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Coldiretti: arrivare a 6 mln investimenti tech in agricoltura

Coldiretti: arrivare a 6 mln investimenti tech in agricolturaRoma, 30 gen. (askanews) – Raddoppiare gli investimenti sull’innovazione e la digitalizzazione delle campagne, portandoli a 6 miliardi di euro nei prossimi cinque anni, per aiutare le imprese a contenere i costi di produzione e contrastare i cambiamenti climatici. E’ l’appello lanciato dalla Coldiretti alla Fieragricola Tech di Verona, dove oggi alle 13 si terrà un incontro sul tema alla presenza, tra gli altri, del presidente Ettore Prandini e del segretario generale Vincenzo Gesmundo. Nello stand D1 del Palaexpo è stata allestita una mostra sulle principali innovazioni create per la protezione delle colture e l’ottimizzazione della gestione aziendale e dei fattori produttivi.


Le tensioni internazionali che si riflettono sui principali fattori di produzione, dall’elettricità al gasolio fino ai fertilizzanti, unite agli effetti delle calamità che negli ultimi tre anni sono costate 20 miliardi all’agricoltura italiana, ricorda Coldiretti, e rendono sempre più necessaria la messa in campo di strategie per proteggere le colture e contenere i costi, proprio a partire dalla digitalizzazione dell’agricoltura. Secondo l’analisi Coldiretti sugli ultimi dati Smart Agrifood, si registra una crescita del 19% nel fatturato delle tecnologie 4.0 e 5.0 per l’agricoltura in un solo anno, con oltre 2,5 miliardi di euro di investimenti. Attualmente, le aree agricole che impiegano strumenti avanzati coprono oltre 1 milione di ettari, pari al 9% del totale.


A Fieragricola Tech è stato presentato anche il nuovo Polo Digitale promosso da Coldiretti Next nell’ambito del Pnrr, con il via al primo grande censimento sul livello digitalizzazione delle imprese agricole italiane. Un progetto mai realizzato prima in Europa, che prevede il coinvolgimento di circa diecimila aziende e punta a dare una svolta verso l’alfabetizzazione informatica dell’agricoltura italiana, con attività mirate di orientamento tecnologico innovativo. Un ruolo centrale nello sviluppo dell’Agricoltura 4.0 è ricoperto dall’Ai, l’intelligenza artificiale. Secondo un’analisi Coldiretti, entro il 2030 un’azienda agricola italiana su cinque adotterà strumenti di gestione direttamente basati su questo sistema. Un uso positivo e importante dell’intelligenza artificiale che mette stavolta d’accordo la stragrande maggioranza dei cittadini. I dati Coldiretti/Censis affermano che oltre l’89% degli italiani ritiene prioritaria la realizzazione di investimenti pubblici con particolare attenzione a quelli per finanziare nuove tecnologie, inclusa l’Ai, specificamente orientati a potenziare l’agricoltura italiana, considerata un settore vitale.

De Cecco: assoluzione con formula piena su vicenda origine grano

De Cecco: assoluzione con formula piena su vicenda origine granoMilano, 29 gen. (askanews) – Il tribunale di Chieti ha assolto con formula piena per insussistenza del fatto la De Cecco di Fara San Martino e il suo presidente, il cavaliere Filippo Antonio De Cecco nonchè il suo braccio destro, il direttore degli acquisti e l’allora direttore della qualità, accusati di frode in commercio sull’origine del grano utilizzato per la pasta, nell’ambito di una vicenda giudiziaria iniziata cinque anni fa.


“La sentenza, che era attesa e non ci stupisce, conferma la correttezza del nostro operato”, fa sapere in una nota la F.lli De Cecco alla notizia dell’assoluzione con formula piena per insussistenza del fatto emessa dalla giudice del Tribunale di Chieti. “Dopo cinque anni si chiude un capitolo doloroso che ha rischiato di mettere in discussione, senza fondamento, la serietà e l’integrità del nostro lavoro. La trasparenza aziendale, che si rispecchia nei nostri processi produttivi, è stata evidenziata già dalla requisitoria del pubblico ministero che aveva chiesto l’assoluzione per il presidente del cda Filippo Antonio De Cecco, il direttore degli acquisti Mario Aruffo, l’ex direttore della qualità Vincenzo Villani e la Fratelli De Cecco Spa”. “La prova dell’insussistenza del reato era presente nelle carte dell’indagini, che mettevano in rilievo come la nostra azienda abbia acquistato il grano guardando non i costi, ma l’alta qualità costante nel tempo – prosegue la nota – Da sempre, infatti, ci impegniamo per garantire l’altissima qualità del grano utilizzato e la massima trasparenza nei confronti dei consumatori, valori che guidano ogni giorno il lavoro di De Cecco”.

