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Pressing dell’UE sull’Italia per la ratifica del Mes (ma Meloni frena ancora)

Pressing dell’UE sull’Italia per la ratifica del Mes (ma Meloni frena ancora)


Pressing dell’UE sull’Italia per la ratifica del Mes (ma Meloni frena ancora) – askanews.it



Pressing dell’UE sull’Italia per la ratifica del Mes (ma Meloni frena ancora) – askanews.it


















Bruxelles, 24 mar. (askanews) – L’Unione europea fa sentire la pressione sull’Italia per la ratifica del Mes ma Giorgia Meloni ancora frena. A rilanciare il tema dell’ok di Roma è stato il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe arrivando questa mattina all’Eurosummit. “E’ importante che andiamo avanti con la piena ratifica del Meccanismo Europeo di Stabilità, per assicurare che il Fondo di risoluzione unico abbia il supporto che è stato già concordato che debba avere”, ha detto. Donohoe non ha citato l’Italia, ma il riferimento è chiaro dato che il nostro è l’unico Paese a non averlo ancora approvato.

Più tardi, a una domanda precisa, il numero uno dell’Eurogruppo ha sottolineato che “il modo in cui ciò accadrà spetta al Parlamento italiano e, naturalmente, al Governo italiano”. Ma deve essere chiaro “il valore della ratifica del trattato nel suo complesso da parte di tutti i membri, perché giocherà un ruolo prezioso nel modo in cui potremo rafforzare la nostra collaborazione per tutti”. Anche il presidente francese Emmanuel Macron, rispondendo a una domanda in conferenza stampa, ha auspicato un completamento dell’iter “nel minor tempo possibile” anche se “la parte che è importante per situazioni come quelle che stiamo vivendo è stata già fatta, ed è quella che permette una supervisione comune e degli interventi sugli attori”. Un messaggio chiaro, da parte delle istituzioni Ue, che però Meloni non recepisce. Come già detto più volte nelle scorse settimane, infatti, per la presidente del Consiglio la ratifica è la fine e non l’inizio di un percorso. “Credo che la materia non vada discussa a monte ma vada discussa a valle e nel contesto nel quale opera”, ha detto oggi rispondendo a una domanda al termine dell’Eurosummit. In pratica, è il suo ragionamento, in un contesto mutato rispetto al passato (e anche con la tempesta iniziata sulle banche), prima occorre discutere della governance europea, dell’unione bancaria e solo dopo del Mes, che comunque considera uno strumento non efficace e a cui l’Italia non aderirà mai, finchè sarà al governo. Per lei ci sono altri strumenti “più efficaci”. Ad esempio – ha rilevato – stamattina abbiamo discusso dell’Unione bancaria e sul tema di un backstop”, una barriera di protezione, il Mes “è una sorta di Cassazione, il primo e il secondo grado sono l’Unione bancaria e le materie che sono state discusse questa mattina, quindi è un ragionamento del quale non si può discutere se non in un quadro complessivo”. Tenendo presente però che l’iter per la modifica del Patto di stabilità e crescita andrà avanti a lungo (l’Italia, ma non solo, auspica che sia approvato entro il 2023) bisognerà vedere per quanto tempo Meloni riuscirà a evitare di portare in Parlamento la ratifica, dove la maggioranza rischierebbe perchè la Lega molto difficilmente darebbe il suo ok. Certo, tenere la pratica in sospeso può essere anche un mezzo per far pressione nella trattativa sulla governance, ma questo potrebbe rivelarsi anche un gioco rischioso, a maggior ragione in una fase di turbolenza sui mercati finanziari.

“Sul Mes – attacca il deputato di +Europa Benedetto Della Vedova – arranca, cerca scuse inesistenti. L’Italia deve ratificare la riforma del Mes, nell’interesse di tutti i paesi dell’Euro a partire dal nostro. Siccome lo farà, la melina di Meloni non serve a nulla se non a perdere credibilità ed autorevolezza”. Per Enrico Borghi (Pd) “la premier viene iscritta d’ufficio al club dei pifferi di montagna, che andarono per suonare e tornarono suonati. Prossima puntata di questa serie: il Mes. Questione di tempo”.

