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Kim Kardashian vs Kanye West: Il Divorzio, in esclusiva su Discovery+

Kim Kardashian vs Kanye West: Il Divorzio, in esclusiva su Discovery+Roma, 4 ago. (askanews) – Arriva giovedì 10 agosto, in esclusiva su Discovery+, “Kim Kardashian vs Kanye West: Il Divorzio”, un racconto inedito che vede protagonisti gli avvocati coinvolti nelle pratiche di separazione e gli amici della coppia, in cui emergono i retroscena del tumultuoso e miliardario divorzio tra la primogenita di casa Kardashian e il rapper e produttore statunitense.

Sembra distante un’eternità quel 24 maggio del 2014, quando Kim Kardashian e Kanye West si scambiavano le loro promesse d’amore nella storica dimora fiorentina del Forte di Belvedere a Firenze. Ora, di quella storia d’amore, restano solo intere pagine di giornali di gossip, accuse e diatribe consumatesi a colpi di tweet e atti giudiziari, di quello che da lì a poco sarebbe diventato il divozio più chiacchierato di Hollywood. Nel documentario Kim Kardashian vs Kanye West: Il Divorzio, si ripercorre la storia del matrimonio di Kim e Kanye, dagli inizi idilliaci fino alla battaglia legale durata due anni che ha portato alla fine della loro relazione. Saranno due i punti di vista mostrati in “Kim Kardashian vs Kanye West: Il Divorzio”: da una parte, il racconto del complesso rapporto di Kanye con i media e l’imponente famiglia Kardashian, e il suo disperato tentativo di salvare il matrimonio, e, dall’altra, Kim in balia di un relazione completamente allo sbando e di continui attacchi online subiti da parte dell’ex marito, fino alla decisione definitiva di porre fine al matrimonio.

Ok alla delega per il nuovo fisco. Resta il nodo coperture

Ok alla delega per il nuovo fisco. Resta il nodo copertureRoma, 4 ago. (askanews) – Via libera finale della Camera dei deputati in terza lettura al disegno di legge delega sulla riforma fiscale con 184 voti favorevoli 85 voti contrari. Il provvedimento, presentato il 23 marzo, è stato licenziato in prima lettura dalla Camera il 12 aprile ed in seconda lettura con modifiche dal Senato il 2 agosto.

Come promesso dal governo il disegno di legge viene quindi convertito prima della pausa estiva del Parlamento in modo da poter iniziare ad esercitare la delega, che vale 24 mesi, già entro quest’anno con il varo dei primi decreti delegati. L’esecutivo dovrà fare i conti con le risorse a diposizione e con ogni probabilità le prime misure ad essere attuate saranno quelle che non richiedono coperture. Il ddl disegna la cornice della riforma fiscale che non dovrà comportare oneri per le casse dello Stato, né aggravi della pressione fiscale. In buona parte si finanzierà con la revisione delle oltre 600 tax expenditure, che hanno un costo di 165 miliardi, ma nel corso dei prossimi due anni serviranno ulteriori risorse per rivedere il sistema delle entrate.

La delega, definita dal viceministro all’economia Maurizio Leo “una svolta nel nostro sistema tributario”, tocca infatti tutti i tributi, diretti e indiretti, degli enti territoriali, doganali e sui giochi. Per l’Irpef si prevede la revisione di aliquote e scaglioni con la prospettiva dell’aliquota unica (flat tax). Ma questo è un obiettivo graduale di legislatura come ha anche precisato Leo alla Camera: “Le famose quattro aliquote rendono la vita difficile ai contribuenti, vogliamo addolcire la curva iniziando da tre aliquote per arrivare gradualmente verso la flat tax, senza abbandonare la logica della progressività che si può ottenere anche attraverso il meccanismo delle deduzioni e delle detrazioni”.

