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Culatello Zibello: fatturato 2024 cala a 18,5 mln, oltre 50% è preaffettato

Culatello Zibello: fatturato 2024 cala a 18,5 mln, oltre 50% è preaffettatoMilano, 24 feb. (askanews) – Il 2024 per il Culatello di Zibello Dop si è chiuso con un fatturato al consumo di 18,5 milioni di euro, in calo rispetto al 2023 quando aveva superato i 20 milioni di euro. Per la prima volta più della metà del valore arriva dal pre-affettato. Il valore delle vaschette, infatti, non ha mai raggiunto questo libello nei 15 anni dalla fondazione del Consorzio: nel 2024, su 73.550 culatelli sigillati (erano 81.351 nel 2023), 38.004 sono stati destinati al preaffettato, toccando così il 51,6% del totale. Guardando ai dati storici, a volume, solo nell’anno record del 2022 (con 102.591 culatelli marchiati quando la produzione ripartì completamente post Covid) ne erano stati destinati di più, con 40.171. Complessivamente, su un fatturato al consumo di 18,5 milioni di euro, 10,2 arrivano proprio dal preaffettato (nel 2019 erano 7,3) con 1,07 milioni di vaschette immesse sul mercato.


Il 2024 è stato un anno in cui il reperimento di materia prima per il prodotto certificato è stata quantomai difficoltosa, sottolinea il Consorzio. Rispetto al 2023, il calo nelle marchiature è del 9,5%, con 294 chilogrammi destinati rispetto ai 325mila dell’anno precedente. Una contrazione che risente soprattutto dell’aumento dei costi: “Nel 2020, il prezzo medio della coscia di suino con osso era di 3,73 euro al chilo; attualmente, dato 2024, siamo arrivati a 6,08: quasi il doppio – ribadisce Romeo Gualerzi, presidente del Consorzio di tutela del Culatello di Zibello Dop -. Sono quotazioni stratosferiche che si traducono in un inevitabile riduzione dei consumi dovuta a un minor potere di acquisto. Inoltre come Consorzio abbiamo applicato regole ancora più stringenti sul disciplinare, con controlli moderni in grado di garantire maggiori garanzie; applicazioni che in parte riducono la disponibilità di cosce sul mercato”. In ogni caso, secondo Gualerzi, “siamo ben oltre la media storica di 60mila culatelli marchiati: il 2022 ha rappresentato una eccezione, visto che dopo lo stop dovuto dal Covid avevamo esaurito le scorte, e da quest’anno puntiamo a raggiungere gli 80mila. Ma la cosa più importante sarà stabilizzare il mercato. Oltre a intensificare sempre di più l’attività promozionale in Canada, Cina, Giappone e Usa dove il consumo di suini è molto elevato”. Il Consorzio racchiude tutte e 21 le aziende produttrici della Dop (nel 2023 erano 23 stando ai dati del Consorzio) per un comparto da oltre 250 addetti e un fatturato alla produzione di 11,5 milioni di euro, anch’esso in calo rispetto ai 12 milioni di un anno prima. Nei dati economici 2024 inoltre la quota export si attesta su un 25%: i Paesi dell’area UE (in primis Francia e Germania), insieme con la Svizzera, rappresentano l’88% della quota estero, ma cresce anche il Nord America, con Canada e Stati Uniti (6% complessivo), oltre ai paesi asiatici (4%). Infine per quanto riguarda il canale di commercializzazione, il normal trade si conferma quello principale con una quota pari al 60% del comparto, mentre la grande distribuzione organizzata rappresenta il restante 40%.

Cia: bene dati su agricoltura bio ma settore va sostenuto

Cia: bene dati su agricoltura bio ma settore va sostenutoRoma, 24 feb. (askanews) – “I dati dall’analisi sul biologico dall’Osservatorio Sana 2025 sono sicuramente positivi sia in termini di superfici bio che di operatori coinvolti, ma non dobbiamo sederci sugli allori. Il settore va sostenuto e tutelato sia nelle politiche che nelle risorse dedicate alla ricerca e all’innovazione per arrivare ad una Sau (superficie agricola utilizzata) del 25% in tutto il Paese. Penso soprattutto ad alcune filiere nelle quali dobbiamo implementare le quote produttive, riducendone l’import”. Lo ha detto il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, al convegno Rivoluzione Bio, momento di incontro e dibattito sui temi più caldi per la filiera del biologico italiano al Sana Food 2025.


