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Turismo spaziale, Parmitano: mi chiedo se ne valga la pena

Turismo spaziale, Parmitano: mi chiedo se ne valga la penaRoma, 16 ott. (askanews) – “Il turismo spaziale? Mi chiedo perché. È un’esperienza unica, che può davvero cambiare la visione non solo di se stessi ma anche del mondo. Ma al momento i costi sono ancora estremamente elevati. Ci sono voluti circa 70 anni, dal volo dei fratelli Wright per arrivare ai voli intercontinentali per tutti. Lo spazio inizia a circa 100 km, quindi è un salto di dimensione. Non so rispondere quanto tempo ci vorrà, ma mi chiedo se valga la pena di pensare allo spazio come destinazione turistica”. Lo ha detto l’astronauta italiano dell’Agenzia spaziale europea Luca Parmitano rispondendo alla domanda di uno studente al termine della Lectio magistralis tenuta all’Università di Messina in occasione della Laurea Magistrale Honoris Causa in Scienze e logistica del trasporto marittimo ed aereo conferitagli dall’ateneo “in riconoscimento delle abilità dimostrate in campo aerospaziale e per aver dedicato la sua attività allo studio e alla sperimentazione scientifica oltre i confini nazionali, esplorando lo spazio extra atmosferico e la sua affascinante realtà”.

“Credo – ha proseguito l’astronauta – che per chi ha utilizzato lo spazio come destinazione turistica sia quasi una medaglia, per dire: ho fatto anche questo. Lo spazio non è un luogo confortevole, la Stazione spaziale internazionale non è un luogo confortevole, non da tutti i punti di vista. Bisogna adattarsi a dormire, non abbiamo comodi letti, abbiano un menu variegato ma è sempre cibo precotto. Quindi in che senso fare turismo nello spazio?”. “Abbiamo un pianeta bellissimo – ha aggiunto Parmitano – e senza doverci spostare molto lontano, quanti di voi conoscono bene la Sicilia? Io sicuramente no, ho ancora tantissimo da visitare. Per cui se dovessi fare turismo andrei a cercare destinazioni dove posso apprendere cultura, interfacciarmi con modi di vivere diversi, con arte, storia, culinaria diversi. Abbiamo ancora tanto da scoprire sul nostro pianeta. Non perché non voglia spingervi verso lo spazio ma perché lo spazio è ancora al momento una terra di frontiera, non siamo ancora in grado di colonizzarlo. È vero che i nostri ingegneri sono bravissimi, che voi sarete ingegneri bravissimi ma lo spazio è ancora, e lo sarà a lungo, terra di frontiera”.

Nella sua Lectio magistralis dal titolo “Human Space Transportation and Logistics: present and future”, Parmitano ha offerto una panoramica dei risultati raggiunti nell’esplorazione spaziale sottolineando anche i limiti che ancora l’uomo si trova ad affrontare in vista della prossima esplorazione lunare e di quella marziana. Limiti sul piano dell’approvvigionamento ad esempio di energia e cibo, sul piano della sicurezza, dell’esposizione alle radiazioni da cui oggi gli astronauti sono al riparo sulla Stazione spaziale internazionale ma che rappresentano un grosso problema spingendosi più in là, senza la protezione dell’atmosfera terrestre. Il ritorno sulla Luna, che dista poco meno di 400.000 km dalla Terra, rappresenta già una sfida ingegneristica. Sfida che si moltiplica per complessità se si guarda a Marte che dalla Terra di chilometri ne dista 400 milioni. “Si tratta di sfide ingegneristiche a cui – ha detto Parmitano rivolto agli studenti – anche voi siete chiamati a partecipare”. Colonnello dell’Aeronautica Militare Italiana e pilota collaudatore, Parmitano è il primo italiano – e terzo europeo – ad aver ricoperto il ruolo di Comandante sulla Stazione Spaziale Internazionale, durante la “Spedizione 61”. Nel corso della sua attività – rileva Unime – ha dedicato particolare attenzione all’innovazione tecnologica, dando un impulso significativo al progresso scientifico e all’esplorazione spaziale, sensibilizzando le nuove generazioni sui temi dei cambiamenti climatici e dello sviluppo sostenibile.

Laureato in Scienze Politiche e diplomato all’Accademia Aeronautica Italiana di Pozzuoli, è la dimostrazione vivente di come una formazione multidisciplinare, unita al continuo studio, alla determinazione e alla capacità di adattamento, possa consentire di raggiungere obiettivi eccellenti, motivo di orgoglio per tutti noi. L’attività e le sperimentazioni condotte da Parmitano, in condizioni operative e ambientali estreme, attestano come le sue competenze tecnico/scientifiche negli ambiti aeronautico, giuridico, geologico e dell’ingegneria siano di altissimo profilo e riconosciute a livello mondiale.

