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Accesso allo spazio, Cristoforetti: Europa rischia di essere cliente

Accesso allo spazio, Cristoforetti: Europa rischia di essere clienteRoma, 10 ott. (askanews) – Il dottorato honoris causa in Ingegneria aeronautica e spaziale conferito dalla Sapienza Università di Roma “è un grande onore e un grande privilegio” e rappresenta “un’opportunità di parlare ai giovani e alle giovani dell’importanza che il nostro Paese, e l’Europa nel suo complesso, aumentino il livello di ambizione nell’esplorazione spaziale anche perseguendo delle proprie capacità autonome di portare esseri umani nello spazio. È importante per loro, per il nostro futuro e il futuro dei nostri figli, del nostro Paese e dell’Europa, ben al di là dei voli degli astronauti. È una questione di competitività industriale, economica, di crescita, di prosperità, di pace e sicurezza e dell’immagine che abbiamo di noi stessi e che proiettiamo verso il mondo”. Lo ha detto l’astronauta italiana dell’Agenzia spaziale europea (Esa), Samantha Cristoforetti incontrando i giornalisti prima della cerimonia di inaugurazione dell’Anno Accademico durante la quale le è stato conferito il dottorato honoris causa in Ingegneria aeronautica e spaziale per “aver legato il suo nome ai più prestigiosi risultati nella storia delle missioni e delle esplorazioni spaziali, – scrive Sapienza – contribuendo all’avanzamento delle tecnologie e delle sceinze aerospaziali”.

“Il mondo spaziale sta cambiando – ha osservato Cristoforetti – . Sempre più soggetti vanno nello spazio: russi, americani, cinesi, indiani, i privati. L’Europa dov’è, cosa fa? E naturalmente anche l’Italia. C’è il rischio di fare dei passi indietro, di diventare clienti paganti di soggetti non europei. Se vogliamo esserci dobbiamo investire in capacità”. “Sono andata nello spazio una volta con un veicolo russo, un’altra volta con un veicolo americano sarebbe bello che se qualcuno di questi giovani diventasse astronauta andasse nello spazio su un veicolo europeo. E questa – ha sottolineato – è una cosa che ci riguarda tutti. Lo spazio è un settore che a cascata ha influenze a 360 gradi”.

Riferendosi alla nuova classe di astrinauti che si sta preparando nel centro Esa di Colonia, Cristoforetti ha detto che “la Stazione spaziale internazionale finirà sua vita operativa nel 2030 quindi escludo che qualcuno di noi della classe precedente torni sulla Iss perché i pochi voli che rimangono a disposizione sono per i giovani astronauti e astronaute che devono avere al più presto la possibilità di fare la loro prima esperienza nello spazio. Facciamo tutti il tifo per loro. Ormai sono arrivata a un punto nella vita – ha concluso – in cui le mie ambizioni personali passano davvero in secondo piano. Penso al futuro che vogliamo lasciare ai nostri figli, alle generazioni future”. Samantha Cristoforetti ha completato la sua prima missione di lunga durata, “Futura” sulla Stazione spaziale internazionale tra novembre 2014 e giugno 2015 ed è tornata nello Spazio, a bordo di una navetta Crew Dragon di SpaceX, per la sua seconda missione, “Minerva” nel 2022, servendo come quinto comandante europeo, e prima donna europea a ricoprire il ruolo di comandante della Stazione spaziale internazionale, durante la “Spedizione 68”.

Spazio, Vega pronto a tornare in orbita con la missione VV23

Spazio, Vega pronto a tornare in orbita con la missione VV23Roma, 5 ott. (askanews) – Vega torna a volare. Il più piccolo tra i lanciatori europei, realizzato negli stabilimenti Avio di Colleferro vicino Roma, sarà lanciato dalla base di Kourou in Guyana Francese nella notte tra il 6 e il 7 ottobre (alle 3.36 del 7 ora italiana) per portare i suoi molti passeggeri in orbita eliosincrona.