Chiusa la stagione contratti provinciali agricoli: 95 su 95

Chiusa la stagione contratti provinciali agricoli: 95 su 95Roma, 29 gen. (askanews) – Con la firma, oggi, del contratto provinciale di lavoro (Cpl) di Rieti, si conclude una stagione di rinnovi che, nel corso di un anno, ha portato Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil a sottoscrivere 95 contratti provinciali che interessano un milione di lavoratori agricoli italiani. Ne danno notizia la segretaria generale della Uila-Uil Enrica Mammucari e il segretario nazionale Gabriele De Gasperis che sottolineano in una nota l’importanza e il significato di questo rinnovo.


“L’accordo di Rieti – spiegano Mammucari e De Gasperis – chiude una stagione di rinnovi che ha portato nelle tasche dei lavoratori, per il biennio economico 2024-25, un aumento medio delle retribuzioni superiore al 6%; un risultato importante che dà una risposta adeguata alle richieste sindacali dopo una stagione di inflazione che ha eroso il potere d’acquisto dei lavoratori. Questi rinnovi – spiegano – hanno introdotto numerose novità normative che hanno ampliato le tutele a favore di una fascia di lavoratori tra i più fragili del nostro panorama produttivo e hanno rafforzato il ruolo degli enti bilaterali agricoli territoriali (Ebat) che erogano prestazioni essenziali, spesso complementari a quelle erogate dallo Stato”. “La chiusura di questa stagione contrattuale è importante -proseguono Mammucari e De Gasperis – anche perché ha confermato il valore e la vitalità del nostro modello contrattuale e del sistema di relazioni costruito con le controparti. Ci auguriamo che il risultato ottenuto possa ispirare le parti sociali anche in vista del prossimo rinnovo del contratto nazionale di lavoro del settore agricolo, che scadrà tra pochi mesi, affinché possa svolgersi e concludersi nei giusti tempi, dando risposte adeguate alle richieste delle lavoratrici e dei lavoratori che, non va dimenticato, sono i protagonisti, insieme alle imprese, del successo del Made in Italy agroalimentare”.

Il gelato italiano piacce al 63,5% degli stranieri

Il gelato italiano piacce al 63,5% degli stranieriRoma, 29 gen. (askanews) – Il gelato si conferma un piacere irrinunciabile in ogni periodo dell’anno e gli italiani sono riusciti a esportare questa abitudine oltre i confini del Bel Paese, come dimostrato dall’indagine di AstraRicerche per l’Istituto del Gelato Italiano, dal 1991 tutela e promuove la cultura del gelato confezionato italiano, garantendo alti standard qualitativi attraverso un Codice di Autodisciplina Produttiva.


Il sondaggio ha coinvolto oltre duemila persone, tra i 18 e i 65 anni, abitanti di Stati Uniti, Regno Unito, Spagna, Francia e Germania, per analizzare le loro abitudini di consumo di gelato. La ricerca conferma la naturale popolarità estiva del gelato: durante la bella stagione, il 59,3% degli intervistati lo consuma con frequenza settimanale, con il 29,8% che lo mangia 1-2 volte a settimana e il 29,5% che lo consuma 3 o più volte. Sebbene in inverno il consumo sia meno frequente, quasi due terzi degli intervistati (63,5%) continua a gustarlo almeno una volta al mese, soprattutto nei Paesi più freddi – contrariamente alle aspettative – come Germania, Regno Unito e USA, dimostrando un apprezzamento trasversale per genere ed età.


All’estero, non sembra influire sul consumo la differenza tra lo stare in casa o fuori: il 45,4% dichiara di mangiarlo in egual misura in entrambe le situazioni. Inoltre, il gelato resta sinonimo di convivialità: il 43,8% lo associa a momenti con amici e persone care. Il gusto personale è cruciale nella scelta del gelato, ma altri elementi giocano un ruolo importante. Nella mente dei consumatori, il gelato è varietà: per l’83,2% degli intervistati esistono gusti adatti ad ogni esigenza, per l’81,7% il gelato è un classico intramontabile e piace a tutti (78,2%). Il 77% apprezza il fatto che sia sempre a disposizione, grazie alla lunga conservazione in freezer, così come piace la varietà dei formati esistenti (75,3%). Emerge anche la consapevolezza di aspetti positivi legati al consumo: per il 53,8%, infatti, mangiare gelato ha effetti benefici sul corpo e per il 44,7% può far parte tranquillamente di una corretta alimentazione, se consumato nelle giuste dosi.


