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Cina, morto medico-eroe che svelò le bugie sulla SARS

Cina, morto medico-eroe che svelò le bugie sulla SARSRoma, 13 mar. (askanews) – Il medico militare che vent’anni fa fece saltare i tentativi di coprire l’epidemia SARS, sbugiardando le verità ufficiali che minimizzavano i contagi, è morto sabato a Pechino. Lo scrive oggi il South China Morning Post.
Jiang Yanyong aveva 91 anni. È morto nell’ospedale generale dell’Esercito popolare di liberazione, dove ha lavorato per decenni, per polmonite e altre malattie intorno alle 15:30 di sabato.
Non è noto se la sua morte sia correlata al Covid-19. Ma una fonte che conosce la famiglia ha detto che Jiang era risultato positivo al virus a gennaio, quando si stava diffondendo in molte parti della Cina dopo che le restrizioni zero-Covid erano state revocate.
Jiang, che era il capo chirurgo dell’ospedale dell’Esecito di liberazione del popolo prima di andare in pensione, divenne un eroe nazionale nel 2003 quando rivelò che le autorità cinesi avevano coperto l’entità della mortale epidemia di Sars a Pechino.
Nell’aprile di quell’anno, Jiang disse alla rivista Time di essere irritato e scioccato dall’affermazione dell’allora ministro della salute, Zhang Wenkang, secondo la quale all’epoca a Pechino c’erano solo una dozzina di persone in cura per la Sars. Parlandone con i suoi colleghi, aveva scoperto che almeno 60 persone erano in cura per il virus nell’ospedale in cui lavorava, sette delle quali erano morte.
Prima di parlare con i media stranieri, Jiang aveva scritto a due testate della Cina continentale della sua scoperta, ma la sua lettera era stata ignorata per essere poi rivelata dai media stranieri.
Pechino, in seguito alle rivelazioni di Jiang, finì un’intensa pressione internazionale e interna, provocando una sterzata delle autorità. Circa due settimane dopo Zhang e il sindaco di Pechino Meng Xuenong furono silurati. Le autorità diffusero un nuovo bilancio dei casi che era 10 volte superiore alla cifra ufficiale fornita all’inizio di aprile.
Alla fine la SARS fu contenuta e in tutto il mondo provocò 800 morti accertati.
All’epoca Jiang era già in pensione dopo una vita da medico militare e fedele membro del Partito comunista cinese. La sua denuncia fu riconosciuta come opportuna dall’opinione pubblica, che lo considerà un vero eroe.
Ma l’anno successivo scrisse una commovente lettera ai leader di partito per chiedere di rivalutare il giudizio sulla violenta repressione dei manifestanti pro-democrazia in piazza Tiananmen nel 1989. Finì così in prigione per sette settimane e la sua famiglia fu sottoposta a interrogatori e indottrinamento.
Successivamente il medico fu tenuto agli arresti domiciliari a intermittenza ed divenne un argomento tabù per i media cinesi. La maggior parte dei post sulla morte e sui tributi di Jiang sono stati censurati sui social media cinesi negli ultimi due giorni.

Xi Jinping vorrebbe colloquio faccia-a-faccia con Zelensky

Xi Jinping vorrebbe colloquio faccia-a-faccia con ZelenskyRoma, 13 mar. (askanews) – Il presidente cinese Xi Jinping intende parlare per la prima volta dall’inizio della guerra in Ucraina in un faccia a faccia con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Lo segnala oggi il Wall Street Journal.
La notizia viene dopo che fonti informate hanno detto all’agenzia Reuters che Xi potrebbe recarsi già dalla prossima settimana a Mosca per incontrare il presidente russo Vladimir Putin. In precedenza, il WSJ aveva parlato di aprile per questa visita.
La Cina ha proposto il mese scorso un “position paper” sul tema della guerra in Ucraina e sta cercando di accreditarsi come mediatore per la pace, un ruolo che però è stato accolto con un certo scetticismo in Occidente a causa della posizione sbilanciata verso Mosca da parte di Pechino.

Kenya, italiani primi per acquisto immobili residenziali di pregio

Kenya, italiani primi per acquisto immobili residenziali di pregioRoma, 13 mar. (askanews) – Gli italiani sono in cima alla lista degli individui con un patrimonio netto elevato che acquistano immobili residenziali di pregio in Kenya. E’ quanto emerge da un rapporto della società immobiliare Knight Frank.
“Leggendo più a fondo i nostri dati, possiamo identificare i principali proprietari internazionali a livello di paese in Kenya: Italia, Regno Unito, Olanda, Belgio, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Francia”, si legge nel rapporto, citato dal quotidiano kenyota Business Daily.
Le zone più ricercate dagli italiani, come da britannici e americani, sono i costosi sobborghi di Nairobi e le zone costiere. Le proprietà residenziali di pregio hanno un prezzo superiore ai 500.000 dollari.

