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Allevamento, da Toscana risorre per acquisto animali riproduttori

Allevamento, da Toscana risorre per acquisto animali riproduttoriRoma, 14 dic. (askanews) – Aumentano le risorse sul bando già aperto per il sostegno all’acquisto e all’impiego, da parte delle aziende zootecniche, di animali riproduttori iscritti nei libri genealogici. Grazie ad una delibera presentata dalla vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi, e approvata dalla giunta, la disponibilità totale è adesso di oltre 321mila euro.

Viene anche modificata l’entità del contributo erogabile per le richieste considerate ammissibili, che può ora arrivare fino al 100 per cento della spesa per riproduttori maschi, rispetto ad un massimo del 50 previsto inizialmente, e fino al 90 per cento per riproduttrici femmine, rispetto a un massimo del 40%. “Questo intervento – spiega la vicepresidente Saccardi – nasce dalla consapevolezza che sul settore zootecnico regionale gravano ancora significativi fattori di crisi. Non si è fermata la crescita dei prezzi dei mezzi correnti di produzione, dovuta in buona parte ai costi energetici ma anche a quelli dei mangimi e dei servizi agricoli, e tutto questo a fronte, invece, di un calo dei prezzi delle produzioni di stalla. Per la Regione – conclude rimane obiettivo fondamentale garantire il mantenimento e lo sviluppo del patrimonio animale della Toscana e attraverso questo accrescere e diversificare la base produttiva in una prospettiva di sviluppo rurale sostenibile”.

Le ulteriori risorse saranno trasferite ad Artea, che assumerà il ruolo di organismo pagatore. Il bando resterà aperto fino al 29 dicembre.

Cop28, Nappini (Slow Food): sul cibo solo molto rumore per nulla

Cop28, Nappini (Slow Food): sul cibo solo molto rumore per nullaRoma, 14 dic. (askanews) – “”Questa Cop era già partita sotto i peggiori auspici. La scelta paradossale di riunire 195 stati negli Emirati Arabi, uno dei principali paesi produttori di petrolio, e di dare al ministro Sultan Al Jaber, che dirige l’azienda petrolifera statale, la presidenza di una conferenza decisiva per invertire una rotta che sta portando al collasso climatico, fin dall’inizio è stato un pessimo segnale politico”: così Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, che prosegue: “avevamo colto un aspetto positivo, il sistema alimentare per la prima volta al centro delle riflessioni, ma le conclusioni non lo hanno confermato”.

Insomma, aspettative deluse quelle legate alla Dichiarazione degli Emirati sull’agricoltura sostenibile, a causa della “mancanza di obiettivi concreti e vincolanti e dall’influenza dei grandi produttori del settore agricolo, principali responsabili delle emissioni di Co2”. Dopo lunghi negoziati, per la prima volta sono stati citati nel documento finale i combustibili fossili, ma l’accordo sulla transizione verso la neutralità carbonica è zeppo di scappatoie e permetterà ai Paesi di non muoversi con la velocità necessaria per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C.

“La cosa più deludente è che, come ci aspettavamo, l’agroecologia non è emersa come elemento chiave e potenziale soluzione per cambiare il sistema alimentare e combattere il cambiamento climatico. Si è discusso molto di fonti energetiche alternative, ma, ancora una volta, non si è messo in discussione il modello attuale di sviluppo, produzione e consumo”, continua Nappini.

I grissini Vitavigor nel 2023 crescono del 30% con fatturato a 6,5 mln

I grissini Vitavigor nel 2023 crescono del 30% con fatturato a 6,5 mlnMilano, 14 dic. (askanews) – Vitavigor, azienda milanese che da 65 anni produce grissini e sostitutivi del pane, nel 2023 ha registrato un fatturato in crescita del 30%, passato dai 5,2 milioni di euro del 2022 ai 6,5 milioni di euro nel 2023. A volume, il retail ha registrato una crescita del 64%, mentre il canale horeca prosegue la sua ripresa (+17%), avvicinandosi sempre di più ai consumi pre-Covid, e il foodservice mette a segno un +55%. L’estero, che arriva da anni di crescita a doppia cifra, ha proseguito su questa strada con una crescita del 28%, in particolare verso Europa, Canada, Australia e Giappone.

