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Sinodo, Lettera a Popolo Dio ricorda dramma guerre nel mondo

Sinodo, Lettera a Popolo Dio ricorda dramma guerre nel mondoCittà del Vaticano, 25 ott. (askanews) – “La nostra assemblea si è svolta nel contesto di un mondo in crisi, le cui ferite e scandalose disuguaglianze hanno risuonato dolorosamente nei nostri cuori e hanno dato ai nostri lavori una peculiare gravità, tanto più che alcuni di noi venivano da paesi dove la guerra infuria”. Il tema dei conflitti, della povertà in troppe parti del mondo e dei difficili problemi legati all’immigrazione, sono stati tra i punti-chiave dei lavori del Sinodo dei vescovi ormai giunto alla sua settimana finale dopo quasi un mese di lavori. Lo ricorda la Lettera al popolo di Dio votata dall’assembea sinodale e resa nota questo pomeriggio.

Nel documento, i partecipanti all’assise sinodale ricordano, tra l’altro: “abbiamo pregato per le vittime della violenza omicida, senza dimenticare tutti coloro che la miseria e la corruzione hanno gettato sulle strade pericolose della migrazione. Abbiamo assicurato – si legge nel documento – la nostra solidarietà e il nostro impegno a fianco delle donne e degli uomini che in ogni luogo del mondo si adoperano come artigiani di giustizia e di pace”.

Guterres (Onu): Scioccato dal travisamento mie dichiarazioni

Guterres (Onu): Scioccato dal travisamento mie dichiarazioniNew York, 25 ott. (askanews) – Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, in una brevissima conferenza stampa, tenuta stamani nel quartier generale dell’ONU a New York ha risposto alle osservazioni sul suo discorso di ieri al Consiglio di sicurezza, quando aveva dichiarato che l’attacco di Hamas del 7 ottobre contro Israele “non è nato dal nulla”, ma da “anni di soffocante occupazione”.

“Sono scioccato dal travisamento di alcune delle mie dichiarazioni di ieri al Consiglio di Sicurezza, come se stessi giustificando gli atti di terrorismo da parte di Hamas”, ha detto Guterres. “Questo è falso; era il contrario”, ha ribadito con forza il segretario generale. Guterres ha citato testualmente il suo discorso dove ha “condannato inequivocabilmente gli orribili atti di terrorismo senza precedenti compiuti da Hamas in Israele il 7 ottobre. Niente può giustificare l’uccisione deliberata, il rapimento e il rapimento di civili, o il lancio di razzi contro obiettivi civili”. Il segretario generale ha poi citato ancora il suo discorso dicendo che “le rimostranze del popolo palestinese non possono giustificare gli spaventosi attacchi di Hamas”.

“Credo che fosse necessario mettere le cose in chiaro, soprattutto per rispetto verso le vittime e le loro famiglie”, ha detto Guterres ai giornalisti, chiudendo il breve intervento.

Cammariere riflette sul tempo che passa nel video “Valzer di chimere”

Cammariere riflette sul tempo che passa nel video “Valzer di chimere”Roma, 25 ott. (askanews) – È online il videoclip di “Valzer di chimere”, brano contenuto nell’ultimo disco di Sergio Cammariere “Una sola giornata”, che vede il pianoforte del “cantautore piccolino” accompagnato dal violoncello di Giovanna Famulari.

Il video, prodotto dal fotografo Paolo Soriani con la regia di Lorenzo Nardelli e Paul Alex M. Samaniego, è una riflessione evocativa e poetica sul tempo e sull’amore. Il suono del violoncello diventa linea guida dei pensieri e delle immagini di una vita che scorrono, mentre l’artista si muove nello spazio di una solitudine sospesa e venata di una dolce malinconia. La nostalgia delle “rose sbocciate e poi sparse nel vento”, associate alle riprese di repertorio di Sergio, rimanda a un senso di bellezza effimera e di cambiamento costante. Il vagare di Cammariere sembra non avere meta, ma sul finire la malinconia si tramuta in sorriso, specchio di un futuro immaginato e possibile che si realizza nella musica, preghiera laica e opera aperta. Intanto prosegue il viaggio live di Cammariere con tanti nuovi appuntamenti da nord a sud, tra concerti in quartetto in cui l’artista è accompagnato da Amedeo Ariano alla batteria, Luca Bulgarelli al contrabbasso e Daniele Tittarelli al sax, e spettacoli in piano solo, e ancora, serate speciali in duo, affiancato da Giovanna Famulari al violoncello.

