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Ucraina, 13 Paesi non firmano il documento finale del summit per la pace in Svizzera

Ucraina, 13 Paesi non firmano il documento finale del summit per la pace in SvizzeraMilano, 16 giu. (askanews) – Sono 13 i Paesi che non firmano il documento finale del summit per la pace in Ucraina organizzato in Svizzera. Nessun membro dei BRICS, vicini a Mosca, è tra i sostenitori: la dichiarazione finale della conferenza di Burgenstock è sostenuta da 86 Paesi e istituzioni tra le cento e una delegazioni che hanno partecipato. Questi, inclusa Kiev, credono che la pace richieda “coinvolgimento” e “dialogo tra tutte le parti”.


Neppure Messico, Indonesia o Tailandia intendono firmare. “Per la prima volta abbiamo parlato al massimo livello della pace in Ucraina”, ha detto ai partecipanti la presidente della Confederazione Viola Amherd. La questione “quando e come la Russia potrà essere inclusa” rimane aperta, secondo lei. Confrontando l’elenco dei partecipanti alla conferenza con l’elenco a sostegno della dichiarazione finale, risulta che complessivamente 13 Stati non firmeranno la dichiarazione finale. Sono Armenia, Bahrein, Brasile, India, Indonesia, Colombia, Libia, Messico, Arabia Saudita, Sud Africa, Suriname, Tailandia ed Emirati Arabi Uniti. Spicca la mancanza di sostegno da parte dei paesi Brics, che comprendono, oltre alla Russia, anche Brasile, India, Cina e Sudafrica.


Cina e Russia non hanno partecipato al summit di Burgenstock. Brasile, India e Sud Africa erano presenti, ma non hanno mandato i loro capi di Stato o di governo. Come ha fatto pure l’Arabia Saudita, che tuttavia non è Brics.

Uomo aggredisce la folla vicino allo stadio di Amburgo, la polizia spara

Uomo aggredisce la folla vicino allo stadio di Amburgo, la polizia sparaMilano, 16 giu. (askanews) – Un uomo ha aggredito alcune persone sulla Reeperbahn di Amburgo, dove alle 15 si gioca il match tra Polonia-Olanda. Lo riporta der Spiegel. I poliziotti hanno utilizzato armi da fuoco e lo hanno ferito.


L’”Hamburger Morgenpost” ha riferito che il presunto colpevole si è rivolto urlando deliberatamente verso un gruppo di persone. Il sospettato era “uscito precipitosamente da un bar e aveva in mano un piccone o uno strumento simile” e successivamente aveva “minacciato i servizi di emergenza con una bottiglia molotov”. tra le altre cose.

Ucraina, al summit per la pace in Svizzera si cerca una (difficile) unanimità sul documento finale

Ucraina, al summit per la pace in Svizzera si cerca una (difficile) unanimità sul documento finaleMilano, 16 giu. (askanews) – La Svizzera cerca di posizionarsi come centro della politica mondiale in questo week end con decine di capi di Stato e di governo che si incrociano e incontrano a Burgenstock, nel Canton Nidvaldo per il vertice sull’Ucraina. Ma il documento finale del summit potrebbe non vedere la firma di tutti i partecipanti.


L’incontro non pretende di essere risolutivo, cerca la strada per la pace, ed è evidentemente destinato a fare la conta di chi (e come) è disposto a sostenere Kiev nel percorso, mentre la Russia (Paese invasore, nella guerra contro l’Ucraina) non ha mancato di rimarcare il mancato invito e si fa notare l’assenza della Cina, già più volte indicata dagli Usa come sostenitore di Mosca nel conflitto. Non sfuggono inoltre agli occhi dei più esperti i diversi gradi di presenza: ieri per l’Arabia Saudita e per la Turchia hanno parlato non i capi di stato, ma i ministri degli Esteri. L’Italia è rappresentata al massimo livello da Giorgia Meloni, reduce dal successo del G7 a Borgo Egnazia, in Puglia, che oltre ai big da programma è stato costellato da storiche presenze, a partire da Papa Francesco.