L’Ires, che versano le società di capitali, sarà più bassa sulla quota di reddito che viene destinata a investimenti o assunzioni. Una parte importante della delega è riservata alla semplificazione dei procedimenti dichiarativi, accertativi, di riscossione e del contenzioso. Quanto alle procedure di accertamento, il nuovo fisco punta sul potenziamento della cooperative compliance e sull’istituzione del concordato preventivo biennale per i contribuenti, titolari di reddito di impresa o di lavoro autonomi, di minori dimensioni. Con quest’ultimo istituto, in sostanza, i contribuenti avranno la possibilità di aderire alla proposta che formula l’Agenzia delle Entrate sulla base delle informazioni contenute nelle banche dati, per il pagamento delle imposte sui redditi per due anni. Eventuali maggiori o minori redditi imponibili rispetto a quelli proposti dall’Agenzia diventano irrilevanti ai fini del pagamento delle imposte, fermi restando gli obblighi contabili e dichiarativi.

Questa misura ha attirato molte critiche dalle opposizioni che la vedono come un allentamento della lotta all’evasione tanto da spingere lo stesso Leo ad affermare in Aula che “Il concordato preventivo biennale non è un regalo agli evasori, tutt’altro. Si basa sulla tecnologia, sull’intelligenza artificiale, sull’interoperabilità delle banche dati, sull’analisi predittiva”. Il primo esame della Camera ha apportato una serie di modifiche al testo. Tra le principali figurano l’aliquota agevolata per le tredicesime, gli straordinari sopra una certa soglia e i premi di produttività e la possibilità di rateizzare il pagamento degli acconti e del saldo Irpef per gli autonomi e gli imprenditori individuali. Più “pesanti” gli emendamenti approvati in seconda lettura al Senato come lo stop al pignoramento automatico sui conti correnti che avverrà solo dopo una procedura semplificata ed informatizzata. A Palazzo Madama sono state poi escluse le sanzioni penali per dichiarazione infedele per le imprese che aderiscono all’adempimento collaborativo e che hanno comunicato in via preventiva l’esistenza di rischi fiscali. Inserito anche l’istituto dell’adempimento collaborativo per chi trasferisce la residenza in Italia o in Italia detiene un reddito oltre un milione anche attraverso un trust. Via libera inoltre a Rid e pagamenti elettronici per gli adempimenti tributari, alla disponibilità dei modelli fiscali due mesi degli adempimenti e alla riduzione dei tempi di rimborso per i contribuenti più affidabili individuati secondo l’indice ISA. Alla ripresa di settembre il primo passaggio per arrivare all’implementazione concreta della delega sarà la definizione della Nadef e quindi degli spazi di bilancio, che allo stato attuale appaiono strettissimi, a disposizione dei decreti delegati. “Quando avremo certezze sulle risorse faremo previsioni sull’attuazione delle misure. Dobbiamo attendere l’andamento dei conti del 2023 e la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza” ha spiegato Leo riconoscendo che “nel 2024 potranno entrare in vigore i provvedimenti della riforma che non richiedono coperture, ad esempio quelle sui procedimenti”. Oltre ai voti della maggioranza, la delega ha incassato il voto favorevole di Azione-Italia Viva “dovuto al fatto – ha spiegato Luigi Marattin – che ricalca in toto il lavoro parlamentare fatto nella scorsa legislatura e confluito nella delega Draghi”. Arriva invece un giudizio decisamente negativo del Pd che con la segretaria Elly Schlein definisce la delega fiscale una misura che “rende più profonde le già insopportabili iniquità del sistema fiscale con la introduzione di nuovi regimi di favore che sottraggono altri redditi alla progressività e violano il principio di equità orizzontale”. Bocciatura netta anche dal M5S che con il capogruppo in commissione finanze della Camera, Emiliano Fenu, rileva che “questa riforma è una patacca che non abbasserà le tasse di mezzo euro, perché non sa o non ha il coraggio di recuperare davvero risorse utili ad alleviare il carico tributario a lavoratori, famiglie e imprese”. Alleanza Verdi Sinistra sottolinea che nella delega “non c’è nessuna misura per alzare la tassazione sulle rendite, sulle grandi ricchezze e sugli extraprofitti da indirizzare al welfare e per abbassare la pressione fiscale sui soliti noti” mentre per +Europa “i principi della delega fiscale sono molto ampi, quasi una delega in bianco” mentre “è sparita dai radar la digitalizzazione del catasto, una misura di civiltà”.

