Giornata di lutto in Israele a un mese dall’attacco di HamasRoma, 7 nov. (askanews) – Giornata di lutto oggi in Israele per ricordare il primo anniversario dell’attacco del 7 ottobre da parte di Hamas, in cui sono morte oltre 1.400 persone, la maggioranza civili, e circa 240 sono state prese in ostaggio.
Alle 11 (le 10 in Italia) verrà osservato un minuto di silenzio a livello nazionale e le autorità locali di tutto il Paese ammaineranno la bandiera a mezz’asta. Nel corso della giornata si terranno cerimonie commemorative anche nelle scuole e nelle università. Nel pomeriggio, ci saranno manifestazioni nelle piazze e in altre zone del centro per accendere candele in memoria dei soldati caduti e dei civili uccisi.
Al Consiglio di sicurezza dell’Onu nessun accordo su una risoluzione sul conflitto Israele-HamasRoma, 7 nov. (askanews) – Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, riunito per oltre due ore a porte chiuse, non è riuscito ancora una volta a trovare un accordo su una risoluzione sul conflitto tra Israele e Hamas.
Gli Stati Uniti chiedono “pause umanitarie” mentre molti altri membri del consiglio chiedono un “cessate il fuoco umanitario” per fornire gli aiuti e prevenire ulteriori morti civili a Gaza: “Abbiamo parlato di pause umanitarie e siamo interessati a perseguire un linguaggio su questo punto”, ha detto ai giornalisti il vice ambasciatore americano Robert Wood dopo l’incontro. “Ma ci sono disaccordi all’interno del consiglio sul fatto che ciò sia accettabile”.
L’Ue insiste: pause e corridoi umanitari a Gaza. Michel: i civili devono essere protetti ovunqueBruxelles, 6 nov. (askanews) – “I civili devono essere protetti ovunque e in qualunque circostanza. Ogni singola vita civile è importante. Per questo facciamo appello per pause umanitarie e corridoi dentro Gaza perché l’aiuto umanitario deve arrivare alle persone che ne hanno bisogno e tutti noi siamo devastati dalle atroci immagini, soprattutto di bambini” vittime dei bombardamenti di Israele. Lo ha detto oggi a Bruxelles il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nel suo intervento alla Conferenza per il 2023 degli ambasciatori dell’Ue.
“Ogni misura deve essere presa – ha insistito Michel – per assicurare che i civili non siano presi di mira, e questo include il personale delle organizzazioni internazionali e il personale medico. Fin dall’inizio della guerra – ha ricordato – 88 lavoratori dell’Unrwa (l’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, ndr) sono stati uccisi. E’ il numero più alto di morti in un singolo conflitto”. Parlando della “crisi nel Medio Oriente innescata dall’orribile attacco di Hamas alla popolazione di Israele”, Michel ha osservato innanzitutto che “assolutamente nulla può giustificare gli attacchi di una violenza e crudeltà senza precedenti contro civili innocenti”, e questo, ha detto, “”non lo ripeteremo mai abbastanza”. E ha aggiunto: “Il modo meticoloso con cui è stato preparato e attuato” l’attacco di Hamas “è puro orrore. E facciamo appello al rilascio immediato di tutti gli ostaggi senza condizioni”.
Il presidente del Consiglio europeo è poi passato a parlare dell’assedio di Gaza e delle vittime tra i civili palestinesi e il personale dell’Onu. “Abbiamo visto l’intollerabile perdita di migliaia di innocenti, donne, bambini e lavoratori delle organizzazioni umanitarie a Gaza e siamo scossi anche dal peggioramento della situazione nella Cisgiordania”. “Per l’Ue – ha continuato Michel -, Israele è un amico e un alleato, è una democrazia che conta e deve contare nella regione. Ed è responsabilità del Consiglio europeo e dei suoi Stati membri stabilire la politica sovrana dell’Unione in linea con i Trattati e con i nostri valori fondamentali”.
