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Kamel Daoud vince il premio Goncourt con “Houris”

Kamel Daoud vince il premio Goncourt con “Houris”Roma, 4 nov. (askanews) – Oggi giurati del Goncourt riuniti come di consueto al ristorante Drouant di Parigi hanno annunciato il nome del vincitore del Premio Goncourt, il più prestigioso riconoscimento letterario francese. A conquistarlo, Kamel Daoud, con “Houris” che si è imposto al primo turno con sei voti.


Kamel Daoud o Gaël Faye? Solo pochi giorni fa, sulla base di voci insistenti, sembrava scontato che tra i due autori si sarebbe giocata la finale del Goncourt, tra successi di critica e di pubblico. Nessuno faceva i nomi di Sandrine Collette e Hélène Gaudy, anche se erano ancora in lizza. L’uno o l’altro era destinato a vincere il premio. Restava una domanda: quale dei due? Scegliendo di incoronare Kamel Daoud, la giuria ha compiuto innanzitutto un atto di coraggio politico. Ricordiamo i fatti: l’Algeria ha deciso di bandire la Fiera Internazionale del Libro di Algeri dalle Edizioni Gallimard a causa del romanzo dell’autore. In Houris, Aube, sopravvissuta al decennio nero (1991-2002) in Algeria, incinta e mutilata, racconta alla bambina che aspetta, la tragica storia di questi anni sanguinosi. Ardente difensore della libertà di espressione, Atiq Rahimi ha poi scritto una lettera aperta, fornendo il massimo sostegno all’autore. Tuttavia, assegnandogli il Goncourt, la giuria ha affermato allo stesso modo, e senza fallo, la totale libertà dello scrittore. Uno scrittore abituato a disturbare.


Editorialista e giornalista, Kamel Daoud è nato nel 1970 a Mostaganem, Algeria. Un personaggio “balzachiano”, come dice lui, ha 20 anni negli anni ’90, un paesano che termina gli studi e arriva in città. Decise molto presto di lanciarsi nel giornalismo, aderendo al Quotidien d’Oran e indagando sui massacri commessi nel suo paese. Nonostante l’insonnia, l’indicibile che si imprime nella retina, Daoud scrive, modifica, testimonia. “Il giornalismo è essenziale ma non sarà mai sufficiente per raccontare una guerra. Dico spesso che un’offesa si misura attraverso il giornalismo e che si racconta attraverso la letteratura», confidò a Madame Figaro. All’alba degli anni 2000 comincia a pubblicare e a farsi notare come autore. Segnaliamo: Minotaure 504 (2011), selezionato per il premio per il racconto breve Goncourt e in particolare il suo romanzo Meursault, contre-investigation (Gallimard, 2014, “Il caso mersault”, La Nave di Teseo). Questa pubblicazione gli fece prendere di mira una fatwa quando era finalista al Goncourt: mancò di poco il premio e alla fine vinse il Goncourt per il primo romanzo. Con Houris, (che significa “donna molto bella promessa dal Corano ai fedeli musulmani che accederanno al paradiso”), Daoud sapeva che sarebbe stato imbarazzante denunciando l’amnesia degli atti barbarici commessi dagli islamisti. Le sue parole sono incisive e implacabili. Ha scelto inoltre di evidenziare nel suo libro l’articolo 46 della legge stabilita dalle autorità algerine denominata “Carta per la pace e la riconciliazione nazionale del 2005”, che punisce “con la reclusione da tre a cinque anni e una multa da 250.000 dinari algerini a 500.000 dinari algerini chiunque, attraverso sue dichiarazioni, scritti o qualsiasi altro atto, utilizza o strumentalizza le ferite della tragedia nazionale, per minare le istituzioni della Repubblica democratica e popolare algerina, indebolire lo Stato, nuocere all’onore dei suoi agenti che lo hanno servito degnamente , o offuscare l’immagine dell’Algeria a livello internazionale (…) » Ma se Houris è un grido di denuncia, l’autore si è difeso a L’Obs, “scrivendo di una guerra” ho cercato di immaginare “come uscirne . Ecco perché ho chiamato il mio personaggio Dawn; è l’ora difficile, tra due mondi, dove il sole e la notte convivono, ma dove le cose ricominciano”.


La scelta quindi non è stata facile di fronte a Gaël Faye, eminentemente simpatico e popolare (ha già venduto più di 173.000 copie di Jacaranda). Inoltre, bisognava decidere tra due libri relativi ai massacri (Houris, come abbiamo detto, evoca la guerra civile degli anni Novanta in Algeria, Jacaranda, il genocidio ruandese) o almeno ai suoi sopravvissuti.

”Nella terra dei Ciliegi”, un libro per scoprire il Giappone

”Nella terra dei Ciliegi”, un libro per scoprire il GiapponeRoma, 4 nov. (askanews) – dopo il successo di “A Tokyo con Murakami”, Giorgia Sallusti torna in Libreria con “Nella terra dei ciliegi Undici modi per scoprire il Giappone” (Laterza).


