Ue, Fitto: allargamento? Serve riflessione su capacità finanziariaRoma, 22 ago. (askanews) – “Ucraina, Moldova, Georgia e i Paesi dei Balcani hanno lo status di candidati ma, ipotizzare da oggi per i prossimi anni un’Europa così grande, non comporta solamente il lanciare il cuore oltre l’ostacolo ma anche una riflessione: le nozze non si fanno con i fichi secchi. Che capacità finanziaria e che modello immaginiamo noi per costruire questa dimensione?”. Lo ha detto il ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, intervenendo al Meeting di Rimini.
Secondo il ministro si tratta di “tematiche che vanno messe di fronte alle scelte da mettere in campo perchè, diversamente, rischiamo di aprire una riflessione più generale senza poi avere la capacità, i mezzi e le strutture per poterla realizzare”.
La proposta di Garavaglia (Lega): finiamo le superiori un anno primaRimini, 22 ago. (askanews) – “I nostri diplomati, rispetto a quelli degli altri Paesi europei, si diplomano un anno dopo, lavorano un anno dopo, e quindi si sposano un anno dopo, fanno figli un anno dopo. Non si potrebbe far finire un anno prima anche i nostri studenti? Non morirebbe nessuno, data anche la qualità della nostra istruzione”. E’ la prima proposta lanciata da Massimo Garavaglia, presidente della Commissione Finanza e tesoro, al Meeting di Rimini, durante il dibattito “Formarsi per crescere” all’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà.
“In secondo luogo – ha sottolineato – abbiamo bisogno di personale in sanità; speriamo di togliere presto il numero chiuso in medicina. Ma c’è anche un enorme problema di carenza di infermieri. Dunque, la mia seconda proposta concreta è di istituire un liceo infermieristico di quattro anni, abilitante, per iniziare a lavorare subito”. Garavaglia ha raccontato infine l’esperienza nella Regione Lombardia che investe in quei centri di formazione che portano immediatamente al lavoro. “Importante è velocizzare il rapporto tra domanda di lavoro e offerta di formazione. La formazione professionale deve orientare al lavoro e quindi serve finanziare di più chi crea posti di lavoro. La mia proposta, per replicare questa esperienza a livello nazionale, è di differenziare i finanziamenti sulla base della percentuale di chi esce dal centro di formazione e trova lavoro automaticamente. Così – ha concluso Garavaglia – orientiamo e miglioriamo la qualità della formazione”.
Braga (Pd): serve un patto per la formazione delle competenzeRimini, 22 ago. (askanews) – “C’è bisogno di fare un vero e proprio patto per la formazione delle competenze che tenga insieme il ruolo del pubblico e del privato, che valorizzi la capacità di investire a livello territoriale di strutture e di contesti economici che in qualche modo hanno un valore aggiunto perché radicati sul territorio”. In questo percorso “le competenze green e digitali devono essere tenute insieme”. Lo ha proposto la capogruppo del Partito democratico alla Camera, Chiara Braga, durante il dibattito “Formarsi per crescere” organizzato in collaborazione con l’Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà al Meeting di Rimini.
“L’Italia è al 25esimo posto su 27 paesi europei per il capitale umano, solo il 46% delle persone possiede delle conoscenze di base digitali – ha ricordato Braga -, questo ci consegna l’esigenza di provare a intervenire e trovare soluzioni nuove in un sistema economico che non può fare l’errore di poter credere di competere su bassi costi e basso costo sul lavoro. Se non capiamo che l’investimento in formazione e competenze è fondamentale per stare agganciati alle trasformazioni un’economia matura come la nostra rischia di essere spazzata via e di non riuscire a stare al passo”. “La riforma del sistema degli Its è rimasta a metà del guado se pensiamo che aveva bisogno di 19 decreti attuativi e oggi ne abbiamo fatti tre e solo su 4 c’è l’intesa della Conferenza delle Regioni – ha precisato la capogruppo del Pd -. Su queste competenze abbiamo oggi la possibilità di fare un salto di qualità e si può riprendere il filo di un lavoro e di un impegno che metta insieme punti di vista e volontà di collaborazione. Così come sul patto sulla formazione 4.0 che nell’ultima legge di bilancio non è stato rifinanziato. Con la ripresa dei lavori parlamentari entriamo nel vivo delle scelte di priorità: occorre provare a individuare nel finanziamento di strumenti come quello”.