Meloni non cita antifascismo vittime Fosse Ardeatine, opposizione attacca

Meloni non cita antifascismo vittime Fosse Ardeatine, opposizione attacca


Meloni non cita antifascismo vittime Fosse Ardeatine, opposizione attacca – askanews.it



Meloni non cita antifascismo vittime Fosse Ardeatine, opposizione attacca – askanews.it


















Roma, 24 mar. (askanews) – Il primo anniversario delle Fosse Ardeatine sotto il governo Meloni è già oggetto di polemica. Con le opposizioni all’attacco della premier che nella dichiarazione fatta in occasione del 79esimo dall’eccidio nazifascista sottolinea che “furono uccisi solo perchè italiani”. Interviene perfino la cantante Ornella Vanoni a criticare Giorgia Meloni: “Non sono stati uccisi solo perché italiani, ma perché italiani ebrei e italiani partigiani. Forse la Meloni è un po’ confusa davanti a questa memoria.”, ha scritto su twitter.

E naturalmente la precisazione dell’Anpi: “certo, erano italiani, ma furono scelti in base a una selezione che colpiva gli antifascisti, i resistenti, gli oppositori politici, gli ebrei”. Questa mattina come di consueto è stato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, accompagnato dalle più alte cariche istituzionali, a rendere omaggio al Mausoleo delle Fosse Ardeatine dove il 24 marzo di 79 anni fa a Roma furono trucidati 335 tra civili e militari, dalle truppe di occupazione tedesche. L’azione fu una rappresaglia per l’attentato partigiano di via Rasella, compiuto il 23 marzo da membri dei Gap romani. “Una delle pagine più brutali e vergognose della nostra storia”, ha detto il Presidente del Senato Ignazio La Russa. “Preservare la memoria di quella pagina orribile della nostra Storia significa anche richiamare le generazioni più giovani all’importanza di coltivare tutti i giorni i valori della libertà e della democrazia”, ha sottolineato il Presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana.

“Una strage che ha segnato una delle ferite più profonde e dolorose inferte alla nostra comunità nazionale: 335 italiani innocenti massacrati solo perché italiani”, ha detto la presidente del Consiglio. Le sue parole non sono piaciute alle opposizioni, Pd e M5s in testa, che subito sono partite all’attacco. “Non perché italiani ma perché partigiani, politici, ebrei, dissidenti – puntualizza Chiara Braga, probabile futura capogruppo dem alla Camera – insieme a tante donne e uomini liberi, uccisi per rappresaglia. La notte più buia della violenza nazifascista”. “La premier, come Fonzie, non riesce a pronunciare la parola antifascisti”, aggiunge Chiara Gribaudo. Per l’ex presidente della Camera ed esponente M5s, “è compito delle istituzioni e della politica tutta non essere omissivi, non indugiare sulle responsabilità e le complicità del fascismo. E non si può certo dire che le vittime delle Fosse Ardeatine furono uccise solo in quanto italiane. I 335 martiri furono uccisi perché antifascisti, oppositori politici o ebrei. La storia non può essere riscritta”. Per Nicola Fratoianni di Sinistra italiana quelle 335 persone furano trucidate “perchè erano italiani ed antifascisti, ebrei, partigiani. Un giorno o l’altro riuscirà a scrivere quella parola? ANTIFASCISTA”. “La presidente Meloni ha perso un’altra occasione per pacificare e pacificarsi -è la riflessione di Daniela Ruffino, deputata di Azione -. Gli rimane il 25 aprile, ma, ancora di più, il 2 giugno, che del 25 aprile fu il frutto più maturo e rigoglioso. Provi qualche volta a sostituire la Nazione con la Repubblica: scoprirà tutta un’altra storia”.

Ma la premier, che si trovava a Bruxelles per il consiglio europeo, mentre infuriava la polemica ha replicato serenamente: “Li ho definiti italiani, ma che vuol dire che gli antifascisti non sono italiani? Mi pare onnicomprensivo storicamente”. All’associazione nazionale dei partigiani non è sfuggito poi che nelle dichiarazioni degli esponenti della maggioranza di centrodestra non si faccia mai cenno alla responsabilità del fascismo: “È doveroso aggiungere che la lista di una parte di coloro che, come ha affermato Giorgia Meloni, sono stati ‘barbaramente trucidati dalle truppe di occupazione naziste’, – ha spiegato Gianfranco Pagliarulo presidente dell’Anpi – è stata compilata con la complicità del questore Pietro Caruso, del ministro dell’Interno della Repubblica di Salò Guido Buffarini Guidi, del criminale di guerra Pietro Koch, tutti fascisti”.

