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L’Abruzzo stoppa il campo largo, Schlein rilancia: andiamo avanti

L’Abruzzo stoppa il campo largo, Schlein rilancia: andiamo avantiRoma, 11 mar. (askanews) – La delusione per l’Abruzzo c’è, negli ultimi giorni in tanti ci avevano sperato davvero in un bis del voto sardo, ma Elly Schlein reagisce subito ribadendo la sua linea e prevenendo possibili critiche sul dialogo con M5s. Perché anche ieri, da Milano, la minoranza di Stefano Bonaccini ha sottolineato che l’alleanza con i 5 stelle serve, ma “non basta”, soprattutto al nord, e che bisogna anche preoccuparsi di guardare al centro. Soprattutto, nell’ala moderata del partito non mancano mugugni per la linea troppo mirata a ‘coprire il fianco verso i 5 stelle. Mugugni che la leader Pd sopisce immediatamente. “A volte si vince, a volte si perde”, spiega la segretaria in una nota, ma stando ben attenta a sottolineare un dato: il presidente uscente Marco Marsilio fino a poche settimane fa aveva un “vantaggio di 20 punti nei sondaggi. E invece unendo le nostre forze attorno a una visione comune abbiamo riaperto la partita e ridotto quello scarto in modo significativo, ma non ancora sufficiente”. E il Pd, aggiunge, “ha quasi raddoppiato il suo consenso arrivando oltre il 20%, rispetto all’11% delle ultime regionali”.


Insomma, è il messaggio della segretaria, la sconfitta c’è stata ma il Pd cresce – anzi raddoppia in Abruzzo – e in generale la tendenza resta positiva, perché anche questo voto conferma che la strada da seguire è quella “testardamente unitaria” che la Schlein predica ormai quotidianamente e che – assicura – il Pd continuerà a percorrere “con ancora più determinazione per costruire un’alternativa solida in grado di competere con la coalizione delle destre”. Del resto, aggiunge uno dei dirigenti di primo piano vicini alla leader: “Che alternative abbiamo? Non c’è altra possibilità che insistere sul campo largo. E’ l’unica cosa da fare”. Una strada, però, che dopo l’Abruzzo rischia di diventare ancora più impervia. Carlo Calenda festeggia il risultato di Azione, al 4%, “un ottimo risultato considerando la tipologia di elezione, che impone alleanze per noi non facili”. E, soprattutto, Giuseppe Conte dice che bisogna ripartire “sulla scia della vittoria ottenuta in Sardegna, che ci ha portato qualche giorno fa ad eleggere la prima presidente di Regione M5S della storia, Alessandra Todde”. Una vittoria ottenuta con una coalizione che non comprendeva i centristi. Il rischio, insomma, è che il passo falso rafforzi le spinte centrifughe.


Proprio lo scenario che la Schlein vuole evitare, e infatti qualche dirigente Pd avverte: “Sarebbe il caso di decidere una volta per tutte cosa vogliamo fare: unirci per battere le destre o dedicarci ciascuno al proprio orticello rassegnandoci a perdere?”. Certo, preoccupa il dato dei 5 stelle, crollati al 7% dal 19,7% del 2019. E il timore è che Conte si possa convincere che per portare voti a M5s sia meglio non stringere troppo l’abbraccio col Pd, mantenere quella distanza e quell’autonomia – soprattutto dai centristi – che gli elettori 5 stelle sembrano preferire. Dinamiche che continueranno almeno fino alle europee, la Schlein ne è consapevole. La leader Pd sembra decisa a candidarsi, l’annuncio dovrebbe arrivare nelle prossime settimane, perché è convinta che si debbano usare tutte le carte disponibili per far crescere il partito e rafforzare la prospettiva “testardamente unitaria”. Ma oltre a quel voto ci sono quelli per la Basilicata e per il Piemonte, altre due regioni dove costruire il “campo largo” sembra complicato. In Lucania i tempi sono stretti, si dovranno presentare le liste la prossima settimana e proprio oggi c’è stata un’altra riunione per arrivare ad un’intesa. Angelo Chiorazzo, il candidato ‘civico su cui aveva puntato il Pd lucano, ha trovato il no di M5s – e non solo – e in queste ore si sta ragionando su una figura che possa consentire di superare lo stallo. Massimo riserbo sui nomi, ma sarà una personalità che dovrà avere anche il gradimento di Chiorazzo, “non faremo un accordo senza di lui”, dice un dirigente Pd.

