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Ispra: 10% emissioni gas serra associate a spreco alimentare

Ispra: 10% emissioni gas serra associate a spreco alimentareRoma, 5 feb. (askanews) – L’8-10% delle emissioni globali di gas serra sono associate al cibo che non viene consumato e la riduzione delle perdite e degli sprechi alimentari è stata identificata come un mezzo essenziale per migliorare la sicurezza alimentare riducendo al contempo la pressione sulle risorse naturali. Lo sottolinea l’Ispra, che ha appena pubblicato l’aggiornamento sullo Spreco alimentare nella nuova base dati degli indicatori 2025, in occasione della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, che si celebra oggi 5 febbraio.


Insomma, anche le perdite e rifiuti alimentari contribuiscono alle emissioni di gas serra e quindi il fatto che quantità sostanziali di alimenti siano prodotti ma non mangiati dagli esseri umani ha impatti negativi sostanziali: ambientali, sociali ed economici. E, rileva Ispra, per affrontare seriamente lo spreco alimentare, “dobbiamo aumentare gli sforzi per misurare il cibo e le parti non commestibili sprecati non solo a livello di vendita al dettaglio e consumatore, ma tracciare la generazione di spreco alimentare nelle fasi iniziali della catena di fornitura di alimenti”. Per quanto riguarda lo spreco in Italia, i risultati dell’indagine indicano che sono sprecati circa due terzi dell’energia alimentare prodotta. Da ciò si deduce che è prodotto il triplo di quanto mediamente è necessario e viene distribuito iniquamente e sprecato. In termini di kcal/persona/giorno c’è un aumento del 17% tra il 2015 e il 2021. A fronte di una riduzione della popolazione del 2,7% lo spreco del Paese (kcal/giorno) aumenta invece del 14%.


Lo spreco edibile negli allevamenti rappresenta la componente maggiore, circa due terzi dello spreco totale, con un’inefficienza del 77% nella conversione in derivati animali. La disponibilità di prodotti animali per il consumo aumenta del 19% fino a circa un terzo di quella complessiva, ben oltre quanto raccomandato dalle Organizzazioni internazionali di tutela della salute. Gli sprechi lungo la filiera tra produzione e consumo aumentano del 6%. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda ONU 2030 indicano di ridurre gli sprechi produttivi e dimezzare quelli nel consumo. Invece i primi crescono del 2%, i secondi aumentano del 9%. Una caloria ogni tre disponibili al consumo viene sprecata nelle fasi di vendita e alimentazione. Inoltre, ogni 5 calorie consumate una è in eccesso rispetto ai fabbisogni medi raccomandati, con una forte crescita del 32%. In Italia, infatti, circa il 43% della popolazione adulta è in sovrappeso o obesa. Principalmente per il consumo di prodotti industriali ultraprocessati a base di cereali, zuccheri, sali e grassi insaturi.


L’impronta ecologica dei sistemi alimentari è da sola pari all’intera biocapacità italiana (possibilità del territorio di rigenerare risorse e trasformare scarti). Lo spreco sistemico ne occupa più del 50% con impatti devastanti su biodiversità, acque, suoli, clima. Ciò in gran parte nelle fasi di produzione intensiva e importazione (60%) più che in quelle di consumo o smaltimento degli sprechi. Ancora, la sicurezza alimentare è intaccata poiché il tasso di auto-approvvigionamento è sotto l’80%, addirittura circa il 50% considerando gli input per allevamenti. Le importazioni sono soprattutto olio di palma e frumento, soia e mais per mangimi, ma ormai anche frutta e verdura in parte non trascurabile. Da notare che produzione e fornitura aumentano ancora proprio grazie alle importazioni industriali, altrimenti sono da considerare in contrazione.


Di converso, rispetto ai sistemi convenzionali, si osserva un miglior uso delle risorse e una riduzione media degli sprechi del 67% nei sistemi alimentari regionali, biologici, a medio-piccola scala, per es. mercati locali degli agricoltori bio. Purtroppo, solo il 3% circa dell’alimentazione riesce a passare stabilmente dalle filiere corte, nonostante incontrino elevata preferenza da parte della popolazione.