“Le aziende biologiche sono più grandi e più giovani rispetto a quelle convenzionali – sottolinea Fini – la superficie media nazionale delle aziende bio (29 ettari) è quasi il doppio di quella media delle aziende agricole italiane; anche rispetto al tema del ricambio generazionale, la percentuale di aziende bio condotte da giovani è molto più alta rispetto a quella che si registra nel panorama nazionale, anche se ancora molto da fare nelle aree interne perché non c’è omogeneità su tutto il territorio”. Cia sottolinea anche la necessità di una maggiore semplificazione burocratica, come per l’iter autorizzativo delle tecniche di bio-controllo. Tra i tanti indicatori gli positivi c’è anche il consumo fuori casa, rileva Fini, una tendenza che va dunque “consolidata e incoraggiata. Per Cia bisogna, ora, trovare risposte adeguate da un rinnovato quadro di sostegno finanziario da parte dell’Ue e con la contestuale piena attuazione di quanto previsto nel Piano di Azione Nazionale sul Biologico.

Speck Alto Adige Igp, in 2024 +12,8% di produzione certificata

Speck Alto Adige Igp, in 2024 +12,8% di produzione certificataRoma, 24 feb. (askanews) – Un 2024 positivo per lo Speck Alto Adige IGP, che ha visto un incremento del 12,8% della produzione certificata e un’espansione sui mercati internazionali, con il 32,7% della produzione destinata all’export. Germania, Stati Uniti e Francia si confermano i principali mercati esteri, mentre in Italia lo Speck Alto Adige IGP continua ad affermarsi come uno dei salumi più esportati. Inoltre, nel 2024 è stato registrato un aumento delle vendite dello Speck Alto Adige IGP del 3,4% (a volume) rispetto all’anno precedente. E il formato preaffettato cresce del 7,3% rispetto al 2023 con un totale di 46.146.223 confezioni prodotte: nel 2024 il 47% della produzione di Speck Alto Adige IGP è costituito da confezioni preaffettate.


A livello di export, il mercato estero più importante è la Germania, che assorbe il 23,2 % della produzione. Altri mercati di rilievo sono gli Stati Uniti (4,75 %), dove la domanda è cresciuta notevolmente negli ultimi anni, la Francia (2,0 %), la Svizzera (0,9 %) e l’Austria (0,6 %). Inoltre, lo Speck Alto Adige viene commercializzato in oltre venti altri Paesi, tra cui Belgio, Slovenia, Svezia, Paesi Bassi e Canada, che insieme rappresentano circa lo 0,7 % della produzione totale. Il presidente del Consorzio Tutela Speck Alto Adige Paul Recla, spiega in una nota che “l’aumento della produzione IGP e l’espansione nei mercati internazionali confermano l’eccellenza che lo Speck Alto Adige IGP rappresenta oggi, ed è frutto del lavoro e degli investimenti portati avanti dal Consorzio”.


Lo scorso anno un totale di 2.815.390 prosciutti ha ottenuto il marchio di qualità ‘Speck Alto Adige IGP’, ovvero il 42,6% della produzione totale dei produttori riconosciuti dal consorzio, che rappresenta un aumento del 12,8% rispetto al 2023. Ogni anno vengono prodotti circa 2,8 milioni di Speck Alto Adige IGP, per un valore stimato tra i 160 e i 170 milioni di euro. La produzione dello Speck Alto Adige IGP ha mostrato negli ultimi anni una tendenza costante al rialzo. Dopo un significativo aumento tra il 1997 e il 2003, la produzione è rimasta stagnante nei successivi dieci anni. Tra il 2003 e il 2013, la quantità è rimasta pressoché invariata. Negli ultimi anni, tuttavia, si è registrata una crescita continua, ad eccezione del calo nel 2023, che è proseguita anche nel 2024.


