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Studio: sanzioni Usa spingono Cina a aumentare investimenti ricerca

Studio: sanzioni Usa spingono Cina a aumentare investimenti ricercaRoma, 14 mar. (askanews) – Le sanzioni statunitensi nei confronti delle compagnie cinesi stanno avendo come effetto un incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo del 52,9 per cento in un decennio. Lo afferma uno studio della Changan University di Xian, coordinato dallo studioso Liu Lanjian, di cui dà notizia oggi il South China Morning Post.
Le sanzioni imposte dagli Usa alle aziende tech cinesi hanno colpito qualcosa come 1.000 società dal 2010 al 2020. Il numero di richieste di registrazione di brevetto da parte delle società cinesi è cresciuto in media del 57,6% in seguito di queste sanzioni, ha rilevato lo studio. Tuttavia, anche il costo dell’innovazione è aumentato di quasi il 40%.
“Sotto la politica di controllo della tecnologia (degli Stati uniti), il numero di domande di brevetto e finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo delle imprese hi-tech è aumentato in modo significativo”, hanno affermato Liu e i suoi colleghi in un articolo pubblicato nel Forum sulla scienza e la tecnologia in Cina, una rivista peer-reviewed gestita dall’Accademia cinese per lo sviluppo scientifico e tecnologico di Pechino. “Ma anche il costo dell’innovazione tecnologica è aumentato in modo significativo, rendendo le attività innovative più difficili e meno efficienti”, hanno continuato.
Le opinioni della comunità scientifica si sono divise sugli effetti dei divieti tecnologici statunitensi. Alcuni ricercatori ritenevano che le sanzioni statunitensi avrebbero influenzato il trasferimento di tecnologia, ridotto gli scambi di scienziati cinesi con i migliori ricercatori in Occidente e mantenuto le industrie cinesi nella parte bassa della catena di valore. Altri sostenevano che i divieti avrebbero accelerato l’innovazione della Cina, spinto il governo cinese a elaborare nuove politiche di incentivi o costretto le aziende cinesi a fare meno affidamento sui partner stranieri.
Le società elettroniche cinesi hanno pagato il prezzo più alto, seguite dalle società dei settori informatico e delle telecomunicazioni.
“La Cina è un paese ritardatario nel campo della tecnologia all’avanguardia e ci sono ancora anelli deboli in alcuni campi tecnologici chiave. I prodotti sostitutivi non sono ancora completamente maturi e disponibili e mancano alcuni anelli chiave nella catena di approvvigionamento”, ha affermato il team di Liu.
“Attualmente, i Paesi sviluppati hanno ulteriormente rafforzato il controllo dell’hi-tech. Le imprese hi-tech cinesi rappresentate da Huawei sono forze emergenti che si integrano attivamente nell’economia globale e stanno affrontando enormi rischi causati dal controllo della tecnologia”, ha continuato.
Le sanzioni Usa hanno invece avuto un effetto meno incisivo su altri settori.
La Cina è leader mondiale per quanto riguarda le ricerche in 37 settori tecnologici chiave su 44, secondo un recente rapporto – il “Critical Technology Tracker” – dell’Australian Strategic Policy Institute (ASPI).
Gli Stati Uniti sembrerebbero ottenere alcuni benefici a breve termine dalla loro politica di sanzioni, ma paiono perdere la battaglia a lungo termine contro la Cina perché costringono le aziende cinesi a sviluppare la propria tecnologia, ha affermato il Center for Strategic and International Studies, think tank con sede a Washington, in un rapporto dello scorso anno.

