro. Il punto è di distinguere con le forze del tuo terroir, quelle tue caratteristiche distintive – ha detto De Molli – Quindi non puoi proibire che altri facciano la mozzarella, ma la tua mozzarella, con quella bufala particolare, trattata in un certo modo è quello che ti distingue, ti differenzia e fa uscire un prodotto distintivo e di grande qualità. Quindi su questo aspetto io penso che un made in Italy che dica vado a fare la fabbrica in Texas, non diventa made in Italy ma diventa made in Texas, facesse pure e poi si confrontasse sul mercato col suo prodotto che è un’altra vicenda, quindi sono totalmente in disaccordo su quella strada”. Oltretutto, fa notare “prendere una decisione di questo tipo, di costruire una fabbrica addirittura negli Stati Uniti, ti porta a investimenti enormi. Lo fai sulla base di che cosa? Su un signore, lo sceriffo di Washington che ha preso certe decisioni oggi e se domani le cambia e le ribalta che te ne fai dalla tua fabbrica nel Texas?”. “E poi chiedete a tutti gli imprenditori che già hanno le fabbriche negli Stati Uniti – ha proseguito – Ci sono tanti imprenditori disperati che non trovano gli operai, non trovano i tecnici, questi cambiano lavoro per una manciata di centesimi di dollari in più o in meno, non c’è fidelizzazione, non c’è continuità, sono disperati”. “Quindi andate pure a fare le fabbriche negli Stati Uniti e divertitevi nella giostra degli Usa”..

Bertinelli riconfermato a guida Consorzio Parmigiano Reggiano

Bertinelli riconfermato a guida Consorzio Parmigiano ReggianoRoma, 15 apr. (askanews) – Nicola Bertinelli è stato riconfermato per acclamazione presidente dal Consiglio di Amministrazione del Consorzio del Parmigiano Reggiano. Bertinelli, parmigiano classe 1972, guiderà il Consorzio per i prossimi quattro anni e sarà affiancato da Daniele Sfulcini, vicepresidente. Designati anche i membri del Comitato Esecutivo: Luca Cotti e Giuseppe Scarica (Parma), Giorgio Catellani e Giuseppe Alai (Reggio Emilia), Emilio Braghin e Andrea Lori (Modena), Giulio Ghiaroni (Bologna).


Nei prossimi giorni il Consiglio di Amministrazione e il Comitato Esecutivo si completeranno con la nomina del presidente della sezione di Mantova da parte del consiglio della sezione lombarda. Per assicurare da subito la rappresentanza alla produzione di montagna, è stata conferita una specifica delega al progetto Parmigiano Reggiano Prodotto di Montagna ad Andrea Lori, consigliere di Modena. “Dobbiamo volgere lo sguardo al futuro – ha detto Bertinelli – È obbligatorio guardare alla dimensione globale e creare nuovi spazi nei mercati internazionali: sarà pertanto necessario guidare le precondizioni affinché ciò si possa avverare. Stiamo attraversando un momento di grande cambiamento, caratterizzato da uno scenario di incertezze legato ai conflitti in essere, da nuovi limiti imposti al libero commercio, ma anche da una nuova sensibilità del consumatore che cerca in ciò che mangia quei valori che il nostro prodotto incarna e che deve fare emergere per diventare sempre più una marca iconica globale”.

Federalimentare-Censis: per 93,2% italiani il cibo è cultura

Federalimentare-Censis: per 93,2% italiani il cibo è culturaRoma, 15 apr. (askanews) – Per il 93,2% degli italiani il cibo è cultura ed è fondamentale seguire una dieta sana ed equilibrata senza privarsi di nessun alimento. Sono alcuni dei risultati del secondo rapporto Federalimentare-Censis “Cibo e libertà. Binomio inscindibile nello stile di vita italiano” presentato oggi alla Camera dei Deputati durante il convegno promosso da Federalimentare in occasione della Giornata Nazionale del Made in Italy (#giornatamadeinitaly2025).


