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Euro digitale, Panetta: lavoro tecnico e legislativo in parallelo

Euro digitale, Panetta: lavoro tecnico e legislativo in paralleloRoma, 18 ott. (askanews) – Quello sull’euro digitale “è un progetto comune europeo e, per arrivare con successo ad un prodotto finito, il lavoro tecnico e il lavoro legislativo dovranno procedere in parallelo”. Lo afferma Fabio Panetta, componente del Comitato esecutivo della Bce, e futuro governatore della Banca d’Italia, in una lettera inviata alla presidente della commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo, Irene Tinagli, in occasione della decisione del Consiglio direttivo della Bce di lanciare una nuova fase, di “preparazione” dell’euro digitale.

Panetta ribadisce che questa non è la decisione formale di adozione dell’euro digitale, che “sarà presa in considerazione più avanti, quando voi co-legislatori avrete adottato le norme. I continui progressi della Bce sui preparativi tecnici per un euro digitale, che richiedono tempo, consentiranno di informare meglio il processo legislativo – sostiene il banchiere centrale -. Terremo ovviamente conto di qualunque aggiustamento sul design che si possa rendersi necessario a seguito delle deliberazioni legislative”. E dato “le ampie implicazioni sociali che avrebbe un euro digitale, dobbiamo sempre cercare ampio supporto da parte dei cittadini europei”, prosegue Panetta. Per questo “la Bce continuerà a sostenere un dibattito democratico sull’euro digitale”.

Questa nuova fase di preparazione del lancio della valuta digitale della banca centrale prevede analisi approfondite e “ampie sperimentazioni su caratteristiche, utilizzabilità, sicurezza e privacy”. Questo implica, come “primo passo ulteriori analisi e sperimentazioni sulle funzionalità e sul design dell’euro digitale – dice ancora Panetta nella missiva formale – secondo, assieme ai partecipanti di mercato, serve lavorare a uno schema di regole per l’euro digitale e, terzo, iniziare un processo di selezione di service provider che potenzialmente possano sviluppare e successivamente operare le soluzioni tecniche”.

Meloni ripristina i controlli di confine con la Slovenia per “rischio terrorismo”

Meloni ripristina i controlli di confine con la Slovenia per “rischio terrorismo”Roma, 18 ott. (askanews) – La decisione l’ha presa in prima persona la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e oggi è stata comunicata ufficialmente: dopo gli ultimi atti di terrorismo in Francia e Belgio l’Italia chiude la “rotta balcanica”, ripristinando i controlli al confine con la Slovenia. La premier, parlando la settimana scorsa a Maputo in Mozambico, aveva in qualche modo anticipato la sua determinazione. Pur non essendoci un “livello particolare di allerta in Italia”, aveva detto venerdì, è necessario fare “alcune valutazioni sul controllo di chi arriva da fuori, in particolare dalla rotta balcanica”.

Dunque Meloni, viene spiegato, appena rientrata dalla missione in Africa, ha chiamato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, chiedendogli di procedere. Oggi il titolare del Viminale – con procedura d’urgenza – ha comunicato la decisione al suo omologo sloveno Bostjan Poklukar e informato la vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas, il commissario europeo agli Affari interni Ylva Johansson, la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, il segretario generale del Consiglio dell’Unione europea Thérèse Blanchet e i ministri dell’Interno degli Stati membri Ue e dei Paesi associati Schengen. Secondo l’Italia, riferisce Palazzo Chigi, “l’intensificarsi dei focolai di crisi ai confini dell’Europa, in particolare dopo l’attacco condotto nei confronti di Israele, ha aumentato il livello di minaccia di azioni violente anche all’interno dell’Unione” e per l’Italia il quadro è “ulteriormente aggravato dalla costante pressione migratoria” via mare (140 mila arrivi quest’anno) e via terra. In particolare, dalla rotta est, nel solo Friuli Venezia Giulia dall’inizio dell’anno sono state individuate 16 mila persone entrate irregolarmente sul territorio nazionale. Il Comitato di analisi strategica anti-terrorismo istituito del Viminale ha confermato la necessità di un “ulteriore rafforzamento delle misure di prevenzione e controllo”, considerato che “le misure di polizia alla frontiera italo-slovena non risultano adeguate a garantire la sicurezza richiesta”.