Nel 2024 è stato anche lanciato il nuovo portale di certificazione dell’organismo di controllo che consente un monitoraggio preciso della produzione, garantendo trasparenza nella gestione delle certificazioni.

Vino, Vinventions: nel 2024 venduti tre miliardi di tappi

Vino, Vinventions: nel 2024 venduti tre miliardi di tappiMilano, 24 feb. (askanews) – Nel 2024, anno del suo 25esimo anniversario, Vinventions ha annunciato di aver raggiunto un volume complessivo di vendite di tre miliardi di tappi destinati a vini, distillati e olio d’oliva. Questo risultato conferma la capacità di Vinventions di soddisfare le esigenze dei clienti offrendo prodotti affidabili e adatti anche in un contesto economico complesso.


Ricordando che l’anno scorso il mercato europeo ha affrontato contrazione della domanda, maggiore concorrenza, pressioni sui prezzi e un lento smaltimento delle scorte di vini e distillati, l’azienda sottolinea di “aver mantenuto la propria dinamicità, supportando i propri clienti con soluzioni di chiusura innovative, di qualità, competitive e sostenibili”. Nel 2024 i tappi alternativi al sughero Nomacorc hanno registrato una crescita di 45 milioni di unità rispetto all’anno precedente, segnando un aumento della quota di mercato per questo genere di chiusure. Anche la gamma di tappi micro-naturali Subr, “riconosciuta come valida alternativa ai micro-agglomerati di fascia alta”, ha registrare incremento del 50% in volume per il secondo anno consecutivo.


Nonostante il calo generalizzato dei volumi di capsule a vite sul mercato nel 2024, Vinventions “ha dimostrato grande resilienza, come testimoniano le solide performance in Europa dell’Est e in Italia. In Europa dell’Est, la crescita ha portato a un aumento del fatturato del 16%, mentre in Italia le capsule a vite hanno registrato un incremento di 26 milioni di unità vendute”. Durante l’anno da poco concluso, Vinventions ha rafforzato la propria offerta con soluzioni innovative come il Nomacorc Ocean, realizzato con plastica riciclata proveniente dai rifiuti plastici raccolti nelle zone costiere (Ocean-Bound Plastics, OBP), e il Nomacorc Pops che ha ampliato la gamma introducendo una soluzione dedicata agli spumanti.

Marchio biologico boost per imprese sui mercati esteri

Marchio biologico boost per imprese sui mercati esteriRoma, 24 feb. (askanews) – L’adozione di un logo biologico Made in Italy “risulta cruciale per certificare in modo chiaro l’autenticità, la qualità e l’origine dei prodotti bio italiani, non solo oltre confine: il 75% degli italiani ritiene che la presenza di un logo bio italiano rappresenti una garanzia aggiuntiva all’origine del prodotto”. Lo ha detto Silvia Zucconi, Chief Operating Officer Nomisma SpA, nel corso dell’Osservatorio Sana che Nomisma ha presentato oggi a Bologna Fiere per Sana Food 2025 in occasione della prima giornata di Rivoluzione Bio 2025, gli Stati generali del biologico, organizzati in collaborazione con FederBio e AssoBio.


I dati della survey di Nomisma hanno anche rivelato quanto il marchio biologico rappresenti un boost per le imprese italiane nel presidio dei mercati internazionali: “circa 4 su 10 sostengono che il bio abbia molto favorito il posizionamento dell’azienda oltreconfine – ha spiegato Zucconi – ma anche l’origine italiana o territoriale è un fattore di successo indispensabile per imprese e consumatori”. Secondo la survey, ch acquista Bio sceglie prevalentemente in base all’origine del prodotto: il 47% dei consumatori presta attenzione all’origine italiana o locale/km0 (32%) delle materie prime, mentre il 34% cerca la presenza di certificazioni DOP/IGP. Inoltre, aumenta l’interesse per prodotti Bio con confezioni sostenibili (20%) e 100% vegetali (20%).


