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Ricerca, accordo tra Segretariato Generale Difesa e Gran Sasso Tech

Ricerca, accordo tra Segretariato Generale Difesa e Gran Sasso TechRoma, 13 nov. (askanews) – La Fondazione Gran Sasso Tech (GST) – organismo di ricerca senza fini di lucro nato dalla collaborazione tra il Gran Sasso Science Institute e Thales Alenia Space (joint venture tra Thales 67% e Leonardo 33%) – e il Segretariato Generale della Difesa e Direzione Nazionale degli Armamenti hanno sottoscritto un accordo di collaborazione per lo svolgimento congiunto di attività scientifiche al fine di contribuire allo sviluppo del patrimonio delle conoscenze.

L’intesa – informa GST in una nota – è stata siglata presso palazzo Guidoni a Roma dal Professor Fernando Ferroni, Presidente della Fondazione Gran Sasso Tech, e dal Generale di Corpo d’Armata Luciano Portolano, Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti. La collaborazione istituzionale riguarderà programmi di ricerca, didattica e formazione nei settori delle tecnologie spaziali, dei semiconduttori e del software, e garantirà l’ampia diffusione dei risultati di ricerca mediante la pubblicazione e il trasferimento di conoscenze a favore della comunità scientifica, della Difesa e della filiera industriale e del sistema Paese in generale.

“Gran Sasso Tech è un riferimento per missioni scientifiche spaziali, grazie all’architettura satellitare 2MF utilizzata anche per la costellazione IRIDE – ha dichiarato il Prof. Ferroni, Presidente della Fondazione Gran Sasso Tech -. Ringrazio il Gen. Portolano e il Ministero della Difesa che hanno permesso di stabilire un’importante sinergia su tecnologie innovative, da quelle del silicio all’AI e all’Osservazione della Terra, necessarie per affrontare sfide fondamentali per il nostro futuro”. Il Generale Portolano ha espresso grande soddisfazione per l’avvio della collaborazione che per la Difesa rappresenta una importante occasione per incrementare la disponibilità di capacità professionali e tecnologiche nei settori delle tecnologie spaziali, dei semiconduttori e del software per applicazioni spaziali. Ha inoltre ricordato come i risultati dell’intesa tra la Fondazione e Segredifesa, ognuno nei propri specifici settori, comporterà un sensibile potenziamento della trasmissione di conoscenze e competenze a beneficio del sistema Paese.

Italia-Corea, si intensifica la cooperazione in ambito spaziale

Italia-Corea, si intensifica la cooperazione in ambito spazialeRoma, 8 nov. (askanews) – Nell’ambito della visita in Corea del Sud del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella anche il settore spaziale firma un importante accordo volto a intensificare la cooperazione tra Italia e Corea del Sud nel campo della scienza e della tecnologia nel settore spazio.

A firmare il Memorandum of Understanding (MoU), il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana Teodoro Valente e il Ministro della Scienza e dell’ICT della Corea del Sud Lee Jong-ho, alla presenza del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella e il Presidente della Repubblica della Corea del Sud Yoon Suk-yeol. Il MoU – informa Asi – è parte di una serie di tre accordi firmati tra i due Paesi. Obiettivo del Memorandum è quello di potenziare le relazioni tra Italia e Corea del Sud, già precedentemente avviate, per un rapporto di strategico partenariato e promuovere e sostenere la collaborazione tra università, istituti di ricerca e imprese dei rispettivi Paesi.

Nello specifico attraverso il MoU si esploreranno le possibilità di implementare progetti di cooperazione nelle seguenti aree: la scienza e l’esplorazione dello spazio, l’osservazione della Terra con particolare attenzione al monitoraggio ambientale e alla gestione dei disastri, le tecnologie riguardanti i radar ad apertura sintetica, le applicazioni integrate e la promozione di iniziative nel settore spaziale per le industrie ed il commercio.

Centenario AM, a Pozzuoli il simposio sulla capacità ipersonica

Centenario AM, a Pozzuoli il simposio sulla capacità ipersonicaPozzuoli (Na), 7 nov. (askanews) – Lo sviluppo delle “capacità ipersoniche”, fondamentali per la futura esplorazione dello Spazio ma non solo, saranno al centro di un simposio organizzato giovedì 9 e venerdì 10 novembre 2023, all’Accademia dell’Aeronautica Militare a Pozzuoli (Na), nell’ambito delle attività dedicate al Centenario della Forza Armata.

