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Opposizione Sudcorea: Yoon sottomesso a Giappone, vergogna

Opposizione Sudcorea: Yoon sottomesso a Giappone, vergognaRoma, 16 mar. (askanews) – Il principale partito di opposizione sudcoreano, il Partito Democratico, si è scagliato oggi contro il disgelo nelle relazioni con il Giappone, accusando il presidente Yoon Suk-yeol per essere uscito a mani vuote dal vertice con il primo ministro giapponese Fumio Kishida oggi a Tokyo, e definendo definendo i colloqui “il culmine della diplomazia sottomessa” e “una vergogna per il popolo” coreano.
“Sebbene i leader della Corea del Sud e del Giappone si siano incontrati, il governo giapponese non si è scusato per la questione del lavoro forzato in tempo di guerra. Nonostante la posizione così spudorata del Giappone, Yoon ha piuttosto cercato di difendere la parte del Giappone”, ha detto il portavoce partito d’opposizione An Ho-young.
Durante l’incontro al vertice tenutosi a Tokyo all’inizio della giornata, i due leader hanno concordato di risolvere una disputa di lunga data sul risarcimento per i coreani costretti a lavorare per le aziende giapponesi sotto il dominio coloniale giapponese della penisola coreana del 1910-45.
Secondo il piano di Seoul annunciato la scorsa settimana, una fondazione pubblica affiliata al ministero dell’Interno risarcirà le vittime con donazioni da imprese nazionali, sebbene la Corte Suprema della Corea del Sud nel 2018 abbia ordinato a due società giapponesi, Nippon Steel e Mitsubishi Heavy Industries, di risarcire le vittime.
“Yoon ha persino promesso di normalizzare completamente il patto bilaterale di condivisione dell’intelligence militare. Queste decisioni costituiscono un tributo oltre a una semplice concessione”, ha detto il portavoce, facendo riferimento alla tradizionale diplomazia asiatica basata sul principio. “È un altro disastro diplomatico, poiché non abbiamo nulla e abbiamo dato tutto. Suscita vergogna tra la nostra gente”.
An anche sottolineato come nessuna azienda giapponese abbia promesso di partecipare al “futuro fondo” per i risarcimenti per le anziane vittime sopravvissute del lavoro forzato e Tokyo non si è scusata per le ritorsioni commerciali che ha imposto in risposta alla sentenza sul lavoro forzato.

Crosetto vede ministri Giappone e Gb: focus su caccia VI generazione

Crosetto vede ministri Giappone e Gb: focus su caccia VI generazioneRoma, 16 mar. (askanews) – Uno “stesso destino” unisce Italia, Gran Bretagna e Giappone, alla luce del fatto che ciò che accade nell’Indo-Pacifico è centrale anche per il futuro del Mediterraneo, e viceversa. L’ha affermato – secondo quanto riporta un comunicato del ministero della Difesa – il ministro della Difesa Guido Crosetto nell’incontro avuto oggi a Tokyo con il ministro della Difesa del Giappone, Yasukazu Hamada, e il segretario di Stato per la Difesa del Regno unito, Ben Wallace. L’incontro ha avuto come tema centrale il comune progetto per l’aereo da guerra di sesta generazione GCAP.
“Italia, Regno Unito e Giappone sono uniti dallo stesso destino e oggi abbiamo posato una pietra per costruire un futuro importante insieme”, ha detto Crosetto. “Una volta Indo-Pacifico e Mediterraneo – ha cointinuato – erano aree considerate lontane tra loro. Oggi, invece, il mondo è diventato sempre più piccolo, le crisi sono aumentate e probabilmente in questo decennio la situazione peggiorerà. Il futuro del Mediterraneo dipende da ciò che succede nell’Indo-Pacifico e viceversa. Ed è per questo motivo che le nostre nazioni devono lavorare e cooperare insieme. Soltanto unendo le forze riusciremo a contrastare la grandezza dei problemi e le sfide future”
Al centro dell’incontro odierno, il rafforzamento del partenariato e il programma Global Combat Air Programme (GCAP), il cui Memorandum of Cooperation (MoC) tra i tre Paesi è stato firmato lo scorso 16 dicembre.
“Il GCAP – ha sottolineato Crosetto – è una scelta industriale, tecnologica ma è, prima di tutto, una scelta politica di tre importanti nazioni che hanno deciso di intraprendere un percorso comune che permetterà alle rispettive Forze Armate di cooperare insieme in diversi ambiti”. Si tratta, ha detto ancora il ministro di “un accordo di grande rilevanza raggiunto in un delicato momento geopolitico” grazie al quale “le nostre tre nazioni rafforzano così la loro cooperazione in un progetto che avrà importanti ricadute nel campo tecnologico, dell’innovazione, ricerca e sviluppo nel settore dell’aerospazio, della difesa e sicurezza”.
Il GCAP, programma per un nuovo velivolo di sesta generazione, potrà allargarsi – ha segnalato il ministro – anche ad altri Paesi: “Porterà un insieme di capacità senza precedenti che risulteranno fondamentali per il mantenimento della stabilità globale, creando i presupposti necessari a garantire lo sviluppo continuo nel campo della difesa per i decenni a venire”.
Crosetto ha anche sostenuto che “l’alleanza tra i nostri governi e industrie della Difesa rappresenta un esempio di riferimento per le future collaborazioni internazionali” e ha sottolineato come l’Italia, forte delle proprie esperienze e delle competenze industriali e tecnologiche nel settore dell’aerospazio e nello sviluppo di velivoli militari, veda nel Regno Unito e nel Giappone i partner con i quali rafforzare un modello paritetico e flessibile nella già consolidata cooperazione industriale.
I tre ministri hanno anche sottolineato – si legge nel comunicato – “i benefici che questo accordo apporterà dal punto di vista industriale, determinando prosperità e sviluppo ed un incremento della cooperazione tra le rispettive industrie della Difesa che, già al momento, evidenziano ottime relazioni collaborative”.
Nella parte conclusiva della riunione trilaterale hanno partecipato anche i presidenti e amministratori delegati di Mitsubishi, BAE e Leonardo.

