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Collis Veneto WG: si fondono Cantine Riondo e Casa Vinicola Sartori 1898

Collis Veneto WG: si fondono Cantine Riondo e Casa Vinicola Sartori 1898Milano, 21 dic. (askanews) – Al via un’importante fusione per incorporazione all’interno della cooperativa Collis Veneto Wine Group: dall’unione tra le veronesi Cantine Riondo e Casa Vinicola Sartori 1898 nasce Collis Heritage Spa che gestirà la commercializzazione dei brand nel mondo e sarà controllata dal Gruppo con una percentuale di circa il 75%.

La neonata Collis Heritage Spa nasce con un fatturato di circa 100 milioni di euro (somma dei fatturati di Casa Sartori e Cantine Riondo), 40 milioni di bottiglie e la presenza in 70 Paesi su tutti i canali di vendita. La nuova realtà ha all’attivo 140 persone e più di 100 agenti operativi nel mondo. I principali brand sono: Sartori di Verona, I Saltari, Mont’Albano, biologici dal 1985, Murari 1899, Casalforte e Riondo. Il presidente è Claudio Tamellini (già vicepresidente di Collis Veneto Wine Group) e l’amministratore delegato, Pierluigi Guarise (già Ad di Gruppo). La sede della newco sarà a Villa Maria a Negrar in Valpolicella (Verona). La nuova realtà sarà controllata con una percentuale di circa il 75% dalla cooperativa di primo livello nata nel 2008 a Monteforte d’Alpone (Verona), che fattura oltre 200 milioni di euro ed è tra le prime dieci realtà in Italia per volumi prodotti e commercializzati: 75 milioni di bottiglie, 6.000 ettari di vigneti nelle province di Verona, Vicenza e Padova, 2.000 famiglie, 370 dipendenti e 32 wine shops in Italia.

L’operazione che riguarda la giovane casa spumantistica di Monteforte d’Alpone e lo storico produttore di Negrar di Valpolicella, “segna il completamento di un percorso di crescita ambizioso avviato 15 anni fa, che ha visto la Cooperativa veneta investire oltre 100 milioni di euro negli ultimi 10 anni e che prevede nuovi importanti investimenti per oltre 50 milioni di euro nei prossimi cinque anni”. “L’obiettivo è quello di crescere e migliorarsi ulteriormente – spiega sempre la società – costruendo, attraverso la newco una nuova realtà sostenibile, innovativa e proiettata verso il futuro, capace di unire due anime diverse del territorio, entrambe rappresentanti di un patrimonio ricevuto in eredità da valorizzare”. “L’operazione valorizza le relazioni commerciali esistenti con nuovi progetti di crescita in tutto il mondo, con particolare attenzione ai mercati Usa e a quelli dell’Europa dell’Est” ha spiegato l’Ad Guarise, aggiungendo che “punteremo a innovazioni di prodotto, sinergie organizzative, industriali e logistiche delle due realtà oggi unite”. “Gli importanti investimenti che prevediamo, interesseranno anche le risorse umane per accrescere la nostra capacità commerciale” ha proseguito, precisando che “la nostra intenzione è quella di integrare l’attuale rete vendita con professionalità residenti nei mercati più strategici”.

Scocchia: fatturato e utile Illy crescono a doppia cifra, ottimisti su 2024

Scocchia: fatturato e utile Illy crescono a doppia cifra, ottimisti su 2024Milano, 20 dic. (askanews) – “Il 2023 ha rappresentato per noi un altro passo avanti fondamentale nel percorso che ci porta a raggiungere i nostri obiettivi strategici, abbiamo consolidato la nostra presenza a livello globale, siamo cresciuti in tutti i principali mercati e canali. Le strategie sperimentate in questo anno ci porteranno a chiudere il 2023 con un fatturato in crescita, a doppia cifra rispetto all’anno scorso, che era già stato un anno record per noi”, con 2022 con un giro d’affari di 567,7 milioni. Cristina Scocchia festeggia i 90 anni di Illy snocciolando i traguardi raggiunti nel corso di quest’anno dall’azienda triestina e confermando gli investimenti che la porteranno ad avere una dimensione sempre più globale.