Nel secondo giorno del summit svizzero i partecipanti stanno già discutendo, tra le altre cose, delle esportazioni di grano dall’Ucraina, della sicurezza nucleare e delle questioni umanitarie. La grande domanda: gli oltre 90 paesi partecipanti riusciranno a concordare una dichiarazione finale congiunta? Intanto i primi capi delegazione (se ne contano 101), tra cui la vicepresidente americana Kamala Harris, hanno già lasciato il vertice. E mentre il primo ministro canadese Justin Trudeau è ancora a Burgenstock, il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro giapponese Fumio Kishida sono sulla strada di casa. E anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz è tornato questa mattina a Berlino per presenziare agli appuntamenti previsti dalla sua agenda. Le delegazioni hanno comunque mandato di proseguire le discussioni. Si attendono oggi le dichiarazioni dei rappresentanti del Consiglio d’Europa, dell’Onu, della Santa Sede – ieri è giunto in Svizzera il segretario di Stato Pietro Parolin – e del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo. “Questo vertice, dal nostro punto di vista, è una pietra miliare fondamentale nel percorso verso una pace giusta” ha detto oggi Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza Nazionale alla Casa Binca. “L’America camminerà con orgoglio con l’Ucraina lungo quel percorso finché l’Ucraina non arriverà alla pace” ha aggiunto.


Oggi, tra i grandi annunci, la Norvegia ha assicurato che fornirà 103 milioni di dollari all’Ucraina per aiutarla a riparare le sue infrastrutture energetiche e garantire la fornitura di elettricità al paese prima del prossimo inverno. La vicepresidente americana Harris ha annunciato sabato 1,5 miliardi di dollari in nuovi aiuti per l’Ucraina. “Vi invieremo un nuovo pacchetto di aiuti militari perché senza la difesa oggi sarà impossibile lavorare domani per la ricostruzione e noi vogliamo fermare questa difficile situazione” aveva detto ieri il vicepremier e ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani prendendo la parola e rivolgendosi a Volodymyr Zelensky. Intanto dalla Russia, Vladimir Putin ha detto venerdì che negozierà con l’Ucraina in caso di ritiro dalle quattro regioni da lui rivendicate e quando Kiev rinuncerà ad aderire alla Nato: richieste decisamente contrarie rispetto agli intenti avanzati da Zelensky che ieri ha fatto gli onori di casa a Burgenstock insieme con la presidente federale svizzera Viola Amherd. E con una coincidenza di tempi eloquente oggi Mosca rivendica la presa di un villaggio nel sud dell’Ucraina e il Cremlino dice di ritenere che l’Ucraina dovrebbe “riflettere” sulla proposta di pace formulata da Putin, perché la situazione sul fronte “sta peggiorando” per le forze ucraine.


Quanto agli esiti del summit probabilmente non tutti i partecipanti in Svizzera firmeranno la dichiarazione finale della conferenza a Burgenstock, ha dichiarato domenica il cancelliere austriaco Karl Nehammer. Il capo del governo austriaco ha tuttavia osservato che ciò non ha influito sull’atteggiamento fondamentale comune. “Si tratta di sottigliezze diplomatiche come certe parole”, ha detto a margine dell’incontro. “Per questo non mi preoccupo se tutti non firmano adesso”, ha aggiunto citato dall’agenzia tedesca Dpa. (di Cristina Giuliano)

Ucraina, dal summit sulla pace in Svizzera la richiesta di dialogo con “tutte le parti” in conflitto

Ucraina, dal summit sulla pace in Svizzera la richiesta di dialogo con “tutte le parti” in conflittoMilano, 16 giu. (askanews) – I partecipanti al vertice di pace sull’Ucraina in Svizzera chiederanno il dialogo con “tutte le parti” del conflitto. È quanto si legge nel testo della bozza del comunicato della conferenza, pubblicato dalla Reuters e rilanciato dal sito Meduza. Il documento ha una parte introduttiva in cui si sottolinea che la guerra in Ucraina continua a portare sofferenze e distruzione su larga scala e crea crisi con conseguenze globali per tutto il mondo.