Prevista la partecipazione dei maggiori esperti nel settore provenienti dal mondo della Difesa, del comparto aerospaziale italiano, nonché docenti e studenti delle più prestigiose realtà universitarie italiane e straniere, tra cui, in collegamento audio/video, l’astronauta dell’Esa e Colonnello pilota sperimentatore dell’Aeronautica Militare, Luca Parmitano. Il titolo dell’evento è “Una nuova sfida: sviluppare la capacità ipersonica”; circa sei mesi di ricerca ed analisi da parte di oltre 80 tra tecnici, scienziati ed esperti civili e militari del settore verranno riassunti, nei due giorni del simposio, attraverso l’esposizione di cinque panel tematici che faranno una sintesi degli studi condotti su varie aree ritenute di interesse per sviluppare in futuro le capacità ipersoniche: dall’aerodinamica alle comunicazioni, dai propulsori ai materiali, dagli spazioporti al diritto spaziale, fino agli aspetti legati alla fisiologia umana nello Spazio.

La tecnologia ipersonica è un tema di grande attualità e rilevanza per la confluenza di sfide ed opportunità che porta con sé, con implicazioni di vasta portata per l’ingegneria aerospaziale, per la difesa nazionale e per l’esplorazione scientifica. In un’era – come quella in cui stiamo entrando – caratterizzata da una sempre maggiore dipendenza dalla velocità e dalla capacità di adattarsi e reagire, fattori che nell’immaginario collettivo sono da sempre strettamente legati alle forze aeree e spaziali, il simposio di Pozzuoli vuole rappresentare uno sguardo su un futuro ormai prossimo, quello che andrà “oltre Mach 5”, e che per la complessità delle tecnologie coinvolte necessita di uno sforzo coordinato in termini di ricerca, sviluppo ed investimenti.

Il simposio sarà aperto dal Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, Generale di Squadra Aerea Luca Goretti e rappresenta solo l’atto conclusivo di questo lungo e complesso progetto di ricerca multidisciplinare avviato dalla Forza Armata in sinergia con il mondo accademico e dell’industria, con l’obiettivo di indicare una prospettiva politico-strategica in un settore di significativa importanza per la Difesa nazionale, che possa essere anche da stimolo per il consolidamento di una “economia della Difesa” quale forza motrice per l’innovazione tecnologica del Paese. Al termine dei lavori verrà presentato in anteprima un documento conclusivo dei lavori che verrà messo successivamente a disposizione della comunità scientifica e dei decisori militari e politici nazionali, che riassumerà le possibili linee di azioni per lo sviluppo della capacità ipersonica come leva strategica per la competitività del Sistema-Paese.

In collegamento dagli Stati Uniti, come anticipato, interverranno anche il Colonnello Luca Parmitano, pilota sperimentatore dell’Aeronautica Militare ed astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e Nicola Pecile, in passato pilota sperimentatore dell’Aeronautica Militare e, attualmente, pilota collaudatore negli Stati Uniti di veicoli suborbitali.

È operativa GARR-T, la rete ultraveloce per università e ricerca

È operativa GARR-T, la rete ultraveloce per università e ricercaRoma, 3 nov. (askanews) – Da oggi è pienamente operativa la nuova rete GARR-T dedicata al mondo della ricerca, dell’istruzione e della cultura. La rete, che si estende su un percorso di 20.000 km di fibra ottica distribuiti capillarmente in tutto il Paese, segna un importante passo avanti nella connettività ad alte prestazioni. Docenti, studenti e ricercatori di ogni disciplina possono contare su un’infrastruttura veloce e affidabile per scambiare dati in tempo reale, accedere in modo sicuro alle risorse, effettuare calcoli ad elevata potenza e gestire grandi quantità di dati. Con l’interconnessione alle reti globali inoltre, GARR-T agevola la collaborazione internazionale tra enti di ricerca e università.

