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Confagri: adesione Ucraina a Ue, serve periodo transitorio

Confagri: adesione Ucraina a Ue, serve periodo transitorioRoma, 8 nov. (askanews) – “Per l’impatto finanziario e per ragioni di stabilità dei mercati, la trattativa sul capitolo agricolo risulterà particolarmente complessa”: è quanto rileva Confagricoltura con riferimento al parere positivo, annunciato oggi dalla Commissione, all’apertura del negoziato per l’adesione dell’Ucraina nella UE.

In un documento redatto dal segretariato generale del Consiglio in vista della recente riunione informale, a Granada, dei capi di Stato e di governo, è stato indicato che, a legislazione invariata, il costo dell’adesione dell’Ucraina ammonterebbe a poco meno di 190 miliardi di euro nell’arco di sette anni, che è la durata del bilancio pluriennale della UE. Per l’agricoltura, in particolare, l’estensione all’Ucraina della PAC in vigore determinerebbe maggiori spese nell’ordine di 96 miliardi di euro in sette anni. A bilancio invariato, per compensare i maggiori oneri, i trasferimenti agli agricoltori dei 27 Stati membri dovrebbero essere tagliati di almeno il 20% rispetto ai livelli attuali.

“L’attuale dotazione finanziaria della PAC, pari allo 0,4% del PIL dei 27 Stati membri, è chiaramente inadeguata a reggere l’impatto del nuovo allargamento della UE”, sottolinea il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. “Gli elementi critici del nuovo allargamento della UE vanno al di là degli aspetti strettamente finanziari”, prosegue Giansanti. “L’adesione dell’Ucraina è potenzialmente in grado di compromettere il regolare funzionamento dei mercati agricoli. Come dimostrano le tensioni sorte con gli Stati membri confinanti per le importazioni e il transito di grano ucraino”. A seguito dell’aggressione russa, sono stati sospesi i dazi doganali e i contingenti sui prodotti agroalimentari dell’Ucraina destinati al mercato europeo. Nel giro di un anno, stando ai dati della Commissione europea, le importazioni dall’Ucraina sono praticamente raddoppiate. Alla fine del 2021, ammontavano a circa 7 miliardi euro, saliti a più di 13 a dicembre dello scorso anno. Nei primi sei mesi del 2023 si è registrato un ulteriore aumento del 45% in valore sullo stesso periodo del 2022.

Alla luce di queste cifre, l’Ucraina è diventata il terzo fornitore di prodotti agroalimentari della UE, dopo Regno Unito e Brasile, andando ad occupare la posizione finora detenuta dagli Stati Uniti. Cereali, semi oleosi, colture proteiche e pollame i prodotti più esportati dall’Ucraina negli Stati membri dell’Unione. “Al di là di quella che sarà la data formale dell’adesione, dovrà essere fissato un congruo periodo transitorio prima della piena applicazione della PAC in Ucraina. Il periodo di transizione servirà anche per l’adeguamento alle regole dell’Unione in materia di sicurezza alimentare, protezione dell’ambiente e delle risorse naturali”, conclude il presidente di Confagricoltura.

Coca Cola al fianco di Banco Alimentare: donazione per 1,5 mln di pasti

Coca Cola al fianco di Banco Alimentare: donazione per 1,5 mln di pastiMilano, 8 nov. (askanews) – Coca-Cola rinnova il suo sostegno a Banco Alimentare attraverso un’iniziativa che permetterà la distribuzione di generi alimentari per oltre un milione e mezzo di pasti, a partire dalla Giornata nazionale della Colletta alimentare, prevista per sabato 18 novembre. Nei sette anni di collaborazione l’iniziativa si è tradotta nella distribuzione 14 milioni di pasti a favore della comunità, un impegno da parte di Coca-Cola in chiave di sostenibilità sociale.

