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Cina: noi trasparenti su origine Covid, gli Usa lo sono?

Cina: noi trasparenti su origine Covid, gli Usa lo sono?Roma, 28 feb. (askanews) – La Cina ha sostenuto oggi di essere stata trasparente riguardo all’origine della pandemia Covid-19, respingendo le accuse provenienti dagli Usa e ribadite dall’ambasciatore Usa Nicholas Burns e ha rovesciato le accuse agli stessi Stati uniti.
“Sulla tracciabilità delle origini della SARS-CoV-2, la Cina è stata aperta e trasparente e ha condiviso informazioni e dati su COVID-19 con la Comunità internazionale in modo tempestivo. La Cina è l’unico paese che ha invitato più di una volta gruppi di esperti dell’OMS a venire nel paese per condurre uno studio congiunto sulle origini della SARS-CoV-2. La Cina ha condiviso più dati e risultati di ricerca sullo studio delle origini SARS-CoV-2 rispetto a qualsiasi altro paese, fornendo un contributo importante alla tracciabilità globale delle origini”, ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning nella quotidiana conferenza stampa. .
“Sono gli Stati Uniti che dovrebbero rispondere alle domande e alle preoccupazioni del mondo su Fort Detrick e sui suoi laboratori militari e biologici in tutto il mondo. Politicizzando la questione, gli Stati Uniti non riusciranno a screditare la Cina. Invece, danneggerà solo la credibilità degli Stati Uniti”, ha continuato Mao, facendo riferimento alle attività dell’Istituto di ricerca medica sulle malattie infettive dell’esercito degli Stati Uniti di Fort Detrick .
“In qualità di ambasciatore degli Stati Uniti in Cina, il signor Burns deve fare di più per aiutare a migliorare le relazioni Cina-USA e promuovere la comprensione reciproca tra i due popoli, piuttosto che il contrario”, ha concluso Mao Ning.

A Bologna la grande mostra su Beatrice Alemagna, “Cose Preziose”