Il 27 ottobre al Teatro del Verme di Milano (per JazzMI) in perogramma Sergio Cammariere 4ET, il 7 novembre a Faenza (RA) al Teatro Masini in piano Solo special guest Giovanna Famulari, il 5 dicembre ad Avezzano (AQ) al Teatro dei Marsie il 20 dicembre a Sorrento (NA) per il Sorrento Jazz nuovamente con il suo storico quartetto.

Peeping Tom a Torinodanza, metateatro totale su arte e realtà

Peeping Tom a Torinodanza, metateatro totale su arte e realtàTorino, 25 ott. (askanews) – Il festival Torinodanza 2023 chiude con uno spettacolo di enorme intensità e forza, comico e tragico come solo le cose che cercano di raccontare la “realtà” sanno essere. Chiude, in fondo, senza la danza, ma con una sorta di metariflessione sull’arte in generale, sulla creazione e la messa in scena, sulla relazione con il pubblico, ma anche con lo stesso regista-creatore che dovrebbe dominare lo spazio di possibilità dell’opera. Tante cose, forse troppe, ma tenute insieme da una ostinata volontà di pensare e agire il fatto di essere sul palco. “S 62° 58′, W 60° 39′” è il titolo del lavoro della compagnia belga Peeping Tom, portato alle Fonderie Limone di Moncalieri, che ha messo gli spettatori di fronte alle domande di fondo sulla natura dell’arte, sul suo senso, se volete, e sul fatto che l’attore è personaggio e persona, e queste due funzioni sono inscindibili, e sono parte della scrittura stessa di un dramma teatrale. Cercare la verità, o anche solo provare a dare una forma alla realtà, le imprese che il regista Frank Chartier, fondatore insieme a Gabriela Carrizo della compagnia, chiede di compiere ai propri attori, si dimostrano per quello che sono effettivamente: impossibili, grottesche, destinate a una sconfitta continua che genera dolore e frustrazione, solitudine e straniamento. Ma, e qui a nostro avviso c’è il punto decisivo, la sconfitta genera anche l’opera, “the piece” come dicono in inglese i performer, che vive proprio dell’impossibilità di essere la “verità” o la “realtà”, ma arriva al cuore di quella cosa che chiamiamo “teatro”, oppure “letteratura”, o più semplicemente, “arti”. Per questo i protagonisti dello spettacolo – che è totalizzante e totalizzato – invocano spesso Cechov, Shakespeare, Beckett e anche Kafka: perché le loro opere, in forme diverse, hanno raggiunto la perfezione artistica che le ha rese “vere”, più reali della vita stessa. Un’ambizione che, si sente, appartiene anche a “S 62° 58′, W 60° 39′” e che trova più di un momento di epifania, accanto ad altri in cui arriva invece la maniera o una forma di forzatura, come se il tentativo – straordinario – di “dire tutto”, in qualche passaggio, come la tesissima lunga scena finale, scivolasse nel “dire troppo”. Forse in quei punti sarebbe servita più danza e meno parole, come sembrava – lo diciamo anche con il senno di poi – che lo stesso pubblico si sarebbe aspettato. Ma qui siamo sul terreno instabile delle supposizioni, ed è sempre meglio non esagerare.