Infn, nuovo passo verso sorgente di neutroni più potente al mondo

Infn, nuovo passo verso sorgente di neutroni più potente al mondoRoma, 13 ott. (askanews) – In Svezia, al centro di ricerca ESS European Spallation Source, che ospiterà a Lund la più potente sorgente di neutroni al mondo, è appena stata completata l’installazione della prima parte dell’acceleratore lineare, cuore pulsante della facility, ossia il linac normal-conduttivo, chiamato DTL (Drift Tube Linac).

Il Drift Tube Linac di ESS – informa l’Istituto nazionale di fisica nucleare – è di fatto composto da cinque cavità, per un totale di circa 40 metri, che accelerano i protoni da 3,6 a 90 MeV, energia cui i protoni viaggiano a circa metà della velocità della luce. Il Drift Tube Linac di ESS sarà più potente al mondo, ed è stato progettato da ricercatori e tecnologi dell’Infn, in particolare dei Laboratori Nazionali di Legnaro (LNL) e della Sezione di Torino, che hanno anche coordinato tutte le fasi relative alla produzione, all’assemblaggio, ai test e all’installazione dei DTL. ESS, infatti, è un grande progetto in Europa, frutto di una vasta collaborazione internazionale, in cui l’Italia e l’Infn svolgono un ruolo centrale. “Con il completamento dei DTL, il contributo Infn all’acceleratore di ESS è molto vicino al compimento”, spiega Andrea Pisent, ricercatore dei LNL Laboratori Nazionali di Legnaro dell’Infn e coordinatore nazionale di ESS. “La sorgente di ioni, sviluppata ai Laboratori Nazionali del Sud, è da tempo in funzione con ottime prestazioni, mentre la fornitura delle cavità superconduttive, costruite in Italia sotto la responsabilità dalla Sezione Infn di Milano, è quasi completa, con 28 elementi su 36 già pronti per l’installazione nei moduli criogenici. I risultati raggiunti nel progetto ESS dimostrano nuovamente la capacità dell’Infn di realizzare strutture di altissima tecnologia con pieno controllo di tempi e costi, il lavoro di squadra fra le strutture dell’Istituto e i partner industriali, e il saper operare con grande efficacia nel contesto di una vasta collaborazione internazionale”, conclude Pisent.

“Sono stati progettati, costruiti e installati 40 metri di Linac, per complessive 70 tonnellate di componenti ad alta tecnologia, con processi produttivi innovativi e tolleranze di fabbricazione e assemblaggio estremamente ridotte, stiamo parlando di 170 elementi per quanto riguarda i drift tube, ciascuno con la propria specifica geometria e funzione, e interamente realizzati presso le officine meccaniche dell’Infn. Abbiamo realizzato e verificato la chiusura di circa 500 porte da vuoto con l’impiego di circa 10 mila viti”, descrivono i ricercatori Francesco Grespan dei LNL e Paolo Mereu della Sezione di Torino, che hanno guidato la realizzazione del DTL a Lund. “Ma il contributo va molto oltre l’hardware: sono state impiegate migliaia di simulazioni e misure di radiofrequenza, allineamenti al centesimo di millimetro, specifici processi di pulizia di superfici e test da vuoto e processi di Quality Assurance e Quality Control molto rigorosi. Tutto questo è ora installato e funzionante nel tunnel del Linac di ESS”, concludono Grespan e Mereu.

Il centro di ricerca multidisciplinare ESS, attualmente in costruzione in Svezia, sarà la sorgente di neutroni più potente al mondo quando entrerà in funzione nel 2025. ESS fornirà opportunità di ricerca uniche per migliaia di scienziati e scienziate in una vasta gamma di settori, dalla scienza dei materiali all’energia, dalle scienze della vita alle applicazioni per i beni culturali.

TAS realizzerà sistema di telecomunicazioni satellitari in Mongolia

TAS realizzerà sistema di telecomunicazioni satellitari in MongoliaRoma, 13 ott. (askanews) – È stato raggiunto un importante accordo per la costruzione di un sistema nazionale di telecomunicazioni satellitari in Mongolia, che rafforzerà la partnership strategica tra Mongolia e Francia e aumenterà la connettività per tutti i mongoli.