Il sondaggio ha esplorato anche il peso dell’italianità del prodotto nella scelta. Il 62,1% degli intervistati, per riconoscere un gelato come italiano, ritiene fondamentale che sia prodotto secondo ricette tradizionali, mentre il 32,6% privilegia un prodotto di un’azienda italiana o realizzato in Italia (31,6%). Poco rilevante per la scelta del gelato è l’aspetto della confezione che richiama l’Italia, che interessa solo il 17%. Il 76,6% degli intervistati sceglie il gelato italiano per il suo sapore unico, seguito dalla cremosità e consistenza vellutata (75,2%), dall’alta qualità delle materie prime (67,3%) e in quanto prodotto simbolo del Made in Italy (63,5%). Il gelato italiano è inoltre percepito come sano e genuino (56,1%). In generale, su 10 gelati consumati, da 4 a 6 sono italiani per il 33,6% degli intervistati, mentre il 27,1% sceglie il gelato italiano abitualmente in 7 casi su 10.


L’esperienza positiva del gelato italiano si amplifica per chi visita il nostro Paese. Sebbene il 43,8% degli intervistati non abbia mai viaggiato in Italia, tra chi lo ha fatto, il gelato confezionato è stato scelto dal 68,1% degli intervistati. Gli americani, in particolare, mostrano una predilezione per il gelato confezionato proprio quando viaggiano nel Belpaese.

Confcooperative E.R. a Bruxelles incontra Fitto e Foti

Confcooperative E.R. a Bruxelles incontra Fitto e FotiRoma, 29 gen. (askanews) – Transizione ecologica, inclusione e sostenibilità ma anche agroalimentare, credito, welfare, casa e appalti. Sono tra i temi trattati durante la visita istituzionale, tenutasi ieri e oggi, del Consiglio di presidenza di Confcooperative a Bruxelles in occasione dell’Anno Internazionale delle Cooperative proclamato dall’Onu per il 2025. Presente nella delegazione anche il presidente di Confcooperative Emilia Romagna, Francesco Milza, insieme ai cooperatori emiliano-romagnoli membri del Consiglio di presidenza nazionale.


I rappresentanti di Confcooperative hanno incontrato Raffaele Fitto, vicepresidente della Commissione Europea; Tommaso Foti, ministro per gli Affari Europei, per il Sud, le Politiche di coesione e per il PNRR; Sandra Gallina, nuovo capo della Direzione Generale per la salute e la sicurezza alimentare; Francesco Corti, membro del Gabinetto della Commissaria Roxana Mînzatu, vicepresidente esecutiva della Commissione Europea e commissario europeo per le competenze, l’istruzione, la cultura, il lavoro e i diritti sociali; l’ex presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta, che ha parlato del suo rapporto “Molto più di un mercato”. Altri incontri sono avvenuti con alcuni europarlamentari italiani dei vari schieramenti. “Abbiamo apprezzato molto l’assegnazione di una delega specifica per l’Economia Sociale al Commissario europeo Roxana Mînzatu – ha detto Milza – a sottolineare l’importanza di un ambito in cui ci riconosciamo pienamente: non a caso la Regione Emilia-Romagna è stata la prima e unica istituzione nel panorama nazionale ad assegnare, su nostro impulso, una delega all’Economia Sociale all’interno della sua Giunta, in particolare al vicepresidente Vincenzo Colla”.


L’Economia Sociale rappresenta una componente fondamentale dell’economia europea con 4,3 milioni di imprese e oltre 11,5 milioni di occupati, e le cooperative ne sono parte integrante con 4,5 milioni di occupati. Di questi 1,3 milioni sono occupati dalla cooperazione italiana e circa la metà di loro lavora nelle 16.500 imprese associate a Confcooperative, che rappresentano il 4% del PIL. “Le cooperative sono un grande strumento di coesione sociale – conclude Milza – e possono giocare un ruolo chiave nel presidio e nella valorizzazione del territorio. Ma non solo. A Bruxelles abbiamo ribadito la necessità di perseguire policy di sviluppo legate alla sostenibilità oltre che alla competitività, tenendo conto dei livelli di specificità che il mondo della cooperazione esprime nei diversi settori che tocca, dall’agricolo al sociale passando per la casa e gli appalti, contribuendo a dare valore aggiunto a tutte le nostre comunità”.