Torniamo sulla scena: una barca incagliata nel ghiaccio, un biancore che ricorda la disperazione (e fa pensare alle pagine polari di Daniele Del Giudice) e un gruppo di personaggi chiamato dal regista, Franck, a confrontarsi con questa situazione drammatica e ostile, figlia di una serie di rimandi ai disastri politici, economici e ambientali, oltre che sociali, del nostro presente. Una barca, i ghiacci, delle vite di attori che si confondono tra il ruolo e la storia di chi quel ruolo è chiamato a interpretarlo. A uno a uno, i personaggi e gli attori (ma sono attori che fanno il personaggio di loro stessi? È inevitabile e gli specchi a questo punto diventano infiniti), vanno in pezzi, crollano. Apparentemente di fronte alle richieste del demiurgo-regista, ma molto più probabilmente per la semplice impossibilità di essere, di fare tutto ciò che la società (la vita!) – non il regista – chiede a loro, e a noi, ogni giorno. Qui si sente l’eco di Beckett, ma anche di Cechov: il deserto sentimentale che li unisce anche nella grandi differenze. Andare in pezzi è l’unica possibilità, l’unica opzione sensata, per andare avanti per avvicinarsi alle domande di fondo, che sono sull’arte, sul teatro, ma sono anche, più semplicemente, sull’umanità. Il padre assente e i suoi rimorsi insostenibili, che poi diventano rabbia; il bambino Franck che sembra essere lo stesso regista da piccolo, quando aveva un corpo e dei sogni; le donne che denunciano il sessismo e il maschilismo; i personaggi che – e si cita Pirandello non a caso – vanno in cerca di loro stessi e non si trovano. Peeping Tom, in modo rocambolesco, a volte incredibilmente comico, a volte devastante, mette in scena noi. Ed è una messa in scena che si prende tutto, anche la “quarta parete” al di là del confine del palco. Perché è lì, da qualche parte, che sta la voce creatrice del regista. E parlare di una sorta di divinità è tanto banale quanto inevitabile. Ma lo si fa spesso ridendo, e allora sovviene anche Ionesco, quasi che ci accorgessimo, solo adesso!, di avere sempre vissuto dentro una versione de “La cantatrice calva”. Ma anche qui, forse, si sta esagerando con l’interpretazione del cosiddetto critico, meglio rallentare. Anzi forse meglio proprio fermarsi. Ma tra un momento. Eravamo partiti dall’assenza della danza, evidente e innegabile. Anche se alcuni momenti, come le scene di burrasca in barca e soprattutto alcuni movimenti dell’attore Chey Jurado, avevano un tasso di difficoltà tecnica significativo, è vero che non c’è danza in senso più completo. Questo è un elemento che ciascuno giudicherà in base alla propria sensibilità e ai propri desideri. Ma lo spettacolo c’era, e forse è questo il punto davvero fondamentale. Chiudiamo con la lunga scena finale, il monologo tra le due personalità scisse di un attore che non vuole andarsene, non vuole abbandonare la scena, perché è l’unico posto dove si sente di esistere. E questa paura scatena il suo demone, osceno, nudo, minaccioso e disturbante. A questo punto la tensione sale, il pubblico si irrigidisce, anche perché è un altro tour-de-force emotivo che arriva dopo un intero spettacolo di tour-de-force emotivo. È troppo lunga la scena, il demone prende la mano a tutto il pezzo e sembra portarlo via con sé, allontanandolo a tratti da noi. C’era bisogno di una catarsi così didascalica e violenta? La sensazione è che tutto quello che lo spettacolo poteva dire lo avesse già detto comunque, ma, in ogni caso, questa appendice così complessa non ha fatto dimenticare né indebolire tutto ciò che avevamo visto prima. Che è stato Shakespeare, è stato Cechov, è stato Beckett ed è stato Kafka. L’ultimo monologo probabilmente non lo era. Ma la vita, sotto forma di teatro, deve andare avanti.

“S 62° 58′, W 60° 39′” dopo Torino si sposterà il 28 e il 29 ottobre 2023 al Teatro Municipale Valli per Festival Aperto / Fondazione I Teatri – Reggio Emilia. A gennaio poi sarà la volta di Roma. (Leonardo Merlini)

Mes, Donohoe a Michel: eurosummit parli di ratifica dell’Italia

Mes, Donohoe a Michel: eurosummit parli di ratifica dell’ItaliaBruxelles, 25 ott. (askanews) – Il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, ha scritto una lettera al presidente del Consiglio europeo, Charels Michel, in vista della riunione del vertice dei leader dei paesi dell’Eurozona (Eurosummit) che si terrà venerdì a Bruxelles, alla fine del vertice Ue, in cui sollecita, tra l’altro, una discussione sul completamento da parte dell’Italia del processo di ratifica del nuovo trattato del Mes, il Fondo salva-Stati. “Non dovremmo perdere di vista – scrive Donohoe a Michel -l’importanza di finalizzare la riforma del Mes e i benefici che ciò apporterebbe alla nostra architettura istituzionale. Negli ultimi mesi abbiamo ricevuto aggiornamenti regolari sull’iter parlamentare in corso per la ratifica del Trattato del Mes in Italia, e attendiamo con impazienza la sua conclusione il più presto possibile possibile”.

