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Newton classico, ma anche inedito, alle Stanze della Fotografia

Newton classico, ma anche inedito, alle Stanze della FotografiaVenezia, 29 mar. (askanews) – Un’eredità che, nel momento in cui la si racconta, diventa sempre più vasta e abbraccia le varie città che accolgono l’esposizione. Il grande progetto antologico sul lavoro di Helmut Newton arriva alle Stanze della Fotografia a Venezia, dopo le tappe a Milano e Roma, e nel bellissimo spazio sull’isola di San Giorgio la mostra “Legacy” trova un’accoglienza spettacolare, oltre che una prospettiva diversa rispetto alle tappe precedenti, come ci ha raccontato il direttore artistico delle Stanze, Denis Curtis, che ha co-curato la mostra.


“Abbiamo chiesto e ottenuto, grazie alla generosità della Fondazione Newton di Berlino – ha spiegato Curti ad askanews – di poter presentare uno shooting praticamente inedito, o comunque poco conosciuto, che Newton ha scattato qui a Venezia e con un punto di vista proprio da qua, dall’isola di San Giorgio. Abbiamo costruito una cassettiera che custodisce più di 50 polaroid, che sono un oggetto, uno strumento che Newton usava tantissimo per capire meglio le inquadrature, per capire meglio le storie. Abbiamo delle lettere che Newton scriveva a June, insomma abbiamo moltissimi materiali inediti e soprattutto siamo riusciti per la prima volta ad esporre tutte le immagini che compongono questa rassegna che si intitola Legacy”. E dalla somma di queste immagini, alcune famosissime, altre quasi mai viste, emerge una storia potente, quella di un fotografo che voleva essere tale, e non un artista, ma che con la sua capacità di sguardo, con la spregiudicatezza delle messe in scena e con un approccio all’immagine spesso in anticipo sui tempi ha saputo sia modellare l’immaginario collettivo sia vivere più vite professionali in una sola, dal reporter al fotografo di moda, dal ritrattista in posa fin quasi all’astrazione degli ultimi lavori. Il tutto con una costante sensualità e un gusto forte per la libertà espressiva.


E la mostra, promossa da Marsilio Arte e Fondazione Giorgio Cini, nell’allestimento mobile delle Stanze della Fotografia, vuole dare spazio a ognuno di questi diversi Newton. “Siamo andati a ricostruire delle vere e proprie stanze – ha aggiunto Denis Curtis – per dare conto di un andamento cronologico della mostra, abbiamo addirittura organizzato delle proiezioni per far vedere ancora più materiali e per essere ancora più completi”. Poi il fascino di un fotografo come Helmut Newton sta anche nel fatto che la completezza del racconto non si potrà mai raggiungere davvero, per fortuna. E ogni immagine, sia un nudo monumentale o un ritratto affilato di David Bowie, continua a portarsi dentro il suo inafferrabile fondo di mistero, che la mantiene viva anche in un mondo che ha cambiato i modelli di riferimento.

Associazione Imprese Culturali e Creative, eletto nuovo Consiglio

Associazione Imprese Culturali e Creative, eletto nuovo ConsiglioMilano, 27 mar. (askanews) – Si è riunita oggi presso la sede di Confindustria l’Assemblea della AICC-Associazione Imprese Culturali e Creative, di cui è presidente Luigi Abete. L’Assemblea ha approvato all’unanimità la relazione del presidente e ha eletto i rappresentanti in Consiglio Generale per il biennio 2024-2026.


I 10 rappresentanti eletti sono: Rosanna Cappelli (Electa-Mondadori), Ugo Timoteo Casolino (Opera Laboratori Fiorentini), Giuseppe Costa (Costa Edutainment), Ilaria D’Uva (D’Uva), Luca De Michelis (Marsilio Editori), Alessandro Degnoni (Skira), Alessandro Lorica (DM Cultura), Federico Silvestri (Gruppo 24 Ore), Giorgio Sotira (Civita Mostre e Musei) e Giovanni Verreschi (ETT). L’Assemblea ha inoltre approvato all’unanimità il Bilancio consuntivo 2023.

Richard Serra, l’artista del metallo che ha cambiato il tempo

Richard Serra, l’artista del metallo che ha cambiato il tempoMilano, 27 mar. (askanews) – Uno scultore che usava il metallo, l’acciaio ossidato, per realizzare non solo forme, ma spazi: spazi reali e metaforici, di senso e di sentimento. Con la morte di Richard Serra a 85 anni – era nato a San Francisco nel 1938 – il mondo dell’arte perde un gigante, ma continua a godere della sua lezione, dei suoi lavori e della sua idea di una forma, come nel caso del monumentale complesso di sculture ospitato al Guggenheim di Bilbao, che ha saputo ripensare e cambiare il tempo stesso. Entrando in quei passaggi ricurvi, muovendosi al ritmo della struttura, diventandone parte, i visitatori sperimentano un luogo altro, dove libertà e possibilità si dilatano, offrendo l’occasione di una più intensa percezione di noi stessi. Che in un’epoca di costante urgenza e, come ha scritto Mark Fisher di “privatizzazione dello stress”, è un’opportunità che diventa ancora più significativa e carica di valore.