La missione VV23 – informa Arianespace – imbarcherà un passeggero principale, THEOS-2, e uno secondario, FORMOSAT-7R/TRITON. THEOS-2 è un satellite ottico ad alta risoluzione per l’osservazione della Terra, parte del sistema nazionale di geoinformazione di nuova generazione fornito da Airbus Defence and Space per sostenere le priorità di sviluppo del Regno di Thailandia. Fornendo immagini con risoluzione al suolo di 0,5 metri, questo sistema end-to-end completerà THEOS-1, lanciato nel 2008 per la Thailandia, una delle poche nazioni al mondo in grado di sfruttare appieno le geoinformazioni per i benefici della società. FORMOSAT-7R/TRITON, sviluppato dall’Agenzia spaziale di Taiwan (TASA), è dotato di un sistema di navigazione satellitare globale con riflettometria (GNSS-R), che raccoglie i segnali che rimbalzano sulla superficie del mare. Aiuta gli scienziati a calcolare il campo di vento sugli oceani. Questi dati saranno condivisi con la comunità meteorologica mondiale, contribuendo alla previsione dell’intensità e della traiettoria dei tifoni.

Vega metterà in orbita anche dieci carichi utili ausiliari per sei diversi clienti: ANSER (Advanced Nanosatellite Systems for Earth observation Research) LEADER, ANSER FOLLOWER 1 e ANSER FOLLOWER 2; ESTCube-2; N3SS (Nanosat 3U pour la Surveillance du Spectre); PRETTY (Passive REflecTomeTry and dosimetrY) e MACSAT; PVCC (Proba-V Companion Cubesat); CSC-1 & 2. Questi piccoli satelliti saranno trasportati come carico utile ausiliario sull’innovativo sistema di dispiegamento Small Spacecraft Mission Service (SSMS). Il servizio di rideshare SSMS, sviluppato con il supporto dell’industria spaziale europea, è stato implementato per la prima volta da Arianespace nel settembre 2020. Finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa), il servizio SSMS di Arianespace sarà presto affiancato dal Multiple Launch Service (MLS), un’offerta simile progettata per il vettore Ariane 6. Con questi due servizi, Arianespace è in grado di offrire un’ampia gamma di opportunità di lancio a prezzi accessibili per piccoli satelliti e costellazioni.

Dieci Paesi europei contribuiscono a Vega, che è stato sviluppato dall’Esa, con l’Agenzia Spaziale Italiana Asi come capofila e Avio come prime contractor. Avio è responsabile di tutte le operazioni industriali fino al decollo. Vega fa parte della famiglia di lanciatori di Arianespace dal suo primo volo nel 2012. La missione VV23 di Vega segna il ritorno in rampa del razzo dopo l’incidente occorso alla versione Vega-C lo scorso dicembre su cui è stata aperta un’inchiesta che ha individuato il problema e ha dettato le misure da implementare e i test da eseguire in vista del ritorno al volo del Vega-C previsto per il quarto trimestre del 2024.

Nobel Chimica a Bawendi, Brus e Ekimov per scoperta punti quantici

Nobel Chimica a Bawendi, Brus e Ekimov per scoperta punti quanticiRoma, 4 ott. (askanews) – L’Accademia reale delle scienze svedese ha assegnato il Nobel per la Chimica 2023 al francese Moungi G. Bawendi del Massachusetts Institute of Technology (MIT), l’americano Louis E. Brus della Columbia e il russo Aleksej I. Ekimov della società di ricerca Nanocrystals Technology “per la scoperta e la sintesi dei quantum dot”, nanoparticelle utilizzate in moltissime tecnologie dai televisori alle lampade a Led.