Fisco, ok a delega per la ‘svolta’. Resta il nodo coperture

Fisco, ok a delega per la ‘svolta’. Resta il nodo copertureRoma, 4 ago. (askanews) – Via libera finale della Camera dei deputati in terza lettura al disegno di legge delega sulla riforma fiscale con 184 voti favorevoli 85 voti contrari. Il provvedimento, presentato il 23 marzo, è stato licenziato in prima lettura dalla Camera il 12 aprile ed in seconda lettura con modifiche dal Senato il 2 agosto.

Come promesso dal governo il disegno di legge viene quindi convertito prima della pausa estiva del Parlamento in modo da poter iniziare ad esercitare la delega, che vale 24 mesi, già entro quest’anno con il varo dei primi decreti delegati. L’esecutivo dovrà fare i conti con le risorse a diposizione e con ogni probabilità le prime misure ad essere attuate saranno quelle che non richiedono coperture. Il ddl disegna la cornice della riforma fiscale che non dovrà comportare oneri per le casse dello Stato, né aggravi della pressione fiscale. In buona parte si finanzierà con la revisione delle oltre 600 tax expenditure, che hanno un costo di 165 miliardi, ma nel corso dei prossimi due anni serviranno ulteriori risorse per rivedere il sistema delle entrate.

La delega, definita dal viceministro all’economia Maurizio Leo “una svolta nel nostro sistema tributario”, tocca infatti tutti i tributi, diretti e indiretti, degli enti territoriali, doganali e sui giochi. Per l’Irpef si prevede la revisione di aliquote e scaglioni con la prospettiva dell’aliquota unica (flat tax). Ma questo è un obiettivo graduale di legislatura come ha anche precisato Leo alla Camera: “Le famose quattro aliquote rendono la vita difficile ai contribuenti, vogliamo addolcire la curva iniziando da tre aliquote per arrivare gradualmente verso la flat tax, senza abbandonare la logica della progressività che si può ottenere anche attraverso il meccanismo delle deduzioni e delle detrazioni”.

L’Ires, che versano le società di capitali, sarà più bassa sulla quota di reddito che viene destinata a investimenti o assunzioni. Una parte importante della delega è riservata alla semplificazione dei procedimenti dichiarativi, accertativi, di riscossione e del contenzioso. Quanto alle procedure di accertamento, il nuovo fisco punta sul potenziamento della cooperative compliance e sull’istituzione del concordato preventivo biennale per i contribuenti, titolari di reddito di impresa o di lavoro autonomi, di minori dimensioni. Con quest’ultimo istituto, in sostanza, i contribuenti avranno la possibilità di aderire alla proposta che formula l’Agenzia delle Entrate sulla base delle informazioni contenute nelle banche dati, per il pagamento delle imposte sui redditi per due anni. Eventuali maggiori o minori redditi imponibili rispetto a quelli proposti dall’Agenzia diventano irrilevanti ai fini del pagamento delle imposte, fermi restando gli obblighi contabili e dichiarativi.