Il nome GARR-T, come Terabit, indica il salto di qualità nella dimensione dei collegamenti ora disponibili. La dorsale, infatti, è cresciuta in modo straordinario, aumentando la capacità da 3 a oltre 20 Terabit al secondo. Il progetto – informa GARR – è iniziato a settembre 2021 con le prime installazioni sulla rete trasmissiva. In tempi record, si è sviluppato lungo tutto il Paese contando su un efficace lavoro di squadra tra l’organizzazione GARR e il personale degli enti di ricerca e delle università che ospitano i circa 80 nodi della rete coinvolti. Claudia Battista, direttrice GARR, esprime grande soddisfazione per questo risultato: “Sono molto orgogliosa del traguardo che abbiamo raggiunto con un mese di anticipo rispetto alle previsioni. Da oggi l’Italia ha un’importante risorsa per far fronte alle nuove sfide della ricerca e si pone tecnologicamente all’avanguardia in Europa e nel mondo”.

E questo è solo il primo passo. Il team GARR continua a lavorare per potenziare ulteriormente ed estendere la rete su altre aree del territorio nazionale. Mentre questa prima fase di GARR-T è stata realizzata grazie ad un investimento di 25 milioni di euro su fondi GARR, l’ampliamento prossimo conta su risorse provenienti dal PNRR con i progetti TeRABIT (che vedrà l’estensione e il potenziamento della dorsale in fibra ottica alla Sardegna e al sud della Sicilia) e ICSC (dedicato al potenziamento della dorsale e degli accessi per i siti impegnati nel Centro Nazionale di Ricerca in HPC, Big Data e Quantum Computing). “Con GARR-T abbiamo raggiunto standard tecnologici di eccellenza che permettono di interconnettere centri di ricerca, laboratori e sedi universitarie in qualsiasi parte del mondo” commenta Massimo Carboni, Chief Technical Officer di GARR. “La capacità minima dei collegamenti di dorsale è di 100 Gigabit al secondo e abbiamo già reso disponibili dei servizi di punta, come la recente connessione tra due data centre (INFN-CNAF a Bologna e CERN a Ginevra), con velocità di 1,6 Tbps grazie alla condivisione di spettro ottico multidominio”.

La rete a pacchetto e quella ottica sono state completamente rivoluzionate in GARR-T e ora offrono alla comunità nazionale della ricerca e dell’università nuove funzionalità. Tra i vantaggi, la possibilità di monitorare le performance in modo più efficiente grazie all’introduzione della telemetria e dell’automazione, che consentono di gestire una maggiore quantità di informazioni e di interagire con gli apparati tramite strumenti software. La telemetria riduce anche i tempi per alcune operazioni, come il collaudo di nuovi circuiti, che ora richiede solo 5 minuti invece di 40. Dal punto di vista della rete ottica sono stati messi in campo 750 km di nuove tratte in fibra ottica e sono 6.200 i chilometri coinvolti nell’evoluzione della dorsale GARR-T. Con questi numeri, la nuova rete è in grado di dare un contributo fondamentale alla riduzione del divario digitale in Italia. Una delle sue caratteristiche distintive è la maggiore capillarità, che porta funzionalità avanzate non solo nei nodi centrali ma anche ai siti periferici, garantendo così un accesso equo e avanzato alla connettività e alle risorse. Tra i servizi innovativi disponibili, inoltre, la condivisione di spettro, consente di espandere le potenzialità della rete, superando ostacoli economici o geografici come nel caso dei cavi sottomarini o di luoghi remoti difficili da raggiungere con la fibra ottica.

Una “talpa” al Museo della Scienza e Tecnologia di Milano

Una “talpa” al Museo della Scienza e Tecnologia di MilanoMilano, 31 ott. (askanews) – Nella notte tra lunedì 30 e martedì 31 ottobre 2023, al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci si Milano è arrivata la “testa” di una delle sei frese scavatrici utilizzate da Webuild per la realizzazione della metropolitana M4, La Blu del capoluogo lombardo.

La testa fresante della TBM (Tunnel boring machine, chiamata più amichevolmente talpa meccanica), dopo essere stata esposta davanti alla Triennale in occasione della mostra “Costruire il futuro. Infrastrutture e benefici per persone e territori” dedicata alle infrastrutture e promossa da Webuild, si è rimessa in marcia verso quella che, al momento, sarà la sua nuova dimora. Il Museo è stato infatti identificato proprio per il suo forte legame con il mondo dello sviluppo tecnologico e industriale, facendosi testimone di storie di persone, invenzioni, ricerche, scoperte e realtà d’impresa che hanno contribuito a trasformare la società negli ultimi due secoli, con particolare riferimento all’Italia. La testa della TBM entra quindi a far parte delle sue collezioni in quanto simbolo del progresso nel settore dei trasporti e dell’innovazione che sta trasformando il concetto di mobilità nelle città italiane: la metropolitana è uno dei sistemi di mobilità più ingegnosi ed efficaci per riuscire a oltrepassare il traffico.