La ceo nel corso del suo intervento nel quartier generale di Trieste ha detto che “Aumenterà a doppia cifra anche l’utile netto in questo 2023, e dal punto di vista patrimoniale, la posizione finanziaria netta sarà in miglioramento rispetto al 2022, confermando la capacità del modello di business di garantire una solida generazione di cassa”. Sulla scorta di questi risultati, ha ricordato Scocchia “il 30 novembre abbiamo varato un nuovo piano strategico 2024-2028 che prevede un ulteriore accelerazione del nostro sviluppo internazionale. Ovviamente non prescinderà da una continua espansione della nostra redditività operativa. Sappiamo che l’inflazione è attesa in diminuzione nel 2024, ma sappiamo anche che comunque il rischio recessione non è scongiurato a causa del perdurare della crisi macro economica e geopolitica. Nonostante tutto ci apprestiamo a finire il 2023 e a iniziare il 2024 con ottimismo, perché continueremo a fare leva sul nostro modello di business multicanale, a crescere a livello internazionale e a difendere e costruire il nostro posizionamento distintivo legato alla qualità superiore e sostenibile”.

In questo quadro di crescita anche sui mercati internazionali, la ceo ha garantito che “l’Italia rimane il nostro mercato più importante, dove vendiamo il 33% del nostro caffè, ma ovunque ci sia qualcuno che vuole bere un caffè di qualità superiore e sostenibile, noi ci siamo. A livello locale – ha detto – diamo lavoro direttamente o indirettamente a oltre 800 persone e generiamo un indotto che supera i 15 milioni all’anno”. In questa direzione, dunque, va l’impegno di “continuare a crescere a livello globale mantenendo a Trieste il nostro cuore e le nostre radici. All’inizio dell’anno abbiamo varato un piano industriale che prevede 270 milioni di investimento che punta al raddoppio della capacità produttiva, all’innovazione di prodotto, alla crescita e trasformazione digitale. Tutto al fine di migliorare la nostra performance e ampliare i nostri risultati per essere poi pronti all’apertura del capitale al mercato. Quasi la metà di quei 270 milioni – ha spiegato – saranno investiti qui a Trieste, perché qui realizzeremo una seconda tosteria, amplieremo le linee di produzione di tutti i nostri articoli iconici. Trieste continuerà ad essere il cuore della nostra attività, il fulcro della nostra strategia”. La sostenibilità economica, tuttavia, non prescinde da quella ambientale. Per questa ragione la strategia di sviluppo è pensata per portare Illy “a essere carbon free entro il 2033, quando ci sarà un compleanno ancora più rotondo per l’azienda, che compirà 100 anni. Per allora – ha concluso Socchia – la strategia che stiamo ponendo in essere ci avrà reso un’impresa carbon free”.

90 anni di Illy: “Il sogno è ancora di offrire al mondo il miglior caffè”

90 anni di Illy: “Il sogno è ancora di offrire al mondo il miglior caffè”Trieste, 20 dic. (askanews) – “Francesco Illy nel 1933 fonda la illycaffè col sogno per portare il miglior caffè nel mondo. Sembra facile a dirsi, ma c’è ancora qualcosa da fare. E da allora abbiamo seguito questo sogno”. Il presidente Andrea Illy festeggia i 90 anni dell’azienda di famiglia nel quartier generale a Trieste, dove, “affondano le radici” dell’azienda, dove direttamente o indirettamente, oggi lavorano 800 persone e da dove il caffè illy parte per oltre 140 Paesi nei 5 Continenti. Oltre alle istituzioni locali a brindare, c’era la sorella Anna, con cui oggi detiene l’80% della cassaforte di famiglia che controlla il gruppo illy, e l’amministratrice delegata, Cristina Scocchia.

Nel suo intervento si sofferma sulle sfide che la natura di azienda familiare ha riservato in questi anni e sui cambiamenti fatti per crescere. “Siamo così grazie al fatto di essere un’azienda familiare un po’ particolare: abbiamo sposato in anni recenti, un modello che chiamiamo world-class organization, cioè un’azienda, sì familiare, nella sua filosofia imprenditoriale, nei suoi valori, nei suoi saperi che si tramandano, ma una a conduzione professionale. Questo perché le aziende hanno il diritto e il dovere di crescere, coinvolgendo un numero sempre più importante di portatori di interesse, in inglese, gli stakeholders. Siamo un modello di stakeholder company”. Non a caso ad applaudire nella sede di Trieste c’era anche Robert Agostinelli, co-fondatore e presidente di Rhône group, che dal 2021 detiene una quota del 20% del capitale di illycaffè: “Questo modello, world class organization, ci ha portato di recente a fare una scelta importante, che è quella dell’apertura del capitale. Ringrazio Robert Agostinelli, il fondatore del fondo Rhone: tutto questo ci serve per non essere autoreferenziali. Molto spesso si tende a confondere le priorità e bisogna mettere davanti l’azienda e i consumatori rispetto alle prerogative della famiglia. Ci crediamo molto, al punto di decidere di aprire il capitale”.