Richard Serra ha accostato fogli d’acciaio, ha usato pietre e luoghi naturali, ha occupato fino a saturarli gli spazi delle grandi gallerie newyorchesi, ha usato il cuoio e il carbone. Ma soprattutto ha saputo ridare profondità, complessità e mistero allo spazio pubblico. Vale per le grandi installazioni museali, che comunque, pure all’interno di luoghi che sono codificati nell’immaginario collettivo, generano della diversità e della consapevole dissonanza, ma soprattutto vale per gli spazi aperti, come nel caso dei monoliti installati nel deserto del Qatar, fuori dalla capitale Doha. Un’opera che definisce il paesaggio stesso, che gli permette di essere pienamente se stesso, che gli conferisce una profondità, anche in questo caso, che è temporale e perdurante. Dove prima c’era una distesa di sabbia le sculture di Serra hanno portato un luogo, hanno definito la natura di uno spazio. E, soprattutto, hanno costruito le condizioni per modificare la nostra percezione dello stare in quel luogo, e quindi gettato le basi per cambiare il senso del tempo, la sua processione e il nostro esserne parte. Le strutture di Serra, nel loro essere pienamente e consapevolmente arte pubblica, sono presenti in moltissimi luoghi del mondo: a Liverpool, nella Ruhr, a Berlino, in Olanda, a Pistoia… Opere che, proprio per la loro forza spazio-temporale, danno la sensazione di essere sempre state lì e quindi la stessa lezione dell’artista sembra non avere tempo, sembra esistere insieme alle cose stesse. Questo forse ci aveva portati a pensare che Richard Serra fosse immortale. (Leonardo Merlini)

Il mistero dentro i legami: Nari Ward si prende HangarBicocca

Il mistero dentro i legami: Nari Ward si prende HangarBicoccaMilano, 27 mar. (askanews) – Nari Ward è un grande artista e la mostra che porta in Pirelli HangarBicocca a Milano, intitolata “Ground Break” ha l’intensità e la forza per far risuonare al meglio l’enorme spazio delle Navate, nel solco di un’arte che è anche trasformazione, riuso, ragionamento concettuale su questioni come l’identità o la giustizia sociale, testimonianza politica e condivisione. E spesso le sue opere fanno pensare a parole come legami, tra materiali, ma anche di forma, oppure limiti, che devono essere superati verso un obiettivo superiore, verso una possibile idea di cambiamento e speranza.


“Per me – ha detto l’artista caraibico-newyorchese ad askanews – conta l’elemento di speranza insito nel fatto che le cose possono unirsi e diventare un unico e dentro la complessità di questo solo oggetto si trova del mistero. Io voglio che il mio lavoro celebri questa idea di mistero attraverso la combinazione tra oggetti che a volte sembra non avere senso”. Le opere in mostra sono entità a sé stanti, ma l’allestimento crea una situazione di continuo dialogo tra esse, un legame appunto, che alimenta la narrazione della stessa esposizione, che diventa dialettica e polifonica, con grande attenzione anche alla produzione video di Ward. Lucia Aspesi, co curatrice della mostra con Roberta Tenconi: “C’è un senso di performatività in tutto l’allestimento – ci ha detto -. Abbiamo deciso di esporre i video su dei Led che sono quasi più grandi della scala umana e allo stesso tempo chiediamo al visitatore di entrare nell’ingresso attraverso una sorta di bozzolo di passaggio per poi uscire e arrivare al percorso espositivo. C’è anche una stanza di odori, che guarda però alla storia dell’arte. Questo è il racconto sensoriale di Nari Ward, che finisce con l’opera nel Cubo, ‘Happy Smilers’, dove troviamo il suono della pioggia che cade e in qualche modo riporta il visitatore a una dimensione più spirituale”.


La vocazione a fare arte con tutto sembra rimandare alle origini giamaicane di Ward, la sua cultura del recupero dei materiali già usati è invece qualcosa che si colloca tra l’antica necessità di fare molto con meno e la moderna idea di sostenibilità. E poi c’è un altro filo rosso di tutto il progetto: la collaborazione con diversi artisti e performer, che già hanno cominciato ad allargare ulteriormente i confini dell’esposizione. “Incontri qualcuno di cui ti piace il lavoro – ha aggiunto Nari Ward a proposito delle collaborazioni – e vuoi crescere rispetto a dove sei in quel momento e pensi di prendere qualcosa da persone in cui hai fiducia e permettere loro di sfidare le tue idee per crescere insieme attraverso il progetto”. “Ground Break” è anche una mostra dura, che tocca temi brucianti come l’emarginazione e le migrazioni, ma che, grazie alla leggerezza con cui Ward struttura il suo lavoro, ha pure la forza di diventare un agente del possibile cambiamento, un dispositivo artistico-sociale che va oltre i tradizionali confini dello spazio museale. Che si alimenta della forza che prorompe dalle opere, come già accaduto con mostre memorabili di artisti come Cildo Meireles o Dieter Roth che hanno segnato la storia di Pirelli HangarBicocca.