I quantum dot (punti quantici), sono nanoparticelle così piccole che le loro dimensioni ne determinano le proprietà. Sono i più piccoli componenti della nanotecnologia e ora – scrive l’Accademia svedese – diffondono la loro luce nei televisori come nelle lampade a Led e possono anche guidare i chirurghi durante la rimozione del tessuto tumorale, e molto altro. Chiunque studi chimica impara che le proprietà di un elemento sono governate dal numero di elettroni che possiede. Tuttavia, quando la materia si riduce alle nanodimensioni sorgono fenomeni quantistici; questi sono governati dalla dimensione della materia. I Premi Nobel per la Chimica 2023 sono riusciti a produrre particelle così piccole che le loro proprietà sono determinate da fenomeni quantistici. Le particelle, chiamate punti quantici, sono oggi di grande importanza nella nanotecnologia.

“I punti quantici hanno molte proprietà affascinanti e insolite. È importante sottolineare che hanno colori diversi a seconda delle loro dimensioni”, afferma Johan Åqvist, presidente del Comitato per il Nobel per la Chimica. I fisici sapevano da tempo che in teoria nelle nanoparticelle potevano verificarsi effetti quantistici dipendenti dalla dimensione, ma a quel tempo era quasi impossibile scolpirli nelle nanodimensioni. Pertanto, poche persone credevano che questa conoscenza sarebbe stata messa in pratica. Tuttavia, all’inizio degli anni ’80, Alexei Ekimov riuscì a creare effetti quantistici dipendenti dalle dimensioni nel vetro colorato. Il colore proveniva da nanoparticelle di cloruro di rame ed Ekimov dimostrò che la dimensione delle particelle influenzava il colore del vetro tramite effetti quantistici.

Pochi anni dopo, Louis Brus fu il primo scienziato al mondo a dimostrare effetti quantistici dipendenti dalle dimensioni nelle particelle che fluttuano liberamente in un fluido. Nel 1993, Moungi Bawendi ha rivoluzionato la produzione chimica dei punti quantici, ottenendo particelle quasi perfette. Questa alta qualità era necessaria per poterli utilizzare nelle applicazioni. I punti quantici ora illuminano i monitor dei computer e gli schermi televisivi basati sulla tecnologia QLED. Aggiungono inoltre sfumature alla luce di alcune lampade a LED e biochimici e medici le utilizzano per mappare i tessuti biologici. I punti quantici – conclude l’Accademia svedese – stanno quindi apportando il massimo beneficio all’umanità. I ricercatori ritengono che in futuro potrebbero contribuire all’elettronica flessibile, a minuscoli sensori, alle celle solari più sottili e alla comunicazione quantistica crittografata, quindi abbiamo appena iniziato a esplorare il potenziale di queste minuscole particelle.

Il rover Perseverance immortala un “diavolo di polvere” marziano

Il rover Perseverance immortala un “diavolo di polvere” marzianoRoma, 4 ott. (askanews) – Il 30 agosto 2023, 899esimo sol da quando è approdato sul Pianeta rosso, il rover Perseverance della Nasa è riuscito a riprendere da una delle Navcam a bordo la parte inferiore di un dust devil – un “diavolo di polvere” – marziano mentre si aggira lungo il bordo occidentale del cratere Jezero.

Molto più deboli e generalmente più piccoli dei tornado terrestri, – si legge su Media Inaf, il notiziario online dell’Istituto nazionale di astrofisica – i diavoli di polvere sono uno dei meccanismi che spostano e ridistribuiscono la polvere sulla superficie di Marte. Gli scienziati li studiano per comprendere meglio l’atmosfera marziana e migliorare i modelli meteorologici. Il dust devil documentato da Perseverance – che l’anno scorso aveva già anche registrato il suono di questi fenomeni – si trovava a circa quattro chilometri di distanza dal rover, in una regione denominata “Thorofare Ridge”, e dall’analisi delle immagini gli scienziati hanno ricostruito che si muoveva da est a ovest a circa 19 km/h. Ne hanno anche calcolato il diametro, circa 60 metri. E sebbene nell’inquadratura della telecamera sia visibile solo la parte inferiore del vortice, pari a 118 metri, è stato comunque possibile stimarne l’altezza totale.