Banche di nuovo nella bufera, Deutsche Bank (-8,5%) nel mirino

Banche di nuovo nella bufera, Deutsche Bank (-8,5%) nel mirino


Banche di nuovo nella bufera, Deutsche Bank (-8,5%) nel mirino – askanews.it



Banche di nuovo nella bufera, Deutsche Bank (-8,5%) nel mirino – askanews.it



















Milano, 24 mar. (askanews) – A nove giorni dal crollo del Credit Suisse e a due settimane dal fallimento della Silicon Valley Bank, le banche tornano nella bufera, nonostante gli interventi di salvataggio dei giorni scorsi e le continue rassicurazioni delle autorità sulla tenuta del sistema finanziario. Nel mirino della speculazione oggi Deutsche Bank, colpita pesantemente dalle vendite fin dall’apertura, fino a scendere sotto quota 8 euro. Il titolo ha poi dimezzato il crollo iniziale ma il bilancio finale resta pesante: -8,5% a 8,54 euro, sui minimi da ottobre 2022. A far scattare il sell-off è stato il brusco aumento dei Cds (credit default swap) della banca, ossia il costo dell’acquisto di un’assicurazione per proteggersi dall’insolvenza sul debito, che hanno toccato i massimi degli ultimi 4 anni. Deutsche Bank ha annunciato questa mattina il rimborso di 1,5 miliardi di dollari di bond subordinati Tier 2 con scadenza 2028, mentre ieri due banche minori tedesche – Deutsche Pfandbriefbank e Aareal Bank – hanno reso noto di rinunciare al rimborso delle loro obbligazioni AT1, tipologia di bond finite nell’occhio del ciclone con il salvataggio del Credit Suisse.

Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha respinto il paragone tra Deutsche Bank e Credit Suisse. “Deutsche Bank ha radicalmente modernizzato il suo modello di business e ha riorganizzato la propria attività, è una banca molto redditizia. Non c’è nulla di cui preoccuparsi”, ha rassicurato al termine del vertice europeo a Bruxelles. La prima banca tedesca ha attraversato anni di scandali e controversie, ma le sue sorti sono migliorate negli ultimi anni dopo un importante programma di ristrutturazione. Dopo 10 trimestri consecutivi di utili, ha chiuso l’esercizio 2022 con un risultato netto di 5,7 miliardi, il più alto dal 2007, e il CET1 ratio al 13,4%. Gli stessi analisti spiegano che non vi è alcuna ragione fondamentale per la reazione eccessiva nei confronti di Deutsche Bank. “E’ vittima di un mercato irrazionale”, hanno commentato gli analisti Citigroup. Il vertice europeo è stata l’occasione per tutti i protagonisti per prendere posizione a difesa del settore bancario europeo. “E’ resistente, con posizioni solide in termini di capitale e liquidità”, hanno dichiarato i leader dei 27 Paesi dell’Ue in una dichiarazione congiunta rilasciata al termine della riunione. Stesse rassicurazioni da parte della presidente della Bce Christine Lagarde. “Il settore dell’area dell’euro è resiliente, perché dispone di solide posizioni patrimoniali e di liquidità – ha detto, secondo quanto riportato da fonti -. E’ forte perché abbiamo applicato tutte le riforme normative concordate a livello internazionale dopo la crisi finanziaria globale”.

Ma le rassicurazioni non sono bastate e le vendite hanno comunque colpito tutto il settore bancario in Europa: a Francoforte Commerzbank ha perso il 5,45%, a Piazza Affari Unicredit il 4,06%, a Parigi SocGen il 6,1%. Alla Borsa di Zurigo Credit Suisse e Ubs hanno ceduto rispettivamente 5,5% e il 3,8% dopo la notizia secondo cui sarebbero sotto esame nell’ambito di un’indagine del Dipartimento di Giustizia Usa per verificare se abbiano aiutato gli oligarchi russi a eludere le sanzioni.