Lunedì 30 ottobre, nel cuore della notte, la testa della TBM, che ha un diametro di 6,7 metri e pesa 58 tonnellate, si è messa in marcia, grazie ad un trasporto eccezionale, per attraversare la città di Milano e raggiungere il Museo. Il convoglio è partito da Viale Alemagna e, percorrendo viale di Porta Vercellina, ha proseguito verso viale Papiniano, per poi arrivare in Via Olona all’alba di martedì 31 ottobre da dove è entrata tramite una gru che l’ha calata fin dentro il cortile del Museo. Da lì è stata, infine, posizionata nei giardini accanto al Padiglione Ferroviario su un apposito basamento in calcestruzzo su cui è stata appoggiata la struttura in acciaio che la sostiene. Per permettere il transito della talpa e del suo convoglio largo 6 metri e alto oltre 4 metri, è stato necessario chiudere al traffico le strade a mano a mano che il convoglio avanzava lungo il percorso, scortato dalla polizia municipale, sollevare le linee aeree dell’elettricità e rimuovere pali segnaletici e semafori, ripristinati immediatamente dopo il termine delle operazioni di manovra.

La TBM arrivata al Museo ha scavato per oltre 4 km dei 15 totali che costituiranno il totale della linea Blu, in particolare nel tratto che da San Cristoforo arriva a Coni Zugna, passando proprio vicino al Museo. Per realizzare le gallerie nelle due direzioni, sono state impiegate 6 frese straordinariamente grandi: alte almeno 6,7 metri, lunghe più di 110 metri (quasi 3 volte il sottomarino Enrico Toti) e pesanti quasi 6.000 tonnellate (circa 20 volte il sottomarino).

”Dark Matter Day”, oggi si celebra il lato oscuro dell’universo

”Dark Matter Day”, oggi si celebra il lato oscuro dell’universoRoma, 31 ott. (askanews) – Oggi si celebra il Dark Matter Day, la giornata della materia oscura, che in questa sesta edizione si presenta con un nuovo look, un podcast, una diretta social europea e una serie di eventi che in tutto il mondo festeggiano il lavoro di migliaia di scienziati e scienziate che cercano di accendere una luce sul lato più oscuro e misterioso dell’universo.

Oggi alle 14.30, la Sezione Infn di Roma Tor Vergata organizza un webinar – a cura del ricercatore Stefano Ciprini e in lingua inglese – dedicato alla materia oscura e all’esperimento DarkSide che ha l’obiettivo di cercare segnali di questa misteriosa materia dalle profondità della montagna, all’interno dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Infn. Per la prima volta – informa l’Infn – sarà rilasciato un podcast dal titolo “Particle Mysteries: The Coldest Case”, una serie in stile giallo che segue la ricerca pluridecennale della materia oscura. In questo podcast di quattro episodi, che sarà pubblicato sul sito ufficiale della giornata (http://darkmatterday.com/), ricercatori e ricercatrici di tutto il mondo, tra cui anche scienziate e scienziati Infn, discutono delle numerose attività di ricerca volte a comprendere la natura del nostro universo e scoprire la materia oscura. Laboratori in tutto il mondo, come i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Infn, cercano di osservare la materia oscura, con attività di ricerca all’avanguardia e sviluppando nuove tecnologie innovative.

Infine, tante scienziate e scienziati che si occupano di materia oscura, provenienti dai principali laboratori e istituti di ricerca europei, il 9 novembre alle 14 si incontreranno su X (ex Twitter), per un X space, una diretta audio, in cui racconteranno che cos’è la materia oscura, perché crediamo che esista e presenteranno i principali sforzi sperimentali volti a osservarla. All’appuntamento parteciperanno ricercatori e ricercatrici dell’Infn, del Cern, dell’Istituto di ricerca francese IN2P3, dell’Istituto svizzero per la fisica delle particelle CHIPP, dell’Istituto olandese per la fisica subnucleare NIKHEF e dell’Istituto di fisica dell’Accademia Ceca delle Scienze. Per l’Infn, parteciperanno le ricercatrici Martina Gerbino, fisica teorica presso la Sezione Infn di Ferrara, e Cecilia Ferrari, dottoranda al Gran Sasso Science Institute a L’Aquila e ricercatrice Infn per l’esperimento Xenon ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Infn. Per seguire la diretta, basterà collegarsi all’account del CERN su X alle 14.