“Non vediamo la cima del dust devil, ma l’ombra che proietta ci dà una buona indicazione della sua altezza”, spiega infatti Mark Lemmon, scienziato planetario allo Space Science Institute di Boulder, Colorado, e membro del team scientifico di Perseverance. “Nella maggior parte dei casi si tratta di colonne verticali. Se ciò vale anche per questo dust devil, la sua ombra suggerirebbe un’altezza complessiva di circa due chilometri”. I diavoli di polvere – fenomeno che si osserva anche sulla Terra – si formano quando celle ascendenti di aria calda si mescolano con colonne discendenti di aria più fredda. In versione marziana possono arrivare a dimensioni molto maggiori rispetto a quelle terrestri. Sebbene siano più evidenti durante i mesi primaverili ed estivi (l’emisfero settentrionale di Marte, dove si trova Perseverance, è attualmente in estate), gli scienziati non possono prevedere quando appariranno in un luogo specifico. Per questo Perseverance e il suo collega Curiosity controllano regolarmente in tutte le direzioni, scattando immagini in bianco e nero per ridurre la quantità di dati da inviare verso la Terra.

(Foto di repertorio Credits NASA/JPL-Caltech/MSSS)

Spazio, 6 ottobre lancio Vega. A fine 2024 tornerà a volare Vega-C

Spazio, 6 ottobre lancio Vega. A fine 2024 tornerà a volare Vega-CRoma, 2 ott. (askanews) – Il 6 ottobre Vega torna sulla rampa di lancio della Guyana francese con la missione VV23 che porterà in orbita in tutto 12 satelliti. Vega-C, la versione migliorata del piccolo lanciatore europeo, tornerà a volare invece nel quarto trimestre del 2024 dopo che saranno implementate le misure stabilite dalla commissione d’inchiesta indipendente sull’anomalia occorsa lo scorso giugno durante un test sul motore Zefiro40.

A seguito del fallimento del lancio di Vega-C (VV22) nel dicembre 2022, una commissione d’inchiesta indipendente (IEC) – ricorda l’Esa – ha tratto diverse conclusioni e formulato raccomandazioni per garantire un ritorno affidabile al volo e un solido sfruttamento del nuovo lanciatore. Una delle raccomandazioni era di implementare una qualifica dell’ugello con un nuovo materiale dell’inserto di gola in carbonio-carbonio diverso da quello precedentemente utilizzato sullo Zefiro40, il booster a propellente solido del secondo stadio Vega-C. Il 28 giugno 2023, durante un test del motore Zefiro40 modificato l’ugello del motore ha subito danni significativi. Su questa anomalia l’Esa ha istituito una commissione indipendente d’inchiesta che ha concluso i suoi lavori e ha comunicato oggi le sue conclusioni. “La Commissione – informa Avio – ha concluso che nell’attuale progettazione dell’ugello, la combinazione della geometria dell’inserto di gola e delle diverse proprietà termomeccaniche del nuovo materiale Carbon-Carbon utilizzato per questo test ha causato un danneggiamento progressivo di altre parti adiacenti l’ugello e un progressivo degrado che ha portato all’anomalia dell’ugello. Questo fenomeno non è legato a quelli osservati sulla missione VV22 con il precedente materiale Carbon-Carbon”.

La commissione, informa Esa in una nota, ha formulato alcune raccomandazioni tra cui “la necessità di migliorare il design dell’ugello del motore Zefiro40, calibrare modelli numerici per prevederne il comportamento e condurre altri due test di accensione per verificare le prestazioni con l’obiettivo di garantire un ritorno affidabile al volo e un robusto sfruttamento commerciale di Vega-C”. “È stata istituita una task force – prosegue Avio – guidata da Esa e Avio che inizierà immediatamente ad implementare le raccomandazioni proposte dalla IEC. L’Esa supporterà tale programma, attingendo dalle risorse già disponibili. Vega-C tornerà a volare nel quarto trimestre del 2024, mentre un altro volo Vega avrà luogo nel frattempo nel secondo trimestre del 2024”.