Yoon incontra giovedì Kishida: rapporti Tokyo-Seoul verso il sereno

Yoon incontra giovedì Kishida: rapporti Tokyo-Seoul verso il serenoRoma, 14 mar. (askanews) – Un vertice chiave per i rapporti bilaterali e gli assetti in Asia orientale sarà quello che si terrà dopodomani tra il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol e il primo ministro giapponese Fumio Kishida. I due leader discuteranno di come riportare i rapporti bilaterali su un binario di amicizia, come richiesto in particolare dall’Amministrazione Biden, dopo che Seoul ha fatto il passo di offrire una sofferta soluzione all’annosa vicenda dei risarcimenti per le vittime coreane del lavoro forzato durante il dominio coloniale nipponico (1910-1945).
Yoon e Kishida – secondo quanto ha fatto sapere oggi la presidenza sudcoreana – si incontreranno nel primo giorno della visita di stato di due giorni del presidente sudcoreano in Giappone. Il vertice sarà seguito da una cena.
“I due leader discuteranno delle misure per la normalizzazione per le relazioni complessive tra Corea del Sud e Giappone, compresa l’attuazione della soluzione alla questione della sentenza sul lavoro forzato”, ha detto il consigliere di sicurezza nazionale della presidenza sudcoreana Kim Sung-han durante una conferenza stampa ripresa dall’agenzia di stampa Yonhap. “Credo anche – ha proseguito – che ci sarà l’opportunità di parlare dei modi per eliminare le barriere politiche che ostacolano la cooperazione economica tra i due paesi”.
Le relazioni tra i due paesi sono particolarmente tesi da molti anni sia per una vertenza territoriale relativa alle isole Dokdo (in giapponese Takeshima), alla vicenda delle cosiddette “donne di conforto” sfruttate nei bordelli militari della Armata imperiale nipponica fino alla conclusione della seconda guerra mondiale e alla questione del lavoro forzato. Una forte battuta d’arresto è avvenuta nel 2018, quando la Corte suprema sudcoreana ha ordinato a due grandi compagnie nipponiche, la Nippon Steel e la Mitsubishi Heavy Industries, di risarcire una dozzina di vittime coreane sopravvissute del lavoro forzato.
La scorsa settimana, il governo sudcoreano ha annunciato che risarcirà le vittime attraverso una fondazione pubblica sostenuta da donazioni volontarie delle imprese sudcoreane, sollevando dall’obbligo le aziende giapponesi accusate, in quello che è visto come una dimostrazione del forte impegno di Yoon nel migliorare le relazioni bilaterali alla luce dello scenario internazionale molto instabile nella regione – programmi nucleare e missilistico nordcoreano, Taiwan, crescente potenza cinese – e della spinta americana ad allineare le posizioni dei suoi alleati regionali, Seoul e Tokyo appunto. La soluzione promossa da Yoon è fortemente osteggiata da organizzazioni di sostegno alle vittime, nonché dalle anziane vittime stesse, alcune delle quali hanno già firmato un documento per cercare di fermare l’operazione.
Il Giappone, dal canto suo, ritiene che tutte le riparazioni derivanti dal suo dominio coloniale siano state regolate dal trattato del 1965 con cui sono stati ristabiliti i rapporti bilaterali con la Corea del Sud.
In seguito alla sentenza del 2018, che ha portato al congelamento degli asset delle due imprese nipponiche, Tokyo ha reagito cancellando dalla “lista bianca” dei paesi con agevolazioni commerciali e ha imposto il bando ad alcune esportazioni di materiali-chiave per l’industria sudcoreana.
Vittima di questo scontro diplomatico, tra l’altro è stato anche l’Accordo sulla condivisione delle intelligence militari tra i due paesi, che è stato sospeso dal precedente presidente sudcoreano Moon Jae-in, suscitando la preoccupazione degli Stati uniti.
“Questa visita ha il significato di segnalare che il rapporto Corea del Sud-Giappone, che è stato teso fino ad ora, è entrato nella fase di normalizzazione sul serio”, ha detto Kim.
Il consigliere di Yoon ritiene inoltre che il climo migliorato tra Tokyo e Seoul abbia “naturalmente risolto da un punto di vista formale” il blocco della condivisione d’intelligence, anche perché di fatto già oggi questa sta “funzionando bene”. E, anche per quanto riguarda le restrizioni giapponesi, si andrà verso una “naturale soluzione”.
Yoon inizierà il suo viaggio incontrando i residenti coreani in Giappone, nella sua prima visita nipponica da quando è entrato in carica e la prima di un presidente sudcoreano in quasi quattro anni. L’ex presidente Moon Jae-in si recò Osaka nel 2019, ma in quel caso fu solo per partecipare a un vertice G20. L’ultima visita bilaterale è stata quella dell’ex presidente Lee Myung-bak nel dicembre 2011.
Venerdì, Yoon ha in programma di incontrare i membri dell’Unione parlamentare Corea-Giappone e del Comitato di cooperazione Corea-Giappone, tenere una tavola rotonda d’affari con i principali leader aziendali di entrambi i paesi e parlare con studenti universitari giapponesi e sudcoreani al’Università Keio.
La first lady Kim Keon Hee accompagnerà Yoon nel viaggio e parteciperà a vari eventi, tra cui un incontro con la moglie di Kishida, Yuko. “Attraverso il vertice e la cena, i due leader dovrebbero affermare l’un l’altro il loro impegno a sviluppare le relazioni bilaterali costruendo la fiducia personale tra di loro”, ha detto ancora Kim. “La costruzione della fiducia tra il presidente Yoon e il primo ministro Kishida – ha detto ancora – dovrebbe avere un impatto positivo sull’amicizia e sugli scambi tra i popoli dei due paesi in futuro”.
Yoon e Kishida hanno tenuto vertici bilaterali a margine di riunioni multilaterali. Si sono incontrati durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York a settembre e di nuovo durante un incontro guidato dalle nazioni del sud-est asiatico in Cambogia a novembre.
Martedì scorso, l’agenzia di stampa giapponese Kyodo ha riferito che Kishida sta valutando la possibilità di visitare la Corea del Sud dopo aver ospitato il vertice del G7 (G-7) a Hiroshima tra il 19 e il 21 maggio. I media giapponesi hanno anche sostenuto che il primo ministro giapponese sta meditando d’invitare Yoon al vertice del G7.

