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Rapporto Thales: cyber attacchi in aumento a livello globale

Rapporto Thales: cyber attacchi in aumento a livello globaleMilano, 18 apr. (askanews) – Gli attacchi ransomware a livello globale sono in aumento, così come i rischi riguardanti i dati sensibili su cloud; lo rivela Thales nel Rapporto Annuale sulle Minacce Informatiche (2023 Thales Data Threat Report) condotto su circa 3.000 professionisti IT provenienti da organizzazioni pubbliche e private di 18 diversi Paesi, tra cui l’Italia.

I dati dicono che il 48% dei professionisti IT intervistati a livello globale segnala un aumento degli attacchi ransomware che negli scorsi 12 mesi hanno interessato il 22% delle aziende. Il 51% delle aziende, inoltre, non dispone di un piano formale per proteggersi dal ransomware mentre il 55% di coloro che hanno recentemente subito una violazione dei dati del cloud identifica l’errore umano come causa principale. Dall’indagine, condotta da 451 Research intervistando organizzazioni del settore pubblico e privato, emerge che il principale obiettivo degli attacchi informatici sono, appunto, i dati sul cloud. Oltre un quarto (28%) degli intervistati nel mondo (il 46% in Italia) afferma che lo storage basato su cloud è il principale obiettivo, seguito dai dispositivi degli utenti finali (44%). L’aumento degli attacchi al cloud è dovuto alla crescita del lavoro che si sposta sul cloud, infatti il 75% degli intervistati dichiara che il 40% dei dati archiviati nel cloud è ora classificato come sensibile rispetto al 49% degli intervistati nel 2022.

Il rapporto mette in luce le strategie messe in atto dalle aziende per proteggere i propri dati, in uno scenario in cui gli attacchi informatici sono in continua evoluzione. Gli intervistati ritengono che la principale causa di violazioni dei dati cloud è costituita da semplici errori umani, come errori di configurazione o sviste che possono portare accidentalmente a violazioni dei sistemi. Il 55% di coloro che hanno subito una violazione dei dati negli ultimi 12 mesi, ritiene che la causa principale sia la configurazione errata, seguito dal mancato utilizzo di MFA (20%). Il report rileva che la gestione delle identità e degli accessi (IAM) sia la migliore difesa, infatti il 28% degli intervistati la identifica come lo strumento più efficace per mitigare questi rischi.

Nel frattempo, la gravità degli attacchi ransomware sembra essere in calo rispetto al 2022. Il 35% degli intervistati riferisce che il ransomware ha avuto un impatto significativo, contro il 44% degli intervistati del 2022. Anche la spesa si sta muovendo nella giusta direzione, il 61% degli intervistati riferisce che aumenterebbe il budget per acquisire strumenti atti a prevenire attacchi ransomware – rispetto al 57% nel 2022 – ma le risposte rispetto al ransomware rimangono non coerenti. Solo il 49% delle aziende riferisce di avere un piano formale per far fronte ad attacchi ransomware, mentre il 67% segnala perdita di dati causati da attacchi ransomware. La sovranità digitale sta diventando sempre più importante per i professionisti IT responsabili della privacy e della sicurezza dei dati. Nel complesso, il rapporto Thales rileva che la sovranità dei dati rimane, per le imprese, una sfida sia a breve che a lungo termine. L’83% esprime preoccupazione per la sovranità dei dati e il 55% (63% in Italia) concorda sul fatto che la privacy dei dati e la compliance del cloud sono diventate sempre più difficili, probabilmente a causa dei requisiti per il raggiungimento della sovranità digitale.

Anche le minacce provenienti dai computer quantistici che attaccano gli schemi di crittografia classici è motivo di preoccupazione per le organizzazioni. Il Rapporto Thales rileva che Harvest Now, Decrypt Later (“HNDL”) e la futura decrittografia della rete costituiscono i maggiori problemi di sicurezza del calcolo quantistico, con rispettivamente il 62% e il 55% che segnalano preoccupazioni. Mentre la crittografia postquantistica (PQC) risulta essere la disciplina per contrastare queste minacce, il rapporto rileva che il 62% delle organizzazioni ha cinque o più sistemi di gestione chiave, presentando una sfida per PQC e l’agilità crittografica. “Le aziende continuano ad essere molto preoccupate dalle minacce informatiche, sebbene i risultati del nostro rapporto indicano che si stanno compiendo buoni progressi in alcune aree – ha commentato Sergio Sironi, Direttore Commerciale Sud Europa per la business line Cloud Protection & Licensing – dal rapporto emerge che i risultati italiani sono per lo più comparabili con quelli del resto del mondo, ad eccezione di due dati: in particolare quasi la metà degli intervistati – 46% in Italia – denuncia di aver subito una violazione dei dati negli ultimi 12 mesi, contro il 37% a livello globale e – sempre il 46% in Italia – afferma che lo storage sul cloud è il principale obiettivo. Circostanza sicuramente legata al fatto che il lavoro è oggi sempre di più ‘ibrido’. La grande novità emersa dalla ricerca 2023 è inoltre l’importanza della sovranità digitale che sta diventando cruciale per i responsabili IT delle aziende, i quali hanno sempre più necessità di conoscere come vengono archiviati i dati”.