A Bologna la grande mostra su Beatrice Alemagna, “Cose Preziose”Roma, 28 feb. (askanews) – Le cose preziose. L’ostinata ricerca di Beatrice Alemagna è la monografica dedicata a Beatrice Alemagna, la più grande autrice italiana contemporanea di picture book, che la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna promuove nei suoi spazi espositivi di Palazzo Paltroni dal 6 marzo al 26 aprile. Un riconoscimento dovuto che la città di Bologna, dove Alemagna è nata nel 1973 e che poi ha lasciato per Parigi, dedica all’artista di fama internazionale: mercoledì 7 marzo alle 18 in programma un evento speciale, con Alemagna che incontrerà il pubblico in mostra.
Curata da Hamelin con il sostegno di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e la collaborazione di Bologna Children’s Book Fair, la mostra si candida ad essere uno degli eventi principali della 60ma edizione della Fiera del Libro per Ragazzi e il main event di BOOM! Crescere nei libri, il festival diffuso promosso dal Comune di Bologna e BolognaFiere e curato dal Settore Biblioteche e Welfare culturale e da Hamelin nell’ambito del Patto per la Lettura Bologna, che ogni anno porta in città le eccellenze dell’illustrazione e della letteratura per ragazzi mondiale.
L’esposizione, realizzata insieme ad Alemagna dopo un meticoloso lavoro di ricerca, presenta oltre 200 opere dell’artista percorrendone l’intera carriera. Quello della ricerca, a partire dal titolo, è uno dei fili rossi che attraversa tutta l’esposizione e diventa visibile grazie a un significativo corpus di bellissimi materiali inediti – schizzi, bozzetti, grandi disegni e taccuini – dove il flusso creativo dell’autrice prende la sua prima forma dando modo ai i visitatori di entrare per la prima volta, letteralmente, nella “officina” Alemagna.
Questo è il modo migliore per fare diretta esperienza di un’altra insopprimibile caratteristica dell’artista: quella di non potersi mai fermare ai risultati raggiunti, nonostante il successo e la riconoscibilità, e di procedere instancabilmente verso nuove, mete, nuove tecniche, nuove forme di rappresentazione, nuovi soggetti da raccontare. Addio Biancaneve (Topipittori), uno degli ultimi lavori, lo testimonia con forza: qui Alemagna si spinge audacemente verso la pittura, raccontando la fiaba che tutti conosciamo dal punto di vista della matrigna e soprattutto forzando le immagini verso una violenza espressionista e una dissoluzione quasi organica delle forme davvero inedita e assolutamente coraggiosa. Questa torsione è in realtà un modo per rimanere fedele al nucleo oscuro di questa e della fiaba tutta e testimonianza di come essa sia capace di assorbire e fare proprie immagini e stili visivi diversissimi.
Il percorso espositivo non vuole seguire un ordine cronologico ma si concentra sui nodi più profondi della poetica dell’artista, del suo narrare per parole e immagini: la centralità degli spazi – della loro composizione, del loro significato narrativo, del rapporto che instaurano con i personaggi -, la rappresentazione dell’infanzia, la progressiva mutazione nell’approccio al racconto, la centralità degli oggetti costituiscono le diverse sezioni, senza dimenticare uno ampio spazio dedicato alla “sua” Biancaneve e a una serie di omaggi a grandi della storia dell’arte mai esposti prima.
Alemagna ha illustrato grandi firme della letteratura per l’infanzia e per adulti, da Guillaume Apollinaire ad Aldous Huxley, da Gianni Rodari ad Astrid Lindgren, da David Almond fino alla recente interpretazione de Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, ma è soprattutto come autrice completa che è stata accolta da un pubblico vastissimo, di “piccoli” e di “grandi”. Questo successo interessa latitudini e mercati lontanissimi, da quello europeo a quello statunitense fino ad arrivare alla Corea, ed è costellato di premi e riconoscimenti: interessante chiedersi i motivi di tale risultato, per immagini che hanno una loro stratificazione e complessità, memori delle lezioni dei grandi illustratori dei decenni passati e della pittura occidentale a cavallo tra Ottocento e Novecento.
Il segreto è nella sensibilità che l’autrice ha nel guardare prima, e rappresentare poi, l’infanzia, sentita sempre come altra, dotata di una “sua” precisa natura che a volte può diventare ostacolo e quasi una condanna (La bambina di vetro, Topipittori), altre volte esplode in una grottesca fisicità (Che cos’è un bambino, Topipittori), altre volte ancora diventa energia che ridà vitalità al mondo (Il disastrossimo disastro di Harold Snipperpott, Topipittiori). Questa antenna nel cogliere le espressioni, i corpi, i desideri di bambini e bambine ha portato al recente Al parco (Topipittori), bello e dolente nel mostrare un’infanzia ostinata a giocare, anche nel vuoto drammatico dei lockdown degli scorsi anni. Proprio questo libro, realizzato a quattro mani con la scrittrice svedese Sara Stridsberg, le è valso un premio ideato appositamente da Bologna Children’s Book Fair: The Extraordinary Award for an Extraordinary Artist il titolo del riconoscimento speciale allo straordinario talento di un’illustratrice che “ha saputo offrire una prova stupefacente di come l’arte possa dare rappresentazione a un intero periodo di crisi globale, quale la prolungata emergenza pandemica, attraverso uno stile allo stesso tempo poetico e illuminante, e senza alcuna retorica”.
Ad accompagnare la mostra Alfabeto Alemagna, un prezioso volume monografico curato sempre da Hamelin e inserito nella collana Topi Saggi edita da Topipittori: non semplicemente un catalogo ma un vero e proprio saggio monografico diviso in 22 voci – dalla A di Animali alla I di Identità alla T di Teatro, per citarne alcune – che guida il lettore e il visitatore della mostra nelle stratificazioni e nella complessità dell’opera dell’artista, grazie a un ricchissimo repertorio di immagini spesso inedite e agli interventi critici di Hamelin e di studiosi come Martino Negri, Sophie Van der Linden, Giovanna Zoboli.
Beatrice Alemagna sarà anche ospite di un incontro pubblico nell’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Bologna (via delle Belle Arti, 54) all’interno della serie di incontri che l’Accademia ospita durante i giorni della Fiera: giovedì 9 marzo alle ore 16.00 l’artista racconterà il suo percorso artistico, i dubbi e l’ostinazione che sempre l’attraversano, i temi e i modi del suo fare illustrazione.
Le cose preziose. L’ostinata ricerca di Beatrice Alemagna Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, via delle Donzelle, 2, Bologna Dal 6 marzo al 26 aprile 2023 Preview stampa: lunedì 6 marzo ore 10.00 Evento speciale alla presenza dell’artista: martedì 7 marzo ore 18.00 A cura di Hamelin Promossa da Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna Con il sostegno di Bologna Children’s Book Fair In collaborazione con Topipittori, Festival Gribouillis

TikTok, Cina reagisce a divieto Casa Bianca

TikTok, Cina reagisce a divieto Casa BiancaRoma, 28 feb. (askanews) – La Cina considera “sbagliata” la decisione della Casa Bianca di ordinare ai dipendenti delle agenzie federali la disinstallazione dell’app TikTok, di proprietà della compagnia cinese ByteDance. Lo ha detto la portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning.
“Ci opponiamo fermamente a queste azioni sbagliate”, ha detto Mao nella quotidiana conferenza stampa. “L’Amministrazione Usa dovrebbe rispettare i principi dell’economia di mercato e della concorrenza leale, smettere di sopprimere le società e fornire un ambiente aperto, equo e non discriminatorio per le compagnie straniere negli Stati Uniti”.
E, facendo una domanda retorica, Mao ha detto: “Quanto si può sentire incerta la massima superpotenza mondiale, se ha paura dell’app preferita dai giovani?”.
La Cina, per suo conto, blocca una serie di app e piattaforme occidentali come Google, Facebook, Instagram, YouTube, WhatsApp, Skype, oltre a molti siti di testate giornalistiche occidentali. Lo stesso TikTok è presente in Cina in una versione adattata al mercato locale e denominata Douyin.

