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ERC finanzia sette giovani ricercatori della Bocconi

ERC finanzia sette giovani ricercatori della BocconiMilano, 5 set. (askanews) – La Bocconi è stata premiata con 7 ERC Starting Grant dall’European Research Council, che ha annunciato oggi i destinatari dei finanziamenti riservati ai ricercatori nella fase iniziale della carriera. In totale sono 32 i grant arrivati in Italia sui 400 totali vinti (pari al 14,8% delle proposte presentate) dalle istituzioni di 24 paesi per un totale di 628milioni di euro di finanziamenti.

Dei 7 grant vinti alla Bocconi, tre sono andati a ricercatrici, un dato in linea con il 43% totale registrato a livello europeo. Ad aggiudicarsi i grant sono stati: Luca Braghieri, Michela Carlana, Erika Deserranno, Daniele Durante, Nicola Limodio, Debora Nozza, Scott Williamson che afferiscono a 5 dei 9 dipartimenti in cui è articolata la ricerca Bocconi (Economia, Computing science Finanza, Scienze delle decisioni, Scienze sociali e politiche). Con questo risultato diventano in totale 61 i grant vinti dalla Bocconi dal 2007, anno di istituzione degli ERC grant, posizionando così l’ateneo al primo posto in Italia per numero di grant vinti. Complessivamente Bocconi ha ottenuto circa 87,5 milioni di finanziamenti (di cui 10,5 in questo bando) per i progetti di frontiera nelle tre categorie di grant, su 5, a cui concorre: starting, consolidator, advanced. “Un numero così elevato di grant dimostra che la Bocconi ha raggiunto una massa critica, per cui la qualità della ricerca si coniuga alla quantità – ha commentato il rettore della Bocconi, Francesco Billari – Non registriamo singoli casi di successo nell’ottenere finanziamenti europei competitivi, ma raccogliamo i frutti di un approccio sistematico. Bocconi investe nei giovani ricercatori e li sostiene nel loro percorso di carriera: anche questo settembre su 12 nuovi ingressi nella nostra facoltà 11 sono giovani assistant professor tra cui Giulio Malavolta, proveniente dal Max Planck, a sua volta vincitore oggi di un ERC starting grant”.

Questi in sintesi i progetti vincitori. Il progetto ERC SOME (Social Media: Measuring Effects and Mitigating Downsides) di Luca Braghieri ha due obiettivi principali: in primo luogo, affrontare le lacune nella nostra comprensione di come i social media influenzano gli individui e la società, e in secondo luogo, valutare l’efficacia di interventi che contrastino gli aspetti negativi dei social media. L’obiettivo generale è generare nuove conoscenze scientifiche sull’uso e l’impatto dei social media, identificare potenziali aree di intervento politico e valutare soluzioni pratiche per mitigarne gli aspetti negativi.

SOFIA (Stereotypes and Opportunities: Fostering Interactions and Awareness) è un progetto di Michela Carlana che mira a studiare la formazione degli stereotipi – spesso all’origine di comportamenti distorti e possono contribuire all’ampliamento delle disuguaglianze socioeconomiche in società diverse – e a testare le politiche volte a mitigare le disuguaglianze educative, basandosi su intuizioni di economia comportamentale e tecniche di machine learning. DIGIDEV (Digitalization of Public Service Delivery and Inclusive Development), il progetto guidato da Erika Deserranno, mira a far progredire la nostra comprensione dei fattori di successo o di fallimento della digitalizzazione nei settori pubblici dei Paesi in via di sviluppo e dei modi in cui le tecnologie digitali possono essere sfruttate per migliorare l’efficienza e l’inclusione dell’erogazione dei servizi pubblici, producendo così una crescita economica più solida e inclusiva.