Ma nelle parole di Andrea Illy c’è anche spazio per parlare di futuro, un futuro che non può prescindere dalla sostenibilità. “Per noi del caffè il cambiamento climatico è una minaccia esistenziale – ha detto – Più del 50% delle terre oggi coltivate a caffè non saranno più coltivabili nel 2050, e bisogna correre per trovare dei rimedi. Noi abbiamo iniziato un percorso con l’agricoltura rigenerativa, una pratica agronomica che consente di rafforzare il suolo, nutrito con il suo microbiota e lo rende più idratato. Per noi il futuro dell’agricoltura rigenerativa significa che già oggi, a distanza di 4 anni, più del 70% degli agricoltori che ci vendono il caffè utilizza queste pratiche generative e un mese fa abbiamo lanciato il primo caffè certificato rigenerativo al mondo che ha rappresentato per noi una sorpresa incredibile: il Premio Ernesto Illy, che diamo ai primi classificati delle nove origini del nostro blend, il primo dei primi è stato un caffè brasiliano rigenerativo”. Sostenibilità che è anche responsabilità sociale quando si parla di caffè. “Ci sono 25 milioni di famiglie che producono il caffè in una cinquantina di Paesi: con l’eccezione del Brasile, sono persone che hanno un reddito medio di circa 300 dollari all’anno, ben al di sotto della soglia di povertà e noi non possiamo eticamente come famiglia, management, comunità, tollerare che ci sia benessere per chi consuma caffè, senza dare in cambio opportunità di sviluppo a chi lo produce. E’ ovvio che queste prospettive sarebbero flagellate se noi lasciassimo che l’ambiente li privasse anche di questa piccola parte di agricoltura. Bisogna quindi far sì di lanciare letteralmente il caffè da Trieste nel resto del mondo, affinché se ne consumi di più, lo si paghi più caro e si possa portare maggiore benessere nelle comunità che lo coltivano”.

Certified Origins: in 2023 produzione italiana olio oliva sotto 300mila ton

Certified Origins: in 2023 produzione italiana olio oliva sotto 300mila tonMilano, 20 dic. (askanews) – In Italia quest’anno è attesa una produzione olivicola inferiore a 300mila tonnellate, sempre sotto la media nazionale, ma comunque in crescita del 23% rispetto al raccolto dell’anno precedente. Nei primi giorni di dicembre il mercato italiano si è stabilizzato, con un prezzo di circa 8,50 euro al chilo, ma la corsa agli acquisti per fare le scorte per il resto del mese e i primi mesi del 2024 ha portato il prezzo a 9,30 euro al chilo (valori medi). È quanto rilevato dall’Osservatorio di Certified Origins, azienda di produzione e distribuzione di olio d’oliva extravergine, che offre mensilmente una panoramica sui principali mercati del Mediterraneo.

In Spagna, primo produttore al mondo di olio d’oliva per volumi, la carenza di scorte dall’anno precedente e la seconda raccolta consecutiva ben al di sotto la media mantengono alto il valore del nuovo raccolto iberico influenzando di conseguenza il prezzo dell’olio a livello globale e trainando la domanda di olio Evo italiano. Fattori come l’incertezza di mercato, ancora in continua evoluzione, la mancanza di scorte e raccolti scarsi suggeriscono che la produzione, sia italiana sia globale, potrebbe essere insufficiente a soddisfare le esigenze di tutti i mercati nel corso del 2024.

Per quando riguarda l’Italia, nel Sud, dove si concentra la maggior parte della produzione del Paese, la situazione attuale mostra che, in particolare in Puglia, la raccolta è in linea con le previsioni di qualità. Anche in Sicilia, le stime sia in termini di produzione media sia di qualità sono rispettate. In Calabria, invece, si osserva una tendenza alla riduzione, sia nella quantità sia nella qualità, rispetto agli anni precedenti. Guardando alla Spagna, le condizioni climatiche favorevoli dell’autunno scorso hanno portato i produttori spagnoli a prevedere un modesto aumento nella produzione di quest’anno, con una crescita del 15%. Tuttavia, questo risultato è ancora inferiore alla media degli ultimi quattro anni, con un calo del 38%. La carenza di volumi dalla Spagna apre un’opportunità per incrementare l’export da parte di altri Paesi leader storici del settore come Italia, Grecia e Portogallo, insieme ad altri importanti aree produttive del Mediterraneo.