Il progressivo miglioramento tecnologico e la ricerca di soluzioni sempre più efficienti hanno infatti portato l’azienda a produrre 1.500 tonnellate di grissini all’anno, con una segmentazione che vede nel 2023 l’estero pari al 41% del fatturato totale dell’azienda; a seguire la Ggdo (28%), l’horeca (15%) e il foodservice (15%). Nonostante il rincaro delle materie prime, nel 2023 ancora si registra in particolare quello dell’olio extravergine d’oliva (+71% rispetto ad agosto 2022), Vitavigor continua a conquistare fette di mercato consistenti sia nel Belpaese sia all’estero. “Il futuro per Vitavigor è una scommessa decisiva, sia nei mercati internazionali, dove l’obiettivo è consolidare la presenza nei Paesi in cui siamo già attivi e allargarci a nuovi orizzonti, sia in quello nostrano, dove miriamo a costruire una posizione di leadership in nuovi canali distributivi. Il valore della tradizione e la memoria delle origini sono per noi le direttrici su cui orientare la crescita dell’azienda – commenta Federica Bigiogera, responsabile marketing di Vitavigor – Era infatti il 1958 quando Giuseppe Bigiogera, storico fornaio meneghino, decise di perseguire l’ambizioso obiettivo di dare a Milano dei grissini che rispecchiassero l’anima vitale ed energica di una città nel vivo del suo sviluppo industriale. Dalla sua profonda conoscenza del pane ebbe origine ‘El super Grissin de Milan’. Nacque così il marchio Vitavigor, dal latino Vita-ae – vigor-is, (vitalità e forza)”.

Rinasce il Centro Strampelli a Rieti con il contributo del Crea

Rinasce il Centro Strampelli a Rieti con il contributo del CreaRoma, 14 dic. (askanews) – “La stazione sperimentale di granicoltura di Rieti è il luogo dove Strampelli, sviluppando e utilizzando da pioniere visionario rivoluzionari strumenti genetici, ottenne varietà di frumento capaci di produrre cibo sostenibile per tutti. Per fronteggiare questa sfida il Crea metterà a disposizione del rinnovato Centro Strampelli idee progettuali e personale in modo tale da onorare questo luogo iconico con risultati scientifici altrettanto importanti, usando le più moderne innovazioni genetiche”. Così il commissario straordinario Crea, Mario Pezzotti ha commentato lo stanziamento dei fondi da parte della Cabina di Coordinamento del Sisma per il recupero dell’immobile di Rieti.

Un ambizioso progetto di rilancio culturale e scientifico di tutto il territorio focalizzato proprio sulla ex Stazione, che ospiterà sia i corsi del Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell’Università della Tuscia sia la collezione personale ed i cimeli di questo grande innovatore italiano, custodita fino ad oggi dal Crea. La collezione genetica dei grani di Strampelli racconta tutto il percorso scientifico realizzato a Rieti dal grande maestro. Il CREA ha catalogato tutto il materiale genetico custodito presso la stazione di granicoltura di Rieti, che si compone di 865 pannelli di spighe e circa 4000 ampolle di semi. Una piccola parte della collezione è attualmente esposta al Masaf (151 pannelli e 600 ampolle) ed offre al visitatore un percorso sulle principali tappe del lavoro di Strampelli.