Dalla Fisica arriva Machina, acceleratore per analisi di opere d’arte

Dalla Fisica arriva Machina, acceleratore per analisi di opere d’arteRoma, 18 apr. (askanews) – Un acceleratore compatto, portatile e di facile utilizzo per l’analisi di opere d’arte e reperti storici di grandi dimensioni o fragili: un gruppo di ricercatrici e ricercatori del CERN e dell’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare ha di recente pubblicato un articolo in cui presenta una panoramica su MACHINA (Movable Accelerator for Cultural Heritage In-situ Non-destructive Analysis), un acceleratore di particelle facilmente trasportabile sviluppato da INFN e CERN, ricostruendo la storia di questo progetto e delineandone lo stato dell’arte poco prima dalla sua entrata in operatività.

Il patrimonio artistico, celebrato oggi 18 aprile con il World Heritage Day, la Giornata Internazionale per i beni culturali, potrà trarre grandi benefici da acceleratori come MACHINA. La caratteristica di questo acceleratore di essere facilmente trasportabile – si legge sul sito dell’INFN – è preziosa per la diagnostica dei beni culturali, perché spostare oggetti fragili e rari come opere d’arte o affreschi, anche su brevi distanze, può essere impegnativo e talvolta impossibile a causa di problemi logistici, economici e di sicurezza. MACHINA è il prodotto di una collaborazione tra il CERN e l’INFN iniziata nel 2018 ed è basato sulla tecnologia di quadrupolo a radiofrequenza (HF-RFQ) sviluppata al CERN. Nella seconda metà del 2022, l’acceleratore è stato sottoposto a test approfonditi e presto sarà operativo presso il LABEC, il Laboratorio di tecniche nucleari per l’ambiente e i beni culturali dell’INFN e dell’Università di Firenze, dove verranno effettuate le prime misure utilizzando la tecnica detta IBA, Ion Beam Analysis o analisi con fascio di ioni, su campioni di controllo.

L’acceleratore sarà poi trasferito all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, un rinomato centro per il restauro delle opere d’arte, per entrare a far parte delle regolari attività diagnostiche del centro. MACHINA sarà utilizzato per analizzare le opere d’arte in modo non distruttivo con le tecniche IBA, rendendo possibile l’esame di una molteplicità di oggetti che altrimenti non potrebbero essere studiati, perché troppo fragili o grandi da spostare. Pur avendo sede nell’Opificio delle Pietre Dure, MACHINA potrà essere ulteriormente trasportato per effettuare misure in situ presso altri musei o siti di conservazione. Il design compatto di MACHINA, costituito da una cavità accelerante a radiofrequenza di un metro, offre una soluzione portatile che ha un impatto minore, rispetto ai convenzionali acceleratori, sull’ambiente circostante in termini di ingombro e peso. Per la costruzione di MACHINA e del suo sistema di controllo sono stati utilizzati componenti facilmente reperibili sul mercato e alcuni elementi dell’acceleratore sono stati realizzati attraverso la stampa 3D. Inoltre, l’acceleratore è sicuro da un punto di vista radioprotezionistico, grazie a soluzioni che permettono di contenere moltissimo la radiazione prodotta dall’impatto del fascio sui materiali analizzati.

Il progetto è stato realizzato grazie ai finanziamenti del Fondo per il Trasferimento della Conoscenza del CERN e del FISR (Fondi Speciali per la Ricerca del Ministero dell’Università e della Ricerca), con il supporto della rete per i beni culturali CHNet dell’INFN e i contributi dei gruppi di Ingegneria Meccanica e dei Materiali e di Radiofrequenza del CERN.