Dai manga al sushi, dagli anime all’estetica del kawaii, dai kimono ai rituali del tè, il Giappone è ormai entrato prepotentemente nel nostro immaginario e nella nostra vita quotidiana. Una guida d’eccezione ci accompagna in un viaggio tra gli aspetti più popolari e quelli più misteriosi del Paese del Sol Levante. Il Giappone è diventato sempre più vicino e familiare, come testimonia la diffusione di tantissime parole e pratiche che nella terra dei ciliegi trovano origine, da sumoa geisha, da hikikomori a kimono. Tuttavia, mantiene il fascino intatto dell’altrove. E forse proprio per questa commistione di prossimità e lontananza il Giappone seduce e incanta. Giorgia Sallusti ci invita a esplorare la storia del Giappone, le sue leggende, gli oggetti della vita quotidiana, i personaggi e gli artisti che ne hanno costruito l’identità e molto altro attraverso undici vie d’accesso, undici parole che aprono finestre su un mondo in buona parte ancora da scoprire. Come arriva sulle tavole dei giapponesi il sushi? Com’è fatta la giornata di un lottatore di sumo? E ancora, da dove arrivano i manga? Che lavoro fa una geisha? Che rapporto ha il mostro Godzilla con la storia del nucleare in Giappone? E la gattina di Hello Kitty che cosa ci dice sul kawaii e su tutto ciò che è «troppo grazioso»? A queste e ad altre domande il libro risponde, regalandoci anche il piacere di bere una tazza di tè scoprendone i segreti legati all’estetica del buddhismo zen.


Giorgia Sallusti (Roma, 1981) è libraia, yamatologa, traduttrice. Ha esordito con A Tokyo con Murakami(Giulio Perrone Editore) nel 2024. È autrice e voce del podcast Yamato. Un viaggio nel Giappone che non vi hanno mai raccontato prodotto da Emons record e ha curato il libro Genere e Giappone. Femminismi e queerness negli anime e nei manga (Asterisco 2023). Scrive per “il manifesto”, “Lucy” e “Altri Animali”, rivista di cui è anche editor, occupandosi di Giappone, oriente e femminismi.

Israele notifica all’Onu l’interruzione della cooperazione con l’Unrwa

Israele notifica all’Onu l’interruzione della cooperazione con l’UnrwaRoma, 4 nov. (askanews) – Israele ha notificato alle Nazioni Unite di avere interrotto la sua cooperazione con l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa). Il ministero degli Affari Esteri di Israele ha infatti annunciato in una nota la cancellazione dell’accordo che regola le operazioni dell’agenzia in Israele, ha affermato una dichiarazione del Ministero.


La scorsa settimana, il Parlamento di Israele ha approvato due progetti di legge che vietano all’Unrwa di operare in Israele. I progetti di legge sono stati presentati nonostante non ci fosse un organismo alternativo che si occupasse delle operazioni dell’agenzia a Gaza o a Gerusalemme Est, e nonostante le crescenti critiche internazionali contro la legislazione. La decisione è stata confermata anche dall’ambasciatore israeliano all’Onu Danny Danon. “A seguito della legislazione sull’Unrwa, abbiamo ufficialmente informato il Presidente dell’Assemblea generale della cessazione della cooperazione con l’organizzazione. Nonostante le prove schiaccianti che abbiamo presentato all’Onu evidenziando come Hamas si sia infiltrato nell’Unrwa, l’Onu non ha fatto nulla per affrontare questa realtà”, ha affermato il diplomatico in una dichiarazione. “Israele continuerà a collaborare con le organizzazioni umanitarie ma non con quelle che promuovono il terrorismo contro lo Stato di Israele”, ha aggiunto Danon.

Fondazione Sandretto, Mark Manders attraversa ancora il tempo

Fondazione Sandretto, Mark Manders attraversa ancora il tempoTorino, 4 nov. (askanews) – Occupano gli spazi con un’intensità che deriva soprattutto dal contrasto tra la grande dimensione e la sensazione di transitorietà, tra il peso del tempo e l’incertezza di ogni idea di presente. Le sculture di Mark Manders nella Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, che ospita il progetto, “Silent Studio”, sono manifestazione della potenzialità narrativa e ragionano su un’idea più vasta e universale di autoritratto. Si tratta, spiegano dalla Fondazione, di opere che si pongono come “parole visive” che sono parte di mostre che a loro volta vorrebbero corrispondere alle “stanze” di un edificio immaginato, nel quale si rispecchia in molti modi l’identità dell’artista.