In vista delle festività natalizie torna poi il tour del Coca-Cola truck 100% elettrico, realizzato anche quest’anno in collaborazione con Volvo Trucks, che viaggerà per tutta la penisola, toccando le principali città italiane dove sarà presente la nostra Christmas area. “Siamo felici e onorati che ancora una volta Coca-Cola ci abbia voluti al suo fianco per la campagna natalizia, senza dubbio momento particolarmente significativo per l’azienda. E’ per noi importante poter realizzare partnership durature e poter contare sul sostegno continuativo di una realtà come Coca-Cola in un momento come quello attuale, segnato da una profonda crisi economica e sociale come confermato di recente anche dal rapporto sulla povertà dell’Istat secondo cui quasi il 10% della popolazione italiana è in difficoltà – ha detto Giovanni Bruno, presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus – Ridare fiducia e speranza alle persone in difficoltà è, da sempre, il nostro obiettivo: possiamo raggiungerlo solo facendo squadra con chi, attento ai bisogni della società, si mette in gioco con noi”. “Siamo fieri di essere anche quest’anno al fianco di Banco Alimentare, nostro partner di lunga data che ogni Natale ci permette di regalare un momento di gioia a chi è in difficoltà – ha aggiunto Cristina Camilli, direttore comunicazione, relazioni istituzionali e sostenibilità Coca-Cola Italia – Coca-Cola crede da sempre nella magia del Natale e nell’importanza di coltivare gentilezza, generosità e condivisione, attraverso piccoli gesti, cercando di ricordare che lo spirito del Natale vive in tutti noi ogni giorno”.

Anche quest’anno è prevista la collaborazione con diversi partner, da Amazon ad Autogrill, per permettere a chi lo volesse di fare delle donazioni a favore di Banco Alimentare.

A Parma si riunisce filiera casearia per il Dairy Summit 2023

A Parma si riunisce filiera casearia per il Dairy Summit 2023Roma, 8 nov. (askanews) – I protagonisti della filiera nazionale del latte, assieme ad alcuni tra i vertici della politica agricola europea, si incontreranno in convegno venerdì 10 novembre a Parma, al Crédit Agricole Green Life, per la quinta edizione del Dairy Summit, l’evento organizzato dal gruppo editoriale Tecniche Nuove per mettere a confronto tutte le “anime” della filiera lattiero-casearia italiana.

“I formaggi Dop e Igp, nuove regole per nuovi mercati” e “La sostenibilità delle filiere certificate” saranno i due macro temi all’ordine del giorno. L’appuntamento, peraltro, arriva proprio all’indomani dell’approvazione, in sede europea, della riforma del Regolamento sulle IG (indicazioni geografiche). Una volta in vigore, ovvero nei primi mesi del 2024, questo strumento permetterà di proteggere molto meglio dai tentativi di imitazione e dall’italian sounding le eccellenze made in Italy Dop e Igp, a partire appunto dai formaggi. Il nuovo Regolamento IG, infatti, rappresenta un traguardo fondamentale per chi produce Dop e Igp. L’Italia, con le sue 887 Indicazioni Geografiche, è leader in tutta Europa in questa speciale classifica, per un valore economico stimato in circa 20 miliardi di euro. L’importanza aumenta ulteriormente se si considera che il valore delle contraffazioni e del falso made in Italy oggi hanno raggiunto livelli che si aggirano sui 120 miliardi di euro.

Altro punto centrale per lo sviluppo della filiera lattiero casearia nazionale riguarda appunto la sostenibilità, che dovrà sempre più essere declinata su tre fronti: ambientale, sociale ed economico. “Il Dairy Summit – conferma Antonio Auricchio, presidente di Afidop, associazione dei formaggi italiani Dop e Igp – sarà un appuntamento strategico per fare il punto sulle opportunità offerte dal nuovo regolamento delle IG per la tutela dei nostri formaggi, a partire dalla maggiore protezione online, grazie all’ex-officio sui domini Internet, fino alla lotta alle pratiche svalorizzanti, per sostenere il valore del prodotto in Italia e all’estero. Passaggi chiave, questi, per difendere un comparto che vale 4,6 miliardi di euro alla produzione e rappresenta il 59% dei prodotti a marchio italiani e per combattere l’italian sounding, arrivato a 120 miliardi”. “Un punto fondamentale – prosegue Auricchio – è la sostenibilità delle filiere certificate, dal punto di vista ambientale, sociale ed economico e di benessere e salute degli animali, i cui impegni da rispettare potranno essere concordati dai consorzi. Un ambito su cui Afidop e le filiere sono al lavoro da tempo con progetti e investimenti importanti”.