Polimi: nuova scoperta sul Codice Atlantico di Leonardo da Vinci

Polimi: nuova scoperta sul Codice Atlantico di Leonardo da VinciRoma, 18 apr. (askanews) – Il Codice Atlantico è una delle raccolte più estese e affascinanti di disegni e scritti di Leonardo da Vinci e la sua conservazione è una grande sfida per studiosi e ricercatori. Un approfondito studio, pubblicato su “Scientific Reports”, è stato condotto dal Politecnico di Milano sul Foglio 843 del Codice, per comprendere le cause di alcune macchie nere apparse da qualche anno sul passepartout moderno che rilega i folii originali leonardeschi.

Il gruppo di ricerca interdisciplinare coordinato da Lucia Toniolo, professoressa di Scienza e Tecnologia dei Materiali del Politecnico di Milano, ha utilizzato una serie di tecniche di analisi non invasive e micro-invasive per esaminare il fenomeno e studiarne la natura e le cause. Il Codice Atlantico, donato alla Veneranda Biblioteca Ambrosiana nel 1637, è stato oggetto di un importante restauro effettuato dal Laboratorio del Libro Antico dell’Abbazia di Grottaferrata tra il 1962 e il 1972. L’intervento è terminato con la realizzazione di 12 volumi con 1119 fogli: ogni pagina è composta da un passepartout con finestra (aggiunto dai restauratori a Grottaferrata) che incornicia i frammenti originali di Leonardo. Dal 1997 il Codice è conservato in un ambiente con un microclima strettamente controllato, secondo gli standard per la conservazione della carta.

Nel 2006 – informa il Politecnico di Milano – sono state scoperte delle piccolissime macchie scure sul passepartout, localizzate intorno alla finestra che incornicia e rilega il foglio. Questo fenomeno di annerimento, osservato su circa 210 pagine del Codice a partire dal Foglio 600 in poi, ha suscitato grande preoccupazione tra i curatori e conservatori del museo e gli studiosi. Un primo intervento, nel 2009, ha portato alla sfascicolazione dei volumi. Oggi i disegni sono montati singolarmente su passepartout, in cartelle e scatole non acide. La ricerca condotta dal Politecnico è iniziata nel 2021 in occasione di un primo progetto pilota su tre disegni del Codice finanziato dal Fondo Italiano di Investimento che ha previsto la rimozione e sostituzione del passepartout del Foglio 843. Studi precedenti avevano escluso che le macchie derivassero da processi di deterioramento microbiologico. La ricerca del Politecnico di Milano combinando indagini di fotoluminescenza iperspettrale, imaging di fluorescenza UV, con un imaging micro-ATR nell’infrarosso, ha evidenziato la presenza di colla d’amido e colla vinilica localizzate nelle aree dove il fenomeno delle macchie è più intenso, proprio vicino al margine del foglio.

Inoltre, è stata rilevata la presenza di nano-particelle inorganiche tondeggianti, del diametro di 100-200 nanometri, composte da mercurio e zolfo, che si sono accumulate all’interno delle cavità formate tra le fibre di cellulosa della carta del passepartout. Infine, grazie all’utilizzo di analisi di sincrotrone, condotte a ESRF a Grenoble, è stato possibile identificare queste particelle come metacinabro, un solfuro di mercurio in una fase cristallina inusuale di colore nero. Approfonditi studi sui metodi di conservazione della carta – prosegue Polimi – hanno permesso di formulare alcune ipotesi sulla formazione del metacinabro. La presenza di mercurio potrebbe essere associata all’aggiunta di un sale antivegetativo all’interno della miscela di colla utilizzata nel restauro di Grottaferrata, che potrebbe essere stata applicata solo in alcune zone del pacchetto di carta del passepartout, proprio dove questo trattiene il folio leonardesco, per garantire l’adesione e prevenire attacchi microbiologici al Codice.

La presenza di zolfo, invece, è stata collegata all’inquinamento atmosferico (a Milano negli anni ’70 i livelli di biossido di zolfo SO2 erano molto elevati) o agli additivi usati nella colla, che nel tempo, avrebbero portato alla reazione con i sali di mercurio e alla formazione di particelle di metacinabro, responsabili delle macchie nere.