Kenya, Ruto auspica più imprese italiane nell’hub Konza Technopolis

Kenya, Ruto auspica più imprese italiane nell’hub Konza TechnopolisRoma, 14 mar. (askanews) – Sono già diverse le aziende italiane presenti nel progetto Konza Technopolis, l’hub tecnologico progettato dal governo del Kenya nell’ambito del piano di sviluppo Vision 2030, e il presidente William Ruto auspica che la visita del presidente Sergio Mattarella “susciti maggiore interesse in questo grande progetto pieno di opportunità”.
Riferendo su Twitter dell’incontro avuto oggi con Mattarella, Ruto ha scritto: “Kenya e Italia daranno priorità alla rimozione delle barriere non tariffarie per aumentare il commercio e gli investimenti. In particolare, avvieremo i negoziati su un accordo per porre fine alla doppia tassazione. Questo stimolerà gli investimenti delle imprese italiane in Kenya, migliorerà la bilancia commerciale tra i nostri Paesi e creerà maggiori opportunità economiche per la nostra gente”.
Quindi ha aggiunto: “Il Kenya apprezza l’interesse dimostrato dagli investitori italiani per Konza Technopolis, dove si sono già insediate diverse imprese italiane. Speriamo che questa visita susciti più interesse da parte degli investitori in questo grande progetto pieno di opportunità”.
L’hub tecnologico, situato circa 60 chilometri a sud-est di Nairobi, mira a sostenere l’obiettivo del Kenya di raggiungere lo status di Paese a reddito medio entro il 2030.