Il Dark Matter Day è un’iniziativa ideata nel 2017 da Interactions, il network internazionale di cui fanno parte le comunicatrici e i comunicatori dei principali laboratori e istituti dedicati alla ricerca nel campo della fisica delle particelle.

In Antartide riapre base Zucchelli, al via 39a spedizione italiana

In Antartide riapre base Zucchelli, al via 39a spedizione italianaRoma, 31 ott. (askanews) – È iniziata la 39a spedizione scientifica italiana in Antartide con l’apertura della base “Mario Zucchelli” sul promontorio di Baia Terra Nova. La campagna estiva durerà oltre 4 mesi e vedrà il coinvolgimento di circa 130 tra ricercatori e tecnici impegnati in 31 progetti di ricerca su scienze dell’atmosfera, geologia, paleoclima, biologia, oceanografia e astronomia.

Le missioni italiane in Antartide, finanziate dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), sono gestite dal Cnr per il coordinamento scientifico, dall’Enea per la pianificazione e l’organizzazione logistica delle attività presso le basi antartiche e dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS per la gestione tecnica e scientifica della nave rompighiaccio Laura Bassi. Le Forze Armate partecipano alla spedizione con 16 esperti militari di Esercito, Marina, Aeronautica e Arma dei Carabinieri che affiancheranno sul campo i ricercatori durante tutto il corso della spedizione. Gli specialisti della Difesa, nell’ambito delle specifiche competenze della forza armata d’appartenenza, daranno supporto alle seguenti attività del PNRA: campagne esterne, attività navali e subacquee, operatività di elicotteri e aeromobili, previsioni meteorologiche e completamento della pista d’atterraggio su terra. Inoltre, l’Aeronautica Militare assicurerà con circa 36 unità e un velivolo C-130J della 46ª Brigata Aerea i collegamenti tra Christchurch (NZL) e la base italiana “Zucchelli” (MZS), ovvero quella statunitense di McMurdo (MCM), provvedendo al trasporto di materiali, mezzi e personale.

Oltre che presso la base “Mario Zucchelli”, le attività di ricerca si svolgeranno anche presso la stazione italo-francese di Concordia e a bordo della nave Laura Bassi. La rompighiaccio arriverà in Nuova Zelanda il 2 gennaio per poi iniziare il suo viaggio verso l’Antartide il 5 gennaio con a bordo 36 fra ricercatori e tecnologi e un equipaggio navigante di 21 membri. Per la prima volta la missione sarà condivisa con il progetto antartico neozelandese a cui afferiscono 12 dei 36 ricercatori. La nave circumnavigherà l’intero mare di Ross e concluderà la sua missione antartica dopo 60 giorni a marzo 2024. La nuova stagione di ricerca estiva nella base Concordia, sul plateau antartico a oltre 3mila metri di altezza e a 1.200 chilometri dalla costa, partirà ai primi di novembre coinvolgendo 52 partecipanti tra tecnici e ricercatori. A partire da febbraio 2024, chiusa la campagna estiva 2023/2024, le attività saranno gestite dal nuovo team degli invernanti (“winter over”), composto da 13 membri (5 italiani, 7 francesi e 1 svizzero), che rimarranno in completo isolamento fino a novembre 2024 a causa delle temperature estreme che rendono la base inaccessibile.

Il 15 novembre sarà aperto il campo di Little Dome C, a 35 chilometri da Concordia, dove proseguiranno le attività legate al progetto internazionale “Beyond Epica Oldest Ice”, finanziato dalla Commissione europea e coordinato dall’Istituto di scienze polari del Cnr (Cnr-Isp) a cui partecipano per l’Italia anche Enea e Università Ca’ Foscari Venezia. Presso il campo si svolgeranno le attività di carotaggio del ghiaccio attraverso cui il team di ricerca ricaverà dati sull’evoluzione delle temperature e sulla composizione dell’atmosfera, tornando indietro nel tempo di 1 milione e mezzo di anni.