La misura verrà attuata dal 21 ottobre per un periodo di 10 giorni, che saranno però prorogabili (fino a un massimo di sei mesi) sulla base delle valutazioni che saranno fatte. I controlli, garantisce Palazzo Chigi, saranno attuati in modo da “garantire la proporzionalità della misura, adattate alla minaccia e calibrate per causare il minor impatto possibile sulla circolazione transfrontaliera e sul traffico merci”. Proprio ieri sera, intervenendo al Consiglio europeo da remoto, Meloni aveva sollecitato Bruxelles e i partner europei a superare le “titubanze” nella lotta all’immigrazione clandestina che può portare “gravi rischi” alla sicurezza. Lo dimostra, secondo la presidente del Consiglio, il fatto che l’attentatore di Bruxelles era arrivato nel 2011 a Lampedusa, così come era successo anche in passato (il riferimento è all’attentato di Nizza del 2020).

Intanto la premier continua i contatti per cercare di favorire una soluzione pacifica della crisi in Medio Oriente. Questa mattina, esprimendo il cordoglio per la strage dell’ospedale di Gaza, ha rinnovato “il nostro impegno per proteggere la popolazione civile, risolvere i problemi umanitari più urgenti e assicurare una veloce soluzione di questa crisi”. Vista anche la situazione, Meloni ha cancellato la visita di domani a Trento e Bolzano, mentre resta in stand by l’ipotesi di una missione in Israele. E’ poi stata invitata a partecipare al summit sulla crisi in Medio Oriente organizzato sabato prossimo in Egitto, ma su questo una valutazione è ancora in corso.

Festa di Roma, Paola Cortellesi: nel mio film le donne mai celebrate

Festa di Roma, Paola Cortellesi: nel mio film le donne mai celebrateRoma, 18 ott. (askanews) – È un omaggio al coraggio delle donne “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi, che ha aperto la diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma. Il film, che sarà nei cinema dal 26 ottobre, tocca toni drammatici e ironici, e ha come protagonisti la stessa attrice, Valerio Mastandrea, Romana Maggiora Vergano, Emanuela Fanelli, Giorgio Colangeli.

La protagonista è una donna che nella seconda metà degli anni ’40 vive in un quartiere popolare di Roma con il marito, maschilista e manesco, e tre figli. Lei accetta, come molte altre, la violenza del coniuge, sperando in un matrimonio migliore per la figlia. L’arrivo di una lettera misteriosa però, le darà il coraggio per rovesciare il destino e immaginare un futuro migliore, non solo per lei. “C’era la voglia di raccontare le donne che nessuno ha celebrato, le donne come le nonne e le bisnonne che mi hanno raccontato storie incredibili. – ha affermato Paola Cortellesi nel corso della conferenza stampa del film – Queste donne hanno costruito il tessuto sociale di questo Paese, crescendo figli, avendo mariti che andavano e venivano dal fronte. Però sono sempre state considerate una nullità. C’era una totale inconsapevolezza, non c’erano istanze, non ci si rendeva nemmeno conto di quali fossero le discriminazioni, le violenze che subivano”. Nel film si tocca un argomento, quello della violenza sulle donne, che purtroppo è ancora di grande attualità. “E’ chiaro che abbiamo voluto parlare di quanto queste cose, che appaiono così lontane, abbiano invece delle fortissime radici nella vita di molte donne oggi” ha aggiunto la regista. A questo proposito Valerio Mastandrea, che interpreta il marito violento della protagonista, ha affermato: “Le donne oggi hanno molta più consapevolezza, molto più coraggio nel ribellarsi a queste dinamiche. Nell’uomo invece non vedo differenza, tra ieri e oggi. Credo che nel film venga fuori l’uomo per quello che, nella maggior parte dei casi, è. E credo sia compito del cinema cominciare a raccontare anche un uomo più debole, e non per questo perdente, in modo che chi ci si riconosce non abbia paura di riconoscersi debole, fragile”.