“Sosterremo sempre il diritto di Israele di difendersi in accordo – ha sottolineato il presidente del Consiglio europeo – con il diritto internazionale e in particolare con il diritto umanitario. E lo abbiamo detto – ha puntualizzato Michel – nei giorni immediatamente successivi all’attacco del 7 ottobre, attraverso il Consiglio Affari esteri, nella nostra dichiarazione del Consiglio europeo del 15 ottobre, e nelle nostre conclusioni del Consiglio europeo del 26 e 27 ottobre”. Un implicito punto polemico nei confronti della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che per tutta la settimana successiva all’attacco del 7 ottobre aveva preso una posizione diversa, di appoggio incondizionato alla reazione di Israele contro Hamas, con l’assedio di Gaza, senza menzionare il diritto internazionale e umanitario, e pur non avendo, a norma dei Trattati Ue, alcuna competenza nella definizione della politica estera dell’Unione.
Il presidente del Consiglio europeo ha poi aggiunto che gli europei devono stare attenti a non assumere posizioni incoerenti sul Medio Oriente, per evitare il rischio che ne deriverebbe per la reputazione dell’Unione a livello internazionale, soprattutto nei paesi arabi e nel “Grande Sud”. Dobbiamo “tentare di rafforzare giorno per giorno, pietra su pietra” la nostra influenza nel mondo, e per questo – ha detto Michel – dobbiamo “rafforzare i nostri standard e le nostre norme, fondati sui nostri valori condivisi. Questo è probabilmente un marchio di fabbrica che ci caratterizza molto bene nel resto del mondo”, e “spesso quando incontriamo dei responsabili stranieri, molti di loro ci esortano a proseguire la nostra lotta per un mondo più equo, più giusto, più sostenibile, più fondato sullo spirito di cooperazione”. “Non siamo perfetti, ovviamente, ma mi sembra – ha osservato il presidente del Consiglio europeo – che nessun altro blocco al mondo sia percepito come più credibile di noi su questo tema degli standard, dei valori, delle norme che cerchiamo di diffondere”. “Ma ci sono – ha avvertito – due problemi che ci insidiano: a volte c’è la tentazione del paternalismo, dell’arroganza. Penso che il tono e la forma siano importanti. Dobbiamo stare attenti, io per primo, ciascuno di noi deve essere vigile su questo tema. E poi la seconda insidia, per la quale i recenti eventi in Medio Oriente possono tendere una trappola a noi europei, è il rischio di essere percepiti come ipocriti che usano due pesi e due misure, secondo le alleanze e gli interessi di breve termine”. “Come sappiamo tutti, ci vogliono anni per costruire una credibilità, e qualche minuto per perderla. Di qui l’importanza, in questo campo, di essere estremamente coerenti”, ha concluso Michel.
M.O., Michel: Ue insiste per pause e corridoi umanitari a GazaBruxelles, 6 nov. (askanews) – “I civili devono essere protetti ovunque e in qualunque circostanza. Ogni singola vita civile è importante. Per questo facciamo appello per pause umanitarie e corridoi dentro Gaza perché l’aiuto umanitario deve arrivare alle persone che ne hanno bisogno e tutti noi siamo devastati dalle atroci immagini, soprattutto di bambini” vittime dei bombardamenti di Israele. Lo ha detto oggi a Bruxelles il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nel suo intervento alla Conferenza per il 2023 degli ambasciatori dell’Ue.
“Ogni misura deve essere presa – ha insistito Michel – per assicurare che i civili non siano presi di mira, e questo include il personale delle organizzazioni internazionali e il personale medico. Fin dall’inizio della guerra – ha ricordato – 88 lavoratori dell’Unrwa (l’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, ndr) sono stati uccisi. E’ il numero più alto di morti in un singolo conflitto”. Parlando della “crisi nel Medio Oriente innescata dall’orribile attacco di Hamas alla popolazione di Israele”, Michel ha osservato innanzitutto che “assolutamente nulla può giustificare gli attacchi di una violenza e crudeltà senza precedenti contro civili innocenti”, e questo, ha detto, “”non lo ripeteremo mai abbastanza”. E ha aggiunto: “Il modo meticoloso con cui è stato preparato e attuato” l’attacco di Hamas “è puro orrore. E facciamo appello al rilascio immediato di tutti gli ostaggi senza condizioni”.
Il presidente del Consiglio europeo è poi passato a parlare dell’assedio di Gaza e delle vittime tra i civili palestinesi e il personale dell’Onu. “Abbiamo visto l’intollerabile perdita di migliaia di innocenti, donne, bambini e lavoratori delle organizzazioni umanitarie a Gaza e siamo scossi anche dal peggioramento della situazione nella Cisgiordania”. “Per l’Ue – ha continuato Michel -, Israele è un amico e un alleato, è una democrazia che conta e deve contare nella regione. Ed è responsabilità del Consiglio europeo e dei suoi Stati membri stabilire la politica sovrana dell’Unione in linea con i Trattati e con i nostri valori fondamentali”.