Il progetto NEMESIS (sociogeNEsis of criMinal nEtworks: reconStruction, dIscovery and diSruption) di Daniele Durante combina scienze sociali e statistiche per affrontare le sfide della comprensione e della lotta alle moderne reti criminali. Considera l’incompletezza e la complessità dei dati non come ostacoli, ma come risorse preziose per ampliare le conoscenze e le politiche di contrasto. Riconoscendo l’importanza dei dati mancanti e delle complesse interazioni tra i criminali, il progetto mira a sviluppare modelli statistici innovativi delle reti criminali. Questa prospettiva dovrebbe rivoluzionare gli attuali approcci alla concettualizzazione, alla ricostruzione, all’analisi e all’interruzione delle reti criminali, creando nuove opportunità per le risorse di frontiera legate ai dati, alle teorie sociali, alle strategie di applicazione della legge e alle politiche pubbliche. Il progetto FINDEV (Financial Institutions and Development) di Nicola Limodio comprende tre sottoprogetti empirici che riguardano le istituzioni finanziarie nei Paesi a basso e medio reddito. Il primo progetto indaga le frizioni nella regolamentazione finanziaria in Africa, esplorando le banche etniche e il ruolo dell’indipendenza della banca centrale. Il secondo progetto studia l’impatto del multiculturalismo e del conflitto sull’organizzazione interna delle filiali bancarie e dei mercati dei prestiti in Etiopia. Infine, il terzo progetto si concentra sull’incompletezza del mercato e sui prestiti non performanti in Cina, analizzando l’introduzione delle società di gestione patrimoniale e i loro effetti. L’obiettivo finale è quello di migliorare la nostra comprensione di queste frizioni e informare le politiche che promuovono lo sviluppo e l’efficace regolamentazione finanziaria in queste regioni. PERSONAE (Personalized and Subjective approaches to Natural Language Processing), che vede Debora Nozza come ricercatore principale, mira a rendere la tecnologia linguistiche (LT) accessibili e utili per tutti. Il progetto intende migliorare la ricerca sui compiti soggettivi in NLP, come il rilevamento del linguaggio offensivo e l’analisi del sentiment e delle emozioni, sviluppando un nuovo campo chiamato Personal NLP, un’area di ricerca completamente nuova che studierà i compiti soggettivi dal punto di vista dell’individuo, con l’obiettivo di costruire modelli NLP che considerino le prospettive individuali. Questa nuova area di ricerca esplorerà i compiti soggettivi dal punto di vista dell’individuo come destinatario di informazioni, rendendo gli utenti attori attivi nella creazione di LT invece che semplici destinatari. Ciò consentirà un approccio più personalizzato ed efficace alla progettazione di modelli NLP, con il risultato di modelli complessivamente migliori. Scott Williamson ha ottenuto un finanziamento per DEVAL (Democratic Values and Authoritarian Legitimacy), un progetto che esaminerà gli atteggiamenti popolari verso la democrazia in un momento di declino democratico globale, facendo progredire le conoscenze su come le persone comprendano e sostengano la democrazia e su come i leader politici autoritari manipolino il sostegno popolare ai valori democratici per aumentare la loro legittimità politica. Progettando nuovi metodi per identificare il modo in cui le persone comprendono la democrazia e come possano rinunciarvi in cambio di altri risultati politici, sociali ed economici, DEVAL svilupperà progressi innovativi nella misurazione del sostegno alla democrazia. DEVAL farà inoltre progredire la conoscenza teorica ed empirica delle strategie che i leader autoritari utilizzano per rafforzare la propria legittimità facendo leva sui valori democratici. A questi 7 si aggiunge il progetto ObfusQation (Code Obfuscation in a Quantum World) di Giulio Malavolta, da questo mese in Bocconi, che vuole, da un lato, sviluppare nuove tecniche di offuscamento in grado di resistere agli attacchi portati dagli algoritmi quantistici e, dall’altro, sviluppare strumenti in grado di offuscare gli algoritmi quantistici. Uno degli elementi costitutivi della crittografia moderna è infatti l’offuscamento dei programmi. In parole semplici, gli algoritmi dovrebbero essere difficili da retroingegnerizzare e, a tal fine, il codice degli algoritmi crittografici viene reso complesso e difficile da interpretare. Le tecniche di offuscamento attualmente utilizzate, tuttavia, non resisteranno all’avvento dei computer quantistici.

Vinti al Politecnico di Milano tre ERC Starting Grant

Vinti al Politecnico di Milano tre ERC Starting GrantMilano, 5 set. (askanews) – Tre giovani ricercatori del Politecnico di Milano si aggiudicano il prestigioso ERC (European Research Council) Starting Grant, il finanziamento europeo del valore di 1,5 milioni di euro in cinque anni. I tre ricercatori sono impegnati su altrettanti progetti in ambito biomedicale – HÈRMES, MINIONS e EOS, questi i nomi dei progetti di ricerca – focalizzati sulla lotta ai tumori attraverso la fluorescenza e la radioterapia e sull’utilizzo dei batteri come vettori di farmaci.

Giulia Acconcia del DEIB (Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria) con la sua ricerca, punta a rivoluzionare le tecniche di misura non invasiva per acquisire in tempo reale immagini 3D e 4D; Chiara Paganelli (DEIB) sviluppa nuovi approcci modellistici che rivoluzionano la radioterapia contro i tumori localizzat; e Giuseppe Maria Paternò (Dipartimento di Fisica) rende i batteri sensibili alla luce ed esplora la possibilità di utilizzarli come vettori di farmaci in parti del corpo difficilmente raggiungibili, come il tratto gastrointestinale “Il nostro Ateneo celebra con grande soddisfazione il brillante risultato raggiunto dai nostri promettenti giovani ricercatori – commenta Paolo Biscari, delegato della Rettrice allo Sviluppo dei talenti. L’acquisizione di ben tre progetti ERC Starting Grant finanziati, con un tasso di successo in questa call del 37,5%, ben superiore al tasso di successo medio di questi progetti, conferma che i ricercatori reclutati negli ultimi anni hanno già raggiunto livelli di indipendenza ed eccellenza internazionale nella ricerca. In linea con il nostro Piano Strategico 2023-2025, il sostegno alla ricerca innovativa e indipendente dei giovani studiosi è uno degli obiettivi fondamentali del Politecnico di Milano”.