Le nuove frontiere della zootecnia di precisione a Fieragricola

Le nuove frontiere della zootecnia di precisione a FieragricolaRoma, 29 gen. (askanews) – Impiegato per la prima volta negli anni Settanta durante la missione Apollo 13, il Digital Twin – modello di rappresentazione digitale di una entità fisica, secondo il principio del “mirroring”, cioè dello specchio, approda in zootecnia, allo scopo di “favorire i processi decisionali nella prevenzione delle malattie, ottimizzare la cura degli animali e la gestione dell’alimentazione, migliorare gli aspetti legati alla salute e al benessere animale, aumentare la produttività, ridurre i costi per gli allevatori, accrescere la sicurezza alimentare e la qualità dei prodotti, gestire in modo più sostenibile i processi produttivi”.


Non è fantascienza e le prime sperimentazioni le sta conducendo l’Università di Milano, con riferimento al controllo dell’illuminazione in sala di mungitura, come illustrato dal professor Francesco Maria Tangorra, docente di Tecnologie informatiche ed elettroniche applicate alla zootecnia alla Facoltà di medicina veterinaria all’Università di Milano. Il professor Tangorra ne ha parlato al convegno “Zootecnia di precisione, nuovi trend”, organizzato da Veronafiere ed Edagricole nel primo giorno di Fieragricola Tech, rassegna in programma oggi e domani, con focus specifici su digital farming, robotica, smart irrigation, energie rinnovabili e biosolution. L’ateneo milanese sta lavorando, come detto, su un Digital Twin di una sala di mungitura, “così da simulare i consumi energetici, visualizzare l’interazione della luce con gli elementi strutturali, simulare prestazioni illuminotecniche, ma anche prevedere il contributo della luce naturale al diverso illuminamento delle aree della stalla, con l’obiettivo di modulare l’illuminazione artificiale in base alla quantità di luce naturale”, ha reso noto il professor Tangorra.


Una interessante frontiera del Digital Twin, inoltre, potrebbe trovare applicazione nell’ambito della biosicurezza, in chiave di lotta all’antimicrobico resistenza, che è una delle grandi sfide emerse durante i vertici del G7 Agricoltura. “La possibilità di simulare attraverso una controparte digitale l’evoluzione di una malattia o di un’epidemia è fondamentale – sostiene il professor Tangorra – perché ci permette di simulare quelle che sono le azioni di contenimento e stimare se l’approccio seguìto può portare più o meno velocemente alla risoluzione del problema sanitario”. Una marcata accelerazione potrebbe verificarsi nei prossimi cinque anni, grazie all’ingresso in zootecnia di giovani imprenditori. “Mi aspetto che il ricambio generazionale e l’ingresso dei giovani in agricoltura possa portare nei prossimi cinque anni ad una maggiore diffusione dei sistemi digitali, superando magari quelle difficoltà attuali che oggi riguardano l’interoperabilità piena tra i diversi sistemi – conclude il professor Tangorra – Non dobbiamo tuttavia dimenticare che l’automazione, la sensoristica, l’implementazione di tecnologie avanzate non saranno elementi sufficienti a garantire la crescita, perché al centro dello sviluppo dovrà comunque rimanere l’uomo”.

Oggi a Fieragricola Tech focus su ruolo dati raccolti in campo

Oggi a Fieragricola Tech focus su ruolo dati raccolti in campoRoma, 29 gen. (askanews) – “L’ingresso nel settore della Big Tech come Google, Amazon e altri player di rilevanza mondiale potrebbe accelerare la diffusione dell’innovazione digitale e superare i problemi di frammentazione e di interoperabilità, cioè di condivisione e comunicazione di informazioni che vengono raccolti in agricoltura e lungo la catena di approvvigionamento. Non sappiamo se e quando si affacceranno al sistema agroalimentare, ma l’impatto sarà dirompente”. Lo ha detto il professor Gianluca Brunori, ordinario di Economia Agraria all’Università di Pisa e coordinatore del Comitato consultivo sulla digitalizzazione in agricoltura, intervenendo a Fieragricola Tech, la rassegna di Veronafiere in programma oggi e domani, con focus specifici su digital farming, robotica, smart irrigation, energie rinnovabili e biosolution.


