Migranti, Piantedosi: 140.586 arrivi, pressione fortissimaRoma, 17 ott. (askanews) – “Da molti mesi stiamo subendo una fortissima pressione migratoria attraverso il Mediterraneo centrale, diretta verso l’Italia e quindi verso l’Europa. Al 17 ottobre di quest’anno sono arrivate via mare 140.586 persone, mentre nello stesso periodo degli anni 2021 e 2022 ne erano arrivate, rispettivamente, 49.764 e 75.833. Il fenomeno ha assunto una dimensione tale da richiedere soluzioni stabili e durature, con l’assunzione di forti responsabilità da parte di tutta la comunità internazionale”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nell’informativa urgente del Governo sull’incremento dei flussi migratori, con particolare riguardo alla situazione presso l’isola di Lampedusa.
”Il piccolo Principe” torna in tour a teatro nel 2024Milano, 17 ott. (askanews) – Torna a teatro nel 2024 “Il piccolo principe”, lo spettacolo teatrale diretto da Stefano Genovese e prodotto da Razmataz Live.
Dopo lo straordinario successo riscosso dalla tournée 2023, che ha venduto 60.000 biglietti e che ha toccato le città di Roma, Bologna, Torino, Firenze e Milano, la storia più letta e amata di tutti i tempi sarà in tour per tutta la prima parte dell’anno e approderà nuovamente a Roma, per poi fare tappa a Ravenna, Torino, Napoli, Milano, Messina, Genova e Reggio Calabria. Uno spettacolo da record, pronto a incantare il pubblico di tutte le età; una rappresentazione imperdibile e unica nel suo genere, in equilibrio tra prosa, musical, arte circense e installazione, che si snoda attraverso gli innumerevoli linguaggi che la narrazione, la musica, il canto, la scenografia e, più in generale, la performance offrono.
“Il piccolo principe” vanta un cast creativo di prim’ordine: Stefano Genovese (Regia), Carmelo Giammello (Scene), Paolo Silvestri (Direzione e arrangiamenti musicali), Guido Fiorato (Costumi) e Giovanni Pinna (Disegno luci). Fedele allo stile dell’opera originale, Stefano Genovese ha deciso di non lasciare alle parole il ruolo centrale, ma di affidare il racconto all’immaginazione, traducendolo in un’esperienza evocativa che solo il teatro, per sua stessa natura, è in grado di restituire. Le verità sono semplici e diventano assolute proprio in virtù della loro essenzialità. Le immagini – come sosteneva lo stesso Antoine de Saint-Exupéry – aiutano a non dimenticare, a rendere reale ciò che, se fosse solo raccontato, non sarebbe creduto. Un pensiero molto attuale, estremamente all’avanguardia in un’epoca in cui ancora la fotografia era agli albori, quasi a predire l’importanza che essa, un secolo dopo, avrebbe iniziato ad avere nelle vite di ciascuno di noi. «Tutti gli adulti sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano»
“Il piccolo Principe” è la storia che tutti conoscono ma nessuno ricorda, quasi a provare che quanto dice il suo autore corrisponde a verità: gli adulti non pensano mai alle cose veramente importanti. E quali sono queste cose? Quelle che ci insegnano da piccoli e che dimentichiamo una volta diventati grandi. Spetta proprio al Piccolo Principe, eterno bambino, rinfrescarci la memoria. Pubblicato nel 1943, “Il piccolo Principe” è un racconto senza tempo, che ha incantato grandi e piccini per generazioni. È il libro più tradotto dopo la Bibbia (oltre 500 lingue e dialetti) e ha venduto più di 200 milioni di copie in tutto il mondo (19 milioni solo in Italia), tanto da meritarsi di essere inserito da “Le Monde” tra i migliori libri del XX secolo. Un’opera fortemente trans-mediale, che negli anni è stata adattata e declinata in innumerevoli forme, dai fumetti, ai film, dalle serie animate al balletto.