Xi Jinping: agricoltura questione primaria di sicurezza nazionale

Xi Jinping: agricoltura questione primaria di sicurezza nazionaleRoma, 16 mar. (askanews) – Il presidente cinese Xi Jinping ha lanciato un messaggio per ribadire la centralità dell’agricoltura, definendola una “questione di sicurezza nazionale di estrema importanza” di fronte alle turbolenze del mercato dei cereali in seguito alla guerra russo-ucraina. Lo riferisce il South China Morning Post.
Il messaggio di Xi, accompagnato da una forte indicazione a lavorare per ottenere l’autosufficienza alimentare, risale in realtà a dicembre, quando il presidente intervenne alla conferenza annuale sul lavoro rurale. Tuttavia è apparso oggi sulla rivista di elaborazione teorica del Partito comunista cinese Qiushi.
“Da quando è iniziata la crisi ucraina, oltre 30 paesi hanno limitato le esportazioni di cibo e alcuni hanno sperimentato disordini sociali o addirittura cambi di regime”, ha segnalato il presidente cinese. “C’è un evidente aumento dell’incertezza e imprevedibilità” della situazione, ha continuato il numero uno di Pechino. “Quando qualcosa non va nell’agricoltura, le nostre ciotole finiscono per essere tenute nelle mani di qualcun altro e dobbiamo dipendere dagli altri per il cibo. Come potremmo mai conquistare la modernizzazione in una situazione del genere?”
Sebbene la Cina nutra un quinto della popolazione mondiale con solo il 9% della terra arabile mondiale, negli ultimi anni sono cresciute le preoccupazioni per la sicurezza alimentare tra le minacce del cambiamento climatico e il peggioramento dei legami con gli Stati Uniti e i suoi alleati, molti dei quali sono principali fornitori agricoli.
Pechino ha adottato una politica di autosufficienza alimentare e ha stabilito una “linea rossa” per mantenere le dimensioni della terra coltivabile. La Cina ha registrato una produzione annuale di grano di circa 660 milioni di tonnellate dal 2015, raggiungendo livelli record nel 2021-22 con più di 680 milioni di tonnellate.
Nella sua prima conferenza stampa dopo le “Due sessioni” annuali, il nuovo premier Li Qiang ha incoraggiato lunedì gli agricoltori lavorare per garantire ai cinesi di “tenere in mano le loro ciotole”, riecheggiando la stessa formula usata da Xi. “Il nostro sostegno alla produzione di grano sta solo aumentando e mai diminuendo”, ha affermato.
Nonostante produca la maggior parte dei prodotti agricoli a livello globale, lo sviluppo agricolo della Cina è molto indietro rispetto all’industrializzazione e all’urbanizzazione, ha affermato Xi nel discorso di dicembre. La produttività agricola – ha detto ancora il presidente – è solo un quarto di quella dei settori non agricoli, mentre le materie prime agricole “ovviamente mancano di competitività” nel mercato globale. Preservare quindi i terreni agricoli e sviluppare i semi invece di affidarsi a allevatori stranieri sono le due principali priorità per la produzione alimentare cinese, ha sostenuto Xi.
La Cina – ha aggiunto – deve anche frenare i gravi sprechi durante i processi di raccolta, trasporto, lavorazione, vendita e consumo, dove oltre il 20% del cibo viene sprecato ogni anno: “Se riuscissimo a dimezzare lo spreco di cibo, sarebbe sufficiente per sfamare 190 milioni di persone per un anno”.
Mentre la Cina rimane fondamentalmente autosufficiente per gli alimenti di base, vale a dire riso, grano e mais, fa molto affidamento sulle importazioni di soia e altri raccolti di semi oleosi.