(Leonardo Merlini)

Biennali Danza, Musica e Teatro: 200 appuntamenti e 600 artisti

Biennali Danza, Musica e Teatro: 200 appuntamenti e 600 artistiMilano, 26 mar. (askanews) – Sono le scelte, i programmi, il pensiero di Stefano Ricci e Gianni Forte (ricci/forte), Wayne McGregor, Lucia Ronchetti a comporre la Biennale delle arti dal vivo che si snoderà da giugno a ottobre con il 52esimo Festival Internazionale del Teatro (15-30 giugno), il 18. Festival Internazionale di Danza Contemporanea (18 luglio-3 agosto), il 68esimo Festival Internazionale di Musica Contemporanea (26 settembre-11 ottobre), e con le residenze dei giovani artisti di Biennale College. Una fabbrica della nuova creatività che, accanto alla ricerca di nuove forme espressive e alla testimonianza dei cambiamenti in atto, coltiva progetti che abbiano la libertà di destini futuri.


“I programmi di Teatro, Danza e Musica presentati dai rispettivi direttori – scrive Pietrangelo Buttafuoco, presidente della Biennale di Venezia – sono attestazione di profonda riflessione e ricerca sui settori di loro competenza. Le tre discipline in questione sono accomunate dall’aspetto performativo, dalla condivisione di vibrazioni umane tra palco e platea. In Teatro, Danza e Musica – nell’alchimia propria delle tre arti – c’è un afflato di millenni che acquista senso solo nell’hic et nunc di una rappresentazione unica e irripetibile, che va oltre la scrittura, la coreografia, la partitura”. Oltre 200 gli appuntamenti in programma con 72 novità e 600 artisti provenienti da 30 Paesi diversi che si ritroveranno a Venezia per i Festival di Teatro, Danza e Musica. Fra i tanti nomi che il Teatro vedrà in scena dal 15 al 30 giugno ci saranno: Back to Back Theatre, la pluripremiata formazione australiana che della disabilità ha fatto strumento di indagine artistica, premiata con il Leone d’oro alla carriera e per la prima volta in Italia; il collettivo anglo-tedesco Gob Squad Theatre, destinatario del Leone d’argento e alfiere di nuovi modi di combinare media e performance che mettono al centro lo spettatore; l’ensemble lituano di Vaiva Grainyté, Lina Lapelyté, Rugile Barzdžiukaité, esploso alla Biennale Arte 2019 (Leone d’oro per il miglior padiglione) con le sue performance apparentemente lievi e sottilmente eversive; il regista e drammaturgo iraniano Amir Reza Koohestani, presente sulle maggiori scene d’Europa con il suo teatro necessario che, come il cinema del conterraneo Asghar Faradhi, fa risuonare nella storia personale di una coppia gli echi di una società oppressiva; Milo Rau, autore e regista che sovverte le regole della prassi teatrale creando situazioni al limite tra spettacolo e indagine sociale, arte, politica, storia e cronaca giornalistica; Tim Crouch, imperdibile autore di spin off delle tragedie e delle commedie del Bardo; Muta Imago, fra le più accreditate giovani compagnie italiane, reduce dal Centre Pompidou per l’installazione Bar Luna, realizzata con Alice Rohrwacher.