Patto stabilità, Dombrovskis: non c’è consenso su una “golden rule”Roma, 17 ott. (askanews) – La commissione europea non vede margini per concordare una “golden rule” sugli investimenti, nella riforma del Patto di stabilità e di crescita, e il vicepresidente Valdis Dombrovskis ribadisce che il 3% sul deficit-Pil “è effettivamente il limite massimo, e non un obiettivo”, peraltro la proposta della Commissione “mantiene questa logica”, ha detto.
Dombrovskis è intervenuto nella conferenza stampa al termine dell’Ecofin, durante il quale si è tornati a discutere della revisione delle regole Ue sui conti pubblici. Interpellato sulle richieste di “golden rule”, cioè di scomputo delle spese per investimenti di altro tipo dal calcolo dei deficit, “la proposta della Commissione prevede già degli incentivi per gli investimenti, se vanno in linea con le priorità Ue – ha risposto -. Consente agli Stati membri di estendere il periodo di aggiustamento da quattro fino a sette anni”. “Al tempo stesso stiamo ascoltando attentamente le discussioni tra i paesi membri e sulle nuove possibilità. Da quello che sentiamo – ha affermato – non ci sta nessun consenso vicino sulla cosiddetta golden rule”.
Dombrovskis è stato poi interpellato sulle dichiarazioni del ministro delle Finanze della Germania, Christian Lindner, che ha rimarcato come il 3% al deficit-Pil vada inteso come un limite massimo (il tedesco ha anche chiesto di creare un requisito supplementare al ribasso per “i tempi normali”). “Vorrei sottolineare che il 3% è effettivamente un limite massimo nel sistema attuale”. E non un obiettivo: “nel sistema attuale gli obiettivi sono quelli strutturali di medio termine – ha ricordato Dombrovskis -. Il 3% è il limite e la nostra proposta mantiene questa logica. Quindi mentre gli Stati membri attuano i loro piani, che devono portare il deficit su una traiettoria di calo sostenibile, devono prudentemente mantenere i disavanzi sotto il 3% del Pil”.
Il lacrosse alle Olimpiadi, gli irochesi vogliono la loro bandieraRoma, 17 ott. (askanews) – Ora che il Comitato olimpico internazionale (CIO) ha accettato di includere il lacrosse nei Giochi olimpici di Los Angeles del 2028, sorge la domanda: una nazione di nativi americani, per la prima volta nella storia, potrà partecipare ai Giochi con la propria bandiera? e il loro inno nazionale? Il lacrosse è dominato principalmente dalla squadra nazionale degli irochesi, una confederazione delle Sei nazioni: Mohawk, Oneida, Onondaga, Cayuga, Seneca e Tuscarora. Risiedono in un’area definita dal trattato a cavallo dei confini del Canada e degli Stati Uniti.
Gli irochesi, solleva il tema in un articolo per Aips Jaap de Groot, sono noti per aver creato il gioco circa 500 anni fa e, cinque secoli dopo, questo nuovo sport olimpico rimane sotto l’influenza del popolo che originariamente lo chiamava “Piccola Guerra”. Non solo gli irochesi, conosciuti anche come haudenosaunee, si esibiscono ai massimi livelli (terzo posto nel mondo), ma il gioco ha ancora per loro un’importanza culturale e spirituale. Per gli irochesi, il lacrosse è una parte vitale della loro identità. Nel 1983, gli irochesi decisero di sfruttare la loro posizione dominante nello sport per promuovere la loro lotta per la sovranità e l’indipendenza dal Canada e dagli Stati Uniti. Di conseguenza, la Federazione internazionale di lacrosse ha riconosciuto gli irochesi come squadra nazionale. Ma poiché gli Irochesi insistono nel viaggiare esclusivamente con il loro passaporto haudenosaunee, ai Campionati del Mondo del 2010 a Manchester si è verificato un grave scontro perché il Regno Unito non ha accettato il loro passaporto. Allora il segretario di Stato americano Hillary Clinton ottenne delle deroghe monouso per consentire alla squadra di viaggiare, ma il Regno Unito insisteva ancora per un passaporto statunitense o canadese che accompagnasse le deroghe.
