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Pesca, 1,5 milioni di fondi Ue per il settore ittico piemontese

Pesca, 1,5 milioni di fondi Ue per il settore ittico piemonteseRoma, 29 nov. (askanews) – Il Piemonte potrà contare su 1,5 milioni di euro di finanziamenti di fondi europei complessivi fino al 2027 per incrementare le attività di pesca e acquacoltura. I fondi europei assegnati al Piemonte permetteranno l’apertura nel 2024 dei bandi rivolti a promuovere la pesca e l’acquacoltura sostenibile.

Le prospettive di crescita per il settore ittico piemontese offerte dal nuovo programma comunitario denominato “Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura (FEAMPA) per il periodo 2021-2027” sono state al centro di un incontro organizzato dall’Assessorato all’Agricoltura e pesca e rivolto alle associazioni ittiche, al mondo imprenditoriale piemontese, con la partecipazione delle Province, di Università di Torino, Università di Pavia. “La Regione ha voluto questo incontro per illustrare le opportunità che potranno cogliere i principali operatori dediti alla pesca e all’acquacoltura. L’obiettivo è valorizzare un settore di nicchia in Piemonte rispetto alle regioni marittime, ma che presenta anche delle eccellenze produttive di qualità, come nel caso della trota”, ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura, cibo, caccia e pesca Marco Protopapa.

Gruppo Cavit chiude bilancio 2022-2023 con ricavi a 267,1 mln (+0,9%)

Gruppo Cavit chiude bilancio 2022-2023 con ricavi a 267,1 mln (+0,9%)Milano, 28 nov. (askanews) – Il gruppo Cavit nell’esercizio fiscale 2022-2023 ha visto i ricavi attestarsi a 267,1 milioni di euro, in leggero incremento (+0,9%) rispetto all’esercizio precedente. “Il gruppo ha mantenuto la propria solidità finanziaria e la capacità di preservare una corretta remunerazione ai soci conferitori, assicurando liquidazioni conformi ai valori pre-Covid, a fronte di forti aumenti degli oneri di gestione”, spiega una nota a valle dell’assemblea che si è tenuta a Riva del Garda. L’esercizio, ricorda, è stato caratterizzato da aumenti del costo dei materiali di confezionamento (in particolare i vetri) e dell’energia, solo parzialmente recuperati da aumenti di listino, con conseguente riduzione dei margini disponibili.

Il patrimonio netto del gruppo si è attestasto su 113,5 milioni di euro mentre la posizione finanziaria netta resta positiva, con 24,5 milioni di euro, al di sopra del dato pre-covid (esercizio 2019/2020). Per quanto riguarda i risultati della capogruppo Cavit Sc, dopo l’esercizio 2020-2021 segnato da un’impennata del 20%, il fatturato ha registrato un calo dell’-1,9%. Risultati che tuttavia restano superiori al periodo pre-pandemia (+14% rispetto all’esercizio 2019-2020). Prosegue il trend positivo delle linee di spumantistica, con risultati soddisfacenti per il brand premium Altemasi Trentodoc, e una crescita sostenuta per Cesarini Sforza Spumanti e Kessler Sekt, che hanno tutti beneficiato del ritorno dei consumi fuori casa, del buon andamento del comparto spumantistico e, nel caso di Cesarini Sforza, dell’allargamento distributivo ottenuto grazie al supporto della controllante. In particolare, il fatturato della controllata tedesca Kessler Sekt & Co KG. si è chiuso con 13 milioni di euro (+10% rispetto all’anno precedente) e un patrimonio netto 4,9 milioni di euro.