“La ratifica del Trattato del Mes – continua Donohoe – istituirà un sostegno pubblico comune al Fondo di risoluzione unico” per le crisi bancarie, “che è un nostro accordo di lunga data ed è nel nostro interesse, per tutti, sia per l’insieme dell’Eurozona che per i singoli Stati membri, compresa l’Italia. La ratifica di questo trattato rappresenta un ulteriore passo avanti verso un’Unione bancaria più resiliente e un’Unione economica e monetaria più completa e più approfondita”. “Dopo la ratifica del Trattato – conclude il presidente dell’Eurogruppo -, potremo anche riflettere collettivamente sul ruolo e sugli strumenti futuri del Mes”, come chiede soprattutto l’Italia, molto critica sul modo in cui è stato usato il Fondo salva-Stati per attuare le controverse politiche d’austerità, durante la crisi dell’Eurozona. Loc

Editoria, Agcom: per quotidiani -8,6% in un anno, -32,4% dal 2019

Editoria, Agcom: per quotidiani -8,6% in un anno, -32,4% dal 2019Milano, 25 ott. (askanews) – In un anno i quotidiani italiani hanno perso l’8,6% delle copie, ma rispetto al pre-pandemia sono svanite il 32,4% delle vendite. Lo rileva l’Agcom nell’osservatorio sulle comunicazioni relativo al primo semestre dell’anno. “Nell’editoria quotidiana, si conferma l’andamento negativo già da tempo rappresentato. Nella prima metà del 2023, in media, giornalmente, sono state vendute 1,43 milioni di copie, in flessione del 8,6% rispetto al primo semestre del 2022 e del 32,4% rispetto al corrispondente periodo del 2019”.

Le copie vendute in formato cartaceo (1,23 milioni nel primo semestre dell’anno) si sono ridotte del 9,7% rispetto al primo semestre del 2022 (1,36 milioni) e del 36,8% rispetto al corrispondente valore del 2019 (1,94 milioni). I quotidiani venduti in formato digitale non hanno registrato variazioni di particolare rilievo (nel primo semestre 2023 oscillano intorno ad una media di 210 mila copie giornaliere) e risultano in crescita (+13,9%) rispetto al corrispondente valore (180 mila unità giornaliere) del 2019. La vendita di copie digitali è maggiormente concentrata rispetto a quella cartacea: le prime cinque testate del segmento digitale (Corriere della Sera, La Repubblica, Il Sole 24Ore, Il Fatto quotidiano e La Stampa) rappresentano il 59,9% delle copie complessivamente vendute nel semestre, mentre il corrispondente valore per la versione cartacea scende al 33,8%.

Con riferimento all’andamento delle vendite complessive (in formato cartaceo e digitale) delle principali testate, nei primi sei mesi dell’anno il Corriere della Sera risulta in vetta con il 12,3%, in crescita di 0,5 punti percentuali su base annua e di 1,7 rispetto ai corrispondenti valori del 2019. Seguono La Repubblica (7,3%), La Gazzetta dello Sport (5,7%) e La Stampa (5,2%).

”I miei santi”, esce libro sui santi preferiti da Papa Benedetto XVI

”I miei santi”, esce libro sui santi preferiti da Papa Benedetto XVIRoma, 25 ott. (askanews) – TS Edizioni pubblica, anche in formato e-book, I miei santi. In compagnia dei giganti della fede di papa Benedetto XVI (Joseph Ratzinger), a cura di Paola Carelli.

Nell’introduzione leggiamo: “Che cosa vuol dire essere santi? Chi è chiamato ad essere santo? Spesso si è portati ancora a pensare che la santità sia una meta riservata pochi eletti… La santità, la pienezza della vita cristiana non consiste nel compiere imprese straordinarie, ma nell’unirsi a Cristo, nel vivere i suoi misteri, nel fare nostri i suoi atteggiamenti, i suoi pensieri, i suoi comportamenti. La misura della santità è data dalla statura che Cristo raggiunge in noi, da quanto, con la forza dello Spirito Santo, modelliamo tutta la nostra vita sulla sua”. Con queste semplici constatazioni, espresse in un’udienza generale il 13 aprile 2011, Benedetto XVI ha per sempre demolito il mito di una santità martire, eroica e irraggiungibile, riportandola alla semplice quotidianità delle Beatitudini evangeliche.