Questa misura ha attirato molte critiche dalle opposizioni che la vedono come un allentamento della lotta all’evasione tanto da spingere lo stesso Leo ad affermare in Aula che “Il concordato preventivo biennale non è un regalo agli evasori, tutt’altro. Si basa sulla tecnologia, sull’intelligenza artificiale, sull’interoperabilità delle banche dati, sull’analisi predittiva”. Il primo esame della Camera ha apportato una serie di modifiche al testo. Tra le principali figurano l’aliquota agevolata per le tredicesime, gli straordinari sopra una certa soglia e i premi di produttività e la possibilità di rateizzare il pagamento degli acconti e del saldo Irpef per gli autonomi e gli imprenditori individuali. Più “pesanti” gli emendamenti approvati in seconda lettura al Senato come lo stop al pignoramento automatico sui conti correnti che avverrà solo dopo una procedura semplificata ed informatizzata. A Palazzo Madama sono state poi escluse le sanzioni penali per dichiarazione infedele per le imprese che aderiscono all’adempimento collaborativo e che hanno comunicato in via preventiva l’esistenza di rischi fiscali. Inserito anche l’istituto dell’adempimento collaborativo per chi trasferisce la residenza in Italia o in Italia detiene un reddito oltre un milione anche attraverso un trust. Via libera inoltre a Rid e pagamenti elettronici per gli adempimenti tributari, alla disponibilità dei modelli fiscali due mesi degli adempimenti e alla riduzione dei tempi di rimborso per i contribuenti più affidabili individuati secondo l’indice ISA. Alla ripresa di settembre il primo passaggio per arrivare all’implementazione concreta della delega sarà la definizione della Nadef e quindi degli spazi di bilancio, che allo stato attuale appaiono strettissimi, a disposizione dei decreti delegati. “Quando avremo certezze sulle risorse faremo previsioni sull’attuazione delle misure. Dobbiamo attendere l’andamento dei conti del 2023 e la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza” ha spiegato Leo riconoscendo che “nel 2024 potranno entrare in vigore i provvedimenti della riforma che non richiedono coperture, ad esempio quelle sui procedimenti”. Oltre ai voti della maggioranza, la delega ha incassato il voto favorevole di Azione-Italia Viva “dovuto al fatto – ha spiegato Luigi Marattin – che ricalca in toto il lavoro parlamentare fatto nella scorsa legislatura e confluito nella delega Draghi”. Arriva invece un giudizio decisamente negativo del Pd che con la segretaria Elly Schlein definisce la delega fiscale una misura che “rende più profonde le già insopportabili iniquità del sistema fiscale con la introduzione di nuovi regimi di favore che sottraggono altri redditi alla progressività e violano il principio di equità orizzontale”. Bocciatura netta anche dal M5S che con il capogruppo in commissione finanze della Camera, Emiliano Fenu, rileva che “questa riforma è una patacca che non abbasserà le tasse di mezzo euro, perché non sa o non ha il coraggio di recuperare davvero risorse utili ad alleviare il carico tributario a lavoratori, famiglie e imprese”. Alleanza Verdi Sinistra sottolinea che nella delega “non c’è nessuna misura per alzare la tassazione sulle rendite, sulle grandi ricchezze e sugli extraprofitti da indirizzare al welfare e per abbassare la pressione fiscale sui soliti noti” mentre per +Europa “i principi della delega fiscale sono molto ampi, quasi una delega in bianco” mentre “è sparita dai radar la digitalizzazione del catasto, una misura di civiltà”.

Calcio, Luis Enrique, post sibillino sul futuro: “Tutti per uno”

Calcio, Luis Enrique, post sibillino sul futuro: “Tutti per uno”Roma, 4 ago. (askanews) – “Uno per tutti e tutti per uno”. Dopo le indiscrezioni pubblicate da Marca su un possibile divorzio di Luis Enrique dal Psg, il tecnico spagnolo ha pubblicato su Instagram una storia in cui si mostra in campo in compagnia del suo staff parigino scrivendo il motto dei Tre moschettieri. Un intervento che però non chiarisce la volontà del tecnico in acque agitate tra il caso Mbappè ed i dissapori societari con il direttore sportivo Luis Campos.