I partecipanti alla conferenza, secondo il testo della bozza di dichiarazione, dovranno riaffermare il loro impegno per l’integrità territoriale e l’indipendenza politica di qualsiasi Stato, compresa l’Ucraina, all’interno dei loro confini internazionalmente riconosciuti, nonché per la risoluzione delle controversie con mezzi pacifici. Il documento delinea inoltre la “visione comune” dei firmatari su diversi aspetti: le centrali e gli impianti nucleari ucraini, compresa la centrale nucleare di Zaporizhzhya, dovrebbero operare in sicurezza sotto il controllo ucraino. “Qualsiasi minaccia o uso di armi nucleari nel contesto di una guerra in corso contro l’Ucraina è inaccettabile”, si legge nel documento. La sicurezza alimentare globale dipende dalla produzione e dalla fornitura ininterrotta di prodotti alimentari. Il trasporto commerciale libero e sicuro e l’accesso ai porti del Mar Nero e del Mar d’Azov sono fondamentali. I prodotti agricoli ucraini dovrebbero essere forniti ai Paesi terzi interessati. Tutti i prigionieri di guerra dovrebbero essere rilasciati attraverso uno scambio totale. Tutti i bambini ucraini deportati e sfollati illegalmente e tutti gli altri civili ucraini che sono stati detenuti illegalmente devono essere restituiti all’Ucraina.


“Crediamo che il raggiungimento della pace richieda l’impegno e il dialogo tra tutte le parti. Pertanto, abbiamo deciso di intraprendere in futuro passi concreti nelle aree sopra menzionate con un ulteriore coinvolgimento dei rappresentanti di tutte le parti”, si legge nella bozza del comunicato.

L’esercito israeliano annuncia una “pausa tattica” nelle operazioni a Gaza sud

L’esercito israeliano annuncia una “pausa tattica” nelle operazioni a Gaza sudMilano, 16 giu. (askanews) – L’esercito israeliano ha annunciato una pausa tattica di 11 ore al giorno nelle operazioni nel sud di Gaza. Lo ha comunicato lo stesso Idf nel suo canale Instagram. “Per aumentare il volume degli aiuti umanitari che entrano a Gaza – si legge nel post – e in seguito al confronto con le Nazioni Unite e le organizzazioni internazionali, faremo una pausa locale e tattica dell’attività militare per scopi umanitari dalle 8 alle 19 ogni giorno fino a nuovo avviso, lungo la strada che conduce dal valico di Kerem Shalom alla Salah al-Din Road e poi verso nord”.


L’Idf ha fatto anche sapere che otto soldati israeliani sono stati uccisi nei combattimenti nel sud di Gaza, sottolineando che si tratta di uno dei peggiori bilanci di perdite dal 7 ottobre. Secondo quanto riferisce l’esercito israeliano i soldati sono stati colpiti da un esplosione mentre viaggiavano su un convoglio nella zona di Tal al-Sultan.

Rostov, blitz delle forze russe nel carcere: uccisi detenuti dell’Isis che avevano sequestrato le guardie

Rostov, blitz delle forze russe nel carcere: uccisi detenuti dell’Isis che avevano sequestrato le guardieMilano, 16 giu. (askanews) – Le forze dell’ordine russe hanno fatto irruzione nel carcere di Rostov-sul-Don, dove sei detenuti legati all’Isis avevano preso in ostaggio due guardie del centro di detenzione, chiedendo come riscatto un mezzo di trasporto. I rapitori sono stati uccisi durante l’assalto e gli ostaggi sono stati rilasciati.