Spazio, la missione Euclid dell’ESA in viaggio verso la Florida

Spazio, la missione Euclid dell’ESA in viaggio verso la FloridaRoma, 17 apr. (askanews) – Ha iniziato il suo viaggio dal porto di Savona verso la Florida il satellite Euclid dell’Agenzia Spaziale Europea. Prossima tappa la rampa di lancio di Cape Canaveral da dove sarà lanciato con un razzo Falcon 9 di Space X il prossimo luglio per posizionarsi a circa 1,5 milioni di km da Terra, realizzando una mappa 3D della posizione di miliardi di galassie, per studiare la materia oscura e l’energia oscura, che costituiscono circa il 96% del contenuto dell’Universo, ma di cui ancora non conosciamo la natura.

L’Italia, attraverso il contributo scientifico e finanziario dell’Agenzia Spaziale Italiana – si legge sul sito dell’ASI – riveste un ruolo importante in Euclid, avendo partecipato sin dall’inizio alla progettazione e costruzione degli strumenti della missione ed essendo responsabile del coordinamento dell’analisi preliminare dell’enorme mole di dati a terra (Science Ground Segment). Gli istituti scientifici e gli atenei coinvolti nella costruzione degli strumenti e nelle attività scientifiche di preparazione della missione sono l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), l’Università di Bologna, l’Università di Milano, l’Università di Genova, l’Università degli Studi Roma Tre, l’Università di Ferrara, l’Università di Trieste, la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste, il Centro di Ateneo di Studi e Attività Spaziali di Padova. Di particolare rilevanza anche il contributo delle industrie italiane di settore, impegnate in prima linea in tutte le fasi della realizzazione di Euclid. Tra queste, Thales Alenia Space, azienda capofila per la costruzione del satellite e del suo modulo di servizio, e responsabile del suo trasferimento a Cape Canaveral, la OHB Italia di Milano, la SAB Aerospace di Benevento e la TEMIS di Milano e, per Science Data Center italiano, la ALTEC di Torino.

Euclid è una missione europea, costruita e gestita dall’ESA, con il contributo della NASA. Selezionata dall’ESA nel 2011, è stata formalmente adottata nel programma scientifico dell’agenzia nel 2012. Il Consorzio Euclid, composto da oltre 2000 scienziati provenienti da 300 istituti di 13 paesi europei, e di Stati Uniti, Canada e Giappone, ha fornito gli strumenti scientifici e l’analisi dei dati scientifici. Ad oggi gli studi cosmologici confermano che l’universo è in espansione accelerata e uno degli scopi di Euclid sarà capire quale siano la natura e le proprietà dell’energia oscura, sorgente responsabile di questa accelerazione e tutt’ora ignota. L’energia oscura rappresenta da sola circa il 70% dell’attuale contenuto energetico del cosmo. Insieme con la materia oscura, che non emette luce ma di cui si può dedurre la presenza attraverso l’interazione gravitazionale con la materia ordinaria, l’energia oscura controlla l’evoluzione passata, presente e futura dell’universo.

Le osservazioni di Euclid esploreranno quindi come l’universo sia evoluto negli ultimi dieci miliardi di anni, rispondendo a domande fondamentali sul funzionamento della gravità, sulla fisica dell’universo primordiale e sulle condizioni iniziali da cui hanno avuto origine le strutture cosmiche che oggi osserviamo. Il satellite Euclid è composto da un telescopio di 1,2 m di diametro ed è dotato di due strumenti scientifici in grado di compiere osservazioni complementari: una fotocamera da 610 megapixel che opera nelle lunghezze d’onda del visibile (VIS – VISibile imager) e uno spettro-fotometro nel vicino infrarosso (NISP – Near Infrared Spectrometer and Photometer). I due strumenti consentiranno, rispettivamente, di misurare con elevata precisione la distribuzione della materia, sia quella ordinaria che quella oscura, mettendo alla prova le equazioni che governano l’evoluzione dell’universo e gli effetti della gravità su grandissima scala. Queste misure avranno anche un grande impatto sulla fisica delle particelle, in particolare nella comprensione di una delle particelle più sfuggenti dell’universo, il neutrino.

Missione Juice, Esa: lancio riprogrammato a domani

Missione Juice, Esa: lancio riprogrammato a domaniRoma, 13 apr. (askanews) – L’Agenzia spaziale europea conferma che il lancio della missione Juice è stato riprogrammato per domani, venerdì 14 aprile, alle 14.14 ora italiana dalla base di Kourou in Guyana francese.