Quando i Giochi mondiali del 2022 si sono svolti a Birmingham, negli Stati Uniti, questa volta l’inclusione degli Irochesi non è sembrata un problema. Gli irochesi, terzi in classifica, sono stati tra le otto migliori squadre dei Campionati del Mondo 2018 ad essersi qualificate per i Giochi. Tuttavia, poiché i Giochi mondiali hanno stretti legami con il CIO e gli Irochesi non sono tra i 206 Comitati olimpici nazionali riconosciuti dal CIO, sono stati omessi. Nel 2018, il Comitato olimpico internazionale ha riconosciuto provvisoriamente il lacrosse, compiendo i primi passi per un potenziale ritorno alle Olimpiadi. Gli irochesi si resero conto che se non avessero avuto il permesso di competere ai Giochi Mondiali, i loro sogni olimpici sarebbero morti. Questo aspetto ha avuto un impatto sull’Irlanda, che è stata aggiunta al campo delle otto squadre a causa dell’esclusione degli irochesi. Nel frattempo, più di 50.000 persone hanno firmato una petizione per includere gli irochesi nel campo dei Giochi mondiali. Gli irlandesi si ritirarono quindi dalla competizione con la ferma richiesta che gli irochesi prendessero il loro posto. Agli Irochesi fu quindi chiesto di ottenere lettere dalle federazioni di lacrosse statunitense e canadese, nonché dai Comitati Olimpici statunitense e canadese, che confermassero che non vi erano obiezioni alla loro partecipazione. Successivamente, i Giochi mondiali annunciarono che gli Iroquois Nationals facevano parte della competizione.
L’aggiunta del lacrosse ai Giochi olimpici del 2028 porta ora alla battaglia più grande di tutte. Gli irochesi stanno lavorando attivamente per istituire un Comitato olimpico nazionale, ma il CIO riconosce un NOC solo se quel paese è riconosciuto da più della metà delle Nazioni Unite. Gli irochesi non sono membri delle Nazioni Unite… Lyle Thompson, una delle figure di spicco del lacrosse, ha recentemente dichiarato: “Siamo pronti a combattere per la nostra sovranità davanti al comitato olimpico. Abbiamo la nostra terra, le nostre leggi, capi e leader. Quindi è importante portare avanti la nostra “Abbiamo la nostra bandiera. Non solo per gli haudenosaunee, ma per gli altri popoli indigeni. Vogliamo essere riconosciuti per quello che siamo e per quello che siamo sempre stati.” Gli irochesi temono che ammetterli alle Olimpiadi possa costituire un precedente per altri gruppi emarginati nel chiedere l’inclusione, trasformando la questione in qualcosa di più della semplice competizione ai massimi livelli. Per gli Irochesi si tratta di uguaglianza, inclusione, rispetto ed espansione della definizione di nazione nel mondo olimpico e sportivo.
Nuovo album di Motta “La musica è finita”Milano, 17 ott. (askanews) – Mancano pochi giorni e finalmente potremo sentire le 10 tracce che compongono “La musica è finita”, il nuovo progetto in studio di Motta, prodotto insieme a Tommaso Colliva e fuori ovunque il 27 ottobre.
Un album in cui l’artista sposta la lente dell’osservatore da se stesso agli altri, aprendosi per la prima volta a collaborazioni inedite. Per superare le proprie convinzioni e sperimentare, Motta ha deciso per l’occasione di chiamare amici e colleghi come Willie Peyote, Giovanni Truppi, Jeremiah Fraites e Ginevra. “La musica è finita” è un disco diretto, sfacciato e potente, nato da una forte fase creativa e di contaminazione, arricchita dalla partecipazione anche di musicisti di spessorGià dal titolo si comprende come questo album metta un punto per ripartire dall’inizio, da quello che è sempre stato importante: la musica. La musica finisce e riparte, si trasforma, evolve, il sound cambia, ma nonostante tutto porta la firma inconfondibile di Motta.