Ue, Fitto: interrogarsi su priorità e costruire nuovo modelloRoma, 22 ago. (askanews) – “Dentro la questione istituzionale, certamente fondamentale, esiste un tema collegato alle grandi priorità sulle quali bisogna interrogarsi e dare delle risposte concrete. Il tema della difesa, il tema della politica estera, il tema collegato ai grandi flussi migratori, il tema collegato alle politiche industriali sono i pilastri su cui è necessario oggi interrogarsi per dare all’Europa questa funzione, evitando che l’Europa, talvolta, occupandosi di tanto altro rischi di entrare in contrasto nel rapporto con i singoli Stati membri”. In questa direzione “servirebbe un nuovo modello e, da qui al prossimo anno, bisognerà lavorare molto per costruire un progetto che sia in grado di tenere dentro queste grandi priorità e soprattutto di definire un contesto europeo non tanto in grado di guardarsi al proprio interno, ma cercando di guardare al proprio esterno, in grado di confrontarsi con tutti gli altri giganti. Questa è la sfida che abbiamo davanti”. Lo ha detto il ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, intervenendo al Meeting di Rimini.
Fi contro l’autobiografia di Sarkozy: insulti gratuiti contro BerlusconiRoma, 22 ago. (askanews) – Forza Italia si scaglia contro l’ex presidente francese, Nicolas Sarkozy, per alcuni racconti su Silvio Berlusconi contenuti nel suo libro, in uscita oggi, dal titolo ‘Le temps des combats’ (Il tempo delle battaglie). In particolare, l’ex inquilino dell’Eliseo, fa riferimento a vicende relative al vertice G20 di Cannes del 2011, lo stesso in cui lui e Angela Merkel si scambiarono la famosa risatina. Sarkozy riferisce che lui e la Cancelliera decisero di “convocare” l’allora premier italiano per chiedergli di dimettersi “per salvare la terza economia dell’eurozona”.
Tra le altre cose, come si legge nelle anticipazioni riportate dal Corriere della Sera, l’ex presidente francese dice che “Berlusconi stava diventando la caricatura di se stesso. L’imprenditore brillante, l’uomo politico dall’energia indomabile, non era più che un lontano ricordo”, ma anche che per alleggerire il clima aveva pronunciato “battute fuori luogo” oltre ad altre dichiarazioni “deliranti” sul debito italiano. A prendere le difese del fondatore di Forza Italia è il capogruppo al Parlamento europeo, Fulvio Martusciello. “Gli insulti gratuiti che il condannato per corruzione Sarkozy rivolge nel suo libro al presidente Berlusconi lasciano davvero il tempo che trovano”, spiega.
Per Martusciello “sono scritti da chi ha vissuto una parabola discendente fino a scomparire del tutto, ed ora con il libro punta a sbarcare il lunario”. “Sarkozy non è nulla, non ha lasciato nessun segno nella storia del suo Paese, né è stato capace di far sopravvivere il suo partito. La storia ha dato ragione alle idee anche in materia di economia di Berlusconi che, pur nella crisi congiunturale di quegli anni, aveva visto giusto”, insiste Martusciello. A schierarsi contro l’ex inquilino dell’Eliseo anche Tullio Ferrante, sottosegretario al Mit ma anche deputato vicinissimo a Marta Fascina. “Sarkozy, bocciato e mai più amato dagli elettori francesi, andato in disgrazia in patria ormai da anni e con qualche problemino giudiziario di non poco conto, dovrebbe ben sapere – afferma – che il presidente Silvio Berlusconi, in quegli anni, fu vittima di una persecuzione giudiziaria e mediatica senza precedenti”.
“Va chiarito – dice ancora Ferrante – che le sue dimissioni non furono dettate dai poco diplomatici ed eleganti sorrisini suoi e della cancelliera Merkel o da presunte opere di convincimento dagli stessi esercitate, ma da un gesto di concordia nazionale che Silvio Berlusconi fu costretto a fare a fronte di un ampio blocco istituzionale, politico, economico/finanziario, mediatico che, non avendolo sconfitto nelle urne, provò a farlo con una manovra spericolata, aiutato da pericolosi speculatori con la minatoria leva dello spread, che si concluse con un poco onorevole governo tecnico”. A prendere posizione è anche l’ex ministro, ora deputato eletto nelle fila di Fdi, Gianfranco Rotondi. “Nelle memorie di Sarkozy – sottolinea – arriva la certificazione della interferenza di altri Paesi europei nello svolgimento della politica italiana. Sarkozy in questo caso èé reo confesso, di circostanze che ben conoscevamo”.