“Quello dei dati in agricoltura è un mercato in crescita con potenzialità molto interessanti per tutta la filiera agroalimentare – ha specificato Brunori – La sfida per l’agricoltura è quella di garantire la proprietà e la condivisione dei dati, il loro utilizzo lungo la catena di approvvigionamento, superando le difficoltà di interoperabilità fra strumenti di rilevazione e raccolta, ma anche i rischi di cyber-attacchi, per i quali è necessario prevedere risorse specifiche per garantire la sicurezza”. Tema cruciale, parlando di dati in agricoltura, è la proprietà degli stessi e il loro utilizzo. “A livello comunitario il Data Act, che entrerà in vigore in Ue il prossimo novembre, definisce i soggetti legittimati ad utilizzare i dati su base contrattuale, garantisce il diritto di accesso ai dati generati dall’uso di prodotti o servizi correlati alla loro raccolta – ha proseguito Ivano Valmori, ceo di Image line – In futuro saranno i dati l’elemento chiave in grado di assicurare le erogazioni dei fondi pubblici in agricoltura, per questo la loro importanza sarà sempre più strategica”.


Il digitale in agricoltura ammonta a 10 miliardi a livello mondiale, in crescita costante e con la prospettiva di raggiungere a livello mondiale il valore di 30 miliardi nel 2027. Fra i driver che invitano le imprese agricole ad investire nel digitale la sostenibilità economica e ambientale, l’esigenza di fronteggiare in Europa e Nord America la carenza di manodopera specializzata, la possibilità di ridurre gli input e migliorare gli interventi in agricoltura e la tracciabilità grazie al ruolo dei dati raccolti in campo.

E-R raddoppia indennità compensative per imprese agricole montane

E-R raddoppia indennità compensative per imprese agricole montaneRoma, 29 gen. (askanews) – Contributi unitari ad ettaro più alti alle imprese agricole di montagna e delle altre zone della regione con svantaggi naturali, e poi ancora un incremento della dotazione per i bandi dedicati alla produzione integrata e dell’aliquota di sostegno per gli agricoltori che investono nel miglioramento del benessere degli animali in allevamento. Sono alcune delle proposte di modifica al Complemento di programmazione per Sviluppo Rurale dell’Emilia-Romagna 2023- 27 a cui la Regione Emilia Romagna ha dato il via libera nell’ultima seduta di Giunta, con la finalità di riallocare le risorse a disposizione per meglio soddisfare le esigenze emerse durante l’attuazione del Piano.


Complessivamente le risorse riallocate ammontano a quasi 10 milioni di euro, sul totale della dotazione complessiva del Complemento di programmazione per Sviluppo Rurale dell’Emilia-Romagna 2023- 2027, che verranno utilizzati per potenziare le linee di intervento che necessitano di un maggiore fabbisogno. “Le proposte di modifica approvate rappresentano un passaggio fondamentale per sostenere il reddito e la competitività delle aziende agricole che operano in montagna e nelle altre zone svantaggiate della regione – spiega in una nota l’assessore all’Agricoltura Alessio Mammi – Con queste misure rafforziamo il supporto agli agricoltori che operano in questi contesti difficili, compensando i costi più elevati e le difficoltà produttive che caratterizzano queste zone e il divario economico rispetto alle zone ordinarie”.


Di particolare rilievo la misura che prevede l’aumento del sostegno agli agricoltori che operano in montagna e nelle zone con svantaggi naturali, in considerazione del divario di reddito rispetto a quelli operanti in zone ordinarie e della tendenza allo spopolamento delle aree caratterizzate da svantaggi naturali, anche a seguito degli eventi franosi che hanno colpito il territorio montano e collinare emiliano-romagnolo nell’ultimo periodo. Il supporto alle aziende che hanno sede in queste zone avverrà in due modi. In primo luogo, è previsto l’aumento delle indennità compensative ad ettaro nelle aree svantaggiate montane e non montane per sostenere il reddito degli agricoltori. Per le aziende in zone montane l’importo massimo riconoscibile ogni anno per ettaro di superficie passa da 200 a 300 euro per le imprese agricole zootecniche e da 125 a 200 per le altre imprese.