Nuovo venerdì nero per Piazza Affari, pesano le paure per le banche

Nuovo venerdì nero per Piazza Affari, pesano le paure per le banche


Nuovo venerdì nero per Piazza Affari, pesano le paure per le banche – askanews.it



Nuovo venerdì nero per Piazza Affari, pesano le paure per le banche – askanews.it


















Roma, 24 mar. (askanews) – Un altro venerdì nero per la borsa di Milano e per tutte le piazze europee, trascinate al ribasso dal crollo a sorpresa di Deutsche Bank, che ha travolto l’intero comparto bancario Ue. Sia la Bce, con la presidente Christine Lagarde al vertice Ue, sia il premier tedesco Olaf Scholz hanno rassicurato sulla solidità delle banche europee nel primo pomeriggio, rassicurazioni che non sono bastate a provocare una ripresa significativa dei corsi.

A Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha chiuso in ribasso del 2,23% a 25.892,18 punti, il peggiore in Europa, penalizzato dalla forte presenza delle banche sul listino. Catena di ribassi anche sulle altre piazze, con il Dax tedesco che ha perso il l’1,70%. A Francoforte Deutsche Bank ha chiuso in calo dell’8,65% dopo aver perso il 14% in mattinata. A Londra l’Ftse ha perso l’,126%, a Parigi il Cac l’1,87%. A Milano Bpm, Unicredit e Bper hanno chiuso in ribasso di oltre il quattro per cento. La peggiore del listino è però Iveco che ha chiuso in calo del 5,01%. In controtendenza Diasorin, che ha guadagnato il 3,6%.

Resta il mistero sul motivo per il cui i Cds di Deutsche Bank, lo strumento che indica la propensione del mercato a credere nell’insolvenza di un emittente, siano balzati all’improvviso tra ieri sera e stamani. Gli analisti tendono a ritenere il movimento puramente speculativo, ma il nervosismo, dopo il salvataggio fortunoso di Credit Suisse a opera di Ubs domenica scorsa e i vari fallimenti bancari negli Usa, è ormai alle stelle. Ne beneficiano i titoli di Stato, che segnano un deciso calo dei rendimenti, al 4,01% in chiusura per il Btp decennale, che nel corso della seduta è sceso sotto il 4%. Lo spread sul Bund sale invece a 189 punti base.