L’accordo di partnership tra Thales Alenia Space – JV tra Thales 67% e Leonardo 33%, una delle principali aziende europee specializzate nella realizzazione di satelliti – e il Ministero dello Sviluppo Digitale e delle Comunicazioni della Mongolia è stato firmato oggi alla presenza del Presidente della Mongolia, S.E. Ukhnaagiin Khürelsükh, e del Presidente della Francia, Emmanuel Macron, durante la visita di Stato del Presidente mongolo in Francia. A darne notizia Thales Alenia Space in una nota. Thales Alenia Space, sarà responsabile della costruzione di un satellite ad alte prestazioni in banda Ku che porterà il nome di “Chinggis Sat” in onore dell’eroe nazionale mongolo Chinggis Khan. Una volta lanciato, il satellite permetterà l’uso di Internet ad alta velocità in tutta la Mongolia, anche nelle aree rurali e nelle comunità nomadi poco servite, consentendo un accesso più facile e più ampio a servizi come la telemedicina, l’e-learning, i servizi di e-government e sostenendo la crescita di settori economici ad alto valore aggiunto.

“Questo progetto è un importante passo avanti verso la trasformazione digitale della Mongolia e lo sviluppo di un’economia spaziale nazionale – ha dichiarato il Ministro per lo Sviluppo Digitale e delle Comunicazioni Uchral Nyam-Osor – Trasformerà il modo in cui gli abitanti del nostro vasto Paese accedono a Internet e favorirà l’accesso ai servizi vitali di cui hanno bisogno. Siamo lieti di avere un partner con l’esperienza e le capacità di Thales Alena Space e non vediamo l’ora di lavorare con loro su un progetto che porterà benefici significativi a tutti i mongoli”. “È un privilegio per Thales Alenia Space essere stata scelta dal Ministero dello Sviluppo Digitale e delle Comunicazioni della Mongolia per la fornitura del satellite nazionale – ha dichiarato Hervé Derrey, CEO di Thales Alenia Space – Crediamo che il progetto sarà una risorsa fondamentale per colmare il divario digitale, un forte vettore di crescita economica e un prezioso strumento di sovranità. Siamo inoltre entusiasti di intraprendere questa cooperazione a lungo termine con la Mongolia e di sostenere il Paese nello sviluppo delle sue capacità e dei suoi servizi spaziali a beneficio di tutti i suoi cittadini”.

Spazio, Cristoforetti: l’Europa cambi passo, più ambizione

Spazio, Cristoforetti: l’Europa cambi passo, più ambizioneRoma, 10 ott. (askanews) – “Qualche settimana fa si è posato sulla Luna un lander indiano, Chandrayaan-3, che ha rilasciato un piccolo rover sulla superficie. L’India è diventata così la quarta nazione al mondo a effettuare con successo un allunaggio, dopo essere stata diversi anni fa la quarta nazione a raggiungere l’orbita del pianeta Marte. Ecco che adesso qui devo sottolineare, con rammarico, che tra coloro che hanno raggiunto la Luna prima dell’India non ci sono né l’Esa né tantomeno una singola nazione europea. Il nostro veicolo ‘Argonaut’, che porterà circa una tonnellata e mezza di cargo sulla Luna, ha passato da poco le fasi di studio iniziali e sarà pronto per un allunaggio forse soltanto alla fine di questo decennio”. Lo ha detto l’astronauta italiana dell’Esa Samantha Cristoforetti nella Lectio magistralis “L’esplorazione dello Spazio è un’opportunità di crescita e sviluppo per l’Italia e per l’Europa” tenuta alla Sapienza di Roma, in occasione del dottorato honoris causa in Ingegneria aeronautica e spaziale conferitole durante la cerimonia di inaugurazione dell’Anno accademico.