Per la Danza, in scena dal 18 luglio al 3 agosto, fra i grandi protagonisti della scena internazionale invitati, saranno a Venezia: il Leone d’oro alla carriera Cristina Caprioli, danzatrice, coreografa, teorica sperimentale che ha influenzato generazioni di danzatori e il Leone d’argento Trajal Harrell, camaleontico e geniale artista fra i più richiesti del momento, presente nei teatri, nei musei, nelle gallerie di tutto il mondo, dalla Biennale di Gwangju al MoMA di New York; Sankofa Danzafro di Rafael Palacios, compagnia afro-colombiana per la prima volta in Italia, con un’opera sull’esperienza diasporica africana tra mitologia, spiritualità, radici ancestrali; Shiro Takatani dello storico collettivo giapponese Dumb Type, esempio di un teatro radicale e iconoclasta che ha coinvolto artisti come Ryoji Ikeda e Ryuichi Sakamoto; il pluripremiato fotografo britannico Benji Reid, che nelle sue creazioni fa coesistere fotografia, danza, teatro, racconto. E ancora: il corpo umano come misterioso paesaggio da attraversare nelle sue più intime fibre nel film/installazione De Humani Corporis Fabrica dei registi e antropologi Véréna Paravel e Lucien Castaing-Taylor; la danza cyborg di Nicole Seiler e la danza cosmica di Cloud Gate, entrambe a confronto con l’Intelligenza Artificiale. Nel ricco cartellone della Musica, programmata dal 26 settembre all’11 ottobre e dedicata alla Musica assoluta, spiccano il Leone d’oro alla carriera Rebecca Saunders, compositrice contesa dalle più importanti istituzioni musicali, e l’Ensemble Modern, Leone d’argento, che nella sua storia quarantennale è stato al fianco di nomi come Stockhausen, Reich, Andriessen, ma anche Zappa, Coleman, Braxton. Accanto a loro, il compositore americano, premio Pulitzer, David Lang, autore anche di importanti colonne sonore (indimenticabile I lie in Youth di Sorrentino) e Tyshawn Sorey, che, come il trombettista Peter Evans, è esponente di punta di una nuova generazione di performer/compositori decisi a superare gli schemi e le divisioni tra i generi, regolarmente invitato ai Donaueschinger Musiktage e al Lucerne Festival come alla Walt Disney Concert Hall e con il suo trio ai festival jazz di tutta Europa. E ancora: Tim Hecker, fra i più influenti producer di musica elettronica sperimentale e Golfam Khayam, compositrice e polistrumentista iraniana, nella scuderia dell’ECM di Manfred Eicher, che cortocircuita la musica tradizionale persiana e le sue tecniche ornamentali nell’ambito della performance improvvisativa. Su questa linea di dialogo tra passato e presente anche il concerto che affiancherà lo Stabat della compositrice svedese Lisa Streich accanto allo Stabat Mater di Pierluigi da Palestrina e a quello di Giovanni Croce. E il concerto di Catherine Simonpietri con l’ensemble vocale parigino Sequenza 9.3, interprete di un programma dedicato alla musica vocale assoluta, con lavori della compositrice lettone Santa Ratniece, della compositrice lituana Justé Janulyté e di Arvo Pärt.

Roma, Et Lux in Tenebris: eventi per 100 anni del quartiere Coppedè

Roma, Et Lux in Tenebris: eventi per 100 anni del quartiere CoppedèRoma, 25 mar. (askanews) – Nel centenario dalla fondazione del quartiere romano di Coppedè, progettato e realizzato tra il 1915 e il 1927 – anno di morte dell’architetto Gino Coppedè, dal quale prende il nome – la Galleria SpazioCima rende omaggio all’eclettico quartiere di Roma, tra le vie Salaria e Nomentana, con una serie di iniziative espositive e di eventi tra mostre, concerti e spettacoli all’aperto.


Il progetto “Coppedè: et Lux in Tenebris”, a cura di Antonio E.M. Giordano e Roberta Cima, è un viaggio, onirico e visionario che, partendo dal quartiere, passa per i luoghi più suggestivi della Città Eterna e, sulle orme di Ulisse e di Proust, è una metafora di ricerca verso la conoscenza dell’ignoto e dell’inconscio sublimen umano ma anche di un tempo perduto e metastorico. Accanto alle esposizioni, saranno allestite performance in spazi aperti e itineranti come in piazza Mincio e sotto l’arco con il lampadario, che rappresenta simbolicamente il progetto. Le mostre, a ingresso libero. avranno inizio il 3 aprile e proseguiranno fino al 12 luglio: si inizia con Raffaele Canepa, dal 3 al 27 aprile; poi Yuriko Damiani, dal 2 al 25 maggio; Mauro De Luca dal 28 maggio al 14 giugno; si chiude con Valerio Prugnola dal 18 giugno al 12 luglio. Utilizzando macchine fotografiche appositamente modificate e filtri che escludono completamente la porzione visibile della luce, nei suoi scatti Raffaele Canepa esplora oltre i limiti della visione umana, in quella parte di spettro luminoso dove la nozione di colore perde ogni significato e la luminosità è molto diversa da quello che abitualmente percepiamo. Tecnicamente, ciò che mostrano le sue fotografie è invisibile a occhio nudo. Il tratto più caratteristico della fotografia a infrarosso è il bianco di cui risplende la vegetazione, contrapposto a cieli scuri e dai forti contrasti. Lo sguardo di Canepa introduce al quartiere Coppedè dal vestibolo voltato di via Dora, dove il lampadario in ferro battuto resta in ombra, evidenziata in macchia dalla tecnica a infrarosso, per focalizzare l’attenzione sul villino delle Fate, capolavoro firmato Gino Coppedè, in fondo a piazza Mincio. Particolarmente suggestiva l’immagine fotografica della Fontana delle Rane, già progettata nel 1915, vista dal basso con la veduta bilaterale del Palazzo detto di Cabiria del 1926 in piazza Mincio 2.