Nel ricostruire in qualche modo il suo studio negli spazi del museo torinese, Manders ci porta in una dimensione incerta, che poggia fin da subito sull’apparente fragilità dei suoi lavori, in realtà realizzati in bronzo che simula soltanto la provvisorietà dell’argilla. La sua scultura ambisce a essere slegata da ogni cronologia, e in tal modo aprirsi alle possibilità dell’interpretazione. E una potrebbe avere a che fare con il senso di circolarità del tempo, che pure nel suo ripetersi non è mai lo stesso e l’unica certezza che resta allo spettatore, più genericamente inteso come essere umano, è una vertigine che non passa. Ma, se si è fortunati, assume, almeno con certe particolari condizioni di luce, la forma di uno stupore e di una meraviglia. In Fondazione Sandretto Re Rebaudengo sono poi aperte altre due esposizioni. La prima è una personale di Bekhbaatar Enkhtur, artista vincitore del Premio illy Present Future 2023, che accoglie una serie di opere dedicate a simboli comuni della superstizione e della fortuna. La seconda è invece dedicata a Stefanie Heinze e riunisce una selezione di opere recenti che riflettono sulle principali tematiche dell’artista: l’esplorazione della tenerezza e della vulnerabilità, le relazioni, l’integrazione tra spiritualità antiche e urbane, la rappresentazione e l’elaborazione di materiali grezzi.

Museo Caruso Palazzo Reale (Na) entra in selezione ADI Design Index

Museo Caruso Palazzo Reale (Na) entra in selezione ADI Design IndexMilano, 3 nov. (askanews) – Il progetto del “Museo Caruso” al Palazzo Reale di Napoli è stato selezionato per l’ADI Design Index 2024. Un riconoscimento frutto di un grande lavoro di squadra: dalla ideazione di Laura Valente, curatrice dell’unico museo pubblico dedicato al grande tenore Enrico Caruso, alla progettazione di NEO Narrative Environments Operas.


Essere inclusi nell’ADI Design Index rappresenta un traguardo di grande rilevanza: l’Index è la selezione annuale dei migliori progetti di design italiani, curata dall’Associazione per il Disegno Industriale (ADI) e farne parte testimonia non solo la qualità e l’innovazione del progetti selezionati, ma rappresenta la candidatura ufficiale al Compasso d’Oro, il più prestigioso premio di design in Italia, che sarà assegnato nella prossima edizione. “La scelta di un progetto così all’avanguardia, tanto da essere selezionato, ideato da una visione innovativa di Laura Valente e realizzato grazie a NEO, ci rende orgogliosi – ha dichiarato Mario Epifani, direttore di Palazzo Reale – È la dimostrazione che le mostre possono avere diverse chiavi di lettura e possono essere fruibili anche con modalità innovative che le rendono più coinvolgenti e accattivanti. Il successo è testimoniato non solo da questo risultato, ma anche dalla grande partecipazione di visitatori registrata dall’apertura”.


“Osare una visione differente di museo dedicato ad una voce, nel nostro caso ‘la voce’ per eccellenza, è stato possibile grazie alla condivisione e alla collaborazione di un team dalle varie anime e al sostegno delle istituzioni che hanno creduto fortemente in un’idea di allestimento performativo. Con archivi in movimento su dischi giganti, piattaforme digitali e installazioni digitali e cinematografiche che raccontano le varie anime del cantante napoletano. Lo straordinario ‘segno’ di Neo, ha interpretato e realizzato questa idea di narrazione, che è arrivata chiaramente non solo agli appassionati ma anche alle nuove generazioni, che hanno affollato il museo dalla sua apertura ad oggi”, dichiara la curatrice Laura Valente. La monumentale Sala Dorica del Palazzo Reale ha accolto il Museo Caruso inaugurato nel 2023 non solo con un’esposizione di cimeli carusiani, ma anche con animazioni in 3D e piattaforme multimediali, postazioni e installazioni musicali e cinematografiche, che creano una vera e propria stanza delle meraviglie, un caleidoscopio di effetti rivolto a un pubblico eterogeneo che ha coinvolto, non solo i visitatori da tutto il mondo, ma anche gli appassionati e gli addetti ai lavori.

Artissima 2024, spazio ai giovani galleristi e ai loro artisti

Artissima 2024, spazio ai giovani galleristi e ai loro artistiTorino, 2 nov. (askanews) – Il titolo parla dell’era dei sogni a occhi aperti e Artissima 2024, la fiera d’arte contemporanea di Torino, ha effettivamente messo in scena un sistema di artisti e galleristi che, insieme, provano a dare una forma alle tendenze e alle storie che gravitano intorno al contemporaneo. Luigi Fassi, direttore, di Artissima, ci ha raccontato le sue sensazioni dall’interno: “Quest’anno la fiera presenta molta scultura – ha detto ad askanews – c’è una diversità di media che penso sia da rimarcare, e c’è il tentativo, che direi riuscito, di dare un’ampia gamma di offerta all collezionismo. Artissima è una fiera che segmenta diverse tipologie di collezionismo e di gallerie, abbiamo gallerie che hanno addirittura esordito fieristicamente questa settimana qui a Torino”.


