Il cardinale Zuppi: il Papa è rimasto colpito dal dramma dell’alluvione in Emilia-RomagnaRoma, 31 mag. (askanews) – Papa Francesco “è rimasto subito molto colpito” dal dramma dell’alluvione in Emilia Romagna e lo dimostra il suo messaggio inviato alle popolazioni”, ora però, occorre seguire il suo messaggio e cioè “che in drammi di questo genere, così come per la pandemia, se ne esce solo insieme e con la forza della solidarietà che sollecita tutti”. Così l’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, card. Matteo Zuppi ad Agorà su Raitre. Il porporato ha poi raccontato di aver parlato dell’alluvione con il Papa almeno due volte, quando si è incontrato con lui insieme ai vescovi italiani riuniti in Vaticano per l’ultima Assemblea generale della Cei. “Ha ascoltato con grande vicinanza. – ha detto – Come si sà, il Papa ha sempre una grande attenzione per le sofferenze degli altri”. “Mi auguro che la politica dia le risposte che la sofferenza di questa gente desidera”. Il porporato ha poi aggiunto che in tema di ricostruzione “ci deve essere un’unica parte”. Sul tema della scelta del Commissario alla ricostruzione che sta dividendo la politica, Zuppi ha detto di non voler entrare nella questione ma si è limitato a far notare che occorrono ora “risposte efficaci e il più possibile convergenti. Ci sono situazioni, e questa è una, nelle quali occorre un’unica sensibilità per far presto e fare bene. Strumenti migliori – ha concluso – si ritrovano nella collaborazione tra varie istituzioni, centrale e locale. Ci vuole gente seria”.
Aeroporti, traffico passeggeri aprile supera i livelli pre-CovidRoma, 31 mag. (askanews) – Traffico aereo da record per il sistema aeroportuale italiano, che lo scorso mese di aprile, con 16,5 milioni di passeggeri transitati, ha superato del 2,5% i volumi del 2019. A trainare il risultato, secondo i dati diffusi da Assaeroporti, il segmento internazionale che, con 10,7 milioni di passeggeri, oltre due terzi del totale, è cresciuto del 30% rispetto al 2022 e ha sostanzialmente raggiunto i livelli pre-pandemia (-1,6%). Degno di nota è anche il dato del traffico nazionale che, con 5,8 milioni di viaggiatori, ha superato dell’11% i volumi del 2019.
Vicino ai risultati pre-Covid anche il traffico registrato nel primo quadrimestre dell’anno: complessivamente i passeggeri hanno toccato quota 52,3 milioni, ovvero il 97,6% dei livelli del 2019. “Il risultato raggiunto dagli aeroporti italiani nel mese di aprile è un’ottima notizia e conferma la resilienza del settore – ha commentato Carlo Borgomeo presidente di Assaeroporti -. Ci auguriamo che gli anni terribili del Covid siano ormai alle spalle e che il comparto sia sempre più centrale nelle politiche di sviluppo del nostro Paese”.
Comunali, Cateno De Luca: ho vinto contro tutti in 4 Comuni diversiMilano, 31 mag. (askanews) – Cateno De Luca, già sindaco di Messina, Fiumedinisi e Santa Teresa di Riva e leader del movimento politico Sud chiama Nord, guida il comune di Taormina. “Lo dico volutamente: perché sintetizzo usando un luogo comune, ma parlo del modello di buon governo che rappresento. Io sono il simbolo positivo della Sicilia amministrata bene” ha detto in un’intervista a La Repubblica.
“Mi paragonano a un Masaniello siciliano? Era un personaggio che andava al galoppo verso il suicidio. Ora, io capisco che il mio folklore possa indurre a un confronto, però sinceramente i miei risultati e la mia storia dicono altro. Io sono uno statista di frontiera” ha proseguito. Quanto alla passata candidatura alla presidenza della Regione contro Schifani De Luca annette di sognare ancora quella carica. “Ovvio. Avrei potuto fare il senatore, il deputato nazionale: è stato eletto un mio ex assessore comunale. Ho scelto di restare in trincea, solo che con Schifani alla Regione mi annoio. E quindi mi sono organizzato per governare una realtà complessa e prestigiosa come Taormina, che è una Sicilia in piccolo. Ma soltanto nell’attesa di governare la Regione”.
La prossima sfida, ha continuato, è quella delle elezioni Europee. “Entro fine giugno sarà sottoscritto il patto di Taormina, con la definizione della piattaforma su cui stiamo lavorando da mesi. L’ultimo incontro è stato lunedì scorso a Milano, organizzato da Letizia Moratti” con la presenza di Matteo Renzi, Mariastella Gelmini e Giuseppe Fioroni.
