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Dollaro risale ai massimi da un mese, l’euro cala a 1,0873

Dollaro risale ai massimi da un mese, l’euro cala a 1,0873Roma, 16 gen. (askanews) – Nuovi rafforzamenti del dollaro ai massimi da un mese a questa parte, mentre l’euro nel pomeriggio scivola 1,0873 sul biglietto verde, sui valori più bassi dal 13 dicembre scorso. Domani Eurostat riporterà i dati definitivi dell’inflazione dell’area valutaria dicembre, ma anche se confermasse la leggera risalita al 2,9%, indicata nella stima preliminare, altri sviluppi, in particolare sull’industria e il manifatturiero continuano segnalare debolezze e contrazioni.

Per questo resta credibile l’ipotesi di un taglio dei tassi di interesse già in primavera per l’istituzione di Francoforte, seppure sia uno scenario che finora diversi esponenti del Consiglio direttivo, tra cui la presidente Christine Lagarde hanno cercato di allontanare. Altri però, come ad esempio oggi il governatore della Banca centrale del Portogallo, Mario Centeno, in una intervista a Cnbc, appaiono più aperturisti in tal senso. All’opposto la persistente solidità dell’economia negli Stati Uniti rende più credibile una tempistica più distanziata sul primo taglio dei tassi sul dollaro.

Il consiglio direttivo della Bce tornerà a riunirsi giovedì 25 gennaio. Da domani fino a venerdì Lagarde parteciperà a una serie di panel di discussione al forum economico annuale economico (Wef) a Davos, sulle Alpi svizzere. Sempre domani il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, interverrà a Milano al Comitato esecutivo dell’Abi. Per quanto riguarda la banca centrale degli Stati Uniti il prossimo direttorio, il Fomc della Federal Reserve si svolgerà martedì 30 e mercoledì 31 gennaio. Non è prevista la presenza del presidente Jerome Powell a Davos, mentre oggi in un evento virtuale causa maltempo interverrà, Christopher Waller, domani Michael Barr.

Libri, esce “Il nemico ideale” della giornalista Nathania Zevi

Libri, esce “Il nemico ideale” della giornalista Nathania ZeviRoma, 16 gen. (askanews) – Rai Libri presenta “Il nemico ideale” di Nathania Zevi. Il pregiudizio, l’odio, la paura. L’antisemitismo non è mai stato davvero superato, può rimanere latente per anni per poi esplodere, in qualsiasi angolo del Pianeta, in maniera violenta e devastante. La giornalista Nathania Zevi lo analizza e lo racconta partendo dai fatti drammatici dell’attualità. Quella del sentimento antisemita è una storia antica che, nel tempo, ha subito delle evoluzioni, prendendo forme nuove e subdole. Stereotipi del passato, difficilissimi da sradicare, trovano oggi canali di amplificazione sempre più potenti. L’antisemitismo vive e si manifesta nella società reale e sul web, nei luoghi di lavoro come nella scuola e allo stadio.

“Mai come ora – scrive l’autrice – la piena conoscenza del fenomeno rappresenta un punto di partenza necessario per scandagliare le origini di una questione quanto mai attuale”. “Il nemico ideale” di Nathania Zevi, edito da Rai Libri, è in vendita nelle librerie e negli store digitali dal 17 gennaio 2024 (Euro: 19,00).

Nathania Zevi lavora come giornalista al Tg1. Dopo la laurea in Filosofia e un master in giornalismo alla Columbia University di New York ha lavorato al Wall Street Journal, poi ha iniziato il percorso in Rai con la trasmissione “Agorà”, grazie alla quale, nel 2015, ha vinto il Premio Biagio Agnes. In seguito, ha lavorato, sempre in Rai, nei telegiornali regionali, per poi approdare al Tg3, dove ha seguito per anni la politica. Con la nonna, Tullia Zevi ha scritto a quattro mani Ti racconto la mia storia, pubblicato nel 2007 da Rizzoli.

Ue, De Croo: occorre un “Industrial Deal” accanto al Green Deal

Ue, De Croo: occorre un “Industrial Deal” accanto al Green DealBruxelles, 16 gen. (askanews) – L’Europa deve “cambiare marcia”, imparare a contare su sé stessa, sulla propria sovranità e autosufficienza, sostenendo lo sviluppo a livello di scala industriale delle proprie innovazioni, sviluppando un unico grande mercato dei capitali per finanziare la propria industria, accessibile a tutti i giovani imprenditori ovunque nel Continente, e facendo tutto il necessario per evitare le delocalizzazioni della produzione industriale. C’è bisogno di un nuovo ‘Industrial Deal’ accanto al Green Deal, anche per vincere la lotta al cambiamento climatico, ma con una politica industriale che, come fanno Cina e Stati Uniti, usi anche le carote delle sovvenzioni oltre al bastone degli obiettivi da raggiungere a tappe forzate.