Il progetto HÈRMES (High-speed timE Resolved fluorescence iMaging with no pilE-up diStortion) mira a sviluppare dei sensori di luce estremamente sensibili per la chirurgia guidata dalla fluorescenza. Questa tecnologia consentirà ai chirurghi di intervenire anche sulle singole cellule durante le operazioni più delicate, come la rimozione dei tumori al cervello, minimizzando così gli effetti collaterali sul paziente. Giulia Acconcia, impegnatoa su questo progetto, è cresciuta a Spoleto ha conseguito la laurea magistrale in Electronics Engineering e il dottorato di ricerca in Information Technology presso il Politecnico di Milano, dove è attualmente ricercatrice senior e assistant professor. MINIONS – (Patient-specific Microstructural and radIobiological model for persoNalised external beam radiation therapy in localised tumourS) propone invece un nuovo approccio modellistico per la cura del cancro attraverso la pianificazione e l’adattamento radioterapico paziente-specifico. Il modello permetterà di considerare le caratteristiche microscopiche del tumore e la sua interazione con il fascio di radiazioni, sviluppando trattamenti biologicamente guidati per ciascun paziente. Il progetto avrà impatto in diversi campi, come la bioingegneria, la fisica medica, la radiobiologia, la radiologia e l’oncologia, verso lo sviluppo di trattamenti biologicamente mirati che permetteranno di aumentare la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti. Chiara Paganelli, impegnata su MINIONS, ha conseguito il dottorato in Bioengineering presso il Politecnico di Milano, dove ora è ricercatore senior e assistant professor. Lavora nel laboratorio CartCasLab (https://www.cartcas.polimi.it/) dove svolge attività di ricerca relative alla radioterapia guidata dalla risonanza magnetica.

Il progetto EOS (Engineering Of bacteria to See light), seguito da Giuseppe Maria Paternò, propone una nuova strategia per rendere i batteri capaci di percepire stimoli luminosi. Nello specifico accoppierà i batteri con materiali fotosensibili in grado di trasformare l’energia della luce in potenziale elettrico, che i batteri a loro volta sfruttano per compiere attività biologiche, come la proliferazione ed il moto. EOS esplorerà la possibilità di utilizzare i batteri come vettori foto-guidati di farmaci in parti del corpo difficilmente raggiungibili, come il tratto gastrointestinale. Un’altra importante applicazione è nell’ambito dello studio e minimizzazione dei fenomeni di antibiotico resistenza. Giuseppe Maria Paternò ha conseguito la laurea in Chimica presso l’Università di Catania e il dottorato in Fisica presso l’University College London. Attualmente è ricercatore senior e assistant professor presso il Dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano. Gli ERC Starting Grant sono rivolti a ricercatori che abbiano conseguito il titolo di dottorato di ricerca da almeno 2 anni fino ad un massimo di 7 anni. L’obiettivo è di potenziare la creatività e l’eccellenza della ricerca europea di base o di frontiera e investire sulle migliori idee incentivando la qualità e l’ambizione dei singoli ricercatori. Il finanziamento individuale può arrivare a 1,5 milioni di euro per una durata di 5 anni.

Erc Starting Grant: finanziati 400 ricercatori, 57 gli italiani

Erc Starting Grant: finanziati 400 ricercatori, 57 gli italianiRoma, 5 set. (askanews) – L’European Research Council (Erc) ha annunciato l’assegnazione di 400 Starting Grants a giovani scienziati e studiosi di tutta Europa, 57 dei quali sono italiani. Le sovvenzioni, per un totale di 628 milioni di euro, sostengono la ricerca all’avanguardia in un’ampia gamma di campi, dalla medicina e fisica alle scienze sociali e umanistiche. Aiuteranno i ricercatori all’inizio della loro carriera a lanciare i propri progetti, formare i propri team e perseguire le loro idee migliori. I finanziamenti, parte del programma Orizzonte Europa dell’Ue, – informa l’Erc – saranno investiti in progetti scientifici che abbracciano tutte le discipline della ricerca.

I vincitori del bando Starting Grant 2023 – secondo i dati provvisori diffusi dall’Erc – realizzeranno i loro progetti presso università e centri di ricerca in 24 paesi europei, con il maggior numero di progetti ospitati in Germania (87 sovvenzioni), Francia (50), Paesi Bassi (44), Italia (32) e Regno Unito (32). I giovani ricercatori provengono dall’Europa e oltre, con 44 nazionalità rappresentate: in particolare tedeschi (66 ricercatori), italiani (57), francesi (32), olandesi (27). Quattordici europei che attualmente risiedono negli Stati Uniti realizzeranno i loro progetti finanziati dall’Erc in Europa. Questo concorso ha attirato 2.696 proposte, che sono state esaminate da gruppi di rinomati ricercatori di tutto il mondo. Il tasso di successo complessivo è stato del 14,8%. Si prevede che le sovvenzioni creeranno più di 2.600 posti di lavoro per borsisti post-dottorato, dottorandi e altro personale presso le istituzioni ospitanti.

Le ricercatrici hanno ottenuto circa il 43% delle sovvenzioni, un aumento rispetto al 39% del 2022. I bandi Starting Grants hanno attirato più di 58.000 proposte dal 2007. Durante questo periodo, – nota l’Erc – il numero di proposte presentate da donne è aumentato dal 30% a oltre il 40%. La presidente dell’Erc, Maria Leptin, ha dichiarato: “Fa parte della nostra missione dare ai talenti all’inizio della carriera l’indipendenza per perseguire un’ambiziosa ricerca guidata dalla curiosità che può modellare il nostro futuro. In quest’ultima tornata di Starting Grants, abbiamo visto una delle percentuali più alte di donne beneficiarie fino ad oggi, che spero che continuerà a crescere. Congratulazioni a tutti i vincitori e buona fortuna per il vostro percorso verso la scoperta”.