Paola Cortellesi proprio alla Festa di Roma ha confessato che “C’è ancora domani” non rimarrà un caso isolato e che è decisa a portare avanti la sua carriera da regista: “Sì, mi piacerebbe continuare. Sarà bellissimo” ha concluso.

Rapporti di coppia e loro dinamiche, “Closer” in scena al Teatro Golden

Rapporti di coppia e loro dinamiche, “Closer” in scena al Teatro GoldenRoma, 18 ott. (askanews) – I rapporti di coppia e le loro dinamiche sono al centro dello spettacolo “Closer” di Patrick Marber, arrivato anche sul grande schermo con l’omonimo film nel 2004 e un cast stellare: Jude Law, Natalie Portman, Julia Roberts e Clive Owen. Un tema importante che riporta il testo anche al Teatro Golden di Roma dove, dal 19 al 22 ottobre 2023, sarà un cast di bravissimi giovani, Silvia Alibrandi, Niccolò Ferrero, Nina Pons, Alessio Romano e la regia di Alessio Inturri, a ruotare attorno ai conflitti molto comuni come il tradimento e il senso del possesso che caratterizzano molti legami, con annessi traumi che possono rimanere per tutta la vita. Analizzare queste problematiche e usare la rappresentazione teatrale per parlarne è uno strumento importante. La trama: Due donne e due uomini immersi in una metropoli così tanto caotica e veloce che rende tutti più vicini tra loro, ma nello stesso tempo anche più soli.

I personaggi di “Closer” sono tutti alla ricerca dell’amore vero, fedele, rassicurante e salvifico, ma in realtà sono una perfetta radiografia degli istinti più primordiali, crudi e brutali dell’uomo, ciascuno con i propri bisogni da saziare. I giovani attori, tra cui alcuni ex allievi della Golden Actors, sono chiamati al difficile ma stimolante compito di dare vita a personaggi così complessi, tridimensionali e umani attraverso un percorso di analisi, studio e approfondimento del testo che avrà come naturale traguardo finale la messa in scena del dramma di Patrick Marber davanti al pubblico del Teatro Golden.

Governo: da sabato controlli frontiere Slovenia per aumento rischi

Governo: da sabato controlli frontiere Slovenia per aumento rischiRoma, 18 ott. (askanews) – Il Governo italiano ha comunicato la reintroduzione dei controlli delle frontiere interne terrestri con la Slovenia, in base all’articolo 28 del Codice delle frontiere Schengen. Il ripristino dei controlli alle frontiere interne, già adottato nell’area Schengen, è stato comunicato dal ministro Piantedosi alla vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas, al commissario europeo agli Affari interni Ylva Johansson, alla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, al segretario generale del Consiglio dell’Unione europea Thérèse Blanchet e ai ministri dell’Interno degli Stati membri Ue e dei Paesi associati Schengen.

“L’intensificarsi dei focolai di crisi ai confini dell’Europa, in particolare dopo l’attacco condotto nei confronti di Israele, ha infatti aumentato il livello di minaccia di azioni violente anche all’interno dell’Unione”, informa Palazzo Chigi. “Questo scenario, oggetto di approfondimento anche da parte del Comitato di analisi strategica anti-terrorismo istituito presso il ministero dell’Interno, conferma la necessità di un ulteriore rafforzamento delle misure di prevenzione e controllo. Nelle valutazioni nazionali, infatti, le misure di polizia alla frontiera italo-slovena non risultano adeguate a garantire la sicurezza richiesta”.