L’export che rappresenta oltre il 76% del giro d’affari del gruppo, ha visto il Nord America, principale mercato di sbocco per Cavit dove la contrazione dei consumi di vino sta progressivamente assumendo carattere strutturale, tenere. Negli Stati Uniti, come già lo scorso anno, il marchio Cavit ha registrato un +1,9% a valore rispetto alla media di mercato del -1,9% (fonte: dati Nielsen), confermando la propria posizione di leadership con il vitigno Pinot Grigio. Il rallentamento dei consumi di vino si conferma anche sui mercati Europei, dove l’inflazione sostenuta e l’aumento dei tassi di interesse che hanno drenato la capacità di spesa dei consumatori. Regno Unito, Germania e Olanda continuano a guidare la classifica dei paesi di sbocco del vecchio continente per Cavit, che presidia tutti i canali, sia grande distribuzione che horeca. Nei paesi Asiatici il debole segnale di ripresa registrato ad inizio 2023 è stato vanificato dalla congiuntura internazionale negativa, in mercati come il Giappone e la Corea del Sud. Nota a parte il mercato cinese che continua il trend negativo degli ultimi anni, senza segnali di controtendenza nel breve periodo.

“Possiamo ritenerci soddisfatti del livello delle liquidazioni che anche quest’anno abbiamo potuto garantire alle cantine associate, nonostante la flessione dei consumi e il forte impatto dei costi dell’energia e delle materie prime – dichiara Lorenzo Libera, presidente del gruppo Cavit – Il nostro modello cooperativo si basa su una rete di impresa che coniuga la dedizione dei viticoltori, impegnati nelle pratiche sostenibili, le competenze delle cantine e il decisivo supporto del Consorzio Cavit. In questi tempi difficili, questo approccio integrato è stato più che mai fondamentale, assicurando cooperazione e stabilità a prescindere dalla situazione contingente”. “Ci attendono sfide importanti nei prossimi anni. La solida base patrimoniale e strutturale rappresenta un asset fondamentale per il nostro gruppo, su cui dovremo continuare a sviluppare valore – ha concluso il direttore generale Enrico Zanoni – potenziando ulteriormente la nostra capacità di innovazione e la capacità di adattamento ai fenomeni complessi con prontezza e agilità”.

Just Eat, Contini: l’Italia è un Paese per il food delivery ma è in ritardo

Just Eat, Contini: l’Italia è un Paese per il food delivery ma è in ritardoMilano, 28 nov. (askanews) – “L’Italia è sicuramente un Paese per il food delivery: un mercato ancora con un grande potenziale da esprimere”. A parlare è Daniele Contini, country manager di Just Eat Italia, uno degli operatori per la consegna di cibo e piatti pronti a domicilio presenti nel nostro Paese. Un mercato che ha visto uscite importanti nell’ultimo anno, come testimoniano i casi di UberEats, Gorillas e Getir, ma che, a detta di chi lo osserva dall’interno, non è destinato a sgonfiarsi, dopo il boom degli anni del Covid.

Certo, Contini non nega che “dal punto di vista dei volumi l’Italia è in ritardo rispetto ad altri Paesi europei: oggi vale 1,8 miliardi, meno della metà di altri Paesi europei. C’è quindi ancora molta strada da fare”. E questa strada passa attraverso due corsie: “Le piattaforme che oggi rappresentano il 95% del mercato dell’online food delivery – ha spiegato – ma passa anche dai ristoratori che vedono nella consegna a domicilio del cibo una leva di crescita. L’asporto, la cucina in sala e la consegna a casa sono modi diversi con cui porto il prodotto alle persone. Il punto è che non posso farlo nello stesso identico modo: il piatto che porto in tavola al ristorante magari non è lo stesso che consegno a casa. Serve una materia prima diversa, un pack diverso”. Gli esempi di insegne della ristorazione che hanno creato prodotti specifici per il delivery “sono tanti ma anche qui c’è ancora molto da fare”. Guardando alle prospettive future, prima di tutto auspica che “ci sia un’armonizzazione normativa. Oggi ci sono ancora molto operatori e una situazione normativa che permette di operare in modo diverso rispetto all’inquadramento dei rider: questa cosa va messa a posto e spero avvenga nel 2024. Noi ci siamo mossi in anticipo”.