Le statistiche e l’elenco definitivo dei candidati idonei sono provvisori, avverte l’Erc. L’accordo commerciale e di cooperazione tra l’Unione europea e il Regno Unito consente di associare il Regno Unito all’attuale programma di finanziamento della ricerca e dell’innovazione dell’Ue, Orizzonte Europa, previa adozione di un protocollo. Poiché finora questo protocollo non è stato adottato, il Regno Unito è ancora considerato “non associato” a Orizzonte Europa. Pertanto, le proposte selezionate dei richiedenti con sede in un paese in fase di associazione a Orizzonte Europa saranno ammissibili al finanziamento solo se il pertinente accordo di associazione a Orizzonte Europa si applica al momento della firma della convenzione di sovvenzione. Tuttavia, i candidati selezionati provenienti da istituti del Regno Unito possono comunque ricevere finanziamenti, a condizione che si trasferiscano in un istituto ospitante in un paese ammissibile.

Propulsione spaziale: Avio investe in T4i, spin-off di Unipd

Propulsione spaziale: Avio investe in T4i, spin-off di UnipdRoma, 5 set. (askanews) – Avio, società leader nella propulsione aerospaziale quotata sul segmento STAR della Borsa Italiana, ha annunciato l’accordo con T4i, spin-off dell’Università di Padova con sede a Monselice (PD), specializzata in sistemi propulsivi innovativi per applicazioni aerospaziali, per la realizzazione di un investimento strategico di minoranza qualificata nel capitale di T4i.

T4i è stata fondata nel 2014 da un team guidato dal Prof. Daniele Pavarin e negli anni ha dimostrato competenza ed eccellenza nello sviluppo di tecnologie propulsive, crescendo velocemente e lavorando a programmi ambiziosi in partnership con l’Esa, l’Asi e il Cnr nonché con diverse aziende italiane e straniere tra cui la stessa Avio. L’investimento – informa una nota – è stato realizzato tramite la sottoscrizione da parte di Avio di un aumento di capitale dedicato, con conseguente partecipazione sociale di Avio pari al 17% circa delle quote di T4i, a fronte di un investimento di circa 2,5 milioni di Euro. È, inoltre, in corso la sottoscrizione di accordi commerciali e di sviluppo tecnologico finalizzati allo sviluppo di nuove tecnologie spaziali. L’investimento permetterà a T4i di continuare il proprio percorso di crescita grazie a investimenti sul capitale umano e nelle proprie facilities. L’investimento ha già ricevuto le necessarie autorizzazioni previste dalla normativa applicabile.

“L’operazione T4i – ha commentato l’amministratore delegato di Avio, Giulio Ranzo – è un passo importante per la crescita delle competenze del Gruppo Avio nell’ambito della propulsione spaziale, in particolare nel settore dei sistemi propulsivi chimici green ‘storable’, nei sistemi propulsivi elettrici e nei thruster per il controllo di assetto. L’accordo contribuirà a migliorare l’efficacia e il time-to-market per l’introduzione di nuovi sistemi propulsivi funzionali al piano strategico, grazie alla agilità e alle competenze di T4i e alle sinergie con le infrastrutture e la visione di sistema di Avio. Rappresenta inoltre un passo ulteriore nella creazione e valorizzazione di centri di competenza distribuiti sul territorio nazionale, ma funzionali ai piani di sviluppo del Gruppo”. L’amministratore delegato di T4i, Daniele Pavarin, docente presso l’Università di Padova, ha commentato: “Questo accordo rappresenta un importante punto di arrivo che vede il riconoscimento della qualità raggiunta da parte di un gruppo che nasce in seno a una delle più prestigiose università italiane. Con questa operazione la società è riuscita ad affermarsi per le sue competenze al livello nazionale e internazionale, facendosi riconoscere e apprezzare da una delle più importanti aziende al mondo nel settore della propulsione spaziale. Ma ancora di più l’investimento di Avio rappresenta un fondamentale punto di partenza verso nuove straordinarie mete e avvincenti traguardi. Soddisfare i requisiti di qualità richiesti da Avio per porter servire la piattaforma Vega comporta una crescita aziendale radicale verso standard tipici delle grandi aziende aerospaziali che combinata con la versatilità, la creatività e la rapidità che sono caratteristiche identitarie della nostra azienda ci consentirà di ambire a diventare una delle più importanti PMI al mondo nel settore della propulsione spaziale. Questa partnership rappresenta quindi l’opportunità di vivere lo spazio al suo massimo livello proponendoci nel mercato internazionale come una Pmi innovativa e concreta capace di proporre ai nostri clienti prodotti eccellenti, un servizio attento e competente, e standard qualitativi di massimo livello”.

Spazio, prova a fuoco riuscita per lo stadio superiore di Ariane 6

Spazio, prova a fuoco riuscita per lo stadio superiore di Ariane 6Roma, 2 set. (askanews) – Il primo settembre 2023, i team di ArianeGroup, dell’agenzia spaziale tedesca DLR (Deutsches Zentrum für Luft- und Raumfahrt) e dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) hanno effettuato con successo una nuova prova a fuoco sul banco di prova dedicato allo stadio superiore del nuovo lanciatore Ariane 6 a Lampoldshausen (Germania).

La sequenza di test dello stadio superiore era rappresentativa dell’intera fase operativa dello stadio durante il volo inaugurale di Ariane 6. Essa comprendeva più di 11 minuti (680 secondi) di funzionamento del motore Vinci riaccendibile in due boost (accensioni), inclusiva di due boost della APU (Auxiliary Power Unit) in parallelo al funzionamento del motore Vinci, nonchè la gestione della pressione e della temperatura dei propellenti nei serbatoi durante la fase non propulsiva. L’APU ha funzionato per una durata totale di quasi 30 minuti. I risultati completi di questo test sono attualmente in fase di analisi e dovrebbero consentire di dichiarare lo stadio superiore Ariane 6 “pronto per il primo volo”.