Francesco Bisignano nuovo coordinatore Maie a Toronto

Francesco Bisignano nuovo coordinatore Maie a TorontoRoma, 28 feb. (askanews) – “Sono molto felice di entrare a far parte della grande famiglia del Movimento Associativo Italiani all’Estero. Non vedo l’ora di mettermi all’opera, per dare risposte concrete alla comunità, che da troppo tempo ormai si sente trascurata”.
Così si presenta Francesco Bisignano, nuovo coordinatore del MAIE a Toronto, Canada.
Imprenditore di grande successo, opera nel settore della ristorazione: sua è la catena di ristoranti italiani più conosciuta e apprezzata in città.
Con il proprio gruppo imprenditoriale, è anche proprietario di diverse gelaterie. Apprezzato da tutti coloro che lo conoscono, Francesco è considerato da chiunque un ambasciatore del made in Italy in terra canadese.
“Sono molto felice di entrare a far parte della grande famiglia del Movimento Associativo Italiani all’Estero, come italiano nel mondo mi riconosco in pieno nei valori, nelle idee e nei progetti che il MAIE ha portato avanti nel corso degli anni”, commenta Bisignano.
“Non vedo l’ora di mettermi all’opera, in modo tale da creare anche a Toronto un network MAIE forte e organizzato, capace di poter dare risposte concrete alla comunità, che da troppo tempo ormai si sente trascurata”, conclude.
Soddisfatto Vincenzo Odoguardi, vicepresidente MAIE: “Conosco Francesco Bisignano e ne apprezzo le sue qualità umane e imprenditoriali. Sono convinto che saprà dare il suo prezioso contributo al Movimento, nell’interesse soprattutto della comunità italiana di Toronto. Buon lavoro Francesco, anche a nome del presidente del MAIE Ricardo Merlo”, conclude Odoguardi.