La naturale alternanza produttiva degli olivi, che quest’anno hanno avuto una fase di riposo dopo la stagione eccezionale del 2022/23, unita alle estreme condizioni meteorologiche estive, ha portato i produttori greci a stimare un marcato calo nella produzione di quest’anno. Si prevede una riduzione di circa il 40% rispetto alla raccolta precedente e del 28% rispetto alla media degli ultimi quattro anni. La qualità dell’olio prodotto quest’anno influenzerà significativamente i prezzi sul mercato dell’olio greco. I produttori tunisini hanno tratto vantaggio delle tanto attese piogge autunnali e da rendimenti migliori, grazie ai nuovi investimenti in frantoi e tecnologie. Per la stagione attuale, prevedono un raccolto di circa 200mila tonnellate (+22%). Anche in Marocco le stime sono positive, con previsioni di 171mila tonnellate (+10%). Qui, a causa degli alti prezzi attuali dell’olio d’oliva, i produttori destineranno ai frantoi una parte delle olive normalmente utilizzate per l’olio da tavola, aumentando così la loro produzione. La Turchia, diversamente, sta affrontando previsioni negative a causa del raccolto eccezionale dell’anno scorso, una primavera insolitamente piovosa e fredda, e il grave terremoto dello scorso febbraio che ha danneggiato l’intero settore agroalimentare. Di conseguenza, si prevede un raccolto di circa 180mila tonnellate, con un calo significativo del 57% rispetto al 2022/2023.

“Il mercato riserva ancora diverse incognite, tra cui le richieste dei consumatori, i blocchi alle esportazioni da parte di Turchia e Marocco, le instabilità politiche e un clima sempre più imprevedibile, che nel complesso potrebbero portare a nuove sfide per il settore – osserva Giovanni Quaratesi, head of corporate global affairs di Certified Origins – I nostri esperti si aspettano che entro la fine di quest’anno e l’inizio del 2024, potrebbero verificarsi ulteriori oscillazioni, sia nel mercato sia nella domanda. Ciò rende estremamente complesso fornire previsioni a lungo termine accurate, in particolare per quanto riguarda i prezzi, che si prevede potrebbero stabilizzarsi solo nel secondo trimestre del prossimo anno, a raccolta ultimata”.

Il salumificio Veroni acquisisce il prosciuttificio ProSus Gardenia

Il salumificio Veroni acquisisce il prosciuttificio ProSus GardeniaMilano, 20 dic. (askanews) – Veroni, storico salumificio di Correggio da giugno di proprietà dell’americana SugarCreek, acquisisce il 100% del prosciuttificio ProSus Gardenia, cooperativa agricola di produttori di suini che conta 65 soci allevatori e agricoltori tra Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, tra le realtà più affermate in Italia nel settore della trasformazione suina e della zootecnia. Lo si apprende da una nota.

L’obiettivo, si legge nella nota, “è continuare ad accrescere la propria competitività e flessibilità in Italia e sui mercati internazionali puntando sulla produzione di salumi di eccellenza made in Italy”. “Al fine di valorizzare reciprocamente le competenze e il know-how delle due aziende – si specifica – sono confermati tutti i dipendenti”.

A gennaio torna Sigep: attesi a Rimini buyer da 81 paesi

A gennaio torna Sigep: attesi a Rimini buyer da 81 paesiRoma, 20 dic. (askanews) – Torna, dal 20 al 24 gennaio 2024, Sigep-The Dolce World Expo, il salone internazionale di gelateria, pasticceria, panificazione artigianali e caffè di Italian Exhibition Group nel quartiere fieristico di Rimini. E torna con un numero di espositori dall’estero ai livelli pre-pandemia. Tra gli oltre 1.200 brand espositori che saranno presenti, la quota estera sfiora infatti il 18% complessivo con ben 35 paesi presenti; dati che non si registravano dall’edizione di gennaio 2020. I più rappresentati, dopo l’Italia, sono Germania, Spagna, Francia Belgio e Turchia. Non mancheranno collettive anche da Ecuador, Brasile, Ucraina a testimoniare la completezza di offerta di Sigep in termini di novità di prodotto, tecnologie, materie prime, arredi e servizi.