“Questo nuovo successo per i team di Ariane 6 ci avvicina alla qualificazione finale dello stadio superiore. Questo test cruciale ha dimostrato il perfetto funzionamento simultaneo del motore riaccendibile Vinci e dell’APU, due tecnologie essenziali per la versatilità del nostro nuovo lanciatore europeo, che gli consente di svolgere un’ampia gamma di missioni”, ha spiegato Martin Sion, amministratore delegato di ArianeGroup. “Saluto l’eccellente collaborazione tra i team franco-tedeschi di ArianeGroup e i nostri partner del DLR, e con i team del nostro cliente ESA, che hanno dimostrato ancora una volta la loro determinazione a garantire la qualità e l’affidabilità del nuovo lanciatore europeo Ariane 6 per portarlo al suo volo inaugurale”. “Sono molto soddisfatto del successo del test e mi congratulo con il team di ArianeGroup, dell’ESA e della DLR per la proficua collaborazione. Questo test è una pietra miliare fondamentale e un passo essenziale nella qualificazione dello stadio superiore per il suo primo volo”, ha spiegato Walther Pelzer, membro del Consiglio esecutivo della DLR e direttore generale dell’Agenzia spaziale tedesca presso la DLR. “Il DLR è rinomato in tutto il mondo per la sua infrastruttura di test unica e sta definendo nuovi standard in Europa con il banco di prova P5.2″. Durante la riunione del Consiglio dell’ESA a livello ministeriale tenutasi a Parigi nel novembre 2022, gli Stati membri hanno concordato che Lampoldshausen fa parte dell’infrastruttura strategica dell’ESA come sito per i test dei motori e degli stadi”.

Il direttore del trasporto spaziale dell’ESA Toni Tolker-Nielsen ha ringraziato i partner che stanno conducendo i test a Lampoldshausen: ” Ariane 6 rappresenta un notevole aumento della nostra capacità di lancio e lo stadio superiore, con il suo motore Vinci riaccendibile, sarà una vera e propria trasformazione. I risultati di questi test ci danno grande fiducia nella flessibilità di questo sistema di lancio per soddisfare tutti i requisiti di missione. Insieme ai nostri partner stiamo facendo progressi significativi e non vedo l’ora di affrontare le prossime tappe del nostro viaggio con Ariane 6″. Assemblato presso lo stabilimento ArianeGroup di Brema, in Germania, lo stadio superiore dell’Ariane 6 incorpora alcune delle principali innovazioni del lanciatore, consentendogli di effettuare la più ampia gamma possibile di lanci, comprese missioni complesse come il dispiegamento su larga scala di costellazioni di satelliti in orbita terrestre bassa (LEO) o l’iniezione successiva di carichi utili in diversi piani orbitali. Lo stadio comprende due serbatoi principali per i propellenti criogenici (idrogeno e ossigeno liquidi), che alimentano il motore Vinci, che può essere riacceso fino a quattro volte, e l’innovativa unità di propulsione ausiliaria APU.

Contemporaneamente ai test dello stadio superiore in Germania, proseguono a Kourou i test CTM (Combined Test Model) del lanciatore completo. Questo lanciatore di prova comprende anche uno stadio superiore, utilizzato in particolare per i test elettrici e dei fluidi del lanciatore, comprese le sequenze di riempimento e svuotamento del propellente criogenico e il funzionamento dei bracci di rifornimento in condizioni completamente rappresentative insieme alla base di lancio. Ariane 6 è un programma gestito e finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA). In qualità di prime contractor e autorità di progettazione del lanciatore, ArianeGroup è responsabile dello sviluppo e della produzione con i suoi partner industriali, nonché del marketing attraverso la sua controllata Arianespace. Il CNES e i suoi partner contrattuali sono responsabili della costruzione della rampa di lancio a Kourou, nella Guyana francese.

Units sulla Iss per studiare la funzionalità muscolare nello spazio

Units sulla Iss per studiare la funzionalità muscolare nello spazioRoma, 1 set. (askanews) – La missione Nasa della Crew-7, arrivata sulla stazione spaziale internazionale (Iss) il 27 agosto, porta con sé l’Università degli studi di Trieste. Alessandra Bosutti, del Dipartimento di Scienze della Vita dove svolge la sua attività di ricerca nel Laboratorio di biofisica e neurobiologia cellulare della prof.ssa Paola Lorenzon, è coordinatrice del progetto internazionale NIMAS (Neuromuscular electrical stimulation to enhance the exercise benefits for muscle functions during spaceflight). L’obiettivo – informa Units – è valutare se la stimolazione elettrica neuromuscolare possa essere uno strumento utile per un migliore adattamento del corpo umano nello spazio.