Le diverse sezioni coprono molti aspetti delle ricerche, e naturalmente parlano al mercato, trattandosi anche di un importante evento commerciale. Ma a colpire è la volontà di allungare lo sguardo verso nuove generazioni di interpreti del sistema dell’arte. “C’è anche questa volontà di Altissima di diventare un hub di giovani gallerie – ha aggiunto il direttore – e il tentativo è proprio quello di far crescere, accompagnandoli nel burrascoso mercato dell’arte, giovani galleristi che si affacciano da poco in questo scenario e che quindi hanno anche una freschezza generazionale, perché gli artisti che portano sono tanto giovani quanto loro. E proprio da un punto di vista curatoriale abbiamo 66 solo show, ossia stand monografici. Quindi possiamo dire che una galleria su tre ha scelto di avere un solo artista e una presentazione molto approfondita”. Questo andare in profondità è uno degli obiettivi dichiarati di Artissima, anche perché approfondendo di più è anche possibile offrire ai potenziali acquirenti una visione più completa dell’artista che si presenta. “Abbiamo lavorato molto sui collezionisti – ha concluso Fassi – abbiamo fatto tanto uno scouting sulle gallerie quanto uno scouting sul collezionismo. Abbiamo collezionisti dal Venezuela, dagli Emirati Arabi, dagli Stati Uniti, dal Brasile, dalla Malesia e per tanti di loro è la prima volta ad Artissima. Commercialmente le acquisizioni sono state molto diffuse e questo è fondamentale perché la fiera facilita quest’esperienza”.


E, ci viene da dire muovendoci tra gli stand, facilita anche la possibilità di farsi un’idea su cosa sia l’arte contemporanea oggi, con lo stile di una fiera, ovviamente, ma sapendo che oltre il mainstream c’è spazio, e ospitalità, per molto altro.

Torna a Bologna: “A occhi aperti. Disegnare il contemporaneo”

Torna a Bologna: “A occhi aperti. Disegnare il contemporaneo”Roma, 31 ott. (askanews) – Disegnare il contemporaneo per confrontarsi sulle grandi questioni del presente, ricercarne le origini e trovare possibili risposte: questa la vocazione con la quale è nato, nel 2022, A occhi aperti. Disegnare il contemporaneo, il festival di Associazione Hamelin che torna dal 13 al 17 novembre a Bologna (luoghi vari). Una seconda edizione che affronta un tema centrale del presente, quello della relazione tra corpo e paesaggio, una relazione che chiama in causa il nostro modo di stare nel mondo e col mondo, toccando questioni urgenti: la crisi climatica, il bisogno di superare nozioni rigide di identità, la necessità tutta umana di sentirsi in armonia con un ambiente che sempre più appare indifferente o ostile.


Corpo a corpo. Il fragile equilibrio fra il paesaggio e noi porta a Bologna le eccellenze del fumetto di ricerca e dell’illustrazione contemporanea per indagare il tema attraverso la lente privilegiata del disegno. Il festival accoglie i lavori di autori e autrici internazionali che hanno affrontato la questione nelle loro opere, a cominciare da Costellazioni, la prima personale italiana di Dominique Goblet, artista visiva belga, illustratrice e pioniera del graphic novel europeo: Goblet interroga l’idea di bellezza e di canone, indagando la relazione fra sguardo e potere, fra nudità e affermazione di sé. Al centro della mostra le opere che esplorano il rapporto tra corpi femminili e paesaggio: Ostende, racconto di rinascita che ha per protagoniste alcune presenze femminili, corpi maturi che si mostrano in relazione con il panorama delle coste del Mare del Nord, e Les forêts sombres – di prossima pubblicazione in Belgio, e in anteprima esclusiva al festival – che vede alcune donne, di nuovo ritratte nella loro nudità, attraversare foreste come luoghi fisici e simbolici. Da questo nucleo si dipanano le altre opere dell’artista, dagli esordi alle collaborazioni con altri disegnatori, fino ai lavori di ricerca più personali, schizzi e carnet di studio, per ricostruire un ritratto completo e complesso dell’opera di un’autrice che ha segnato l’evoluzione del linguaggio degli ultimi trent’anni. Per l’occasione l’editore Sigaretten pubblica Paesaggi di carne, primo libro italiano di Goblet che raccoglie diversi lavori dell’artista e un’intervista all’autrice a cura di Hamelin. Accanto alla personale di Goblet, un calendario di mostre diffuse che declinano attraverso segni, mondi, atmosfere e storie, diverse idee di “corpo a corpo” fra individuo e paesaggio. A cominciare dalle tavole originali di Extra-Végétalia di Gwénola Carrère, con protagonista un umano fuggito dalla Terra al collasso, che precipita sul pianeta Végétalia, futuristico giardino dell’Eden abitato da donne che vivono in completa sintonia e fusione con la vegetazione.