A suo giudizio “l’ex presidente francese trascura solo di confessare uno dei principali motivi dell’attacco a Berlusconi e al suo governo. In quel periodo il nostro governo varò un decreto cosiddetto ‘salvabanche’, che in realtà salvava i risparmiatori in caso di default delle banche italiane. Il governo inglese chiese riservatamente che il nostro decreto fosse emanato dopo uno analogo del governo britannico, per un fatto di prestigio. E così fu. Germania e Francia venivano costrette ad analoga azione, ma erano consapevoli del fatto che Berlusconi non rischiava nulla, perché il sistema bancario italiano era abbastanza sano, mentre ad esempio quello tedesco presentava inquietanti criticità. Da quel momento Merkel e Sarkozy divennero delle belve con Berlusconi. Se vogliamo ricostruire quegli anni,possiamo farlo, ma in modo completo”, conclude.
Fi contro autobiografia Sarkozy: insulti gratuiti contro BerlusconiRoma, 22 ago. (askanews) – Forza Italia si scaglia contro l’ex presidente francese, Nicolas Sarkozy, per alcuni racconti su Silvio Berlusconi contenuti nel suo libro, in uscita oggi, dal titolo ‘Le temps des combats’ (Il tempo delle battaglie). In particolare, l’ex inquilino dell’Eliseo, fa riferimento a vicende relative al vertice G20 di Cannes del 2011, lo stesso in cui lui e Angela Merkel si scambiarono la famosa risatina. Sarkozy riferisce che lui e la Cancelliera decisero di “convocare” l’allora premier italiano per chiedergli di dimettersi “per salvare la terza economia dell’eurozona”.
Tra le altre cose, come si legge nelle anticipazioni riportate dal Corriere della Sera, l’ex presidente francese dice che “Berlusconi stava diventando la caricatura di se stesso. L’imprenditore brillante, l’uomo politico dall’energia indomabile, non era più che un lontano ricordo”, ma anche che per alleggerire il clima aveva pronunciato “battute fuori luogo” oltre ad altre dichiarazioni “deliranti” sul debito italiano. A prendere le difese del fondatore di Forza Italia è il capogruppo al Parlamento europeo, Fulvio Martusciello. “Gli insulti gratuiti che il condannato per corruzione Sarkozy rivolge nel suo libro al presidente Berlusconi lasciano davvero il tempo che trovano”, spiega.
Per Martusciello “sono scritti da chi ha vissuto una parabola discendente fino a scomparire del tutto, ed ora con il libro punta a sbarcare il lunario”. “Sarkozy non è nulla, non ha lasciato nessun segno nella storia del suo Paese, né è stato capace di far sopravvivere il suo partito. La storia ha dato ragione alle idee anche in materia di economia di Berlusconi che, pur nella crisi congiunturale di quegli anni, aveva visto giusto”, insiste Martusciello. A schierarsi contro l’ex inquilino dell’Eliseo anche Tullio Ferrante, sottosegretario al Mit ma anche deputato vicinissimo a Marta Fascina. “Sarkozy, bocciato e mai più amato dagli elettori francesi, andato in disgrazia in patria ormai da anni e con qualche problemino giudiziario di non poco conto, dovrebbe ben sapere – afferma – che il presidente Silvio Berlusconi, in quegli anni, fu vittima di una persecuzione giudiziaria e mediatica senza precedenti”.
“Va chiarito – dice ancora Ferrante – che le sue dimissioni non furono dettate dai poco diplomatici ed eleganti sorrisini suoi e della cancelliera Merkel o da presunte opere di convincimento dagli stessi esercitate, ma da un gesto di concordia nazionale che Silvio Berlusconi fu costretto a fare a fronte di un ampio blocco istituzionale, politico, economico/finanziario, mediatico che, non avendolo sconfitto nelle urne, provò a farlo con una manovra spericolata, aiutato da pericolosi speculatori con la minatoria leva dello spread, che si concluse con un poco onorevole governo tecnico”. A prendere posizione è anche l’ex ministro, ora deputato eletto nelle fila di Fdi, Gianfranco Rotondi. “Nelle memorie di Sarkozy – sottolinea – arriva la certificazione della interferenza di altri Paesi europei nello svolgimento della politica italiana. Sarkozy in questo caso èé reo confesso, di circostanze che ben conoscevamo”.