L’evento leader di IEG richiamerà a Rimini oltre 500 top buyer da 81 paesi, in particolare da Stati Uniti, Spagna, Canada, Turchia, Brasile, India, Cina ed Emirati Arabi. Un incoming estero, rappresentato principalmente da importatori, distributori e catene di ristorazione, reso possibile grazie alla collaborazione con ICE Agenzia ed il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e con il supporto della rete internazionale dei regional advisor di Italian Exhibition Group presente in oltre 60 Paesi. Ricco il programma di competizioni, di cui 3 internazionali, che vedranno la partecipazione di 25 Paesi da tutto il mondo.

Prevista, inoltre, la seconda edizione di Sigep China, in programma dal 24 al 26 aprile 2024 presso il Shenzhen Convention & Exhibition Center (Futian), in contemporanea ad Anuga Select China, la principale fiera food della Cina meridionale organizzata da Anuga/Koelnmesse. Nel 2024 inoltre ci sarà il lancio di Sigep Asia, in programma a Singapore dal 26 al 28 giugno, che avrà al suo interno Café Asia, International Coffee & Tea Asia e Sweets & Bakes Asia. Una vera e propria vetrina delle filiere del gelato artigianale, pasticceria, panificazione, caffè e tè. Sigep Asia si terrà a fianco di Restaurant Asia, co-organizzata con la Restaurant Association di Singapore ed in partnership con le associazioni di ristorazione dei paesi ASEAN.

Intesa Acea, Coldiretti, Bf e Anbi per tutela risorsa idrica

Intesa Acea, Coldiretti, Bf e Anbi per tutela risorsa idricaRoma, 20 dic. (askanews) – Sviluppare sinergie e possibili collaborazioni volte alla tutela e al riutilizzo dell’acqua negli ambiti agricolo, idrico ed energetico. È l’obiettivo principale del memorandum of understanding (“MoU”) firmato oggi da ACEA, Coldiretti, Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue e BF S.p.A. attiva, attraverso le sue partecipate, in tutti i comparti della filiera agroindustriale italiana.

L’intesa è stata sottoscritta dall’amministratore delegato di ACEA, Fabrizio Palermo, dal presidente nazionale Coldiretti, Ettore Prandini, dal presidente dell’ANBI, Francesco Vincenzi, e dall’amministratore delegato di BF, Federico Vecchioni. Ha una durata biennale, dà avvio ad uno scambio di informazioni, oltre che ad un’attività di approfondimento su possibili collaborazioni in diversi ambiti quali l’ottimizzazione dell’uso dell’acqua in agricoltura, l’economia circolare e la filiera italiana. In particolare, si valuteranno collaborazioni su progetti ed investimenti di sviluppo, la ricerca e lo studio di nuove tecnologie, anche nel campo dell’intelligenza artificiale e in ottica di digital e precision farming, con particolare riguardo alla messa in sicurezza dell’approvvigionamento, tutela e riutilizzo della risorsa idrica per l’irrigazione. Si esamineranno anche iniziative congiunte che promuovano modelli di economia circolare, per il recupero sostenibile delle risorse per la loro valorizzazione nella realizzazione di fertilizzanti e concimi organici e minerali, ovvero l’utilizzo di sottoprodotti agricoli per alimentare impianti per la produzione di biogas e l’impiego per la produzione di energia, per promuovere un modello esteso di sviluppo di filiera totalmente italiana.

Le parti definiranno un piano dettagliato delle azioni prioritarie utili al raggiungimento degli obiettivi di comune interesse e costituiranno uno o più gruppi di lavoro per la valutazione di possibili progetti e iniziative congiunte. Per Palermo la sigla del protocollo “è particolarmente significativa perché lavorare insieme sul tema dell’acqua e sull’importanza della gestione di questa risorsa, che vede l’agricoltura come uno degli utilizzatori principali, è fondamentale. Si tratta di una risorsa troppo importante e preziosa, oggi messa a rischio dagli effetti del cambiamento climatico, che per questo va raccolta, stoccata, preservata e soprattutto riutilizzata”.

Nasce Intergruppo Parlamentare sulla Dieta Mediterranea

Nasce Intergruppo Parlamentare sulla Dieta MediterraneaRoma, 20 dic. (askanews) – Nasce l’Intergruppo Parlamentare “Dieta Mediterranea: Nutrizione, Prevenzione e Cultura”, presentato oggi nella sala stampa della Camera dei deputati.”Ringrazio i colleghi che hanno dato vita a questo intergruppo parlamentare, in particolar modo l’onorevole Marta Schifone per averlo promosso. Un’iniziativa per avere maggior consapevolezza dell’importanza di proteggere il nostro sistema di alimentazione fatto da anni di contaminazioni”, ha detto il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, intervenendo questa mattina alla conferenza stampa.