Torna a Bologna Joe Kessler, autore di fumetti inglese fra i più influenti della scena attuale, co-fondatore e direttore editoriale della casa editrice Breakdown Press, in mostra con le tavole di The Gull Yettin, a metà strada fra racconto di formazione e fiaba, che esplora la dimensione selvaggia e ambigua dell’infanzia: protagonista un bambino orfano e vagabondo, perseguitato da un uccellaccio antropomorfo e mutaforma, compagno di viaggio ambiguo, minaccia e guida al tempo stesso. L’annullarsi dei confini tra dentro e il fuori da sé, lo scambio sensibile tra corpo, movimento, scrittura, disegno e suono, sono il focus di Tutto il corpo risuona di Andrea De Franco, autore poliedrico nel panorama underground italiano. A partire dalle tavole de La caverna degli abbracci (Canicola), De Franco sperimenta una narrazione libera e fluida dove il disegno si fa scrittura, in un’operazione quasi filosofica che annulla le gerarchie tra testo e immagine e rende visibile un paesaggio sonoro.


Gli autori e le autrici saranno protagonisti delle Conversazioni a vignetta, incontri con personalità del mondo della cultura: in programma la conversazione tra Dominique Goblet e l’antropologa Patrizia Cirino, Joe Kessler e la saggista e traduttrice Maria Nadotti, Andrea Bruno con lo scrittore Giorgio Vasta, Gwenola Carrère con la filosofa del paesaggio Ilaria Bussoni. Un corollario quasi inevitabile del tema dell’edizione è una riflessione su canoni e stereotipi della rappresentazione dei corpi, su come, quali e quanti corpi si disegnano oggi: corpi in trasformazione, che si evolvono, corpi fuori scala, corpi che rivendicano e che affermano la loro unicità.


Come si è trasformato il modo con cui il fumetto, in particolare quello più politico e femminista, ha dato forma al corpo, è il soggetto di Rosa masticato, mostra che riunisce Karla Paloma, Elsa Klée, Lucile Ourvouai e Martina Sarritzu: al centro due delle zine antologiche più interessanti del panorama contemporaneo: Hairspray magazine, raccolta di storie intime intorno alla memoria, alla sessualità e all’esperienza personale, e Fanatic Female Frustration, dedicata ad Aline Kominsky-Crumb, fumettista centrale nella scena del fumetto underground americano, che fa rivivere la tradizione delle fanzine a fumetti autobiografiche femministe e LGBTQIA+. Le quattro artiste saranno anche protagoniste di una conversazione con la critica e traduttrice Maria Nadotti. Sulla trasformazione e sulla rappresentazione di corpi transgender si concentra Jul Maroh in Resilienza Trans. Maroh, artista queer e transgender, partendo dal suo vissuto personale presenta una serie di grandi ritratti di corpi transgender e di persone icone della comunità queer usando il filtro della figura mitologica e ibrida di Chirone, il guaritore ferito: una narrazione che mette a nudo la fragilità e la resilienza delle vite trans, spesso ai margini della società perché la loro incarnazione sfida i ruoli binari imposti dalla società. Con In tenera difesa, Postbellica aka Liza De Nardi dice del corpo nella sua versione più fragile, attraverso una leggera ironia con cui mette in luce le questioni dell’abuso, della disforia, del gioco e dell’amore, spesso dentro uno spazio onirico, estremamente intimo. La relazione grafica fra anatomia e paesaggio è il soggetto di Naked Lines di Martoz e Gloria Pizzilli, un viaggio tra anatomie misteriose, come paesaggi in cui il corpo umano viene indagato non solo come una forma isolata, ma come elemento strutturale che riempie il foglio in modo originale e sorprendente, rompendo le convenzioni tradizionali della rappresentazione. A Occhi Aperti celebra anche i primi vent’anni del Corso di Fumetto e Illustrazione dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, il primo in Italia, anniversario celebrato con la mostra Avere vent’anni, collettiva di docenti e studenti – Sara Colaone, Andrea Bruno, Gianluca Costantini, Paper Resistance e tanti altri e altre – che hanno segnato la storia del corso. In occasione di questo anniversario sarà in uscita a fine anno il volume Vent’anni dopo. Fumetto e illustrazione in Accademia a cura del corso di Fumetto e Illustrazione.

Lirica, nel centenario di Puccini Treccani lo incorona “il più popolare del’900″

Lirica, nel centenario di Puccini Treccani lo incorona “il più popolare del’900″Roma, 30 ott. (askanews) – Giacomo Puccini, di cui ricorre il mese prossimo il centenario dalla morte (Bruxelles, 29 novembre 1924), viene celebrato anche dal Dizionario Biografico degli Italiani Treccani come “il massimo compositore italiano del primo Novecento”, dopo la morte di Verdi e uno dei più eseguiti al mondo .A 100 anni dalla morte di Giacomo Puccini, il Dizionario Biografico Treccani lo consacra come “il compositore più acclamato d’Italia dopo la morte di Verdi e uno dei più eseguiti al mondo e lo incorona come il precursore di opere moderne che vanno oltre il belcanto italiano verso orizzonti e modelli europei”.