Aumenta export di prodotti agroalimentari italiani in Spagna

Aumenta export di prodotti agroalimentari italiani in SpagnaRoma, 28 feb. (askanews) – Sono sempre di più i prodotti italiani che vengono introdotti giornalmente nel mercato spagnolo. E’ quanto è emerso in un incontro organizzato a Madrid e su cui la Camera di Commercio italiana in Spagna ha realizzato un approfondimento.
Lo testimoniano i dati, visto che nei primi 10 mesi del 2022 l’export di prodotti italiani è aumentato del 25,47% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, così come le bevande del 28,39%.
Inoltre, si stima che che in tutto il 2022 l’export di prodotti italiani in Spagna abbia superato i 2,1 miliardi di euro. Il progetto dell’Unione Europea per la promozione e la valorizzazione dei prodotti di qualità certificata, Enjoy European Quality Food (EEQF) diffonde ancora una volta la ricchezza della gastronomia del Belpaese con una nuova tavola rotonda che si è svolta a Madrid, presso il ristorante italiano Pante, lo scorso 21 febbraio.
In questa occasione, il tema centrale è stato “Il consumo di prodotti italiani in Spagna: tendenze e sfide nell’era post-pandemia”.
La chiusura di diverse attività dovuta alla crisi sanitaria globale ha inciso in modo significativo sulle importazioni del paese iberico, ma i dati dell’ultimo anno dimostrano che si sono raggiunti nuovamente i livelli pre-pandemia. Ciononostante, le tendenze dei consumatori e il possibile impatto sulle vendite di questi prodotti continuano a essere argomenti di dibattito.
In questo nuovo incontro, Nicoletta Negrini, CEO di Negrini SL, uno dei principali distributori di prodotti italiani nella penisola iberica, è intervenuta in un colloquio con il giornalista ed esperto gastronomo Alberto Luchini.
Sono state affrontate le diversità gastronomiche tra Spagna e Italia attraverso l’analisi di varie tipologie di prodotti: formaggi, vini, insaccati e oli. Luchini ha fornito i dati secondo cui, nell’ultimo anno, la vendita di formaggi italiani in Spagna è aumentata di quasi il 40%, raggiungendo i 246 milioni di euro.
In particolare, mozzarella e provolone sono i due formaggi che hanno aumentato maggiormente le proprie vendite nell’ultimo anno, rispettivamente del 68% e del 30% rispetto al 2021. Per quanto riguarda il vino, sebbene il mercato spagnolo non rientri tra le principali destinazioni dell’export italiano, nell’ultimo anno si è registrato un andamento molto positivo delle vendite di spumanti, le cui importazioni in Spagna sono aumentate del 35%.
Da parte sua, Negrini si è soffermata sulla necessità di sensibilizzare i consumatori sulla qualità dei prodotti italiani, poiché spesso optano per alternative locali, simili e generalmente più economiche, ma che non possono essere considerate lo stesso prodotto.
Una delle conclusioni tratte insieme ai presenti è stata che sia l’Italia che la Spagna vantano ottimi prodotti, ma “il problema è quando si vuole fare il confronto”, ha detto Luchini, che ha portato l’esempio del jamón iberico, che si ottiene da suini autoctoni neri, e di altri prosciutti italiani, come il San Daniele o il Parma, ottenuti da una razza suina completamente diversa.
Entrambi i relatori hanno convenuto che si dovrebbe insistere di più sulla sensibilizzazione e la formazione del consumatore spagnolo sui prodotti italiani. In particolare nel caso del vino, poiché, secondo Negrini, è stato grazie ai ristoranti italiani che si è potuto far conoscere in Spagna la loro grande varietà. Non c’è una grande differenza di mentalità nei due Paesi, ma “gli italiani sono molto più curiosi delle novità; lo spagnolo, se non gli spieghi un prodotto, non lo prova”, ha affermato.
Nel corso della tavola rotonda si è riflettuto anche sull’inflazione causata dalla guerra in Ucraina, che ha avuto un impatto molto significativo sui consumi di prodotti italiani In Spagna, insieme ad altre varianti della globalizzazione, come la grande richiesta di latte in polvere e burro da parte della Cina. “Mai in trent’anni ho dovuto affrontare un aumento dei prezzi di questo tipo”, ha detto Negrini.
Dopo gli interessanti interventi, lo chef del ristorante Pante Madrid e presidente della delezione in Spagna della Federazione Italiana Cuochi (FIC), Manfredi Bosco, ha elaborato varie proposte gastronomiche che i presenti hanno potuto degustare: Olio Extravergine di Oliva Terre di Siena DOP e Toscano DOP con focaccia, Provolone Valdapana DOP in abbinamento con Asti Dolce e Secco DOCG.
Come antipasti, Mozzarella STG Latterie Soligo in carrozza con salsa di acciughe cantabre e Provolone Valdapana DOP al forno con cherry confit e pesto di capperi di Pantelleria. Come primo piatto, Risotto al prosecco di Conegliano DOCG e fiori di rosmarino senza dimenticare il dessert finale con Pera al Nobile di Montepulciano DOCG. I vini Nobile di Montepulciano DOCG, Asti Dolce DOCG, Asti Secco DOCG e Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG hanno accompagnato questi deliziosi piatti, particolarmente apprezzati dai presenti.
Secondo un approfondimento sull’import di prodotti agroalimentari italiani in Spagna realizzato dalla nostra Camera di Commercio in questo progetto cofinanziato dall’Unione Europea, sono sei i prodotti italiani associati tra vino, olio e formaggio, con volumi di produzione molto rilevanti nel 2022.
Si tratta di: Asti DOCG (102 milioni di bottiglie, di cui il 90% si esporta all’estero), Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, prodotto secondo il metodo champenoise (104,7 milioni di bottiglie), Vino Nobile di Montepulciano DOCG (7,2 milioni di bottiglie), Provolone Valpadana DOP, con una produzione di oltre 7 milioni di kg, l’Olio Extravergine d’Oliva Toscano IGP (55.000 quintali stimati e con oltre la metà della produzione esportata all’estero, con Germania e Regno Unito come principali mercati di destinazione) e la Mozzarella STG, con oltre 270 mila kg di produzione nel 2021.
Si tratta di eccellenze territoriali la cui qualità è testimoniata da certificazioni come DOP (Denominazione di Origine Protetta), DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita, esclusiva dei vini italiani), IGP (Indicazione Geografica Protetta) e STG (Specialità Tradizionale Garantita).
E’ solo di una piccola parte di tutto ciò che l’Italia può offrire, dal momento che il Belpaese è il primo mercato al mondo per numero di denominazioni di origine concesse dall’Unione Europea -con 1.027 differenti considerando anche le bevande spiritose-, seguito dalla Spagna con 469.
L’ultimo prodotto registrato lo scorso 30 gennaio di quest’anno è stata la Ciliegia di Bracigliano IGP. Tra le principali regioni produttrici, Toscana e Veneto sono in testa con 93 prodotti certificati.
I benefici della variegata gastronomia italiana continueranno a farsi conoscere attraverso diverse iniziative ed eventi organizzati in Italia, Spagna, Polonia e Germania, i quattro paesi coinvolti nel progetto Enjoy European Quality Food (https://www.eeqf.eu/es/), con l’obiettivo di incrementarne la visibilità e avvicinare i consumatori, le imprese e l’opinione pubblica europea al mondo dell’enogastronomia di qualità.
Dalla ricerca è emerso che il consumo dei prodotti italiani in Spagna sta attraversando una fase di netta crescita. Nei primi 10 mesi del 2022, infatti, l’import dei prodotti agroalimentari italiani è aumentato del 25,47% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, così come l’import di bevande è cresciuto del 28,39%.
Numeri positivi sono previsti anche per gli ultimi due mesi dell’anno appena concluso. Si stima infatti che in tutto il 2022 l’import di prodotti alimentari italiani in Spagna abbia superato i 2,15 miliardi di euro.
Questa tendenza di crescita emerge anche dai dati relativi alle singole tipologie di prodotti. Un posto di rilievo in tal senso è occupato dai formaggi, il cui import nel mercato spagnolo è aumentato del 38,87% nei primi 10 mesi del 2022, con una stima di 246 milioni di euro in valore annuale. In particolare, mozzarella e provolone sono i due formaggi che hanno aumentato maggiormente le proprie vendite nel 2022, rispettivamente del 68% e del 30% in termini annuali.
Dati incoraggianti riguardano anche il vino. Sebbene il mercato spagnolo non rientri tra le principali destinazioni dell’export italiano, nell’ultimo anno è stato registrato un andamento molto positivo per quanto riguarda le vendite di vini spumanti, le cui importazioni in Spagna sono aumentate del 35% nei primi 10 mesi del 2022.
Si tratta di una crescita considerevole, frutto anche di una maggiore conoscenza del prodotto, favorita in particolare dalla presenza di numerosi ristoranti italiani nel Paese.
Occorre tuttavia evidenziare anche il ruolo giocato dai costi di produzione nel valore dell’import dei prodotti italiani in Spagna. Nel corso del 2022 è stato infatti registrato un forte aumento delle spese di produzione, fattore che ha causato un’importante crescita dei prezzi di vendita dei prodotti ai clienti e che, conseguentemente, si riflette nell’aumento del valore dell’import spagnolo.