“Perché – ha aggiunto il ministro – come diceva Ippocrate, dobbiamo fare in modo che ‘il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo’. Insieme allo sport, infatti, il benessere alimentare porta benefici per la nostra salute e lo dimostrano i dati sulla longevità degli italiani”. “Il concetto di Dieta Mediterranea, iscritta nella lista dell’Unesco, descrive un sistema equilibrato che, però, non rappresenta solo l’Italia – ha quindi spiegato Lollobrigida – La nostra Nazione, infatti, si caratterizza per l’unicità della sua cucina che abbiamo candidato a patrimonio immateriale perché è un sistema di valori, uno strumento per i nostri cuochi. Una ricchezza composta dalle Indicazioni geografiche, che ci raccontano come un prodotto nasce e viene trasformato, ma resta sempre legato alla tipicità dei singoli territori”.

“Sono certo – ha concluso il ministro – che il lavoro del vostro gruppo sarà fondamentale per far comprendere i pilastri del nostro sistema, che vanno oltre le differenze politiche per identificare un modello di sviluppo basato sul buon cibo per tutti”.

Crea: agroalimentare italiano vale 621 mld ma è a più velocità

Crea: agroalimentare italiano vale 621 mld ma è a più velocitàRoma, 20 dic. (askanews) – Il sistema agro­alimentare italiano si conferma un settore cardine dell’economia, con un fatturato di circa 621 miliardi di euro, circa 15% del fatturato globale dell’economia nazionale, grazie alle buone performance di agricoltura, dell’industria alimentare e delle bevande (40% del totale). Tuttavia, le singole Regioni italiane contribuiscono in misura differente al risultato, con tre Regioni (Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto) che producono oltre il 42% del valore totale e altre tre (Campania, Lazio e Piemonte) che insieme sommano un ulteriore 22%. Rilevanti le differenze a livello regionale anche rispetto alla sua composizione: l’industria alimentare e delle bevande gioca un ruolo maggiore al Nord, agricoltura e sistema distributivo rivestono un peso più significativo al Sud.

E’ la fotografia del comparto fatta dall’Annuario dell’Agricoltura italiana 2022 e presentato oggi a Roma dal Commissario Straordinario del CREA Mario Pezzotti e dalla direttrice del CREA Politiche e Bioeconomia Alessandra Pesce. “Conoscere, comprendere ed interpretare, attraverso la ricerca, i processi evolutivi in agricoltura è indispensabile per supportare la sostenibilità e la competitività non solo del nostro agroalimentare, ma dell’intero Sistema Paese. E, in questo senso, l’Annuario del CREA che presentiamo oggi ne è senz’altro la sua migliore rappresentazione”, ha detto Pezzotti.

Sul fronte degli scambi con l’estero il 2022 segna un nuovo primato, sia per le importazioni, che raggiungono il valore record di quasi 63 miliardi di euro (+29,3%), sia per le esportazioni, che si avvicinano alla soglia dei 60 miliardi di euro (+16%). Dinamiche fortemente influenzate dalla crescita dei prezzi internazionali; tuttavia, agli aumenti in valore si accompagnano spesso incrementi dei volumi scambiati, sebbene di minore intensità. Da segnalare, anche in questo caso, le forti differenziazioni territoriali con le Regioni settentrionali che coprono più del 70% del totale nazionale dei flussi in entrambe le direzioni (import ed export), mentre l’area meridionale e insulare importa appena il 16,0% ed esporta il 18,6% dei prodotti agro-alimentari scambiati sui mercati esteri.

Lollobrigida: intesa in Stato-Regioni, 14 mln per frutta a guscio

Lollobrigida: intesa in Stato-Regioni, 14 mln per frutta a guscioRoma, 20 dic. (askanews) – “In Conferenza Stato-Regioni raggiunta l’intesa sul sostegno per il comparto della frutta a guscio. Arrivano 14 milioni di euro per la filiera, che potranno essere utilizzati per la promozione e nuovi investimenti”. Lo annuncia in una nota il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida.

“Ancora una volta, rispondiamo con aiuti concreti destinati a un settore fondamentale per l’economia italiana e per l’agricoltura – aggiunge il ministro – anche e soprattutto per le aree interne della Nazione. Nel 2024, continueremo a lavorare per far diventare sempre più anche la frutta a guscio come uno dei simboli della qualità italiana”.