Lo studio ha evidenziato che per gli italiani i corretti stili di vita e una dieta equilibrata sono fra le loro priorità e che gli italiani vogliono essere liberi di scegliere, senza demonizzare i cibi presunti non sani e affidano all’industria alimentare italiana il ruolo di garante per avere sulle loro tavole cibo di qualità, sano e sicuro. Infatti, per il 93,2% degli italiani il cibo è cultura e così diventa non solo veicolo di espressione personale, ma anche simbolo di identità collettiva che li identifica nel Made in Italy. La tradizione alimentare italiana rappresenta per il 93,5% dei cittadini uno scudo di pragmatismo, di buon senso, di moderazione e di qualità per cui non bisogna escludere dalla dieta nessun cibo, ma bisogna invece valorizzarlo. Industria alimentare garante di libertà


Ancora, per il 93% dei cittadini è proprio nell’industria che la loro libertà di scelta si esercita consapevolmente grazie alla vastità dei prodotti sani, sicuri, ben fatti, buoni e sostenibili che offre. E l’industria, ogni giorno, soddisfa queste esigenze rispondendo ai desideri dei consumatori che possono esercitare liberamente la propria scelta preferendo ciò che si adatta meglio alle proprie esigenze e gusti. Inoltre, gli italiani sono consapevoli che uno stile di vita inappropriato possa avere conseguenze negative sulla salute. Oltre il 37% infatti è convinto che il proprio benessere non sia causato dalla scelta di un singolo alimento o di un prodotto, ma dal proprio stile di vita alimentare.


Al convegno è intervenuto, con un video messaggio, Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy: “la giornata nazionale del Made in Italy nasce per riconoscere e celebrare il talento e la tenacia delle imprese e laboratori italiani, che ogni giorno con orgoglio portano nel mondo prodotti straordinari, simbolo di qualità e del saper fare italiano. Grazie a questa eccellenza nel 2024 l’Italia è diventato il quarto Paese esportatore al mondo”, ha detto sottolineando l’importanza della innovazione che “significa intelligenza artificiale, robotica, aerospazio, blue economy, sono queste le nuove frontiere che rendono le nostre imprese protagoniste della transizione digitale”. Per Luigi D’Eramo, sottosegretario al Masaf, “è fondamentale consolidare la nostra presenza su diversi mercati internazionali senza tralasciare lo spazio importante che abbiamo conquistato nel mercato americano. Occorre, pertanto, un approccio basato sul buon senso per evitare una guerra dei dazi. La semplificazione normativa, poi – ha proseguito – è un altro aspetto cruciale per competere ad armi pari con altri Paesi”.

Agroalimentare, De Molli: su dazi allarmismo esagerato per chiedere aiuti

Agroalimentare, De Molli: su dazi allarmismo esagerato per chiedere aiutiMilano, 15 apr. (askanews) – Di fronte alla minaccia dei dazi Usa da parte delle aziende dell’agroalimentare “c’è un allarmismo esagerato con l’obiettivo di chiedere sovvenzioni o aiuti”. Ne è convinto Valerio De Molli, managing partner e Ceo di Teha in occasione della presentazione della nona edizione del Forum “La Roadmap del futuro per il food & beverage: quali evoluzioni e quali sfide per i prossimi anni” previsto a Bormio il 6 e 7 giugno prossimi.


De Molli, che parafrasa Einstein dicendo che “se vuoi rimanere ottimista devi concentrarti sulle soluzioni, non sui problemi”, sottolinea che quello dei dazi è un problema che “hanno tutti, quindi non è che punisce nello specifico il made in Italy, anzi se guardiamo bene in dettaglio i numeri può anche succedere che guadagniamo quote di mercato. La Francia ce li ha identici a noi e noi competiamo molto con la Francia, la Cina e il Giappone ce li hanno peggio di noi e su alcuni ambiti di produzione competiamo molto anche con loro. Quindi possiamo anche guadagnare quota di mercato e ulteriormente crescere se guardiamo dal lato positivo della medaglia”. Ovvio, riconosce, “nel brevissimo si possono creare delle situazioni di inquietudine, di preoccupazione, di incertezza che creano un rallentamento. Nel medio periodo invece bisogna che le cose si assestino”. Soprattutto l’auspicio è che “dazi sì o dazi no purché ci sia chiarezza definitiva perché una volta che tutto è chiaro ognuno fa le proprie strategie e imposta un proprio percorso di sviluppo”. Per De Molli anche temere conseguenze indirette, come un possibile rafforzamento del fenomeno dell’italian sounding non è una grave preoccupazione: “Il problema dell’italian sounding già esiste. Ci sono circa 100 miliardi rubati a quello che potrebbe essere vero italiano. Quindi già esiste. Potrebbe accentuarsi per un 10% di incremento? Non credo. E si tratta di comunicare con chiarezza al consumatore. In molti casi il consumatore sa perfettamente che compra un parmesan e non il Parmigiano reggiano ma lo fa consapevolmente perché privilegia il prezzo. Quindi non è che tutto quello che scimmiotta l’Italia sia vero fatturato rubato alle nostre imprese, posto che noi non avremmo nemmeno i volumi per soddisfare tutta questa domanda. Quindi può darsi che aumenterà un po’ l’Italian sounding, ma nei riequilibri globali, non la reputo una grave preoccupazione”.