Consorzio Parmigiano assegna a Londra i Casello d’oro awards

Consorzio Parmigiano assegna a Londra i Casello d’oro awardsRoma, 5 feb. (askanews) – Ieri sera, martedì 4 febbraio, il Consorzio del Parmigiano Reggiano Dop ha celebrato a Londra la seconda edizione dei Casello d’Oro Awards, il premio dedicato ai 13 caseifici vincitori dei Palii del Parmigiano Reggiano 2024. Durante la serata una giura internazionale ha premiato i tredici vincitori dei Palii 2024 e attribuito due Menzioni speciali per il Parmigiano Reggiano con miglior struttura e per quello con miglior profilo aromatico, entrambe andate al 4 Madonne Caseificio dell’Emilia, stabilimento di Varana di Serramazzoni (provincia di Modena).


Dopo il successo del primo evento, che si è svolto lo scorso marzo presso l’Ambasciata d’Italia a Parigi, l’edizione 2025 si è tenuta al British Museum di Londra alla presenza dell’ambasciatore d’Italia nel Regno Unito, Inigo Lambertini. Il Regno Unito è il quarto mercato estero con oltre 6.500 tonnellate importate all’anno, il cui sell-in 2024 ha segnato una crescita del +17% rispetto all’anno precedente, al di sopra della media globale che si attesta al +13,7%. L’ambasciatore d’Italia nel Regno Unito, Inigo Lambertini, ha dichiarato: “sono particolarmente lieto che il Consorzio del Parmigiano Reggiano abbia scelto Londra come cornice per celebrare un appuntamento così importante come i Casello d’Oro Awards. Per il Parmigiano Reggiano Dop il Regno Unito è infatti, storicamente, un mercato di primaria importanza, dove continua a riscuotere grandi successi nonostante le sfide poste dalla Brexit e dalle nuove regolamentazioni doganali entrate in vigore nel corso dell’anno”.


“Siamo orgogliosi di aver celebrato la seconda edizione dei Casello d’Oro Awards – ha detto Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio – e di aver assegnato il premio ai 13 caseifici che nel 2024 hanno vinto i Palii del Parmigiano Reggiano. La Dop è un prodotto sempre più internazionale, con una quota export che ha quasi raggiunto il 50%. Dopo l’Ambasciata d’Italia a Parigi, sede della prima edizione, abbiamo scelto come palcoscenico dell’evento di ieri lo splendido British Museum di Londra, la capitale del nostro quarto mercato estero, con oltre 6.500 tonnellate importate all’anno e un sell-in 2024 che ha segnato una crescita del +17% rispetto all’anno precedente. Per la nostra Dop, che punta a diventare una marca iconica globale, non è fondamentale solo esportare il prodotto, ma anche la cultura di prodotto”.

Consorzio Cioccolato Modica Igp scommette su Guinea Equatoriale

Consorzio Cioccolato Modica Igp scommette su Guinea EquatorialeRoma, 5 feb. (askanews) – Missione in Guinea Equatoriale del presidente del Consorzio del Cioccolato di Modica IGP Salvatore Peluso, paese sul quale il Consorzio punta per rivitalizzare l’industria nazionale del cacao, promuovendo pratiche sostenibili e assicurando l’immissione in commercio di cacao certificato la cui provenienza non concorre alla deforestazione, come previsto dalla normativa europea.


Proprio la Guinea Equatoriale con molta probabilità, ha spiegato Peluso, diventerà il primo Paese in Africa nel quale potrebbe sorgere la prima fabbrica di pasta amara di cacao, un prodotto destinato in via diretta al mercato del cioccolato di Modica IGP, che rappresenterebbe una risposta ai fenomeni speculativi legati all’aumento del prezzo del cacao, che ha registrato nell’ultimo biennio un incremento di oltre il 120%. Tra gli incontri più importanti quello con la First Lady della Nazione, Constancia Mangue de Obiang, nel corso del quale è stata aperta la strada per una serie di accordi che favoriscano i produttori locali e posizionino il cacao equato guineano in modo più forte nel mercato globale. La premier, spiega il Consorzio, ha sottolineato l’importanza di rafforzare il settore agricolo della produzione di cacao, non solo come motore economico, ma anche come modo per migliorare le condizioni di vita dei piccoli produttori e consolidare l’identità del cacao della Guinea Equatoriale sui mercati internazionali.