Dal punto di vista economico, invece, ritiene che le prospettive siano migliori del previsto: dopo la pandemia “il mercato ha tenuto con una crescita del 3% anno su anno che è positiva considerato che veniamo da anni con una crescita superiore al 50% – ha osservato – ci aspettavamo un decremento ma in realtà il mercato tiene, è sicuramente una fase di consolidamento da cui ripartire. Questo vuol dire che le persone non hanno smesso di ordinare a domicilio. Il Covid è stato un acceleratore che ha creato nuove occasioni di consumo che le persone stanno mantenendo. Ma ha creato opportunità anche per piattaforme e ristoratori”. Non esclude, in realtà, “un ulteriore consolidamento del mercato: se guardo ai mercati più maturi il numero di piattaforme tende a ridursi un po’. Non ne resterà solo una ma è probabile un ulteriore consolidamento”. I driver di crescita saranno le nuove categorie di servizio. “Come a Just Eat stiamo aprendo categorie nuove in due sensi: uno creando nuove occasioni di consumo oltre il pranzo e la cena, penso a colazione, merenda, gelato – ci ha detto – l’altra e la possibilità di avere nuove categorie come la spesa a domicilio. In altri mercati abbiamo la consegna di elettronica, in Italia da poco abbiamo i fiori. Noi qui per la spesa avevamo un accordo con Getir che purtroppo ha chiuso ma abbiamo diversi partner a livello locale”. Su quest’ultimo punto rispetto alla grande distribuzione “noi facciamo una consegna tipicamente di dimensioni più ridotte e più veloce. È una spesa più istantanea, con poche referenze che mi servono magari su base quotidiana per rifornirmi di alcuni prodotti”.

Guardando proprio ai nuovi trend che si vanno delineando nel mercato dell’online food delivery, Just Eat ha individuato quattro tendenze nella sua Mappa aggiornata del cibo a domicilio in Italia: mood food, cibo che offre una esperienza di benessere emotivo, zero heroes, per l’aspetto sostenibile del food delivery, fusion of cultures, cibo che unisce sapori da tutto il mondo e infine taste makers, il cibo nell’era dei social media. “Questi quattro food trend sono legati al consumo del cibo, all’esperienza del cibo che dà piacere anche per le emozioni che ricorda – ha detto Contini – Il cibo a domicilio non è solo funzionale: ordino perché non ho voglia di cucinare, ma è anche il piacere di andare alla scoperta di determinati sapori, magari quelli di infanzia o piatti esotici legati all’ultimo viaggio”. Il trend legato alla sostenibilità, invece, “per la verità in parte è una conferma: c’è un’attenzione ai prodotti a chilometro zero, sostenibili anche per quanto riguarda il packaging. E c’è anche un’attenzione crescente nell’utilizzo delle piattaforme in particolare rispetto alle condizioni di lavoro dei rider che è visto come un punto di attenzione su cui Just Eat ha investivo. È un trend che sta emergendo, è ancora contenuto però sta venendo a galla”.

Nicola Gherardi nuovo presidente Anb, gli auguri di Confagri

Nicola Gherardi nuovo presidente Anb, gli auguri di ConfagriRoma, 28 nov. (askanews) – Congratulazioni da parte di Confagricoltura a Nicola Gherardi Ravalli Modoni, neo presidente di ANB, l’Associazione Nazionale Bieticoltori, che oggi ha rinnovato i vertici per il prossimo triennio. Gherardi, eletto all’unanimità, sarà affiancato da Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto, confermato alla vicepresidenza.

Imprenditore cerealicolo in provincia di Ferrara, componente della Giunta confederale, Nicola Gherardi Ravalli Modoni succede a Guglielmo Garagnani, presidente di Confagricoltura Bologna, al quale va il ringraziamento di Palazzo della Valle per il lavoro svolto in questi anni. “Per Confagricoltura – afferma il presidente Massimiliano Giansanti, rivolgendo gli auguri di buon lavoro al neopresidente di ANB – un ottimo risultato, avvalorato anche dalla composizione tutta confederale della squadra dell’associazione”, con Giangiacomo Bonaldi, Marcello Bonvicini, Alessandro Bettini, Alberto Cortesi, Guglielmo Garagnani, Maurizio Stringa e Marco Francesco Pasti.