Il lancio della missione europea diretta verso Giove e le sue lune Europa, Callisto e Ganimede, inizialmente previsto per oggi è stato rinviato a pochi minuti dal lancio per le condizioni meteo avverse con rischio di fulmini. Il veicolo di lancio Ariane 5 e Juice sono “in condizioni stabili e sicure”. Ampio il coinvolgimento italiano in questa missione e in particolare dell’ASI, affiancata dalla comunità scientifica nazionale, per la quale sono stati realizzati 3 strumenti a guida italiana: il Radar RIME, la camera JANUS, lo strumento di Radio Scienza 3GM. Importante inoltre il coinvolgimento italiano per quanto riguarda la testa ottica dello strumento MAJIS (Moons and Jupiter Imaging Spectrometer), uno spettrometro iper-spettrale ad immagine per osservare le caratteristiche e le specie minori della troposfera di Giove nonché per la caratterizzazione dei ghiacci e dei minerali sulle lune ghiacciate. MAJIS, di responsabilità francese è stato realizzato con un accordo bilaterale tra ASI e CNES e vede la partecipazione dell’INAF nel coordinamento delle attività scientifiche dello strumento.

Gli strumenti sono stati realizzati grazie ad una grande collaborazione della comunità scientifica nazionale e dell’industria nazionale. La realizzazione degli strumenti vede il coinvolgimento sia di Thales Alenia Space Italia che di Leonardo. La prima si è occupata della realizzazione dello strumento RIME, del transponder in banda Ka di 3GM e dell’accelerometro HAA. La seconda ha assunto la responsabilità nella realizzazione dello strumento JANUS e della testa ottica di MAJIS. Di Leonardo sono anche i pannelli solari di JUICE, i più grandi mai realizzati per una missione interplanetaria con un’estensione di 85 metri quadrati.

Spazio, sorvolare Marte: oggi tutti possono farlo virtualmente

Spazio, sorvolare Marte: oggi tutti possono farlo virtualmente




Spazio, sorvolare Marte: oggi tutti possono farlo virtualmente



















Roma, 12 apr. (askanews) – È possibile sorvolare virtualmente la superficie di Marte osservandola nei minimi dettagli grazie al Global CTX Mosaic of Mars, un’immagine interattiva che permette a tutti – scienziati o semplici curiosi – di esplorare nel dettaglio il Pianeta rosso, sorvolando scogliere, crateri da impatto e tracce di polvere sulla superficie.

Si tratta di una composizione di oltre 110mila fotografie, scattate dalle camere a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter (Mro) della Nasa, che coprono la superficie di Marte con un risoluzione di quasi venticinque metri quadrati di superficie per pixel. Il Mosaico Globale Ctx di Marte – si legge su Media Inaf, il notiziario online dell’Istituto nazionale di astrofisica – è infatti attualmente l’immagine globale a più alta risoluzione del Pianeta Rosso mai creata. Per avere un’idea: se fosse stampato, questo mosaico di 5,7 terapixel (5700 miliardi di pixel) sarebbe abbastanza grande da coprire lo stadio Rose Bowl di Pasadena, in California. Prodotto dal Bruce Murray Laboratory for Planetary Visualization del Caltech (California) nell’ambito del programma Planetary Data Archiving, Restoration and Tools, dedicato a sviluppare nuovi modi per utilizzare grandi banche dati già esistenti, il mosaico ha richiesto sei anni e decine di migliaia di ore di lavoro. Nonostante la complessità di questo strumento, chiunque può facilmente accedervi e usarlo in ogni momento (https://murray-lab.caltech.edu/CTX/V01/SceneView/MurrayLabCTXmosaic.html).

“Volevo qualcosa che fosse accessibile a tutti”, dice Jay Dickson, scienziato esperto di elaborazione delle immagini che ha guidato il progetto e gestisce il Murray Lab. “I bambini delle scuole ora possono usarlo, e anche mia madre, che ha appena compiuto 78 anni. L’obiettivo è abbassare le barriere per chiunque sia interessato a esplorare Marte”. L’esploratore virtuale è così libero di muoversi, per esempio, su Medusae Fossae, una regione polverosa grande quanto la Mongolia, ingrandendo gli antichi canali fluviali ora asciutti che si snodano attraverso il paesaggio. In alternativa, ci si può spostare in regioni come il cratere Gale o il cratere Jezero – aree esplorate dai rover Curiosity e Perseverance della Nasa – o visitare Olympus Mons, il vulcano più alto del Sistema solare, aggiungendo i dati topografici della missione Mars Global Surveyor (sempre targata Nasa).