Banche, Macron: fondamentali Eurozona solidi, vigilanza esigente

Banche, Macron: fondamentali Eurozona solidi, vigilanza esigente


Banche, Macron: fondamentali Eurozona solidi, vigilanza esigente – askanews.it



Banche, Macron: fondamentali Eurozona solidi, vigilanza esigente – askanews.it



















Bruxelles, 24 mar. (askanews) – Le crisi bancarie che, a partire dagli Usa, stanno comiciando a toccare alcune banche europee, come Credit Suisse, e da oggi anche nell’Eurozona, con la tedesca Deutsche Bank, sono il risultato di “attacchi speculativi” sul mercato; ma bisogna distinguere tra i comportamenti speculativi, e i fondamentali del sistema bancario dell’Eurozona, “che restano sani, sotto una supervisione solida”, che costituisce una situazione “non comparabile” con quella esistente negli Usa o in altre zone. Lo ha sottolineato il presidente francese Emmaneul Macron questo pomeriggio durante la sua conferenza stampa al termine dell’Eurosummit di Bruxelles. “Durante l’Eurosummit stamattina – ha riferito Macron – abbiamo fatto il punto con la presidente della Bce”, Christine Lagarde, “sulla situazione del settore bancario all’esterno delle nostre frontiere. I fondamentali delle banche europee – ha sottolineato – sono solidi, e possiamo felicitarci delle esigenze delle nostre regolamentazioni in materia. Abbiamo imparato la lezione delle crisi passate, e questo vuole dire che l’Eurozona è oggi la zona in cui le banche sono le più solide, perché sono seguite nella maniera più scrupolosa, con i controlli dei tassi bancari di solvibilità e di liquidità” che sono stati decisi “a seguito della crisi finanziaria del 2008-2010”. “Questo contesto – ha continuato il presidente francese – deve incitarci da una parte ad accelerare la costruzione dell’Unione bancaria e dell’Unione dei mercati dei capitali, per avere un’Eurozona e un’Unione europea che tutelano il risparmio” e in cui le banche “sono più solide in termini di finanziamento delle loro attività”; d’altra parte, ha aggiunto, abbiamo “una strategia macroeconomica adatta al contesto, e per questo”, come Francia, “sosteniamo le proposte della Commissione europea in materia di governance economica (sulla riforma del Patto di stabilità, ndr) che mi sembrano un punto chiave a questo riguardo”. Rispondendo a una domanda specifica sul rischio di contagio della crisi, vista la caduta in borsa di Deutsche Bank, che ha già avuto un primo impatto su una grande banca francese, la Societé Général, Macron ha osservato: “Credo che ciò che sta succedendo sia abbastanza chiaro: siamo in una situazione molto diversa” rispetto a ciò che succede fuori dall’Ue “perché abbiamo una regolamentazione esigente nell’Eurozona, con una grande trasparenza e i tassi (di liquidità e solvibilità, ndr) che sono seguiti da vicino, con esigenze che sono nettamente superiori a quelle degli Stati Uniti e di altre banche. Uno dei problemi di Credit Suisse, d’altra parte, è stato l’esposizione a certi attivi americani com’è noto”. “Dunque – ha rilevato il presidente francese – non siamo in una situazione comparabile, i fondamentali sono sani. Questo, d’altra parte – ha ricordato -, ha avuto un costo per l’Eurozona in passato, perché siamo stati più esigenti con noi stessi, e ciò ha pesato sul nostro sistema bancario. Dunque, quando c’è una crisi, bisogna saper riconoscere i propri sforzi”. “Quello che succede – ha affermato Macron – è che ci sono degli speculatori che stanno attaccando i Cds (‘Credit Default Swaps’, le polizze assicurative contro i rischi di fallimento bancario, ndr), che li stanno testando; e questo ha avuto stamattina un impatto sui mercati dei capitali. Ma credo – ha concluso il presidente francese – che bisogna saper distinguere tra i comportamenti speculativi, gli attori che cercano di fare soldi a breve termine, e i fondamentali, che restano sani, sotto una supervisione solida che ha mostrato la sua robustezza negli ultimi anni”.

Torna il progetto ArtMedia Cinema e Scuola dal 27 al 30 marzo

Torna il progetto ArtMedia Cinema e Scuola dal 27 al 30 marzo


Torna il progetto ArtMedia Cinema e Scuola dal 27 al 30 marzo – askanews.it



Torna il progetto ArtMedia Cinema e Scuola dal 27 al 30 marzo – askanews.it


















Roma, 24 mar. (askanews) – Dopo il successo delle edizioni 2019 e 2020/21, torna l’appuntamento con il progetto ArtMedia Cinema e Scuola – Immagini personaggi storie. Percorsi di cinema per studenti. Tra il 27, 29 e 30 marzo l’attrice e regista Jasmine Trinca, il regista Roberto Andò e la musicista Burcu Duran saranno i protagonisti di tre importanti incontri dedicati agli studenti delle scuole secondarie di I e II grado di Lazio, Campania e Toscana.

L’iniziativa è ideata e curata dall’Associazione Artistic Soul di Loredana Commonara, nell’ambito di CIPS – Cinema e Immagini per la Scuola – Piano nazionale di educazione all’immagine per le scuole promosso dal Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura e dal Ministero dell’Istruzione e del Merito. Il progetto nasce con l’obiettivo di avvicinare gli studenti all’arte cinematografica e audiovisiva, da un punto di vista pratico e teorico e di incrementare le competenze nell’uso delle tecnologie, sviluppando lo spirito e lo sguardo critico e imparando a decodificare e usare i linguaggi propri del settore. La nuova edizione di questa importante iniziativa è stata inaugurata lo scorso 3 febbraio, con la visione, da parte degli studenti, de L’incredibile storia dell’isola delle rose di Sydney Sibilia e di A man falling, per la regia di Teho Teardo e Orazio Guarino. A seguire, si è svolto l’incontro con l’attore Elio Germano e il musicista Teho Teardo. Il progetto proseguirà fino al mese di maggio all’insegna di un fitto calendario di laboratori di sceneggiatura e di educazione all’immagine nelle scuole, proiezioni e occasioni di confronto con attori, registi, sceneggiatori e compositori, veicolato dai maggiori esponenti della critica e del giornalismo.