“Sosterremo sempre il diritto di Israele di difendersi in accordo – ha sottolineato il presidente del Consiglio europeo – con il diritto internazionale e in particolare con il diritto umanitario. E lo abbiamo detto – ha puntualizzato Michel – nei giorni immediatamente successivi all’attacco del 7 ottobre, attraverso il Consiglio Affari esteri, nella nostra dichiarazione del Consiglio europeo del 15 ottobre, e nelle nostre conclusioni del Consiglio europeo del 26 e 27 ottobre”. Un implicito punto polemico nei confronti della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che per tutta la settimana successiva all’attacco del 7 ottobre aveva preso una posizione diversa, di appoggio incondizionato alla reazione di Israele contro Hamas, con l’assedio di Gaza, senza menzionare il diritto internazionale e umanitario, e pur non avendo, a norma dei Trattati Ue, alcuna competenza nella definizione della politica estera dell’Unione.
Il presidente del Consiglio europeo ha poi aggiunto che gli europei devono stare attenti a non assumere posizioni incoerenti sul Medio Oriente, per evitare il rischio che ne deriverebbe per la reputazione dell’Unione a livello internazionale, soprattutto nei paesi arabi e nel “Grande Sud”. Dobbiamo “tentare di rafforzare giorno per giorno, pietra su pietra” la nostra influenza nel mondo, e per questo – ha detto Michel – dobbiamo “rafforzare i nostri standard e le nostre norme, fondati sui nostri valori condivisi. Questo è probabilmente un marchio di fabbrica che ci caratterizza molto bene nel resto del mondo”, e “spesso quando incontriamo dei responsabili stranieri, molti di loro ci esortano a proseguire la nostra lotta per un mondo più equo, più giusto, più sostenibile, più fondato sullo spirito di cooperazione”. “Non siamo perfetti, ovviamente, ma mi sembra – ha osservato il presidente del Consiglio europeo – che nessun altro blocco al mondo sia percepito come più credibile di noi su questo tema degli standard, dei valori, delle norme che cerchiamo di diffondere”. “Ma ci sono – ha avvertito – due problemi che ci insidiano: a volte c’è la tentazione del paternalismo, dell’arroganza. Penso che il tono e la forma siano importanti. Dobbiamo stare attenti, io per primo, ciascuno di noi deve essere vigile su questo tema. E poi la seconda insidia, per la quale i recenti eventi in Medio Oriente possono tendere una trappola a noi europei, è il rischio di essere percepiti come ipocriti che usano due pesi e due misure, secondo le alleanze e gli interessi di breve termine”. “Come sappiamo tutti, ci vogliono anni per costruire una credibilità, e qualche minuto per perderla. Di qui l’importanza, in questo campo, di essere estremamente coerenti”, ha concluso Michel.
Guerra in Medio Oriente, il segretario Onu Guterres: la Striscia di Gaza sta diventando un cimitero per i bambiniRoma, 6 nov. (askanews) – La Striscia di Gaza “sta diventando un cimitero per i bambini” con “centinaia di ragazze e ragazzi uccisi e feriti ogni giorno”. E’ quanto ha rimarcato oggi il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, lanciando un appello umanitario da 1,2 miliardi di dollari per aiutare 2,7 milioni di persone, ossia l’intera popolazione della Striscia di Gaza, più mezzo milione di palestinesi in Cisgiordania.
Guterres ha poi rimarcato che “nell’arco di quattro settimane sono stati uccisi più giornalisti che in qualsiasi conflitto in almeno tre decenni”, così come “sono stati uccisi più operatori umanitari delle Nazioni Unite che in qualsiasi periodo paragonabile nella storia della nostra organizzazione”. “La catastrofe in atto rende la necessità di un cessate il fuoco umanitario sempre più urgente ogni ora che passa”, ha sottolineato il segretario dell’Onu.