“Nel corso di un’operazione speciale per la liberazione degli ostaggi nel carcere nella regione di Rostov, i criminali sono stati liquidati, le persone sequestrate sono state rilasciate e non sono rimaste ferite”, ha riferito l’ufficio stampa del Servizio penitenziario federale della Russia, secondo quanto riportato da Kommersant, che cita le agenzie russe. Un corrispondente di Kommersant ha inoltre riferito di colpi di arma da fuoco nel territorio del centro di detenzione. Dopo una serie di spari, secondo i media, le ambulanze sono state autorizzate a entrare nel centro detentivo. Secondo il canale Telegram Shot, tutti i sequestratori sono morti prima dell’arrivo dell’ambulanza.

M.O., Israele annuncia “pausa tattica” in operazioni a Gaza sud

M.O., Israele annuncia “pausa tattica” in operazioni a Gaza sudMilano, 16 giu. (askanews) – L’esercito israeliano ha annunciato una pausa tattica di 11 ore al giorno nelle operazioni nel sud di Gaza. Lo ha comunicato lo stesso Idf nel suo canale instagram. “Per aumentare il volume degli aiuti umanitari che entrano a Gaza – si legge nel post – e ion seguito al confronto con le Nazio ni Unite e le organizzazioni internazionali, faremo una pausa locale e tattica dell’attività militare per scopi umanitari dalle 8 alle 19 ogni giorno fino a nuovo avviso, lungo la strada che conduce dal valico di Kerem Shalom alla Salah al-Din Road e poi verso nord”.

Tajani: invieremo a Kiev un nuovo pacchetto di aiuti militari

Tajani: invieremo a Kiev un nuovo pacchetto di aiuti militariMilano, 15 giu. (askanews) – “Vi invieremo un nuovo pacchetto di aiuti militari perché senza la difesa oggi sarà impossibile lavorare domani per la ricostruzione e noi vogliamo fermare questa difficile situazione”. Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani prendendo la parola in nome dell’Italia alla conferenza di pace per l’Ucraina che si tiene in Svizzera oggi e domani. “Signor Zelensky, conti sull’Italia, conti su di noi”, aveva detto poco prima.


“Il nostro obiettivo politico è una pace giusta”, ha sottolineato Tajani, “in qualità di presidente del G7, l’Italia vuole mantenere l’Ucraina al centro di questa agenda nazionale e internazionale”, ha detto. In effetti, ha osservato il vicepremier e ministro degli Esteri, “questa guerra finirebbe da un momento all’altro se la Russia mettesse fine alla sua aggressione contro l’Ucraina” e procedesse al ripristino “dell’integrità territoriale dell’Ucraina in un contesto di pace che non può implicare la resa dell’Ucraina e la continua occupazione del suo territorio da parte della Russia”.

Tra aiuti a Kiev e polemiche su aborto, G7 defilato su Gaza

Tra aiuti a Kiev e polemiche su aborto, G7 defilato su GazaBari, 15 giu. (askanews) – “È ora che questa guerra finisca e che inizi il giorno dopo”. Sono parole di Joe Biden, pronunciate in un discorso del 31 maggio scorso alla Casa Bianca. La guerra è quella in Medio Oriente, tra Israele e Hamas. A Borgo Egnazia è quasi passata in secondo piano. Se la presidente del Consiglio ha potuto certificare “piena sintonia” sul conflitto mediorientale, di fatto, la guerra è finita sacrificata, quasi compressa, tra l’urgenza dell’assistenza a Kiev, alla presenza di Volodymyr Zelensky, e la polemica sull’aborto con Emmanuel Macron. Un passaggio obbligato nella dichiarazione finale, con l’accordo sulla necessità di assicurare all’Unrwa e alle altre reti di distribuzione delle Nazioni Unite la capacità di fornire aiuti a coloro che ne hanno più bisogno, e la conferma del sostegno pieno alla soluzione dei due Stati e alla proposta di accordo promossa da Joe Biden. Nessuna condanna ferma per la strage di civili nella Striscia né tantomento proposta di sanzione contro Israele. Tra gli invitati al vertice in Puglia c’era il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che considera le azioni di Israele “un genocidio” e che è tornato sull’argomento solo dopo la sua partenza dalla Puglia: “La vittoria sarà del popolo palestinese, ad Allah piacendo, nonostante la barbarie di Israele e dei suoi sostenitori”. A Biden, già rientrato, saranno fischiate le orecchie.


