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La Roma ha esonerato José Mourinho

La Roma ha esonerato José MourinhoRoma, 16 gen. (askanews) – Con un comunicato del club arrivato poco prima delle 9.30 la Roma ha sollevato dall’incarico José Mourinho. Il club ha deciso di esonerarlo dopo la sconfitta arrivata domenica a San Siro, contro il Milan. “Ringraziamo José a nome tutti noi all’As Roma per la passione e per l’impegno profusi sin dal suo arrivo in giallorosso – hanno detto Dan e Ryan Friedkin in una nota ufficiale – Conserveremo per sempre grandi ricordi della sua gestione, ma riteniamo che, nel migliore interesse del club, sia necessario un cambiamento immediato. Auguriamo a José e ai suoi collaboratori il meglio per il futuro”. “Mourinho – è ancora scritto – era stato annunciato come sessantesimo allenatore nella storia della Roma nel maggio del 2021. Ha guidato la squadra alla conquista della Conference League a Tirana il 25 maggio del 2022 e alla finale di Europa League a Budapest nella scorsa stagione”.

I giornalisti pronti alla mobilitazione: no alla legge bavaglio

I giornalisti pronti alla mobilitazione: no alla legge bavaglioRoma, 16 gen. (askanews) – “Care lettrici, cari lettori, il 19 dicembre scorso la Camera dei deputati ha approvato una modifica al codice di procedura penale per vietare la pubblicazione delle ordinanze cautelari, integrali o per estratto, fino al termine dell’udienza preliminare. Il testo, presentato da Enrico Costa (Azione), è stato votato da tutto l’arco parlamentare, ad eccezione di M5S, Pd e Alleanza Verdi e Sinistra. Se anche il Senato dovesse approvare la norma, l’autonomia dei giornalisti sarebbe compressa”. Lo si legge in un appello del sindacato unitario dei giornalisti Fnsi, nel giorno dell’esame al Senato della legge di delegazione Ue dove alla Camera è stato introdotto lo stop fino all’udienza preliminare alla pubblicazione dei contenuti delle ordinanze di rinvio a giudizio e cautelari.

“Saremmo costretti – affermano i giornalisti- a essere meno precisi, analitici e verificabili nel racconto di un atto che è pubblico come la privazione della libertà personale, con il rischio di sapere molto poco fino all’udienza preliminare, diversi mesi o anni dopo il presunto reato. Solo due esempi di inchieste giornalistiche che hanno trovato, nella libertà di informare, ragioni per arrivare alla verità e dare giustizia: il caso di Stefano Cucchi, la vicenda della funivia precipitata dal Mottarone.Ne sarebbero danneggiati tutti: i cittadini che fruiscono le notizie, i magistrati, i legali di parte e chi è sottoposto alla misura cautelare”. “Dopo la riforma Cartabia sulla presunzione di innocenza, la pdl Balboni sulla diffamazione che prevede ammende smisurate, la stretta di Nordio sulle intercettazioni – denuncia il documento- questo è l’ultimo tentativo di minare la corretta informazione e si aggiunge a uno scenario reso sempre più fragile negli ultimi anni dall’aumento del precariato nel mondo del lavoro giornalistico con pezzi pagati pochi euro, dalle centinaia di stati di crisi con i quali gli editori hanno depauperato le redazioni e dal costante arretramento economico per un contratto ormai fermo da anni. Un giornalista libero è un giornalista che non ha bavagli, ma che è anche sicuro del proprio futuro lavorativo”.

“Respingiamo con forza – proseguono- il sottinteso che esiste dietro questa norma. I giornalisti raccontano e non inventano, non sono “manettari”, ma anzi contribuiscono a rendere vivo il campo della democrazia con il loro lavoro di controllo su ogni potere. E non agiamo nell’illegalità: siamo sottoposti a un insieme di regole penali, civili e regolamentari/ordinistiche che determinano la nostra professione”. Per la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, le Associazioni Regionali di Stampa e i Comitati di redazione, quindi, “questo è l’ennesimo bavaglio all’informazione, oltre che rappresentare un ulteriore squilibrio nel nostro sistema giuridico e costituzionale. Il testo approvato va al di là delle disposizioni europee e viola l’articolo 21 della Costituzione. L’amministrazione della giustizia in privato è sempre una sconfitta per la democrazia. Da qui la richiesta al Presidente della Repubblica Mattarella di non firmare una legge con una norma di questo tipo”.