Ambasciatore Taffuri: Azerbaigian hub strategico per export Italia

Ambasciatore Taffuri: Azerbaigian hub strategico per export ItaliaBaku, 13 mar. (askanews) – Da sempre ponte tra Europa e Asia, l’Azerbaigian gode di una posizione geografica strategica, snodo di passaggio fra due continenti, un elemento su cui il Paese caucasico sta puntando per ottenere un posto di rilievo nelle catene internazionali degli approvvigionamenti e per diventare un hub anche per i partner internazionali, tra cui l’Italia. Di questo potenziale, e delle opportunità da cogliere per l’Italia, è convinto l’ambasciatore a Baku Claudio Taffuri, che ad askanews ha parlato delle occasioni da intercettare per l’export e l’internazionalizzazione dell’economia italiana.
“L’Azerbaigian ha grandi potenzialità dal punto di vista economico e geografico per la sua collocazione, potenzialità che noi siamo chiamati a sfruttare come stiamo facendo”, ha detto in un’intervista nella nuova sede dell’ambasciata italiana nella capitale azerbaigiana.
“Baku è centrale rispetto all’Asia, è un potenziale hub e si sta strutturando per questo. È un luogo di grandissime potenzialità, non solo per il Paese stesso e per le opportunità di investimento, ma per il ruolo che ha e può avere nella regione”, partendo dall’area delle repubbliche ex sovietiche, fino alla Cina e all’India, sottolinea l’ambasciatore. “Recentemente è stata creata la Zona economica libera nel porto di Alat, un porto commerciale in cui vige un sistema fiscale e doganale proprio” e che “è particolarmente attrattivo sia per le facilitazioni doganali sia perché consente di tagliare la rotta commerciale sul Caspio, riducendo i giorni di percorrenza e quindi i costi, con un possibile vantaggio economico”, aggiunge Taffuri.
Alat si trova in una posizione strategica, a 70 chilometri da Baku, snodo naturale tra le principali ferrovie e autostrade della regione, tra cui la rotta ferroviaria Baku-Tbilisi-Kars, che collega Europa e Asia riducendo del 70% i tempi di trasporto dalla Cina orientale all’Europa e del 60% quelli fra India ed Europa. Il porto, inoltre, è in una posizione ottimale anche rispetto ai principali confini dei mercati russo (250 chilometri), iraniano (200 chilometri) e turco (1.000 chilometri).
Nel quadro dello sviluppo e della cooperazione tra Italia e Azerbaigian anche nel settore del trasporto merci e dell’ammodernamento della rete ferroviaria, l’ambasciatore spiega che “un altro settore di rilievo è proprio quello dei trasporti”. “Uno dei temi ricorrenti nel Paese è la riapertura delle interconnessioni logistiche nella regione e la definizione di una rinnovata rete di trasporto merci e di stazioni logistiche (ferrovie, strade, capacità portuali). Un tema che risulta strategico per questo Paese che mira a divenire un Hub del commercio est-ovest ed apre interessanti prospettive per le nostre imprese. Al riguardo stiamo lavorando sulla definizione di un nuovo Memorandum of understanding con Ferrovie dello Stato (FFSS) che rappresenterà un primo importante passo in questa direzione”.