Le opere della personale di Yuriko Damiani sono ispirate alla complessa simbologia dispiegata in ogni angolo del quartiere Coppedè: dall’alveare delle api e dal Gorgoneion dell’anguicrinita Medusa sull’egida di Minerva al capitello firmato da Gino Coppedè e alla Vittoria alata che sormonta il Palazzo degli Ambasciatori con il portico di ingresso in via Dora e il lampadario in ferro battuto. L’artista, attraverso il simbolismo cromatico dell’oro, dell’argento, del rosso e del bianco e nero, cerca di riuscire a esprimere dapprima una sensazione di mistero e successivamente un messaggio di rivelazione. Leit-motiv è la luce, elemento costante di tutte le opere di Yuriko, che simboleggia l’idea di speranza e di bellezza, risplendente anche nelle tenebre; non disgiunta dall’invito a esplorare idee e prospettive sempre nuove. L’artista romano Mauro De Luca, formatosi alla locale Accademia di Belle Arti e con una lunga e poliedrica attività che ha spaziato dalla pittura alla scenografia, dalla grafica all’illustrazione, dal fumetto alla scultura, prende spunto da vedute di prospetti e di dettagli architettonici nonché decorativi dell’eclettico e affascinante quartiere, per immergere in atmosfere suggestive, quali visioni diurne, notturne o vespertine, e reinvestire di emozioni, grazie a contrasti chiaroscurali e cromatici o diffusione tonale o ancora lavorando su una medesima dominante, avvalendosi di diverse tecniche, dall’olio all’acrilico, dall’acquarello alla grafica.


Dall’attrazione per i monumenti reinterpretati e rivestiti da graffiti di writer, con le opere di Valerio Prugnola riaffiora l’attenzione per facciate ricoperte da motivi esornativi plastici e pittorici. Tra di essi emergono chiave di volta di un arco o mensole con mascheroni fitomorfi e teriomorfi dalle espressioni aggressive e dalle fauci minacciose e digrignanti, mascheroni teatrali simboli della presenza dionisiaca entro timpani di portali trait-d’union temporali tra il passato e il presente quali Stargate di accesso a mondi ignoti. Filo conduttore della mostra è l’apertura della cavità orale nata per amplificare la voce e costituire un megafono ante litteram nella maschera detta in latino per sona. Non a caso l’espressione spaventosa che atterrisce ed evoca tenebrose atmosfere è anche la griffe che l’artista lascia sulle proprie opere, autodefinendosi con l’urlo: Shout. Tra gli altri appuntamenti in programma, un’esposizione con foto di scena di Franco Bellomo per i film di Dario Argento; reading di poesia e letteratura “tra le due guerre” a cura del professor Claudio Cipriani; una giornata di studio sul quartiere Coppedè con interventi di architetti e specialisti di architettura; concerti di musica classica, contemporanea e jazz di celebri compositori del primo trentennio del XXI secolo.

Libri, esce “Tempesta su Mussolini” di Andrea Frediani

Libri, esce “Tempesta su Mussolini” di Andrea FredianiRoma, 25 mar. (askanews) – Rai Libri presenta “Tempesta su Mussolini. Un grande romanzo storico sul delitto Matteotti” di Andrea Frediani.


È il 30 maggio del 1924 quando nell’aula della Camera Giacomo Matteotti accusa il presidente del Consiglio Benito Mussolini, ex compagno di partito, di essersi macchiato di brogli e violenze per vincere le elezioni e ottenere la guida di un governo di coalizione. Una denuncia coraggiosa quella di Matteotti, dai suoi soprannominato “tempesta” per il temperamento risoluto e impavido. All’origine dello scontro con Mussolini posizioni politiche ormai inconciliabili. Pochi giorni più tardi, il tragico epilogo: Matteotti sarà rapito e barbaramente ucciso. Il romanzo di Andrea Frediani racconta un momento decisivo della storia italiana, con i toni della suspense e nel pieno rispetto della vicenda storica, accompagnando il lettore al cospetto di uno dei più importanti “gialli” dell’epoca contemporanea. Il romanzo fa parte della collana di Rai Libri “Cristalli Sognanti” dedicata alle parole che aspirano a diventare visioni. Un contenitore di storie pensate per diventare film o serie tv perché costruite con il ritmo del racconto per immagini, attraverso la creatività dei grandi autori italiani.


“Tempesta su Mussolini” di Andrea Frediani, edito da Rai Libri, è in vendita nelle librerie e negli store digitali dal 27 marzo 2024. Andrea Frediani è nato a Roma nel 1963. Tra i divulgatori storici più noti d’Italia, ha collaborato con numerose riviste come Storia e Dossier, Focus Storia, Focus Wars, Storica di National Geographic, Medioevo. Ha pubblicato saggi e innumerevoli romanzi storici che spaziano dalla Roma antica, passando per la storia moderna, fino ad arrivare ai giorni nostri, vendendo oltre un milione e mezzo di copie. Tra questi, Le grandi battaglie di Roma antica, L’incredibile storia di Roma antica, la trilogia Dictator (L’ombra di Cesare, Il nemico di Cesare e Il trionfo di Cesare, quest’ultimo vincitore del Premio Selezione Bancarella 2011), La dinastia, La spia dei Borgia, Napoleone, Il bibliotecario di Auschwitz, L’ultimo soldato di Mussolini, Il nazista che visse due volte, pubblicati da Newton Compton, L’eroe di Milano, pubblicato da Cairo Editore. Molti sono stati tradotti all’estero. Il suo sito è www.andreafrediani.it.