Dopo la catalogazione i materiali genetici sono stati organizzati in ordine cronologico di incrocio e di selezione delle varietà. Centinaia di ampolle di vetro conservano i semi delle centinaia di varietà raccolte da Strampelli da ogni parte del mondo all’inizio del suo lavoro e poi utilizzate nel suo programma di miglioramento genetico, mentre i pannelli di spighe ripercorrono le tappe principali del lavoro di selezione a partire dai primi incroci fino alle cosiddette “varietà della vittoria” (Ardito, Mentana, Damiano e Villa Glori). Le tecniche moderne di analisi molecolare hanno permesso di comprendere la struttura e la funzione dei determinanti genetici coinvolti nell’espressione di questi caratteri. I cambiamenti climatici in atto legati all’innalzamento termico accompagnati da lunghi periodi siccitosi in vaste aree del nostro Paese hanno riacceso l’interesse per lo sviluppo di varietà più adatte a contrastare il nuovo scenario climatico. Per questa specie, infatti, i livelli produttivi sembrano aver raggiunto negli ultimi decenni un plateau per cui diventa sempre più difficile assicurare un miglioramento stabile e duraturo. La definizione di un nuovo modello di pianta in grado di contrastare l’aumento delle temperature ed assicurare una maggiore efficienza di utilizzo dell’acqua e dei nutrienti potrebbe ripartire proprio dai geni di Strampelli, ossia quelli della «prima» rivoluzione verde.

Confcooperative Toscana: la pesca sta sparendo, cambiare norme

Confcooperative Toscana: la pesca sta sparendo, cambiare normeRoma, 14 dic. (askanews) – “Sempre più difficile trovare personale di bordo. Negli ultimi anni c’è stato un enorme calo di pescatori, comandanti, motoristi e marinai. La diminuzione del personale è un grave problema per la pesca professionale: è inutile investire in barche e attrezzature se non riusciamo a trovare nuovi equipaggi”. Lo sottolinea Andrea Bartoli, vicepresidente di Fedagripesca Confcooperative Toscana in una nota in cui si spiega che oggi i pescatori imbarcati sono circa il 16% in meno di dieci anni fa, e i dati in Toscana sono in linea con quelli nazionali.

“Gli equipaggi sono in diminuzione, e solo nella nostra regione si tratta di 500/600 lavoratori in meno. Così è sempre più difficile portare avanti i pescherecci, il trend deve assolutamente essere invertito per poterci garantire un futuro”, spiega. Come salvare uno dei comparti più tradizionali del made in Italy agroalimentare? “Come detto nell’audizione presentata in Senato dall’Alleanza Cooperative Pesca e Acquacoltura bisogna cambiare alcune norme nazionali – conclude Bartoli – rivedendo i confini delle zone di pesca e dando la possibilità di conferire il comando dei pescherecci anche ai cittadini extra-europei”.

Accordo scienziati italiani e spagnoli su etichetta fronte pacco

Accordo scienziati italiani e spagnoli su etichetta fronte paccoRoma, 14 dic. (askanews) – C’è accordo tra gli scienziati italiani e quelli spagnoli sulle informazioni che dovrebbero essere riportate sulle etichette fronte pacco per aiutare i consumatori a fare scelte consapevoli e orientarsi verso stili di vita alimentari più salutari. L’accordo fra i ricercatori dei due Paesi è stato siglato nel corso dell’incontro “Principles for the definition of front-of-pack nutritional labels (FOPNLs). Italian and Spanish researchers workshop” tenutosi all’Università Sapienza di Roma e organizzato dall’Unità di ricerca in Scienza dell’alimentazione del Dipartimento di Medicina sperimentale dell’Università Sapienza e dal Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita (CNBBSV) della Presidenza del Consiglio.