Maccanico (Ice): Azerbaigian mercato strategico per Italia e vino

Maccanico (Ice): Azerbaigian mercato strategico per Italia e vinoBaku, 14 mar. (askanews) – Il mercato dell’Azerbaigian è un mercato nuovo e strategico per le esportazioni italiane, che ama il Made in Italy, i brand dell’eccellenza e del lusso italiani ed è considerato il più importante nella regione del Caucaso meridionale per la proiezione dell’internazionalizzazione italiana. Tanti i settori di interesse e cooperazione, dai macchinari ad alta tecnologia nell’ambito energetico al settore agroalimentare e vitivinicolo in particolare. L’Ice, con il suo ufficio a Baku, si sta impegnando per portare avanti un programma di eventi destinati alla promozione dell’Italia e dei suoi prodotti, del suo know how e della sua tecnologia. Di particolare interesse, come ha spiegato in un’intervista ad askanews il direttore Andrea Maccanico, il settore vinicolo in cui l’Italia è già al primo posto per export davanti alla Francia. Ma, avverte Maccanico, serve un cambio di approccio culturale dei consumatori e per questo Ice sta investendo per “sostituire il vino alla vodka e ci riusciremo”, afferma il direttore: il consumo pro-capite di vino in Azerbaigian è di circa tre litri all’anno, contro i 10,6 litri di superalcolici.
“Per invertire il dato relativo al consumo di vodka stiamo organizzando una serie di eventi che consideriamo ‘educational’ attraverso i quali cerchiamo di far comprendere la cultura del vino – spiega Maccanico – una bevanda che va sposata con le pietanze. Sottolineiamo anche che il vino in certe modalità e quantità fa bene alla salute. Nel corso degli eventi, che proseguiranno fino alla fine dell’anno, ci avvaliamo di sommelier specializzati e ricercatori. Questo programma ben si coniuga con uno sforzo coerente del governo locale che sta cercando di aumentare il consumo di vino, partendo ovviamente da quello locale, ma in questo filone cerchiamo di promuovere le nostre specialità che possono coprire diversi gusti e range di prezzi”.
I vini italiani, infatti, presidiano il mercato azero nel segmento medio-alto e alto, tallonati da quelli francesi e seguiti poi da quelli georgiani che si piazzano particolarmente nel segmento medio. I dati relativi a gennaio-settembre 2022 vedono l’Italia ancora saldamente in testa con 1,192 milioni di euro di import. La quota di mercato nel 2021 era pari al 43%, rispetto al 29,6% della Francia.
“A gennaio è stato organizzato un corso introduttivo alla conoscenza dei vini italiani, in collaborazione con gli importatori e con l’intervento di un sommelier dal Kazakistan specializzato (Ambasciatore del vino italiano dal 2021), con assaggi guidati e sessioni dedicate sia ai consumatori, che agli operatori professionali del settore HoReCa, con oltre 250 partecipanti nelle tre giornate di formazione”, illustra il direttore della sede Ice di Baku.
A marzo si è svolta una missione in Piemonte con “giornalisti, blogger e importatori che hanno effettuato visite aziendali organizzate in collaborazione con Confartigianato Piemonte per le province di Novara, Cuneo e Torino”.
Oggi in Azerbaigian la produzione vinicola riguarda circa 350 varietà di uva, in particolare i vitigni Bendi, Gamashara, Gizili, Marandi, White Shani, Aligote, Sauvignon, Muscat, Pinot, Riesling e Kishmish (uva passa) e, sottolinea l’Ice, al rilancio della vitivinicoltura azera contribuisce anche una fetta di Italia. Nel 2007, infatti, è nata a Qabala, nella zona di Savalan, la Aspi Agro LLC, Aspi Winery, un’azienda con 340 ettari vitati e una produzione di circa 250 bottiglie che si avvale non solo di due enologi italiani, Daniele D’Andrea ed Elisa Vagnonini, ma anche del materiale ampelografico dei Vivai Cooperativi Rauscedo e delle attrezzature di cantina: nei vigneti, accanto a numerose varietà internazionali, sono presenti anche Montepulciano e Moscato bianco.
Secondo i dati dei primi nove mesi del 2022 l’Italia si piazza al secondo posto per l’export di olio dopo la Turchia con quasi 297mila euro e prima della Spagna. I prodotti italiani sono primi nel settore del caffè con cifre vicine al milione e quasi doppie rispetto al primo concorrente che è la Turchia. Indietro, invece, per quanto riguarda l’importazione di pasta, dove l’Italia si piazza soltanto al quinto posto molto distante da Turchia e Russia ai primi due gradini. “È fondamentale far capire la differenza del prodotto italiano, che è reperibile sul mercato, ma di cui ancora non si conosce il vero significato, cioè quello della ‘pasta all’italiana’. Il consumo locale è sbilanciato verso la pasta turca per ragioni di costo e di gusto tradizionale. Stiamo facendo e proseguiremo uno sforzo di promozione anche in questo settore”, sottolinea Maccanico illustrando gli eventi che si svolgeranno nell’intero 2023, tra cui spicca il 27 aprile, nell’imminenza del GP di Formula 1 di Baku, la cena italiana con il team Ferrari.
A maggio si svolgerà una seconda sessione di formazione sulla cultura enologica italiana e il lancio della Community virtuale di amanti del vino italiano a Baku. Sempre nello stesso mese alla Fiera InterFood della capitale azerbaigiana, ogni giorno dal 17 al 19 maggio “prevediamo di dedicare eventi per la dimostrazione e l’assaggio di diverse specialità culinarie e vini italiani”. L’evento viene organizzato in collaborazione con i ristoratori locali, ma esiste “la possibilità di dedicare uno o più giorni di show cooking a enti e associazioni italiane interessate a partecipare”.
Missioni in entrate e in uscita, come quella che prevede l’arrivo di giornalisti e importatori azerbaigiani in Valle d’Aosta per la partecipazione a eventi di promozione enogastronomica e turistica. Da non dimenticare a giugno la Festa della Repubblica Italiana, un evento che prevede una ampia partecipazione di un pubblico selezionato e corners dedicati alle degustazioni di piatti italiani.
L’Azerbaigian prevede anche una ulteriore fetta di mercato su cui porre l’attenzione, quella dei macchinari agricoli. “Nel settore dei macchinari ci occupiamo di due tipi di iniziative da un lato invitiamo i maggiori importatori e distributori di macchinari a partecipare alle fiere italiane più importanti per effettuare ordini e concludere accordi, dall’altro – spiega il direttore Maccanico – organizziamo missioni in Azerbaigian di imprese italiane. Stiamo lavorando per organizzarne una quest’anno con incontri B2B in cui i nostri produttori presenteranno le principali tecnologie italiane agli acquirenti azerbaigiani che sono principalmente i grandi distributori e tre grandi gruppi che controllano la produzione”.
L’Italia è il primo partner commerciale dell’Azerbaigian con un interscambio del valore di 9,2 miliardi dollari ed è il primo cliente, assorbendo il 50% circa del totale delle esportazioni azere di idrocarburi, ma soltanto il settimo fornitore, principalmente nei macchinari e apparecchiature e per i prodotti della metallurgia e chimici.
(di Daniela Mogavero)