ANB rappresenta i produttori di barbabietola ed è impegnata nella valorizzazione della filiera dello zucchero nazionale con l’utilizzo dei suoi sottoprodotti nel settore energetico. “In sinergia con Confagricoltura – afferma Gherardi – continueremo a impegnarci per l’affermazione di modelli agricoli performanti, rispettosi dell’ambiente e in linea con gli obiettivi della transizione ecologica ed energetica”.

Osservatorio Sigep: in ripresa consumi di dolci delle feste

Osservatorio Sigep: in ripresa consumi di dolci delle festeRoma, 28 nov. (askanews) – Recupero dei consumi relativi al bakery dolce, arrivato a 3,3 miliardi di prodotti serviti (+1,4% rispetto al 2022), avvicinandosi ai livelli pre-pandemia: è questa la tendenza che emerge nei dati CREST di Circana in vista delle imminenti festività natalizie. Un Natale che dal punto di vista dei consumi dovrebbe mantenersi in linea con quello della passata stagione. E torna anche l’edizione natalizia dell’Osservatorio Sigep, il salone internazionale di Gelateria, Pasticceria, Panificazione Artigianale e caffè di Italian Exhibition Group, la cui 45esima edizione si terrà alla fiera di Rimini dal 20 al 24 gennaio 2024.

I dati di Circana raccontano di un 2023 positivo per il ‘fuori casa’: fino a settembre la spesa si attesa sui 50,7 miliardi di euro con una media di 4,56 euro per visita; una crescita dell’11,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Positive anche gli 11,1 miliardi di ‘visite’, ovvero il numero di persone che entrano ed escono da esercizi commerciali legati al food, delivery compreso, con un incremento del 5,5%. In questo contesto si inseriscono i consumi del bakery dolce: attualmente siamo a 3,3 miliardi di prodotti e manca poco per tornare ai 3,5 miliardi del 2019. Nel 25,3% delle visite ‘fuori casa’ compare un prodotto di bakery dolce.

E, spiega Salvatore De Riso, presidente AMPI (Accademia Maestri Pasticcieri Italiani), tendenza positiva per le vendite natalizie. “Gli ordini di Natale stanno andando bene. In ogni caso il panettone tradizionale la fa da padrone: su 1.000 pezzi dei nostri 16 gusti, il 30% rimane sul classico. Infine l’online: durante la pandemia, avvicinandoci al Natale, siamo esplosi da 1.500 ordini a 12.000, e ora siamo comunque sui 10.000, con il grosso dell’e-commerce che arriva proprio in questo periodo”.

Domanni assemblea annuale Cia con il ministro Lollobrigida

Domanni assemblea annuale Cia con il ministro LollobrigidaRoma, 28 nov. (askanews) – “Salvare l’agricoltura per salvare il futuro”, è il tema della prossima assemblea annuale di Cia-Agricoltori Italiani in programma domani 29 novembre a Roma, presso l’Auditorium Antonianum. La relazione introduttiva sarà a cura del presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini.

A seguire, dalle 10.30, gli interventi istituzionali. Parteciperanno il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini; il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani; la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein; il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. Alle 12:30, la parola al ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. Alle 14.15, si svolgerà la Tavola rotonda sul “Piano nazionale per l’agricoltura e l’alimentazione”. Alla giornata d’apertura seguiranno, giovedì 30 novembre, i lavori confederali a porte chiuse.

Lollobrigida: lavoriamo in Ue perché agricoltura torni al centro

Lollobrigida: lavoriamo in Ue perché agricoltura torni al centroRoma, 28 nov. (askanews) – “Abbiamo lavorato in silenzio creando le condizioni perchèl’agricoltura tornasse centrale in Italia e in Europa”. Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida a margine dell’evento “Olio extravergine d’oliva: il fattore Ig”, organizzato oggi al Masaf da Origin Italia.