Il 27 marzo a Roma alle ore 10:00 al cinema Eden si svolgerà la proiezione di Marcel!, esordio alla regia di Jasmine Trinca, che sarà presente all’incontro e, in questa occasione, riceverà il premio Vento d’Europa – Wind of Europe International Award, sotto l’Alto Patronato del Parlamento Europeo e con il contributo della Regione Lazio. L’appuntamento sarà moderato dal critico Pedro Armocida. Il 29 marzo a Napoli, ore 10:00, al cinema Filangieri è in programma la proiezione de La stranezza, ultimo film del regista, sceneggiatore, scrittore Roberto Andò, che presenzierà e parteciperà all’incontro, moderato da Laura Delli Colli. IL 30 marzo a Siena, ore 11:00, al cinema Alessandro VII gli studenti assisteranno alla proiezione del documentario turco Crossing the bridge- The Sound of Istanbul di Fatih Akin, dedicato al mondo musicale di Istanbul e incontreranno la musicista e artista turca Burcu Duran. Il progetto ArtMedia – Cinema e Scuola vede il coinvolgimento dei licei di Lazio, Campania e Toscana: Istituto Comprensivo Pisacane di Ponza, Istituto Pacifici e ISISS Pacifici e De Magistris di Sezze (Latina), Liceo De Sanctis di Roma; Circolo Didattico Statale Angiulli, Scuola Secondaria di Primo Grado Poerio e Istituto Isabella D’Este Caracciolo di Napoli; ISI di Barga (Lucca), Istituto Comprensivo Mattioli di Siena.

Pnrr,Mattarella sprona citando De Gasperi:”mettiamoci alla stanga”

Pnrr,Mattarella sprona citando De Gasperi:”mettiamoci alla stanga”


Pnrr,Mattarella sprona citando De Gasperi:”mettiamoci alla stanga” – askanews.it



Pnrr,Mattarella sprona citando De Gasperi:”mettiamoci alla stanga” – askanews.it



















Firenze, 24 mar. (askanews) – “Siete un’istituzione nata dal basso, per lo sviluppo, le cui radici sono antiche. Nel ringraziarvi del vostro impegno vi rivolgo l’invito che, in un contesto ben diverso, Alcide De Gasperi rivolse nel Dopoguerra, quando occorreva ricostruire l’Italia dalle macerie e insieme edificare un’autentica democrazia: è il momento per tutti, a partire dalla realizzazione del Pnrr, di mettersi alla stanga. Auguri di buon lavoro”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo alla prima conferenza nazionale delle Camere di Commercio dal titolo “Progettare il domani con coraggio” a Firenze.

Mattarella:inflazione e guerra possono mettere in discussione ripresa

Mattarella:inflazione e guerra possono mettere in discussione ripresa


Mattarella:inflazione e guerra possono mettere in discussione ripresa – askanews.it



Mattarella:inflazione e guerra possono mettere in discussione ripresa – askanews.it



















Firenze, 24 mar. (askanews) – Il fenomeno dell’inflazione, “tra le conseguenze dell’aggressione della Federazione russa all’Ucraina”, può “mettere in discussione la ripresa”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo alla conferenza nazionale delle Camere di Commercio in corso a Firenze.

“L’Italia in questo momento è protagonista di un importante cambiamento, reso possibile da programmi che l’Unione europea ha propiziato col Next generation. Sono obiettivi di crescita solidale e sostenibile. Vi è coerenza -ha continuato Mattarella- nel disegno del futuro tracciato dalle istituzioni europee e l’Italia è giustamente orgogliosa di esserne parte trainante”. Si tratta, secondo il Capo dello Stato. di “una sfida che riguarda tutto il nostro sistema. Dobbiamo sapere avvicinare le nostre aziende alla digitalizzazione e all’internazionalizzazione, avvicinandole a fonti di finanziamento eque e affidabili, valorizzando il nostro risparmio”.