Secondo Marca l’allenatore starebbe già pensando all’addio in seguito ad alcune incertezze societarie come quella relativa al futuro di Mbappè, escluso dalla tournée in Giappone dopo la linea dura del Psg che non vorrebbe perdere a parametro zero, nell’estate del 2024, l’attaccante che non ha esercitato l’opzione di rinnovo fino al 2025. A turbare Luis Enrique anche le voci sul possibile addio di Luis Campos, il direttore sportivo che lo ha voluto sulla panchina del Psg. Il club francese ha comunque smentito l’indiscrezione di Marca.

Le ultime cose successe al Centro sperimentale di cinematografia

Le ultime cose successe al Centro sperimentale di cinematografiaRoma, 4 ago. (askanews) – La presidente della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia Marta Donzelli e le consigliere di amministrazione Cristiana Capotondi (nella foto, Ndr.) e Guendalina Ponti hanno formalizzato le loro dimissioni con una lunga dichiarazione in cui ripercorrono la vicenda che le ha spinte a questa scelta dolorosa e ringraziano chi le ha sostenute fino ad oggi.

“Ci riferiamo al decreto legge n. 75/2023 convertito in legge in data 3 agosto 2023, in attesa di firma da parte della Presidenza della Repubblica e di successiva pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale”, si legge nel testo del comunicato. “Tale disposizione introduce significative modifiche all’assetto degli Organi della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia (Consiglio di Amministrazione e Comitato Scientifico) stabilendo che, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, si provveda alla sostituzione degli attuali Organi con un nuovo Consiglio di Amministrazione ed un nuovo Comitato Scientifico”, hanno sottolineato.

“Preso atto di quanto sopra abbiamo formalizzato le nostre immediate dimissioni, rimettendo il mandato propostoci dall’allora Ministro della Cultura e poi ratificato ad ampia maggioranza dalle Commissioni Cultura di Camera e Senato nel marzo del 2021; tale mandato era stato da noi accettato con lo spirito di mettere a disposizione le nostre professionalità, le nostre diverse esperienze e competenze, nella consapevolezza, sempre condivisa, di essere chiamati a operare nell’interesse pubblico”, hanno spiegato Donzelli, Capotondi e Ponti. “Al nostro fianco nel CdA, fino alla sua prematura e drammatica scomparsa lo scorso 19 luglio, Andrea Purgatori è stato un insostituibile compagno di viaggio, nell’affrontare una sfida nuova e particolarmente complessa, a favore di una delle più importanti e antiche istituzioni culturali del nostro Paese, una Fondazione i cui due settori fondamentali sono la Scuola Nazionale di Cinema, dedicata all’alta formazione nel campo del cinema e dell’audiovisivo, e la Cineteca Nazionale”, hanno ricordato.

“La necessità di dover far fronte a una stagione unica, legata tra l’altro all’investimento dei fondi PNRR di cui la Fondazione è assegnataria, ci ha spinto a ricercare con responsabilità quelle che ad avviso del Consiglio (di concerto con il Collegio dei Revisori e la Direzione generale) erano le migliori soluzioni per cogliere a pieno un’opportunità irripetibile – hanno spiegato ancora, sottolineando – Proprio con riferimento ai fondi PNRR in data 26 gennaio 2023 la Fondazione ha sottoscritto con il Ministero della Cultura una convenzione, a valle di uno specifico decreto dell’attuale Ministro della Cultura; successivamente l’operazione è stata approvata dalla Corte dei Conti”. “La nostra attività è stata pianificata con l’obiettivo di completare, laddove possibile, o portare al massimo grado di avanzamento entro il termine di scadenza del nostro mandato, fissato per il marzo del 2025, le previste progettualità che, ove pienamente realizzate, permetteranno di confrontarsi con le grandi scuole e cineteche internazionali all’insegna della modernità e dell’efficienza”, hanno affermato.