“Il mio nuovo album ‘La musica è finita’ è frutto di un lavoro di ore, mesi e anni di studio, da solo e insieme a un sacco di amici e professionisti pazzeschi – racconta Motta – Non ci si abitua mai all’emozione di annunciare un album, sarà che ci metto sempre un sacco di tempo per farli e anche questa volta ce l’ho davvero messa tutta. Ma ci sarà tempo per spiegarvi. Intanto venite a ballare su questo fuoco insieme a me.” L’artwork della cover dell’album è a cura di Pepsy Romanoff.
Motta si sta preparando per portare in scena uno spettacolo completamente diverso da quello a cui ha abituato il suo pubblico finora. Il tour nei club partirà dal The Cage di Livorno il 27 ottobre e toccherà le principali città italiane per tutto il mese di novembre. Tornano con lui sul palco Giorgio Maria Condemi (chitarre) e Francesco Chimenti (basso e cello) ai quali si aggiungono per la prima volta con questa formazione, Davide Savarese (batteria) e Whitemary (synth e elettronica). Queste le date in programma del tour nei club di Motta, prodotto e organizzato da Magellano Concerti: 27 ottobre – Livorno – The Cage (data zero), 9 novembre – Milano – Magazzini Generali, 10 novembre – Torino – Hiroshima Mon Amour, 11 novembre – Roncade (TV) – New Age, 16 novembre – Firenze – Viper, 17 novembre – Bologna – Estragon, 23 novembre – Pozzuoli (NA) – Duel Club, 24 novembre – Ciampino (RM) – Orion. I biglietti del tour sono già disponibili in prevendita sui circuiti abituali.
Turismo delle radici, torna ROOTS-in con EnitRoma, 17 ott. (askanews) – La ricerca delle proprie radici familiari e la conoscenza diretta dei luoghi di origine sta diventando un’esigenza sempre più urgente da parte degli italiani di seconda e terza generazione sparsi per il mondo (stimati in circa 80 milioni).
Questo mercato costituisce, dunque, un’importante potenzialità di sviluppo per i territori e per la programmazione degli operatori turistici italiani e internazionali. ROOTS-in, Roots Tourism International Exchange si conferma per il secondo anno un appuntamento internazionale di riferimento per il Turismo delle Radici. La Borsa è organizzata dalla Regione e dall’Agenzia di Promozione Territoriale della Basilicata, in collaborazione con l’ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo, con il patrocinio del MAECI – Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, e promuove la cultura e la professionalità dell’offerta turistica legata al Turismo delle Origini, con un ricco programma di approfondimenti tematici, formazione, interscambio e networking tra i professionisti del settore.
Tante le novità di questa seconda edizione che si terrà sempre a Matera il 20 e il 21 novembre. Una edizione molto speciale anche perché cade alla vigilia del 2024, anno del turismo delle origini che sarà presentata domani, 18 ottobre, alle ore 12 alla Sede Enit di Via Marghera 2 a Roma. Alla conferenza stampa interverranno Ivana Jelinic, CEO di Enit, il Cons. Giovanni Maria De Vita, responsabile del Progetto “Turismo delle Radici” presso la Direzione Generale Italiani all’Estero del Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale e Antonio Nicoletti, direttore generale di APT Basilicata.
Terrorismo: due arresti a Milano, “sono affiliati all’Isis”Milano, 17 ott. (askanews) – All’apparenza erano perfettamente integrati nella società italiana, in realtà erano affiliati all’Isis e sul web facevano azione di proselitismo per lo Stato Islamico, esaltando la jihad e incitando all’uso delle armi. Inoltre si scambiavano messaggi e chat con minacce pesanti nei confronti di importanti organi istituzionali, a compresa la presidente del consiglio Giorgia Meloni, e dello stato di Israele. Quanto è bastato per far scattare la duplice accusa di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo e di istigazione a delinquere con finalità di terrorismo. In manette sono finiti due egiziani, residenti da molti anni nell’hinterland milanese: un piccolo imprenditore edile nato nel 1974 e arrivato in Italia nel 2008, in possesso di un permesso di soggiorno di lunga durata, e un muratore – classe 1979 – approdato nel Belpaese nel 2001 e in possesso di cittadinanza italiana. L’operazione dell’antiterrorismo milanese “capita in un momento particolare – ha sottolineato il procuratore Marcello Viola – ed è spia di una situazione di gravità sotto gli occhi di tutti, come dimostra anche l’attentato di Bruxelles”.