Nella sua lectio Samantha Cristoforetti ha ricordato le decisioni lungimiranti prese negli anni’90 del secolo scorso che hanno consentito all’Italia di acquisire una posizione di prestigio in ambito europeo. “Poi, però, abbiamo smesso di darci obiettivi ambiziosi, di voler crescere nelle nostre capacità di esplorazione spaziale. Nel momento in cui il mondo attorno a noi si metteva a correre, – ha detto – noi ci siamo fermati. Una decina di anni fa in Europa, e quindi anche in Italia, abbiamo considerato di realizzare una versione del cargo ATV che fosse capace non solo di raggiungere la ISS ma anche di rientrare in sicurezza sulla Terra. Poi abbiamo abbandonato l’idea”. Guardando all’esplorazione dello spazio con esseri umani, “oggi – ha rilevato l’astronauta italiana – solo tre nazioni possiedono astronavi in grado di portare donne e uomini nello spazio: gli Stati Uniti, dove la Nasa resta la più importate agenzia spaziale del mondo; la Russia, che continua a utilizzare e progressivamente migliorare la buona vecchia Soyuz; e la Cina che ha ormai pienamente dimostrato di possedere tutte le capacità, dispone di una propria stazione spaziale abitata in orbita terrestre e ha piani credibili di esplorazione lunare robotica e umana. Ma c’è qualcosa in più. Negli Stati Uniti attualmente i servizi di trasporto astronauti sono forniti alla Nasa da un’azienda privata, SpaceX, a cui dovrebbe affiancarsene a breve una seconda. I privati realizzano astronavi e razzi vettori in proprio e operano persino da rampe di lancio di loro proprietà esclusiva. Inoltre, nel giro di pochi anni, a questa lista si aggiungerà l’India, che con il programma Gaganyaan ambisce a lanciare astronauti prima in orbita terrestre e poi in quella lunare. La domanda che ci si deve porre con urgenza è dunque: che cosa fa l’Europa? Che cosa fa l’Italia che è una delle tre potenze spaziali del continente? Cosa fanno gli altri grandi Paesi europei, Francia e Germania?”.

Quanto alle risorse, Cristoforetti ha evidenziato che “nel 2023 l’investimento pubblico europeo annuo, strettamente in attività di esplorazione spaziale, è di circa 1 miliardo, contro circa 14 miliardi degli Stati Uniti”. Investimenti che permettono di fare molte cose “assolutamente dignitose e importanti, ma che non ci permettono di sviluppare capacità di trasporto autonome e riflettono gap di capacità dell’industria spaziale europea che non si possono ignorare, soprattutto in un contesto internazionale in fermento”. La mancanza di trasporto autonomo fa sì che “industrie ed enti istituzionali europei si stanno configurando come futuri clienti di aziende private statunitensi”. Guardando al futuro sulla base dell’oggi si può immaginare nel 2040 “un pugno di Big Tech americane e asiatiche dominano il mondo digitale, l’AI, il cloud computing e oltre a ciò vanno nello spazio, trasportano donne e uomini e fanno business, mentre mentre l’Europa continua a fornire dignitosi contributi di nicchia e ottenere ogni tanto ‘un passaggio’ per i propri astronauti – dagli americani certo, presumibilmente non più dai russi, ma forse dagli indiani. Magari tornando a pagare il biglietto, come facevamo in passato, vuoi perché non abbiamo capacità tecnologiche interessanti da ‘scambiare’, vuoi perché i service provider privati sono interessati a meri pagamenti in denaro. Immaginatevi voli regolari americani e cinesi, come minimo, sulla superficie della Luna, mentre in Europa continuiamo a essere junior partner e fornitori di elementi limitati, che ci permetteranno, è probabile, di includere un paio di astronauti europei per decennio in una missione sulla Luna, ma non certo di essere protagonisti dell’esplorazione dello spazio, né di essere a nostra volta aggregatori di nuove partnership con Paesi amici, rinunciando così a quello che è da sempre uno strumento efficace di soft power”.

“Abbiamo ancora una finestra di opportunità – ha detto ancora Cristoforetti – per assicurarci un settore spaziale europeo forte e solidamente in mano europee. Facciamo in modo che, nel 2040, non dobbiamo guardare indietro e rimpiangere un’opportunità persa. Un progetto ambizioso di esplorazione spaziale, ove trovasse il sostegno politico da parte dei decisori europei, può e deve essere un catalizzatore di competitività per tutto il settore spaziale. Non si tratta, insomma, l’avrete ormai capito, di far volare un’astronauta in più o in meno, ma di far ‘volare’ l’Italia e l’Europa, di essere competitivi e il più possibile autonomi in un settore di grande importanza economica e industriale”. “Spero – ha concluso l’astronauta rivolta agli studenti – di aver saputo oggi convincervi di come un cambio di passo per l’Europa nell’esplorazione spaziale possa contribuire in maniera efficace a incamminarci su quella strada virtuosa. Vorrei che nel 2040 l’Italia e l’Europa abbiano avuto l’ambizione e il coraggio di crescere, realizzando un’autonoma capacità di volo umano spaziale e mettendo in moto gli effetti positivi, e così necessari, che ho provato oggi a delineare”.