Mattarella: le Camere di Commercio sono protagoniste dello sviluppo del Paese

Mattarella: le Camere di Commercio sono protagoniste dello sviluppo del Paese


Mattarella: le Camere di Commercio sono protagoniste dello sviluppo del Paese – askanews.it



Mattarella: le Camere di Commercio sono protagoniste dello sviluppo del Paese – askanews.it



















Firenze, 24 mar. (askanews) – “Le Camere di Commercio sono consapevoli di essere parte della Repubblica, ricomprese nel perimetro della sua azione, protagoniste e corresponsabili nel perseguimento degli obiettivi di sviluppo del nostro Paese”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo alla conferenza nazionale organizzata da Unioncamere a Firenze.

“Il vostro ruolo, con questa lunga durata ed esperienza, rimane giovane”. E grazie, ha aggiunto Mattarella, “al vostro essere permanente espressione della società che cambia, si rinnova, si trasforma attraverso le categorie economiche e progredisce in dialogo con le istituzioni”. “Volete, per la vostra parte, contribuire a costruire una società più innovativa, più inclusiva, più internazionalizzata”, ha sottolineato Mattarella, citando le parole del presidente di Unioncamere, Andrea Prete.

Fronteggiando e resistendo all’emergenza Covid, “il nostro sistema economico è stato capace di sorprendere e di mostrare capacità di ripresa inattese” ha detto il presidente della Repubblica. “Il Paese vi è riconoscente per il ruolo che avete svolto, così com’è grato all’innumerevole serie di imprenditori, lavoratori, che di questo risultato sono attori”, ha aggiunto Mattarella, rivolgendosi alla platea. “Il nostro sistema è un sistema globale e locale. Sono le costellazioni del nostro sistema delle imprese che richiamano in tutto il mondo attenzione. Accanto ai campioni, è l’esperienza delle piccole e medie imprese ad attirare interesse in America Latina, come in Africa. Si tratta di un modello di rapporto tra economie e territori che viene guardato con attenzione, cercando di riprodurlo”.