Interrogazione a Commissione Ue su fitopatie in agrumi italiani

Interrogazione a Commissione Ue su fitopatie in agrumi italianiRoma, 8 nov. (askanews) – Una interrogazione alla Commissione Europea affinché ci sia un intervento da parte di Bruxelles sulle fitopatie che stanno danneggiando la filiera italiana degli agrumi. A presentarla è stato l’europarlamentare leghista Gianantonio Da Re, membro del gruppo Identità e Democrazia: “mi aspetto che la UE agisca in fretta per salvaguardare la filiera agrumicola con strumenti finanziari specifici. In aggiunta, occorre intervenire per incentivare e garantire validi controlli al fine di impedire che prodotti già intaccati dalle fitopatie possano essere immessi nel mercato europeo”.

L’Italia è il secondo produttore europeo di agrumi dopo la Spagna, ma alcune fitopatie stanno minacciando l’intero comparto nazionale. A colpire gli alberi di limoni e arance (ma non solo), sono il Citrus black spot, proveniente dal Sudafrica, la Falsa Cydia, un lepidottero dannoso per le piante di agrumi e il cosiddetto “virus della tristezza” (Citrus tristeza virus), importato dal Sudest Asiatico. “La filiera agrumicola ha lanciato il suo segnale d’allarme – ha detto Da Re – In Italia, l’export degli agrumi fa registrare un fatturato di circa 250 milioni solamente a livello europeo”.

Federdistribuzione: a ottobre segnali ripresa consumi, mdd +5,4% a volume

Federdistribuzione: a ottobre segnali ripresa consumi, mdd +5,4% a volumeMilano, 8 nov. (askanews) – “Seppur i dati di settembre confermino ancora una situazione di debolezza dei consumi, nel mese di ottobre si registrano i primi segnali positivi, da 12 mesi a questa parte, sull’andamento dei volumi nel comparto alimentare”. Lo riporta in una nota Federdistribuzione commentando i dati Istat relativi alle vendite al dettaglio, alimentari e non alimentari, del mese di settembre quando a fronte di un incremento tendenziale a valore del +1,3% si è registrato un calo a volume del -4,4%.

“L’analisi dei dati di NielsenIq, relativi a ottobre, indica un dato relativo ai volumi nel comparto grocery, totale Italia, per l’insieme dei canali della distribuzione moderna, a +1,7%, contro un -0,1% di settembre e con un’inflazione relativa a questo paniere che scende al +5%, dal +7% di settembre – si legge nella nota – È importante inoltre registrare che nel segmento dei prodotti a marca del distributore i dati risultano ben più significativi: il trend a volume registrato a ottobre indica +5,4%, contro +2,5% di settembre, mentre l’inflazione su questi prodotti segna un -3,1%, scendendo al 3,4% dal 6,5% di settembre. La quota di mercato della mdd raggiunge a ottobre il risultato storico del 32,9%, con una crescita di 0,5% rispetto a settembre”. Per quanto riguarda l’industria di marca, pur migliorandolo, registra un trend a volumi in terreno negativo, -0,5% a ottobre, contro -1,6% di settembre, con l’inflazione su questo segmento che scende dal +7,6% al +6,2%, e la quota di mercato che perde lo 0,5%.

“Ottobre è il primo mese del ‘trimestre anti-inflazione’, che ha visto l’adesione pressoché unanime delle imprese della distribuzione. I dati rilevati da Niq evidenziano chiaramente che le numerose attività messe in campo dalle aziende a sostegno dell’iniziativa attraverso l’offerta dei prodotti a marca del distributore stanno avendo un riscontro positivo da parte delle famiglie italiane, che ne apprezzano sempre più la qualità e la convenienza – ha commentato Carlo Alberto Buttarelli, presidente di Federdistribuzione – È altresì evidente che il ruolo marginale che l’industria di marca ha avuto sull’iniziativa del trimestre, con interventi limitati a qualche proposta promozionale, ne determina un’ulteriore perdita di quota di mercato”. “Per poter raggiungere un obiettivo di riduzione strutturale dell’inflazione e un sostegno al rilancio dei consumi è però necessario il contributo anche da parte delle imprese dell’industria dei beni di largo consumo, che deve necessariamente passare attraverso un intervento per ridurre i prezzi di listino – ha concluso – Vedremo se nei prossimi mesi i dati del ‘trimestre anti-inflazione’ saranno confermati, possiamo però affermare fin d’ora che il ruolo delle aziende della distribuzione moderna è stato fondamentale e lo sarà anche nei prossimi mesi, per continuare a sostenere le famiglie italiane nella spesa quotidiana”,