Il tema, d’altra parte, è delicato anche, anzi soprattutto, per il presidente Usa, tradito in questi giorni da qualche segnale di nervosismo. Biden è riuscito a mostrare una leadership più decisa sull’Ucraina, ma il vertice ha anche messo in luce alcune sfide alla sua linea di politica estera: la principale tra queste è la guerra tra Israele e Hamas a Gaza. La stampa americana, il New York Times in primis, lo ha descritto “agitato” al momento di rispondere ad alcune domande sulla situazione a Gaza. “Vorrei che voi ragazzi rispettaste un po’ le regole”, ha sbottato il presidente Usa quando gli è stato chiesto un aggiornamento sul destino dell’accordo di cessate il fuoco nell’enclave palestinese. La proposta è stata annunciata il mese scorso, ma deve ancora essere accettata pubblicamente da Israele e Hamas. Il presidente Usa ha comunque affrontato il dossier mediorientale in una bilaterale con Meloni e con il Santo Padre. Nel suo colloquio con Papa Francesco, il presidente americano ha ribadito l’urgente necessità di un cessate il fuoco immediato e di un accordo sugli ostaggi, in modo da poter affrontare anche la crisi umanitaria a Gaza. Biden ha inoltre ringraziato il Pontefice per l’instancabile sostegno del Papa a favore dei poveri e di coloro che soffrono a causa delle persecuzioni, degli effetti del cambiamento climatico e dei conflitti in tutto il mondo. Stringata è poi stata la comunicazione di Palazzo Chigi e della Casa Bianca dopo il colloquio tra Biden e Meloni. I due leader hanno sottolineato “l’urgente necessità di garantire un accordo sugli ostaggi e un cessate il fuoco a Gaza” e “hanno sottolineato l’importanza che Hamas adotti un approccio costruttivo a tale processo”, ha fatto sapere la presidenza americana.


Nel comunicato finale, diffuso venerdì, i leader del G7 hanno invitato Hamas e Israele ad accettare l’accordo stabilito da Biden e hanno dichiarato il loro “incrollabile” impegno per una soluzione a due Stati. I capi di Stato e di governo hanno anche fatto di tutto per sottolineare che sia Hamas che Israele dovrebbero seguire il diritto internazionale. “Deploriamo allo stesso modo tutte le perdite di vite civili e notiamo con grande preoccupazione il numero inaccettabile di vittime civili, in particolare donne e bambini”, hanno poi sottolineato, invitando “tutte le parti a compiere ogni passo fattibile per proteggere le vite civili”. Nella conferenza stampa di fine vertice, Meloni si è detta “particolarmente fiera dell’impegno che l’Italia ha saputo dimostrare sulla crisi”, soprattutto in campo “umanitario”, cosa che – ha spiegato – “ci viene riconosciuta da tutti i nostri interlocutori”. La premier ha invece evitato di rispondere direttamente a una domanda sul mancato impegno per sanzioni contro Israele, accusato da molti paesi di genocidio. “Dobbiamo ricordare che c’è stato qualcuno che ha rapito bambini, donne, adulti, che ha fatto cose atroci. “Dobbiamo lavorare per la pace e per la pace dobbiamo avere dialogo, riconoscere il diritto alla sicurezza di Israele e il diritto dei palestinesi ad avere un loro stato, nel quale vivere in modo pacifico. L’unico modo di gestire il problema non è solo dire qualcosa su qualcuno”, ha commentato.