Guglielmo Marconi, presentate iniziative per i 150 anni da nascita

Guglielmo Marconi, presentate iniziative per i 150 anni da nascitaRoma, 22 mar. (askanews) – Una mostra, convegni, un francobollo commemorativo, un premio per l’innovazione scientifica e una fiction. Sono solo alcune delle iniziative promosse dal Comitato Nazionale per le celebrazioni del 150° anniversario dalla nascita di Guglielmo Marconi, presentate alla conferenza stampa che si è svolta alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.


“Per aver saputo anticipare il futuro, imprimendo con le sue intuizioni di scienziato e le sue abilità di imprenditore una svolta alla storia, in questo anno di celebrazioni speciali e non solo il Premio Nobel Guglielmo Marconi merita di essere ricordato quale italiano tra i più illustri, in Italia e all’estero. Un obiettivo che mi vede da sempre in prima linea, sin dai tempi in cui ero consigliere comunale a Bologna e poi anche da senatrice. Ricordo il disegno di legge depositato in Parlamento nel 2021” dichiara il Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni, che prosegue: “Istituito dal Ministero della Cultura, il Comitato Nazionale ha messo a punto un programma finalizzato proprio al raggiungimento di questo obiettivo. Sono convinta che le iniziative promosse sapranno dare all’inventore bolognese il risalto che merita, coinvolgendo vecchi e nuovi appassionati di tutto il mondo e catturando l’attenzione dei più giovani. Per celebrarne figura ed eredità – fa sapere sempre la Senatrice – fondi MiC saranno investiti oltre che per la realizzazione di un Museo della comunicazione dedicato a Marconi a Villa Aldini, a Bologna, anche per il recupero e la valorizzazione di un luogo simbolo della vita di Marconi qual è Villa Griffone, a Sasso Marconi nel Bolognese”. Così Giulia Fortunato, Presidente del Comitato Nazionale: “Marconi, insieme a Galileo, è l’inventore e scienziato italiano più celebrato e conosciuto all’estero: un valore intangibile straordinario che abbiamo il dovere morale di esaltare per attivare sinergie che portino anche a modelli collaborativi per il futuro. Il Comitato Nazionale è impegnato nella promozione di un importante complesso di iniziative, nelle prossime settimane valuterà le richieste di patrocinio e contributo che perverranno, secondo le linee guida approvate dal Comitato stesso e pubblicate sul sito web ufficiale. Il mio auspicio è che la figura di Guglielmo Marconi, di quel giovane ragazzo di 21 anni che cambiò il mondo, possa essere di ispirazione e visione per i nostri giovani, che senza timore perseguano i propri sogni, inclinazioni e ambizioni e che qualcuno di loro si appassioni alla vicenda marconiana anche approfondendo studi e ricerche.”


Giampaolo Rossi, Direttore Generale RAI, nel suo messaggio di saluto afferma: “Marconi ha connesso il mondo e grazie alla sua invenzione ha gettato le basi per quello che sarà un media dal fascino intramontabile che Rai ha il merito di aver reso negli anni un “servizio pubblico” di riferimento, centrale nella quotidianità delle persone. Doveroso rendere omaggio a Marconi e al suo genio e la presenza di Rai alle iniziative promosse dal Comitato Nazionale per le celebrazioni del 150° anniversario dalla nascita del fisico Premio Nobel ci guidano nel percorso di sviluppo di un mezzo così trasversale e innovativo. Grazie alla Radio rinnoviamo quotidianamente la nostra missione di Servizio Pubblico e, grazie ai suoi linguaggi, arricchiamo il nostro racconto dell’immaginario collettivo, attuale e soprattutto futuro”. Tra le iniziative organizzate dal Comitato Nazionale per il 150° anniversario dalla nascita di Guglielmo Marconi attese nei prossimi mesi si segnala ad esempio l’emissione di un francobollo commemorativo, che sarà presentato il 25 aprile a Villa Griffone, a Pontecchio Marconi (Bologna). Sede della Fondazione Guglielmo Marconi, sempre nel giorno dei 150 anni dalla nascita di Marconi, Villa Griffone ospiterà una conferenza internazionale con la Premio Nobel per la Fisica Anne L’Huillier e Mark Clampin, Direttore Nasa. Ancora, il 20 e il 21 maggio su Rai 1 andrà in onda la miniserie tv dedicata all’inventore, interpretato da Nicolas Maupas e Stefano Accorsi, che sarà presentata in anteprima nel corso di due eventi in programma l’8 maggio a Roma e l’11 maggio a Bologna.