“Diciamo no alla censura di Stato e siamo pronti a mobilitarci – conclude il documento- con tutta la categoria fino allo sciopero generale per rivendicare l’identità e la dignità della nostra professione, ma soprattutto il diritto di voi lettrici e lettori di avere una giusta e corretta informazione”.

Giornalisti pronti a mobilitazione: no a legge bavaglio,

Giornalisti pronti a mobilitazione: no a legge bavaglio,Roma, 16 gen. (askanews) – “Care lettrici, cari lettori, il 19 dicembre scorso la Camera dei deputati ha approvato una modifica al codice di procedura penale per vietare la pubblicazione delle ordinanze cautelari, integrali o per estratto, fino al termine dell’udienza preliminare. Il testo, presentato da Enrico Costa (Azione), è stato votato da tutto l’arco parlamentare, ad eccezione di M5S, Pd e Alleanza Verdi e Sinistra. Se anche il Senato dovesse approvare la norma, l’autonomia dei giornalisti sarebbe compressa”. Lo si legge in un appello del sindacato unitario dei giornalisti Fnsi, nel giorno dell’esame al Senato della legge di delegazione Ue dove alla Camera è stato introdotto lo stop fino all’udienza preliminare alla pubblicazione dei contenuti delle ordinanze di rinvio a giudizio e cautelari.

“Saremmo costretti – affermano i giornalisti- a essere meno precisi, analitici e verificabili nel racconto di un atto che è pubblico come la privazione della libertà personale, con il rischio di sapere molto poco fino all’udienza preliminare, diversi mesi o anni dopo il presunto reato. Solo due esempi di inchieste giornalistiche che hanno trovato, nella libertà di informare, ragioni per arrivare alla verità e dare giustizia: il caso di Stefano Cucchi, la vicenda della funivia precipitata dal Mottarone.Ne sarebbero danneggiati tutti: i cittadini che fruiscono le notizie, i magistrati, i legali di parte e chi è sottoposto alla misura cautelare”. “Dopo la riforma Cartabia sulla presunzione di innocenza, la pdl Balboni sulla diffamazione che prevede ammende smisurate, la stretta di Nordio sulle intercettazioni – denuncia il documento- questo è l’ultimo tentativo di minare la corretta informazione e si aggiunge a uno scenario reso sempre più fragile negli ultimi anni dall’aumento del precariato nel mondo del lavoro giornalistico con pezzi pagati pochi euro, dalle centinaia di stati di crisi con i quali gli editori hanno depauperato le redazioni e dal costante arretramento economico per un contratto ormai fermo da anni. Un giornalista libero è un giornalista che non ha bavagli, ma che è anche sicuro del proprio futuro lavorativo”.

“Respingiamo con forza – proseguono- il sottinteso che esiste dietro questa norma. I giornalisti raccontano e non inventano, non sono “manettari”, ma anzi contribuiscono a rendere vivo il campo della democrazia con il loro lavoro di controllo su ogni potere. E non agiamo nell’illegalità: siamo sottoposti a un insieme di regole penali, civili e regolamentari/ordinistiche che determinano la nostra professione”. Per la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, le Associazioni Regionali di Stampa e i Comitati di redazione, quindi, “questo è l’ennesimo bavaglio all’informazione, oltre che rappresentare un ulteriore squilibrio nel nostro sistema giuridico e costituzionale. Il testo approvato va al di là delle disposizioni europee e viola l’articolo 21 della Costituzione. L’amministrazione della giustizia in privato è sempre una sconfitta per la democrazia. Da qui la richiesta al Presidente della Repubblica Mattarella di non firmare una legge con una norma di questo tipo”.

“Diciamo no alla censura di Stato e siamo pronti a mobilitarci – conclude il documento- con tutta la categoria fino allo sciopero generale per rivendicare l’identità e la dignità della nostra professione, ma soprattutto il diritto di voi lettrici e lettori di avere una giusta e corretta informazione”.