Presto firma Protocollo collaborazione Luiss e Accademia P.A. Serbia

Presto firma Protocollo collaborazione Luiss e Accademia P.A. SerbiaRoma, 14 mar. (askanews) – A breve sarà firmato l’accordo preliminare per la sottoscrizione del Protocollo di collaborazione tra l’Accademia Nazionale della Pubblica Amministrazione di Belgrado e l’Università Luiss Guido Carli di Roma, con il sostegno di Confindustria Serbia.
Il tema è stato al centro dell’evento organizzato dall’Accademia Nazionale della Pubblica Amministrazione (NAPA) di Belgrado in occasione del quinto anniversario: l’incontro multilaterale si è intitolato “International Cooperation in the Spotlight” ed è sato ufficialmente inaugurato dal ministro dell’integrazione europea della Serbia Tanja Mišcevic.
Il protocollo ha l’obiettivo di avviare la cooperazione interistituzionale, precedentemente concordata, che consenta la realizzazione di progetti congiunti e lo scambio di know-how nel campo di pubblica amministrazione.
La parte ufficiale del programma è stata preceduta dall’incontro di lavoro che ha visto protagonisti Irena Brajovic, Direttrice di Confindustria Serbia, Maria Monica Annibaldis, Consulente per la Cooperazione Educativa dell’Università LUISS Guido Carli di Roma e Special Project Advisor per l’Africa e Mediterraneo presso Confindustria Italia ed Dejan Miletic, direttore ad interim dell’Accademia.