New York, Trump in tribunale attacca i procuratori e approfitta per fare campagna elettoraleNew York, 6 nov. (askanews) – L’ex presidente americano Donald Trump ha aperto oggi la sua testimonianza al processo che vede imputata di frode la Trump Organization definendo i procuratori generali che lo stanno interrogando “democratici” “tutti odiatori di Trump”. Seduto al banco dei testimoni nella corte di Manhattan, Trump ha spiegato di aver lasciato l’organizzazione quando ha iniziato la sua presidenza perché “pensavo che potesse esserci un conflitto di interessi”. L’ex presidente ha spiegato di aver nominato amministratore fiduciario il figlio Donald Jr., ma quando non è stato rieletto si è nominato amministratore fiduciario dell’azienda, aspettandosi di “tornare nel mondo degli affari per un po’”. Secondo lui è proprio in quel periodo che i pubblici ministeri “democratici” e i procuratori generali dello stato – “tutti che odiano Trump”, hanno iniziato a “dargli la caccia” e ad armarsi contro di lui.
Trump ha tentato di minimizzare l’importanza delle sue dichiarazioni sulla situazione finanziaria dell’azienda quando lavorava con le banche, che secondo lui “non erano realmente documenti a cui le banche prestavano molta attenzione”. Il giudice Arthur Engoron, che presiede il processo per frode fiscale intentato dal procuratore di New York Letitia James contro la Trump organization, ha richiamato l’ex presidente dopo la sua testimonianza in cui ha accusato sia i pubblici ministeri che i procuratori di aver aperto una caccia alle streghe. Engoron ha ripetutamente contestato le risposte di Trump alle domande, definendole tortuose e venate di discorsi politici. Il giudice ha chiesto poi all’avvocato di Trump di parlare con il suo cliente e di tenerlo sotto controllo. “Questa non è una manifestazione politica”, ha detto ribadito il giudice che, durante la deposizione, è stato preso di mira dall’ex presidente.
“Sono sicuro che il giudice si pronuncerà contro di me perché governa sempre contro di me”, ha detto Trump, sostenendo che le accuse andassero oltre i termini di prescrizione. Engoron di rimando ha risposto: “Può attaccarmi quanto vuole, ma risponda alle domande”. Trump ha continuato a sostenere che si tratta di un processo politico intentato dal presidente Biden, ma in realtà il procuratore di New York aveva iniziato le indagini nel 2019, prima che Biden annunciasse la sua candidatura. “Questo è un processo molto ingiusto. Molto, molto e spero che il pubblico stia guardando”, ha continuato Trump. L’ex presidente invece di rispondere ad una domanda sulla valutazione di 550 milioni di dollari delle sue proprietà al numero 40 di Wall Street, ha continuato le sue digressioni politiche. “La prego di controllarsi se può. Se non può, la congederò” dal banco dei testimoni, ha detto il giudice.
Interrogato sul valore di varie proprietà, Trump ha spesso risposto con “Non so” o “Non ricordo”. Il viceprocuratore generale Kevin Wallace chiedendo se il resort Mar-a-Lago in Florida, valesse tra 1 e 1,5 miliardi di dollari, si è sentito rispondere positivamente, ma quando ha chiesto se aveva chiesto al suo ex direttore finanziario di valutarlo in questo modo l’ex presidente ha risposto: “Non lo ricordo”. Subito dopo ha però ripreso dicendo che il resort “ha molto più valore e lo dimostreremo in due settimane o cinque settimane o nove settimane”, finché il processo andrà avanti.
Interrogato sul valore del campo da golf Aberdeen, in Scozia, Trump ha iniziato a divagare dicendo che “Aberdeen è una capitale del petrolio, il che rende la proprietà preziosa”. Evitando di rispondere alle domande dirette l’ex presidente ha detto della proprietà: “Penso che sia il più grande campo da golf mai costruito” e ha iniziato a descrivere la natura. Il giudice è intervenuto sottolineando a più riprese: “Irrilevante, irrilevante”. Trump è stato interrogato anche sull’appartamento alla Trump Tower il cui valore e la metratura sono stati cambiati in vari anni. Intanto la campagna elettorale di Trump sta approfittando del processo per raccogliere fondi inviando una mail in cui l’ex presidente dice: “Riuscite a credere che dovrò trascorrere ancora una volta un altro giorno della campagna elettorale in tribunale? Questo è un livello di interferenza elettorale mai visto prima nel nostro paese”.