Giappone, ottiene nuovo processo dopo 45 anni nel braccio della morte

Giappone, ottiene nuovo processo dopo 45 anni nel braccio della morteRoma, 13 mar. (askanews) – Cosa vuol dire passare quasi 45 anni nel braccio della morte, in attesa ogni giorno di essere portati alla forca, e poi vedere riaprirsi, ormai da vecchi e malati, le porte della speranza con una ripetizione del processo? E’ quello che sta vivendo l’ex pugile professionista Iwao Hakamada, 87 anni: l’Alta Corte di Tokyo – secondo quanto riferiscono oggi i media nipponici – ha stabilito che il caso di questo uomo deve essere riesaminato da un tribunale.
E’ una vittoria per coloro che hanno condotto una campagna per Hakamada, ma una cocente sconfitta per la giustizia in generale e una nuova messa in discussione del sistema nipponico che prevede ancora la pena capitale: il Giappone è rimasto, con gli Stati uniti, l’unico paese del G7 che ancora la mantiene nel proprio ordinamento
Hakamada era stato incriminato nel 1966 per la strage perpetrata su una famiglia di quattro persone. Dapprima aveva confessato, ma poi aveva ritrattatto dichiarandosi innocente. La sua condanna a morte, infine, era stata emessa nel 1980. Da allora era entrato nel braccio della morte fino al 2014, quando una serie di nuove prove avevano portato un tribunale a chiedere un nuovo processo e a decidere una sua liberazione condizionale per motivi umanitari.
La pubblica accusa ha ancora cinque giorni per ricorrere alla Corte suprema, ma le prove portate dalla difesa e accettate ormai da due tribunali rendono improbabile che l’acquisizione di un processo possa essere messa in discussione.
Con quasi 45 anni di permanenza si ritiene che Hakamada sia stato l’uomo che per più tempo è stato ospitato nel braccio speciale in cui i condannati attendono l’esecuzione.
Nel sistema giapponese non viene fissata una data specifica per l’esecuzione dei condannati, i quali vengono a sapere al mattino dell’esecuzione che quel giorno saranno impiccati. Le organizzazioni contro la pena di morte considerano questa pratica una lunga e sistematica tortura. I familiari e l’opinione pubblica generale vengono avvertiti solo a cose fatte.
Nell’apprendere la decisione rarissima di svolgere un nuovo processo, i legali di Hakamada hanno espresso tutta la loro felicità esponendo striscioni fuori dal tribunale. Ne è seguito un fragoroso applauso.
La sorella maggiore di Hakamada, Hideko, è uscita dal tribunale sorridente e, secondo la tv pubblica NHK, ha detto: “Sono davvero felice che il nuovo processo sia stato concesso. Dopo aver combattuto per 56 anni, non vedevo l’ora che arrivasse questo giorno. Mi sento come se un peso fosse stato tolto dalle mie spalle”, ha detto.
L’avvocato Hideyo Ogawa, membro del team di difesa, ha detto in lacrime: “Penso che sia stata una decisione naturale, ma sono davvero felice. Chiederò al pubblico ministero di non presentare un ricorso speciale”.
In tv si sono viste anche Hideko e Ogawa che si sono abbracciate, mentre i sostenitori applaudivano a lungo. Successivamente, una ventina di sostenitori di Hakamada – alcuni dei quali appartenente al mondo della boxe che si è schierata a favore dell’ex pugile – si sono riuniti davanti all’Ufficio del Pubblico Ministero di Tokyo e hanno lanciato slogan per chiedere che non faccia ricorso.
Tuttavia, l’orientamento da parte dell’accusa sembra invece proprio quello di insistere. Il sostituto procuratore capo Hiroshi Yamamoto ha commentato: “È deplorevole che la richiesta del pubblico ministero non sia stata accettata. Esamineremo attentamente i dettagli della decisione e prenderemo azione appropriata”.
Iwao Hakamada non si è recato in tribunale. L’anziano ha invece visitato il tempio Gansuji della città di Hamamatsu, dove è cresciuto. Ha acceso l’incenso e ha unito le mani nella preghiera davanti a una grande statua di Buddha.
I gruppi contro la pena di morte hanno accolto con ottimismo la decisione di oggi. “Questa sentenza fornisce a Iwao Hakamada una chance di ottenere giustizia, dopo che ha passato mezzo secolo sotto la spada di Damocle di una sentenza di morte, nonostante l’evidente ingiustizia del processo in cui era stato condannato”, ha commentato Hideaki Nakagawa, direttore di Amnesty International Japan.
Hakamada lavorava in una bottega che produceva salsa di soia, miso, a Shizuoka quando fu arrestato nel 1966 con l’accusa di furto e strage. Il direttore della fabbrichetta, la moglie e i due figli di questi erano stati trovati morti nella loro casa incendiata. A “incastrare” l’ex pugile erano state delle macchie di sangue su alcuni abiti, secondo l’accusa. Ma questa prova è stata messa negli anni ridimensionata stto l’incalzare della difesa. Inoltre una confessione di Hakamada, avvenuta in una prima fase, era stata ritrattata dall’uomo, il quale aveva accusato la polizia di aver interrogato per 20 giorni, minacciandolo e picchiandolo.
Nel 2014 la Corte distrettuale di Shizuoka ha preso atto che il test del DNA non stabiliva che le famose macchie di sangue erano di Hakamada. Saltava così la prova principe. Ma questo non era bastato alla procura, che aveva presentato ricorso all’Alta Corte di Tokyo, la quale aveva dato ragione all’accusa nel 2018. Dové intervenire la Corte suprema per cancellare questa sentenza e imporre una nuova decisione all’Alta Corte di Tokyo, che oggi ha deciso per un nuovo processo. Sempre che la pubblica accusa non insista ancora.

Oxfam lancia la campagna “dona acqua, salva una vita”