La Context Camera, o Ctx, è una delle tre fotocamere a bordo di Mro, guidato dal Jet Propulsion Laboratory della Nasa. Mentre una di queste fotoecamere – la High-Resolution Imaging Science Experiment (Hirise) – fornisce immagini a colori di elementi della superficie piccoli come un tavolo da pranzo, Ctx fornisce immagini in bianco e nero dando una visione più ampia del terreno intorno a questi elementi, aiutando gli scienziati a capire come sono disposti tra loro in un contesto più ampio. La capacità di catturare grandi aree del paesaggio ha reso Ctx particolarmente utile per individuare i crateri da impatto sulla superficie. Una terza fotocamera, il Mars Color Imager (Marci) produce una mappa delle condizioni climatiche globali giornaliere sulla superficie di Marte con una risoluzione spaziale più bassa delle altre due camere. Dal 2006, ovvero da quando Mro orbita intorno a Marte, Ctx ha documentato quasi tutto il pianeta, rendendo le sue immagini un ottimo punto di partenza per gli scienziati a cui è necessaria una mappa della sua superficie. Un po’ come comporre un puzzle, la creazione di una mappa richiede l’acquisizione e il controllo di un’ampia selezione di immagini per individuare quelle con le stesse condizioni di esposizione luminosa. Per creare il mosaico è stato sviluppato un algoritmo in grado di abbinare le immagini in base alle caratteristiche catturate. Sono rimaste da unire manualmente solo 13mila immagini che l’algoritmo non riusciva ad abbinare. I vuoti rimanenti nel mosaico – conclude Media Inaf – rappresentano parti di Marte non riprese da Ctx quando è iniziato questo progetto oppure aree oscurate da nubi o polvere.

“Volevo qualcosa di simile da molto tempo. È un bellissimo prodotto artistico e allo stesso tempo è utile per la scienza”, conclude Laura Kerber, studiosa di Marte al Jpl.

INFN, Antonio Zoccoli verso il secondo mandato da presidente

INFN, Antonio Zoccoli verso il secondo mandato da presidente




INFN, Antonio Zoccoli verso il secondo mandato da presidente – askanews.it




















Roma, 6 apr. (askanews) – Il Consiglio Direttivo dell’INFN ha designato Antonio Zoccoli come Presidente dell’Istituto per il secondo mandato, all’unanimità con 32 votanti nel corso della riunione di direttivo dello scorso 31 marzo. L’esito della procedura di designazione – informa l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – è stato inviato al Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, per la nomina.

Antonio Zoccoli è presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) dal luglio 2019. Nato a Bologna nel 1961, Zoccoli si è laureato in fisica all’Università degli Studi di Bologna, dove oggi è professore ordinario di fisica sperimentale. Ricercatore associato della Sezione INFN di Bologna, di cui è stato Direttore dal 2006 al 2011. Dal 2011 alla sua elezione alla Presidenza dell’Ente, è stato membro della Giunta Esecutiva dell’INFN, di cui è stato anche vicepresidente. Nel corso della sua carriera scientifica, è sempre stato attivo nel campo sperimentale della fisica fondamentale, nucleare e subnucleare. È stato dapprima membro delle collaborazioni Muon Catalysed Fusion al Rutherforf Lab (UK) e OBELIX al CERN di Ginevra, successivamente ha partecipato all’esperimento HERA-B al laboratorio DESY di Amburgo, e dal 2005 è membro della collaborazione ATLAS al CERN che, insieme alla collaborazione CMS, ha annunciato la prima osservazione del bosone di Higgs nel luglio 2012. Zoccoli è coautore di più di 1000 pubblicazioni scientifiche e tecniche su riviste internazionali.

Dal giugno 2021 è presidente della CONPER, la Consulta dei Presidenti degli Enti pubblici di Ricerca, dal luglio 2022 è presidente della Fondazione ICSC che gestirà il Centro Nazionale di Ricerca in High Performance Computing, Big Data e Quantum Computing, previsto dal PNRR Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Molto attivo anche nel campo della divulgazione scientifica, è presidente onorario della Fondazione Giuseppe Occhialini per la diffusione della cultura della fisica.

Telespazio fornirà il Flight Operations Segment del programma IRIDE

Telespazio fornirà il Flight Operations Segment del programma IRIDE




Telespazio fornirà il Flight Operations Segment del programma IRIDE – askanews.it




















Roma, 5 apr. (askanews) – Nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), Telespazio – una joint venture tra Leonardo (67%) e Thales (33%) – si è aggiudicata una gara dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) per fornire il Flight Operations Segment (FOS) della costellazione satellitare italiana IRIDE, relativamente alle piattaforme NIMBUS e PLATiNO.