A suo giudizio “l’ex presidente francese trascura solo di confessare uno dei principali motivi dell’attacco a Berlusconi e al suo governo. In quel periodo il nostro governo varò un decreto cosiddetto ‘salvabanche’, che in realtà salvava i risparmiatori in caso di default delle banche italiane. Il governo inglese chiese riservatamente che il nostro decreto fosse emanato dopo uno analogo del governo britannico, per un fatto di prestigio. E così fu. Germania e Francia venivano costrette ad analoga azione, ma erano consapevoli del fatto che Berlusconi non rischiava nulla, perché il sistema bancario italiano era abbastanza sano, mentre ad esempio quello tedesco presentava inquietanti criticità. Da quel momento Merkel e Sarkozy divennero delle belve con Berlusconi. Se vogliamo ricostruire quegli anni,possiamo farlo, ma in modo completo”, conclude.
Benanti: algoritmi hanno potere, dare a società civile il controlloRimini, 22 ago. (askanews) – Bisogna “restituire alla società civile il potere di controllo su chi determina quello che tutti i giorni accade nella nostra vita. Interrogarsi sul potere dietro gli algoritmi e sul potere degli algoritmi stessi è fare azione di cittadinanza”. Lo ha detto ad askanews padre Paolo Benanti, docente alla Pontificia università Gregoriana ed esperto di bioetica, a margine di un incontro al Meeting di Rimini.
“Interrogarsi sul potere degli algoritmi – ha detto padre Benanti – vuol dire innanzitutto chiedersi quante delle nostre esperienze di tutti i giorni sono mediate da degli strumenti invisibili, ma efficacissimi, come gli algoritmi informatici. Se una volta per leggere le notizie io andavo fisicamente in edicola, davo i miei soldi all’edicolante e prendevo il giornale, sapevo che le notizie mi venivano raccontate secondo un’opinione e un orientamento che era quella dell’editore del giornale stesso. Oggi le leggo sul mio telefonino, facendo lo scroll, e improvvisamente non solo come le notizie mi appaiono ma a volte anche i titoli che vengono composti apposta per quello che uno strumento informatico come l’algoritmo capisce di me. Allora che la visione che ho del mondo mi viene mediata da questo strumento”. “La domanda ‘qual è il potere degli algoritmi?’ è solo una parte della domanda interessante”, secondo l’esperto di bioetica, perché “se l’algoritmo è così efficace e così quotidiano dobbiamo chiederci qual è il potere che c’è dietro questo algoritmo. Siamo come trattati da un guanto di velluto che ci organizza la nostra vita tutti i giorni, ma a volte non vediamo la mano che c’è dentro il guanto”.
Quindi, ha concluso Benanti “si tratta di dare alla società civile e restituire alla comunità il potere di controllo su chi determina quello che tutti i giorni accade nella nostra vita. Interrogarsi sul potere dietro gli algoritmi e sul potere degli algoritmi stessi è fare azione di cittadinanza”.
Meloni si confida su “Chi”: Palazzo Chigi? E’ come stare sull’ottovolante, è una sfidaRoma, 22 ago. (askanews) – Questa settimana su “Chi”, in edicola dal 23 agosto, un’intervista esclusiva con Giorgia Meloni. Leggermente abbronzata al termine della sua vacanza in Puglia con la famiglia, e dopo un blitz in Albania ospite del primo ministro Edi Rama, la premier – si legge nella nota di anticipazione diffusa dal periodico settimanale – traccia un bilancio sulla sua estate e sui suoi primi dieci mesi di governo. “Sono riuscita a ritagliarmi qualche giorno di vacanza. Dovevo riuscirci. Sono più di due anni che non mi fermo e, a un certo punto, la stanchezza eccessiva rischia di farti perdere lucidità e concentrazione. Poi si sa che la Puglia è una delle mie mete preferite, se non fosse che è la principale nemica delle mie diete. E’ un ponte naturale tra Occidente e Oriente, per questo il governo l’ha scelta per ospitare i lavori del G7 nel 2024”, racconta.