Il 20 luglio in Piazza Maggiore a Bologna durante il festival promosso dalla Cineteca di Bologna “Sotto le stelle del cinema” grande attesa per lo spettacolo multimediale che fonde cinema, teatro e danza, con immagini storiche animate e contributi inediti. Eventi in Italia e all’estero sono in calendario poi per la Giornata Mondiale dedicata a Guglielmo Marconi, che ricorrerà il prossimo 26 settembre, realizzati in collaborazione con il MAECI e gli Istituti Italiani di Cultura, mentre il VIVE-Vittoriano e Palazzo Venezia a Roma darà il via alla mostra sull’uomo Marconi, le sue scoperte, la sua avventura imprenditoriale, esposizione che farà tappa anche a Bologna. E a Bologna tornerà quest’anno il 25 e il 26 ottobre il Marconi Prize, considerato il più prestigioso premio a livello mondiale nel campo dell’ICT, di fatto il Nobel delle telecomunicazioni. Inoltre, previsto un momento istituzionale al Senato della Repubblica in ricordo della nomina a Senatore a Vita di Marconi e anche eventi in collaborazione con Automobile Club d’Italia. Nel programma di celebrazioni previsti inoltre convegni scientifici e divulgativi, attività di promozione nelle scuole, podcast e supporti multimediali e tecnico-scientifici per la diffusione delle invenzioni del Premio Nobel tra i più giovani. Per quanto riguarda le attività internazionali, eventi ci saranno anche a Osaka in Giappone, a Londra in collaborazione con la BBC, a New York, Rio de Janeiro, Sidney e Gedda nonché a Barcellona. Il programma delle celebrazioni con gli eventi citati e quelli in via di definizione sarà consultabile sul sito www.marconi150.it.

Debutta ‘Giornaliste italiane’: “farsi valere non vale per tutti”

Debutta ‘Giornaliste italiane’: “farsi valere non vale per tutti”Roma, 21 mar. (askanews) – Un ringraziamento a Ilaria Alpi, di cui ieri ricorreva il trentesimo anniversario dell’uccisione, perché “ci ha lasciato un messaggio importante” e cioè che “non conta essere uomini o donne, l’importante è che i giornalisti siano capaci”. Ecco perché “abbiamo pensato di creare un’associazione” di giornaliste: “Per dare voce a tutte quelle colleghe che oggi, pur essendo brave, non hanno il successo che meriterebbero”. Così Ida Molaro, giornalista parlamentare Mediaset, ha dato il via, alla terrazza Civita di Piazza Venezia, alla presentazione dell’associazione “Giornaliste italiane”.


“Crediamo che il nostro slogan ‘libere di valere’ debba essere lo slogan di tutte le donne – ha spiegato Molaro -, non siamo più le ‘mogli di’, le ‘figlie di’… Abbiamo dimostrato di essere in grado di gestire la politica, abbiamo la presidente del Consiglio donna”, sono donne “il presidente della Commissione europea e del parlamento europeo. Non abbiamo ancora, però, delle giornaliste in grado di ricoprire, come meriterebbero, dei ruoli veramente importanti”. E poi “‘Giornaliste italiane’ è anche un modo per dare voce a tutte le donne che magari questa voce non ce l’hanno”. Molaro ha rifiutato l’etichetta di associazione di giornaliste ‘di destra’: “Trovo sia un fallimento quando di un giornalista si dice di destra o di sinistra… Non si va da un medico perché è di destra o di sinistra, ci si va perché è bravo. Io non credo di essere di destra né di sinistra, quello che voto nelle urne è ciò che mi dice la mia coscienza, ma non è nel mio lavoro, noi siamo aperte a tutti, ovviamente abbiamo invitato le amiche e se qualcuno pensa che essere amica” di qualcuna “che è più spostata” a destra “o fa la rappresentante di un ministro o di qualcun altro non è un nostro problema, noi scegliamo soltanto quelle brave”.


‘Giornaliste italiane’, ha sottolineato dal canto suo Paola Ferazzoli, giornalista Rai, “ha ben chiaro cosa vuole rappresentare: più diritti e meno pregiudizi, perché farsi valere non è facile e soprattutto non è uguale per tutti. Scommetto che non lo è stato per nessuna delle presenti qui. Come ha ricordato qualche giorno fa il presidente Mattarella – ha proseguito Ferazzoli -, le donne hanno bisogno di un supplemento di fatica per affermarsi ma quando otteniamo” determinati ruoli “siamo affidabili, capaci, caparbie e rispettose. Lo hanno ampiamente dimostrato la presidente del Consiglio e la segretaria del primo partito dell’opposizione, due modelli che ci hanno ispirate facendoci pensare che il nostro momento era arrivato”. E poi “non ci interessa essere chiamate ‘direttora’ – ha aggiunto – ma essere trattate da ‘direttore’: non è possibile che il raggiungimento di un ruolo apicale per noi diventi impossibile”.