Disgelo Tokyo-Seoul, Cina: no a cricche esclusive

Disgelo Tokyo-Seoul, Cina: no a cricche esclusiveRoma, 16 mar. (askanews) – La Cina è contraria al tentativo di costituzione di “cricche esclusive”. L’ha detto oggi il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin nella quotidiana conferenza stampa, dopo il vertice a Tokyo tra il primo ministro giapponese Fumio Kishida e il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol che ha segnato un disgelo tra i due principali alleati regionali degli Stati uniti.
“Mantenere stabili e attive le catene industriali e di approvvigionamento è interesse della Cina, del Giappone, della Repubblica di Corea (Corea del Sud) e di tutta la regione”, ha segnalato Wang. “La Cina – ha proseguito – si oppone ai tentativi di formare cricche esclusive. Noi speriamo che le relazioni Giappone-Repubblica di Corea si evolvano in una maniera che conduca alla pace regionale, alla stabilità e alla prosperità”.
Poi, rivolgendosi a Tokyo, Wang ha detto: “Noi chiediamo costantemente al Giappone di riflettere profodnamente sulla sua storia di aggressione, di gestire in maniera appropriata le questioni storiche con un atteggiamneto onersto e responsabile e su questa base sviluppare relazioni normali con i vicini asiatici”:

Disgelo Tokyo-Seoul, la diplomazia dell’”omuraisu” di Yoon e Kishida

Disgelo Tokyo-Seoul, la diplomazia dell’”omuraisu” di Yoon e Kishida

Roma, 16 mar. (askanews) – Alcune testate giapponesi l’hanno hià definita “la diplomazia dello omuraisu”: la tipica omelette giapponese arrotolata e ripiena di riso è stata infatti il piatto principe della cena oggi a Tokyo tra il primo ministro giapponese Fumio Kishida e il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, dopo l’atteso vertice nel quale i due hanno concordato di portare alla normalizzazione i rapporti tra i loro paesi, principali alleati in Asia orientale degli Stati uniti.
Il presidente sudcoreano aveva confessato di non aver mai dimenticato questo piatto mangiato tanto tempo fa a Tokyo nel ristorante Rengatei, dove si dice sia stata inventata la ricetta. Dopo il summit, il premier nipponico ha portato il capo dello stato sudcoreano a riassaporare ancora una volta in quel locale l’”omuraisu”.
Il vertice, accuratamente preparato, è andato come previsto. Kishida e Yoon – arrivato oggi nella capitale nipponica come primo capo di stato sudcoreano a fare una visita bilaterale in Giappone in 12 anni – hanno concordato di mantenere una “stretta comunicazione”, perché il rafforzamento delle relazioni bilaterali è “questione di massima urgenza”, ha chiarito Kishida nella conferenza stampa congiunta dopo la parte plenaria e quella a due del vertice. Il Giappone – ha continuato il capo dell’esecutivo di Tokyo – riprenderà presto i colloqui di sicurezza con la Corea del Sud anche per affrontare le “provocazioni” della Corea del Nord e la crescente asserività della Cina.
Yoon, dal canto suo, ha annunciato di aver “dichiarato la completa normalizzazione” dell’Accordo di sicurezza generale delle informazioni militari (GSOMIA), un documento cruciale di condivisione delle intelligence che Seoul aveva minacciato di sospendere causando anche una preoccupata presa di posizione degli Stati uniti. “Io credo – ha detto ancora il presidente sudcoreano – che i nostri due paesi debbano poter condividere informazioni sui lanci di missili nucleari nordcoreani e sulle loro traiettorie per rispondere”.
Una dichiarazione, questa, che va incontro a un’esigenza messa in luce anche dal fatto che, proprio oggi, il summit è stato “salutato” dalla Corea del Nord con il lancio di un missile intercontinentale balistico (ICBM), che è caduto poco lontano dalla Zona economica esclusiva del Giappone.
I passaggi che hanno portato al disgelo tra Tokyo e Seoul sono stati rapidi negli ultimi mesi, nei quali si è manifestata una forte discontinuità a Seoul tra la politica della precedente presidenza Moon Jae-in, particolarmente caustica verso Tokyo, e quella della presidenza Yoon. Il passaggio-chiave è stato probabilmente l’annuncio la settimana scorsa da parte di Seoul della costituzione di una fondazione che raccoglierà donazioni volontarie tra le imprese sudcoreane per risarcire una dozzina di anziane vittime del lavoro forzato durante il periodo coloniale giapponese (1910-1945). S’è trattato di una decisione sofferta che, nel paese, si sta scontrando con una vasta opposizione e con le reazioni sdegnate delle vittime superstiti dei lavori forzati stessi.
Il passo fatto dall’amministrazione Yoon serve a togliere uno dei principali macigni sulla strada del disgelo con Tokyo. Infatti la fondazione andrebbe a sostituire nel risarcimento due compagnie giapponesi – Mitsubishi Heavy Industries e Nippon Steel – condannate nel 2018 dalla Corte suprema di Seoul a pagare somme importanti, pena il congelamento dei loro asset. Tokyo considera chiusa la vicenda del lavoro forzato, come anche quella delle cosiddette “donne di conforto”, cioè delle donne sfruttate nei bordelli militari dell’Esercito imperiale giapponese fino alla conclusione della seconda guerra mondiale, perché regolata dall’accordo di normalizzazione delle relazioni del 1965, che ha anche fissato le riparazioni di guerra.
Sempre oggi, per favorire il clima del vertice, il Giappone ha annunciato lo sblocco delle esportazioni di alcune materie prime necessarie all’industria sudcoreana dei semiconduttori e alla produzione di display e altri componenti elettronici. Questo embargo era stato imposto nel 2019 ed era stato visto come una rappresaglia nipponica per la sentenza della Corte suprema sudcoreana. Seoul aveva reagito al blocco giapponese presentando un ricorso all’Organizzazione mondiale per il commercio (Omc o WTO) per discriminazione. Oggi ha segnalato di aver ritirato anche questo ricorso.
Se, però, il riso dell’”omuraisu” ce l’hanno messo i due leader asiatici, l’omelette è stata cucinata altrove. Washington ha guardato con molta attenzione a quanto sarebbe accaduto oggi a Tokyo. Non a caso ogni passaggio del rapido disgelo nippo-sudcoreano è stato accompagnato da pacche sulle spalle e benedizioni americane. Il presidente Usa ha recentemente definito questo passaggio “un nuovo, rivoluzionario capitolo di cooperazione e partnership tra due dei più stretti alleati degli Stati Uniti” e un “passo fondamentale per forgiare un futuro per il popolo coreano e giapponese che sia più sicuro, più protetto e più prospero”.
Due giorni fa l’assistente segretario di Stato Usa per l’Asia Daniel Kritenbrink ha spiegato che Washington considera l’Indo-Pacifico “centrale” per la strategia di sicurezza americana. Il riallineamneto dei due principali alleati nell’Asia nordorientale, in questo senso, rappresenta un atout per rendere sostenibile la postura militare americana nella regione di fronte a quella che a Washington percepisce come la principale concorrente e minaccia globale: la Cina.
(di Antonio Moscatello)