Per la Treccani Giacomo Puccini resta il compositore più popolare dei suoi giorni e, oggi, il massimo compositore italiano del primo Novecento, al quale Il Teatro alla Scala renderà omaggio il 29 novembre 2024 con un concerto straordinario. Nato a Lucca il 22 dicembre 1858, figlio d’arte, aveva abbandonato la carriera di provincia per completare la formazione di musicista in un conservatorio importante come quello di Milano. Una scelta felice che gli permise di imparare, da spettatore, cos’è un melodramma, per raggiungere il suo vero scopo: “scrivere opere moderne, di preferenza nella scia di Richard Wagner, non del belcanto italiano o di Giuseppe Verdi”, come ricorda Dieter Schickling nella voce scritta per la Treccani.


A un concorso per atto unico bandito dall’editore Edoardo Sonzogno, Puccini partecipò con l’opera-ballo Le Willis (Le Villi) senza ottenere neanche una menzione d’onore; messa in scena il 31 maggio 1884 al teatro Dal Verme di Milano con tre repliche venne applaudita dal pubblico ed elogiata dalla critica e l’editore Giulio Ricordi ne acquistò i diritti. Puccini era così entrato nel novero dei musicisti potenziali successori di Verdi. L’opera successiva, Edgar, non ebbe lo stesso successo, ritirata dopo tre sole recite e rimasta fino ad oggi la meno conosciuta ed eseguita: “l’unico autentico flop dell’intera carriera di Puccini”, sentenzia Riccardo Pecci nel volume Musica del Contributo italiano alla storia del pensiero diretto da Sandro Cappelletto, per il quale resta, comunque, uno dei compositori di teatro musicale più eseguiti al mondo.


Dopo cinque anni gettati al vento, Giulio Ricordi decise di continuare a credere in Puccini e gli commissionò un’altra opera. Tra i progetti considerati la Tosca e Sonia, da Delitto e Castigo di Fëdor Dostoevskij, ma nel 1889 la scelta cadde su Manon Lescaut dal romanzo settecentesco dell’Abbé Prevost: opera fortemente influenzata da una rinnovata e più intensa conoscenza del teatro di Wagner, presentata al Teatro Regio di Torino il 1° febbraio 1893, con buon successo di pubblico e di critica ma senza essere ripresa da nessun altro teatro. D’improvviso però Manon Lescaut divenne un successo commerciale: nel giro di un anno l’opera fu data non soltanto nei principali teatri italiani, ma anche a Buenos Aires, Rio de Janeiro, Amburgo, Budapest e Londra, dove George Bernard Shaw, in un’ampia recensione su The World, celebrò Puccini come la più grande promessa per il futuro dell’opera italiana.


Fu poi la volta de La bohème, basata sulle Scènes de la vie de bohème di Henry Murger, che ebbe immediato successo di pubblico e nel giro di un anno venne ripresa nei maggiori teatri del Regno,ma anche a Manchester, Berlino, Vienna e Parigi. L’esito economico fece definitivamente di Puccini un uomo ricco, uno dei primi italiani a permettersi il lusso di un’automobile privata. Seguirono Tosca, tratta dal dramma di Sardou, che trionfò immediatamente nei massimi teatri d’Italia, d’Europa e delle due Americhe e che lo consacrò appunto, dopo la morte di Verdi, come il compositore più acclamato d’Italia. Nel 1904 alla Scala venne rappresentata Madama Butterfly che alla prima si rivelò uno dei più famigerati ‘fiaschi’ teatrali, riscuotendo poi alla seconda première un successo travolgente che dura tuttora.Seguirono altre opere quali La fanciulla del West, La rondine, Il Trittico (Il tabarro, Suor Angelica, Gianni Schicchi), ma gli ultimi anni di vita furono assorbiti dal lavoro per l’opera Turandot, progetto ngelica, Gianni Schicchi), ma gli ultimi anni di vita furono assorbiti dal lavoro per l’opera Turandot, progetto avviato nel marzo del 1920 e non ancora completato quando Puccini si mise in viaggio per Bruxelles, per farsi operare di un cancro alla laringe. Morì pochi giorni dopo l’operazione, il 29 novembre 1924, nell’Institut médico-chirurgical di Bruxelles ed è sepolto in una cappella interna della villa di Torre del Lago.

Rai Libri a Lucca Comics & Games 2024 con due presentazioni

Rai Libri a Lucca Comics & Games 2024 con due presentazioni

Roma, 30 ott. (askanews) – La casa editrice della Rai è a Lucca Comics per accogliere i lettori con le proprie novità editoriali. Appuntamento fino a domenica 3 novembre allo stand Rai Libri al padiglione San Martino.


Due le presentazioni in programma venerdì 1° novembre: alle ore 10.00 Loredana Lipperini presenterà il suo ultimo lavoro, “Il Segno del Comando”, romanzo liberamente ispirato allo sceneggiato Rai che negli anni Settanta conquistò milioni di spettatori. Al termine dell’incontro, al quale interverranno Edoardo Rialti e il direttore di Rai Libri Roberto Genovesi, l’autrice sarà al PalaDediche per il firmacopie (ore 12.00). Alle ore 13.00 sarà la volta di “Goldrake dalla A alla U” di Marco Pellitteri. Alla presentazione parteciperanno Roberto Genovesi e il direttore di Cinema e Serie Tv della Rai, Adriano De Maio.