La misura verrà attuata dal 21 ottobre prossimo per un periodo di 10 giorni, prorogabili. Le modalità di controllo saranno attuate in modo da “garantire la proporzionalità della misura, adattate alla minaccia e calibrate per causare il minor impatto possibile sulla circolazione transfrontaliera e sul traffico merci”. Ulteriori sviluppi della situazione ed efficacia delle misure verranno analizzati costantemente, nell’auspicio di un rapido ritorno alla piena libera circolazione. Il quadro, spiega la nota della Presidenza del Consiglio, è “ulteriormente aggravato dalla costante pressione migratoria cui l’Italia è soggetta, via mare e via terra (140 mila arrivi sulle coste italiane, +85% rispetto al 2022). Nella sola regione del Friuli Venezia Giulia, dall’inizio dell’anno, sono state individuate 16 mila persone entrate irregolarmente sul territorio nazionale”.

Salario minimo, Conte: pagina triste Camera, battaglia nel Paese

Salario minimo, Conte: pagina triste Camera, battaglia nel PaeseRoma, 18 ott. (askanews) – “Oggi si è scritta una pagina triste in Aula alla Camera. Invece di votare il salario minimo, la maggioranza Meloni rispedisce la nostra proposta in Commissione per affondarla. Non hanno neppure il coraggio di metterci la faccia. Giorgia Meloni si nasconde e volta le spalle a 3,6 milioni di lavoratori sottopagati dopo avere cercato la sponda del Cnel di Brunetta. Che vigliaccheria. Ma noi non gli daremo tregua. Continueremo questa battaglia nel Paese. A firmare la nostra proposta sono persone di sinistra, centro, destra. Anche i più disillusi dalla politica. Perché se in Italia gli stipendi sono bassi, conta poco se il portafogli sta a destra o sinistra, se poi è vuoto dopo una giornata di sacrifici e di lavoro”. Lo dichiara via social il presidente M5s Giuseppe Conte.

“Qualche settimana fa – sottolinea- ho letto la storia di un annuncio per un barista con esperienza full-time a 3,8 euro l’ora. La buona politica prende quell’annuncio e lo straccia, approvando il salario minimo legale. Specie con il carovita attuale, con i mutui alle stelle. La cattiva politica abbandona invece i giovani allo sfruttamento, dopo un’estate spesa a ripristinare in Senato i vitalizi per i politici”.

Calcio, Fagioli alla Procura: “Piangevo pensando ai miei debiti”

Calcio, Fagioli alla Procura: “Piangevo pensando ai miei debiti”Roma, 18 ott. (askanews) – Nelle dichiarazioni di Nicolò Fagioli alla Procura Federale, riportate da numerosi quotidiani, il centrocampista ha parlato anche delle sue lacrime al momento della sostituzione nella gara contro il Sassuolo della passata stagione, sfida nella quale da un suo errore arrivò il gol decisivo di Defrel per la vittoria dei neroverdi e mentre tutti pensavano che il suo pianto fosse legato proprio a quella sbavatura, il calciatore ha affermato: “Il periodo più brutto lo passai tra marzo e aprile 2023, quando ero talmente stressato e impaurito che durante la partita Sassuolo-Juventus feci un errore tecnico e fui sostituito. Appena uscito dal terreno di gioco mi misi a piangere di fronte alle telecamere, pensando ai miei problemi legati ai debiti delle scommesse”. Infine, nelle pagine finali del verbale delle dichiarazioni ai pm, Fagioli ha parlato anche della sua voglia di ripartire con una vita normale: “Preciso di aver smesso di scommettere e di avere intenzione di proseguire il percorso di cura”. “Nel periodo successivo al settembre 2022 giocavo in modo compulsivo di fronte alla TV su qualsiasi evento sportivo che stavo vedendo, calcio compreso. Serie B e Lega Pro comprese. Scommettevo con una tale frequenza e anche su più eventi contemporaneamente che non sono in grado di ricordare. Non ho mai parlato delle mie scommesse con dirigenti e/o calciatori e/o tesserati della FC Juventus perché non mi fidavo di nessuno”. Fagioli parla dei prestiti chiesti ai colleghi: “Sì, ho chiesto dei prestiti per pagare i debiti di gioco – ammette Fagioli – perciò decisi di chiedere dei soldi ad alcuni amici e ad un compagno, al quale chiesi 40mila euro dicendogli che mi servivano per comprare un orologio e che mia madre mi aveva bloccato i conti. Gatti mi prestò i soldi che non ho ancora restituito e che tuttora mi chiede indietro”. Il difensore della Juventus non è però l’unico a cui Fagioli ha chiesto un prestito: “Altro prestito mi fu fatto da Dragusin, attualmente tesserato per il Genoa (che con Fagioli ha un passato importante nelle giovanili della Juventus, ndr) e da alcuni amici di Piacenza. Sempre di 40mila euro, anche questo accreditato tramite bonifico alla gioielleria dove compravo gli orologi di lusso da consegnare ai gestori delle piattaforme”.