“Il 31 luglio 2023 è stato convocato l’ultimo Consiglio di Amministrazione, che ha deliberato le materie urgenti. Nel rimettere il nostro mandato abbiamo consegnato al Ministero della Cultura una dettagliata relazione identificando le principali questioni aperte”, hanno scritto. Infine hanno ringraziato “pubblicamente il Comitato scientifico, tutti i dirigenti, i dipendenti, i collaboratori della Fondazione, gli insegnanti della Scuola che con impegno e dedizione ci hanno supportato nell’arco del nostro mandato, costituendo un importante punto di riferimento per lo sviluppo delle tante attività”. E poi fatto “un grande augurio agli allievi della Scuola Nazionale di Cinema, che sono un’eccellenza del nostro paese e rappresentano il futuro del nostro cinema e dell’industria audiovisiva, affinché mettano a frutto nel migliore dei modi i loro talenti, la loro creatività e le competenze acquisite in un percorso formativo complesso e altamente selettivo”.

Lunedì ci sarà l’ultimo Consiglio dei ministri prima delle vacanze

Lunedì ci sarà l’ultimo Consiglio dei ministri prima delle vacanzeRoma, 4 ago. (askanews) – Taxi, caro-voli, norme sulla giustizia. L’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva si preannuncia con un ordine del giorno particolarmente corposo. La seduta dovrebbe essere convocata per le 17 di lunedì (oggi è in programma il pre-consiglio a Palazzo Chigi) con all’ordine del giorno due decreti. Il primo conterrà varie norme, ma gli interventi principali riguardano il riordino del servizio di taxi e un intervento contro la crescita dei prezzi dei biglietti aerei. Sui taxi stanno lavorando il ministro dei Trasporti Matteo Salvini e quello delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. Sul tema (spinoso) ieri sera c’è stato un vertice al termine del Cdm con Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Raffaele Fitto, Giancarlo Giorgetti, Alfredo Mantovano e gli stessi Salvini e Urso. Con il decreto – tra le altre cose – sarà introdotta la possibilità per i Comuni di rilasciare entro un termine predeterminato una licenza aggiuntiva a ciascun titolare che ne faccia richiesta e che abbia i requisiti. Sarà consentito anche rilasciare licenze aggiuntive provvisorie per incrementare il servizio in occasione di particolari eventi (come il Giubileo) e sarà semplificato il meccanismo delle doppie guide. Previste anche ulteriori agevolazioni per l’acquisto di vetture elettriche o ibride. Per quanto riguarda il caro-voli, lo stesso Urso ha annunciato che nel dl ci sarà una “stretta”, operativa da subito, “perché grazie al monitoraggio fatto con la legge trasparenza che riguardava anche gli altri settori in cui si verificano aumenti anomali dei prezzi abbiamo potuto verificare che l’algoritmo che veniva realizzato crea una distorsione di mercato”. Previsto anche un “tetto” alle tariffe dei voli per le isole in concessione, che varrà dalle “prossime gare”.

Il secondo decreto, invece, interverrà sul tema della giustizia. In particolare, come aveva annunciato Meloni nelle scorse settimane, è necessario intervenire dopo una sentenza della Cassazione (la numero 34895) che ha dichiarato illegittime le intercettazioni disposte nei confronti di un imputato che non era accusato direttamente di associazione mafiosa, bensì di un reato ad aggravante mafiosa. In questo modo, era stato l’allarme lanciato dalla premier, “rischiano di andare impuniti per un supposto vizio procedurale delitti della massima gravità”. Il decreto farà chiarezza evitando questa eventualità. Quello di lunedì dovrebbe essere l’ultimo appuntamento prima della pausa estiva. Meloni dovrebbe prendersi qualche giorno di riposo fino a dopo ferragosto, per tornare poi al lavoro in vista di un settembre pieno. In un mese ci saranno grandi appuntamenti internazionali (il G20 di New Dehli, l’Assemblea generale dell’Onu a New York) e l’avvio del lavoro sulla manovra. Su questo, mercoledì scorso, la presidente del Consiglio ha avuto un incontro con Giorgetti, per iniziare a delineare i contorni di una legge di Bilancio che non sarà semplice da scrivere, dati i vincoli dei conti pubblici e il complesso quadro internazionale. Anche per questo ieri ha riunito a Palazzo Chigi i capigruppo di maggioranza, chiedendo massima “coesione” per i prossimi mesi.