Europee, Tajani: non escludo di candidarmi

Europee, Tajani: non escludo di candidarmiRoma, 15 gen. (askanews) – “Vedremo che cosa accadrà, io non escludo di candidarmi” alle elezioni europee, “potrei essere candidato, certamente, mi sono sempre candidato alle elezioni europee, sono stato eletto cinque volte al Parlamento europeo”, ma “aspettiamo il nuovo congresso del partito che dovrà eleggere il segretario, sarei irrispettoso nei confronti dei delegati se prendessi una decisione oggi”. Lo ha detto il segretario di Forza Italia e ministro degli Esteri Antonio Tajani nel corso di “Quarta Repubblica” su Rete 4.

“Qualche dubbio ce l’ho perché – ha spiegato Tajani – una campagna elettorale potrebbe farmi distogliere in parte dall’attività di ministro degli Esteri in un momento così complicato ma è lo stesso dubbio di Giorgia Meloni. Vedremo”, ha concluso Tajani.

Strage di Viareggio, Cassazione conferma responsabilità ma con possibili sconti di pena. Moretti non andrà in carcere

Strage di Viareggio, Cassazione conferma responsabilità ma con possibili sconti di pena. Moretti non andrà in carcereRoma, 15 gen. (askanews) – La Cassazione ha confermato “le responsabilità penali e civili già accertate per il disastro verificatosi in Viareggio il 29 giugno 2009”. Lo spiega la Suprema corte in una nota diffusa dopo la lettura del dispositivo di sentenza sul disastro ferroviario.

E’ stato però disposto un appello ter per le attenuanti: annullamento con rinvio limitatamente alle attenuanti generiche per una rideterminazione della pena. Questa la decisione della Cassazione per l’ex amministratore delegato di Rfi e delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, per la strage di Viareggio. I giudici della III sezione della Suprema corte hanno di fatto deciso un terzo processo di appello da celebrarsi a Firenze, il che potrebbe portare ad uno sconto di pena, fino ad un terzo, per diversi imputati tra cui proprio Moretti. In particolare, i giudici della III sezione della Cassazione in “parziale accoglimento del ricorso degli imputati Andrea Schröter Andreas, Kriebel Uwe, Paolo Pizzadini, Daniele Gobbi Frattini, Moretti Mauro, Michele Mario Elia, Ranier Kogelheide, Peter Linowski, Johannes Mansbart, Roman Mayer, Mario Castaldo, Helmut Brödel” hanno “annullato la sentenza emessa dalla Corte di appello di Firenze il 30 giugno 2022, limitatamente all’entità della riduzione di pena inflitta a tali imputati per le circostanze attenuanti generiche, che era stata determinata in un nono dalla Corte di appello, con rinvio, per nuovo giudizio sul punto, ad altra sezione della Corte di appello di Firenze”. I giudici della III sezione della Cassazione hanno comunque riconosciuto “le responsabilità penali e civili già accertate per il disastro verificatosi in Viareggio il 29 giugno 2009”. Le aziende citate come responsabili sono Trenitalia, Ferrovie dello Stato, Rete ferroviaria italiana e Cima riparazioni. La tragedia in cui persero la vita 32 persone, avvenne il 29 giugno del 2009, quando un treno merci partito da Trecate, in Piemonte, e diretto a Gricignano, in Campania, deragliò poco dopo aver superato la stazione ferroviaria di Viareggio.

“Il ricalcolo della pena evita il rischio degli arresti per l’ingegner Moretti. Il carcere non lo rischia sicuramente: la riduzione della pena che potrebbe essere comminata a Firenze la farà scendere, non sarà più pari a cinque anni”, ha detto l’avvocato Ambra Giovene, che guida il collegio di difesa dell’ex amministratore delegato di Fs ed Rfi. La penalista ha spiegato dopo la sentenza della Cassazione: “Rimane la responsabilità che viene acclarata. Vedremo le motivazioni. Rimaniamo molto insoddisfatti rispetto all’esito conclusivo di questa vicenda perché ovviamente si rifiuta di trattare un compendio probatorio che è tutto a vantaggio dell’ingegnere Moretti perché sono profondamente convinta che è questo che emerge dagli atti del processo”. L’avvocato Giovene ha poi sottolineato: “Negli atti del processo non c’è una responsabilità dell’ingegner Moretti”. “L’unica cosa che abbiamo capito è che sono state riconosciute le responsabilità. Ora però vogliamo capire bene con i nostri avvocati il dispositivo della sentenza”, ha detto Marco Piagentini, presidente di “Il mondo che vorrei”, l’associazione dei familiari delle vittime della strage ferroviaria.