Se si considerano le categorie di prodotti healthy, il biologico si conferma un driver di scelta, guidando il 22% dei frequent user nell’acquisto di prodotti vegetali. Tra le motivazioni legate all’acquisto delle diverse categorie di prodotti healthy, il biologico conferma le maggiori garanzie in termini di salute (30%), rispetto per l’ambiente (24%) e qualità (12%). La ricerca di attributi salutistici nelle occasioni di consumo fuori casa che emerge dall’indagine realizzata da Nomisma per l’Osservatorio SANA, vede prodotti tipici del territorio e a km0 come il “must have” dell’away from home per circa 9 consumatori su 10. Sul podio anche i prodotti biologici, la cui presenza risulta fondamentale per il 68% degli italiani. Nel complesso il consumatore bio è più esigente e attento rispetto alla scelta del locale e alle caratteristiche di servizio offerte. Oltre a familiarità e consigli di amici e parenti, il consumatore bio valuta in maniera più approfondita la reputazione del luogo scelto per mangiare fuori e l’accoglienza/ambiente del locale.


Rispetto al menù, invece, il consumatore bio ha un forte orientamento verso la ricerca di prodotti freschi e di stagione (per il 48% degli user bio), di piatti semplici e poco elaborati (39%). Le aspettative del consumatore bio però non trovano risposte positive in quella che è l’attuale offerta di prodotti bio presso la ristorazione, soprattutto quella collettiva. Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio, ha ricordato che “negli anni, il biologico è uscito dalla dimensione di nicchia, ma c’è ancora ampio spazio di espansione considerato che molti paesi europei hanno consumi interni superiori rispetto ai nostri. Per questo – ha detto – è importante continuare a dare impulso al settore, con attività di informazione, promozione ed educazione alimentare, a partire dalle scuole. Un sostegno concreto arriverà dal Marchio biologico italiano, che, oltre a favorire la presenza dei prodotti bio nei mercati internazionali, assicura un’immediata riconoscibilità, rafforzando il ruolo degli agricoltori e favorendo la collaborazione tra produzione, trasformazione e distribuzione”.

Divulga: con guerra in Ucraina +21% costi per aziende agricole italiane

Divulga: con guerra in Ucraina +21% costi per aziende agricole italianeMilano, 24 feb. (askanews) – Le aziende agricole italiane con i tre anni di guerra in Ucraina hanno visto aumentare del 21% i costi complessivi per far fronte ai propri consumi intermedi. È quanto rivela il centro studi Divulga in occasione dell’anniversario per i tre anni del conflitto in Ucraina. Il costo per l’energia, ad esempio, è salito del 66% incidendo in modo maggiore sui bilanci delle imprese. Infatti, i consumi energetici e dei concimi rappresentano oggi in media il 25% dei consumi intermedi di un’azienda agricola italiana, mentre prima della guerra il loro peso si aggirava intorno al 20%. A fronte di una riduzione dei volumi utilizzati dalle singole aziende agricole, il valore di tutte le voci di costo principali a bilancio è notevolmente cresciuto.


Ad incrinare la capacità di generare redditi di molte imprese agricole, e quindi ad aggravare la propria sostenibilità economica, l’aumento dei costi per mangimi e spese per il bestiame (+11% in termini monetari) e per i fitosanitari (circa l’8% in più rispetto al 2021) che rappresentano una voce di spesa importante per il settore agricolo italiano (circa 1/3 dei costi aziendali totali). Le quotazioni medie dei principali fertilizzanti hanno subito una crescita esponenziale proprio nel 2022, anno dell’invasione russa (+173% rispetto al 2019). Successivamente c’è stata una progressiva contrazione dei prezzi (in media -45%) ma in ogni caso su valori decisamente più alti rispetto al passato. Ad oggi, le quotazioni medie dei fertilizzanti registrate a gennaio 2025 si attestano su valori medi del 49% superiori al 2019. In rialzo anche le quotazioni del gasolio agricolo, più alti del 22% circa rispetto a prima del conflitto.