A Mosca fondazione Movimento internazionale russofili, con Seagal

A Mosca fondazione Movimento internazionale russofili, con SeagalMilano, 14 mar. (askanews) – Si svolge oggi a Mosca il congresso di fondazione del Movimento internazionale dei russofili che si propone di riunire i “sostenitori dell’amicizia con la Russia” provenienti da una quarantina di paesi, mentre Mosca subisce l’isolamento più duro e le sanzioni occidentali, determinate dalla sua barbara invasione dell’Ucraina. Partecipano alla fondazione il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, il magnate sovranista Konstantin Malofeev, il leader del movimento russofilo bulgaro Nikolai Malinov, l’attore Steven Seagal, che da anni vive in Russia e si definisce rappresentante speciale del Ministero degli Esteri russo per le Relazioni Umanitarie con USA e Giappone, oltre ad altri che stanno prendendo parte al Congresso. Lo riporta il sito web del canale televisivo Tsargrad, che parla di “rappresentanti di 40 paesi volati a Mosca”, compresa l’Italia. Un video mostra anche la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova impegnata in una danza tipica russa.
L’incontro vuole dimostrare che “in tutto il mondo ci sono persone che simpatizzano con la Russia, sono consapevoli del ruolo della civiltà russa nella storia e sostengono la politica di Mosca”. Quella stessa politica che ha portato, con l’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio 2022, una guerra in Europa.
Da programma il saluto ai partecipanti e agli ospiti del congresso dal presidente della Federazione Russa Vladimir Putin che ha osservato che il “movimento sociale” emergente si basa su tradizioni di lunga data di “amicizia e rispetto” reciproco che legano i russi ad altri popoli. Il messaggio è stato pubblicato sul sito web del Cremlino. “Queste gloriose tradizioni sono state preservate anche nei punti di svolta più bruschi della storia”, afferma Putin.
Un saluto è arrivato anche dal patriarca di tutte le Russie Kirill: “Di fronte alle serie sfide che la società moderna deve affrontare, come il secolarismo militante, il relativismo morale, il senso di superiorità nazionale e la vera e propria russofobia, i difensori dei valori tradizionali, più che mai, dovrebbero sentire il sostegno di persone che la pensano allo stesso modo” ha detto Kirill. “Ciò è necessario per difendere congiuntamente la verità, che consiste nel diritto di una persona a rimanere se stessa, a preservare la fede e le tradizioni dei suoi antenati” ha aggiunto.
Malinov è l’autore dell’idea del movimento, è attualmente accusato di spionaggio in Bulgaria ed è stato recentemente sanzionato dal governo degli Stati Uniti ai sensi dell’International Magnitsky Act per presunta corruzione di un giudice, che gli ha permesso di viaggiare all’estero e ricevere personalmente un premio russo dal presidente Putin.
Malofeev è a capo del gruppo mediatico Tsargrad, dedicato al cristianesimo ortodosso russo, fortemente antiamericano, antioccidentale e fervente sostenitore di Putin. Malinov è “il più russo dei bulgari”, ha scritto Tsargrad con entusiasmo. “Alla vigilia della nascita del Movimento Internazionale dei Russofili (MDR), i rappresentanti di 40 paesi sono volati a Mosca, uniti dall’amore per la Russia e condividendo i nostri valori e le nostre opinioni sulla società e sulle relazioni internazionali… Alla vigilia i nostri amici di Bulgaria, Svizzera, Brasile, Italia, Francia si sono incontrati per conoscersi e comunicare tra loro. La musica russa suona nella sala, l’atmosfera è il più informale possibile”.