Il 6 ottobre, come annunciato da Arianespace, è in programma dalla base di lancio in Guyana francese il prossimo volo Vega VV23 che – informa Avio – collocherà in orbita eliosincrona due satelliti principali più dieci satelliti ausiliari. Il satellite principale THEOS-2 (Thailand Earth Observation System 2) per l’osservazione della Terra a supporto delle principali priorità di sviluppo del Regno di Thailandia, ha una risoluzione delle immagini al suolo di 0,5 metri. Il secondo satellite FORMOSAT-7R/TRITON, sviluppato dall’Agenzia Spaziale Taiwanese (“TASA”) è dotato di un sistema di riflettometria satellitare di navigazione globale per studiare i venti oceanici e fornire dati per prevedere l’intensità e la traiettoria dei tifoni. Analogamente al volo VV16 di Vega del settembre 2020, l’adattatore dei 10 satelliti ausiliari (ANSER LEADER, ANSER FOLLOWER 1, ANSWER FOLLOWER 2, ESTCube-2, N3SS, PRETTY, MACSAT, PVCC, CSC-1, CSC-2) di questa missione sarà l’innovativo Small Spacecraft Mission Service (SSMS).

Astronomia, nel cielo di ottobre un’eclissi parziale di Luna

Astronomia, nel cielo di ottobre un’eclissi parziale di LunaRoma, 2 ott. (askanews) – Il cielo di questo mese ci delizierà con un’eclissi parziale di Luna, con la Terra che, la sera del 28, proietterà la sua ombra su parte della superficie del nostro satellite. Nonostante la parzialità del fenomeno, sarà interessante seguirla perché un lembo della Luna verrà effettivamente attenuato parecchio in luminosità e si potrà vedere l’ombra della Terra proiettata sulla Luna.

A partire dalle 21.36 – informa Media Inaf, il notiziario online dell’Istituto nazionale di astrofisica che offre una panoramica del cielo di ottobre – l’ombra della Terra inizierà a coprire parte della Luna fino a sfiorare il cratere Tycho, per poi terminare verso le 22.53 ora locale. Il massimo dell’eclissi avverrà intorno alle 22.15, quando circa il 12 per cento del disco lunare sarà oscurato dall’ombra del nostro pianeta. Questo mese riserverà il 14 anche un’eclissi anulare di Sole che purtroppo non sarà visibile dall’Italia. Sarà la Luna, questa volta, a proiettare la propria ombra sulla Terra. L’eclissi anulare è una particolare eclissi durante la quale il Sole viene oscurato dalla Luna ma non totalmente, a causa della dimensione più piccola della Luna dovuta al fatto che si trova all’apogeo, ossia nel punto della sua orbita più lontano dalla Terra.

In questa particolare situazione la Luna nuova sarà un po’ più piccola in diametro apparente, e quindi non oscurerà completamente il Sole. Perciò il Sole sembrerà un bellissimo anello di fuoco. La fascia di osservabilità è concentrata nel continente americano.

Fisica, l’antimateria è attratta dalla gravità come la materia

Fisica, l’antimateria è attratta dalla gravità come la materiaRoma, 27 set. (askanews) – L’antimateria è soggetta alla stessa attrazione gravitazionale della materia. Lo mostra la prima misura di interazione gravitazionale tra materia e antimateria, in questo caso atomi di antidrogeno, nel campo di gravitazione terrestre realizzata dalla collaborazione scientifica dell’esperimento ALPHA al Cern – di cui fa parte anche l’Infn Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – nel corso della presa dati del 2022. I risultati sono pubblicati sulla rivista “Nature” del 28 settembre. Il valore ottenuto è compatibile, dentro gli errori sperimentali, con le previsioni della relatività generale di Einstein.