A proposito del suo incarico da premier: “Palazzo Chigi? E’ come stare sull’ottovolante 24 ore su 24. Ogni giorno è una sfida e riuscire a tenere insieme tutto è veramente difficile. A volte ti viene il desiderio di scendere da quell’ottovolante, di fermarti un momento e di tornare alla normalità. Ma è un pensiero che ti lambisce la mente solo per qualche istante e poi svanisce. Perché sai che quello che stai facendo ha uno scopo, un senso più grande”, afferma Meloni. Il bilancio da mamma premier: “Le rinunce sono tante, sicuramente. A volte mi manca la quotidianità, le piccole cose, anche le più semplici. La mia vita è sempre stata una gara contro il tempo, ma ora lo è come mai prima. Per questo faccio ogni giorno i salti mortali per comprimere al massimo la mia folle agenda e ritagliare più tempo possibile per stare con mia figlia Ginevra. Il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo e non possiamo permetterci il lusso di sprecarlo”, conclude la presidente del Consiglio.
Nell’intervista concessa al settimanale Chi, in edicola dal 23 agosto, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha parlato, fra le altre cose, di alcuni suoi viaggi ufficiali nei quali ha portato con sé la figlia Ginevra: “Il presidente Joe Biden è stato molto gentile a voler far visitare a Ginevra la Casa Bianca. Ma anche molti altri leader, nei vari viaggi nei quali ho portato mia figlia, hanno mostrato la loro attenzione e simpatia”. “Alla fine – ha spiegato, secondo una delle anticipazioni diffuse dal periodico – abbiamo tutti gli stessi problemi: padri e madri costretti troppo a lungo a stare lontano dai figli, che cercano di fare del loro meglio per compensare quell’assenza o per limitarla al massimo. E’ per questo che tutte le volte che lo ritengo possibile porto con me Ginevra, sia per stare un po’ insieme sia per farle vivere nuove esperienze. Con lei al mio fianco mi sento più forte”.
S&P: tasso default società europee verso il 3,75% entro giugno 2024
Milano, 22 ago. (askanews) – Il tasso di default delle aziende europee degli ultimi 12 mesi con rating di grado speculativo potrebbe salire al 3,75% entro giugno 2024, dal 3% di giugno 2023. Sono le previsioni contenute in un report di S&P Global Ratings che analizza l’andamento del tasso di default delle società europee di grado speculativo.
I tassi d’interesse più elevati spingono le imprese a destinare una quota maggiore delle proprie vendite in calo al servizio del debito, mentre l’economia resiste, ma rallenta. Nello scenario pessimistico di S&P un rallentamento prolungato della crescita o una recessione potrebbero far salire il tasso di default al 5,5%. Ciò potrebbe verificarsi se l’inflazione core dovesse rimanere elevata e le banche centrali fossero costrette ad aumentare i tassi ancora più a lungo. Nonostante S&P ritenga che le probabilità di una recessione siano più basse, il rischio principale è rappresentato dalla capacità delle imprese di servire il debito in uno scenario di flussi di cassa già in calo. Sebbene molte aziende abbiano ancora la possibilità di ricorrere a saldi di cassa elevati o di liberare liquidità attraverso tagli alle assunzioni o alle spese in conto capitale, riacquisti di azioni o dividendi, queste opzioni sono generalmente meno disponibili per la maggior parte degli emittenti con rating inferiore.
Molti degli emittenti più deboli provengono da settori legati al consumo, come i beni di consumo, i media e l’intrattenimento, e si basano su una spesa di consumo resiliente. È probabile che questi settori contribuiscano maggiormente alle future insolvenze.
Salvini: doveroso ricordare 360 milioni di cristiani perseguitatiRoma, 22 ago. (askanews) – “Oggi, in occasione della Giornata internazionale di commemorazione delle vittime degli atti di violenza su base religiosa o di credo, è doveroso ricordare i 360 milioni di cristiani perseguitati nel mondo e le migliaia di fedeli uccisi ogni anno, nel silenzio generale”. Lo ha scritto sui suoi canali social il vicepremier Matteo Salvini, segretario della Lega.
“Davanti alla violenza delle chiese bruciate e profanate (solo pochi giorni fa, in Pakistan, ventuno edifici sono stati dati alle fiamme), a donne e uomini attaccati – a volte fino alla morte – e incarcerati per motivi religiosi e alla ricorrente distruzione delle Bibbie, serve – ha aggiunto – continuare a tenere alta e viva la voce dei credenti, denunciando la strage portata dall’estremismo religioso e tutelando il diritto di culto di tutti, nel nome della tolleranza, della reciprocità e del rispetto”.