IIC Amsterdam: il 31 marzo “La Stagione dell’amore”

IIC Amsterdam: il 31 marzo “La Stagione dell’amore”Roma, 28 feb. (askanews) – “Ancora un altro entusiasmo ti farà pulsare il cuore. Nuove possibilità per conoscersi. E gli orizzonti perduti non si scordano mai”. Con questi versi di Franco Battiato l’Istituto italiano di cultura di Amsterdam invita “al viaggio” nella musica e nella poetica del musicista, artista e intellettuale, ispirazione per molte generazioni, icona della musica e della cultura italiana.
La serata dedicata si svolgerà il 31 marzo ore 20.00 Keizersgrachtkerk, Amsterdam, sarà replicata l’1 aprile ore 20.00 Kloosterkerk, L’AJA e il 2 aprile ore 15.00 Kumulustheater, Maastricht.
Carla Regina, cantante, attrice e theatermaker, ci presenta un progetto musicale dedicato a Franco Battiato, musicista, intellettuale e artista a tutto tondo, icona della musica e della cultura italiana.
Il progetto ripercorre la carriera di Battiato, scegliendo tra i titoli del vastissimo catalogo della sua produzione musicale e artistica mettendo l’enfasi sulla produzione piu “commerciale” degli anni 80/90/00, simbolo di più di una generazione; sulla produzione dedicata a tre voci diverse ma in egual misura straordinarie, Giuni Russo, Milva, Alice; sulla produzione scaturita dall’interesse dell’artista verso la sua terra e le sue commistioni con il mondo arabo; sulla produzione degli ultimi anni che esplora una dimensione piu’ spirituale e mistica.
Carla Regina è accompagnata dal maestro Michele Fedrigotti, pianista, compositore, arrangiatore e direttore d’orchestra di fama, collaboratore di Franco Battiato e arrangiatore dell’album “Fleurs”, dal maestro Claudio Mastrangelo, violoncellista e violista da gamba dall’intensa attività concertistica, attualmente primo violoncello dell’Orchestra della Magna Grecia e dal giovane violinista Giulio Greci, talento italiano di base nei Paesi Bassi, dove ha gia’all’attivo una collaborazione con la prestigiosa orchestra Amsterdam Sinfonietta Il concerto/spettacolo e’ prodotto dalla Fondazione Voice, Actually, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam.

Giappone, nel 2022 per la prima volta meno di 800mila nascite

Giappone, nel 2022 per la prima volta meno di 800mila nasciteRoma, 28 feb. (askanews) – La crisi demografica del Giappone è sempre più profonda. Il governo di Tokyo ha annunciato che il numero dei nuovi nati nel 2022 è sceso per la prima volta sotto quota 800mila dal 1899, anno in cui cominciarono a essere raccolti questi dati.
Le nascita in Giappone sono state lo scorso anno 799.728, con un calo del 5,1 per cento su base annua, secondo i dati preliminari del ministero della Sanità.
In precedenza il governo nipponico aveva previsto che il numero dei nuovi nati non sarebbe sceso sotto 800mila prima del 2033.
Secondo le valutazioni del governo, a spingere in basso il numero dei nuovi nati sono stati i cambiamenti nello stile di vita prodotti dalla pandemia Covid-19 e la tendenza dei giovani giapponesi a sposarsi sempre più tardi.
I dati del governo, inoltre, segnalano che, se si escludono i bambini nati da genitori stranieri residenti, il numero dei nuovi nati si ferma attorno a 770mila.
Il saldo a livello di popolazione è estrema,mente negativo. I morti nel 2022 sono stati 1.582.033 e sono cresciuti doi 129.744 unità. Questo vuol dire che la popolazione nipponica è scesa in un solo anno di quasi 800mila persone.