Accesso allo spazio, Cristoforetti: Europa rischia di essere cliente

Accesso allo spazio, Cristoforetti: Europa rischia di essere clienteRoma, 10 ott. (askanews) – Il dottorato honoris causa in Ingegneria aeronautica e spaziale conferito dalla Sapienza Università di Roma “è un grande onore e un grande privilegio” e rappresenta “un’opportunità di parlare ai giovani e alle giovani dell’importanza che il nostro Paese, e l’Europa nel suo complesso, aumentino il livello di ambizione nell’esplorazione spaziale anche perseguendo delle proprie capacità autonome di portare esseri umani nello spazio. È importante per loro, per il nostro futuro e il futuro dei nostri figli, del nostro Paese e dell’Europa, ben al di là dei voli degli astronauti. È una questione di competitività industriale, economica, di crescita, di prosperità, di pace e sicurezza e dell’immagine che abbiamo di noi stessi e che proiettiamo verso il mondo”. Lo ha detto l’astronauta italiana dell’Agenzia spaziale europea (Esa), Samantha Cristoforetti incontrando i giornalisti prima della cerimonia di inaugurazione dell’Anno Accademico durante la quale le è stato conferito il dottorato honoris causa in Ingegneria aeronautica e spaziale per “aver legato il suo nome ai più prestigiosi risultati nella storia delle missioni e delle esplorazioni spaziali, – scrive Sapienza – contribuendo all’avanzamento delle tecnologie e delle sceinze aerospaziali”.

“Il mondo spaziale sta cambiando – ha osservato Cristoforetti – . Sempre più soggetti vanno nello spazio: russi, americani, cinesi, indiani, i privati. L’Europa dov’è, cosa fa? E naturalmente anche l’Italia. C’è il rischio di fare dei passi indietro, di diventare clienti paganti di soggetti non europei. Se vogliamo esserci dobbiamo investire in capacità”. “Sono andata nello spazio una volta con un veicolo russo, un’altra volta con un veicolo americano sarebbe bello che se qualcuno di questi giovani diventasse astronauta andasse nello spazio su un veicolo europeo. E questa – ha sottolineato – è una cosa che ci riguarda tutti. Lo spazio è un settore che a cascata ha influenze a 360 gradi”.

Riferendosi alla nuova classe di astrinauti che si sta preparando nel centro Esa di Colonia, Cristoforetti ha detto che “la Stazione spaziale internazionale finirà sua vita operativa nel 2030 quindi escludo che qualcuno di noi della classe precedente torni sulla Iss perché i pochi voli che rimangono a disposizione sono per i giovani astronauti e astronaute che devono avere al più presto la possibilità di fare la loro prima esperienza nello spazio. Facciamo tutti il tifo per loro. Ormai sono arrivata a un punto nella vita – ha concluso – in cui le mie ambizioni personali passano davvero in secondo piano. Penso al futuro che vogliamo lasciare ai nostri figli, alle generazioni future”. Samantha Cristoforetti ha completato la sua prima missione di lunga durata, “Futura” sulla Stazione spaziale internazionale tra novembre 2014 e giugno 2015 ed è tornata nello Spazio, a bordo di una navetta Crew Dragon di SpaceX, per la sua seconda missione, “Minerva” nel 2022, servendo come quinto comandante europeo, e prima donna europea a ricoprire il ruolo di comandante della Stazione spaziale internazionale, durante la “Spedizione 68”.

Spazio, Vega pronto a tornare in orbita con la missione VV23

Spazio, Vega pronto a tornare in orbita con la missione VV23Roma, 5 ott. (askanews) – Vega torna a volare. Il più piccolo tra i lanciatori europei, realizzato negli stabilimenti Avio di Colleferro vicino Roma, sarà lanciato dalla base di Kourou in Guyana Francese nella notte tra il 6 e il 7 ottobre (alle 3.36 del 7 ora italiana) per portare i suoi molti passeggeri in orbita eliosincrona.

La missione VV23 – informa Arianespace – imbarcherà un passeggero principale, THEOS-2, e uno secondario, FORMOSAT-7R/TRITON. THEOS-2 è un satellite ottico ad alta risoluzione per l’osservazione della Terra, parte del sistema nazionale di geoinformazione di nuova generazione fornito da Airbus Defence and Space per sostenere le priorità di sviluppo del Regno di Thailandia. Fornendo immagini con risoluzione al suolo di 0,5 metri, questo sistema end-to-end completerà THEOS-1, lanciato nel 2008 per la Thailandia, una delle poche nazioni al mondo in grado di sfruttare appieno le geoinformazioni per i benefici della società. FORMOSAT-7R/TRITON, sviluppato dall’Agenzia spaziale di Taiwan (TASA), è dotato di un sistema di navigazione satellitare globale con riflettometria (GNSS-R), che raccoglie i segnali che rimbalzano sulla superficie del mare. Aiuta gli scienziati a calcolare il campo di vento sugli oceani. Questi dati saranno condivisi con la comunità meteorologica mondiale, contribuendo alla previsione dell’intensità e della traiettoria dei tifoni.