Riprende l’introduzione: “Ma rimane la questione: come possiamo percorrere la strada della santità, rispondere a questa chiamata? Posso farlo con le mie forze? La risposta è chiara: una vita santa non è frutto principalmente del nostro sforzo, delle nostre azioni, perché è Dio, il tre volte Santo (cfr Isaia 6,3), che ci rende santi, è l’azione dello Spirito Santo che ci anima dal di dentro, è la vita stessa di Cristo Risorto che ci è comunicata e che ci trasforma”. Appassionato delle vite dei santi, Joseph Ratzinger dedicò molta della sua predicazione a raccontare le vicende umane e spirituali di uomini e donne che misero al centro l’abbandono all’amore di Dio e alla sua Provvidenza. Dai compagni di Gesù a santi dell’epoca moderna, passando per sant’Agostino, così centrale nel pensiero del papa teologo, nel volume sono raccolti i ritratti più indimenticabili di apostoli, martiri, padri della Chiesa, eremiti, fondatori di ordini religiosi, pellegrini… Santi di ieri e di oggi, raccontati dal papa che fece della santità il cardine del suo magistero. “Che cosa è essenziale? – si domanda Joseph Ratzinger -. Essenziale è non lasciare mai una domenica senza un incontro con il Cristo Risorto nell’Eucaristia; questo non è un peso aggiunto, ma è luce per tutta la settimana. Non cominciare e non finire mai un giorno senza almeno un breve contatto con Dio. E, nella strada della nostra vita, seguire gli “indicatori stradali” che Dio ci ha comunicato nel Decalogo letto con Cristo, che è semplicemente l’esplicitazione di che cosa sia carità in determinate situazioni. Mi sembra che questa sia la vera semplicità e grandezza della vita di santità: l’incontro col Risorto la domenica; il contatto con Dio all’inizio e alla fine del giorno; seguire, nelle decisioni, gli “indicatori stradali” che Dio ci ha comunicato, che sono solo forme di carità. Perciò il vero discepolo di Cristo si caratterizza per la carità verso Dio e verso il prossimo (Lumen gentium, 42). Questa è la vera semplicità, grandezza e profondità della vita cristiana, dell’essere santi”.

Un viaggio nella storia della cristianità attraverso le grandi figure che hanno segnato in profondità la vita della Chiesa e dei credenti.

Tennis, Rolex Paris Masters: svelate le wild card del torneo

Tennis, Rolex Paris Masters: svelate le wild card del torneoRoma, 25 ott. (askanews) – Sono Benjamin Bonzi, Richard Gasquet, Alexandre Muller, Luca Van Assche le wild card concesse per il Rolex Paris Masters, il Masters 1000 del circuito Atp che si terrà a Parigi dal 30 ottobre al 5 novembre. Ad annunciarli, dopo la proposta del Direttore Nazionale di Tennis, Nicolas Escudé, il presidente della Federazione Nazionale francese Gilles Moretton e il Direttore del Torneo, Cédric Pioline.

Per le qualificazioni (28 e 29 ottobre) entrano Térence Atmane, Arthur Cazaux, Hugo Gaston, e Giovanni Mpetshi Perricard. Dopo i ritiri di Borna Coric (CRO) e Denis Shapovalov (CAN), il francese Arthur Fils è entrato direttamente nel main draw del Rolex Paris Masters.