“I dimenticati”: il rapporto Save the Children sui Paesi da cui si fugge

“I dimenticati”: il rapporto Save the Children sui Paesi da cui si fuggeRoma, 28 feb. (askanews) – Afghanistan, Somalia e Siria – alcune delle principali nazionalità di provenienza delle persone che hanno perso la vita nel naufragio di Crotone, nel tentativo disperato di raggiungere l’Europa – sono tra i dieci Paesi peggiori in cui vivere per i bambini, secondo il Rapporto “The forgotten ones”, diffuso oggi in Italia da Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro.
Il Rapporto riporta le evidenze di una ricerca condotta dall’Organizzazione nei Paesi colpiti da conflitti e viene lanciato nell’ambito della campagna Bambini sotto attacco, che denuncia il drammatico impatto fisico e psicologico della guerra sui bambini e le gravi conseguenze sulla loro crescita. L’Afghanistan, insieme ai territori palestinesi occupati (OPT), nel 2021 ha registrato il più alto numero di bambini uccisi o mutilati a causa dei conflitti: 633 bambini sono stati uccisi e 1.723 sono stati mutilati a causa di ordigni esplosivi improvvisati, di esplosioni o residuati bellici esplosivi. In Somalia sono stati 793 i bambini uccisi o mutilati: il Paese, da un decennio, è segnato da un numero drammaticamente alto di violazioni nei confronti dei più piccoli, con una media di 847 bambine e bambini uccisi e mutilati ogni anno. La Siria, registra il secondo più alto tasso di reclutamento e utilizzo di bambine e bambini, con 1.301 casi segnalati: il dato peggiore mai toccato nel Paese e drammaticamente in crescita rispetto al 2016, quando erano 961.
Save the Children ha diffuso oggi il video “Save the Survivors’, basato su storie vere che mostrano l’impatto sulla vita quotidiana dei bambini che vivono in zone di guerra e le conseguenze degli orrori del conflitto. Storie che non possono lasciare indifferenti, come quella di Ruba, dalla Siria, che aveva solo pochi giorni quando ha perso i genitori, uccisi dall’esplosione di un barile bomba. O di Dioura, 12 anni, costretta a fuggire e a costruirsi una nuova vita dopo l’attacco del suo villaggio, in Niger, ad opera di gruppi armati. E di Kibrom, 13 anni, che dopo aver viaggiato a piedi per un mese con la madre, riparandosi nelle grotte, è perseguitato dai ricordi delle violenze che ha visto durante il viaggio e terrorizzato all’idea di subirne altre.
La guerra in Ucraina ha riportato l’attenzione alla brutalità dei conflitti e al terribile impatto sui bambini, ma nel mondo ci sono tante altre guerre poco ricordate che hanno effetti devastanti su di loro. Sono circa 449 milioni le bambine e i bambini che nel 2021 hanno vissuto in aree di conflitto. Di questi, più della metà – circa 230 milioni – si trova nelle zone di conflitto più pericolose[1], con un aumento del 9% rispetto all’anno precedente. Sebbene la cifra globale dei bambini che vivono in paesi in conflitto nel 2021 registri un leggero calo rispetto all’anno precedente (450 milioni), la drammaticità del fenomeno è evidente, perché riguarda un bambino su 6 a livello globale nonostante la rilevazione non includa i milioni di minori della guerra in Ucraina, visto che il conflitto è scoppiato a febbraio del 2022.
Nel periodo di riferimento, l’Africa ha registrato il numero più alto di bambini colpiti da conflitti (180 milioni), seguita dall’Asia (152 milioni) e dalle Americhe (64 milioni). Il Medio Oriente ha ospitato la più alta percentuale di minori che vivono in aree di conflitto (1 bambino su 3) e, se l’Europa ha registrato il numero e la percentuale più bassi, si prevede che questi numeri saliranno drammaticamente a causa dell’escalation di violenza in Ucraina. L’Organizzazione sottolinea inoltre come gli episodi verificati di negazione dell’accesso umanitario sono aumentati significativamente negli ultimi tre anni, soprattutto a causa degli incidenti in Yemen e nel Territorio palestinese occupato (TPO).
Sebbene dal 2018 il numero registrato di uccisioni e mutilazioni nei conflitti sia diminuito di circa un terzo, più di 8 mila bambini sono morti o sono stati mutilati nel 2021, con una media di 22 al giorno[2]. L’Organizzazione prevede che questo dato sarà tragicamente in crescita a causa dell’evolversi di vari contesti di conflitto tra cui anche la guerra in Ucraina, dove sono stati finora sono stati uccisi 438 bambini e 851 sono stati feriti dall’inizio del conflitto[3]. Secondo l’analisi di Save the Children, che si basa sul numero di gravi violazioni registrate dalle Nazioni Unite, sull’intensità del conflitto e sulla percentuale e il numero di bambini che crescono in condizioni di violenza a causa di esso, lo Yemen è in cima alla lista dei 10 peggiori Paesi colpiti da conflitti dove vivere per i bambini nel 2021.
La flessione nel numero complessivo di gravi violazioni contro i bambini dal 2020, sottolinea l’Organizzazione, è probabilmente dovuta alla diminuzione delle segnalazioni a causa delle crescenti restrizioni di accesso. Le gravi violazioni contro i bambini – che includono il reclutamento, il rapimento, la violenza sessuale, la negazione dell’accesso umanitario, gli attacchi a scuole e ospedali, le uccisioni e le menomazioni – possono avere un impatto profondo sulle loro vite, che va dal trauma fisico a quello psicologico, dalle ferite debilitanti o che alterano la vita alla morte. Zaid*, 9 anni, dello Yemen, ha perso una gamba a causa di un bombardamento mentre giocava con gli amici. ‘È difficile vivere senza una gamba’, ha detto Zaid. ‘Prima giocavo a calcio, correvo e stavo con i miei amici, ma poi una granata mi ha colpito. Ora resto a casa a giocare con i miei giocattoli”. I conflitti peggiori sono spesso quelli di cui si parla di meno. Il Rapporto “The forgotten ones” include anche un’analisi della copertura mediatica nei 10 Paesi più colpiti dai conflitti da quando la guerra in Ucraina si è intensificata all’inizio del 2022 effettuata grazie alla piattaforma di monitoraggio dei media Meltwater[4], tra l’1 gennaio e il 30 settembre 2022. In questi mesi, l’Ucraina ha ricevuto una copertura mediatica cinque volte superiore a quella di tutti e dieci i Paesi colpiti da conflitti peggiori per l’infanzia messi insieme. Nello stesso periodo, lo Yemen – il peggior Paese in conflitto per i bambini – ha avuto solo il 2,3% di copertura mediatica rispetto all’Ucraina.
Sebbene molteplici fattori possano influenzare le modalità di distribuzione dei fondi da parte dei donatori, al 4 novembre 2022 i finanziamenti dei Piani di risposta umanitaria (Piani HRP) per i Paesi colpiti da conflitti peggiori per l’infanzia del 2021 erano finanziati in media solo al 43%, lasciando milioni di bambini senza accesso a beni di prima necessità salvavita come l’assistenza sanitaria e il cibo, oltre che ai servizi di istruzione e protezione. Al 4 novembre, l’HRP della Siria era finanziato solo al 27,5%, mentre quello del Myanmar solo al 22,5%. L’appello aggiornato dell’Ucraina, invece, era finanziato al 68,1%. Roma, 28 feb. (askanews) – ‘I bambini non causano o iniziano le guerre, ma è innegabile che siano le vittime più grandi e più vulnerabili di ogni conflitto’, ha dichiarato Daniela Fatarella, Direttrice generale di Save the Children. “Sebbene le denunce di gravi violazioni siano leggermente diminuite nel 2021, una media di 22 bambini al giorno è stata ancora mutilata o, peggio, privata della vita. La situazione è destinata a peggiorare con il protrarsi dei conflitti in Ucraina e in altri Paesi, come lo Yemen, la Repubblica Democratica del Congo e la Siria, dove dopo 12 anni di conflitto e crisi economica i bambini ora subiscono anche gli impatti negativi del devastante terremoto. L’attenzione per la guerra in Ucraina ha ricordato a molti di noi la brutalità dei conflitti e il loro terribile impatto sui bambini, ma è anche una lezione su ciò che è possibile fare quando c’è una volontà politica e finanziaria collettiva sufficiente a garantire che i bambini ricevano l’aiuto salvavita di cui hanno bisogno. Il mondo deve continuare a proteggere i bambini dell’Ucraina, facendo al contempo molto di più per garantire che i bambini di altri Paesi colpiti da conflitti siano assistiti’, ha concluso. Save the Children chiede ai leader mondiali, ai donatori, ai membri delle Nazioni Unite e alle Ong di proteggere i bambini garantendo il perseguimento degli individui responsabili delle gravi violazioni contro i minori nei conflitti armati, assicurando la ratifica e l’attuazione di tutte le normative e le politiche pertinenti e dando priorità ai finanziamenti per il sostegno ai bambini colpiti dai conflitti.