Vega metterà in orbita anche dieci carichi utili ausiliari per sei diversi clienti: ANSER (Advanced Nanosatellite Systems for Earth observation Research) LEADER, ANSER FOLLOWER 1 e ANSER FOLLOWER 2; ESTCube-2; N3SS (Nanosat 3U pour la Surveillance du Spectre); PRETTY (Passive REflecTomeTry and dosimetrY) e MACSAT; PVCC (Proba-V Companion Cubesat); CSC-1 & 2. Questi piccoli satelliti saranno trasportati come carico utile ausiliario sull’innovativo sistema di dispiegamento Small Spacecraft Mission Service (SSMS). Il servizio di rideshare SSMS, sviluppato con il supporto dell’industria spaziale europea, è stato implementato per la prima volta da Arianespace nel settembre 2020. Finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa), il servizio SSMS di Arianespace sarà presto affiancato dal Multiple Launch Service (MLS), un’offerta simile progettata per il vettore Ariane 6. Con questi due servizi, Arianespace è in grado di offrire un’ampia gamma di opportunità di lancio a prezzi accessibili per piccoli satelliti e costellazioni.

Dieci Paesi europei contribuiscono a Vega, che è stato sviluppato dall’Esa, con l’Agenzia Spaziale Italiana Asi come capofila e Avio come prime contractor. Avio è responsabile di tutte le operazioni industriali fino al decollo. Vega fa parte della famiglia di lanciatori di Arianespace dal suo primo volo nel 2012. La missione VV23 di Vega segna il ritorno in rampa del razzo dopo l’incidente occorso alla versione Vega-C lo scorso dicembre su cui è stata aperta un’inchiesta che ha individuato il problema e ha dettato le misure da implementare e i test da eseguire in vista del ritorno al volo del Vega-C previsto per il quarto trimestre del 2024.

Nobel Chimica a Bawendi, Brus e Ekimov per scoperta punti quantici

Nobel Chimica a Bawendi, Brus e Ekimov per scoperta punti quanticiRoma, 4 ott. (askanews) – L’Accademia reale delle scienze svedese ha assegnato il Nobel per la Chimica 2023 al francese Moungi G. Bawendi del Massachusetts Institute of Technology (MIT), l’americano Louis E. Brus della Columbia e il russo Aleksej I. Ekimov della società di ricerca Nanocrystals Technology “per la scoperta e la sintesi dei quantum dot”, nanoparticelle utilizzate in moltissime tecnologie dai televisori alle lampade a Led.

I quantum dot (punti quantici), sono nanoparticelle così piccole che le loro dimensioni ne determinano le proprietà. Sono i più piccoli componenti della nanotecnologia e ora – scrive l’Accademia svedese – diffondono la loro luce nei televisori come nelle lampade a Led e possono anche guidare i chirurghi durante la rimozione del tessuto tumorale, e molto altro. Chiunque studi chimica impara che le proprietà di un elemento sono governate dal numero di elettroni che possiede. Tuttavia, quando la materia si riduce alle nanodimensioni sorgono fenomeni quantistici; questi sono governati dalla dimensione della materia. I Premi Nobel per la Chimica 2023 sono riusciti a produrre particelle così piccole che le loro proprietà sono determinate da fenomeni quantistici. Le particelle, chiamate punti quantici, sono oggi di grande importanza nella nanotecnologia.

“I punti quantici hanno molte proprietà affascinanti e insolite. È importante sottolineare che hanno colori diversi a seconda delle loro dimensioni”, afferma Johan Åqvist, presidente del Comitato per il Nobel per la Chimica. I fisici sapevano da tempo che in teoria nelle nanoparticelle potevano verificarsi effetti quantistici dipendenti dalla dimensione, ma a quel tempo era quasi impossibile scolpirli nelle nanodimensioni. Pertanto, poche persone credevano che questa conoscenza sarebbe stata messa in pratica. Tuttavia, all’inizio degli anni ’80, Alexei Ekimov riuscì a creare effetti quantistici dipendenti dalle dimensioni nel vetro colorato. Il colore proveniva da nanoparticelle di cloruro di rame ed Ekimov dimostrò che la dimensione delle particelle influenzava il colore del vetro tramite effetti quantistici.