Ucraina, Salvini: il Papa? Nel 2024 lavorare perché tacciano fucili

Ucraina, Salvini: il Papa? Nel 2024 lavorare perché tacciano fuciliRoma, 11 mar. (askanews) – A giudizio di Matteo Salvini nel 2024 si deve “sperare e lavorare perché tacciano i fucili sia tra Russia e Ucraina che tra Israele e Palestina”. Ospite di Quarta Repubblica su Rete4, il vicepremier e leader della Lega ha commentato così le parole di papa Francesco sull’opportunità per Kiev di negoziare con la Russia: “Bandiera bianca non è mai un bel segnale, la lascio a Battiato. Sicuramente tutti coloro che hanno un minimo di potere al mondo debbono lavorare perché il 2024 sia l’anno della pace, dello scoppio fragoroso della pace, questo chiunque abbia responsabilità politiche. Poi c’è l’agressore e l’aggredito, non è giusto – ha aggiunto – mettere sullo stesso piano Israele con un governo legittimo e i terroristi di Hamas”.

Abruzzo, Salvini: noi determinanti, vinte sei elezioni su sette

Abruzzo, Salvini: noi determinanti, vinte sei elezioni su setteRoma, 11 mar. (askanews) – “Da quando gli italiani hanno scelto questo governo, ci sono state sette elezioni regionali, ne abbiamo vinte sei su sette. Come segretario della Lega questa è la riprova che è un partito seguito e scelto da Nord a Sud”. Lo ha detto a Quarta repubblica su Rete4 il leader leghista Matteo Salvini.


“In Abruzzo – ha aggiunto – abbiamo preso 43mila voti, Marsilio ha vinto di 43mila voti. Siamo determinanti anche in Abruzzo e adesso c’è la Basilicata”.

Roma, Loredana Bertè ricoverata per un malore. Rinviato il concerto

Roma, Loredana Bertè ricoverata per un malore. Rinviato il concertoRoma, 11 mar. (askanews) – “Siamo veramente costernati ma a causa di un improvviso dolore addominale che ha richiesto accertamenti in una struttura, stasera Loredana Bertè non potrà andare in scena. Vi daremo notizie a breve. Era già a Roma da ieri e non vedeva l’ora di andare sul palco in questa città che ha un pubblico meraviglioso. Abbiamo già riprogrammato la data sempre al Teatro Brancaccio il 15 maggio 2024. I biglietti acquistati saranno validi per la nuova data”. E’ quanto rende noto lo staff della cantante.

Abruzzo, Salvini incassa fair play Meloni e ora guarda a Chenga

Abruzzo, Salvini incassa fair play Meloni e ora guarda a ChengaMilano, 11 mar. (askanews) – Si ferma al 7,5% la Lega in Abruzzo: lontanissima da Fratelli d’Italia, lontana dal Pd, quasi doppiata da Forza Italia che va oltre il 13%. Ma per Matteo Salvini si tratta di un “buon risultato”, perchè “superiamo il M5s”. I numeri delle ultime tornate elettorali sono un ricordo: era al 27,5% alle ultime Regionali, e comunque l’8,3% alle politiche di un anno e mezzo fa. Un trend che non accenna ad arrestarsi, ma che neanche produce scossoni nel Carroccio, nella leadership del segretario, e nell’atteggiamento verso la coalizione: “Avanti col nostro buon governo”, dice Salvini, prima ancora del pranzo a palazzo Chigi con gli alleati per rinsaldare l’immagine di una una maggioranza coesa.


In via Bellerio certo non si gioisce, ma si è consapevoli che ora il vento è tutto nelle vele di Giorgia Meloni: “Negli ultimi 10 anni abbiamo assistito al boom dei Cinque Stelle, del Pd di Renzi, della stessa Lega di Salvini, ora è il momento della Meloni. Ma il vento può anche girare velocemente”, si consola un parlamentare leghista, pur sapendo che alle prossime Europee difficilmente andrà meglio. Per questo l’ex deputato Paolo Grimoldi, tra i pochi critici di Salvini, si chiede: “Aspettiamo il tracollo delle Europee o cambiamo finalmente nome togliendo ‘Salvini Premier’?”. Una richiesta che pare destinata a cadere nel nulla: intorno a Salvini i suoi fanno quadrato. E chi nella Lega ci sta da sempre, ragiona così: “Le critiche arrivano solo da ‘ex’, da chi non è stato ricandidato o non è stato riconfermato in qualche consiglio d’amministrazione… Nella Lega ci sono cento parlamentari, 200 consiglieri regionali, altre centinaia di sindaci. E nessuno contesta la linea del segretario”.