All’incontro con la First Lady della Nazione, Constancia Mangue de Obiang, ha partecipato il ministro dell’Agricoltura Juan José Ndong Tom che ha sottolineato l’urgenza per il Paese di adeguare il settore alle esigenze attuali, assicurando che il suo ministero lavorerà per facilitare un quadro normativo e logistico adeguato per attrarre investimenti esteri. Sul tavolo anche un possibile gemellaggio tra la città di Bata, posta nella regione del Rio Muni, considerata capitale politica della Nazione, e la città di Modica.

Da Bmti ricette e video informativi contro spreco alimentare

Da Bmti ricette e video informativi contro spreco alimentareRoma, 5 feb. (askanews) – Ogni mese nuove ricette e video informativi antispreco per aiutare i consumatori a riutilizzare gli ingredienti avanzati e ottimizzare le risorse alimentari, evitando così inutili sprechi. Sono le iniziative annunciate da Bmti in occasione della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare. Ricette e video saranno disponibili da oggi insieme alla Borsa della Spesa settimanale.


“Bmti da qualche anno si impegna nell’informare e sensibilizzare i consumatori sui temi legati al consumo consapevole e alla sostenibilità – spiega Riccardo, Cuomo, direttore generale di Bmti – L’inserimento delle ricette antispreco all’interno del nostro servizio, non rappresenta solo il risparmio economico ma segna un passo ulteriore nel percorso intrapreso da Bmti, che con diverse iniziative orientate alla sostenibilità, conferma l’importanza della collaborazione tra aziende, consumatori e Istituzioni”. Tramite i profili Facebook e Instagram de La Borsa della Spesa, sarà possibile accedere alle ricette e ai video informativi, oltre a tutte le altre informazioni e curiosità nutrizionali, culinarie e sull’andamento dei prezzi che il servizio già offre.

Pro-Gest a Fruit Logistica: +15% produzione packaging ortofrutta

Pro-Gest a Fruit Logistica: +15% produzione packaging ortofruttaRoma, 5 feb. (askanews) – E’ cresciuto nel 2024 del 15% il volume di produzione del packaging destinato al settore ortofrutticolo del gruppo cartario trevigiano Pro-Gest, che in questi giorni è presente a Fruit Logistica a Berlino. A spingere l’aumento di produzione è la crescente domanda di plateaux, vaschette e imballaggi specifici per la quarta gamma. Questi ultimi, progettati per verdure e ortofrutticoli freschi sottoposti a minimi processi tecnologici per garantirne sicurezza e qualità, sono sempre più richiesti per il confezionamento di prodotti pronti al consumo.


A Fruit Logistica Pro-Gest presenta nuove soluzioni per rispondere alle esigenze del mercato con un’attenzione particolare alla personalizzazione ed alla sostenibilità. Nel 2024, secondo i dati Istat elaborati da Fruitimprese, il settore ortofrutticolo italiano ha registrato una crescita significativa nelle esportazioni. Nei primi nove mesi dell’anno, l’export di ortofrutta fresca ha raggiunto 2,79 milioni di tonnellate, con un incremento dell’8,9% in volume e del 5,7% in valore rispetto allo stesso periodo del 2023, superando i 4,2 miliardi di euro. Pro-Gest contribuisce a questo sviluppo con soluzioni innovative nel packaging, tra cui gli imballi Bins di grandi dimensioni, ideali per il trasporto di frutti voluminosi e pesanti come le angurie, realizzati anche con cartone a tre onde. Questa tecnologia avanzata, disponibile solo in pochi stabilimenti specializzati in Italia, tra cui il Cartonificio Fiorentino di Pro-Gest, garantisce maggiore resistenza e minore impatto ambientale.


Oltre alla grande distribuzione, Pro-Gest è attiva anche nel settore e-commerce ortofrutta e nei mercati internazionali tramite imballi progettati per garantire una conservazione ottimale del prodotto e semplificare la logistica e l’export.

Coldiretti: contro spreco di cibo fare spesa a km zero

Coldiretti: contro spreco di cibo fare spesa a km zeroRoma, 5 feb. (askanews) – La spesa a chilometri zero in filiere corte come i mercati contadini o direttamente dagli agricoltori taglia di quasi il 70% lo spreco alimentare dal campo alla tavola rispetto ai sistemi alimentari tradizionali, contribuendo a salvare tasche e ambiente. Ad affermarlo è la Coldiretti, sulla base dei nuovi dati Ispra, diffusi in occasione della giornata per la prevenzione dello spreco alimentare, che ricorre il 5 febbraio. Un appuntamento per sensibilizzare i cittadini, ma non solo, sulla necessità di abbattere le quantità di alimenti che ogni anno finiscono nella spazzatura.