Federdistribuzione: in trimestre anti inflazione ripresa consumi

Federdistribuzione: in trimestre anti inflazione ripresa consumiRoma, 8 nov. (askanews) – Anche se a settembre si registrava ancora una situazione di debolezza dei consumi, ad ottobre si registrano i primi segnali positivi, da 12 mesi a questa parte, sull’andamento dei volumi nel comparto alimentare. Lo sottolinea in una nota Federdistribuzione, spiegando che l’analisi dei dati di NIQ, relativi ad ottobre, indica un dato relativo ai volumi nel comparto grocery, totale Italia, per l’insieme dei canali della Distribuzione Moderna, a +1,7%, contro un -0,1% di settembre e con un’inflazione relativa a questo paniere che scende al +5%, dal +7% di settembre.

Nel segmento dei prodotti a Marca del Distributore (MDD) i dati risultano ben più significativi: il trend a volume registrato a ottobre indica +5,4%, contro +2,5% di settembre, mentre l’inflazione su questi prodotti segna un -3,1%, scendendo al 3,4% dal 6,5% di settembre. La quota di mercato della MDD raggiunge ad ottobre il risultato storico del 32,9%, con una crescita di 0,5% rispetto a settembre. Per quanto riguarda l’Industria di Marca (IDM), pur migliorandolo, registra un trend a volumi in terreno negativo, -0,5% a ottobre, contro -1,6% di settembre, con l’inflazione su questo segmento che scende dal +7,6% al +6,2%, e la quota di mercato che perde lo 0,5%. “Ottobre è il primo mese del ‘trimestre anti-inflazione’, che ha visto l’adesione pressoché unanime delle imprese della distribuzione – commenta in una nota Carlo Alberto Buttarelli, presidente di Federdistribuzione – I dati rilevati da NIQ evidenziano chiaramente che le numerose attività messe in campo dalle aziende a sostegno dell’iniziativa attraverso l’offerta dei prodotti a marca del distributore stanno avendo un riscontro positivo da parte delle famiglie italiane”. Per Buttarelli è anche “evidente che il ruolo marginale che l’Industria di Marca ha avuto sull’iniziativa del trimestre, con interventi limitati a qualche proposta promozionale, ne determina un’ulteriore perdita di quota di mercato. Per poter raggiungere un obiettivo di riduzione strutturale dell’inflazione e un sostegno al rilancio dei consumi è però necessario il contributo anche da parte delle imprese dell’industria dei beni di largo consumo, che deve necessariamente passare attraverso un intervento per ridurre i prezzi di listino”.

“Vedremo – conclude il presidente di Federdistribuzione – se nei prossimi mesi i dati del ‘trimestre anti-inflazione’ saranno confermati, possiamo però affermare fin d’ora che il ruolo delle aziende della Distribuzione Moderna è stato fondamentale e lo sarà anche nei prossimi mesi, per continuare a sostenere le famiglie italiane nella spesa quotidiana”.

Unionfood: su IV gamma urge tavolo al Masaf con gdo, settore in sofferenza

Unionfood: su IV gamma urge tavolo al Masaf con gdo, settore in sofferenzaMilano, 7 nov. (askanews) – Un tavolo al ministero dell’Agricoltura sulla filiera della IV gamma, il comparto che comprende verdura, ortaggi e frutta freschi conservati in sacchetti pronti all’uso, a cui sieda anche la grande distribuzione. L’obiettivo: “valorizzare una filiera corta e stressata” che oggi “sta soffrendo”. A chiederlo è il direttore generale di Unione italiana food, Mario Piccialuti, in occasione di un’iniziativa del gruppo IV gamma presso lo stabilimento di Ortoromi a Borgoricco, nel Padovano. Una richiesta che lo stesso Piccialuti ha detto di portare avanti ormai da due anni ma che si fa ancora più urgente alla luce degli ultimi dati del comparto: al 30 settembre infatti il fatturato è sceso a 850 milioni di euro, con una perdita che se a a valore è stata dello 0,8%, a volume ha toccato un -5,6% rispetto allo stesso periodo del 2022.