“Sebbene l’interazione gravitazionale tra materia e antimateria sia stata oggetto di speculazioni teoriche sin dalla scoperta di quest’ultima nel 1928, è la prima volta che un esperimento mostra di essere sensibile agli effetti della gravità su atomi di antimateria, in particolare di antidrogeno”, sottolinea Germano Bonomi, professore all’Università di Brescia, associato all’Infn e membro della Collaborazione ALPHA. “È una misura a cui la comunità dell’Antimatter Factory al Cern sta lavorando da quasi due decenni e come collaborazione ALPHA siamo quindi molto contenti di esserci finalmente riusciti”, conclude Bonomi. Nell’apparato sperimentale utilizzato per la misura, chiamato ALPHA-g, gli atomi di antidrogeno, una volta creati, vengono intrappolati, grazie a un campo magnetico, in una trappola verticale, tra due bobine che determinano rispettivamente le barriere di potenziale magnetico inferiore e superiore. La strategia sperimentale – spiega L’Infn – è basata sul bilanciamento della forza gravitazionale con quella magnetica ed è concettualmente semplice: intrappolare e accumulare atomi di antidrogeno nella regione desiderata, per poi rilasciarli lentamente abbassando i potenziali magnetici superiore e inferiore della trappola verticale, e cercare quindi di misurare qualsiasi influenza della gravità sul loro movimento quando fuggono e si annichilano sulle pareti dell’apparato. L’effetto della gravità si manifesta come una differenza nel numero di eventi di annichilazione dagli antiatomi che sfuggono attraverso la parte superiore o inferiore della trappola.

“È stato appassionante partecipare a questa ricerca, e in un laboratorio come il Cern dove è possibile trovare i migliori scienziati e le migliori scienziate al mondo”, commenta Marta Urioni, dottoranda dell’Università di Brescia e membro della collaborazione ALPHA. “Ho potuto contribuire sia alla fase sperimentale di raccolta dei dati, sia a quella dell’analisi per l’estrazione del risultato che, dentro gli errori sperimentali, è in linea con quanto atteso dalla Relatività generale”, conclude Urioni. Dal momento che esistono scenari teorici che prevedono una violazione seppure molto piccola dell’accelerazione di gravità tra materia e antimateria, dopo aver determinato il segno e la grandezza approssimativa dell’accelerazione, i prossimi anni saranno dedicati a migliorare la misura sperimentale.

“Il livello di precisione non è ancora tale da dire qualcosa di nuovo sulla gravità rispetto a quanto già sappiamo”, spiega Simone Stracka, ricercatore dell’Infn di Pisa e membro della collaborazione ALPHA. “In futuro, la sfida sarà quella di verificare con maggior precisione le previsioni teoriche. Oltre alla nostra collaborazione ALPHA, anche altri esperimenti al Cern, come AEgIS e GBAR, stanno portando avanti questo tipo di ricerca e quindi ci aspettiamo presto nuovi progressi”, conclude Stracka.

Tecnologia, in Italia nuovo passo verso la supremazia quantistica

Tecnologia, in Italia nuovo passo verso la supremazia quantisticaRoma, 26 set. (askanews) – Un team di ricercatori italiani, coordinati da Enrico Prati dell’Università Statale di Milano, ha dimostrato che utilizzando l’intelligenza artificiale su un computer quantistico si rilevano gli attacchi informatici più velocemente che con i computer tradizionali. Il risultato, ottenuto in collaborazione con il Politecnico di Milano, è stato ottenuto programmando il computer canadese D-Wave Advantage da 5.000 bit quantistici (qubit) e impiegando un database da 3 milioni di pacchetti di traffico internet.