Al momento l’atteggiamento sembra quello di chi vuole aspettare che passi la piena: “Al Sud lo ‘sbarco’ non è riuscito, ma lo zoccolo duro c’è ancora, dall’Emilia e dalla Toscana in su: il 6-7% lo avremo sempre e comunque. E ora la Meloni ha un voto d’opinione altissimo, ma radicamento sul territorio non ne ha, nè ha classe dirigente per amministrare”. La convinzione dei salviniani, allora, è che nel tempo lungo “potranno arrivare risultati migliori: noi lavoriamo sul territorio, Salvini apre un cantiere al giorno, i nostri ministri e i nostri sottosegretari consolidano il nostro radicamento: tornerà a splendere il sole”. Anche a livello internazionale: “Vedremo se ci sarà davvero una nuova maggioranza Ursula, e vedremo se non vincerà Trump negli Usa: a quel punto non è detto che Meloni prenderà ancora i baci sulla fronte…”. Quanto all’immediato, il Carroccio continuerà a marcare le sue differenze e a cavalcare tutti i temi su cui la presidente del Consiglio dovrà invece scegliere atteggiamenti più “moderati”. Ma contiunuando a rimarcare, come atto oggi in tutte le dichiarazioni, l’uinità della coalizione e la prospettiva di legislatura. Sapendo che “abbiamo 100 parlamentari, non ci possono di certo sostituire con Renzi e Calenda, nè ridimensionare il nostro peso nel governo”. Stesso discorso per l’Autonomia: “Non temiamo sgambetti, ma se qualcuno volesse rallentarla o addirittura farla saltare, vorrà dire che andrà tutto gambe all’aria…”.


Insomma, cambiamenti in vista non ce ne sono: la linea di Salvini resta quella tracciata con i compagni di strada di Identità e Democrazia: tanto che l’altro tweet del giorno il segretario lo dedica all’affermazione dell’estrema destra di Chenga in Portogallo, “soli contro tutti”: per Salvini “il vento del cambiamento soffia forte in tutta Europa, aspettando il 9 giugno”. Mentre nella Lega chi potrebbe contendere la leadership a Salvini, da Giorgetti a Zaia, a Fedriga, non si fa avanti.

Fi in Abruzzo cresce e salda asse con Fdi. Guardando a Europee

Fi in Abruzzo cresce e salda asse con Fdi. Guardando a EuropeeRoma, 11 mar. (askanews) – Il mantra è che la crescita di consenso deve essere cercata nello spazio tra la premier e il Pd o andando a pescare nel vasto bacino degli indecisi. Insomma, negare strenuamente che la partita sia giocata a danno degli alleati. Ma c’è un dato evidente nelle ultime tornate elettorali di Forza Italia: quella che era cominciata come una corsa affannosa per la sopravvivenza dopo la morte di Silvio Berlusconi si è ufficialmente trasformata in una rincorsa per superare la Lega e diventare il secondo partito della coalizione.


Se in Sardegna gli azzurri hanno quasi doppiato l’alleato (6,3% contro il 3,7%), in Abruzzo non solo accade altrettanto ma Forza Italia arriva abbondantemente alla doppia cifra (13,4%) mentre il Carroccio si ferma a 7,6%. Antonio Tajani ovviamente non nasconde la sua soddisfazione, parla di “grande successo” ottenuto grazie a un “ottimo lavoro” a livello tanto nazionale quanto locale. E allo stesso tempo assicura che “non cambia assolutamente nulla” se il partito è seconda o terza forza della coalizione. Eppure nella dirigenza azzurra c’è chi ammette che la crescita di queste tornate ha anche a che fare con il calo dei lumbard. Lo fa notare Licia Ronzulli. “Negli ultimi 6-7 anni – dice – Berlusconi non ha avuto la prateria che abbiamo oggi noi in Forza Italia, quello spazio che va dalla Meloni alla Schlein, con una Lega che sta flettendo ma soprattutto con un centro moderato che non è rappresentato se non da noi”. L’ordine di scuderia imposto dalla presidente del Consiglio, tuttavia, è quello di mostrare sempre grande compattezza della coalizione. A questo era servito il pranzo tra i tre leader dopo la sconfitta sarda, a questo serve anche l’incontro di oggi dopo la vittoria in Abruzzo.