Comunali, Franceschini: onda di destra ma ora non ingabbiamo SchleinMilano, 31 mag. (askanews) – “La sconfitta è evidente ma non capisco la sorpresa per la vittoria della destra”. Così Dario Franceschini in un’intervista a La Repubblica a proposito delle elezioni comunali. “Tanti fattori concomitanti spiegano il risultato. Il primo è un’onda di destra che riguarda tutta l’Europa. Il secondo elemento è fisiologico, ci sono pacchi di studi a dimostrare che in tutti Paesi del mondo, quando si vota nel primo anno di governo, c’è un effetto trascinamento. Infine c’è il terzo elemento, tutto italiano, e cioè una maggioranza unita e una minoranza divisa” ha aggiunto.
“Nessuno ha la bacchetta magica, nemmeno Schlein. Mi rattrista un po’ che le lezioni del passato non bastino mai. Tutti i leader del Pd, sottoscritto compreso, hanno subito dal primo giorno una azione di logoramento. Allora dico: fermiamoci. Il risultato di queste amministrative non può diventare un alibi per iniziare una normalizzazione di Schlein. Lasciamola lavorare libera, non bisogna ingabbiarla” ha proseguito riferendosi alla segretaria del Pd. “Chi vuole ingabbiarla? Non penso a qualcuno in particolare, ma vedo un clima insidioso. Si rischia che un risultato negativo di cui Schlein non ha alcuna responsabilità venga usato per iniziare a indebolirla. Anziché processi, facciamo semmai analisi, è sempre più evidente che siamo davanti a un ritorno del bipolarismo. Le leggi elettorali a tutti i livelli spingono verso due coalizioni che si fronteggiano”.
“Veniamo da due legislature in cui i confini tra i poli si erano annacquati. Stavolta è diverso. Io penso che, più questa legislatura andrà avanti, più evidente sarà il solco che divide maggioranza e opposizione in Parlamento. Ci piaccia o no, il governo andrà avanti fino in fondo, dobbiamo ragionare su un tempo lungo, abbiamo quattro anni a disposizione” ha continuato. “Non dobbiamo seguire la formula del tutti contro la destra, indipendentemente da programmi e contenuti. Usiamo questo periodo all’opposizione per preparare terreni comuni a cominciare dalle battaglie parlamentari, per esempio su salario minimo e sanità. Quel solco tra destra e sinistra si allargherà e avvicinerà le forze di minoranza al di là della volontà dei singoli” ha aggiunto.
“Le reazioni ora saranno di certo negative ma il tempo aiuterà a vedere le cose in modo diverso. Ho lavorato con entrambi, come con Calenda, che ha ragione quando dice che non si può costruire un’alleanza sulla paura della destra. Servono contenuti e apertura reciproca. Poi penso anche ai sindaci e a personalità non strettamente inquadrabili nei partiti, come Giuseppe Sala e Gaetano Manfredi” ha proseguito sulla possibilità che Conte si convinca a stare con Renzi e viceversa.
Comunali, Franceschini: onda di destra ma ora non ingabbiamo SchleinMilano, 31 mag. (askanews) – “La sconfitta è evidente ma non capisco la sorpresa per la vittoria della destra”. Così Dario Franceschini in un’intervista a La Repubblica a proposito delle elezioni comunali. “Tanti fattori concomitanti spiegano il risultato. Il primo è un’onda di destra che riguarda tutta l’Europa. Il secondo elemento è fisiologico, ci sono pacchi di studi a dimostrare che in tutti Paesi del mondo, quando si vota nel primo anno di governo, c’è un effetto trascinamento. Infine c’è il terzo elemento, tutto italiano, e cioè una maggioranza unita e una minoranza divisa” ha aggiunto.
“Nessuno ha la bacchetta magica, nemmeno Schlein. Mi rattrista un po’ che le lezioni del passato non bastino mai. Tutti i leader del Pd, sottoscritto compreso, hanno subito dal primo giorno una azione di logoramento. Allora dico: fermiamoci. Il risultato di queste amministrative non può diventare un alibi per iniziare una normalizzazione di Schlein. Lasciamola lavorare libera, non bisogna ingabbiarla” ha proseguito riferendosi alla segretaria del Pd. “Chi vuole ingabbiarla? Non penso a qualcuno in particolare, ma vedo un clima insidioso. Si rischia che un risultato negativo di cui Schlein non ha alcuna responsabilità venga usato per iniziare a indebolirla. Anziché processi, facciamo semmai analisi, è sempre più evidente che siamo davanti a un ritorno del bipolarismo. Le leggi elettorali a tutti i livelli spingono verso due coalizioni che si fronteggiano”.