In 10 anni si sono perse 130mila imprese giovanili

In 10 anni si sono perse 130mila imprese giovanili


In 10 anni si sono perse 130mila imprese giovanili – askanews.it



In 10 anni si sono perse 130mila imprese giovanili – askanews.it


















Roma, 24 mar. (askanews) – E’ tempo che sulle Camere di commercio si faccia un investimento politico ed istituzionale più deciso, se ne rafforzi il ruolo come organismi autonomi di affiancamento e promozione di chi fa impresa. E’ quanto ha chiesto il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, nel suo intervento alla Conferenza nazionale delle Camere di commercio “Progettare il domani con coraggio”, in corso a Firenze alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. In poco più di 10 anni in Italia, ha osservato, sono scomparse circa 130 mila imprese guidate da under 35 (-20%), soprattutto nel Centro-Sud. Così oggi le aziende giovanili sono appena l’8,7% del nostro tessuto imprenditoriale. “Non c’è futuro senza un ambiente favorevole alle nuove generazioni”, ha detto Prete. “Occorre rendere più facile ai giovani imprenditori trasformare le idee in realtà produttive: garantire la libertà di iniziativa economica è un valore costituzionalmente tutelato. Su questi punti il sistema camerale può e intende fare molto, per aiutare i giovani a mettersi in proprio, orientandoli già durante il percorso scolastico e aiutandoli poi a mettere in pratica i loro progetti”. “Oggi siamo chiamati a progettare il futuro – ha sottolineato il presidente di Unioncamere – e per farlo occorre coinvolgere le energie di tutti. Dovremo fare scelte coraggiose, di cui assumerci le responsabilità”. Per questo sono stati identificati quattro temi prioritari. Il disallineamento tra formazione e mondo del lavoro genera un considerevole mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Il sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal indica che la difficoltà di reperimento nella ricerca di figure professionali è passata dal 26% nel 2019 al 40% nel 2022. Uno spreco, che costa in termini di valore aggiunto delle imprese più di 30 miliardi l’anno. A mancare sono soprattutto i profili Stem, i più richiesti dal mercato. Un dato che penalizza in particolare le donne, meno propense a scegliere questi indirizzi. E’ necessario stimolare e favorire le iniziative imprenditoriali guidate da donne, e le nuove tecnologie abilitanti sono preziose alleate per questa sfida. Esse consentono infatti di connettersi da qualunque luogo all’economia globale, di coniugare meglio i tempi di vita e lavoro, di ampliare la platea di chi lavora. E consentono anche di ridurre i costi e aumentare l’efficienza. Occorre perciò continuare ad affiancare le imprese, in particolare quelle più piccole, a familiarizzare con la digitalizzazione. Le Camere di commercio lo stanno facendo attraverso la rete dei Punti Impresa Digitale, accompagnando oltre 500 mila imprese nel cammino della quarta rivoluzione industriale con migliaia di assessment sulla maturità digitale, con i servizi per la cybersecurity e l’accesso a finanziamenti. Se i Pid nei prossimi tre anni riuscissero ad affiancare altre 250 mila imprese l’impatto sul Pil sarebbe dello 0,9%. Export e turismo – sottolinea Unioncamere – sono traini fondamentali dell’economia italiana. Le piccole imprese hanno però maggiori difficoltà sono sempre meno presenti all’estero. Questo elemento rischia di indebolire il nostro tessuto produttivo oltre che la competitività dell’intera Italia. Le Camere di commercio, insieme alla rete delle Camere italiane all’estero – promotrici dell’italicità nel mondo – possono fare la differenza, perché sono in grado di accompagnare le piccole imprese nei percorsi dell’internazionalizzazione. Bisogna, perciò, rimuovere un provvedimento di qualche anno fa che ha ridotto la possibilità delle Camere di operare su questo fronte, in modo da portare sui mercati internazionali circa 45 mila imprese che sono potenziali esportatrici, con una crescita stimata di circa 40 miliardi di export. Apertura internazionale vuol dire anche turismo. Il sistema camerale vuol contribuire a promuovere anche un turismo sostenibile, attivando i flussi di ritorno degli italiani di seconda e terza generazione. Le Camere di commercio si impegneranno a diffondere le comunità energetiche rinnovabili e, con una rete di Energy Manager, ad orientare le Pmi all’uso più efficiente delle risorse, con l’obiettivo di raggiungere nei prossimi anni 200 mila imprese. Questo avrebbe un impatto sul Pil dello 0,3%. Troppo spesso, ancora, però la sostenibilità è vissuta come un costo dalle imprese, disorientate da una normativa farraginosa. Sul tema della semplificazione l’Unioncamere ha presentato nelle scorse settimane alcune proposte, raccogliendo i suggerimenti di tutte le Associazioni d’impresa, raccolti in un tavolo che opera permanentemente: per evitare sovrapposizioni in tema di controlli, per valorizzare le certificazioni volontarie, puntare sul Fascicolo elettronico d’impresa, gestito dalle Camere di commercio, per evitare la duplicazione degli adempimenti. Se si riuscisse a ridurre di un terzo il tempo che le PMI impiegano per gli adempimenti burocratici, l’impatto sul Pil in un triennio sarebbe dello 0,4%. “Le Camere di commercio sono esse stesse corpi intermedi nel pluralismo della democrazia che assicurano la partecipazione civile ed economica. Sono istituzioni di collegamento tra Stato e mercato, tra locale e globale nel segno della sussidiarietà richiamata nella nostra Costituzione”, ha ricordato il presidente Prete sottolineando che “i prossimi anni saranno cruciali per tutti noi. Le rilevanti risorse messe a disposizione dal Pnrr, dai programmi e dai fondi europei e dal mercato rendono l’obiettivo di uscire dalla bassa crescita degli scorsi decenni alla nostra portata. Occorre perciò coinvolgere le micro, le piccole e medie imprese del Paese nella misura più ampia possibile; facilitare l’afflusso delle risorse finanziarie verso validi progetti di investimento; irrobustire il livello delle competenze manageriali necessarie in un contesto così complesso; sostenere le aggregazioni, il rafforzamento e la crescita delle piccole e medie realtà imprenditoriali in un equilibrio più avanzato tra sostenibilità e competitività. È un autentico progetto Paese per il quale le Camere di commercio si candidano a svolgere un ruolo chiave e fare da pivot, grazie alla prossimità territoriale, alle esperienze maturate, al patrimonio di dati e di conoscenze di cui dispongono”.