L’esposizione alla microgravità durante il volo spaziale porta a sostanziali processi di adattamento nel sistema muscolo-scheletrico degli astronauti, caratterizzati dalla perdita di massa muscolare e declino delle capacità di esercizio. Garantire il mantenimento della forza muscolare durante le missioni spaziali è necessario non solo per sostenere le attività extraveicolari degli astronauti, ma anche per assicurare loro un rapido ed efficiente recupero una volta rientrati sulla Terra. La stimolazione elettrica neuromuscolare (NMES) – metodica non invasiva spesso accostata all’esercizio fisico tradizionale che, attraverso l’utilizzo di elettrodi posizionati sulla cute in corrispondenza del muscolo che si vuole attivare, simula l’impulso nervoso generato dal cervello – potrebbe essere promettente per potenziare gli effetti dell’allenamento in volo e per ridurre il tempo necessario per l’esercizio fisico quotidiano. In combinazione con le attività aerobiche e di resistenza, la NMES potrebbe infatti non solo migliorare la funzione muscolare ma anche consentire l’uso di attrezzature più piccole e leggere, riducendo così carico e peso complessivo a bordo. I risultati dello studio – prosegue Units – potrebbero essere applicati in futuri habitat a gravità ridotta sulla Luna, o più avanti su Marte, e avranno importanti ricadute anche sulla Terra per pazienti anziani o con ridotta mobilità. Effetti simili a quelli indotti dalla microgravità sugli astronauti si ritrovano infatti anche negli anziani e su coloro che per vari motivi non possono muoversi o esercitare il fisico in maniera adeguata.

“NIMAS è un esperimento sponsorizzato dall’Agenzia Spaziale Europea che stiamo conducendo in collaborazione con il nostro team internazionale di scienziati provenienti da Germania, Olanda, Svizzera e Regno Unito – spiega Alessandra Bosutti, coordinatrice del progetto – l’esperimento verrà sviluppato con fondi dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), Agenzia Spaziale Tedesca (DLR) e Inglese (UK Space Agency) e prevede di determinare sia l’efficacia della NMES nel contrastare il declino correlato alla permanenza nello spazio su massa, metabolismo e funzioni dei muscoli delle gambe degli astronauti, sia l’effetto generale su questi causato dal volo spaziale. Il progetto richiede misurazioni a Terra, prima e dopo il volo, relative all’attività delle funzioni neuromuscolari, alla microcircolazione e ossigenazione muscolare e alle variazioni della massa muscolare delle gambe. Saranno eseguiti anche alcuni prelievi di sangue a terra e a bordo dell’Iss per analisi molecolari”.

L’India sulla Luna con Chandrayaan-3, le congratulazioni dell’Esa

L’India sulla Luna con Chandrayaan-3, le congratulazioni dell’EsaMilano, 23 ago. (askanews) – Mercoledì 23 agosto, dopo un’attesa estenuante, l’ISRO (Indian Space Research Organisation) ha confermato che il lander Chandrayaan-3 è atterrato con successo nella regione polare meridionale della Luna, come previsto.

L’ESA (Agenzia spaziale europea) ha espresso le proprie congratulazioni ai colleghi indiani, orgogliosa di sostenere la missione Chandrayaan-3. Le stazioni di terra dell’ente spaziale europeo sono un elemento fondamentale per il sostegno ai suoi partner internazionali e, con questa attività, viene rafforzato ulteriormente il rapporto dell’ESA con l’ISRO e con l’India. “Non vedo l’ora di supportare in futuro altre missioni ISRO pionieristiche, come Aditya-L1”, ha affermato in una nota Rolf Densing, direttore delle operazioni presso il centro operativo della missione ESOC dell’ESA a Darmstadt, in Germania.

L’ESA fornisce supporto alle comunicazioni nello spazio profondo per la missione Chandrayaan-3. La comunicazione è una parte essenziale di ogni missione spaziale. Le stazioni sulla Terra mantengono gli operatori connessi ai veicoli spaziali mentre si avventurano nell’ignoto. Senza il supporto delle stazione di terra, è impossibile ottenere dati da un veicolo spaziale, sapere come sta, sapere se è sicuro o anche solo dove si trova.

Per la missione Chandrayaan-3, l’ESA sta coordinando il supporto dalla sua stazione Kourou nella Guyana francese e dalla Goonhilly Earth Station Ltd nel Regno Unito. Queste stazioni completano il supporto della Deep Space Network della NASA e delle stazioni stesse dell’ISRO. L’antenna da 35 metri dell’ESA a New Norcia, in Australia, ha fornito un ulteriore aiuto per il tracciamento durante l’atterraggio sulla Luna, fungendo da backup per la stazione terrestre dell’ISRO.

New Norcia ha ricevuto il flusso di segni vitali dal lander Chandrayaan-3 – informazioni sulla sua salute, posizione e traiettoria – in parallelo con la stazione dell’ISRO ed è stato questo flusso di telemetria che, alla fine, è stato utilizzato per confermare il successo dell’atterraggio. Dal lander presto scenderà un piccolo rover che, durante la sua missione sulla superficie lunare, che durerà un giorno lunare (14 giorni sulla Terra), effettuerà una serie di esperimenti scientifici. Le stazioni dell’ESA continueranno a trasmettere i dati telemetrici e scientifici raccolti dal modulo rover e lander della missione fino alla fine delle operazioni di superficie.

IIT: dalla corazza dei granchi un circuito elettronico commestibile

IIT: dalla corazza dei granchi un circuito elettronico commestibileMilano, 17 ago. (askanews) – Un circuito elettronico commestibile realizzato a partire dalle corazze dei crostacei che potrà essere utilizzato in applicazioni in ambiti diversi, dalla diagnostica medica al controllo qualità dei cibi: è l’obiettivo al quale ha lavorato il team di ricerca del laboratorio “Printed and Molecular Electronics”, coordinato da Mario Caironi, dell’Istituto Italiano di Tecnologia – IIT di Milano. I ricercatori IIt hanno infatti sviluppato un prototipo di circuito commestibile basato su oro e chitosano, dimostrando per la prima volta la possibilità di realizzare circuiti con materiali commestibili. Il prototipo è stato descritto sulla rivista Nanoscale.