I principi per la definizione dell’etichetta fronte-pacco individuati dagli scienziati italiani e spagnoli e racchiusi in un decalogo sono fondati su un approccio di tipo informativo in conformità con le linee guida della Commissione europea. Si tratta di una logica, spiegano, che non è basata sull’imposizione di una regola, ma sulla comprensione della stessa. Fornire informazioni ai consumatori su ciò che costituisce un’alimentazione sana, infatti, può influenzare positivamente le abitudini alimentari. Secondo gli scienziati italiani e spagnoli, i limiti delle etichette fronte-pacco di tipo direttivo sono innanzitutto l’arbitrarietà dell’algoritmo: i sistemi “direttivi” (e in particolare il Nutriscore) spesso valutano il valore nutritivo degli alimenti attraverso algoritmi arbitrari o non ben definiti. Ancora, lo standard di riferimento non reale: i sistemi “direttivi” si basano su una quantità standard di cibo (100g o 100ml) quasi mai corrispondente alle porzioni abitualmente consumate. La limitatezza dell’algoritmo: il risultato finale (colore o lettera) è la combinazione (non nota) di diverse informazioni. E ancora la perdita di informazioni soprattutto per le categorie di consumatori più fragili, la limitatezza dei parametri considerati con prevalenza di quelli ritenuti negativi, il basso potenziale educativo: le indicazioni portano a non consumare un determinato alimento piuttosto che ad acquisire un comportamento alimentare “corretto”.

Nel decalogo figurano anche la diminuzione dell’efficacia nel tempo di messaggi “negativi”, l’effetto “alone” con sovrastima dell’effetto positivo di alimenti etichettati “verdi”. E infine, un approccio semplicistico che basa il ragionamento su alimenti da consumare o da evitare e non è in grado di promuovere modelli alimentari per i quali abbiamo un’evidenza di efficacia nella prevenzione delle malattie cronico-degenerative e la mancanza di evidenze scientifiche sulla reale efficacia: le evidenze attuali mostrano un effetto sul “consumo” di alcuni alimenti, ma non sull’impatto che hanno sulla “salute” dei consumatori.

Alleanza Cooperative: bene nuove risorse Masaf per pere e kiwi

Alleanza Cooperative: bene nuove risorse Masaf per pere e kiwiRoma, 14 dic. (askanews) – “Lo stanziamento di 11 milioni di euro per i produttori di pere e kiwi che vanno ad aggiungersi ai 12 milioni già stanziati il mese scorso attestano un segnale di grande attenzione che tutto il dicastero ha avuto verso due filiere strategiche del Made in Italy che in questi ultimi anni hanno registrato forti contrazioni della produzione”. Così il presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari, Carlo Piccinini, commenta la firma del decreto con cui il Masaf stanzia ulteriori risorse per i comparti di pere e kiwi.

“Apprezziamo il grande sforzo fatto dal Ministero – prosegue Piccinini – specie in un contesto in cui risulta davvero difficile riuscire a trovare risorse e stanziamenti per le imprese”. “Le ulteriori risorse, pari a 8 milioni per il comparto delle pere e a 3 per quello dei kiwi, consentiranno a molte imprese che hanno subito cali produttivi di poter accedere a nuovi contributi”, conclude il presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari, ricordando come il solo comparto delle pere sia stato interessato da un drastico calo delle superfici pari al 35% negli ultimi dodici anni, con circa 15.000 ettari perduti.

Ferrero punta sulla colazione: arrivano in gdo i Nutella croissant

Ferrero punta sulla colazione: arrivano in gdo i Nutella croissantMilano, 13 dic. (askanews) – Ferrero amplia la sua presenza sulle tavole della colazione italiana: da gennaio 2024 arrivano nella grande distribuzione i croissant ripieni alla Nutella.

I nuovi Nutella Croissant, prodotti nello stabilimento di Caivano di Fresystem, azienda acquisita a febbraio 2023 dal gruppo alimentare di Alba, saranno disponibili in due versioni: “ambient” pronti al consumo presso il banco panetteria, e frozen, disponibili nel banco dei surgelati per essere preparati a casa. Il lancio di questa novità offre al gruppo Ferrero l’opportunità di entrare per la prima volta nel mercato dei surgelati dolci dedicati alla prima colazione. Nella distribuzione moderna organizzata, il comparto dei surgelati dolci per la prima colazione vale 25 mln di euro e, al suo interno, i soli croissant pesano per il 75%. Sempre nella gdo, il comparto pasticceria dolce nella versione ambient nel 2023 vale in Italia 391,2 mln di euro di cui il croissant è la prima referenza dell’offerta colazione.