“Due anni fa avevamo già dimostrato un nuovo modo di programmare l’algoritmo di intelligenza artificiale quantistica sviluppato in origine dalla Nasa, chiamato macchina di Boltzmann e ispirato a quello adottato tra gli altri da Netflix per raccomandare i film”, spiega il fisico teorico della materia condensata Prati. “In quel caso però i risultati erano limitati a piccoli database dimostrativi, anche per le limitazioni dei computer quantistici di allora. Lo sviluppo dell’hardware è così rapido che oggi siamo in grado di trattare database realistici come quelli tipici della cybersecurity. Quello che osserviamo è che vi sono condizioni per le quali impiegare il computer quantistico è più rapido, anche fino a 64 volte, che non a usare un computer tradizionale”. É la prima volta – spiegano Statale e Polimi in una nota – che si osserva un vantaggio quantistico su dati reali, dopo gli annunci della supremazia quantistica di Google e del computer quantistico cinese che consideravano problemi dimostrativi su piccola scala.

“Il metodo di apprendimento è stato applicato a database reali di traffico internet, quelli solitamente usati per addestrare i sistemi di protezione dei nostri dati da parte delle grandi aziende come Amazon o Microsoft, e dalle istituzioni governative. In questa ricerca si effettua un addestramento della rete di neuroni quantistici e poi la si richiama per esaminare ogni pacchetto di dati. In questa fase, in misura maggiore o minore a seconda della struttura dei dati esaminati, si presenta il vantaggio”, prosegue il coordinatore della ricerca. “Questo tipo di analisi informatica si chiama ‘anomaly detection’ perché è in grado di individuare tra milioni di pacchetti quelli anomali, e quindi da verificare perché potenzialmente rivelatori di un attacco”, continua Lorenzo Moro, il ricercatore del Politecnico di Milano che ha programmato l’algoritmo e oggi fondatore della prima startup italiana di software quantistico QBrain. “Una delle idee impiegate è consistita nel trovare un modo di replicare più copie alla volta del programma sullo stesso processore quantistico per abbattere ulteriormente il tempo di esecuzione. Abbiamo trovato un modo per sfruttare con maggiore efficienza l’hardware quantistico che era già disponibile”.

Le ricadute dell’intelligenza artificiale quantistica non si rivolgono solo alla cybersicurezza informatica ma si rivolgono a molti ambiti di applicazione, dalla salute all’aerospazio, dall’ottimizzazione dei processi industriali alla finanza, dal riconoscimento di immagini alla chimica. “I computer quantistici stanno iniziando a esprimere le prime evidenze dei loro vantaggi. É uno sviluppo che richiede ancora qualche anno ma, una volta giunti a maturità, non saranno più superabili nemmeno dai supercomputer – conclude Prati – per questo enti governativi e industrie stanno investendo esponenzialmente nel settore”.

Osiris-Rex, i campioni dell’asteroide in viaggio verso Houston

Osiris-Rex, i campioni dell’asteroide in viaggio verso HoustonRoma, 25 set. (askanews) – Dopo anni di attesa e duro lavoro da parte del team Osiris-Rex (Origins, Spectral Interpretation, Resource Identification and Security – Regolith Explorer) della Nasa, una capsula di rocce e polvere raccolta dall’asteroide Bennu è arrivato sulla Terra ieri, alle 16.52 ora italiana, in un’area mirata del Department of Defense’s Utah Test and Training Range vicino a Salt Lake City.

Nel giro di un’ora e mezza, – informa la Nasa – la capsula è stata trasportata in elicottero in una camera bianca temporanea allestita in un hangar sul campo di addestramento, dove ora è collegata a un flusso continuo di azoto, un gas che non interagisce con la maggior parte delle altre sostanze chimiche. Un flusso continuo di questo gas nel contenitore del campione all’interno della capsula terrà fuori i contaminanti terrestri per lasciare il campione puro per le analisi scientifiche. I campioni raccolti su Bennu aiuteranno gli scienziati di tutto il mondo a comprendere meglio la formazione dei pianeti e l’origine delle sostanze organiche e dell’acqua che hanno portato alla vita sulla Terra, oltre a fornire ulteriori informazioni sugli asteroidi potenzialmente pericolosi come Bennu.