Donne e ricerca in Ue: meno ruoli di rilievo, salari più bassi

Donne e ricerca in Ue: meno ruoli di rilievo, salari più bassiRoma, 31 ott. (askanews) – Le donne rappresentano circa la metà dei laureati e dei dottorati in Europa, ma abbandonano progressivamente la carriera accademica, arrivando a costituire appena il 33% della forza lavoro nel mondo della ricerca, e solo il 26% dei professori ordinari, direttori di dipartimento o di centri di ricerca.

La situazione peggiora ulteriormente nelle facoltà scientifiche (cosiddette STEM – Science, Technology, Engineering, Mathematics); infatti, se per le discipline umanistiche le donne occupano più del 30% delle posizioni più alte della carriera accademica, il dato scende al 22% per le scienze naturali e al 17,9% per l’ingegneria e la tecnologia. Anche l’Italia si mostra essere ancora indietro sulla parità di genere nel mondo della ricerca, posizionandosi terzultima in Europa, con solo il 17% di donne occupanti i ruoli più alti nella ricerca. Sono alcuni dei dati che emergono da uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet Regional Health – Europe, a firma della professoressa Stefania Boccia, Ordinario di Igiene generale e applicata alla Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, campus di Roma e Vice Direttrice Scientifica della Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli” IRCCS, della dottoressa Sara Farina, medico in formazione specialistica presso la Sezione di Igiene della Facoltà di Medicina e chirurgia, e della professoressa Raffaella Iafrate, Ordinario di Psicologia Sociale alla Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica, campus di Milano, e Pro-Rettrice Delegata del Rettore alle Pari Opportunità.

Le barriere incontrate dalle donne nel mondo della ricerca – informa una nota – sono svariate, a cominciare dal pesante pregiudizio che persiste nei confronti della donna che si dedichi alla scienza; tuttavia, esistono anche difficoltà legate al mancato riconoscimento del lavoro femminile, come testimoniano il persistente divario salariale tra uomini e donne, soprattutto nel contesto privato, la presenza di solo il 29,8% di nomi femminili tra gli autori di articoli scientifici e la mancanza di programmi di mentorship dedicati alle donne, che le supportino sia sul piano personale che nel raggiungimento e nel mantenimento di obiettivi ambiziosi, come ricoprire ruoli di leadership. Resta infine l’ostacolo più difficile da abbattere, che risiede nello scontro tra gli importanti oneri lavorativi del ricercatore e le responsabilità familiari, come accade pure in altre professioni e che impatta in maniera sproporzionata sulle donne, soprattutto dopo la maternità. “Questo comporta una perdita di talenti nel mondo accademico, ma anche una perdita del punto di vista femminile che potrebbe aggiungere idee, innovazione e creatività preziose nei team di ricerca. Inoltre, la scarsità di modelli e mentori femminili di successo in posizioni di rilievo ha un impatto negativo anche sulla fiducia e sull’ambizione delle donne nel perseguire una carriera accademica”, spiega la professoressa Boccia.

Con l’obiettivo di creare un ambiente accademico equo e inclusivo, il programma Horizon Europe dell’Unione Europea ha stabilito un piano di gender equality, in cui l’uguaglianza di genere rappresenti un pilastro fondamentale nel mondo della ricerca. In linea con questa iniziativa, anche molte università europee si stanno allineando con la realizzazione di piani di ateneo. “In particolare – sottolinea la professoressa e Pro-Rettrice Iafrate – in Università Cattolica è stato avviato un processo di razionalizzazione e ottimizzazione delle azioni in ambito Pari Opportunità, attraverso la creazione di una Task Force di tutte le componenti accademiche, amministrative e studentesche, che a diverso titolo sono coinvolte sul tema delle Pari Opportunità. Sono attivi, infatti, il GEP Team e la GEP Unit, il tavolo 7 del Piano strategico d’Ateneo dedicato alle PO e il Comitato Pari Opportunità (CPO)”.