Guerra in Medio Oriente, Idf: lanciati 30 razzi dal Libano verso il nord di IsraeleRoma, 6 nov. (askanews) – L’Idf (Israel Defense Forces) ha confermato che nelle ultime ore circa 30 razzi sono stati lanciati dal Libano verso il nord di Israele. Secondo i media israeliani, l’Idf risponde con colpi di artiglieria verso le aree di provenienza dei razzi.
Secondo il Times of Israel i razzi non sono lanciati da Hamas – come rivendicato in un comunicato del suo braccio armato – ma presumibilmente da Hezbollah o da un’altra fazione palestinese. I razzi hanno fatto scattare le sirene nell’Alta Galilea.
Londra vuole staccare le macchine. Il consiglio dei ministri dà la cittadinanza italiana a Indi GregoryRoma, 6 nov. (askanews) – Il Consiglio dei ministri si è riunito d’urgenza per pochi minuti, concedendo la cittadinanza italiana a Indi Gregory, la bambina inglese di 8 mesi affetta dalla sindrome da deplezione del DNA mitocondriale (MDS). L’Alta corte di Londra aveva deciso di far staccare le macchine alla piccola alle 15 italiane di oggi. L’ospedale Bambin Gesù si è offerto di garantirle ulteriori cure.
Indi Gregory è nata il 24 febbraio 2023 ed è affetta da una malattia genetica degenerativa estremamente rara nota come sindrome da deplezione del DNA mitocondriale (MDS): la malattia impedisce alle cellule di produrre energia sufficiente per sostenere il corpo. Dalla nascita è ricoverata nell’unità di terapia intensiva pediatrica del Queen’s Medical Center di Nottingham. L’ospedale Bambin Gesù si è offerto di seguirla e di prestarle “cure specialistiche” ma l’Alta corte ha negato il permesso al trasferimento in Italia. Il governo si sta occupando del caso in modo riservato da alcune settimane, nella speranza di ottenere il permesso al trasferimento. La decisione dei giudici britannici ha però portato al conferimento della cittadinanza, d’intesa con i genitori di Indi. Adesso – concludono le fonti – è una “corsa contro il tempo” per evitare che siano staccate le macchine.
Il ministero della Sanità di Hamas: a Gaza ci sono oltre 10mila morti, tra cui 4.104 bambiniRoma, 6 nov. (askanews) – Il ministero della Sanità di Hamas ha annunciato che oltre 10mila persone sono morte nella Striscia di Gaza dall’inizio della guerra, scatenata dall’attacco del movimento integralista islamico in territorio israeliano il 7 ottobre. Il numero totale di morti è ora di 10.022, tra i quali 4.104 bambini.
In precedenza, i leader delle principali agenzie umanitarie delle Nazioni Unite e delle organizzazioni internazionali hanno chiesto un “immediato cessate il fuoco umanitario” a Gaza, affermando che la situazione è “orribile” e “inaccettabile” in una rara dichiarazione congiunta. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha già detto che gli attacchi di Hamas non possono “giustificare la punizione collettiva” del popolo palestinese.
Tajani a Tokyo per il G7, guerra a Gaza minaccia l’unità del GruppoRoma, 6 nov. (askanews) – La drammatica situazione in Medio Oriente, la guerra in Ucraina, la lotta al terrorismo, l’obiettivo di una pace duratura e sostenibile. Sono questi i temi principali al tavolo dei ministri degli Esteri del G7 che si riuniscono domani e mercoledì 8 novembre a Tokyo, in Giappone. Un vertice che potrebbe rivelarsi tutt’altro che facile e il cui successo sarà misurato soprattutto sulla capacità, o meno, dei Paesi membri di concordare un approccio fermo e unito alla guerra nella Striscia di Gaza. Alla riunione parteciperà anche Antonio Tajani che raccoglierà dall’omologa Yoko Kamikawa il testimone della Presidenza per l’anno 2024. Nell’occasione il vicepremier e ministro degli Esteri illustrerà ai colleghi obiettivi e priorità della Presidenza italiana del prossimo anno. Al termine dei lavori, Tajani volerà direttamente a Parigi, per partecipare alla Conferenza internazionale sulla crisi umanitaria a Gaza, promossa dalla Francia.