Da via della Scrofa tirano un sospiro di sollievo per il fatto che la Lega a questo giro abbia sostanzialmente tenuto rispetto alle percentuali delle ultime politiche. E tuttavia, sia in Fratelli d’Italia che in Forza Italia c’è il fondato timore che Matteo Salvini, in difficoltà anche all’interno del suo stesso partito, possa rendere sempre più evidente nei prossimi mesi il gioco a distinguersi per recuperare consensi: la grande sfida all’orizzonte per tutti, d’altra parte, è quella delle Europee e non c’è dubbio che la Lega (e il suo segretario) sia la forza della maggioranza che ci arriva con il fiato più corto. Al contrario, la crescita di Forza Italia viene considerata dai meloniani molto utile a cercare di creare una specie di cintura di sicurezza intorno al ministro dei Trasporti, nel caso sia necessario frenare delle fughe in avanti. Un asse che potrebbe rafforzarsi ulteriormente se sia Giorgia Meloni che Antonio Tajani, a differenza di quanto già annunciato da Salvini, dovessero ufficializzare la decisione di candidarsi alle Europee. Il segretario di Forza Italia non sembra chiudere la porta: “Se sarà utile lo farò, ne parlerò con Giorgia perché una scelta di questo tipo deve essere finalizzata a rafforzare la coalizione”.


Gli azzurri però, almeno per il momento, negano che in caso di sorpasso accertato alle elezioni di giugno, questo possa tradursi in un riequilibrio dei pesi all’interno della compagine di governo. Una circostanza che anche il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, sembra allontanare. “Noi non abbiamo mai ragionato in termini di percentuali, di chi ha più e di chi ha meno. Per noi conta la compatezza della coalizione”, dice.

In Abruzzo Meloni tira un sospiro di sollievo (ma con i riflettori puntati sulla Lega)

In Abruzzo Meloni tira un sospiro di sollievo (ma con i riflettori puntati sulla Lega)Roma, 11 mar. (askanews) – Dopo la sconfitta in Sardegna Giorgia Meloni tira un sospiro di sollievo: in Abruzzo non c’è stata la ‘spallata’ tentata dal centrosinistra (e temuta dalla premier negli ultimi giorni prima del voto). Ma il quadro uscito dalle urne – con la Lega che perde il 20% dei consensi rispetto a 5 anni fa – sembra confermare i timori per un cambiamento dei rapporti di forza interni alla coalizione che potrebbe creare tensioni, a maggior ragione a pochi mesi dalle europee.


Il primo dato positivo per la premier è la conferma del fedelissimo Marco Marsilio, proveniente come lei dalla ‘scuola’ di Colle Oppio. Dopo la ‘debacle’ di Paolo Truzzu, che aveva imposto in Sardegna, una mancata rielezione del governatore uscente sarebbe stata anche una sconfitta personale per la presidente del Consiglio. Il secondo è che anche in Abruzzo Fdi è il primo partito con il 24,1%, in netto aumento rispetto alle precedenti regionali (6,5%) e in leggero calo rispetto alle politiche (27,9%). Il terzo dato positivo viene dal centrosinistra: il campo largo (anzi larghissimo) alla prima prova non si è dimostrato vincente, soprattutto per il cattivo risultato del Movimento 5 stelle. Nel centrodestra il dato politicamente più rilevante è quello della Lega, passata dal 27,5% del 2019 al 7,6% uscito ieri dalle urne. Il Carroccio è quasi doppiato da Forza Italia, che raggiunge il 13,4%. Dopo la Sardegna, il trend negativo della Lega dunque continua e questo se da un lato accresce il potere di Meloni rispetto a Matteo Salvini, dall’altro può creare instabilità. “Bella vittoria del centrodestra, con un buon risultato per la Lega che supera i 5 Stelle”, commenta il segretario e ministro dei Trasporti, cercando così di ‘mascherare’ il risultato. In realtà nello stato maggiore leghista oggi i volti sono scuri, un alto dirigente intercettato tra Palazzo Chigi e Montecitorio sfugge ai cronisti cambiando strada. Con questo trend la leadership di Salvini potrebbe essere messa apertamente in discussione, cosa che a Meloni non dispiacerebbe (magari sperando in Massimiliano Fedriga, che vedrà domani per la firma dell’accordo di coesione con il Friuli) ma che potrebbe condurre a ‘scossoni’ dagli sviluppi imprevedibili.