Il Gender Equality Plan (GEP) è un documento finalizzato alla realizzazione di azioni e progetti che favoriscano la riduzione delle asimmetrie di genere su 5 aree di intervento: 1) conciliazione lavoro-famiglia; 2) equità di genere nelle posizioni di leadership e decisionali; 3) equità di genere nel reclutamento e nella progressione di carriera; 4) integrazione della dimensione di genere nelle tematiche di ricerca e insegnamento e 5) prevenzione delle discriminazioni di genere. Il tavolo 7 del Piano strategico d’Ateneo prevede una serie di azioni volte al riconoscimento della pari dignità della persona in termini di genere, equità generazionale, parità in condizioni di diverse abilità, sostegno alla famiglia e alla genitorialità, diffusione di una cultura della parità nel riconoscimento delle differenze. Il Comitato Pari Opportunità, oltre a collaborare ai progetti del Piano strategico e del GEP, promuove eventi culturali, supervisiona la stesura delle linee guida per la tutela del Diritto allo studio e per il sostegno alla genitorialità, favorisce i contatti interuniversitari e con associazioni che si occupano di PO, e partecipa a eventi e realtà nazionali e internazionali che favoriscano la sensibilizzazione e la formazione sul tema.

Il Nobel Parisi eletto membro Accademia Mondiale Scienze TWAS

Il Nobel Parisi eletto membro Accademia Mondiale Scienze TWASRoma, 31 ott. (askanews) – Giorgio Parisi, vincitore del premio Nobel per la fisica nel 2021, è stato eletto Fellow dell’Accademia mondiale delle scienze per il progresso scientifico dei paesi in via di sviluppo (TWAS). Parisi, vicepresidente dei Lincei, è stato fondamentale nel lancio del programma di scambio TWAS-SISSA-Lincei, che offre opportunità di formazione e visite di cooperazione presso laboratori situati a Trieste a giovani scienziati provenienti dai ‘Paesi meno sviluppati’ identificati dalle Nazioni Unite.

“La TWAS è una forza trainante per lo sviluppo di capacità scientifiche nel Sud del mondo e sono onorato di farne parte”, ha commentato il prof. Parisi. “La scienza nei paesi in via di sviluppo può e deve essere strumento di crescita economica e sociale. La TWAS ha dimostrato con i fatti come l’Italia, con le sue istituzioni scientifiche di livello mondiale, può giocare un ruolo chiave nel supportare lo sviluppo sostenibile a livello globale”, ha aggiunto. Parisi è uno dei 47 nuovi membri dell’Accademia, di cui 19 sono scienziate. Fra di loro ci sono scienziati provenienti da Bangladesh, Bolivia, Camerun, Kenya, Nepal, Sri Lanka e Yemen, paesi particolarmente in ritardo dal punto di vista dello sviluppo scientifico e tecnologico. Tre nuovi membri provengono da paesi sottorappresentati nell’Accademia: due dal Marocco e uno dalla Giamaica. Inoltre, è stato eletto il primo membro dall’Ucraina, che con la sua affiliazione amplia ulteriormente la presenza globale della TWAS. L’elezione dei nuovi membri accademici sarà effettiva a partire dal 1 gennaio 2024, portando il totale dei membri della TWAS a oltre 1.400.

Lanciato nel 2020, il programma di scambio TWAS-SISSA-Lincei – si legge in una nota – ha dato la possibilità a 14 scienziate e 16 scienziati, selezionati fra oltre 220 domande, di specializzarsi presso uno degli istituti fra SISSA, ICGEB, OGS, INFN, IOM-CNR, Università di Trieste e Università di Udine. Le ricercatrici e i ricercatori, di età compresa fra i 32 e i 35 anni, provengono da 14 paesi: Bangladesh, Benin, Burkina Faso, Burundi, Etiopia, Madagascar, Malawi, Nepal, Niger, Ruanda, Sudan, Tanzania, Togo e Zambia. I loro ambiti di ricerca includono chimica del suolo, agricoltura sostenibile, biotecnologie vegetali, studi sulla prevalenza della malaria, analisi matematica, cambiamenti nel paleoclima, ecologia terrestre, biodiversità e sicurezza alimentare. La TWAS è stata fondata nel 1983 da un gruppo di scienziati provenienti da paesi in via di sviluppo, sotto la guida di Abdus Salam, fisico pakistano e premio Nobel. I fondatori dell’Accademia condividevano la convinzione che le nazioni in via di sviluppo, costruendo capacità nella scienza e nell’ingegneria, potessero acquisire le conoscenze e le competenze necessarie per affrontare sfide come la fame, le malattie e la povertà. Fin dall’inizio, l’Accademia ha ricevuto un sostegno essenziale da parte di scienziati e leader politici italiani.