Sparatoria Corviale, morto un italiano di 33 anni

Sparatoria Corviale, morto un italiano di 33 anniRoma, 15 gen. (askanews) – Nell’agguato armato avvenuto poco dopo le 19,30 nella zona di Corviale a Roma, in largo Edoardo Tabacchi/via Ettore Ferrari, è rimasto ucciso uno dei due uomini centrati da colpi d’arma da fuoco. Lo fanno sapere i Carabinieri. L’uomo deceduto era stato colpito al torace, si tratta di un cittadino italiano di 33 anni. L’altro, un cittadino italiano di 30 anni è stato portato al San Camillo, è ferito ad una gamba ma secondo quanto riferisce la nota non è in condizioni critiche.

Sul posto i Carabinieri del Nucleo Investigativo di via In Selci per i rilievi tecnico scientifici. Si attende l’arrivo del magistrato e del medico legale.

Guardiola Best Fifa Men’s coach, battuti Inzaghi e Spalletti

Guardiola Best Fifa Men’s coach, battuti Inzaghi e SpallettiRoma, 15 gen. (askanews) – Pep Guardiola ha vinto il THE BEST FIFA MEN’S COACH risultando il miglior allenatore della stagione scorsa. Con il suo Manchester City nella stagione 2022/2023 Guardiola ha centrato uno storico treble vincendo la Premier League, la Coppa d’Inghilterra, la Champions League, battendo in finale l’Inter per 1-0: per i Citizens primo successo nella storia della massima competizione continentale per club. Inoltre Supercoppa UEFA e Coppa del mondo per club. Battuti Luciano Spalletti e Simone Inzaghi e proprio per loro sono state le prime parole di Guardiola. “Spalletti hai vinto lo scudetto, Inzaghi so quanto è stato difficile vincere contro di te in finale”. Poi un ringraziamento ai calciatori del City, protagonisti del Triplete, e alla sua famiglia. Sui due Triplete conquistati in carriera: “Il Barcellona è il club del mio cuore, col City abbiamo costruito step by step ed è stato un sogno diventato realtà. È stato davvero speciale”.

Ue, Gentiloni: dopo Pnrr servirà strategia industriale comune

Ue, Gentiloni: dopo Pnrr servirà strategia industriale comuneBruxelles, 15 gen. (askanews) – Bisogna costruire “una strategia industriale europea comune” di cui dovrà far parte la politica energetica, “che salvaguardi il mercato unico, rafforzi la nostra autonomia strategica e sostenga la transizione climatica”, e questo “richiederà anche di riflettere su nuovi strumenti e risorse a livello dell’Ue” da usare soprattutto dopo la scadenza del piano di ripresa post-pandemico europeo ‘NextGenerationEU’, nel 2026. Lo ha sottolineato il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, durante la conferenza stampa al termine dell’Eurogruppo, stasera a Bruxelles.

Con i ministri economici degli Stati membri, “per quanto riguarda la competitività dell’Eurozona, abbiamo considerato soprattutto l’aspetto dell’energia”, ha riferito Gentiloni. “Nel complesso – ha ricordato – i prezzi dell’energia sono ben al di sotto dei massimi di un anno e mezzo fa, ma sono ancora al di sopra dei livelli che avevamo visto negli anni precedenti. Probabilmente rimarranno tali, almeno nel breve termine, il che – ha rilevato – mina la competitività dei prezzi delle aziende europee”. “Questa sfida – ha avvertito il commissario – richiede un’azione coordinata e soluzioni a livello dell’Ue. In particolare, dobbiamo continuare a lavorare per diversificare le forniture energetiche e accelerare la diffusione delle energie rinnovabili, per sostenere metodi di produzione più ecologici, soprattutto nelle industrie ad alta intensità energetica, e per integrare ulteriormente i mercati europei dell’energia. Molto è già stato fatto, e l’attuazione dei Piani di ripresa e resilienza degli Stati membri, con i nuovi capitoli ‘REPowerEU’ porterà ulteriori progressi”.