Se la pace è l’obiettivo naturale, accompagnarne il percorso non sarà semplice. La mediazione di Qatar ed Egitto prosegue, mentre Hamas vorrebbe la Turchia tra i paesi garanti. Gli europei, da parte loro, non hanno una posizione unitaria. Ci sono Paesi come la Germania che da molto tempo sostengono Israele. E poi ci sono Stati come la Spagna che hanno riconosciuto la Palestina e che, pur non essendo parte del G7, hanno fatto sponda sui vertici dell’Ue presenti in Puglia. La Francia, invece, ha più volte condannato duramente l’offensiva militare israeliana a Gaza ed ha chiaramente evidenziato di “sostenere la Corte penale internazionale, la sua indipendenza e la lotta contro l’impunità in tutte le situazioni”, dopo la decisione del procuratore capo, Karim Khan, di richiedere mandati di arresto per i leader di Hamas e il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Quanto agli Stati Uniti – pur evidenziando qualche distinguo – si sono sempre schierati al fianco del loro principale alleato nella regione. La reazione di Biden alla decisione di Khan è stata immediata. In una dichiarazione ai media, la Casa Bianca ha definito “oltraggiosi” i tentativi di perseguire i leader israeliani e ha affermato che “non esiste equivalenza – nessuna – tra Israele e Hamas”. E se il G7 è stato un evento chiave affinché Biden potesse proiettarsi come leader mondiale devoto alla democrazia di fronte al crescente autoritarismo, la sua posizione sul conflitto di Gaza ha “complicato” il suo sforzo, osserva il Financial Times. “Un’agenda di politica estera basata sui valori è la base” del sostegno americano all’Ucraina “contro l’aggressione russa”, ha affermato Allison McManus, direttore generale del dipartimento Sicurezza nazionale e politica internazionale presso il Center for American Progress. Ma “tutto questo diventa molto più difficile da promuovere in un momento in cui vediamo anche gli Stati Uniti continuare a fornire sostegno a Israele mentre sta commettendo violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale”.


Ma la partita di Biden, su questo dossier, è anche elettorale. Con le presidenziali di novembre sempre più vicine, il conflitto a Gaza e il sostegno Usa a Israele potrebbe avere per l’attuale inquilino della Casa Bianca un effetto boomerang. I democratici americani sembrano ancora divisi tra chi nel partito continua a sostenere lo Stato d’Israele e chi, in una coalizione di sinistra composta da elettori più giovani e persone di colore, con sempre maggiore convinzione promuove i diritti dei palestinesi. La reale capacità di Biden di gestire questa spaccatura misurerà, almeno in parte, le sue reali chance di rielezione alla Casa Bianca. (di Corrado Accaputo)

G7, le poltrone del vertice di Borgo Egnazia firmate da Luxy

G7, le poltrone del vertice di Borgo Egnazia firmate da LuxyMilano, 15 giu. (askanews) – Le poltrone sulle quali si sono seduti i leader del mondo e Papa Francesco nel vertice del G7 a presidenza italiana di Borgo Egnazia in Puglia sono state realizzate da Luxy, azienda italiana con sede a Lonigo nel Vicentino specializzata nella produzione di sedute di design. Già nel 2019 Luxy aveva portato al G7 di Biarritz le sue poltrone “Light”, questa volta i leader hanno utilizzato i modelli direzionali “Italia” e “Nulite”.


“La scelta delle poltrone Luxy per la presidenza italiana del G7 – ha commentato il presidente di Luxy Giuseppe Cornetto Bourlot – è per noi motivo di orgoglio ed evidenzia, ancora una volta, il successo del design e della produzione di qualità, tipica del migliore Made in Italy, di cui vogliamo farci portavoce ed esempio”.