Foto di Brigitte Grassotti

Tour de France al via dall’Italia il 29 giugno

Tour de France al via dall’Italia il 29 giugnoRoma, 25 ott. (askanews) – Grande Partenza dall’Italia – Firenze, a 100 anni dalla vittoria di Ottavio Bottecchia e conclusione a Nizza; mai, infatti, la Gran Boucle si era conclusa al di fuori dell’area di Parigi. Ciò a causa della vicinanza con i Giochi Olimpici di Parigi (26 luglio-11 agosto). Sono le due novità principali del Tour 2024, il numero 111, che comincerà il 29 giugno e si concluderà il 21 luglio. Totale, in attesa di omologazione, 3.492 km. Svelato anche il percorso del Tour de France femminile, che cambia data: dal 12 al 18 agosto, dopo l’Olimpiade. Si parte in Italia: prima tappa, 206 km da Firenze a Rimini per attaccanti; la seconda, 200 km da Cesenatico a Bologna (anch’essa mossa); la terza, 229 km (la più lunga in assoluto), per velocisti da Piacenza a Torino. E poi la partenza da Pinerolo il quarto giorno. Si sale immediatamente: Sestriere, Monginevro e Galibier. La settima tappa è una crono individuale: 25 km da Nuits Saint Georges a Gevrey-Chambertin. Nella nona, 199 km con partenza e arrivo a Troyes, ecco lo sterrato: 32,2 km divisi in 14 tratti. Nella seconda settimana Massiccio Centrale con traguardo a Le Lioran, poi ecco i Pirenei: traguardo tradizionale a Pau prima degli arrivi in quota a Saint Lary Soulan (Pla d’Adet) e Plateau de Beille. Massiccio Centrale con traguardo a Le Lioran nella terza settimana , poi ecco i Pirenei: traguardo tradizionale a Pau prima degli arrivi in quota a Saint Lary Soulan (Pla d’Adet) e Plateau de Beille.

Italian Tv Awards, da Cucinotta a Carolyn Smith: tutti i premiati

Italian Tv Awards, da Cucinotta a Carolyn Smith: tutti i premiatiRoma, 25 ott. (askanews) – La settima arte abbraccia il mondo della tv. Alla Festa del Cinema di Roma, presso lo spazio Regione Lazio – Lazio Terra di Cinema, è andata in scena la quinta edizione degli Italian Tv Awards. La kermesse, ideata da Luigi Miliucci, Tommaso Martinelli, Sacha Lunatici e Maria Rita Marigliani, ancora una volta ha conferito importanti riconoscimenti ai volti televisivi più amati dal pubblico.

Tra i premiati dell’edizione 2023: l’attrice Maria Grazia Cucinotta, conduttrice de “L’Ingrediente Perfetto” su La 7, prodotta dalla Me Production di Elio Bonsignore, con lei sul palco per l’occasione; Gabriele Corsi, padrone di casa di “Don’t forget the lyrics” e de “Il contadino cerca moglie” su Nove; Carolyn Smith e Luca Alcini, rispettivamente presidentessa di giuria e regista del programma del sabato sera di Rai1 “Ballando con le stelle”. Ampio risalto è stato dato alle fiction e alle serie tv con tre premiati d’eccezione: Cristiana Farina, caposceneggiatrice del fenomeno mediatico del momento “Mare fuori”, e Pietro Genuardi e Danilo D’Agostino, protagonisti de “Il Paradiso delle signore”, in onda ogni pomeriggio su Rai1. Per la categoria TV del mattino il premio è stato attribuito a Giacomo Avanzi e Grazia Serra, padroni di casa di “Di Buon Mattino” su TV2000 e a Marzia Roncacci, conduttrice di “Tg2 Italia Europa” su Rai2. Sempre per Rai2 (e Rai Radio 2) la kermesse ha premiato Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, mattatori de “I Lunatici”. Riconoscimento speciale anche ad Anna Pettinelli, voce storica di RDS e insegnante di “Amici di Maria De Filippi” su Canale 5. L’evento, condotto da Claudio Guerrini, ha visto altresì la presenza di illustri premiatori legati al mondo del giornalismo, dello spettacolo e dell’imprenditoria. Tra questi: Gianluca Mech e Giacomo Vitali, che hanno omaggiato con uno speciale riconoscimento targato Tisanoreica due giovani attori Reyson Grumelli e Marianna Parri. E ancora: gli chef Alessandro Servidio e Alberto De Maldè, le giornaliste Roberta Marchetti, Claudia Fascia, Cinzia Marongiu e Irene Mandelli, lo speaker radiofonico Dino Della Porta, l’attore Marco Iannitello, l’avvocatessa e scrittrice Federica Candelise.

I premi dell’edizione 2023 degli Italian Tv Awards, realizzati dal Maestro orafo Michele Affidato, vanno ad arricchire la lunga lista di professionisti del piccolo schermo insigniti di tale riconoscimento. Nelle passate edizioni, infatti, hanno calcato il palco della manifestazione, ricevendo l’ambito riconoscimento, tra gli altri: Elena Sofia Ricci, Simona Ventura, Marco Liorni, Adriana Volpe, Monica Giandotti, Pino Strabioli, Simona Branchetti, Jasmine Rotolo e Marco Columbro.