Oltre a ridurre gli sprechi lungo i vari passaggi, le filiere corte – ricorda Coldiretti – avvantaggiano anche i consumatori. I cibi in vendita nei mercati contadini sono più freschi e durano di più e perché non devono percorrere lunghe distanze con le emissioni in atmosfera dovute alla combustione di benzina e gasolio. Un’opportunità peraltro favorita in Italia dalla presenza della più grande rete europea di vendita diretta dei prodotti agricoli, quella di Campagna Amica, con quasi ventimila punti tra fattorie, mercati, agriturismi, ristoranti e orti urbani. Ma ridurre gli sprechi è possibile anche seguendo una serie di accorgimenti, secondo il vademecum elaborato da Campagna Amica. Importante innanzitutto è programmare la propria spesa, magari facendo la tradizionale lista, ma anche prediligendo acquisti ridotti ma più frequenti. La classica maxispesa quindicinale o mensile negli ipermercati aumenta infatti – ricorda Coldiretti – il rischio di ritrovarsi nel frigo prodotti scaduti.


Meglio, poi, prediligere i prodotti di stagione, scegliendo la frutta e le verdure al giusto grado di maturazione e conservandola adeguatamente, senza tenere insieme quella che si intende consumare a breve con quella che si prevede di conservare più a lungo. E lo stesso consiglio vale anche per tutti i cibi in generale. Occorre inoltre controllare sempre l’etichetta – continua Coldiretti – in particolare la scadenza, distinguendo tra “da consumarsi entro” e “da consumarsi preferibilmente entro il…”. Nel primo caso il prodotto va mangiato obbligatoriamente entro la data indicata, mentre il secondo riguarda il termine entro cui il prodotto mantiene le proprietà organolettiche e gustative, o nutrizionali specifiche in adeguate condizioni di conservazione. Al ristorante non ci si deve inoltre vergognare di chiedere la doggy bag, per portare a casa gli avanzi.


Proprio la cucina degli avanzi è diventata negli ultimi anni protagonista di blog e programmi, grazie anche ai cuochi contadini di Campagna Amica che hanno riportato sulle tavole le ricette della tradizione rurale. Ricette che – spiega Coldiretti – non sono solo una ottima soluzione per non gettare nella spazzatura gli avanzi, ma aiutano anche a non far sparire tradizioni culinarie del passato secondo una usanza molto diffusa che ha dato origine a piatti diventati simbolo della cultura enogastronomica del territorio come a ribollita toscana, i canederli trentini, la pinza veneta o al sud la frittata di pasta.

Il 3 giugno a Bologna il congresso nazionale di Terra Viva

Il 3 giugno a Bologna il congresso nazionale di Terra VivaRoma, 5 feb. (askanews) – Si intitola “Coltiviamo il futuro: impresa, partecipazione, sostenibilità” il secondo Congresso nazionale di Terra Viva che si terrà a Bologna martedì 3 giugno. Ad annunciarlo è stato il presidente nazionale Claudio Risso presentando il documento congressuale ai componenti dell’Esecutivo riunito ieri e oggi a Roma. Un incontro che di fatto ha aperto la stagione congressuale che vedrà impegnati nei prossimi mesi dirigenti, delegati e operatori Terra Viva per rinnovare la classe dirigente e indicare le linee guida future dell’associazione dei produttori agricoltori affiliata alla FAI-CISL.


“Il documento – ha spiegato Risso – indica i principi e obiettivi con cui vogliamo costruire un’associazione sempre più performante e al passo con i tempi, in un’ottica di valorizzazione dell’impresa agricola attraverso il rafforzamento delle dinamiche partecipative e dell’attenzione alla sostenibilità, che deve essere insieme ambientale, economica e sociale”. La nuova fase parte con i congressi regionali: il primo sarà quello di Terra Viva Sardegna, che si svolgerà giovedì 27 febbraio, per poi proseguire in tutte le associazioni regionali e concludersi con il Congresso nazionale il 3 giugno a Bologna, presso lo spazio DumBO, dove Terra Viva sarà presente fino al 6 giugno, nell’ambito del congresso della FAI-CISL, anche con il proprio mercato agroalimentare, dove saranno in vendita al pubblico diversi prodotti enogastronomici di associati provenienti da tutta Italia.