Per questo la presidente del Consiglio non ‘cavalca’ il successo: a pranzo – come era già avvenuto all’indomani del voto in Sardegna – ha invitato a Palazzo Chigi lo stesso Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi e in un video sui social ha elogiato la coalizione. “Le mie congratulazioni – ha detto – a Marco Marsilio primo presidente della storia della regione Abruzzo a essere riconfermato per un secondo mandato dai cittadini. Il mio ringraziamento a tutto il centrodestra che è stato premiato per il buongoverno di questi anni. Perchè non importa quanto il campo sia largo ma quanto quel campo sia coeso, quanto abbia un’idea chiara da raccontare e costruire per i cittadini”. Vincere, dunque, ma senza umiliare i partner è la consegna in questo momento, restando in attesa di quel che accade in casa Lega.

Ue, ok ministri Finanze a strategia “Abc” Unione mercati capitali

Ue, ok ministri Finanze a strategia “Abc” Unione mercati capitaliRoma, 11 mar. (askanews) – I ministri delle Finanze dell’Unione europea hanno approvato un documento preparatorio per la prossima legislatura del Parlamento Ue (2024-2029) sul futuro dell’Unione dei mercati dei capitali. Secondo un documento pubblicato al termine dell’Eurogruppo “in formato inclusivo”, che si è svolto oggi a Bruxelles e vede appunto la partecipazione anche dei ministro non dell’area euro, vengono ribaditi i tre punti chiave – battezzati “Abc” – della strategia su cui procedere che era stata individuata nelle recenti discussioni.


A sta per “Architettura” e riguarda il quadro infrastrutturale e regolamentare dell’Unione dei mercati dei capitali, che deve puntare a competitività e efficiente allocazione dei fondi. B sta per imprese (Business) e riguarda l’accesso a finanziamenti privati a favore delle aziende europee, in particolare quelle innovative che devono crescere. C sta per “cittadini” e, secondo quanto affermano i ministri, riguarda l’obiettivo di “creare migliori opportunità per accumulare risparmi e migliorare la sicurezza finanziaria, accrescendo la partecipazione diretta e indiretta dei risparmiatori a opportunità di investimento redditizie”. Il documento approvato prevede lo sviluppo di “interfacce di facile utilizzo” da parte dell’industria, che forniscano “incentivi ai cittadini per incoraggiarli a fare un migliore utilizzo delle opportunità dei mercati dei capitali”.


Viene poi specificato che gli Stati membri “devono rivedere il trattamento fiscale degli investimenti sul lungo termine e di delle plusvalenze e perdite” sugli investimenti nei mercati dei capitali. Complessivamente il documento prevede 13 punti di cui 7 per l’architettura, 2 per le imprese e i rimanenti per i cittadini. Altri punti evocati sono una maggiore convergenza delle pratiche di vigilanza sui mercati e delle normative, in particolare su fallimenti e procedure concorsuali. Il documento giunge a pochi giorni dall’aggiornamento da parte della Bce del suo parere sul tema, in cui si affermava che il completamento dell’Unione dei mercati dei capitali “è un imperativo”.


I ministri invitano la Commissione europea, implicitamente la futura Commissione a portare avanti queste iniziative “il prima possibile durante la nuova legislatura del Parlamento europeo per completare il lavoro rilevante entro il 2029”.

Fisco, ok del Cdm al decreto legislativo sulla riscossione. Cartelle automaticamente in “discarico” dopo 5 anni

Fisco, ok del Cdm al decreto legislativo sulla riscossione. Cartelle automaticamente in “discarico” dopo 5 anniRoma, 11 mar. (askanews) – Via libera preliminare del Consiglio dei ministri al decreto legislativo attuativo della delega fiscale sulla riscossione. Col dlgs, spiegano fonti di governo, le cartelle notificate dal primo gennaio 2025 e non riscosse decorsi 5 anni successivi potranno essere automaticamente discaricate dal cosiddetto “magazzino della riscossione”.