“Abbiamo presentato un documento che rimette al centro il ruolo dell’agricoltore e l’agricoltura e l’Italia chiede alla Ue più finanziamenti e più sostegno e la capacità di essere pragmatici risolvendo i problemi degli agricoltori su basi scientifiche e non ideologiche”, ha aggiunto Lollobrigida rivendicando poi il fatto che “il Masaf è il ministero che mette a terra i fondi del Pnrr più in fretta di tutti. Abbiamo avuto un risultato straordinario – ha detto il ministro – ad esempio nell’Agrisolare, con una produzione energetica che passa da 250 megawatt a 1000 mw e anticipa il target di riferimento”. “Una cosa così unica che ha messo – ha concluso Lollobrigida – la Commissione europea nelle condizioni di premiarci con 850 milioni in più da investire in questo settore. Senza contare i 2 miliardi in più ottenuti per le filiere, arrivando così a oltre 2,5 miliardi. In generale, i fondi per l’agricoltura del Pnrr passano da 3,68 miliardi a 6,53, a cui vanno aggiunti quelli del Piano complementare, pari a 1,2 miliardi”.

In Piemonte si riunisce tavolo regionale su flavescenza dorata

In Piemonte si riunisce tavolo regionale su flavescenza dorataRoma, 28 nov. (askanews) – Si è riunito ieri a Torino, al Palazzo della Regione Piemonte, il tavolo tecnico per l’emergenza fitosanitaria sulla flavescenza dorata della vite. Il Settore Fitosanitario e servizi tecnico scientifici con l’assessore regionale all’Agricoltura e Cibo Marco Protopapa e il vicepresidente della Regione Fabio Carosso hanno incontrato i rappresentanti e tecnici del comparto vitivinicolo piemontese.

“La Regione è molto attenta al tema e con gli uffici del settore monitora costantemente la situazione. Il mandato confermato in questo incontro e’ quello di continuare nella ricerca e trovare nuove azioni anche tecnologicamente innovative al fine di contenere una grave criticità che affligge i nostri vigneti”, dichiara l’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa. Il vicepresidente della Regione Fabio Carosso precisa in una nota: “il confronto costante tra i tecnici del settore fitosanitario della Regione ed i produttori è fondamentale per monitorare la situazione della flavescenza dorata, problema che da tempo affligge i nostri vigneti. Solo con la ricerca e con la sperimentazione di innovative tecniche di lotta sarà possibile trovare soluzioni. In questo incontro abbiamo fatto il punto della situazione e da oggi riparte il nostro impegno a fianco del comparto vitivinicolo piemontese che rappresenta una quota rilevante dell’economia regionale.

Lollobrigida: vogliamo filiera olio extravergine famosa come vino

Lollobrigida: vogliamo filiera olio extravergine famosa come vinoRoma, 28 nov. (askanews) – “Puntiamo a rendere quella dell’olio extravergine d’oliva una filiera italiana famosa nel mondo come quella del vino”. Lo ha detto il ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, intervenendo alla conferenza promossa da Origin Italia dal titolo “Olio Extravergine d’Oliva: il fattore IG”, svoltasi questa mattina al Masaf, nella quale sono stati chiamati a raccolta i Consorzi di tutela e tutta la filiera allo scopo di lanciare una vasta alleanza per investire sul valore delle Indicazioni Geografiche dell’olio extravergine di oliva.

“Quella dell’extravergine d’oliva italiano è un’altra filiera di grande territorialità, qualità, espressività del nostro made in Italy – ha detto Lollobrigida – ha tutte le potenzialità del vino, ma ci stiamo lavorando, a partire dalla lotta contro il Nutriscore e poi con il PNRR ci sono tante misure per il rilancio del settore, grazie anche a un lavoro di squadra con i Consorzi di tutela”. “Occorre realizzare nel comparto dell’olio extravergine d’oliva quello che è stato fatto per altri settori di successo della Dop Economy – ha commentato Cesare Baldrighi, presidente di Origin Italia – a questo scopo occorrono politiche e scelte che puntino sulla direzione della valorizzazione e della crescita delle DOP IGP della filiera e questo è stato il motivo per cui Origin Italia ha organizzato questo incontro di confronto”.