E’ quanto ha affermato oggi, in sintesi, il primo ministro del Belgio Alexander De Croo, davanti alla plenaria del Parlamento europeo di Strasburgo, durante il suo discorso come presidente di turno del Consiglio Ue per il semestre che è appena iniziato. “Il 2024 – ha rilevato De Croo – sarà un anno cruciale. La posta in gioco è molto alta, per l’Europa e per l’Occidente: le nostre democrazie e le nostre libertà saranno messe alla prova, non solo dalle elezioni europee, ma anche da quelle della presidenza americana e del Congresso”. Naturalmente in quest’utimo caso il rischio, a cui ha fatto implicito riferimento, è che sia eletto Donald Trump.

“Se il 2024 ci porterà nuovamente lo slogan ‘America first’, per noi” lo slogan “sarà più che mai ‘l’Europa che conta su sé stessa’. Ma – ha osservato il premier belga – non dobbiamo temere questa prospettiva; dovremmo invece abbracciarla, ponendo l’Europa su basi più solide, in modo da essere più forti, più sovrani, più autosufficienti. Un’Europa che consegue risultati e fa la differenza nella vita delle persone, proteggendole, rafforzando l’economia, preparando il nostro futuro comune”. “Mantenere la nostra economia europea forte e vitale – ha continuato – è una delle sfide più grandi che ci attendono. L’Europa non può diventare un museo economico. Se vogliamo rimanere un continente innovativo, creativo, ricco di capitali e produttivo, dovremo cambiare marcia”.

“Gli Stati Uniti d’America – ha ricordato De Croo, con un riferimento all’Ira, ‘Inflation Reduction Act’ – hanno dato alla loro industria un enorme stimolo attraverso la politica di bilancio, un bazooka di sussidi da 1.200 miliardi di dollari che preoccupa anche i più grandi Stati membri dell’Ue. D’altro canto, vediamo che la Cina sta rafforzando la sua presa sul mercato mondiale”. “L’unico modo per non rimanere schiacciati” da questa doppia pressione, ha sottolineato il presidente di turno del Consiglio Ue, “è far rivivere lo spirito del grande Jacques Delors: aprire alla concorrenza europea i mercati del futuro: energia, digitale, intelligenza artificiale, difesa e mercati dei capitali”.

“Il problema – ha spiegato – è che l’Europa è forte nell’innovazione, ma poi è debole nello sviluppo su scala di queste innovazioni. I nostri giovani imprenditori oggi lottano per portare le loro idee sul mercato, fanno fatica a trovare capitale di rischio e ‘venture capital’ per far crescere la propria attività e conquistare nuovi mercati”. I nostri imprenditori, ha aggiunto, “dobbiamo aiutarli a passare dall”inventato in Europa’, allo ‘sviluppato in Europa’, fino ad arrivare al ‘made in Europe’. Ma per fare questo, abbiamo bisogno di qualcosa di più che una manciata di capitali in poche città europee: abbiamo bisogno – ha indicato – che l’intera Europa, ogni angolo del nostro continente, si trasformi in un unico grande mercato dei capitali, accessibile a tutti i giovani imprenditori da Stoccolma a Napoli, da Dublino a Sofia”. “Per questo motivo – ha ricordato -, la presidenza belga” di turno del Consiglio Ue “ha chiesto all’ex primo ministro italiano Enrico Letta di presentare un rapporto per dare un nuovo slancio al mercato unico europeo. E dobbiamo compiere un passaggio simile anche per quanto riguarda la nostra industria, per mantenere forti gli investimenti e per mantenere qui in Europa la produzione industriale”. “Abbiamo bisogno – ha sottolineato De Croo – di un nuovo ‘Industrial Deal’ accanto al Green Deal. Questo non è solo vitale per la nostra prosperità, ma anche fondamentale per vincere la lotta al cambiamento climatico”. “Le politiche climatiche di Cina e Stati Uniti – ha osservato ancora il presidente di turno del Consiglio Ue – danno molte carote alla loro industria, mentre noi, qui in Europa, troppo spesso usiamo il bastone, non limitandoci solo a fissare gli obiettivi climatici, ma definendo anche il modo in cui quegli obiettivi devono essere raggiunti, e lasciando troppo poco spazio alle nostre aziende, troppo poco spazio all’innovazione e alla creatività”. E invece, “per prevalere nella lotta contro il cambiamento climatico abbiamo bisogno di un’Europa focalizzata, che si concentri sulla riduzione delle emissioni di gas serra”, ma anche “che sostenga le aziende che sviluppano e utilizzano queste tecnologie pulite, che diventi più neutrale tecnologicamente nelle sue politiche; e non dimentichiamolo: un’Europa che crei il sostegno sociale necessario per queste politiche climatiche, rendendo gli investimenti verdi accessibili a tutti, non solo a pochi fortunati”, ha concluso De Croo.