IRIDE è un progetto nato su iniziativa del Governo italiano, grazie alle risorse del PNRR, che sarà completato entro il 2026 sotto la gestione dell’ESA in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), per la realizzazione di una infrastruttura satellitare per l’osservazione della Terra destinata a fornire servizi alla Pubblica Amministrazione. Il contratto per il segmento FOS – informa Telespazio – ha un valore di circa 21 milioni di Euro. Telespazio in qualità di capocommessa si avvarrà di un team industriale nazionale costituito da Aiko, Leonardo, Next Ingegneria dei Sistemi, Planetek Italia, Serco Italia e Thales Alenia Space Italia, una joint venture tra Thales (67%) e Leonardo (33%). Il Flight Operations Segment assicurerà le funzionalità di comando e controllo, di determinazione orbitale e di collision avoidance, di acquisizione dei dati relativi ai carichi utili, di monitoraggio e di pianificazione dei satelliti della costellazione IRIDE. Le attività contrattualizzate includono la progettazione, lo sviluppo, la validazione e la manutenzione del segmento che dovranno completarsi entro il primo semestre 2026, come previsto dal PNRR. Per i satelliti IRIDE Telespazio garantirà la preparazione delle operazioni di volo, le attività di training, la realizzazione e la validazione della rete di stazioni di terra, l’esecuzione delle fasi LEOP (Launch and Early Orbit Phase) e di commissioning.

“Telespazio è orgogliosa per l’opportunità ricevuta dall’Agenzia Spaziale Europea di poter contribuire alla realizzazione del programma IRIDE”, ha dichiarato Luigi Pasquali, Coordinatore delle Attività spaziali di Leonardo e Amministratore Delegato di Telespazio. “A tale innovativo progetto, finanziato con i fondi del PNRR, potremo offrire una lunga e consolidata esperienza nella realizzazione di segmento di terra e operazioni per i satelliti di osservazione della Terra, in grado di garantire le prestazioni del sistema, la vita utile e le possibili evoluzioni delle costellazione IRIDE”. Simonetta Cheli, direttore dei programmi d’Osservazione della Terra dell’Agenzia Spaziale Europea e capo del centro ESRIN di Frascati, ha inoltre dichiarato: “L’Agenzia Spaziale Europea è soddisfatta di questo contratto firmato con Telespazio. Il governo italiano ha affidato ad ESA il compito di realizzare la costellazione nazionale di osservazione della terra IRIDE, un programma innovativo, strategico per l’Italia. Abbiamo dunque ora completato la prima fase di questo programma, con la firma di tutti in contratti, in linea con la tabella di marcia ed in coerenza con le direttive relative ai fondi del PNRR. Siamo certi che Telespazio, assieme ad altre aziende italiane, contribuirà al successo di quest’iniziativa”.

Arianespace pronta al lancio di Juice, missione europea verso Giove

Arianespace pronta al lancio di Juice, missione europea verso Giove




Arianespace pronta al lancio di Juice, missione europea verso Giove – askanews.it



















Roma, 4 apr. (askanews) – Il 13 aprile 2023 alle 09.15 ora locale (le 14.15 in Italia), la prossima missione Ariane 5 di Arianespace decollerà dallo spazioporto europeo di Kourou, nella Guyana francese, con la sonda spaziale JUICE, prodotta da Airbus Defence and Space per l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), con destinazione Giove.

La prima missione europea con destinazione il gigante gassoso, trascorrerà almeno tre anni per effettuare osservazioni dettagliate delle sue lune ghiacciate: Europa, Ganimede e Callisto. JUICE studierà le lune come potenziali habitat per la vita, affrontando due domande chiave: quali sono le condizioni per la formazione dei pianeti e la comparsa della vita e come funziona il Sistema Solare? Il nostro Paese con l’Agenzia Spaziale Italiana, affiancata dalla comunità scientifica nazionale, contribuisce alla missione con tre strumenti scientifici Janus, Rime e 3GM più un quarto, Majis, a leadership francese realizzato attraverso un accordo bilaterale tra l’ASI e l’agenzia spaziale francese CNES. Sul piano industriale la realizzazione degli strumenti vede il coinvolgimento sia di Thales Alenia Space che ha realizzato lo strumento Rime negli stabilimenti di Roma e L’Aquila, sia di Leonardo che ha fornito anche la testa ottica iperspettrale per osservare e caratterizzare nubi, ghiaccio e minerali sulle superfici delle tre lune. Di Leonardo sono anche i pannelli solari di JUICE, i più grandi mai realizzati per una missione interplanetaria.