Pochi anni dopo, Louis Brus fu il primo scienziato al mondo a dimostrare effetti quantistici dipendenti dalle dimensioni nelle particelle che fluttuano liberamente in un fluido. Nel 1993, Moungi Bawendi ha rivoluzionato la produzione chimica dei punti quantici, ottenendo particelle quasi perfette. Questa alta qualità era necessaria per poterli utilizzare nelle applicazioni. I punti quantici ora illuminano i monitor dei computer e gli schermi televisivi basati sulla tecnologia QLED. Aggiungono inoltre sfumature alla luce di alcune lampade a LED e biochimici e medici le utilizzano per mappare i tessuti biologici. I punti quantici – conclude l’Accademia svedese – stanno quindi apportando il massimo beneficio all’umanità. I ricercatori ritengono che in futuro potrebbero contribuire all’elettronica flessibile, a minuscoli sensori, alle celle solari più sottili e alla comunicazione quantistica crittografata, quindi abbiamo appena iniziato a esplorare il potenziale di queste minuscole particelle.

Il rover Perseverance immortala un “diavolo di polvere” marziano

Il rover Perseverance immortala un “diavolo di polvere” marzianoRoma, 4 ott. (askanews) – Il 30 agosto 2023, 899esimo sol da quando è approdato sul Pianeta rosso, il rover Perseverance della Nasa è riuscito a riprendere da una delle Navcam a bordo la parte inferiore di un dust devil – un “diavolo di polvere” – marziano mentre si aggira lungo il bordo occidentale del cratere Jezero.

Molto più deboli e generalmente più piccoli dei tornado terrestri, – si legge su Media Inaf, il notiziario online dell’Istituto nazionale di astrofisica – i diavoli di polvere sono uno dei meccanismi che spostano e ridistribuiscono la polvere sulla superficie di Marte. Gli scienziati li studiano per comprendere meglio l’atmosfera marziana e migliorare i modelli meteorologici. Il dust devil documentato da Perseverance – che l’anno scorso aveva già anche registrato il suono di questi fenomeni – si trovava a circa quattro chilometri di distanza dal rover, in una regione denominata “Thorofare Ridge”, e dall’analisi delle immagini gli scienziati hanno ricostruito che si muoveva da est a ovest a circa 19 km/h. Ne hanno anche calcolato il diametro, circa 60 metri. E sebbene nell’inquadratura della telecamera sia visibile solo la parte inferiore del vortice, pari a 118 metri, è stato comunque possibile stimarne l’altezza totale.

“Non vediamo la cima del dust devil, ma l’ombra che proietta ci dà una buona indicazione della sua altezza”, spiega infatti Mark Lemmon, scienziato planetario allo Space Science Institute di Boulder, Colorado, e membro del team scientifico di Perseverance. “Nella maggior parte dei casi si tratta di colonne verticali. Se ciò vale anche per questo dust devil, la sua ombra suggerirebbe un’altezza complessiva di circa due chilometri”. I diavoli di polvere – fenomeno che si osserva anche sulla Terra – si formano quando celle ascendenti di aria calda si mescolano con colonne discendenti di aria più fredda. In versione marziana possono arrivare a dimensioni molto maggiori rispetto a quelle terrestri. Sebbene siano più evidenti durante i mesi primaverili ed estivi (l’emisfero settentrionale di Marte, dove si trova Perseverance, è attualmente in estate), gli scienziati non possono prevedere quando appariranno in un luogo specifico. Per questo Perseverance e il suo collega Curiosity controllano regolarmente in tutte le direzioni, scattando immagini in bianco e nero per ridurre la quantità di dati da inviare verso la Terra.

(Foto di repertorio Credits NASA/JPL-Caltech/MSSS)

Spazio, 6 ottobre lancio Vega. A fine 2024 tornerà a volare Vega-C

Spazio, 6 ottobre lancio Vega. A fine 2024 tornerà a volare Vega-CRoma, 2 ott. (askanews) – Il 6 ottobre Vega torna sulla rampa di lancio della Guyana francese con la missione VV23 che porterà in orbita in tutto 12 satelliti. Vega-C, la versione migliorata del piccolo lanciatore europeo, tornerà a volare invece nel quarto trimestre del 2024 dopo che saranno implementate le misure stabilite dalla commissione d’inchiesta indipendente sull’anomalia occorsa lo scorso giugno durante un test sul motore Zefiro40.