Nel corso dell’incontro saranno proposti in anteprima assoluta i primi due episodi della serie “Goldrake U” presto in onda su Rai 2. Le presentazioni si svolgeranno al Teatro Auditorium San Girolamo.

Arte, Consagra, Guccione, De Nittis: torna “Roma Arte in Nuvola”

Arte, Consagra, Guccione, De Nittis: torna “Roma Arte in Nuvola”Roma, 30 ott. (askanews) – Dall’astrattismo all’arte povera, dalla digital art all’arte plastica, passando per la scultura, la fotografia, la videoarte, la pittura, le installazioni e la street art. Dal 22 al 24 novembre torna nella Capitale (opening e anteprima stampa il 21) Roma Arte in Nuvola, giunto alla quarta edizione, uno degli appuntamenti più attesi nel panorama dell’arte moderna e contemporanea nazionale e internazionale, ideata e diretta da Alessandro Nicosia, prodotta da C.O.R. Creare Organizzare Realizzare con la direzione artistica di Adriana Polveroni e promossa con Eur S.p.A. Un vero e proprio hub artistico a tutto tondo, dove artisti, gallerie, appassionati, insieme alle grandi istituzioni, si incontrano per offrire un’esperienza visiva e sensoriale delle molteplici anime della creatività all’interno di uno scenario d’eccezione come la Nuvola.


In un dialogo fra moderno e contemporaneo, con 140 gallerie nazionali e internazionali che rappresentano l’attività principale dell’intera manifestazione, particolare visibilità verrà data agli espositori del Centro e Sud Italia provenienti da città quali Napoli, Pescara, Sorrento, Scicli, Avellino, Nuoro, Modica e San Pantaleo, che considerano la fiera un evento di assoluta importanza per fare conoscere le loro opere. “L’obiettivo che mi ero posto quando ho ideato questo progetto nel 2019 si sta consolidando sempre di più: non solo attraverso le gallerie, che rimangono al centro del progetto, ma anche grazie a numerose iniziative che consentiranno al grande pubblico di vivere un’esperienza ricca e diversa, calata nei 14.000 metri quadri di spazio espositivo divisi tra arte moderna, al general floor, e contemporanea, al piano forum, capaci di creare un dialogo vivace e articolato tra diverse espressioni artistiche” ha dichiarato l’ideatore della manifestazione Alessandro Nicosia.


Numerosi eventi collaterali animeranno i corridoi della Nuvola, arricchendo l’esperienza di questa nuova edizione. I visitatori potranno ammirare le mostre di Pietro Consagra, Piero Guccione e Vedovamazzei e la selezione di opere provenienti dal Paese ospite di questa quarta edizione, il Portogallo. La Regione Puglia, di concerto con la Pinacoteca “Giuseppe De Nittis” di Barletta e la Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a Mare, presenterà un inedito incontro tra Giuseppe De Nittis e Pino Pascali curato da Adriana Polveroni. Confermate le collaborazioni istituzionali con il Ministero della Cultura, con la speciale partecipazione di alcune delle sue istituzioni museali e culturali più rappresentative come la Direzione Generale Creatività Contemporanea, con la Fondazione MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, con l’Istituto centrale per la grafica, con la Direzione generale Archivi e il Museo delle Civiltà, fino alla Regione Lazio e Roma Capitale che sostengono sin dalla prima edizione il progetto; Roma Capitale con la mostra su Giulio Aristide Sartorio, la Regione Lazio con le gallerie del territorio. Main sponsor Banca Ifis che, attraverso Ifis art, sostiene Roma Arte in Nuvola per promuovere e valorizzare la fruizione dell’arte e il suo impatto sociale. Per l’occasione, allestirà uno spazio che consentirà ai visitatori di immergersi nella produzione di uno dei più grandi artisti italiani di tutti i tempi: Antonio Canova. A Roma Arte in Nuvola verranno esposti 12 busti inediti del maestro veneziano, recentemente ritrovati e restaurati grazie al supporto di Ifis art.