Oxfam lancia la campagna “dona acqua, salva una vita”Roma, 13 mar. (askanews) – _Ancora oggi nel mondo 1 persona su 4 non ha accesso a fonti d’acqua pulita per bere o lavarsi, mentre metà della popolazione mondiale – oltre 3,6 miliardi di persone – non può contare su servizi igienico sanitari adeguati. Nei paesi colpiti da conflitti, disastri naturali o crisi climatica, la mancanza di acqua moltiplica le vittime, esponendo le popolazioni a epidemie come colera, Covid o tifo.
L’acqua sporca o insicura può essere fino a 20 volte più letale della violenza diretta in contesti di conflitti prolungati come Siria, Yemen o Ucraina, colpendo particolarmente bambini e donne. In Etiopia, nelle regioni del Tigray o Amhara, sono milioni gli sfollati in fuga da conflitti locali e una siccità senza precedenti, che affligge tutta l’Africa orientale, dove non piove da cinque anni.
Per assicurare acqua pulita e servizi igienico-sanitari adeguati a quante più persone possibile, Oxfam Italia – organizzazione umanitaria che si batte contro l’ingiustizia di povertà e disuguaglianza – lancia la campagna di raccolta fondi DONA ACQUA, SALVA UNA VITA.
Dal 13 marzo al 5 aprile, periodo in cui si celebra la Giornata mondiale dell’acqua, si potrà offrire un piccolo, ma prezioso contributo con un SMS solidale o chiamata da telefono fisso al 45593.
COLERA NELLA SIRIA PIEGATA DAL TERREMOTO E 12 ANNI DI GUERRA A 12 anni dall’inizio di un conflitto che ha prodotto la più grave emergenza profughi al mondo e ucciso centinaia di migliaia di persone, la Siria si trova a dover fronteggiare l’ennesima crisi. Il devastante sisma dello scorso 6 febbraio ha causato oltre 4.500 vittime e più d 8.500 feriti. Nelle città più colpite, come Aleppo, Hama, Idleb, Latakia e Tartous, centinaia di migliaia di persone sono ora costrette a vivere in condizioni indicibili in centri temporanei come moschee, scuole, centri sportivi, parchi o cimiteri addirittura. Luoghi dove manca acqua pulita, cibo, coperte, medicine, aumentando esponenzialmente il rischio di nuove epidemie di colera, con già 50 mila casi registrati. Oggi 1 siriano su 2 dipende dagli aiuti umanitari per sopravvivere e oltre 11 milioni di persone non hanno accesso ad acqua pulita corrente. Già prima del terremoto il 90% della popolazione viveva sotto la soglia di povertà, perché colpita dalla crisi economica e dall’inflazione generata dalla guerra in Ucraina. Un’emergenza a cui Oxfam sta rispondendo nelle zone distrutte dal terremoto, come Aleppo, per portare beni di prima necessità, soprattutto acqua pulita e kit igienico sanitari a decine di migliaia di sfollati.
I team di Oxfam sono al lavoro anche per rispondere agli enormi bisogni della popolazione nelle zone più colpite in Turchia, per accelerare l’allestimento di campi e rifugi adeguati; portando beni di prima necessità, cibo, coperte, acqua pulita e kit igienici agli sfollati. Nel Paese il sisma ha colpito 13 milioni di persone – 1 abitante su 6 – oltre 12 mila edifici sono stati distrutti e molti altri rischiano di crollare. Anche qui centinaia di migliaia di famiglie si trovano in questo momento a dover arrangiarsi in piccoli rifugi improvvisati, privi di servizi igienici e senza acqua corrente.
Non vanno poi dimenticati gli oltre 5,6 milioni di rifugiati siriani che in gran parte hanno trovato salvezza in Paesi limitrofi come la Turchia – da dove drammaticamente tanti sono in fuga ancora una volta per via del sisma – o Giordania, che ospita a Za’atari, uno dei più grandi campi profughi al mondo, dove vivono oltre 80 mila siriani.
IN YEMEN 18 MILIONI DI PERSONE SONO SENZA ACQUA E ASSISTENZA SANITARIA, DOPO 8 ANNI DI GUERRA Sei mesi di tregua nel 2022, rotta lo scorso ottobre, e lo Yemen è di nuovo sull’orlo della catastrofe umanitaria. Messo in ginocchio dall’enorme aumento dei prezzi del cibo nel contesto della crisi alimentare globale. Il Paese entrerà infatti il prossimo 26 marzo nel nono anno di una delle guerre più sanguinose della storia recente: oltre 100 mila vittime di cui più di 19 mila civili; più di 4,3 milioni di sfollati interni nei campi profughi; metà delle strutture sanitarie distrutte e infrastrutture chiave come quelle idriche inservibili o danneggiate. L’inflazione di cibo e altri beni essenziali, seguita al conflitto ucraino, ha avuto conseguenze tragiche in un paese che per il 42% dipendeva dalle importazioni di grano proprio dall’Ucraina. Il risultato è che la maggior parte della popolazione non sa da dove arriverà il prossimo pasto o dove reperire acqua pulita: 23,4 milioni di persone – quasi tre quarti della popolazione – dipendono dagli aiuti internazionali, tra cui 17,4 milioni colpiti da malnutrizione e quasi 18 milioni senza accesso ad acqua pulita e assistenza sanitaria di base.