La guerra in Medio Oriente è d’altra parte una preoccupazione comune. Ma divergenti posizioni politiche ed economiche all’interno del gruppo potrebbero far emergere qualche piccola crepa. Dallo scoppio della guerra, il G7 ha rilasciato solo una dichiarazione congiunta e le divisioni tra i membri sono emerse con evidenza anche alle Nazioni Unite il 26 ottobre scorso, con la Francia che ha votato a favore di una risoluzione che chiedeva una tregua umanitaria, gli Stati Uniti che si sono opposti e gli altri Paesi del gruppo, tra cui l’Italia, che si sono astenuti. Concordare una formulazione specifica sul diritto di Israele a difendersi, sulle vittime civili a Gaza e sulle richieste di una sospensione temporanea dei combattimenti sarà dunque quanto mai difficile. Inoltre, l’attuale presidente, il Giappone, ha adottato un approccio cauto nei confronti della crisi, resistendo alle pressioni per allinearsi alla posizione filo-israeliana del suo più stretto alleato, gli Stati Uniti. Fin dall’inizio del conflitto, Tokyo ha infatti cercato una risposta “equilibrata” alla crisi, in parte a causa dei diversi interessi diplomatici nella regione e della sua dipendenza dal Medio Oriente per il petrolio. Da parte loro, funzionari di Francia e Canada, parlando alla Reuters a condizione di anonimato, hanno confermato che il forte sostegno di Washington a Israele e le preoccupazioni per una reazione da parte delle comunità arabe o ebree delle nazioni del G7, hanno reso difficile il raggiungimento di posizioni comuni nei colloqui pre-vertice tra gli sherpa.
Quanto all’Italia, l’obiettivo che il Governo si pone, ora e il prossimo anno con la guida del Gruppo, è quello di “riaffermare la centralità del G7 nell’affrontare le più importanti sfide del nostro tempo”, “difendendo i valori e i principi dell’ordine internazionale basato su regole chiare”, ha spiegato Tajani. La situazione in Medio Oriente sarà “al centro della Presidenza italiana”, anche “nell’ottica di poter dare un contributo alla costruzione del ‘giorno dopo’ a Gaza”. Al contempo, l’Italia “continuerà a impegnarsi per fornire all’Ucraina tutto il sostegno necessario” e darà “grande attenzione all’Africa, anche sotto il profilo del nesso sviluppo-migrazioni”, ha detto il vicepremier, anticipando altri due temi che saranno all’ordine del giorno anche al vertice di Tokyo. A margine della riunione ministeriale, Tajani avrà incontri bilaterali con colleghi dei Paesi del Gruppo e incontrerà rappresentanti di aziende italiane che si trovano in questi giorni a Tokyo per partecipare alla XXXIII Assemblea Generale dell’Italy-Japan Business Group (IJBG). Si tratta di un organismo associativo creato dalle comunità imprenditoriali italiana e giapponese per promuovere una maggiore cooperazione industriale tra i due Paesi e favorire un dialogo permanente tra le due comunità di affari, che nell’intenzione dei due Governi si vuole allargare e potenziare per creare nuove opportunità industriali – in linea con il livello di “partenariato strategico” raggiunto dalle relazioni bilaterali – soprattutto in settori ad elevato contenuto tecnologico.
Mercoledì sera il vicepremier ripartirà per l’Europa e si dirigerà direttamente a Parigi, dove venerdì parteciperà alla Conferenza che mobilita i principali attori coinvolti nella risposta umanitaria a Gaza: Stati, grandi donatori, organizzazioni internazionali e ong attive nella Striscia. Obiettivo dei lavori è individuare azioni a favore del rispetto del diritto internazionale umanitario, della protezione dei civili e del personale umanitario nonché del rafforzamento dell’accesso umanitario; fornire una risposta umanitaria internazionale nei settori sanitario, idrico, energetico e alimentare; rivolgere un invito alla mobilitazione a sostegno delle agenzie e organizzazioni internazionali attive sul campo. L’Italia, a questo proposito, è favorevole “a delle pause del conflitto, da entrambe le parti, in modo da permettere corridoi umanitari per portare aiuti alla popolazione civile ed eventuali spostamenti verso il Sud” della Striscia, ha detto Tajani, ricordando che “le popolazioni civili devono essere tenute fuori dalla guerra”. “Non dobbiamo mai rinunciare a perseguire la via della pace attraverso la via diplomatica e il dialogo. Questo non contraddice il fatto che Israele ha il diritto ad esistere, come ha diritto ad esistere uno Stato palestinese”, ha concluso il ministro. (di Corrado Accaputo)