Oggi la TWAS è un’accademia scientifica globale che promuove la prosperità sostenibile attraverso ricerca, istruzione, politiche per la scienza e diplomazia. Assieme ai suoi partner, la TWAS ha supportato il conseguimento di più di 1000 dottorati di ricerca e ha offerto centinaia di borse di post-dottorato a scienziati dei paesi in via di sviluppo. La TWAS offre inoltre prestigiosi riconoscimenti scientifici nel Sud del mondo, ha assegnato numerose borse di ricerca, e sostiene visite di scambio per scienziati. La TWAS è un’unità di programma dell’UNESCO.

Space Solar e Thales Alenia Space UK per energia solare in orbita

Space Solar e Thales Alenia Space UK per energia solare in orbitaRoma, 30 ott. (askanews) – Space Solar, azienda leader nel settore dell’energia spaziale, ha annunciato oggi una partnership per l’innovazione con Thales Alenia Space, una joint venture Thales (67%) e Leonardo (33%), con l’obiettivo di continuare la loro collaborazione per la realizzazione del primo sistema commerciale a energia solare dallo spazio, SBSP (Space-Based Solar Power).

L’accordo – informa una nota – riflette l’allineamento strategico delle due aziende verso l ‘SBSP e il riconoscimento delle opportunità che esso offre agli attori del settore spaziale per lo sviluppo di nuove e grandi infrastrutture nello spazio a sostegno delle esigenze del pianeta. Entrambe le aziende sono impegnate a dare vita a questa tecnologia per creare una tecnologia energetica di base completamente nuova a beneficio dell’umanità. Thales Alenia Space nel Regno Unito e Space Solar lavorano insieme da oltre 6 mesi nell’ambito del “Net Zero Innovation Programme” (NZIP) del Dipartimento per la Sicurezza Energetica e Net Zero del governo britannico, sviluppando il concetto e valutando le architetture di missione per il sistema CASSIOPeiA di Space Solar. L’accordo siglato oggi poggia su queste solide fondamenta, che rispecchiano il crescente interesse a livello mondiale per l’energia solare dallo spazio e la necessità di instaurare solide partnership. Dà inoltre ad entrambe le aziende l’opportunità di contribuire a definire l’ecosistema di questa tecnologia e i team d’eccellenza in grado di implementarla.

“La fornitura di energia solare dallo spazio non sarà possibile senza la collaborazione tra le grandi aziende dello spazio, dell’energia e di altri settori – ha dichiarato Sam Adlen, Co-CEO di Space Solar – Nell’attuale fase di sviluppo dei nostri primi prodotti, la partnership con aziende impegnate è essenziale per il successo e, in tale ottica, questo accordo costituisce un primo passo significativo nel percorso che ci attende. Siamo entusiasti di lavorare a fianco di Thales Alenia Space e impazienti di costruire insieme le nostre capacità di produzione di SBSP”. “La sfida per un mondo a zero emissioni è una sfida che abbraccia molti settori e ambienti; il successo dipenderà dalla capacità di creare progetti di successo che creino ponti tra più tecnologie e clienti – ha dichiarato Andrew Stanniland, CEO di Thales Alenia Space in the UK – L’avvio di questa partnership con Space Solar per sviluppare nuove soluzioni ambiziose per ‘raccogliere’ l’energia solare in orbita e rimandarla a Terra è un passo importante ed estremamente sfidante in questo percorso. I nostri team apporteranno un’ampia gamma di competenze e abilità per contribuire allo sviluppo di fonti di energia pulita sulla Terra 24 ore su 24, 7 giorni su 7”.

Questo accordo pone le basi per future collaborazioni tra le due aziende, dato che Thales Alenia Space nel Regno Unito dispone di tutti i requisiti per diventare il potenziale fornitore del segmento spaziale di Space Solar. Oltre alla collaborazione con Space Solar nel Regno Unito, Thales Alenia Space è stata selezionata dall’Agenzia spaziale europea (Esa) per condurre lo studio di fattibilità dell’iniziativa SOLARIS, che determinerà l’attuabilità di un progetto per la fornitura di energia pulita da fonte solare nello spazio per soddisfare le esigenze sulla Terra. I risultati ottenuti nell’ambito di SOLARIS dovrebbero consentire all’Europa di decidere con cognizione di causa, entro il 2025, se continuare o meno un programma di sviluppo per la commercializzazione dell’energia solare nello spazio, con l’obiettivo iniziale di progettare un dimostratore in orbita su piccola scala.

(Credits foto: Space Solar)