IN UCRAINA 18 MILIONI DI PERSONE DIPENDONO DAGLI AIUTI, OXFAM SUL CAMPO PER PORTARE ACQUA PULITA Ad oltre un anno dallo scoppio del conflitto in Ucraina sono oltre 44 milioni le persone la cui vita è stata stravolta o distrutta. I ripetuti attacchi aerei che negli ultimi mesi hanno preso di mira le infrastrutture civili in tutta l’Ucraina, hanno lasciato milioni di persone senza elettricità, acqua e riscaldamento, compromettendo la capacità di fornire questi servizi in tutto il Paese. Tantissimi durante l’inverno si sono trovati bloccati in aree dove non c’erano più ospedali, scuole e impianti idrici: in questo momento oltre 18 milioni di persone hanno urgente bisogno di aiuti umanitari e per 6 milioni di sfollati interni la situazione è sempre più disperata.
Per far fronte a quest’emergenza Oxfam sta intervenendo, insieme a partner locali, nelle aree di Odessa, Kiev, Mykolaiv, Chernihiv e Znytormyrska, per soccorrere la popolazione ricostruendo le infrastrutture idriche, fornendo beni di prima necessità e kit igienico-sanitari. In Italia Oxfam è al lavoro per dare assistenza legale, psicologica, abitativa, sanitaria a centinaia di rifugiati ucraini, tra gli oltre 170 mila arrivati nel nostro Paese.
‘Grazie ai fondi raccolti con la Campagna, oltre ad intervenire al fianco dei profughi ucraini, potremo soccorrere oltre 300 mila persone nelle più gravi emergenze in corso, con particolare attenzione alle donne. In Paesi come Yemen, Siria, Etiopia e Territori Occupati Palestinesi, potremo garantire l’accesso ad acqua e servizi igienico sanitari alle comunità più povere e migliorarne così la salute e la sicurezza alimentare. – spiega Emilia Romano, Presidente di Oxfam Italia – Potremo offrire opportunità di lavoro e formazione ai rifugiati siriani nel campo di Za’atari in Giordania o ai giovani nelle aree più depresse del Libano, dove ancora oggi si trovano 1,5 milioni di siriani. Allo stesso tempo rafforzeremo la capacità di adattamento all’impatto della crisi climatica degli abitanti di alcune delle città più colpite in Malawi, Mozambico, Isole Comore e Madagascar’.
Come fare la differenza al fianco di Oxfam Fino al 5 aprile sarà quindi possibile donare 2 euro con sms al 45593, 5 e 10 euro con una chiamata dal telefono fisso, sempre allo stesso numero.
Con un contributo di: ‘ 2 euro doni bustine potabilizzanti per purificare 200 litri di acqua, sufficienti al fabbisogno settimanale di una famiglia ‘in emergenza’, per bere, lavarsi e cucinare. ‘ 5 euro doni il recipiente per trasportare e conservare in modo pratico e sicuro l’acqua purificata, a riparo da germi e batteri; ‘ 10 euro doni un Kit di emergenza completo ad una famiglia, che oltre alle bustine e al recipiente, contiene sapone disinfettante e detergenti, asciugamani e oggetti per la pulizia personale.
Oxfam Italia ringrazia i testimonial della campagna: Ilaria D’Amico, Amaurys Pérez, Camila Raznovich, Pino Strabioli, Caterina Balivo, Filippo Magnini, Andrea Ranocchia, Fabio Quagliarella, Barbara Bonansea
Oxfam Italia ringrazia per la diffusione della Campagna: Rai Per la Sostenibilità – ESG, La7, Mediafriends, Sky, TV2000, Warner Bros Discovery.
Come donare Fino al 5 aprile sarà possibile donare tramite il numero 45593: · 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari WindTre, TIM, Vodafone,Iliad, PosteMobile, CoopVoce, Tiscali. · 5 o 10 euro per ciascuna chiamata fatta sempre al 45593 da rete fissa TIM, Vodafone, WindTre, Fastweb e Tiscali. · 5 euro anche per ciascuna chiamata fatta allo stesso numero da rete fissa TWT, Convergenze e PosteMobile;