Export prodotti agroalimentari bio italiani +7% in 2024 a 3,9 mld

Export prodotti agroalimentari bio italiani +7% in 2024 a 3,9 mldRoma, 24 feb. (askanews) – Cresce l’export di prodotti agroalimentari italiani biologici: nel 2024 ha raggiunto i 3,9 miliardi di euro, con un incremento del +7% rispetto all’anno precedente. Una crescita che segue l’andamento positivo dell’intero settore agroalimentare. E’ quanto emerge dall’Osservatorio Sana che Nomisma ha presentato oggi a Bologna Fiere per Sana Food 2025 in occasione della prima giornata di Rivoluzione Bio 2025, gli Stati generali del biologico, organizzati in collaborazione con FederBio e AssoBio.


Considerando i mercati esteri, dall’indagine Nomisma su 336 imprese italiane emerge come le principali destinazioni per i prodotti Bio siano la Germania, la Francia, la Scandinavia, il Benelux e gli Stati Uniti. Le prospettive per il biologico italiano sui mercati esteri sono decisamente promettenti: circa un terzo delle aziende italiane del settore food & beverage che oggi non esporta Bio, prevede di farlo nei prossimi 2-3 anni. Il binomio Bio-Made in Italy si conferma un fattore di successo, con un’ottima reputazione e percezione sui mercati esteri: per il 49% delle aziende del settore food e il 64% delle aziende del settore wine, l’origine italiana e la notorietà del territorio di produzione rappresentano uno dei principali fattori di successo dell’export Bio sui mercati internazionali.


Per altro, l’Italia è sul podio tra i Paesi produttori Bio di maggiore qualità secondo il consumatore dei principali mercati esteri di riferimento (negli USA il 45% cita proprio il nostro Paese quando pensa al Bio di qualità) ed è elevata la quota di user Bio stranieri interessati al Bio italiano: si va dal 23% del Benelux all’85% registrato nei Nordics.

Agroalimentare bio made in Italy, in 2024 vendite +5,7% a 6,5 mld

Agroalimentare bio made in Italy, in 2024 vendite +5,7% a 6,5 mldRoma, 24 feb. (askanews) – Continua a crescere il biologico italiano: nel 2024 le vendite alimentari di prodotti bio sul mercato interno hanno superato i 6,5 miliardi di euro, con un aumento del 5,7% sul 2023, mentre l’export agroalimentare biologico consolida il suo andamento positivo raggiungendo i 3,9 miliardi di euro (+7% rispetto al 2023). Sono alcuni dei dati dell’Osservatorio Sana che Nomisma ha presentato oggi a Bologna Fiere per Sana Food 2025 in occasione della prima giornata di Rivoluzione Bio 2025, gli Stati generali del biologico, organizzati in collaborazione con FederBio e AssoBio.


A trainare la crescita del mercato sono prevalentemente i consumi domestici che sfiorano i 5,2 miliardi di euro. Si ridimensiona, invece, la crescita del fuori casa osservata nella precedente rilevazione, per un valore complessivo di 1,3 miliardi di euro. La distribuzione moderna (3,3 miliardi di euro, +5,3% rispetto al 2023) si riconferma il primo canale per gli acquisti Bio degli italiani e pesa per il 64% del totale delle vendite legate ai consumi domestici. Iper e supermercati sono i canali che, all’interno della Distribuzione Moderna, veicolano la maggior parte delle vendite Bio superando gli 1,6 miliardi di euro nel 2024. Tra gli altri canali, in forte espansione spiccano i discount con vendite di prodotti biologici pari a quasi 350 milioni di euro, in crescita del + 6% rispetto all’anno precedente. Da segnalare, infine, la performance leggermente negativa dell’e-commerce che segna una flessione del -0,4% a fronte di vendite pari a 75 milioni di euro. Il canale specializzato Bio supera il miliardo di euro nel 2024, segnando un significativo incremento (+9%) rispetto alla crescita più contenuta degli anni precedenti.

Vino, Argea acquisisce WinesU e rafforza posizionamento negli Usa

Vino, Argea acquisisce WinesU e rafforza posizionamento negli UsaMilano, 24 feb. (askanews) – Argea, il principale gruppo privato italiano nel settore vitivinicolo, ha annunciato di aver firmato un accordo vincolante per l’acquisizione del 100% di WinesU, storico importatore statunitense specializzato in etichette italiane e francesi. Questa acquisizione strategica consentirà ad Argea di consolidare la propria posizione negli Stati Uniti, che nel 2024 si sono confermati il mercato principale del Gruppo, con un peso superiore al 30% dell’export complessivo.