Apple supera Samsung e diventa numero uno globale sugli smartphone

Apple supera Samsung e diventa numero uno globale sugli smartphoneRoma, 16 gen. (askanews) – Storico sorpasso di Apple sulla rivale coreana Samsung: lo scorso anno in termini di volumi la casa californiana è diventata il primo produttore mondiale di smartphone, con 234,6 milioni di dispositivi sfornati, l’unico tra i grandi produttori in crescita con un più 3,7%. Lo riporta il Financial Times citando i dati della società di ricerche Idc, secondo cui Samsung si è fermata quota 226,6 milioni di smartphone.

Apple si è aggiudicata in questo modo una quota di mercato pari al 20,1% nel 2023, seguita dal gruppo coreano con il 19,4% e, ben distanziata, da Xiaomi con il 12,5% e Oppo con l’8,8%. Samsung ha detenuto il primato tra i produttori di smartphone per ben 12 anni. Una sorta di rivincita per Apple, che la scorsa settimana si era vista sopravanzare da Microsoft quale società con la maggiore capitalizzazione in Borsa.

Gimbe: cresce la migrazione per curarsi, verso il nord un fiume da 4,25 miliardi

Gimbe: cresce la migrazione per curarsi, verso il nord un fiume da 4,25 miliardiRoma, 16 gen. (askanews) – Nel 2021 cresce la migrazione sanitaria: un fiume da Ç 4,25 miliardi scorre verso le regioni del Nord. A Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto il 93,3% del saldo attivo. Il 76,9% del saldo passivo grava sul Centro-Sud. Delle prestazioni ospedaliere e ambulatoriali erogate in mobilità oltre 1 euro su 2 va nelle casse del privato. L’autonomia differenziata è uno schiaffo al meridione: il Sud sarà sempre più dipendente dalla sanità del Nord. Questi i punti focali dell’ultimo Rapporto pubblicato da Gimbe sulla situazione sanitaria in Italia.

Nel 2021, si legge, la mobilità sanitaria interregionale in Italia ha raggiunto un valore di Ç 4,25 miliardi, cifra nettamente superiore a quella del 2020 (Ç 3,33 miliardi), con saldi estremamente variabili tra le Regioni del Nord e quelle del Sud. Il saldo è la differenza tra mobilità attiva, ovvero l’attrazione di pazienti provenienti da altre Regioni, e quella passiva, cioè la “migrazione” dei pazienti dalla Regione di residenza. Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto – Regioni capofila dell’autonomia differenziata – raccolgono il 93,3% del saldo attivo, mentre il 76,9% del saldo passivo si concentra in Calabria, Campania, Sicilia, Lazio, Puglia e Abruzzo. ½La mobilità sanitaria – spiega Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – è un fenomeno dalle enormi implicazioni sanitarie, sociali, etiche ed economiche, che riflette le grandi diseguaglianze nell’offerta di servizi sanitari tra le varie Regioni e, soprattutto, tra il Nord e il Sud del Paese. Un gap diventato ormai una “frattura strutturale” destinata ad essere aggravata dall’autonomia differenziata, che in sanità legittimerà normativamente il divario Nord-Sud, amplificando le inaccettabili diseguaglianze nell’esigibilità del diritto costituzionale alla tutela della salute». Ecco perché, in occasione dell’avvio della discussione in Aula al Senato del DdL Calderoli, continua Cartabellotta, ½la Fondazione GIMBE ribadisce quanto già riferito nell’audizione in 1a Commissione Affari Costituzionali del Senato: la tutela della salute deve essere espunta dalle materie su cui le Regioni possono richiedere maggiori autonomie». Numerose le motivazioni: “Il Servizio Sanitario Nazionale attraversa una gravissima crisi di sostenibilità e il sotto-finanziamento costringe anche le Regioni virtuose del Nord a tagliare i servizi e/o ad aumentare le imposte regionali. In altri termini non ci sono risorse da mettere in campo per colmare le diseguaglianze in sanità. Il DdL Calderoli rimane molto vago sulle modalità di finanziamento, oltre che sugli strumenti per garantire i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) secondo quanto previsto dalla Carta Costituzionale. Il gap in sanità tra Regioni del Nord e del Sud è sempre più ampio, come dimostrano i dati sugli adempimenti ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e quelli sulla mobilità sanitaria qui riportati. Le maggiori autonomie già richieste da Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto potenzieranno le performance di queste Regioni e, al tempo stesso, indeboliranno ulteriormente quelle del Sud, anche quelle a statuto speciale. Un esempio fra tutti: una maggiore autonomia in termini di contrattazione del personale, rischia di provocare una fuga dei professionisti sanitari verso le Regioni in grado di offrire condizioni economiche più vantaggiose. Le Regioni del Sud non avranno alcun vantaggio: essendo tutte (tranne la Basilicata) in Piano di rientro o addirittura commissariate come Calabria e Molise, non avrebbero nemmeno le condizioni per richiedere maggiori autonomie in sanità. Il Paese, indebitando le future generazioni, ha sottoscritto il PNRR che ha come obiettivo trasversale a tutte le missioni proprio quello di ridurre le diseguaglianze regionali e territoriali”. ½In tal senso – chiosa Cartabellotta – risulta ai limiti del grottesco la posizione dei Presidenti delle Regioni meridionali governate dal Centro-Destra, favorevoli all’autonomia differenziata. Una posizione autolesionistica che dimostra come gli accordi di coalizione partitica prevalgano sugli interessi della popolazione».