Per questa missione, il lanciatore Ariane 5 – informa Arianespace – dovrà garantire una performance di oltre 6 tonnellate di peso e punterà a una traiettoria di fuga dalla Terra. Dopo la separazione a un’altitudine di 1.538 km e una volta fuori dal campo gravitazionale terrestre, la sonda JUICE viaggerà a una velocità di 2,5 chilometri al secondo. JUICE trasporterà il carico utile scientifico più potente mai volato verso il Sistema Solare esterno. È composto di 10 strumenti all’avanguardia e da un esperimento scientifico che utilizza il sistema di telecomunicazione del veicolo spaziale con i radiotelescopi a terra. Dopo una crociera di 8 anni verso Giove, che prevede l’assistenza gravitazionale della Terra e di Venere, la sonda entrerà in orbita attorno al pianeta gigante nel 2031. La sonda spaziale effettuerà osservazioni dettagliate del pianeta gassoso gigante e delle sue tre grandi lune contenenti oceani: Europa, Ganimede e Callisto. JUICE caratterizzerà queste lune sia come oggetti planetari sia come possibili habitat, esplorerà in profondità il complesso ambiente di Giove e studierà l’intero sistema di Giove come archetipo dei giganti gassosi dell’Universo.

Arianespace ha già messo in orbita 30 veicoli spaziali all’avanguardia che hanno contribuito a svelare i misteri dello Spazio, tra cui missioni emblematiche come Bepi Colombo, la prima missione europea su Mercurio, il pianeta meno esplorato del Sistema Solare interno; Herschel, che ha studiato la formazione e l’evoluzione delle stelle e delle galassie; Planck, la prima missione europea per lo studio del Fondo cosmico a microonde, la radiazione relitta del Big Bang; Gaia, una missione astrometrica spaziale globale che ha costruito la più grande e precisa mappa tridimensionale della nostra Galassia rilevando quasi due miliardi di oggetti; Smart-1, la prima missione dell’ESA sulla Luna e la prima missione dell’ESA a utilizzare la propulsione ionica per la navigazione interplanetaria; Rosetta, che ha effettuato un rendez-vous con la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko e ha studiato il nucleo della cometa e il suo ambiente; e il James Webb Space Telescope, il telescopio spaziale all’avanguardia che esplora le origini dell’Universo.

Esa, parte il training dei cinque candidati astronauti classe 2022

Esa, parte il training dei cinque candidati astronauti classe 2022




Esa, parte il training dei cinque candidati astronauti classe 2022 – askanews.it




















Roma, 4 apr. (askanews) – I nuovi candidati astronauti della classe 2022 selezionati dall’Agenzia spaziale europea sono arrivati al Centro Astronauti Europeo di Colonia, in Germania, il 3 aprile 2023 per iniziare il loro addestramento di base di 12 mesi.

Il gruppo di cinque candidati astronauti di carriera, Sophie Adenot (Francia), Pablo Álvarez Fernández (Spagna), Rosemary Coogan (Regno Unito), Raphaël Liégeois (Belgio) e Marco Sieber (Svizzera), fanno parte della classe di 17 astronauti del 2022 – 5 di carriera, 11 di riserva tra cui gli italiani Anthea Comellini e Andrea Patassa, e uno con disabilità – selezionati tra 22.500 candidati provenienti da tutti gli Stati membri dell’Esa nel novembre 2022. I candidati astronauti spiega l’Esa saranno addestrati al più alto livello di standard in preparazione per le future missioni spaziali. La formazione di base include l’apprendimento di tutto sull’esplorazione spaziale, le discipline tecniche e scientifiche, i sistemi e le operazioni spaziali, nonché la passeggiata spaziale e l’addestramento alla sopravvivenza.

Nella foto diffusa dall’Esa compaiono i candidati nel loro primo giorno al Centro Astronauti Europeo, all’interno del modulo Automated Transfer Vehicle (ATV) situato nella sala di addestramento del Centro, insieme all’astronauta dell’Esa Alexander Gerst, alla candidata astronauta dell’Agenzia Spaziale Australiana Katherine Bennell-Pegg e al Capo dell’Unità di Addestramento di Base e di Missione dell’Esa Kris Capelle.