Giappone scosso da scandalo nel mondo delle terme

Giappone scosso da scandalo nel mondo delle termeRoma, 28 feb. (askanews) – Uno scandalo sta turbando il clima in uno dei fiori all’occhiello del turismo giapponese: gli onsen, cioè le affascinanti terme. Uno dei più rinomati onsen nipponici, un tempo frequentato anche dall’imperatore, ha dovuto oggi presentare formali scuse per aver lesinato nei cambi di acqua delle vasche, tanto che analisi hanno rilevato una presenza del batterio della legionella a un livello di 3.700 volte superiore ai limiti previsti. Lo racconta oggi il Mainichi shimbun.
“La gestione dell’acqua è diventata inadeguata da dicembre 2019 e ancor più sciatta con la secca caduta dei clienti a causa della pandemia di coronavirus”, ha dovuto ammettere in una conferenza stampa Makoto Yamada, gestore del Daimaru Besso di Chikushino, nella prefettura di Fukuoka, sud del Giappone.
Il governo prefetturale ha scoperto in un’ispezione che agli operatori dell’onsen fu dato ordine di cambiare l’acqua solo due volte all’anno, mentre le ordinanze relative all’igiene negli onsen prevedono almeno un cambio a settimana.
Yamada ha assicurato, come se la sostanza della questione cambiasse, che la scelta di diradare i cambi di acqua non è stata fatta “per tagliare i costi”, bensì per “risparmiare tempo e lavoro”. In ogni caso, il gestore ha annunciato le sue dimissioni una volta che il problema verrà risolto.
Il manager inoltre ha ammesso di aver dato indicazioni allo staff di falsificare le registrazioni sul rilascio di cloro nell’acqua presentate all’ufficio di salute pubblica.
Lo scandalo è scoppiato a partire da novembre scorso, quando un’ispezione della prefettura rilevò una presenza batterica fuori scala nelle acque dell’onsen, che ha ripreso le attività dalla fine di dicembre, dopo aver riportato a livelli di norma le condizioni delle sue acque.
Secondo il governo giapponese, nel 2016 esistevano oltre 3mila resort incentrati sugli onsen, definiti sulla base dei parametri stabiliti in una specifica legge emanata nel 1948. Questo vuol dire che, in realtà, il numero di onsen singoli è di almeno 6mila unità, una media di tre per ogni municipalità giapponese. Attorno questo business ruotano oltre 15mila strutture ricettive, per un giro d’affari annuo che si aggira attorno ai 12 miliardi di dollari. Il Giappone al secondo posto al mondo per giro d’affari attorno alle terme, secondo solo alla Cina che però ha dieci volte gli abitanti del Sol levante.
Il Daimaru Besso di Chikushino è stato fondato nel 1865. Tra i suoi ospiti più celebri è in particolare ricordato l’imperatore Hirohito, conosciuto dopo la sua morte col nome postumo di Showa.