“Chiediamo al governo di metterci intorno a un tavolo”, ha detto spiegando che “si tratta di “un tavolo simile a quello convocato dal Masaf di recente sulla filiera grano-pasta. Riguarda esclusivamente una filiera, in questo caso la IV gamma, ma per quanto ci riguarda deve comprendere anche l’ultimo anello e quindi le rappresentanze della distribuzione”. Il motivo è lo stesso Piccialuti, in rappresentanza del gruppo IV gamma di Unionfood, a chiarirlo: “La grande distribuzione ci deve essere non solo perché ha una quota di mercato e quindi ha un suo interesse attraverso il marchio privato, ma anche perché c’è una gestione di un prodotto deperibile che nelle ultime fasi è affidata proprio a loro”. Oggi la grande distribuzione, attraverso la propria private label, copre il 70% del mercato dei prodotti di IV gamma che ha chiuso il 2022 con un fatturato che ha sfiorato il miliardo. Ed è proprio lei che deve garantire il mantenimento della catena del freddo nelle fasi di commercializzazione, catena del freddo che l’industria raccomanda di rispettare fino al momento del consumo. Oggi, come ha detto Piccialuti, il comparto della IV gamma sta soffrendo. Da una parte l’inflazione e la conseguente erosione del potere d’acquisto delle famiglie che penalizza un prodotto ad alto contenuto di servizio con un prezzo medio che è più alto del corrispondente prodotti di prima gamma, frutta e verdura fresca sfusa. Ma “c’è anche una pressione enorme sul valore della filiera: il rovescio di avere una filiera cortissima come questa è la pressione esercitata sia dall’agricoltura che dalla gdo. Non esiste settore stressato dalla programmazione degli ordini come la IV gamma”. Per l’industria questa difficoltà è in parte imputabile proprio al ruolo della grande distribuzione, forte della sua posizione dominante sul mercato. “Ci sono catene che entro sera ci mandano un pre-ordine con un margine di sicurezza dell’80% sugli ordini e per noi è molto importante – ha detto Cristiano Detratti, ad di Ortoromi azienda associata al gruppo IV Gamma di Unionfood – ma ci sono catene che alle 11 del mattino, ma anche prima di mezzogiorno non hanno mandato gli ordinativi e questo è un problema per noi che abbiamo un importante apporto del lavoro dell’uomo”.

In questa fase di “sofferenza” del comparto, il gruppo IV gamma di Unionfood arriverà al tavolo governativo con una proposta di aggiornamento della della legge 77 del 2011 e della normativa prevista dal decreto ministeriale 3746 del 2014. “Vorremmo portare una proposta di miglioramento, anzi di vero e proprio aggiornamento della legislazione vigente sulla IV gamma”, ci ha spiegato precisando subito che “l’aggiornamento normativo che vogliamo proporre al ministero non fa sconti alla sicurezza e alla qualità, anzi tutti coloro che non si adeguano possono essere tagliati fuori perchè l’obiettivo principale è portare a vantaggio del consumatore tutti gli investimenti in sicurezza e qualità fatti dalle aziende”. Nel dettaglio, la richiesta principale riguarda la vita a scaffale dei prodotti. “Vorremmo che si portasse da sei a otto giorni la shelf life di questi prodotti in modo da ridurre lo spreco alimentare – ha detto – ma ci sono richieste che riguardano anche il processo di lavorazione, come la fase di lavaggio, temi che riguardano il tempo di lavorazione, le temperature di conservazione”. C’è poi un ulteriore punto che sembra di mera nomenclatura ma che nasconde una delle principali innovazioni che negli ultimi anni sta attraversando il settore, quella delle colture idroponiche. “Si sono sviluppate nuove tecniche come l’idroponica, il vertical farming che prevedono una produzione in ambiente chiuso e protetto, senza o poco uso di acqua – ha affermato Piccialuti – quel prodotto per sua natura non viene lavato in vasca come avviene nella IV gamma tradizionale per cui paradossalmente non posso immetterlo sul mercato perchè tecnicamente i prodotti di IV gamma sono lavati e pronti all’uso. Quiindi c’è bisogno di un aggiornamento terminologico che se non avvenisse taglierebbe fuori tutto il vertical farming”.