A questo proposito, per l’occasione, è stata presentata una ricerca di SocialCom sul divario di genere nella professione giornalistica, da cui emerge che su 38 direzioni di testate giornalistiche prese in esame (tra giornali, periodici, Tg e radio) 32 sono ricoperte da uomini e solo 6 da donne. “Il fatto che ci sia un’associazione di donne è già un’ottima notizia perché è evidente che c’è uno squilibrio anche nel mondo dell’informazione, i dati sono eloquenti – ha commentato la ministra per la Famiglia e la Natalità Eugenia Roccella -. E’ importante che ci sia nel mondo del giornalismo una maggiore visibilità di opinioni, tendenze, correnti culturali diverse” perché “il pluralismo non può essere solo un’idea da sbandierare quando fa comodo ma dev’essere davvero un riconoscimento di diverse componenti culturali con la stessa legittimità”.


“Certamente questi numeri non fanno onore al genere maschile – ha sottolineato dal canto suo il ministro delle Politiche del mare e della Protezione civile Nello Musumeci -. Ancora una volta possiamo dire che in Italia la parità di genere sembra essere più predicata che praticata, e la responsabilità è di tutti, nessuno può sottrarsi al questa logica che va cambiata con un nuovo approccio culturale sperando nella nuova generazione. Sono convinto che questa iniziativa sia innanzitutto un atto di coraggio, non ‘contro’ ma ‘per’”. “Io – ha continuato Musumeci -, sono qui non solo come giornalista pubblicista da oltre 45 anni, ma come uomo di governo per dare atto a queste donne di un gesto di grande coraggio che va sostenuto e incoraggiato anche da chi, politicamente, si riconosce in aree diverse o ha ritenuto finora di avere una sorta di preclusione nei confronti questo elemento di novità”. Tra le altreesponenti dell’associazione la storica portavoce della premier Giorgia Meloni, Giovanna Ianniello, Federica Franci, Elisabetta Mancini, Maria Antonietta Spadorcia. Presenti, tra gli altri, il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, il direttore di Rai intrattenimento Angelo Mellone, il capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri.

Libri, in libreria “Storie di padri. Storie di figli” di Andrea Polo

Libri, in libreria “Storie di padri. Storie di figli” di Andrea PoloRoma, 19 mar. (askanews) – È uscito in libreria e su tutte le piattaforme online “Storie di padri. Storie di figli”, il romanzo edito da Paesi Edizioni, scritto da Andrea Polo. Il romanzo sarà presentato oggi, festa del papà, alle 18.30, presso la Libreria Lapsus di Milano e a Roma il 27 marzo presso lo Starhotels Metropole alle 18.30.


Racconta di Cosimo, che diventa padre nel 1910 e di Andrea, suo nipote, che lo diventa nel 2010. A dividerli esattamente un secolo di storia e cultura in profonda e continua evoluzione. Il primo, nato pastore, ha imparato a leggere e scrivere durante la prigionia e fa di tutto perché i suoi undici figli possano studiare e diventare ‘migliori di lui’. Andrea, nato a sorpresa, a otto anni di distanza dai suoi fratelli, fa della scrittura e della parola il proprio mestiere, nonostante genitori e figli non capiscano fino in fondo che lavoro svolga. Andrea, soprattutto gira l’Italia e il mondo, diventando l’uomo e il padre che è.


Ripercorrendo la storia della famiglia, raccontata ai lettori con istantanee cariche di ironia e profonde al tempo stesso, Andrea con i figli, Marco e Giovanni, affronta un viaggio attraverso un secolo di paternità. La storia è ambientata il 2 marzo 2023, una settimana prima del compleanno del padre di Andrea, venuto a mancare da pochi mesi. Proprio per riagganciarsi alla sua immagine, ai ricordi, quelli vissuti insieme e quelli conosciuti attraverso i racconti degli altri, Andrea scrive e regala ai figli la storia della propria famiglia, la memoria di radici che lo ancorano ben saldamente al presente, raccontando come si sia trasformata in modo necessario e imprescindibile la figura del padre. Una paternità raccontata anche ripercorrendo momenti difficili, come quando Cosimo, diventato ferroviere e rimasto vedovo molto presto, riesce a crescere i suoi 11 figli, in un contesto sociale e culturale ben diverso da quello che conosciamo oggi. Tra i figli Marco, padre del protagonista, che vediamo farsi strada nel mondo come medico affermato ma soprattutto come un padre, a dispetto della sua serissima professione, sempre presente e divertente, in grado di supportare i figli, con il coraggio di farlo rimanendo, quando necessario, un passo indietro.


Una figura genitoriale già in evoluzione che trova la sua trasformazione più profonda nel rapporto di Andrea con i propri figli. Ad accompagnare il lettore attraverso le righe del romanzo le tante domande che proprio i figli fanno al protagonista, domande che costringono tutti ad un tuffo nel presente e nel passato sempre più coinvolgente e in grado di emozionare chi non ha paura di farlo. Il 10% dei diritti d’autore sarà devoluto alla Onlus Ele Morez, che si occupa di progetti sociali a sostegno dell’infanzia.