L’elettronica commestibile è un campo in forte crescita con un obiettivo preciso: sviluppare dispositivi edibili in grado di entrare nel corpo senza nuocere alla salute. Le applicazioni di questo settore variano dalla diagnosi e trattamento di malattie al campo alimentare per monitorare la qualità dei cibi. Ovviamente i dispositivi in questione hanno bisogno di circuiti elettrici per poter funzionare. Tuttavia, i normali circuiti presenti nei nostri oggetti quotidiani non sono adatti, perché composti da materiali non edibili. Ecco quindi la sfida: costruire circuiti commestibili in grado di funzionare nel corpo senza danneggiarlo. E’ qui dunque l’importanza del lavoro svolto dal team IIT guidato da Caironi: dimostrare per la prima volta la possibilità di costruire circuiti con materiali commestibili. Il circuito viene stampato attraverso una tecnica a getto di inchiostro, molto simile a quella utilizzata dalle stampanti casalinghe. Al posto del normale inchiostro viene però utilizzata una soluzione di oro liquido. Questa metodologia permette di produrre circuiti complessi risultando anche più veloce ed economica di altre tecniche molto diffuse, come la fotolitografia. Inoltre, l’oro è un materiale inerte e viene infatti già utilizzato da alcuni pasticceri e da chef rinomati in tutto il mondo.

L’altro elemento fondamentale del dispositivo è il chitosano, un materiale commestibile ottenuto a partire dalla corazza dei crostacei, come granchi e gamberetti. Un sottile strato formato da questo materiale è in grado di assorbire l’acqua funzionando quindi da elettrolita per il circuito e permettendo di modularne l’attività. Una volta ingerito, il chitosano assorbirà l’acqua normalmente presente nel corpo consentendo perciò il funzionamento del dispositivo. Inoltre, il contatto diretto tra circuito e acqua fisiologica permetterà di misurare i parametri corporei, come la temperatura o l’acidità, trasformando quindi il circuito in un vero e proprio sensore. “Questi dispositivi potrebbero essere impiegati nella diagnostica per costruire pillole commestibili e digeribili in grado di eseguire una serie di analisi lungo l’intestino e, all’occorrenza, di rilasciare farmaci – dichiara Alessandro Luzio, ricercatore del gruppo “Printed and Molecular Electronics” – Ci sono poi le applicazione nel campo alimentare, per esempio per controllare la qualità del cibo o per rilevare la presenza di contraffazioni” . Può infatti capitare che un cibo abbia superato la data di scadenza, ma sia ancora commestibile. Viceversa, può succedere che un cibo sia già guasto senza averla oltrepassata. Applicando sensori commestibili sul cibo, si potrebbe monitorare il suo reale stato, riducendo gli sprechi alimentari ed evitando di incorrere in malattie.

“Questo circuito è un altro importante passo nell’elettronica commestibile, così come lo è stata la prima batteria ricaricabile e commestibile, sempre sviluppata nel nostro laboratorio – afferma Mario Caironi, coordinatore del gruppo Printed and Molecular Electronics – per il futuro stiamo già lavorando alla comunicazione tra dispositivi, fondamentale per costruire sensori in grado di trasmettere in diretta le informazioni raccolte all’interno del corpo verso l’esterno o per comunicare il rilascio di un farmaco”. Questa ricerca è stata finanziata dai fondi dello European Research Council (ERC) nell’ambito del programma europeo di innovazione “ELFO”. Fa inoltre parte del programma di gemellaggio “GREENELIT”. Ha previsto la collaborazione tra Istituto Italiano di Tecnologia, Università degli studi Milano-Bicocca e Università di Heidelberg.

Ricerca, non solo fumo. Svelati segreti genetici tabacco australiano

Ricerca, non solo fumo. Svelati segreti genetici tabacco australianoRoma, 10 ago. (askanews) – Pubblicato, sulla rivista “Nature Plants”, il genoma del tabacco australiano (Nicotiana benthamiana). Lo studio, iniziato nel 2018, è stato condotto da un consorzio internazionale coordinato dalla Queensland University of Technology e comprendente l’ENEA, sostenuto da un finanziamento europeo nell’ambito del programma Horizon 2020.

Questa piantina, dalla taglia molto più bassa del tabacco normale, è stata usata per secoli dagli aborigeni australiani come pianta medicinale e rituale, sotto il nome di pitjuri. Per la sua facilità di coltivazione e manipolazione genetica, è stata adottata da centinaia di laboratori in tutto il mondo come sistema modello di studio e successivamente dall’industria biotecnologica come “biofabbrica” per la produzione di medicinali. Nel database Google vi sono oltre 75.000 lavori scientifici e 15.000 brevetti che citano questa specie. Uno dei primi sieri anti-Ebola e il primo vaccino contro il COVID di origine vegetale sono stati prodotti in N. benthamiana. Il lavoro ha chiarito la sequenza del genoma completo del ceppo di laboratorio di N. benthamiana, derivato da una singola pianta raccolta nei primi anni del secolo scorso nel deserto dell’Australia centrale, e di un secondo ceppo, adattato invece alle condizioni subtropicali del Queensland, nell’Australia settentrionale. La comparazione dei due ceppi ha rivelato alcune differenze a livello della composizione genetica e differenze più marcate nella composizione chimica (ad esempio, nel contenuto di nicotina e nornicotina, un suo derivato più tossico). Tali informazioni risulteranno utili non solo per la ricostruzione della biodiversità di questa specie, ma anche per il suo uso nella ricerca di base e per applicazioni biotecnologiche.