Dazi, Commissione: nessun compromesso su norme agroalimentari Ue

Dazi, Commissione: nessun compromesso su norme agroalimentari UeBruxelles, 15 apr. (askanews) – La Commissione Ue “non è disponibile a compromessi sulla salute e il benessere dei cittadini europei”, mettendo in discussione gli standard Ue di qualità del settore agroalimentare; questa per la Commissione è “una linea rossa”: gli standard agroalimentari “non sono parte del negoziato” con l’Amministrazione Usa sui dazi, così come non ne fa parte “la regolamentazione Ue sulla tecnologia e il mercato digitali”.


Lo hanno sottolineato oggi a Bruxelles i portavoce della Commissione europea Arianna Podestà e Olof Gill, durante il briefing quotidiano per la stampa dell’Esecutivo comunitario. Il nuovo incontro con le controparti Usa ieri dell’eurocommissario responsabile, Marcos Sfcovic era esplorativo e “ora ci attendiamo negoziati significativi e impegni supplementari dagli Usa – ha detto Gill -: sta a loro”, a significare che secondo la Ue ora la palla è nella metà campo Usa. (fonte immagine: European Union).

Anicav: export 2024 conserve di pomodoro a 3 mld (+3,8%)

Anicav: export 2024 conserve di pomodoro a 3 mld (+3,8%)Milano, 15 apr. (askanews) – Nel 2024 le esportazioni di tutti i derivati del pomodoro hanno registrato una crescita sia a volume che a valore, con aumenti rispettivamente del 6,5% e del 3,8% rispetto all’anno precedente, per un totale di 3 miliardi di euro. Parliamo di oltre 2,2 miliardi di tonnellate di conserve, di cui la maggior parte, oltre il 64%, è rappresentato da pelati, polpa e pomodorini. Quota minore per la passata di pomodoro che, mentre nel mercato interno è regina dei consumi, si assesta al 21%. A fornire la fotografia delle esportazioni di un simbolo della nostra tradizione culinaria, il pomodoro in conserva è Anicav, associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali, in occasione della seconda edizione della Giornata nazionale del made in Italy.


Per quanto riguarda le destinazioni il territorio europeo resta il nostro principale riferimento, rappresentando oltre il 60% del valore delle esportazioni. In testa Germania, Regno Unito e Francia. Gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato per l’export extra-europeo, con una quota del 15%. Il Giappone resta un punto fermo: è il sesto mercato di destinazione a livello mondiale delle conserve rosse e il secondo dopo gli Usa se consideriamo solo i paesi extraeuropei. “I dati sulle esportazioni non lasciano spazio a dubbi: le nostre conserve di pomodoro sono apprezzate in tutto il mondo per l’elevata qualità della materia prima coltivata dai nostri agricoltori, per la quale continuiamo a pagare il prezzo più alto al mondo – commenta Marco Serafini, presidente di Anicav – che la nostra industria trasforma garantendo elevati livelli qualitativi e di sicurezza difficilmente replicabili dai nostri competitors, confermandosi come un’assoluta eccellenza del Made in Italy nel mondo”. “Le politiche economiche dell’amministrazione Trump hanno destabilizzato il mondo intero e anche il nostro comparto – continua Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav – Il mercato statunitense è per noi strategico e in forte crescita. L’introduzione dei nuovi dazi, che porterebbero il prelievo doganale complessivo fino al 32,5%, rischia di compromettere questa posizione e di incoraggiare fenomeni di italian sounding, che proprio in America spopolano. Non possiamo più comprimere i margini: siamo già al limite. L’auspicio è che la sospensione di 90 giorni possa lasciare spazio a una trattativa prudente ma ferma da parte dell’Unione Europea”.