Il blitz, scattato all’alba di questa mattina, è il coronamento di un’indagine partita nel 2001, grazie a un’attività di monitoraggio sul web condotta dalla Polizia Postale di Perugia. Il fascicolo a carico dei due egiziani residenti nel Milanese è poi stato trasferito nel capoluogo lombardo per competenza territoriale. Gli approfondimenti da parte degli specialisti dell’antiterrorismo della Digos, condotte anche anche con uno strumento “invasivo” come il trojan, hanno fatto emergere che i due erano entrambi particolarmente attivi su gruppi Telegram e WhatsApp con centinaia di iscritti soprattutto nelle zone più calde del Medioriente. E’ stato il più anziano ad aver “indottrinato” il più giovane, al punto da spingerlo a prestare il “giuramento” di fedeltà e sottomissione allo Stato Islamico. Un’attività di proselitismo e indottrinamento poi proseguita anche nei confronti dei figlio minorenne di uno degli arrestati. Tra gli atti di indagine sono finiti messaggi pieni di messaggi di odio verso l’Occidente e Israele, canali social dove venivano anche condivisi foto e video definiti dagli inquirenti “violenti e raccapriccianti”: come quelli che immortalando alcuni bambini-soldato dello Stato Islamico mentre giustiziano a colpi di pistola infedeli e nemici dell’Isis. “Questo è indice dell’attenzione quasi morbosa dell’Isis nei confronti dei bambini che in modo ricorrente vengono addestrati all’uso di armi e alla violenza”, ha evidenziato il pm di Milano Alessandro Gobbis, titolare del fascicolo di indagine.
I due arrestati erano esperti nell’uso delle armi, competenza rivendicata in particolare da uno di loro, e si sarebbero resi anche protagonisti di iniziative di finanziamento al terrorismo: le indagini hanno fatto emergere numerosi versamenti (per un totale di circa 4 mila euro) a favore di vedove e orfani di combattenti dell’Isis tra Iran, Yemen, Palestina, Libano ed Egitto. Uno di loro stava organizzando un viaggio in Turchia, tradizionale porta di accesso per la Siria e il Medio Oriente. “Non abbiamo riferimenti concreti e diretti di pianificazione di attentati – ha spiegato ancora il pm Gobbis – ma una continua azione di esaltazione e di istigamento a passare all’azione. Chi compie un’attentato lo fa proprio perchè spinto e determinato da questi gruppi”.
Morton Subotnick in Biennale: la musica accade, ed è significatoVenezia, 17 ott. (askanews) – Morton Subotnick è un pioniere della musica elettronica, compositore che ha innovato il modo di utilizzare dispositivi, strumenti e altri media, tra i quali ovviamente i computer. A 90 anni è stato ospite alla Biennale Musica di Venezia e ha performato da vivo, insieme all’artista Lillevan, la propria opera “As I Live and Breathe”. Lo abbiamo incontrato e gli abbiamo chiesto cosa significa oggi la parola suono per lui.
“Il suono è rumore – ci ha detto – non è musica. Noi creiamo musica nel nostro cervello partendo dai suoi che troviamo all’esterno e gradualmente ci liberiamo del del rumore e sentiamo… Come se guardiamo in una foresta, all’inizio si vede molto verde, poi a poco a poco si distinguono gli alberi o uno scoiattolo o un uccello che non avevamo visto all’inizio. Il nostro cervello ci porta in modi diversi a ricavare del significato da ciò che abbiamo visto e in questo modo il suono diventa musica. La musica è il significato”. Un significato che il suo lavoro, che parte dal respiro e al respiro torna, costruisce passo dopo passo, suono dopo suono, arrivando a costruire, e poi a decostruire, una ipnotica genesi dell’idea profonda di musica. Come se, dalla sala dell’Arsenale, fossimo, noi spettatori, partiti alla ricerca stessa della musica. “Ma non dobbiamo cercarla, la musica – ha obiettato Subotnick – semplicemente succede, diventa importante per noi. E più ci vivi insieme e più le permetti di stare con te, più poi farla accadere, e così facendo diventa sempre più forte, più musicale. In un certo senso la musica non ha niente a che fare con il suono, ha a che fare con il modo in cui osservi e ascolti”.