Giappone, la festa dei ciliegi in fiore con 10 giorni di anticipp

Giappone, la festa dei ciliegi in fiore con 10 giorni di anticippRoma, 14 mar. (askanews) – La stagione della fioritura dei ciliegi a Tokyo è stata dichiarata ufficialmente aperta martedì 14 marzo, dieci giorni prima del normale, una precocità record che sta diventando ricorrente negli ultimi anni e legata al riscaldamento globale.
Questo momento segna l’inizio dell’”hanami”, la tradizione giapponese di ammirare i nuovi fiori di “sakura” (ciliegi) e celebrare l’arrivo della primavera organizzando picnic con la famiglia o gli amici.
La fioritura dei ciliegi è un evento molto seguito in tutto il Paese. I media giapponesi competono nelle previsioni sul suo calendario preciso in tutto l’arcipelago e coprono le notizie con entusiasmo ogni anno. I delicati fiori nei colori bianco e rosa erano già apparsi così presto a Tokyo nel 2020 e nel 2021, secondo la Japan Meteorological Agency (JMA) sulla base dei suoi 70 anni di statistiche sull’argomento.
“Abbiamo avuto molti giorni caldi a marzo” finora, ha detto martedì alle telecamere di Tokyo un funzionario della JMA nel tentativo di spiegare la precocità del fenomeno. “Anche il cambiamento climatico potrebbe aver avuto un ruolo”, ha aggiunto. La JMA aveva già stimato nel 2021 che il fenomeno fosse legato alla tendenza al rialzo delle temperature.
I festeggiamenti intorno all’”hanami” erano stati in parte condizionati tra il 2020 e il 2022 dalla pandemia di Covid, e le autorità giapponesi avevano sconsigliato assembramenti festivi in questo periodo, anche all’aperto. L’annata 2023 dell’hanami in Giappone sarà così la prima ad essere celebrata senza restrizioni dal 2019. Sarà anche la prima in quattro anni per i turisti stranieri, ai quali il Giappone è stato chiuso tra il 2020 e il 2022 a causa della crisi sanitaria.

Giappone, ok governo innalzamento età consenso sesso da 13 a 16 anni

Giappone, ok governo innalzamento età consenso sesso da 13 a 16 anniRoma, 14 mar. (askanews) – Il governo giapponese ha approvato un disegno di legge sulla riforma dei reati sessuali e sull’innalzamento dell’età del consenso sessuale da 13 a 16 anni, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa giapponese Kyodo.
Tuttavia, il disegno di legge prevede un’eccezione nei casi in cui la differenza di età sia inferiore a cinque anni, secondo l’agenzia di stampa. Il testo sarà presentato al parlamento nei prossimi giorni per l’approvazione finale.

Cina tornerà a rilasciare tutti tipi di visti dal 15 marzo

Cina tornerà a rilasciare tutti tipi di visti dal 15 marzoRoma, 14 mar. (askanews) – La Cina tornerà a rilasciare tutte le categorie di visti per cittadini stranieri dal 15 marzo dopo una sospensione di tre anni a causa della pandemia di Covid-19, ha dichiarato il ministero degli Esteri cinese.
Il ministero ha aggiunto che anche gli stranieri potranno entrare in Cina con visti validi rilasciati prima del 28 marzo 2020. Inoltre, la politica di ingresso senza visto riprenderà per l’isola di Hainan e per Shanghai per i passeggeri delle navi da crociera, così come nella provincia meridionale del Guangdong per gruppi di cittadini stranieri che viaggiano da Hong Kong e Macao e nella città di Guilin nella regione autonoma del Guangxi Zhuang per i gruppi turistici dei paesi dell’ASEAN, aggiunge il comunicato.
Il ministero degli Esteri cinese non ha ancora spiegato se l’attuale regime dei visti sarà simile a quello pre-pandemia per quanto riguarda la durata del soggiorno e altri dettagli, o se ci saranno nuove normative.

Tedros: fiducioso su fine pandemia di Covid-19 nel 2023

Tedros: fiducioso su fine pandemia di Covid-19 nel 2023Roma, 14 mar. (askanews) – “Il numero di decessi a livello settimanale che vengono segnalati è ora inferiore rispetto a quando abbiamo usato per la prima volta la parola ‘pandemia’ tre anni fa. Il miglioramento è significativo. Sono fiducioso che a un certo punto quest’anno saremo in grado di dire che il COVID-19 è finito come un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale e come una pandemia”, ha affermato il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus.
Tedros ha ammonito dal ricordare la lezione impartita da questa pandemia: “Se non lo faremo, ripeteremo il ciclo di panico e abbandono che è stato per decenni il segno distintivo della risposta globale alle epidemie e alle pandemie”.