A seguito del fallimento del lancio di Vega-C (VV22) nel dicembre 2022, una commissione d’inchiesta indipendente (IEC) – ricorda l’Esa – ha tratto diverse conclusioni e formulato raccomandazioni per garantire un ritorno affidabile al volo e un solido sfruttamento del nuovo lanciatore. Una delle raccomandazioni era di implementare una qualifica dell’ugello con un nuovo materiale dell’inserto di gola in carbonio-carbonio diverso da quello precedentemente utilizzato sullo Zefiro40, il booster a propellente solido del secondo stadio Vega-C. Il 28 giugno 2023, durante un test del motore Zefiro40 modificato l’ugello del motore ha subito danni significativi. Su questa anomalia l’Esa ha istituito una commissione indipendente d’inchiesta che ha concluso i suoi lavori e ha comunicato oggi le sue conclusioni. “La Commissione – informa Avio – ha concluso che nell’attuale progettazione dell’ugello, la combinazione della geometria dell’inserto di gola e delle diverse proprietà termomeccaniche del nuovo materiale Carbon-Carbon utilizzato per questo test ha causato un danneggiamento progressivo di altre parti adiacenti l’ugello e un progressivo degrado che ha portato all’anomalia dell’ugello. Questo fenomeno non è legato a quelli osservati sulla missione VV22 con il precedente materiale Carbon-Carbon”.

La commissione, informa Esa in una nota, ha formulato alcune raccomandazioni tra cui “la necessità di migliorare il design dell’ugello del motore Zefiro40, calibrare modelli numerici per prevederne il comportamento e condurre altri due test di accensione per verificare le prestazioni con l’obiettivo di garantire un ritorno affidabile al volo e un robusto sfruttamento commerciale di Vega-C”. “È stata istituita una task force – prosegue Avio – guidata da Esa e Avio che inizierà immediatamente ad implementare le raccomandazioni proposte dalla IEC. L’Esa supporterà tale programma, attingendo dalle risorse già disponibili. Vega-C tornerà a volare nel quarto trimestre del 2024, mentre un altro volo Vega avrà luogo nel frattempo nel secondo trimestre del 2024”.

Il 6 ottobre, come annunciato da Arianespace, è in programma dalla base di lancio in Guyana francese il prossimo volo Vega VV23 che – informa Avio – collocherà in orbita eliosincrona due satelliti principali più dieci satelliti ausiliari. Il satellite principale THEOS-2 (Thailand Earth Observation System 2) per l’osservazione della Terra a supporto delle principali priorità di sviluppo del Regno di Thailandia, ha una risoluzione delle immagini al suolo di 0,5 metri. Il secondo satellite FORMOSAT-7R/TRITON, sviluppato dall’Agenzia Spaziale Taiwanese (“TASA”) è dotato di un sistema di riflettometria satellitare di navigazione globale per studiare i venti oceanici e fornire dati per prevedere l’intensità e la traiettoria dei tifoni. Analogamente al volo VV16 di Vega del settembre 2020, l’adattatore dei 10 satelliti ausiliari (ANSER LEADER, ANSER FOLLOWER 1, ANSWER FOLLOWER 2, ESTCube-2, N3SS, PRETTY, MACSAT, PVCC, CSC-1, CSC-2) di questa missione sarà l’innovativo Small Spacecraft Mission Service (SSMS).

Astronomia, nel cielo di ottobre un’eclissi parziale di Luna

Astronomia, nel cielo di ottobre un’eclissi parziale di LunaRoma, 2 ott. (askanews) – Il cielo di questo mese ci delizierà con un’eclissi parziale di Luna, con la Terra che, la sera del 28, proietterà la sua ombra su parte della superficie del nostro satellite. Nonostante la parzialità del fenomeno, sarà interessante seguirla perché un lembo della Luna verrà effettivamente attenuato parecchio in luminosità e si potrà vedere l’ombra della Terra proiettata sulla Luna.

A partire dalle 21.36 – informa Media Inaf, il notiziario online dell’Istituto nazionale di astrofisica che offre una panoramica del cielo di ottobre – l’ombra della Terra inizierà a coprire parte della Luna fino a sfiorare il cratere Tycho, per poi terminare verso le 22.53 ora locale. Il massimo dell’eclissi avverrà intorno alle 22.15, quando circa il 12 per cento del disco lunare sarà oscurato dall’ombra del nostro pianeta. Questo mese riserverà il 14 anche un’eclissi anulare di Sole che purtroppo non sarà visibile dall’Italia. Sarà la Luna, questa volta, a proiettare la propria ombra sulla Terra. L’eclissi anulare è una particolare eclissi durante la quale il Sole viene oscurato dalla Luna ma non totalmente, a causa della dimensione più piccola della Luna dovuta al fatto che si trova all’apogeo, ossia nel punto della sua orbita più lontano dalla Terra.

In questa particolare situazione la Luna nuova sarà un po’ più piccola in diametro apparente, e quindi non oscurerà completamente il Sole. Perciò il Sole sembrerà un bellissimo anello di fuoco. La fascia di osservabilità è concentrata nel continente americano.