Salario minimo:opposizioni lasciano commissione,maggioranza convoca Cnel

Salario minimo:opposizioni lasciano commissione,maggioranza convoca CnelRoma, 18 ott. (askanews) – Le opposizioni hanno abbandonato per protesta i lavori della commissione Lavoro dopo è tornata la pdl delle opposizioni per l’introduzione del salario minimo legale. come stabilito dalla maggioranza in aula. Con la loro protesta le opposizioni intendono denunciare come anche l’organizzazione del lavoro in commissione da parte della maggioranza abbia puro scopo dilatorio per rinviare sine die la scelta sul salario minimo legale.

“Le opposizioni – ha loro ribattuto il presidente Fdi della commissione Lavoro della Camera Walter Rizzetto- hanno abbandonato i lavori della Commissione, probabilmente per loro inizia la settimana corta, ma non è quella che intende il segretario Schlein. La calendarizzazione o ricalendarizzazione dei provvedimenti avviene in ufficio di presidenza e questo vale anche per la pdl sul salario minimo, ufficio di presidenza che ancora doveva avere inizio. La protesta è iniziata invece durante l’esame di un parere, quindi a lavori in corso della commissione”. “Ancora una volta – conclude il presidente della commissione Lavoro- ci troviamo di fronte a una opposizione che non guarda al merito, ma è solo attenta a come scrivere i post sui social. Sono ancora una volta stati smacherati. Inizieremo, infatti, a stretto giro con la richiesta di una audizione del Cnel che verrà ad illustrare ancora il contenuto del loro documento”.

Bce lancia la fase di preparazione dell’euro digitale

Bce lancia la fase di preparazione dell’euro digitaleRoma, 18 ott. (askanews) – Dopo la conclusione della “fase istruttoria” dedicata alla progettazione e alla distribuzione di un euro digitale, durata due anni, il Consiglio direttivo della Bce “dà inizio alla fase di preparazione del progetto sull’euro digitale”, che a sua volta dovrebbe durare 2 anni. Con un comunicato, l’istituzione spiega che questa fase “getterà le basi per un eventuale euro digitale, anche mediante la messa a punto del manuale di norme e la selezione dei fornitori per lo sviluppo della piattaforma e delle infrastrutture”.