Il campione di Bennu – circa 250 grammi – sarà trasportato oggi in aereo nel suo contenitore sigillato al Johnson Space Center della Nasa a Houston. Gli scienziati smonteranno il contenitore, estrarranno e peseranno il campione, faranno un inventario delle rocce e della polvere e, nel tempo, distribuiranno frammenti di Bennu agli scienziati di tutto il mondo. “Oggi segna una pietra miliare straordinaria non solo per il team di Osiris-Rex, ma per la scienza nel suo complesso”, ha detto Dante Lauretta, ricercatore principale per Osiris-Rex presso l’Università dell’Arizona a Tucson. “Il successo della consegna dei campioni da Bennu alla Terra è un trionfo di ingegno collaborativo e una testimonianza di ciò che possiamo realizzare quando ci uniamo con uno scopo comune. Ma non dimentichiamo: mentre questo può sembrare la fine di un capitolo incredibile, è davvero solo l’inizio di un altro. Ora abbiamo l’opportunità senza precedenti di analizzare questi campioni e approfondire i segreti del nostro sistema solare”.

L’astronauta Esa Mogensen pronto ad assumere il comando della Iss

L’astronauta Esa Mogensen pronto ad assumere il comando della IssRoma, 25 set. (askanews) – L’astronauta dell’Agenzia spaziale europea Andreas Mogensen si appresta ad assumere l’incarico di comandante della Stazione Spaziale Internazionale, il sesto europeo a rivestire questo importante ruolo affidato in passato anche agli astronauti italiani dell’Esa Luca Parmitano e Samantha Cristoforetti, prima donna europea al comando della Stazione. Il passaggio di consegne tra l’attuale comandante, Sergey Prokopyev, e il danese Mogensen avverrà domani, 26 settembre, alle 15.40 e sarà trasmesso in diretta sulla WebTv dell’Esa.

Andreas Mogensen è arrivato sulla Iss circa un mese fa e in questo periodo ha condotto diversi esperimenti scientifici e dimostrazioni tecnologiche: dallo studio dei ritmi del sonno in orbita al monitoraggio della salute e alla fotografia di fulmini dallo spazio. Alla sua attività scientifica da domani si affiancherà anche il compito di guidare l’equipaggio dell’Expedition 70 per l’intera durata della sua missione Huginn che si concluderà all’inizio del 2024. “È bello avere Andreas come comandante della Iss. Andreas è il sesto astronauta europeo ad assumere questo ruolo, che è un segno di riconoscimento da parte dei nostri partner internazionali per la qualità dei nostri astronauti europei. Sono felice di vedere la leadership europea nello spazio, così come Andreas diventare il comandante europeo più longevo. Auguro a lui e all’equipaggio della Expedition 70 un periodo meraviglioso e di successo sulla Stazione Spaziale Internazionale”, afferma Daniel Neuenschwander, direttore dell’Esplorazione Umana e Robotica dell’Esa.

Come comandante della Stazione Spaziale, Andreas sarà responsabile di garantire la sicurezza, la buona salute e il benessere dell’equipaggio della Stazione Spaziale mentre li dirige come un’unica squadra. Lavorerà anche con il direttore di volo a terra per supervisionare tutte le attività e le operazioni sulla Iss. Durante il suo comando arriveranno diversi veicoli cargo, così come Axiom-3 con l’astronauta svedese del progetto Esa Marcus Wandt. Il cambio di comando della Stazione Spaziale avverrà il giorno prima del rientro sulla Terra dell’attuale comandante Sergey Prokopyev. L’avvicendamento – ricorda l’Esa – è segnato da una cerimonia tradizionale in cui tutti i membri dell’equipaggio si riuniscono. Il comandante uscente tiene un discorso e consegna la chiave simbolica della Stazione Spaziale al prossimo comandante che condivide alcune parole sulle loro nuove responsabilità.