TuttoFood scalda i motori: attesi 3mila top buyer e 90mila visitatori a Rho

TuttoFood scalda i motori: attesi 3mila top buyer e 90mila visitatori a RhoMilano, 14 apr. (askanews) – Rappresentare in un unico salone le filiere del food mondiali oltre che italiane. A tre settimane dal via, Tuttofood scalda i motori anticipando i numeri dell’edizione che si aprirà alla fiera di Rho il prossimo 5 maggio, la prima dopo l’accordo tra Fiere di Parma e Fiera Milano. 4.700 le realtà aziendali che animeranno gli oltre 150.000 metri quadrati espositivi divisi su 10 padiglioni, tre più dell’edizione 2023. Di queste oltre il 25% proviene dall’estero, dal Nord America alle Filippine, dalla Spagna all’Egitto, pronti ad accogliere oltre 3.000 top buyer internazionali e 90mila visitatori.


E’ “un salone inclusivo e dialogante in tempi di barriere e dazi – ha detto Antonio Cellie, amministratore Delegato di Fiere di Parma, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione svoltasi oggi all’Adi Museum – che stimola ulteriormente a farne il punto di incontro strategico per tutti gli operatori di settore interessati a esplorare le ultime tendenze del food, cogliendo l’occasione di toccare con mano le innovazioni provenienti da tutto il mondo e siglare accordi commerciali in un contesto internazionale di grande prestigio – e tradizione – come quello del quartiere fieristico di Rho”. Come già Cibus per Parma anche TuttoFood, secondo le aspirazioni degli organizzatori, diventerà un importante volano economico per il Paese e il territorio. Aefi stima, infatti, una potenziale overperformance export del 4% per i comparti delle fiere leader in Italia e TuttoFood 2025 e la TuttoFood Week “genereranno già da questa edizione un impatto diretto e indiretto di oltre 150 milioni sull’intera città di Milano” ha concluso Cellie.

Campari: una moneta per celebrare il simbolo dell’aperitivo italiano

Campari: una moneta per celebrare il simbolo dell’aperitivo italianoMilano, 14 apr. (askanews) – Una moneta per celebrare la storia di Campari, il noto marchio di spirits milanese che nel 2025 compie 165 anni. La moneta, presentata al Camparino in Galleria a Milano, il locale fondato nel 1915 da Davide Campari, simbolo dell’aperitivo italiano, è stata emessa dal ministero dell’Economia e coniata dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Realizzata dall’artista-incisore Emanuele Ferretti per la collezione numismatica 2025, la nuova moneta, che arriva dopo il Francobollo ‘160 anni di Campari’ del 2020, ha valore di 4 euro ed è in argento.


Protagonista della moneta è lo storico Spiritello, soggetto nato dalla fantasia di Leonetto Cappiello nel 1921 e prima mascotte del marchio Campari. Il personaggio, avvolto nella buccia d’arancia, con il suo slancio e i colori vivaci incarna il bitter, catturandone lo spirito, la passione e la celebrazione della vita. La realizzazione della moneta coincide inoltre con il 150esimo anniversario dalla nascita dell’artista, che attraverso la sua arte ha dato vita a uno dei manifesti simbolo di Campari e uno dei più celebri della storia della pubblicità del XX secolo. “La moneta dedicata a Campari non è solo un oggetto da collezione, ma un manifesto di ciò che l’Italia sa essere quando unisce pubblico e privato, arte e impresa, memoria e futuro: un tributo al genio creativo italiano” ha sottolineato Alessandro Morelli, sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri che in occasione della conferenza stampa ha proposto di lanciare una Giornata dedicata alle “eccellenze made in Milano”, sfruttando il brand Milano che lui aveva introdotto quando era assessore al Marketing a Palazzo Marino tra il 2010 e il 2011.


“Siamo orgogliosi di ospitare un simbolo del made in Italy all’interno della Collezione Numismatica 2025 che rende omaggio alle nostre eccellenze. Campari non è solo un marchio di primissimo livello: è una garanzia di qualità, professionalità ed eleganza riconosciuta in tutto il mondo. Un orgoglio italiano”, ha aggiunto Federico Freni, sottosegretario all’Economia. “Siamo onorati del riconoscimento che il ministero dell’Economia e l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato hanno dedicato a Campari group con la realizzazione della Moneta Campari. Un tributo alla storia e al ruolo imprenditoriale, sociale e culturale del nostro Gruppo, portavoce e simbolo dell’eccellenza italiana nel mondo – ha dichiarato Enrico Bocedi, group head of public affairs, communications & sustainability di Campari – I nostri prodotti accompagnano e hanno accompagnato le vite degli italiani in alcuni tra i momenti storici e personali più significativi, celebrando la bellezza della convivialità in un rituale, quello dell’aperitivo, che abbiamo apprezzato in tutto il mondo”.