Cina, ai vertici del governo e del partito una sola donna

Cina, ai vertici del governo e del partito una sola donnaRoma, 13 mar. (askanews) – C’è una sola donna tra i vertici del nuovo esecutivo cinese, il Consiglio di stato. Si chiama Shen Yiqin, ex numero uno del Partito comunista della provincia meridionale cinese di Guizhou, ed è stata nominata tra i cinque consiglieri di stato, un rango superiore a quello di ministro e inferiore solo a quelli di premier e vicepremier nell’esecutivo.
La nomina di Shen arriva cinque mesi dopo che il Partito comunista cinese ha nominato il suo primo Politburo tutto al maschile da 20 anni a questa parte, dopo che la veterana Sun Chunlan ha lasciato l’organo di vertice del Pcc (e l’incarico di vicepremier con mandato sulla sanità).
E’ un passo indietro nel riconoscimento della parità di genere, in un paese il cui fondatore Mao Zedong un tempo dichiarava che le donne sono “l’altra metà del cielo”. In effetti il Politburo, dal 1948, ha ammesso solo sei donne nel massimo organismo del Partito (e conseguentemente del Paese), mentre solo tre sono state vicepremier e mai nessuna è entrata nell’empireo del Comitato permanente. Nel Comitato centrale del Partito solo il 5 per cento dei membri sono donne, anche se nell’intero corpaccione del Pcc – che conta oltre 95 milioni di membri – l’aliquota femminile arriva al 29 per cento circa.
Shen, 63 anni, appartiene al gruppo etnico Bai e si era dimessa da capo provinciale del partito a dicembre per assumere un nuovo ruolo, allora ancora non dichiarato. Con la fine degli incarichi per Sun Chunlan, ci si aspettava che Shen venisse promossa al Politburo e diventasse vicepremier.
Fino a oggi tutta la sua carriera politica si è svolta nella sua provincia natale, il Guizhou, dove ha ricoperto ruoli di primo piano. È stata la prima governatrice donna della provincia e quando è stata nominata capo del partito della provincia nel novembre 2020, è diventata l’unica donna a ricoprire una posizione di vertice in un partito provinciale.
Shen è nata nella contea di Zhijin e ha studiato storia all’Università di Guizhou, dove ha iniziato a lavorare alla scuola provinciale del partito nel 1982, diventandone vicepresidente.
Da lì la sua carriera politica è decollata nei primi anni 2000 prima a livello di prefettura e di città, poi nelle istituzioni provinciali, diventando vicegovernatrice nel 2012. Sei anni dopo è stata nominata governatrice e nel 2020 anche segretaria del partito di Guizhou, rendendola tra le poche donne mai nominate a tale posizione.
La sua osservanza dei dettami del presidente Xi Jinping è indiscutibile. Shen ha lavorato con fedeli colleboratori di Xi – Li Zhanshu, Chen Miner e Zhao Kezhi – durante in Guizhou, una provincia in cui esiste anche la concorrenza degli uomini legati all’ex presidente Hu Jintao, che è stato a sua volta capo del partito provinciale tra il 1985 e il 1988.
In una riunione provinciale di dicembre per leader e quadri, prima di andar via, Shen ha affermato: “La lealtà al nucleo della leadership è diventata il carattere politico più distintivo dei membri del partito e quadri nel Guizhou”.
Un contraccolpo negativo alle sue prospettive di ascesa potrebbero averle date le proteste contro la rigida politica anti-Covid che si sono svolte nella sua provincia, dopo che a settembre un autobus che trasportava persone in quarantena si è schiantato uccidendo 27 persone e ferendone 20. Anche se la scarsa performance sul fronte Covid non ha nuociuto alle prospettive di Li Qiang che è diventato premier nonostante le critiche per la gestione del lungo e penoso lockdown al quale è stata sottoposta una megalopoli come Shanghai sotto la sua guida.