Oiv: nel 2023 produzione vinicola più bassa degli ultimi 60 anni

Oiv: nel 2023 produzione vinicola più bassa degli ultimi 60 anniRoma, 7 nov. (askanews) – Il 2023 sarà ricordato come l’anno con la più bassa produzione vinicola degli ultimi 60 anni, complici le condizioni meteo avverse pressocchè ovunque: secondo le anticipazioni sui volumi della vendemmia nel mondo rese note oggi dall’Oiv, l’Organizzazione internazionale della vite e del vino, la produzione mondiale di vino (esclusi succhi e mosti) nel 2023 è stimata tra 241,7 milioni di ettolitri e 246,6 milioni, con una stima media pari a 244,1 milioni di ettolitri. Un calo del 7% rispetto al volume già inferiore alla media del 2022. Un dato ancora più basso di quello del 2017, quando la produzione fu di appena 248 milioni di ettolitri.

La stima si basa sulle informazioni raccolte in ventinove paesi, che rappresentavano il 94% della produzione mondiale nel 2022. Sui quantitativi pesa soprattutto il basso volume di produzione dell’Unione Europea, dove Italia, Spagna e Grecia registrano un calo significativo rispetto al 2022 a causa di condizioni climatiche sfavorevoli che hanno portato peronospora e siccità. La Francia diventerà il più grande produttore mondiale nel 2023, con un volume leggermente superiore alla media quinquennale. Eccezione a questo calo generalizzato sono Germania, Portogallo e Romania, che hanno registrato condizioni climatiche favorevoli che hanno portato a volumi nella media o superiori alla media. Bene anche per quanto riguarda gli Stati Uniti, dove secondo le prime previsioni di raccolto il volume di produzione sarà non solo superiore a quello del 2022, ma anche superiore alla media osservata negli ultimi anni.

Nell’emisfero australe, hanno sottolineato oggi in conferenza stampa gli esperti dell’Oiv, i volumi di produzione di vino dovrebbero essere ben al di sotto delle cifre del 2022. Australia, Argentina, Cile, Sud Africa e Brasile sono stati infatti tutti pesantemente colpiti da condizioni meteorologiche avverse e hanno registrato variazioni negative su base annua comprese tra il -10% e il -30%. Fa eccezione la Nuova Zelanda, l’unico paese con un livello di produzione nel 2023 superiore alla media quinquennale. “I dati di quest’anno – spiega Oiv – dovrebbero tuttavia essere presi con cautela, poiché ci sono ancora grandi paesi come la Cina, le cui informazioni non sono ancora disponibili. Inoltre, l’elevata volatilità dei volumi di produzione osservata negli ultimi anni sia a livello nazionale che regionale rende l’esercizio di previsione ancora più difficile”.

Imballaggi, Unionfood: c’è compromesso, fiduciosi su voto in Plenaria

Imballaggi, Unionfood: c’è compromesso, fiduciosi su voto in PlenariaMilano, 7 nov. (askanews) – Un danno per le aziende, per i consumatori e per l’ambiente con un aumento, in primis, dello spreco alimentare. Questo rappresenta per Unione italiana food il nuovo regolamento per gli imballaggi, la cosiddetta Ppwr (packaging and packaging waste regulation) approvata lo scorso 24 ottobre in commissione ambiente del Parlamento europeo e che dal prossimo 20 novembre sarà al vaglio della assemblea plenaria. Su quella votazione tuttavia c’è cauto ottimismo da parte di Unionfood che confida in un emendamento dell’articolo incriminato, il numero 22, che, come specifica l’allegato V, vieta l’uso di imballaggi di plastica monouso per confezioni da meno di 1,5 chili di frutta e verdura fresche, “a meno che non sia dimostrata la necessità di evitare perdite di acqua o turgore, rischi microbiologici o urti”.