La fase di preparazione “aprirà la strada a una possibile decisione futura sull’emissione di un euro digitale”. La decisione fa seguito alla conclusione della fase istruttoria avviata dall’Eurosistema nell’ottobre 2021 per esplorare possibili modelli di progettazione e distribuzione per un euro digitale. “Sulla base dei risultati di questa fase, descritti dettagliatamente in un rapporto pubblicato oggi, la Bce ha concepito un euro digitale che sarebbe ampiamente accessibile a cittadini e imprese attraverso la distribuzione da parte di intermediari vigilati come le banche”. L’euro digitale “sarebbe configurato come una forma digitale di contante che potrebbe essere utilizzato per effettuare qualsiasi pagamento digitale in tutta l’area dell’euro”. Sarebbe “gratuito per le funzionalità di base e disponibile sia online che offline. Assicurerebbe il massimo livello di privacy e permetterebbe agli utenti di regolare all’istante i pagamenti in moneta della banca centrale. Potrebbe essere utilizzato per i pagamenti da persona a persona, presso i punti vendita, nel commercio elettronico e nelle operazioni con le amministrazioni pubbliche. Nessuno strumento di pagamento digitale offre tutte queste caratteristiche. Un euro digitale – afferma la Bce – colmerebbe questa lacuna”.

Visco: momento tragico, serve impegno di autorità, banche e imprese

Visco: momento tragico, serve impegno di autorità, banche e impreseRoma, 18 ott. (askanews) – E’ “un momento tragico” quello che il mondo sta attraversando, con “rischi straordinari”, in cui “vedo un futuro non facile per il nostro Paese e forse non facile per tutti i paesi che fanno parte della nostra Unione europea. E forse del nostro mondo di paesi industrializzati. Bisogna essere cauti, prudenti, e fare attenzione. Non ci sono soltanto i rischi del clima, i rischi della tecnologia: ci sono anche questi rischi geopolitici che hanno conseguenze sulle quali bisogna lavorare insieme, autorità di governo, istituzioni preposte alla difesa della stabilità dei prezzi o finanziaria, industria, finanza. Questo non è un appello: credo che sia una necessità”. E’ il richiamo lanciato dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco nel suo intervento al Comitato esecutivo dell’Abi.

Visco si è recato all’Associazione dei banchieri in prossimità del termine del suo mandato. E ha innanzitutto ripercorso l’attività dell’istituzione rispetto alle banche nei 12 anni sotto la sua guida, con il susseguirsi di varie crisi. Ma inevitabilmente ha toccato anche il quadro attuale di accresciuta tensione geopolitica, che è stata innescata con l’attacco terroristico di Hamas contro Israele. “Viviamo in un momento tragico, con rischi straordinari”, ha affermato. Rischi che appunto richiedono un lavoro collaborativo da parte delle varie istituzioni.

Per quanto riguarda la situazione del panorama bancario italiano, secondo il numero uno dell’istituzione di Via Nazionale “non è prevedibile un ritorno al rischio che abbiamo corso una decina di anni fa. Le condizioni del sistema bancario sono molto migliori”. La risposta delle banche alla pandemia “è stata molto positiva, sicuramente anche per il sostegno pubblico, ma non è mai mancato il credito”. Più di recente “non abbiamo risentito in particolare delle tensioni connesse con i dissesti gravi, non solo delle lontane Americhe, ma anche della vicina Svizzera. Tutto sommato – ha detto Visco – gli indicatori di bilancio si collocano sui valori soddisfacenti, nonostante una situazione economica che non è delle migliori”.

Ma non bisogna abbassare la guardia. “Bisogna fare attenzione, fare accantonamenti e vi sono ancora in varie parti del settore bancario situazioni di debolezza e vulnerabilità, in particolare nelle banche meno significative – ha riferito il governatore – su cui noi lavoriamo con attenzione e di cui discutiamo con le autorità di governo”. Ripercorrendo questi anni, Visco ha anche citato il caso, tutt’ora aperto, di Mps. “A un certo momento forse si potrà anche fare una riflessione su che cosa abbia determinato come ci siamo comportati. Fu la mia prima azione”. A inizio mandato “ebbi come primo intento quello di andare a vedere o la situazione di ogni azienda di credito del nostro paese. E una delle prime fu ovviamente il Monte dei Paschi. Era in quel momento in corso un’ispezione, chiamai l’ispettore, parlammo, dopodiché prenderemo delle decisioni” convocando i vertici del gruppo “e discutendo la gravità delle questioni e di come si potessero poi risolvere. Poi è successo quello che è successo e non è questa sede per parlarne”.