Mattarella: altro che inerte, generazione ‘Z’ è motivo speranza

Mattarella: altro che inerte, generazione ‘Z’ è motivo speranzaVercelli, 16 gen. (askanews) – Altro che “inerte” o “estraniata dalla realtà”: la generazione ‘Z’, i giovani che frequentano questi anni le università, è “motivo di speranza per il nostro Paese”. E se “disorientamento” talvolta “affiora” tra di loro, questo è responsabilità “degli adulti e del mondo che in questo momento presentano loro”. Lo ha sottolineato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel breve saluto rivolto ala platea del Teatro Civicodi Vercelli per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università delPiemonte Orientale.

Mattarella ha ripreso quello che gli è parso “un dialogo” tra il rettore Gian Carlo Avanzi e il rappresentante degli studenti: “Entrambi hanno manifestato grande legame con questo ateneo. Il Rettore ha parlato di disorientamento che affiora tra i giovani del nostro tempo, il dottor Iato ci ha detto che la loro generazione Z è vista come inerte, estraniata dalla realtà, rinunciataria. Sinceramente non so da dove possano uscire valutazioni così difformi dalla realtà, così gravemente sbagliate sulla nostra gioventù. Personalmente penso, costantemente trovandone conferma, che questa generazione sia motivo di speranza per il nostro Paese”, ha affermato il capo dello Stato. “Il disorientamento che talvolta affiora nei giovani sono convinto sia responsabilità di noi adulti. Come potrebbero sentirsi a loro agio, trovare parametri di riferimento, coordinate di comportamento nel mondo che oggi gli adulti presentano loro in questo periodo?”, ha sottolineato ancora Mattarella.

Allora per il capo dello Stato “va richiamato il ruolo delle Università, della formazione culturale, il mestiere di rendere i giovani capaci di spirito critico. Questo è il veicolo per fare emozionare gi studenti: difficile trovare espressione più significativa e pregnante, fare emozionare gli studenti, questo è il compito degli atenei”.

Mattarella: altro che inerte, la generazione ‘Z’ è motivo di speranza

Mattarella: altro che inerte, la generazione ‘Z’ è motivo di speranzaVercelli, 16 gen. (askanews) – Altro che “inerte” o “estraniata dalla realtà”: la generazione ‘Z’, i giovani che frequentano questi anni le Università, è “motivo di speranza per il nostro Paese”. E se “disorientamento” talvolta “affiora” tra di loro, questo è responsabilità “degli adulti e del mondo che in questo momento presentano loro”. Lo ha sottolineato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel breve saluto rivolto ala platea del Teatro Civicodi Vercelli per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università delPiemonte Orientale.