Bakhmut vacilla, Kiev chiede aerei ma non crede ad armi cinesi ai russi

Bakhmut vacilla, Kiev chiede aerei ma non crede ad armi cinesi ai russi

Zelensky: cada tabù su caccia. Budanov: nessuna conferma su Pechino

Roma, 28 feb. (askanews) – La situazione nella città di Bakhmut, sulla linea del fronte orientale della guerra in Ucraina, sta diventando “sempre più difficile”: le forze russe cercano di conquistare la città da oltre sei mesi e stanno distruggendo “tutto ciò che può essere utilizzato per proteggere” le posizioni ucraine, ha avvertito il presidente Volodymyr Zelensky nel suo ultimo messaggio notturno alla nazione. Il capo dello Stato ha chiesto agli alleati, ancora una volta, la fornitura di aerei da combattimento “per proteggere completamente il cielo”. Bisogna rimuovere “il tabù dell’aviazione nei rapporti con i nostri partner”, ha insistito. “Abbiamo bisogno di una componente di difesa aerea: moderni aerei da combattimento, in modo che l’intero territorio del nostro stato possa essere protetto dal terrore russo”. Allo stesso tempo, Kiev non crede alla cessione di armi letali cinesi a Mosca: “non la vedo”, ha spiegato il capo dell’intelligence militare, Kyrylo Budanov.
A Bakhmut, nella regione ucraina di Donetsk, si stanno svolgendo alcuni dei combattimenti più feroci da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, un anno fa. Recentemente gli sforzi delle forze russe per catturare la città industriale si sono intensificati, con le sue truppe che stanno guadagnando terreno. Il leader separatista dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, Denis Pushilin, ha affermato che “praticamente tutte le strade” della città sono ora “sotto il controllo del fuoco russo”. E il comandante delle forze di terra ucraine, il colonnello generale Oleksandr Syrskyi, ha riconosciuto che la situazione intorno a Bakhmut è “estremamente tesa”. “Nonostante le perdite significative, il nemico ha lanciato le unità d’assalto più preparate di Wagner, che stanno cercando di sfondare le difese delle nostre truppe e circondare la città”, ha detto l’ufficiale ucraino.
Zelensky ha confermato le difficoltà e si è detto “grato a ogni singola persona che difende eroicamente” l’area. Poi si è rivolto agli alleati, con un messaggio chiaro: Kiev ha necessità di ricevere moderni aerei da combattimento. Aiuti su cui la comunità internazionale sembra piuttosto tiepida. Durante la sua visita di ieri a Kiev, ad esempio, il segretario al Tesoro Usa, Janet Yellen, ha annunciato un ultimo trasferimento di 1,25 miliardi di dollari in aiuti economici e di bilancio all’Ucraina, ma non ha fatto alcun cenno all’assistenza militare. Eppure a Washington è c rescente la preoccupazione su potenziali aiuti letali della Cina alla Russia.
Ancora ieri, il portavoce del dipartimento di Stato americano, Ned Price, ha detto che la Cina si è “chiaramente” schierata dalla parte della Russia ed è stata “tutt’altro che un mediatore onesto” negli sforzi per portare la pace in Ucraina. Sebbene Pechino abbia “tentato di mantenere questa parvenza di neutralità”, ha fornito alla Russia “sostegno diplomatico, sostegno politico, sostegno economico, sostegno retorico”, ha detto Price ai giornalisti. Il portavoce americano ha quindi spiegato che gli Stati Uniti non ritengono ancora che la Cina abbia fornito assistenza letale alla Russia, ma non escludono che potrebbe farlo in futuro. D’altra parte, Pechino ha a sua disposizione tecnologie e risorse più sofisticate di quelle assicurate fino a Mosca dalla Repubblica islamica dIran, e un coinvolgimento diretto di Pechino – ha avvertito Price – avrebbe conseguenze “potenzialmente terribili e tragiche”.
Il capo dell’intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov, ha tuttavia messo in dubbio le affermazioni secondo cui la Cina starebbe valutando la possibilità di fornire armi alla Russia, dicendo ai media statunitensi di non avere visto “segni che tali cose siano state discusse”. “Al momento non credo che la Cina accetterà il trasferimento di armi alla Russia. Non vedo alcun segno che si stia discutendo di queste cose”, ha commentato.
A inizio febbraio, il segretario di stato americano Antony Blinken ha espresso le preoccupazioni di Washington su questo dossier e domenica scorsa il direttore della Cia ha detto di ritenere che Pechino stesse ancora valutando tale possibilità. A domanda specifica sulla valutazione degli Stati Uniti, Budanov ha però dichiarato: “Sono il capo dell’intelligence e mi affido, con tutto il rispetto, non alle opinioni delle singole persone, ma solo ai fatti. E non vedo tali fatti”.