Ma, ha concluso Gentiloni, “è chiaro che la politica energetica deve essere parte integrante di una strategia industriale europea comune, che salvaguardi il mercato unico, rafforzi la nostra autonomia strategica e sostenga la transizione climatica. Ciò richiederà anche – ha concluso il commissario – di riflettere su nuovi strumenti e risorse a livello dell’Ue in prospettiva (‘going forward’, ndr), soprattutto dopo la scadenza di ‘NextGenerationEU’ nel 2026”.

Giovanna Pedretti, la morte e la gogna social: cosa è successo

Giovanna Pedretti, la morte e la gogna social: cosa è successoRoma, 15 gen. (askanews) – Giovanna Pedretti, ristoratrice di Sant’Angelo Lodigiano è stata trovata morta la domenica sera del 14 gennaio lungo le sponde del fiume Lambro. Un suicidio, denunciano i familiari, provocato dalla shitstorm innescata sui social da alcuni post e da una recensione al suo locale.

Tutto nasce con una recensione omofoba al suo locale che prende di mira gay e disabili. Recensione immediatamente contestata dalla Pedretti che parla di cattiveria gratuita e “bassezze umane e di pessimo gusto”. I post diventano virali e la Pedretti diventa un simbolo positivo; in un’intervista spiega al Corriere della Sera: “Ho deciso di pubblicare sulla nostra pagina Facebook il post e rendere pubblica questa triste vicenda”, perché “sono convinta che sia necessario avere maggiore umanità in questo mondo”. I social impazziscono, in tutta Italia la pizzeria diventa esempio virtuoso. Alessandra Locatelli, ministro per le Disabilità, digita: “Grazie a Nello e Giovanna, pronti a reagire davanti ad atteggiamenti discriminatori e di cattiveria pura. Grazie perché siete due persone serie e attente al prossimo. Dobbiamo tutti amare di più ed essere più gentili”.Ma non tutti condividono. Ad esempio, il compagno di Selvaggia Lucarelli, Lorenzo Biagiarelli, food blogger, sui social mette in dubbio l’autenticità della recensione e scrive: “Il font della recensione, come quello della risposta, è diverso da quello usato da Google”. In molti gli danno ragione: “Queste persone sono veramente pessime e meritano di fallire se hanno inventato tutto”. La bufera è scoppiata. Selvaggia Lucarelli rilancia, sui social e tra i suoi numerosi follower, i dubbi del compagno, e anche le televisioni tornano alla pizzeria della Pedretti per chiedere spiegazioni. Lei tentenna ed il web specula e si divide tra innocentisti e colpevolisti.

Dopo poco più di 24 ore, Giovanna Pedretti è stata trovata morta. La famiglia denuncia la gogna mediatica, la shitstorm. I social adesso cambiano bersaglio: in primis Biagiarelli; che, dopo aver espresso il suo dispiacere per la morte della donna, così si difende (sempre sui social): “Vi invito, se davvero pensate che la signora Giovanna si sia tolta la vita, per un inesistente ‘odio social’, a riflettere sul concetto di verità. Se ogni persona che tenta di ristabilire la verità in ogni storia, grande o piccola che sia, dovesse temere questo epilogo, a quel punto dovremmo chiudere tutto, giornali e social. I messaggi di odio che mi state scrivendo sono invece quelli sì di una tale violenza e quantità che effettivamente a una persona non troppo fragile poterebbero far pensare a un gesto estremo”.Anche Selvaggia Lucarelli affida ai social la sua ricostruzione: “Una persona inventa una storia usando disabili e gay per avere quella popolarità sui social che ormai tutti vogliono. Lo fa confezionando un commento fatto male, molto ingenuo da un punto di vista tecnico. Era chiaramente falso al primo sguardo. Tutta la stampa italiana va dietro al primo che dà la notizia senza verificare. Tutta. Gli influencer la riprendono. La signora diventa l’eroina nazionale. La signora è la star del giorno. Qualcuno si prende la briga di fare debunking. Qualcuno dice che la notizia che è in home su tutti i giornali è falsa. Normale amministrazione ormai. Purtroppo. La signora viene trovata morta”, sintetizza. Lucarelli poi sottolinea: “I social sono pericolosi, la cattiva informazione è pericolosa, la superficialità è pericolosa. La distanza tra l’altare e la polvere è un nanosecondo”.