Il gruppo ENEA comprende ricercatori della Divisione Biotecnologie ed Agroindustria del Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali, nella quale si studiano anche applicazioni del tabacco australiano per la produzione di vaccini umani e veterinari. Questo importante risultato è il sesto conseguito dall’ENEA nel campo della genomica vegetale, dopo il sequenziamento dei genomi della patata, del pomodoro, della melanzana (appartenenti, come il tabacco australiano, alla famiglia delle Solanacee) e quelli del caffè robusta e della Gardenia (appartenenti alle Rubiacee, una grande famiglia di arbusti tropicali, fonte di moltissime molecole ad azione bioattiva o terapeutica). Questi lavori, due dei quali pubblicati come storie di copertina su “Nature” ed uno su “Science”, testimoniano l’impegno continuo dell’ENEA in questo settore rilevante sia per le applicazioni di tipo biomedico sia per la conservazione della biodiversità vegetale e il miglioramento genetico che sono alla base della nostra alimentazione e bioeconomia.

Spazio, ASI ha firmato tutti i contratti per la Space Factory 4.0

Spazio, ASI ha firmato tutti i contratti per la Space Factory 4.0Roma, 9 ago. (askanews) – Dopo l’aggiudicazione avvenuta a marzo 2023, sono stati recentemente firmati tutti i contratti relativi al programma Space Factory 4.0 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) finanziato dall’Unione europea e gestito dall’Agenzia Spaziale Italiana. Una rete di fabbriche, connessa con la filiera di produzione, dedicata alla realizzazione di piccoli satelliti e diffusa su tutto il territorio nazionale, da Nord a Sud. Un sistema integrato di tecnologie innovative che consentirà al sistema Paese di affrontare le sfide Space Economy, e porsi come un’eccellenza a livello internazionale nel comparto delle costellazioni satellitari.

Il primo contratto è stato sottoscritto il 28 aprile scorso dall’Agenzia Spaziale Italiana e il raggruppamento temporaneo di imprese costituito da Thales Alenia Space Italia (mandataria), Argotec, Sitael e CIRA, e prevede un investimento complessivo di circa 65 milioni di euro. Nell’ambito del progetto verranno sviluppate tecnologie innovative per la digitalizzazione dei processi, ed è inoltre previsto l’uso della robotica, della realtà virtuale e aumentata, l’interazione uomo/macchina, processi di test automatizzati, l’impiego di intelligenza artificiale per la gestione e l’elaborazione dei dati, in fabbriche di nuova realizzazione o nel potenziamento di infrastrutture esistenti. Tutto questo si riflette nella possibilità di velocizzare le linee produttive diminuendo i tempi di realizzazione e testing dei piccoli satelliti in linea con le esigenze della space economy. Le attività di sviluppo proseguono spedite con il positivo superamento nelle scorse settimane della Preliminary Design Review. Il programma Space Factory 4.0 prevede inoltre due ulteriori contratti a supporto della filiera per la realizzazione di componenti e sotto-sistemi di satelliti. In tale ambito, il 28 luglio scorso è stato firmato il contratto tra ASI e il raggruppamento temporaneo di imprese costituito da Thales Alenia Space Italia (mandataria) e Sitael per un valore complessivo di circa 15 milioni di euro, per lo sviluppo di tecnologie digitali ed automatizzate nell’ambito dei processi produttivi, la realizzazione di nuove infrastrutture di testing per apparecchiature elettroniche e sistemi propulsivi, che garantirà quindi la realizzazione ed il testing degli elementi costitutivi delle piattaforme Platino e Nimbus a supporto delle attività previste nella realizzazione di future costellazioni. Infine, il 7 agosto scorso è stato firmato il contratto tra ASI e CESI per un valore complessivo di circa 13 milioni di euro, per incrementare la capacità produttiva di celle solari per i satelliti, attraverso lo sviluppo di processi di produzione digitalizzati, nuove tecnologie di monitoraggio e utilizzo di macchinari di ultima generazione, mantenendo l’elevata efficienza raggiunta dalle celle di CESI qualificate per i satelliti in orbita bassa (LEO) e geostazionaria (GEO).

Per i 3 contratti firmati nell’ambito del programma Space Factory 4.0, a valle della fase di investimento finanziata con fondi PNRR, verrà avviata la fase di utilizzo e gestione condivisa degli asset attraverso un Partenariato Pubblico Privato (PPP) per una durata di 15 anni; durante i quali ASI manterrà la proprietà di metà delle infrastrutture che saranno realizzate e che saranno quindi disponibili per tutta la comunità industriale, anche di piccole e medie imprese o start up che non hanno capacità finanziarie per affrontare un investimento di questo tipo, ma che potranno comunque beneficiare dei servizi offerti. Un investimento duraturo che punta a fare dell’Italia uno dei capisaldi dell’industria satellitare mondiale, sia in termini di know-how che di capacità tecnologiche e produttive, con la capacità di attrarre investimenti per la realizzazione di costellazioni di futura generazione e per soddisfare le esigenze di ASI o di altri utenti istituzionali nella realizzazione in tempi ridotti di piccoli satelliti e costellazioni.