Fondata oltre 45 anni fa a Eddystone, Pennsylvania, da Gino Razzi con il nome di Viva Vino Imports, WinesU è un punto di riferimento nell’importazione di vini italiani e francesi per i distributori locali americani. Con un fatturato di circa 35 milioni di euro nel 2024, WinesU “rappresenta un tassello chiave nella strategia di crescita di Argea, contribuendo all’incremento dei ricavi consolidati del Gruppo e rafforzandone ulteriormente la leadership sul mercato”. Il portafoglio prodotti di WinesU comprende 7 Cantine con un totale di 11 etichette. “Questa operazione garantirà ad Argea un accesso diretto al mercato statunitense, rafforzandone la presenza attraverso sinergie strategiche” ha spiegato l’azienda in una nota, in cui si rimarca che “la presenza diretta sul mercato permetterà inoltre di cogliere le nuove opportunità offerte dai trend di consumo negli Usa, ampliare il portafoglio clienti e accelerare la crescita dei propri marchi premium su un mercato in continua espansione”.


L’acquisizione “si inserisce pienamente nella strategia a lungo termine di Argea, che mira a rafforzare il presidio sui mercati esteri, garantendo al contempo un approccio integrato alla gestione della filiera e alla valorizzazione delle denominazioni italiane di eccellenza”. “Si tratta di un passo fondamentale nel percorso di crescita internazionale di Argea, confermando il ruolo strategico degli Stati Uniti, primo mercato per vendite e fatturato” ha commentato Massimo Romani, Ad di Argea, sottolineando che “questo traguardo dimostra ancora una volta la capacità di Argea di crescere e innovare, puntando sulla valorizzazione dei nostri territori e la distribuzione delle eccellenze vitivinicole italiane in tutto il mondo. Siamo lieti di accogliere i nuovi colleghi di WinesU nella famiglia Argea – ha concluso – ed affrontare la gestione della società all’insegna della continuità, confermando pienamente nella gestione operativa il team di persone che ha contribuito al successo del business Usa in questi lunghi e prestigiosi anni”.

Just Eat: l’olandese Prosus lancia Opa da 4,1 miliardi

Just Eat: l’olandese Prosus lancia Opa da 4,1 miliardiMilano, 24 feb. (askanews) – Il gigante europeo delle consegne di cibo a domicilio Just Eat Takeaway.com verrà acquisito dal gruppo di investimento olandese Prosus che ha lanciato un’Opa, interamente in contanti, da 4,1 miliardi di euro. L’offerta valuta le azioni Just Eat 20,3 euro, pari a un premio del 63% rispetto al prezzo di chiusura di venerdì. Il titolo Just Eat ha letteralmente preso il volo alla Borsa di Amsterdam, balzando del 53% a 19,1 euro. Prosus, invece, cede il 6,75% a 42,87 euro.


Prosus, specializzato in investimenti nel ramo tecnologico e la cui maggioranza è in mano alla sudafricana Naspers, detiene già una quota del 28% in Delivery Hero. “Siamo entusiasti dell’ingresso di Just Eat Takeaway.com nel gruppo Prosus e dell’opportunità di creare un campione tecnologico europeo”, ha dichiarato Fabricio Bloisi, Ceo di Prosus e del gruppo Naspers. “Crediamo che l’unione delle forti capacità tecniche e di investimento di Prosus con la posizione di leader del marchio Just Eat Takeaway.com nei principali mercati europei creerà un valore significativo per i nostri clienti, i driver, i partner e gli azionisti”. L’offerta arriva dopo alcuni anni difficili per Just Eat. Come molte altre società di consegna di cibo a domicilio, il prezzo delle azioni dell’azienda è crollato dopo la fine della pandemia di coronavirus, che inizialmente aveva favorito, invece, queste aziende.