“Coltiviamo il futuro – ha affermato Risso – significa riconoscere il valore e il ruolo che abbiamo come agricoltori, come custodi di un sapere che viene dal passato ma che è sempre rivolto al domani. Non siamo solo osservatori dei cambiamenti: noi stessi siamo il cambiamento, siamo noi a trasformare la terra con le nostre mani, a innovare attraverso la tradizione, a portare avanti la cultura dei produttori del Made in Italy e delle loro famiglie, rivendicando un ruolo da protagonisti tanto nella sfida per la sovranità alimentare quanto in quella per la tutela del territorio e il presidio delle aree interne”.

Coldiretti: allarmi alimentari su ortofrutta straniera +30%

Coldiretti: allarmi alimentari su ortofrutta straniera +30%Roma, 5 feb. (askanews) – Con l’aumento del 30% degli allarmi alimentari relativo alla frutta e alla verdura straniere occorre far valere il principio di reciprocità negli scambi commerciali, sia a livello comunitario che extra Ue, per tutelare la salute dei consumatori e l’attività degli agricoltori italiani dalla concorrenza sleale. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Rasff diffusa in vista del salone Fruit Logistica di Berlino, il più importante appuntamento europeo per il settore.


“A Berlino ribadiamo la forza dell’ortofrutta italiana, fulcro della dieta mediterranea, che si basa sulle eccezionali qualità e sulla distintività delle nostre produzioni – spiega in una nota il presidente di Coldiretti Ettore Prandini – Quest’anno abbiamo raggiunto i 12,5 miliardi di export ortofrutticolo tra fresco e trasformato, ma servono misure strutturali per sostenere i nostri produttori. Oggi paradossalmente il problema numero uno è riuscire a realizzare il potenziamento produttivo delle singole colture, ancora prima che vendere. Non possiamo più tollerare che ci siano disparità all’interno dell’Unione Europea sui fitofarmaci autorizzati – aggiunge Prandini – Allo stesso tempo dobbiamo favorire campagne per il consumo di frutta e verdura e per trasformare le mense scolastiche in spazi di educazione alimentare dove promuovere davvero la dieta mediterranea e arrivare ad una promozione istituzionale sui canali digitali e media tradizionali”. Nel 2024 sono scoppiati 165 allarmi relativi ai prodotti ortofrutticoli arrivati in Italia, comprese spezie e frutta secca, contro i 115 registrati nell’anno precedente. Si va dai kiwi argentini ai cachi spagnoli, dai pistacchi iraniani o turchi alle aflatossine alle cipolline e ai fagioli egiziani, dai funghi cinesi ai mirtilli tedeschi, tutti bloccati a causa di problemi che vanno dalla presenza oltre i limiti di pesticidi, molti dei quali vietati in Europa, a quella di Aflatossine, fino a batteri e metalli pesanti.

Ortofrutta, Cia a Fruit Logistica con un talk sul giusto reddito

Ortofrutta, Cia a Fruit Logistica con un talk sul giusto redditoRoma, 5 feb. (askanews) – Cia-Agricoltori Italiani torna a Fruit Logistica, il salone leader per il commercio globale di prodotti ortofrutticoli freschi, a Berlino, in programma da oggi fino a venerdì 7 febbraio, presso la Messe Berlin GmbH.


La Confederazione sarà presente all’interno dell’Italian Fruit Village e porterà in fiera il talk dal titolo “Strategie organizzative per il giusto reddito” oggi 5 febbraio alle 14.30. Il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, dialogherà con il presidente di Italia Ortofrutta, Andrea Badursi e il presidente di Apofruit, Mirco Zanotti. In serata, invece, l’appuntamento in Ambasciata d’Italia a Berlino per la tavola rotonda “Le sfide del settore dell’ortofrutta tra competitività e internazionalizzazione”, evento sponsorizzato dalle principali organizzazioni agricole italiane tra le quali Cia.