“Però credo che sia molto importante condividere con voi l’impegno che la vigilanza, i miei colleghi, che a volte possono essere bruschi, rudi, oppure a volte particolarmente amichevoli e simpatici, in realtà svolgo un servizio per la collettività 24 ore su 24 – ha detto Visco ai banchieri – con grandissimo impegno, a volte con tensioni, anche emotive, perché la situazione non è facile soprattutto quando ci sono gravi tensioni economiche”. In questo ambito Visco ha ricordato anche quando, nel luglio del 2016 l’Economist pubblicò una copertina intitolata “The Italian job”, che ritraeva “un autobus tricolore sul precipizio, che portava con se tutta l’Europa. Questo era un errore – ha detto – capita anche all’Economist, un errore grave perché da quell’errore si generano reazioni di mercato e in qualche modo anche reazioni delle autorità”. Quello scenario poi non si è verificato, “perché per il 90% quella crisi aveva natura ciclica” e successivamente la ripresa economica e gli interventi delle banche hanno “agevolato la soluzione ai problemi principali”, ha detto. “Il punto di fondo”, che emerge è che “la recessione duplice nell’economia italiana dopo la crisi finanziaria globale e poi dei debiti pubblici” dell’area euro “non poteva non avere conseguenze sulle banche”. “I timori sulla solvibilità non andavano sottovalutati. Parlavo all’epoca di una pletora dei componenti dei Cda delle principali banche, su cui c’era molto da fare, da ridurre sul lato dei costi – ha ricordato – rivedere la composizione degli impieghi. La gestione è stata sicuramente complessa e faticosa, in un quadro regolamentare che andava mutando significativamente”. Era stata creata la vigilanza europea sulle banche, che “tutto sommato alla fine ha prodotto risultati positivi, quello che è mancato sono le altre due gambe, la tutela comune dei depositi – ha ricordato – e la gestione delle crisi bancarie”, che “da noi” in Europa “è molto complicata” ed “è diventata forse più complicata nei primi anni dell’Unione bancaria. Nel complesso, però, (in quella crisi) non è stata messa a repentaglio la stabilità del sistema finanziario italiano. Il punto interessante è che la maggior parte degli interventi sono stati interni al sistema”. Su queste tematiche, il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, intervenendo dopo il discorso di Visco, ha invitato riflettere sul se le regole Ue che finora “hanno funzionato bene”, non rischino adesso di non essere più al passo di “un mondo che sta cambiando strutturalmente. Viene il dubbio se il quadro regolamentare, derivato da una crisi di origini differenti, sia oggi in grado di abilitare le banche a rispondere. Se non sia necesario, quantomeno in Europa, una analisi critica, per verificare la coerenza dell’assetto istituzionale, per consentire al settore bancario europeo – ha spiegato – di svolgere il suo ruolo”. Il presidente dell’associazione dei banchieri, Antonio Patuelli ha per parte sua rilevato come Visco sia stato “il nostro punto di riferimento giuridico, e certamente lo rimarrà viste le sue grandissime risorse intellettuali. E’ un interlocutore di finissima qualità, resterà un autorevolissimo punto di riferimento per la sua capacità di analisi economica, scientifica e poliedrica: è un arricchimento per tutti noi”. L’Abi ha omaggiato il governatore con quella che Patuelli ha chiamato “testimonianza fisica”, che rispetta il codice etico della Bce (che impone ai componenti del direttorio di non accettare omaggi di valore commerciale superiore ai 50 euro). L’associazione ha acquistato presso una libreria di libri usati sei dispense delle “Prediche inutili” di Luigi Einaudi, in edizione originale stampata nel 1956: “poco dopo la conclusione del suo incarico al Quirinale”, ha spiegato Patuelli.