Fisco, Schlein (Pd): delega premia evasori e viola principio equità

Fisco, Schlein (Pd): delega premia evasori e viola principio equitàMilano, 4 ago. (askanews) – “La delega fiscale approvata dalla Camera rende più profonde le già insopportabili iniquità del sistema fiscale con la introduzione di nuovi regimi di favore che sottraggono altri redditi alla progressività e violano il principio di equità orizzontale che richiede che a pari reddito si paghi pari imposta”. Così in una nota la segretaria del PD Elly Schlein, che aggiunge: “A chi evade le imposte vengono promessi, senza alcuna verifica sulla sua situazione di difficoltà economica, sconti di sanzioni e interessi, tempi biblici di pagamento e futuri condoni”.

La delega, prosegue Schlein, “contiene mirabolanti promesse di riduzioni fiscali che renderebbero insostenibile, se realizzati, il nostro sistema di welfare. Si tradurranno invece in regali sostanziali per alcuni e piccoli sconti per altri. Come sempre avviene quando la bussola non è un fisco giusto, ma la distribuzione di privilegi corporativi”.

La “scommessa” della Bce nelle sue attese di calo dell’inflazione

La “scommessa” della Bce nelle sue attese di calo dell’inflazioneRoma, 4 ago. (askanews) – La Bce prevede un netto calo dell’inflazione quest’anno e un proseguimento del calmieramento, fino al ritorno al valore obiettivo del 2% nel 2025. E uno dei fattori chiave su cui scommette l’istituzione in queste previsioni è che le imprese, specialmente il prossimo anno, finiranno per accettare dei margini di redditività più bassi, rispetto a quelli che hanno potuto incassare negli ultimi mesi. Lo spiega il capo economista della Bce, Philippe Lane in una audio intervista auto prodotta dall’istituzione.

“L’inflazione calerà molto quest’anno ma riportarla al 2% è più una cosa da 2025. La nostra valutazione che l’inflazione calerà si basa sul calcolo che dopo avere avuto tanta redditività lo scorso anno, quest’anno, e specialmente il prossimo, le imprese dovranno vivere con profitti più bassi”, ha spiegato Lane. Il capo economista ha usato come esempio il settore del turismo per questi assunti. “Lo scorso anno, dopo le restrizioni, c’è stata una ripresa delle prenotazioni e delle presenze nei ristoranti, a quel punto le forniture erano ancora limitate, molti alberghi avevano chiuso e molte compagnie aeree avevano tagliato i voli. E in quel quadro, con un forte aumento della domanda le imprese sono state tentate di alzare i prezzi. Questo lo abbiamo visto sui profitti quest’anno. Ma ora vediamo che la domanda si sta normalizzando in Europa. La spinta sul turismo non è tanto dall’Europa ma dall’America, con turisti interessati a fare le vacanze in Europa. Quindi non pensiamo la dinamica sia finita ma mettiamo enfasi sul fatto che c’è qualcosa che dobbiamo vedere – ha detto -: non tutti gli aumenti salariali possono essere passati ai consumatori”.

Intanto alla Bce “intendiamo attuare il nostro mandato sul calo dell’inflazione. L’inflazione può calare o salire per fattori di globali ma quello che non possiamo accettare è che persista aclivelli troppo alti o troppo bassi: dobbiamo agire. Il compito della Bce è assicurare che la l’inflazione non resti alta e che torni all’obiettivo del 2%”. Inoltre “siamo fiduciosi che il calo molto rapido dei prezzi dell’energia farà calare le pressioni su tutta la catena, assieme al rientro delle strozzature. Al tempo stesso quello che sta accadendo quest’anno è che l’alta inflazione dell’anno scorso sta spingendo i salari quest’anno e quindi quello che diciamo è che cresce l’importanza dell’inflazione interna, che deriva dei salari e anche dal fatto che le imprese stanno ripristinando i loro margini. Questo sta spingendo al rialzo e quindi queste forze stanno spingendo in direzioni opposte. In autunno – ha concluso il capo economista della Bce – staremo molto attenti ai dati, per vedere quale di queste due forze si stia rafforzando e quale stia diventando più debole”.