Fiorina D’Avino, figlia di Giovanna Pedretti su Instagram commenta il post: “L’accanirsi è pericoloso. Grazie cara ‘signora’ per aver massacrato in via mediatica la mia mamma. Cerchi pure la sua prossima vittima”. Dopo qualche ora, la ragazza pubblica un’altra storia, in cui denuncia la pressione a cui è sottoposta la sua famiglia dopo l’esplosione del caso: “Siamo assediati dai giornalisti. Qualcuno li mandi via”.Le indagini dei carabinieri per chiarire quanto accaduto vanno avanti. Chi a Sant’Angelo Lodigiano conosceva Giovanna Pedretti ricorda: “Era una bravissima persona”. Il Maggiolino, un gruppo di volontari, “attivo dal 2003 che ogni mese organizza un’uscita che può essere pizza, cinema, teatro, bowling… per ragazzi disabili”, la saluta così su Facebook: “La nostra cara amica Giovanna Pedretti ha deciso di abbandonare questa vita e raggiungere suo fratello Stefano lassù. Grazie per quello che hai fatto per noi. Grazie per l’iniziativa della pizza sospesa e soprattutto per aver difeso la disabilità. Ci mancherai Gio”.

 

Sardegna, Federale Lega non sblocca stallo. Parola torna ai leader

Sardegna, Federale Lega non sblocca stallo. Parola torna ai leaderMilano, 15 gen. (askanews) – A una settimana dalla chiusura delle liste, ancora non si sblocca lo stallo nel centrodestra sulla Sardegna. Proveranno i leader domani a dirimere le questione: nessuno lo vuole chiamare vertice, ma Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani si verdanno a margine del Consiglio dei ministri. E si vedrà lì come uscire dall’impasse.

Ma intanto nessuno si smuove dalle sue posizioni: Christian Solinas deposita anche un contrassegno di lista per “Solinas presidente”, Fratelli d’Italia prosegue con Truzzu, Forza Italia difende la ricandidatura di Vito Bardi in Basilicata, e la Lega tace. Al Consiglio Federale Matteo Salvini fa sapere di aver parlato di fisco, di aver attaccato l’Agenzia delle Entrate, di aver criticato la Bce. Sulla Sardegna, invece, “nessuna novità” e nessuna dichiarazione. Anche perchè, par di capire, da FdI non c’è alcuna concessione circa eventuali compensazioni per la rinuncia di Solinas. La posizione degli uomini di Meloni è che un riequilibrio nei rapporti di forza è inevitabile. Mandando anche un messaggio alla Lega: “Dopo le Europee, gli equilibri potrebbero essere ancora più favorevoli a FdI”.

Ecco allora che dalla Lega si evita di parlare, nonostante la riunione del Consiglio Federale. All’uscita, nessuno si ferma coi cronisti, solo generiche dichiarazioni (il capogruppo in Senato Romeo) sul fatto che “una quadra si troverà”. Salvini ha fatto più volte capire che l’unità della coalizione è la sua principale preoccupazione, e anzi oggi è tornato ad attaccare chi divide il centrodestra in Europa, ma le condizioni per annunciare il passo indietro di Solinas ancora non ci sono. In ballo non c’è solo la Sardegna, ma appunto il risultato delle Europee (si va verso l’election day il 9 di giugno) e soprattutto il destino di un big del Carroccio come Luca Zaia: presente oggi di persona al Consiglio Federale, il ‘Doge’ che da quasi 15 anni governa il Veneto, vede ora davanti a sè la tagliola del limite dei mandati. Anche su questo fronte, da FdI non arriva alcun segno di disponibilità. Da Fi si ipotizza invece che qualche forma di compensazione per la Lega si potrebbe avere alle Amministrative. Perchè i candidati azzurri, Cirio in Piemonte e Bardi in Basilicata, per i forzisti sono ovviamente intoccabili.