Per quanto riguarda le aziende collocate in altre zone naturalmente svantaggiate. L’importo massimo riconoscibile per ettaro di superficie agricola per anno passa da 60 a 150 euro. L’altro fronte di intervento riguarda il ricambio generazione e gli aiuti ai giovani agricoltori che decidono di stabilirsi in queste aree. Il contributo per l’insediamento passa da 60mila a 70 mila euro. Per quanto riguarda il bando destinato al sostegno della produzione integrata, vista l’alta mole di domande attese, la dotazione prevista passerà da una cifra superiore ai 17 milioni di euro a circa 23 milioni, in modo da poter sostenere impegni annuali per 7.7 milioni. Infine, sul tema del benessere animale, aumenterà anche l’aliquota di sostegno per incoraggiare maggiormente gli allevatori ad intraprendere investimenti volti al miglioramento del benessere degli animali negli allevamenti, che passerà dal 65% al 70%.

Efsa: identificate 34 mutazioni virus influenza aviaria

Efsa: identificate 34 mutazioni virus influenza aviariaRoma, 29 gen. (askanews) – Gli esperti dell’Efsa hanno identificato 34 mutazioni genetiche che potrebbero aumentare il potenziale di diffusione dei virus dell’influenza aviaria agli esseri umani. Utilizzando un approccio One Health, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) hanno pubblicato un parere scientifico che valuta le mutazioni del virus dell’influenza aviaria e il potenziale di questi virus di diffondersi agli esseri umani, insieme a raccomandazioni per i settori della salute pubblica e animale.


I virus dell’influenza aviaria rappresentano infatti una minaccia crescente, con il potenziale di adattarsi agli esseri umani e innescare future pandemie. E già nel 2024, i virus dell’influenza aviaria “hanno ampliato la loro portata, infettando specie precedentemente non colpite”, spiega Bernhard Url, direttore esecutivo facente funzione dell’EFSA. Il parere scientifico identifica anche come l’adattamento dei virus dell’influenza aviaria ai mammiferi possa essere guidato da fattori quali mutazioni genetiche, la miscelazione di materiale genetico tra virus e l’interazione con la risposta immunitaria dell’ospite, insieme a fattori estrinseci che possono aumentare le possibilità di trasmissione agli esseri umani, come attività umane e cambiamenti ambientali che aumentano il contatto tra fauna selvatica, pollame, bestiame ed esseri umani. L’agricoltura intensiva, le scarse pratiche di biosicurezza, la deforestazione, l’urbanizzazione e il commercio globale amplificano il rischio di ricadute dagli animali agli esseri umani.


Insieme al parere scientifico, le agenzie hanno anche sviluppato una guida su come indagare e controllare i focolai di influenza aviaria che colpiscono sia gli esseri umani che gli animali, utilizzando un approccio One Health coordinato.

Il Gruppo Alegra porta l’ortofrutta italiana a Berlino

Il Gruppo Alegra porta l’ortofrutta italiana a BerlinoRoma, 29 gen. (askanews) – Il Gruppo Alegra si prepara ad una nuova edizione di Fruit Logistica, la kermesse dedicata al settore ortofrutticolo, andrà in scena a Berlino dal 5 al 7 febbraio. Le tre aziende del Gruppo – Alegra, Brio e Valfrutta Fresco – saranno presenti con i dirigenti e i team specializzati nei mercati esteri nello spazio collettivo organizzato da CSO Italy.


“Il particolare scenario economico in cui versa la Germania, da sempre uno dei nostri primi mercati di riferimento oltre i confini nazionali, rende ancora più sfidante il contesto attuale – spiega in una nota Mauro Laghi, direttore generale di Alegra e Responsabile Commerciale di Brio – ecco perché sarà ancora più importante incontrare i nostri clienti esteri”. A Berlino il Gruppo Alegra presenterà la propria gamma di prodotti convenzionali, premium e biologici e attenzione particolare sarà dedicata a Dulcis, il kiwi verde premium 100% italiano sviluppato da New Plant e commercializzato da Alegra con i partner Apofruit e Orogel Fresco. “Nel suo primo vero anno di commercializzazione, Dulcis ha raccolto riscontri commerciali straordinari, dimostrando di soddisfare le esigenze dei consumatori più esigenti grazie a un gusto unico e a standard qualitativi eccellenti – commenta Laghi – A Berlino condivideremo i risultati ottenuti e le strategie per continuare a valorizzare questa varietà innovativa sui mercati internazionali, sempre più orientati alla qualità e alla sostenibilità”.