Resta da vedere se questi assunti si rifletteranno anche in una pausa sui rialzi dei tassi al Consiglio direttivo Bce del 14 settembre. Ieri, Fabio Panetta, componente del Comitato esecutivo (e su cui il governo ha avviato l’iter per la nomina a futuro governatore della Banca d’Italia) ha lanciato messaggi da “colomba”, rilevando che la linea monetaria va “calibrata” per centrare l’obiettivo di inflazione “ma senza arrecare danni inutili all’economia”. E su questo ha suggerito che la durata del mantenimento dei tassi a livelli elevati potrebbe diventare tanto importante quanto il livello stesso del costo del danaro (in altri termini, invece di alzarli ancora la Bce potrebbe decidere di tenerli come sono a lungo). Ma appunto Panetta è considerato un esponente di chi spinge per una linea morbida nel Consiglio. Bisognerà vedere se nelle prossime settimane i “falchi” torneranno alla carica.

Sogin, nominato il nuovo cda: Massagli presidente, Artizzu Ad

Sogin, nominato il nuovo cda: Massagli presidente, Artizzu AdRoma, 4 ago. (askanews) – Via libera dall’assemblea dei soci di Sogin alla nomina del nuovo consiglio di amministrazione per il triennio 2023 – 2025. Sogin è la Società pubblica responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi. L’assemblea ha nominato come presidente Carlo Massagli e consiglieri, Gian Luca Artizzu, Barbara Bortolussi, Fiammetta Modena e Jacopo Vignati. Ha, altresì, designato Gian Luca Artizzu come amministratore delegato. Nella stessa seduta, è stato nominato il collegio sindacale con presidente Angelo Miglietta, Sindaci effettivi, Vittorio Pella e Monica Petrella, e Sindaci supplenti, Marco Canzanella e Luisa Foti. L’assemblea ha provveduto, inoltre, all’approvazione del bilancio di esercizio di Sogin e del bilancio consolidato del gruppo per il 2022.

 

Dossieraggi, Renzi: inaccettabili condizionamenti alla politica

Dossieraggi, Renzi: inaccettabili condizionamenti alla politicaMilano, 4 ago. (askanews) – “Quello che che la vicenda Crosetto fa capire è che ci sono strani intrecci tra mondi diversi: qualche redazione, qualche investigatore, qualche magistrato, qualche pezzo delle istituzioni pubbliche hanno lavorato insieme alla costruzione di dossier e soprattutto alla distruzione dell’immagine di qualche politico. Chi ha letto “Il Mostro” non si stupisce più di nulla. Ma spero che sia chiaro – adesso – perché sto facendo da anni una battaglia su alcuni temi impopolari, rimettendoci tempo e denaro e pagando un prezzo personale altissimo. Non possiamo accettare che una valle delle nebbie condizioni la vita politica di questo Paese”. Lo scrive Matteo Renzi, nella newsletter inviata ai suoi sostenitori.

“E spero che sia chiaro perché in alcuni passaggi ho fatto scelte molto difficili: scrivere Il Mostro, in primis; denunciare alcune storture come sull’Autogrill e su Open; mettermi di traverso sull’elezione a Presidente della Repubblica della Direttrice dei servizi segreti. Quel gran genio di Leo Longanesi diceva: ‘Quando finalmente potremo dire la verità, non ce la ricorderemo’: vorrei evitare che ciò accada. Per adesso un grande abbraccio di solidarietà a Guido Crosetto”, conclude sul punto Renzi.