Amb. Taffuri: con Baku relazioni in crescita partendo da energia

Amb. Taffuri: con Baku relazioni in crescita partendo da energiaBaku, 13 mar. (askanews) – “Le relazioni tra Azerbaigian e Italia sono tradizionalmente buone e in decisa crescita anche grazie alla necessità rappresentata dall’emergenza energetica”, spiega l’ambasciatore d’Italia a Baku Claudio Taffuri in un’intervista ad askanews, facendo il quadro di una relazione che pone le basi sull’accordo di Partenariato strategico rafforzato e che spazia dall’energia alla cultura.
L’Azerbaigian “è il primo fornitore di petrolio alternativamente all’Iraq e oggi è il secondo fornitore di gas alternativamente al Nord Europa e dopo l’Algeria, considerando separatamente il GNL. Siamo passati dal 9,5% registrato nel 2021 al 15% nel 2023 per quanto riguarda le importazioni di gas dal Paese caucasico attraverso il gasdotto Tap, aggiunge l’ambasciatore. Baku appresenta un partner strategico per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico dell’Italia e questo è un dato importante. Il fattore energetico è certamente un elemento prioritario nel rapporto tra i due Paesi, ma il Partenariato copre un’ampia gamma di settori compreso quello della cooperazione universitaria, come dimostra il recente accordo sottoscritto tra cinque università italiane e la Ada university, un’istituzione moderna, che contribuirà a formare la classe dirigente del futuro”.
Per il capo missione, il rapporto privilegiato tra i due Paesi si fonda innanzitutto sulla conoscenza reciproca, strumento che consente di “comprendere ciò che manca, riempire i vuoti, fornendo da parte nostra le capacità, il know how e la tecnologia italiana, per venire incontro alle esigenze” di un Paese giovane, che ha registrato una delle migliori riprese post-pandemia, con un Pil al 5%, e che ha bisogno di collaborazione per uno sviluppo tecnologico e sostenibile. L’Azerbaigian “è caratterizzato da un’economia non differenziata, basata sull’idrocarburo e da una carenza di produzione endogena di tecnologia” e su questi aspetti, spiega Taffuri, le due economie registrano importanti elementi di complementarietà che aprono ampio spazio al nostro sistema imprenditoriale, come può essere ad esempio dimostrato dal recente successo di Ansaldo Energia a cui è stata affidata la fornitura di quattro turbine di tecnologia avanzata per la centrale di Mingachevir, per un valore di oltre 160 milioni di euro”.
Nel campo dell’energia esistono tuttavia ulteriori occasioni da cogliere per le imprese italiane, sottolinea ancora l’ambasciatore: “Il percorso di transizione energetica intrapreso dal Paese offre infatti interessanti opportunità che le nostre imprese di eccellenza, penso a Enel green power o Terna, potranno certamente cogliere su questo mercato. Per quanto riguarda ad esempio l’eolico offshore e onshore e il solare in Azerbaigian esistono grandi potenzialità in ragione delle peculiari caratteristiche atmosferiche che lo caratterizzano, come venti costanti e lunghi periodi soleggiati”.
Inoltre, l’Azerbaigian “è impegnato in una grande opera di ricostruzione dei territori recuperati alla sovranità del Paese e anche lì si possono cogliere interessanti prospettive per le nostre aziende”, ma, aggiunge, “quello su cui è importante concentrarsi è la necessità che Baku ha di utilizzare tecnologie innovative per diversificare e sviluppare l’economia. E’ chiaro che abbiamo molti concorrenti ma considerando che l’Italia costituisce il 50% dell’export azerbaigiano, ci troviamo certamente in una posizione privilegiata per cogliere le opportunità di investimento che si presenteranno”. A questo proposito “stiamo preparando la prossima sessione della commissione mista italo-azerbaigiana, un’attività che si tiene alternativamente a Baku e a Roma per fare il punto su tutto lo spettro delle relazioni politiche e commerciali” tra i due Paesi.
Due settori prioritari per l’Azerbaigian, che saranno oggetto di approfondita discussione nel quadro degli incontri programmati nel prossimo futuro sono infine rappresentati dalle interconnessioni logistiche e dall’agroindustria. “Per quanto riguarda il secondo, risulta rilevante in quanto trova nel nostro sistema produttivo un esempio da replicare e concrete opportunità per le aziende italiane – sottolinea l’ambasciatore – La struttura ex statale è ancora rigida ma sta nascendo una piccola e media impresa che , in ragione dell’esperienza maturata dalle nostre pmi, potremo aiutare a sviluppare – aggiunge il capo della missione italiana – L’agroindustria è, infatti, un ulteriore obiettivo da perseguire, possediamo capacità e potenzialità, sia nella trasformazione che nella produzione in misura adeguata alla dimensione aziendale e del Paese. In Azerbaigian ci sono centinaia di ettari di terreno recentemente destinati alla coltivazione di olivo o vite che usano già ton successo tecnologia italiana, come frantoi e sistemi di vinificazione di nostra produzione. Un’esperienza che continuiamo a sviluppare con il concorso dell’Ice, impegnata in una intensa azione di promozione delle nostre eccellenze e di efficace assistenza alle imprese italiane che si presentano su questo mercato”.

Nuovo governo cinese nel segno della continuità: le posizioni-chiave

Nuovo governo cinese nel segno della continuità: le posizioni-chiaveRoma, 13 mar. (askanews) – In chiusura del Congresso nazionale del popolo, i delegati della massima assise legislativa cinese hanno nominato ieri i ministri del nuovo governo, che accompagnerà il terzo mandato del presidente Xi Jinping e il lavoro del nuovo premier Li Qiang.
La leadership ha deciso di mantenere una linea di continuità, soprattutto nella cabina di regia economica, anche con la sopresa della conferma del 65enne Yi Gang alla carica di governatore della banca centrale e con la meno sorprendente decisione di mantenere Liu Kun come ministro delle finanze.
Yi, in realtà, si pensava che sarebbe andato in pensione e non gli sarebbe stato rinnovato il mandato. Potrebbe aver giocato in suo favore la familiarità con gli ambienti americani, in un momento di difficoltà dei rapporti con Washington, con la Cina che vuole favorire i rapporti economici con gli americani.
A capo della potente Commissione per lo sviluppo nazionale e la riforma, che è sostanzialmente il luogo dove si pianifica l’economia, e capo del ministero per il Commercio è stato niominato Zheng Shanjie, governatore della ricca provincia di Zhejiang.
Invece ha già assunto le sue funzioni da dicembre il nuovo ministro degli Esteri Qin Gang, ex ambasciastore negli Usa. Qin è stato anche promosso al rango di Consigliere di Stato, che è un livello superiore nell’articolata struttura dell’esecutivo, il Consiglio di Stato.
Due incarichi che, alla luce delle linee programmatiche esposte da Xi Jinping e da Li Qiang, avranno un certa importanza sono quelli di ministro all’industria e alle tecnologie informatiche e ministro alla scienza e alla tecnologia, ai quali sono stati confermati rispettivamente Jin Zhuanglong e Wang Zhigang.
Come primo vicepremier, inoltre, è stato nominato il 60enne Ding Xuexiang, che è anche un membro del potente Comitato permanente del Politburo, il sancta sanctorum del Partito comunista cinese. Si tratta di un fedelissimo di Xi, di cui è stato il capo dello staff per 17 anni.
Il nuovo zar economico e vicepremier è He Lifeng, 68 anni, che era prima capo della Commissione di sviluppo e riforma nazionale, e sostituirà Liu He.
Zhang Guoqing, 58 anni, con una lunga esperienza nella politica dell’industria della difesa,è diventato a sua volta vicepremier, come Liu Guozhong che è un ex capo del Partito comunista dello Shaanxi, dove Xi ha le sue origini.
Ministro della Difesa è Li Shangfu, a capo del dicastero della Sicurezza dello stato Chen Yixin e ministro della pubblica sicurezza Wang Xiaohong. Il dicastero alla giustizia è andato a He Rong.