Decorsi i 5 anni le somme non saranno stralciate, ma l’ente creditore potrà mettere in campo tre differenti soluzioni: gestire in proprio la riscossione coattiva delle somme discaricate; affidarla in concessione a soggetti privati mediante gara pubblica; riaffidarla all’AdER (Agenzia entrate e riscossione) per 2 anni nel caso in cui l’ente creditore venga a conoscenza di nuovi e significati elementi reddituali del debitore. Per i carichi affidati alla riscossione negli anni precedenti fino al 2000 sarà una Commissione presieduta da un magistrato della Corte dei Conti che dovrà proporre soluzione legislative per il magazzino della riscossione. “Questa operazione – proseguono le stesse fonti – si rende necessaria perché al 31 dicembre 2023 il ‘magazzino’ della riscossione ammonta a più di 1.200 miliardi. Svuotare questo abnorme mole riferita anche a persone defunte, nullatenenti, e non più reperibili, è molto importante per razionalizzare la riscossione”. Per i debiti inferiori o pari a 120 mila euro, verrà concessa un’ulteriore dilazione dalle attuali 72 rate mensili, passando: nel 2025 e 2026, fino a 84 rate mensili; nel 2027 e 2028, fino a 96 rate mensili; nel 2029 e 2030, fino a 108 rate mensili; dal 2031, si valuterà la possibilità di concedere 120 rate mensili.


“Il ‘fisco amico’ passa anche dalla rateizzazione dei debiti tributari, dando la possibilità ai contribuenti di poter pagare, tutto, ma in tempi congrui” concludono le fonti di governo.

In Abruzzo Meloni tira sospiro sollievo,con riflettori su Lega

In Abruzzo Meloni tira sospiro sollievo,con riflettori su LegaRoma, 11 mar. (askanews) – Dopo la sconfitta in Sardegna Giorgia Meloni tira un sospiro di sollievo: in Abruzzo non c’è stata la ‘spallata’ tentata dal centrosinistra (e temuta dalla premier negli ultimi giorni prima del voto). Ma il quadro uscito dalle urne – con la Lega che perde il 20% dei consensi rispetto a 5 anni fa – sembra confermare i timori per un cambiamento dei rapporti di forza interni alla coalizione che potrebbe creare tensioni, a maggior ragione a pochi mesi dalle europee.


Il primo dato positivo per la premier è la conferma del fedelissimo Marco Marsilio, proveniente come lei dalla ‘scuola’ di Colle Oppio. Dopo la ‘debacle’ di Paolo Truzzu, che aveva imposto in Sardegna, una mancata rielezione del governatore uscente sarebbe stata anche una sconfitta personale per la presidente del Consiglio. Il secondo è che anche in Abruzzo Fdi è il primo partito con il 24,1%, in netto aumento rispetto alle precedenti regionali (6,5%) e in leggero calo rispetto alle politiche (27,9%). Il terzo dato positivo viene dal centrosinistra: il campo largo (anzi larghissimo) alla prima prova non si è dimostrato vincente, soprattutto per il cattivo risultato del Movimento 5 stelle. Nel centrodestra il dato politicamente più rilevante è quello della Lega, passata dal 27,5% del 2019 al 7,6% uscito ieri dalle urne. Il Carroccio è quasi doppiato da Forza Italia, che raggiunge il 13,4%. Dopo la Sardegna, il trend negativo della Lega dunque continua e questo se da un lato accresce il potere di Meloni rispetto a Matteo Salvini, dall’altro può creare instabilità. “Bella vittoria del centrodestra, con un buon risultato per la Lega che supera i 5 Stelle”, commenta il segretario e ministro dei Trasporti, cercando così di ‘mascherare’ il risultato. In realtà nello stato maggiore leghista oggi i volti sono scuri, un alto dirigente intercettato tra Palazzo Chigi e Montecitorio sfugge ai cronisti cambiando strada. Con questo trend la leadership di Salvini potrebbe essere messa apertamente in discussione, cosa che a Meloni non dispiacerebbe (magari sperando in Massimiliano Fedriga, che vedrà domani per la firma dell’accordo di coesione con il Friuli) ma che potrebbe condurre a ‘scossoni’ dagli sviluppi imprevedibili.


Per questo la presidente del Consiglio non ‘cavalca’ il successo: a pranzo – come era già avvenuto all’indomani del voto in Sardegna – ha invitato a Palazzo Chigi lo stesso Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi e in un video sui social ha elogiato la coalizione. “Le mie congratulazioni – ha detto – a Marco Marsilio primo presidente della storia della regione Abruzzo a essere riconfermato per un secondo mandato dai cittadini. Il mio ringraziamento a tutto il centrodestra che è stato premiato per il buongoverno di questi anni. Perchè non importa quanto il campo sia largo ma quanto quel campo sia coeso, quanto abbia un’idea chiara da raccontare e costruire per i cittadini”. Vincere, dunque, ma senza umiliare i partner è la consegna in questo momento, restando in attesa di quel che accade in casa Lega.