“Il 20 novembre spero si possa rimediare con l’ultima votazione, la soluzione di compromesso è stata trovata – ci ha detto Mario Piccialuti, direttore generale di Unionfood – c’è stato un errore nell’ultima votazione ma si deve rimediare perchè se all’articolo 22 di questa proposta di regolamento tolgo tutte le monoporzioni e la quarta gamma arreco un danno enorme sicuramente alle aziende perchè smettono di commercializzare una certa porzionatura ma anche al consumatore”. Un danno quindi per tutto il comparto come la IV gamma che comprende la frutta, la verdura come le insalate e, in generale, gli ortaggi freschi come gli spinaci o le erbette confezionati e pronti per il consumo o per la cottura. Ma il regolamento riguarda anche tutte le monoporzioni “destinati al consumo nei locali del settore alberghiero, della ristorazione e del catering”. “Proviamo a immaginare tutto quello che va al foodservice, dalle bustine di miele alle confetture piccoline – ha osservato Piccialuti – Occorre quindi raggiungere un obiettivo di miglior sostenibilità ambientale ma dobbiamo ricordare che non esiste sostenibilità ambientale che non tenga conto degli altri due paradigmi: sostenibilità economica e sociale. Per esempio quale famiglia comprerebbe una busta da 1,5 chili di prodotti di quarta gamma come l’insalata? Finirebbe sicuramente per sprecarne una parte”. Tutto il comparto IV gamma ha da subito contestato il regolamento europeo dal momento che, per la natura del prodotto specifico messo in commercio, a oggi non può rinunciare all’uso della plastica nel confezionamento. “Non c’è alternativa alla plastica al momento – ci ha detto Cristiano Detratti, amministratore delegato di Ortoromi azienda associata al Gruppo IV gamma di Unionfood – la confezione col film di plastica è essenziale per garantire la qualità e la shelf life del prodotto al consumatore: qualcuno ha provato a usare per esempio il Mater-B ma la durata del prodotto a scaffale scende a quattro giorni perchè il sacchetto si deteriora”. C’è, tuttavia, un fronte su cui Detratti conviene si possa intervenire con una semplificazione ed è quello dei formati, in termini di peso, a oggi presenti sullo scaffale. “Da 60 grammi a un chilo ci sono una trentina di formati, scendere a 15 tipologie di confezioni permetterebbe di ridurre di un 10-15% il consumo di plastica, su questo sono sicuramente d’accordo come produttore della IV gamma”. Ma in questo caso occorre sensibilizzare anche la grande distribuzione che con la marca privata rappresenta circa 70% del mercato della IV gamma. “Noi – ha raccontato Detratti – abbiamo lavorato negli anni perchè il packaging dei nostri prodotti fosse al 100% riciclabile. A oggi oltretutto fino a un 40-50% della plastica utilizzata da noi in azienda per le confezioni è riciclata”. Ma queste azioni, che sono alla base del paradigma del riciclo a cui il regolamento europeo contrappone quello del riuso, non sono state recepite dall’Europa, almeno nella attuale formulazione del provvedimento.

Carloni (Comagri): agricoltura diventi realtà economica robusta

Carloni (Comagri): agricoltura diventi realtà economica robustaRoma, 7 nov. (askanews) – “La resilienza, specialmente in agricoltura, non può essere l’unica risposta. Abbiamo visto che ormai alcune crisi che mettono in discussione più volte i nostri mercati, la nostra capacità produttiva, sono emergenze strutturali. Quindi non si tratta più di resistere o di flettersi, si tratta proprio di creare una attività economica che sia più robusta”. Così il presidente della commissione Agricoltura, il deputato della Lega Mirco Carloni, intervenendo durante la relazione annuale della Fondazione Enpaia, l’ente nazionale di previdenza per gli addetti e per gli impiegati in agricoltura, presentata oggi al Senato.

Dalle relazione annuale è emerso che il valore complessivo del patrimonio nel 2022 è stato pari a oltre 2 miliardi di euro, con un utile di oltre 10 milioni di euro e un rendimento netto complessivo del portafoglio pari ad un +5,03% rispetto al 4,88% del 2021. “La Lega – ha detto Carloni – vuole dare forza al settore agricolo. Ma questa forza non si inventa, si realizza rendendo le aziende più competitive. Il nostro obiettivo è chiaro: combattere la fragilità e la marginalità delle imprese, promuovendo la considerazione e il valore sociale dell’agricoltore”.