Neopremier Li: Cina-Usa devono collabotare, no a “disaccoppiamento”

Neopremier Li: Cina-Usa devono collabotare, no a “disaccoppiamento”Roma, 13 mar. (askanews) – L’idea del “disaccoppiamento” tra Cina e Stati uniti è una “montatura”: Pechino e Washington devono lavorare assieme perché il contrario “non giova a nessuna delle due parti”. L’ha affermato oggi il neopremier cinese Li Qiang nella sua prima conferenza stampa, in chiusura della sessione del Congresso nazionale del popolo che l’ha messo a capo del Consiglio di stato, l’esecutivo cinese.
Li ha detto di sperare che l’incontro tra il presidente Xi Jinping e il presidente Usa Joe Biden a margine dell’ultimo summit G20 abbiano sbloccato la situazione tra le due superpotenze. D’altronde il commercio Cina-Usa dello scorso anno ha raggiunto un livello-record.
La riforma e l’apertura della Cina – ha detto ancora Li – hanno consentito al paese di svilupparsi e hanno avuto un impatto positivo su tutto il mondo. Il premier coglie con piacere il fatto che gli investimenti stranieri in Cina siano ancora in crescita. “Indipendentemente dai cambiamenti esterni, perseguiremo fermamente la nostra politica di ‘apertura’”, ha affermato. “La Cina intende senz’altro aprirsi maggiormente al mondo e fornire servizi migliori a tutti”, ha detto ancora. “Una Cina aperta, e una Cina in costante sviluppo, accoglie investimenti da tutto il mondo”.
Riguardo alla questione di Taiwan, Li è stato più morbido di Xi – il quale oggi ha ribadito che Pechino si opporrà con decisione alle “spinte indipendentiste” – e ha detto che intende promuovere la cooperazione economica e culturale con Taipei sulla base del principio dell’”Unica Cina” e del “consenso del 1992”. Ha anche spiegato che intende incoraggiare più uomini d’affari taiwanesi a recarsi sulla terraferma per ristabilire normali scambi economici tra le due sponde dello stretto sulla base di un impegno comune.
Tuttavia Li non ha chiarito se Pechino è pronta a dialogare con l’attuale governo taiwanese del Partito democratico progressista, che ha posizioni vicine all’indipendentismo. Le interazioni ufficiali sono sospese da quando Tsai Ing-wen è diventata presidente di Taiwan, sebbene Pechino abbia consentito i rapporti a livello individuale e a livello di governi locali.
Il modello che Pechino promuove per la riunificazione è quello di “un paese-due sistemi”, già applicato a Hong Kong e Macao. Per quanto riguarda le due ex colonie britannica e portoghese, tornate alla madrepatria rispettivamente nel 1997 e nel 1999, Li ha ammesso che in entrambe le città ci sono state difficoltà “dovute a vari fattori” ma si è trattato di inciampi “temporanei” e “superati nel corso dello sviluppo”, senza approfondire.
Li ha ribadito che la politica “un paese-due sistemi” come “salvaguardia istituzionale” sarà “pienamente, fedelmente e risolutamente” sostenuta dal governo centrale, che aiuterà Hong Kong e Macao a integrarsi nello sviluppo generale del paese, per far crescere le loro economie e mezzi di sussistenza e rafforzare la loro competitività globale.
Il neopremier ha inoltre difeso la strategia contro il Covid-19, seguita fino alla fine del 2022 dal governo cinese, che ha provocato proteste e danni economici importanti. Il neopremier l’ha considerata necessaria per dare al paese il tempo di sviluppare vaccini e farmaci. “Per oltre tre anni, sotto la guida del Partito comunista, il popolo cinese si è unito nella lotta contro il Covid-19, e ora abbiamo ottenuto una vittoria importante e decisiva contro la malattia”, ha detto il capo del governo, che però non ha citato per nome la politica “Zero Covid”.
Li ha anche ammesso che raggiungere l’obiettivo di crescita del 5 per cento del Pil per quest’anno “non sarà un compito facile”. Le prospettive per l’economia globale non sono ottimistiche e ci sono in guardia contro fattori imprevedibili che potrebbero metterlo in discussione.