E ha a che fare, aggiungiamo noi, con il senso di una vita dedicata alla musica, che in qualche modo, lo ha detto lo stesso artista, nello spettacolo veneziano è stata tutta compresa. (Leonardo Merlini)
Patto stabilità, Giorgetti: risanamento sia graduale e sostenibileRoma, 17 ott. (askanews) – La riforma del Patto di stabilità Ue “rimane per tutti noi un dossier cruciale. Per l’Italia è fondamentale raggiungere un accordo sulla revisione delle regole di bilancio entro il 2023”. Lo ha affermato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nel suo intervento durante i lavori dell’Ecofin. “Siamo aperti a lavorare sulla proposta di compromesso predisposta dalla presidenza spagnola – ha proseguito – con l’obiettivo di raggiungere il giusto equilibrio tra garantire la sostenibilità fiscale e preservare la crescita economica”.
“Le quattro aree tematiche delineate dalla presidenza a luglio sono una buona guida per proseguire nel confronto: la nuova disciplina di bilancio deve mirare a un consolidamento graduale e sostenibile. Solo così – ha detto il ministro – può essere credibile e pienamente applicabile. Gli investimenti pubblici e le spese legate alle priorità europee, inclusa la difesa, sono obiettivi politici strategici, che le nostre regole di bilancio non possono ignorare. Ciò è anche vero per gli impegni assunti nei Piani di ripresa e resilienza: gli Stati membri devono essere messi nella posizione di poter realizzare le misure concordate. Il governo italiano si muoverà nel solco delle indicazioni che il Parlamento ha recentemente approvato a riguardo”.
Patto stabilità, Germania insiste: taglio annuale anche ai deficitRoma, 17 ott. (askanews) – Sulla riforma del Patto di stabilità e di crescita la Germania insiste sulla necessità di prevedere obblighi di riduzione annuale anche del deficit di bilancio, oltre a regole sulla riduzione del rapporto debito-Pil. E parlando a margine delle riunioni dell’Ecofin, il ministro delle Finanze, Christian Lindner ha anche avvertito che il tetto al 3% sul deficit-Pil non è pi sufficiente: “suggeriamo un margine di sicurezza” supplementare, quando i paesi si trovino in circostanze economiche “normali”.
La Germania sembra aver assunto una posizione negoziale più risoluta nelle ultime settimane, sulla riforma delle regole europee che governano i conti pubblici. Lo stesso Lindner ha affermato ieri che le circostanze e la situazione economica ora sono “completamente cambiate”, presumibilmente in riferimento all’alta inflazione e, forse, soprattutto alle pressioni che si sono create sui titoli di Stato di vari Paesi negli ultimi mesi. “Per noi – ha detto oggi – la riduzione del debito-Pil e del deficit annuale sono collegate. Non è credibile vedere debiti più bassi livelli senza una sostenibile riduzione del deficit annuale. Abbiamo il riferimento del 3% (sul deficit-Pil), ma questo non è l’obiettivo questo è il limite massimo”.
E secondo Lindner “in circostanze economiche normali il deficit deve essere sotto il 3% e suggeriamo un margine di sicurezza rispetto al riferimento del 3%. Dobbiamo trovare in che modo possiamo combinare questo riferimento del deficit alla salvaguardia, in un modo che concordiamo tutti, bisogna fare molto più lavoro tecnico”. Attualmente sulla applicazione pratica delle regole ue di Bilancio si usano gli obiettivi strutturali di medio termine. “Non dico che l’1% deve essere il nuovo 3% ma sarebbe un errore – ha concluso – dire che il 3% è il nuovo obettivo strutturale”.