Mattarella ha ripreso quello che gli è parso “un dialogo” tra il rettore Gian Carlo Avanzi e il rappresentante degli studenti: “Entrambi hanno manifestato grande legame con questo ateneo. Il Rettore ha parlato di disorientamento che affiora tra i giovani del nostro tempo, il dottor Iato ci ha detto che la loro generazione Z è vista come inerte, estraniata dalla realtà, rinunciataria. Sinceramente non so da dove possano uscire valutazioni così difformi dalla realtà, così gravemente sbagliate sulla nostra gioventù. Personalmente penso, costantemente trovandone conferma, che questa generazione sia motivo di speranza per il nostro Paese”, ha affermato il Capo dello Stato. “Il disorientamento che talvolta affiora nei giovani sono convinto sia responsabilità di noi adulti. Come potrebbero sentirsi a loro agio, trovare parametri di riferimento, coordinate di comportamento nel mondo che oggi gli adulti presentano loro in questo periodo?”. Allora per il capo dello Stato “va richiamato il ruolo delle Università, della formazione culturale, il mestiere di rendere i giovani capaci di spirito critico. Questo è il veicolo per fare emozionare gi studenti: difficile trovare espressione più significativa e pregnante, fare emozionare gli studenti, questo è il compito degli atenei”.

Inflazione, Istat: da 2019 boom prezzo zucchero +64,8%, per riso +50%

Inflazione, Istat: da 2019 boom prezzo zucchero +64,8%, per riso +50%Roma, 16 gen. (askanews) – Tra il 2019 e il 2023, più di un quinto del paniere (22,6%) evidenzia aumenti superiori al 20%. Di questi prodotti circa la metà (10,9%) appartengono al comparto dei Beni alimentari, e circa un quarto a quello dei Beni energetici (5,4%). Tra i prodotti alimentari a maggiore tasso di crescita del prezzo nel periodo 2019 – 2023 figurano lo zucchero (64,8%), il riso (+50,0%), l’olio di oliva (42,3%), la pasta secca (40,1%), il burro (36,5%), il latte intero (21,9%). E’ la fotografia scattata dall’Istat.

Cali di prezzo interessano poco meno del 10% del paniere. Oltre la metà (5,1%) è costituita da prodotti appartenenti alla categoria degli Altri beni. Tra i prodotti con la maggiore flessione del prezzo, vi sono gli apparecchi per la ricezione, registrazione e riproduzione di immagini e suoni (-45,7%) e gli smartphone (-36,7%).

Banche, Abi: primo calo tasso nuovi mutui da 2 anni, dicembre 4,42%

Banche, Abi: primo calo tasso nuovi mutui da 2 anni, dicembre 4,42%Roma, 16 gen. (askanews) – Dopo l’aumento registrato a novembre, nell’ultimo mese dell’anno il tasso sui nuovi mutui erogati dalle banche in Italia alle famiglie si è attenuato al 4,42%, dal 4,50% del mese precedente. Lo riporta alla Abi nel suo Rapporto mensile. Secondo l’associazione si tratta del primo calo dopo 24 mesi di rialzi. Il tasso sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è invece ulteriormente aumentato, al 5,69% dicembre dal 5,59% novembre.

Secondo l’associazione bancaria a dicembre il tasso medio sul totale dei prestiti è stato pari al 4,76%, un livello stabile rispetto al mese precedente.

Il Tar ha chiesto alla Consulta di verificare le norme sugli extraprofitti delle aziende energetiche

Il Tar ha chiesto alla Consulta di verificare le norme sugli extraprofitti delle aziende energeticheRoma, 16 gen. (askanews) – Il Tar Lazio rimette alla Corte costituzionale l’esame delle disposizioni sul ‘contributo 2023’ sugli extraprofitti delle aziende energetiche.

Il Tar del Lazio ha sollevato, con diverse ordinanze, questioni di legittimità costituzionale delle disposizioni della legge n. 197 del 2022, che hanno previsto il pagamento di un “contributo di solidarietà temporaneo” sui cosiddetti “extraprofitti” degli operatori del settore energetico. Le ordinanze hanno prospettato la possibile violazione del regolamento europeo n. 1854 del 2022, poiché la legge ha previsto che il contributo debba essere pagato anche dagli operatori diversi da quelli indicati da tale regolamento. Inoltre, avendo il contributo natura tributaria, il Tar ha sollevato ulteriori questioni di legittimità costituzionale in relazione agli articoli 3 e 53 della Costituzione, avendo rilevato criticità nelle disposizioni che hanno fissati i criteri di calcolo della base imponibile del contributo, in quelle che hanno precisato cosa debba essere inteso come ‘effettivi extraprofitti’ come presupposto del contributo (anche tenuto conto della riespansione dei consumi nell’epoca post-covid) ed in quelle che hanno previsto la non deducibilità del contributo, potendosi ravvisare così una ‘doppia tassazione’.