Infine, giovedì 6 febbraio alle 11, il presidente Fini sarà relatore nel convegno promosso da Italian Fruit Village “L’aggregazione come strategia di sviluppo per la filiera ortofrutticola”.

Confcooperative: produzione kiwi dimezzata in 10 anni, agire ora

Confcooperative: produzione kiwi dimezzata in 10 anni, agire oraRoma, 5 feb. (askanews) – E’ urgente una moratoria quinquennale sulle sostanze attive in modo che si possa riprendere la produzione italiana di kiwi, che negli ultimi 10 anni si è dimezzata. E’ il messaggio lanciato a Fruit Logistica a Berlino dal presidente di Fedagripesca Confcooperative Raffaele Drei, che ha avanzato la richiesta all’Europa di una moratoria di cinque anni sul processo di revoca dei principi attivi.


“L’ortofrutta è il settore più esposto agli effetti dei cambiamenti climatici. Per continuare a salvaguardare gli attuali livelli produttivi occorre una chiara inversione di tendenza rispetto al drastico calo delle sostanze attive autorizzate, indispensabili per la difesa delle colture – ha detto Drei – La limitazione dei principi autorizzati ha visto in questi anni i nostri produttori nella impossibilità di contrastare le diverse fitopatie causate dai cambiamenti climatici che hanno colpito gli alberi da frutta”. Negli ultimi dieci anni una coltura come il kiwi, che è strategica anche sui mercati internazionali, si è dimezzata. Le pere sono passate dalle quasi 800.000 tonnellate del 2015 al minimo storico delle 184.000 del 2023. “Lanciamo quindi oggi da Berlino la richiesta all’Europa di una moratoria di cinque anni sul processo di revoca dei principi attivi, richiesta intorno alla quale intendiamo cercare la più ampia convergenza da parte dell’intero mondo agricolo e della politica”.


Secondo un recente rapporto curato da Aretè per Agrofarma, oggi in Italia ci sono circa 300 sostanze attive approvate, che rappresentano il 75% in meno rispetto alle oltre 1.000 sostanze attive disponibili 30 anni fa. Non solo: dal 2014 ad oggi il numero delle sostanze attive revocate ammonta a 82, di cui più del 70% era utilizzato proprio per la difesa di frutticole e orticole. E ancora più significativo è il fatto che soltanto l’1% degli agrofarmaci autorizzati prima del 2000 siano ancora oggi disponibili in Italia: più dell’83% degli agrofarmaci sul mercato italiano è stato infatti approvato a partire dal 2011. Sono circa 30 le sostanze attive a rischio revoca nel prossimo triennio, di cui 12 sono candidati alla sostituzione, ed andranno ad impattare su colture strategiche del nostro paese, come mele e pere, pomodori, kiwi, uva da tavola.


Anche la spesa nel nostro Paese per i prodotti fitosanitari si è fortemente ridotta nell’ultimo decennio. Se si confronta il triennio 2020-22 con il 2011-13, si nota come le vendite di principi attivi nel nostro paese abbia registrato una contrazione del 19%, la riduzione più consistente tra i Paesi analizzati e ben al di sotto rispetto alle media UE-27. “Nonostante ciò, sul tema l’Europa non sembra avere una inversione di tendenza”, denuncia Drei. Sono più di 200 le sostanze attive attualmente in fase di rinnovo da parte dell’UE e ci sono forti pressioni per la loro revoca. Le normative comunitarie troppo restrittive per chi fa ricerca e innovazione di fatto sono disincentivanti per molte multinazionali che quindi di fatto non investono più per studiare nuove soluzioni”. E il numero di sostanze attive approvate è destinato a subire un’ulteriore diminuzione: si stima che nei prossimi dieci anni rimarranno in Europa solo 115 sostanze, dalle 234 presenti nel 2022. Tutto questo mentre in molti Paesi extra-Ue come l’America Latina il numero delle sostanze autorizzate è in continuo aumento.


“Se vogliamo difendere la competitività delle aziende del settore ortofrutticolo e continuare a presidiare i mercati internazionali con quantitativi importanti di prodotto, non c’è altra strada se non l’interruzione di questo trend attraverso una urgente moratoria di cinque anni sulle attuali revoche. Altrimenti c’è il serio rischio di doverci abituare a vedere nei nostri piatti un bel numero di prodotti provenienti da altri continenti”, ha concluso Drei.