Prigozhin da carnefice rischia di cadere nel “tritacarne” Bakhmut

Prigozhin da carnefice rischia di cadere nel “tritacarne” BakhmutMilano, 16 mar. (askanews) – Mentre gli ucraini lottano per la sopravvivenza a Bakhmut, chi vuol essere il loro carnefice Evgenij Prigozhin, capo della famigerata compagnia di mercenari Wagner, appare sempre più isolato dopo i ripetuti sfoghi e attacchi verbali al ministero della Difesa russo e ai suoi vertici. E non solo a loro.
I feroci combattimenti continuano sul terreno della città fortezza, concentrati intorno alla sua pianta tentacolare. E l’anticonformista e anti-establishment Prigozhin, è costretto a smentire le stime Osce sulle perdite russe a Bakhmut. Ian Stubbs, alto consigliere militare della delegazione britannica presso l’Osce, ha dichiarato che “dal maggio dello scorso anno, tra i 20.000 e i 30.000 wagneriani e soldati russi regolari sono stati uccisi e feriti nella sola area di Bakhmut. Un’enorme perdita di vite umane per un’avanzata territoriale totale di circa appena 25 km. Si tratta di oltre 800 soldati russi uccisi o feriti per ogni chilometro guadagnato, la stragrande maggioranza dei quali combattenti Wagner”.
E Prigozhin, che ha scommesso sui suoi mercenari che alzavano la bandiera russa nella città ucraina orientale di Bakhmut, ha dovuto negare. Stubbs ha detto in base al suo discorso ufficiale, pubblicato dal governo britannico, che i leader militari russi hanno sacrificato unità militari e sperperato risorse strategiche per piccoli guadagni tattici. Ma forse, oltre a quelli, lo scopo è un altro: la solita lotta per il potere, nella quale Prigozhin iniziava a scalare posizioni molto in fretta.
Un punto di rottura nelle relazioni con Mosca potrebbe essere stato lo scorso 13 gennaio quando Prigozhin sarebbe volato immediatamente a San Pietroburgo dal fronte. Anche Vladimir Putin si sarebbe recato a San Pietroburgo da Ufa (in Bashkiria, dove si trovava), secondo indiscrezioni. I rumours indicavano che nella sua città natale il presidente doveva incontrare Prigozhin per decidere sullo sviluppo di Wagner, dopo la presunta vittoria di Soledar. Quella stessa vittoria che il ministero della Difesa russo si era attribuito in un comunicato la mattina, e che poi dovette condividere con Wagner, la sera, in un altro comunicato.
Da una parte sembra chiaro che Prigozhin – che con una sconcertante levità ama chiamare il suo esercito “orchestra” e i suoi mercenari “musicisti”, forse facendo riferimento non soltanto al nome della compagnia ma anche al suo cognome – abbia spazio di manovra anche all’interno dei confini del suo Paese. Non soltanto nelle prigioni, reclutando galeotti. “All’inizio di questo mese, Wagner ha istituito squadre di sensibilizzazione con sede in centri sportivi in almeno 40 località in tutta la Russia” dice Stubbs. “Nei giorni scorsi, i reclutatori mascherati di Wagner hanno persino tenuto colloqui di carriera nelle scuole superiori di Mosca, distribuendo questionari dal titolo “candidatura di un giovane guerriero” per raccogliere i recapiti degli alunni interessati”, aggiunge.
Dall’altra parte tuttavia certi show, prodotti dal suo ufficio stampa e diffusi via social, non hanno certo semplificato la vita del capo dei mercenari, con il centro. In particolare le accuse facilmente leggibili al ministro della Difesa Sergei Shoigu, quando Prigozhin ha asserito che non si possono comandare le truppe mentre ci si fa massaggiare in un centro di bellezza fuori Mosca. “Da un salone di bellezza fuori città, da un ufficio da 500 mq, durante un trattamento per ringiovanire o qualsiasi altro massaggio cosmetico, non puoi condurre i soldati in battaglia!”, aveva dichiarato in un video che askanews ha pubblicato il 16 febbraio. E ora molti analisti ritengono fondati i sospetti che l’elite militare russa stia usando il “tritacarne” di Bakhmut per ridimensionarlo o eliminarlo del tutto come forza politica.
Di recente lo stesso Prigozhin ha dovuto smentire di avere interessi politici. “Il ministro della Difesa russo Sergey Shoigu e il capo di stato maggiore russo, il generale Valery Gerasimov stanno probabilmente cogliendo l’opportunità di spendere deliberatamente sia le forze d’élite che quelle di Wagner a Bakhmut nel tentativo di indebolire Prigozhin e far deragliare le sue ambizioni di maggiore influenza al Cremlino”, hanno scritto gli analisti dell’American Institute for the Study of War (ISW) il 12 marzo.
Prigozhin in Russia divide anche gli ideologi attorno a Putin. C’è chi lo incensa e lo loda pubblicamente e invece chi lo attacca pubblicamente. Ma lui è stato il primo ad attaccare, personaggi chiave della politica russa, persino Sergei Kiriyenko, primo vice capo dell’amministrazione presidenziale della Federazione Russa, secondo quanto emerso sulla stampa russa.
Dunque Prigozhin non avrebbe contro soltanto l’esercito ucraino, che a tutto diritto, sembra aver deciso di rimanere nella battaglia per Bakhmut e di resistere, prima della prossima controffensiva. Quello che colpisce è anche la crescente amarezza nei post di Prigozhin, oltre al fatto, che sebbene smentisca una aspirazione politica, continui ogni giorno a nutrirla. Da ultimo ieri, affermando che vuole che la Wagner da “esercito privato più forte al mondo” diventi un esercito per la “giustizia” e che, per questo, serve una “preparazione ideologica”.
(di Cristina Giuliano)