I nuovi croissant sono il frutto di un processo tecnologico di produzione che prevede una lievitazione di 100 minuti e l’utilizzo di lievito madre. I Nutella croissant sono già presenti anche nel canale fuori casa, dove l’ingresso del prodotto ha ampliato il percorso già iniziato alcuni anni fa con i Nutella muffin e i dispenser di Nutella presenti in circa 20.000 bar.

Efsa segnala focolaio multinazionale Listeria in prodotti ittici

Efsa segnala focolaio multinazionale Listeria in prodotti itticiRoma, 13 dic. (askanews) – I prodotti ittici pronti, soprattutto il salmone affumicato, sono la probabile fonte di un’epidemia di Listeria monocytogenes in corso in più paesi. A lanciare l’allarme sono gli esperti dell’Efsa e del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) in una valutazione rapida dell’epidemia pubblicata oggi.

Tra il 2022 e il 2023, l’epidemia ha colpito Austria, Belgio, Italia, Germania e Paesi Bassi, con segnalazioni di 17 casi e due decessi. Le infezioni si sono verificate soprattutto negli anziani. Tecniche avanzate di tipizzazione molecolare hanno identificato una variante di Listeria monocytogenes rilevata nella maggior parte dei casi del 2022-2023. L’analisi dei dati suggerisce un collegamento con due stabilimenti in Lituania nello stesso periodo. Si è scoperto che questi stabilimenti hanno introdotto prodotti ittici contaminati nei mercati al dettaglio di Germania e Italia. La produzione è stata interrotta in uno stabilimento lituano, probabilmente riducendo il rischio di infezioni. I dati riguardanti la distribuzione dei prodotti contaminati in Austria, Belgio e Paesi Bassi non sono attualmente disponibili.

Gli esperti dell’EFSA e dell’ECDC spiegano in una nota che sono necessarie ulteriori indagini per identificare l’origine della contaminazione.

Agricoltura, nascono i bio-distretti dell’Emilia Romagna

Agricoltura, nascono i bio-distretti dell’Emilia RomagnaRoma, 13 dic. (askanews) – Nascono i bio-distretti dell’Emilia-Romagna: è infatti operativa la nuova legge regionale, tra le prime in vigore in Italia, per sostenere la cultura del biologico e stabilire un modello di sviluppo sostenibile in aree geografiche ben precise con coltivazioni, allevamenti, filiere commerciali e di trasformazione.

Qui agricoltori, privati cittadini, associazioni, operatori turistici e pubbliche amministrazioni stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse, puntando su produzioni biologiche che coinvolgono tutti gli anelli delle filiere frutticole, zootecniche o cerealicole, fino alla tavola. La Regione Emilia- Romagna punta su questo modello di gestione e, tra le prime in Italia, ha approvato una legge specifica, la 14 del 2023 e le relative disposizioni applicative recentemente entrate in vigore. “La nuova legge – spiega l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi – individua e disciplina il distretto del biologico, un’area geografica specifica dove almeno il 20% della superficie agricola viene coltivata utilizzando metodi bio. In questo contesto viene premiato il lavoro di più aziende che si mettono in rete, creando un circolo virtuoso che promuove un intero territorio attraverso la collaborazione e l’adozione di pratiche agricole responsabili”.

I distretti così costituiti potranno poi accedere ai finanziamenti dedicati nazionali. In Emilia-Romagna, secondo l’ultimo rapporto regionale (dati 2022), ci sono 7.330 imprese biologiche attive (+5,85% rispetto all’anno prima). Per costituire un distretto, gli imprenditori agricoli devono essere almeno 30, per 400 ettari di superficie bio, oppure operare su una superficie agricola utilizzabile biologica pari ad almeno il 20% della superficie bio totale del distretto. Il territorio minimo è di cinque comuni contigui in Emilia-Romagna.