Se nei primi nove mesi del 2023 il volume delle vendite è calato dell’11%, secondo i recenti dati presentati da Ismea è invece cresciuto il valore +16% e in particolare il prezzo medio dell’extravergine d’oliva del +30%. Nel 2023 è sceso anche l’import (-23%) mentre l’export è cresciuto del 7% in valore. I principali consumi di olio si registrano nei Paesi UE, ma negli ultimi anni anche quelli Extra Ue stanno incrementando i consumi. “L’olio extravergine d’oliva in totale rappresenta ancora solo il 4-5% dei consumi mondiali di grassi e questo significa che abbiamo un buon margine di crescita del mercato soprattutto in paesi dove non c’è ancora tradizione di consumo – ha spiegato il direttore generale di Ismea, Maria Chiara Zaganelli – e sono tanti gli strumenti a disposizione per la crescita del settore, soprattutto DOP IGP, dal PNRR ai fondi dei nuovi piani di Sviluppo Rurale, oltre alle misure legate all’Eco-Schema 3 della PAC e agli interventi settoriali”. Con 456mila tonnellate di consumo interno (8,2 litri pro-capite) l’Italia è il maggior consumatore di olio extravergine d’oliva. Il nostro Paese è anche il secondo produttore mondiale, con 290mila tonnellate prodotte nel 2023 e il secondo esportatore con 359mila tonnellate nel 2022. Sono 42 le DOP e 8 le IGP dell’olio extravergine d’oliva in Italia, numeri da primato europeo anche in questo caso e proprio quello dell’IG potrebbe essere il fattore chiave per il rilancio della filiera italiana. Dai terrazzamenti liguri alle colline umbre o toscane, dalle piane pugliesi alle valli siciliane, dalle pendici dei monti abruzzesi ai laghi, l’extravergine d’oliva italiano si esprime con oltre 500 varietà di olive. Sono 24 i Consorzi di Tutela riconosciuti dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Circa 23.500 gli operatori impiegati nel settore.

Baldrighi (Origin Italia): olio occupi stesso spazio Dop più note

Baldrighi (Origin Italia): olio occupi stesso spazio Dop più noteRoma, 28 nov. (askanews) – “Ci auguriamo che, con l’approvazione del nuovo regolamento europeo sulle Dop e Igp, con il lavoro che oggi l’Italia sta facendo a favore dei Consorzi e con l’apporto determinante del Masaf e del ministro Lollobrigida, si possa dare un grande impulso a questo settore che, sulla scia del mondo del vino, dei formaggi e dei salumi, deve assolutamente occupare lo stesso spazio delle Dop più note”. Lo ha detto Cesare Baldrighi, presidente di Origin Italia, a margine della conferenza promossa da Origin Italia dal titolo “Olio Extravergine d’Oliva: il fattore IG”, un momento di confronto tra i Consorzi di Tutela, gli operatori del settore e le istituzioni su un comparto che ha grandi potenzialità di crescita proprio a partire dal valore dei territori d’origine.

“Il convegno di oggi – ha aggiunto Baldrighi – è importante perché accoglie quasi per intero i produttori Dop e Igp del’olio, che è un settore traninante e di grande fama per il made in Italy agroalimentare, ma che ha bisogno di una spinta organizzativa, perchè la frammentazione, pur nella specialità delle singole Dop, è molto ampia”. Con 50 oli extravergine d’oliva DOP IGP, l’Italia è in questo settore il Paese più rappresentativo a livello comunitario e mondiale per numero di riconoscimenti d’origine. Dai terrazzamenti liguri alle colline umbre o toscane, dalle piane pugliesi alle valli siciliane, dalle pendici dei monti abruzzesi ai laghi, l’extravergine d’oliva italiano si esprime con oltre 500 varietà di olive. Sono 24 i Consorzi di Tutela riconosciuti dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Circa 23.500 gli operatori impiegati nel settore.