Italia Experience in Croazia: ragazzi incantati da cinema Giffoni

Italia Experience in Croazia: ragazzi incantati da cinema GiffoniRoma, 16 mar. (askanews) – Giovani attori crescono. Ma anche sceneggiatori e registi protagonisti indiscussi della terza tappa di Italia Experience in Croazia, il progetto cofinanziato dal Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e realizzato da Giffoni.
Dopo diverse settimane di lavoro, durante le quali i giovani sono stati impegnati nella stesura della sceneggiatura, ieri si sono concluse le riprese del cortometraggio dal titolo “Tihana and the young people of Sibenik”.
Venti giffoner, selezionati tra le rappresentanze delle scuole secondarie croate, coordinati dal dipartimento produzione di Giffoni, sono stati gli interpreti dello short movie nato per valorizzare i talenti e le bellezze paesaggistiche del luogo. L’obiettivo è raccontare il patrimonio storico-artistico di Sibenik e della sua comunità, attraverso la narrazione di una storia scritta, rappresentata e recitata dagli stessi alunni.
“Credo sia un’ottima opportunità per scoprire quante professionalità sono coinvolte nella realizzazione di un film – ha raccontato Peter, 17 anni – dopo quest’esperienza non nascondo che, finiti gli studi, mi piacerebbe intraprendere la carriera di fonico”.
Gli fa eco Tihana, 15 anni: “In questo short movie proviamo a raccontare la quotidianità dei giovani di Sibenik – ha aggiunto – è stato interessante lavorare con professionisti di questo settore e vedere come si gira davvero un film”.
Un programma articolato di attività: Giffoni per una settimana ha coinvolto, all’Arsen Art House, 500 bambini e adolescenti provenienti da quattordici istituti scolastici della città dalmata. Quello di Italia Experience è un percorso iniziato ad ottobre 2022 a Skopje, con oltre 500 juror protagonisti della decima edizione di Giffoni Macedonia Youth Film Festival.
La seconda tappa si è svolto in Spagna a novembre, in collaborazione con la 15esima edizione del Festival del Cinema Italiano di Madrid, organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura e dalla sua direttrice Marialuisa Pappalardo. Con questo nuovo evento in Croazia, Giffoni ha unito centinaia di giovani grazie al linguaggio universale del cinema, sotto il segno della cultura italiana.
“Crediamo non potesse esserci posto migliore di questo per continuare il nostro viaggio – ha spiegato il diretto generale di Giffoni, Jacopo Gubitosi – condividiamo la grande attenzione alle nuove generazioni, allo sviluppo e all’accrescimento delle loro passioni, legata indissolubilmente alla creatività e all’arte. Da qui, la scelta di puntare su Sibenik per la promozione del cinema italiano all’estero. Sono stati giorni di full-immersion per oltre 500 ragazzi protagonisti delle varie attività in programma: visione di film, cortometraggi e documentari. Grazie a quanti ci hanno sostenuto, in particolare alla Direttrice dell’Ente per la promozione culturale della città Gorana Barišic Bacelic, alla responsabile della Casa d’arte Arsen Morana Perìsa, a Dea Krstevska e Roberto Tamborini”.
Entusiasta anche il sindaco di Sibenik, Željko Buric: “Siamo onorati che Giffoni abbia scelto la nostra città per questo progetto finanziato dal Ministero della Cultura italiano – ha detto – il cinema è l’unica arte che rimane attuale nonostante i ritmi serrati del progresso ed è uno strumento fondamentale per stimolare i ragazzi”.
Idea totalmente condivisa da Giffoni: “Speriamo che qui si possa creare un nostro hub- ha aggiunto Gubitosi – composto da studenti che possano dialogare con le istituzioni, creando contenuti e iniziative innovative”.
Tante le tematiche affrontate nel corso delle proiezioni con titoli tutti firmati da autori italiani. A partire da “Il ragazzo e la tigre” di Brando Quilici, storia di amicizia e solidarietà tra cuccioli d’uomo e cuccioli di tigre, “Oltre il confine” diretto da Alessandro Valenti che porta sullo schermo il sogno italiano di due bambini africani, e, ancora, “L’afide e la formica” di Mario Vitale che racconta la vicenda umana di un professore e di un’adolescente musulmana legati da una gara podistica nella Calabria dei nostri giorni, “Il bambino nascosto” di Roberto Andò, ambientato a Forcella, con una interpretazione magistrale di Silvio Orlando, “Cuore di bambola” di Antonio Di Domenico, intenso racconto di un’artista e la sua malattia che la rende fragile e fortissima allo stesso tempo, “Who’s Romeo”, un film di Giovanni Covini, che utilizza un intramontabile capolavoro della letteratura mondiale per affrontare un tema delicatissimo, quello dell’integrazione tra culture.
Non sono mancati momenti di discussione e confronto, durante i quali i ragazzi sono stati stimolati a riflettere e ad approfondire le tematiche trattate dai film e i cortometraggi proposti.
Ad affascinare il pubblico un omaggio a Paolo Villaggio: alla presenza dei due produttori Daniele Liburdi e Massimo Mescia è stato presentato il documentario “La voce di Fantozzi”, che ripercorre attraverso contributi di attori, registi, scrittori, critici e giornalisti, l’inimitabile successo della saga dell’impiegato più sfortunato e amato nel panorama cinematografico italiano.
Un’opera dedicata a un’icona che ha condizionato l’immaginario, la cultura e il linguaggio di un intero Paese come nessun altro, entrando nell’Olimpo degli immortali. Protagonista del film è Paolo Villaggio, nella sua ultima e commovente interpretazione, insieme a personaggi italiani d’eccezione come il premio Nobel Dario Fo e il premio Oscar Roberto Benigni.
A complimentarsi con Giffoni anche Jakov Bilic, Direttore del Festival Internazionale del Bambino che si organizza a Sebenico da 62 anni. “Abbiamo una storia simile – ha commentato Bilic – condividiamo lo stesso focus e abbiamo gli stessi obiettivi: mettere al centro bambini e ragazzi. I segmenti su cui si muove il nostro festival sono principalmente teatro, laboratori, workshop e artisti di strada. Lavoriamo anche sul cinema ovviamente, inteso non come semplici proiezioni ma come esperienza da vivere insieme”.
Italia Experience continuerà il suo percorso nei prossimi mesi in Polonia.