Significativa la partecipazione, per il secondo anno consecutivo, della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura che presenterà al pubblico un focus sulle produzioni fotografiche e video, acquisite attraverso alcuni dei più importanti programmi nazionali e internazionali di sostegno all’arte italiana: Strategia Fotografia, Italian Council e PAC – Piano per l’Arte Contemporanea. Inoltre, sarà proiettata una selezione di immagini provenienti da “Atlante Architettura Contemporanea” progetto di committenza, in collaborazione con il MUFOCO Museo di Fotografia Contemporanea e Triennale Milano, grazie al quale dieci giovani autori, individuati attraverso selezione pubblica, hanno percorso l’intero territorio italiano per raccontare oltre 250 architetture contemporanee italiane. La Direzione generale Archivi del Ministero della Cultura parteciperà per la prima volta con un’isola informativa, esponendo documenti storici e opere originali, tra cui gli atti del processo relativi al disastro del Vajont e le lettere dalla prigionia di Aldo Moro. L’Istituto centrale per la grafica, invece, esporrà una selezione di opere anche di recente acquisizione, rappresentative della varietà e della qualità delle sue collezioni, con particolare riferimento al Novecento. Tra gli artisti esposti: Giorgio Morandi, Fausto Pirandello, Filippo de Pisis, Franco Gentilini, Emilio Isgrò, Alberto Burri, Jannis Kounellis.


Dalla collezione del MAXXI invece saranno esposte: Casa senza titolo (1999) di Sislej Xhafa, collocata nel piano forum della Nuvola, e Climbing (2000) del duo Vedovamazzei, allestita all’interno di un’area espositiva a loro dedicata. Attraverso Casa senza Titolo, presentata per la prima volta alla Biennale di Venezia del 1999 durante i bombardamenti del Kosovo per mano della Nato, Xhafa pone l’attenzione sulla rappresentazione dell’identità nazionale (in questo caso la sua, albanese). Climbing è stata prodotta in occasione della prima edizione del Premio per la giovane arte italiana (2000) il cui tema era “Migrazioni e Multiculturalità” e giustappone, in chiave ironica, un lampadario in ferro, una scala da alpinismo, un sacco a pelo di volpe argentina firmato Prada e un comodino di cartone. Tornerà anche il focus internazionale che quest’anno vedrà protagonista il Portogallo, con “Uma Volta ao Sol” (Un giro attorno al sole), a cura di Sandra Vieira Jurgens, curatrice e critica specializzata in arte contemporanea e nell’esplorazione delle nuove avanguardie artistiche. Con opere che dialogano con la vita in modo ravvicinato, poroso e flessibile, sarà un invito a sperimentare la dimensione ludica dell’arte e del gioco collettivo, offrendo uno spaccato di nuovi linguaggi, una commistione tra arte e tecnologia, e uno sguardo inedito sulla scena portoghese. Ci sarà anche il confronto inedito tra due pionieri dell’arte pugliese: Giuseppe De Nittis e Pino Pascali. Entrambi innovatori, nati a pochi chilometri di distanza in Puglia, vengono messi a confronto in un’inedita mostra vis-à-vis che esplora la loro capacità di sperimentazione. De Nittis, impressionista italiano, rivoluzionò la pittura con nuove inquadrature e una luce ispirata agli Impressionisti, mentre Pascali introdusse forme e materiali inediti, creando opere iconiche e sperimentando l’uso performativo della fotografia: due artisti decisivi per la storia dell’arte italiana, tra tradizione e avanguardia. Il viaggio di Roma Arte in Nuvola nei linguaggi dei pionieri prosegue con Piero Guccione, uno dei più importanti pittori italiani figurativi del XX secolo, protagonista di La città sognata – Opere 1959-1972. La mostra, realizzata dall’Archivio Piero Guccione a 70 anni dal suo arrivo nella Capitale, ripercorre il suo periodo romano accanto al maestro Renato Guttuso, con una selezione di 18 opere a olio su tela che catturano la bellezza meditativa del lavoro del “pittore del mare” insieme all’essenza della sua poetica. Il Comune di Civita Castellana, noto per la grande tradizione artigianale nel campo della ceramica, presenterà la sua storia nonché l’opera di un’eccellenza: il Maestro Franco Giorgi. Passione e sperimentazione sono le caratteristiche di tutto il suo percorso artistico, che ha dato vita a forme inaspettate e articolate. Ancora sulla linea del gioco e del dialogo, ospite di quest’anno sarà anche il duo Vedovamazzei, formato da Stella Scala e Simeone Crispino, che porterà un’esposizione di opere inedite, caratterizzate dalla loro consueta ironia e capacità di affrontare temi complessi attraverso un linguaggio artistico che gioca con i confini tra realtà e rappresentazione. Non mancherà poi la grande fotografia contemporanea con “Il gioco delle identità”, a cura di Arianna Catania, che traccia un percorso inedito attraverso 50 opere di artisti che hanno segnato la storia della fotografia dagli anni ’60 ad oggi: Nan Goldin, Luigi Ontani, Shirin Neshat, Liu Bolin, Franco Vaccari, Kanehe Muholi, e ancora Letizia Battaglia, Vanessa Beecroft, Lisetta Carmi, Kensuke Koike, Francesco Jodice, sono solo alcuni degli autori che guideranno lo spettatore in una esposizione originale e non cronologica sul tema dell’identità. Infine, la sezione “Nuove prospettive” a cura di Valentina Ciarallo comprenderà gallerie che si distinguono per un approccio innovativo e trasversale, impegnate nella ricerca di nuovi orizzonti e nella ridefinizione del concetto tradizionale di galleria.