Taiwan, Scholz: Cina non usi la forza per cambiare status quo

Taiwan, Scholz: Cina non usi la forza per cambiare status quoRoma, 16 mar. (askanews) – Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in un’intervista al Nikkei Asia alla vigilia della partenza verso la regione, ha affermato che Berlino intende ridurre la sua dipendenza economica dalla Cina e ha chiesto a Pechino di evitare “di cambiare con la forza lo status quo” nei rapporti con Taiwan.
Dopodomani i governi giapponese e tedesco terranno le loro prime consultazioni intergovernative, aprendo un nuovo quadro di consultazioni regolari che includeranno i leader dei due paesi.
“Proprio come gli Stati Uniti, il Giappone e molti altri paesi, rispettiamo la politica dell”Unica Cina’”, ha premesso il capo del governo di Berlino. Ma, ha aggiunto, “chiediamo anche che non sia usata la forza per cambiare lo status quo”.
La Germania ha dato per lungo tempo la priorità alla Cina nella sua politica commerciale verso l’Asia. Tuttavia, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, che ha costretto la Germania a rinunciare all’energia russa, si è messo in evidenza il pericolo di un’eccessiva dipendenza da un paese solo. Quindi Berlino ora vuole evitare di correre lo stesso rischio con la Cina, in un momento di particolare instabilità globale.
Nello stesso tempo, però, la Germania è contraria al “disaccoppiamento” con Pechino. “La Cina è uno stato importante con un grande potere economico. È un partner, un concorrente e un rivale sistemico allo stesso tempo. Non ci sarà alcun disaccoppiamento. Continueremo a lavorare insieme”, ha affermato il cancelliere. “Nello stesso tempo, continuiamo a sviluppare le nostre relazioni con altri partner in Asia”, ha proseguito. D’altronde Cina rappresenta un partner cruciale che, per esempio, assorbe circa il 40% delle vendite globali di autovetture di un gigante automobilistico Volkswagen.
In ogni caso, la politica asiatica della Germania sta subendo un’evoluzione e questo interessa il Giappone, in particolare. L’anno scorso Scholz ha scelto Tokyo, non la Cina, per il suo primo viaggio in Asia. Il cancelliere ha spiegato di avere l’obiettivo di portare le relazioni con il Giappone a una nuova fase.

Onu: boom produzione cocaina, cartelli messicani protagonisti

Onu: boom produzione cocaina, cartelli messicani protagonistiRoma, 16 mar. (askanews) – La produzione globale di cocaina ha raggiunto livelli record, con un balzo in avanti della richiesta alla fine delle restrizioni per il Covid-19. L’ha segnalato l’Ufficio Onu per la lotta alla droga e al crimine organizzato, che in un rapporto ha parlato un balzo in avanti del 35 per cento tra il 2021 e il 2022 della coltivazione di coca e ha ribadito come i cartelli messicani siano ancora i protagonisti del traffico globale.
L’Europa e il Nord America restano i maggiori mercati per la cocaina, seguiti dal Sud e Centro America e dai Caraibi. Invece i mercati in Africa e in Asia sono “ancora limitati”, ha detto Ghada Waly delle Nazioni Unite, pur segnalando che queste aree hanno potenziali di crescita molto pericolosi.
Il Rapporto globale sulla cocaina sostiene che l’aumento della produzione è stato il risultato di un’espansione nella coltivazione della pianta di coca, nonché dei miglioramenti nella conversione della coca in cocaina in polvere.
“I dati sui sequestri suggeriscono che il ruolo dell’Africa, in particolare dell’Africa occidentale e centrale, come zona di transito per la cocaina diretta ai mercati in Europa, è notevolmente aumentato dal 2019”, si legge ancora nel rapporto. “Sia la quantità totale sequestrata in Africa che il numero di grandi sequestri hanno raggiunto livelli record nel corso del 2021”.
Il rapporto afferma che il Covid-19 ha avuto un effetto “dirompente” sui mercati della droga, poiché i viaggi internazionali sono stati gravemente ridotti. La domanda è crollata con la chiusura di locali notturni e bar durante i lockdown della pandemia. “Tuttavia, i dati più recenti suggeriscono che questo crollo ha avuto un impatto minimo sulle tendenze a lungo termine”, afferma il rapporto. “L’offerta globale di cocaina è a livelli record”.
A dominare ancora le rotte del traffico resta la Colombia. E’ in forte aumento anche l’uso del crack nei paesi dell’Europa occidentale e, tra questi, nel Regno unito, Belgio. Francia, Spagna. Anche in Italia la crescita del consumo di questa variante della cocaina è lenta ma costante.
Il principale “hub” italiano dell traffico di cocaina, sulla base dei sequestri effettuati, appare essere Gioia Tauro col suo grande porto. Ma in Europa i principali centri di arrivo della cocaina sono Anversa e Rotterdam.
I gruppi criminali di piccole e medie dimensioni stanno giocando “un ruolo sempre più importante” nel traffico globale di cocaina. Questi gruppi gestiscono solo parti della filiera e formano partenariati con altre organizzazioni. La frammentazione è stata osservata in tutte le regioni e gli attori coinvolti sono diventati sempre più specializzati.
Tuttavia restano i cartelli messicani rimangono i principali attori a livello globale. Il Cártel de Sinaloa e il Cártel Jalisco Nueva Generación (CJNG), per esempio, controllano in gran parte i corridoi di traffico tra il Messico e gli Usa. Poi si affidano a gruppi criminali locali e bande di strada per distribuire cocaina. La maggior parte dei gruppi criminali messicani sono propaggini di ex organizzazioni ancora più grandi. Costituiscono costantemente alleanze con altri gruppi.
Il cartello criminale brasiliano Primeiro Comando da Capital (PCC), dal suo punto di vista, ha ampliato la sua presenza in altri paesi sudamericani, in Africa e in Europa, e controlla diverse fasi della catena di approvvigionamento della cocaina.
In Europa, il traffico di cocaina sembra essere controllato da gruppi criminali europei, alcuni impegnati nella ricezione della droga e altri specializzati nella sua distribuzione. I gruppi criminali della regione dei Balcani sono diventati i principali player del traffico su larga scala.
Sulle vie di transito africane, invece, sembrano essere predominanti le reti criminali nigeriane. Sono attive anche a livello globale, supportate da un segmento della diaspora nigeriana e da una vasta rete di corrieri della droga.

Consolato Vancouver: l’ad di Pininfarina per Italian Design Day

Consolato Vancouver: l’ad di Pininfarina per Italian Design DayRoma, 16 mar. (askanews) – Per celebrare la settima edizione dell’Italian Design Day il Consolato Generale in Vancouver, in collaborazione con la Camera di Commercio italiana in Canada occidentale, ha invitato l’Amministratore Delegato di Pininfarina Group, dott. Silvio Pietro Angori, a tenere una conferenza lo scorso 9 marzo presso il locale Museo civico.
La grande notorietà di cui gode il marchio ha richiamato un folto pubblico composto da architetti, importatori e interior designers, addetti del settore moda, ma anche semplici appassionati.
Dopo aver presentato le diverse attività del Gruppo, che spaziano dall’automotive alla nautica, dall’architettura all’arredamento e all’oggettistica di lusso, il dott. Angori ha esposto le principali qualità che caratterizzano la filiera del design italiano e l’importanza di creare spazi rispettosi dell’ambiente. L’individuo costituisce comunque il nucleo centrale attorno al quale concepire e sviluppare idee innovative assicurando funzionalita’ e benessere.
Il Console Generale Fabio Messineo ha espresso grande soddisfazione per aver potuto ospitare una delle eccellenze del nostro Made in Italy proprio a Vancouver, ove è grande la passione per le auto sportive e di lusso: “anche la possibilità di coniugare crescita e sostenibilità ambientale – ha aggiunto – è stata di particolare interesse, considerato che questa città, in continua espansione, riserva grande attenzione alla natura incontaminata che la circonda”.