“Veniamo da due legislature in cui i confini tra i poli si erano annacquati. Stavolta è diverso. Io penso che, più questa legislatura andrà avanti, più evidente sarà il solco che divide maggioranza e opposizione in Parlamento. Ci piaccia o no, il governo andrà avanti fino in fondo, dobbiamo ragionare su un tempo lungo, abbiamo quattro anni a disposizione” ha continuato. “Non dobbiamo seguire la formula del tutti contro la destra, indipendentemente da programmi e contenuti. Usiamo questo periodo all’opposizione per preparare terreni comuni a cominciare dalle battaglie parlamentari, per esempio su salario minimo e sanità. Quel solco tra destra e sinistra si allargherà e avvicinerà le forze di minoranza al di là della volontà dei singoli” ha aggiunto.
“Le reazioni ora saranno di certo negative ma il tempo aiuterà a vedere le cose in modo diverso. Ho lavorato con entrambi, come con Calenda, che ha ragione quando dice che non si può costruire un’alleanza sulla paura della destra. Servono contenuti e apertura reciproca. Poi penso anche ai sindaci e a personalità non strettamente inquadrabili nei partiti, come Giuseppe Sala e Gaetano Manfredi” ha proseguito sulla possibilità che Conte si convinca a stare con Renzi e viceversa.
Renzi: politici e giornalisti spiati dagli 007? Il governo faccia chiarezzaMilano, 31 mag. (askanews) – “In gioco c’è la tenuta democratica di un Paese, il nostro”. A dirlo è il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, in un’intervista a La Repubblica a proposito dei politici e dei giornalisti che, secondo il libro “I potenti al tempo di Giorgia” di Paolo Madron e da Luigi Bisignani(Chiarelettere), sarebbero stati spiati dai servizi segreti italiani. “In quel libro c’è scritta una cosa molto chiara che mette il Governo e l’Autorità delegata, Alfredo Mantovano, davanti a due sole strade possibili: dire che è stata scritta una bugia, smentendo ufficialmente. Oppure venendo immediatamente a spiegare al Copasir cosa è accaduto, da quanto tempo e cosa sta accadendo ora” ha aggiunto l’ex premier.
“Parlano di intercettazioni preventive. Quel lavoro, cioè, che l’intelligence può fare in assenza di un’inchiesta giudiziaria, ma quando si ritiene che sia in qualche modo in pericolo la sicurezza nazionale”, afferma Renzi. È uno strumento previsto dal nostro Codice che però le consente soltanto in presenza di un’autorizzazione preventiva da parte del procuratore generale della Corte di Appello. “Io parlo di qualcosa che conosco, essendo stato a Palazzo Chigi. Non posso evidentemente svelare particolari coperti da segreto, di ufficio e di Stato, ma posso dire qual era stata sempre la mia linea: ero stato irremovibile nel dire che esiste un confine di etica della democrazia che impedisce ai Servizi di intercettare giornalisti e parlamentari in questo sistema di intercettazioni preventive a strascico. Di più: non ho mai visto una sola riga che riportava intercettazioni preventive. Di quelle si occupava l’Autorità delegata. Ora chiedo: la premier Meloni e il sottosegretario Mantovano la pensano come me o diversamente” si è chiesto. “Sia chiaro: il mio problema non è il governo Meloni perché se questa abitudine esiste, sono certo che bisogna andare indietro nel tempo. Io non voglio fare polemica con loro, non è un problema di gestione dell’intelligence. Stimo Mantovano e sono certo che faccia bene il suo lavoro. E non metto in discussione il diritto del governo di fare le nomine che preferisce scegliendo persone degnissime come Vittorio Pisani e Andrea de Gennaro, dal curriculum impeccabile. Ripeto: se però davvero sono stati intercettati preventivamente giornalisti e politici, sono state minate le basi della democrazia. Il Governo ha il dovere della verità. Non vedo l’ora che arrivi una smentita ufficiale” ha concluso.
Prodi: il governo ora punta a prendersi tutto, questo è autoritarismoMilano, 31 mag. (askanews) – “In questi giorni sono emersi due segnali nuovi che non si debbono sottovalutare. Nessuno ha ragionato su un sistema informativo che dopo decenni di duopolio si sta trasformando in un monopolio della destra. E al tempo stesso sta emergendo la tentazione di escludere il presidente Stefano Bonaccini dalla ricostruzione in Emilia-Romagna. Ma così siamo davanti ad un governo che punta a prendersi tutto. C’è una parola semplice che riassume tutto questo: autoritarismo. Così si sta cambiando la natura del Paese”. Lo ha detto il fondatore dell’Ulivo e ex premier Romano Prodi in un’intervista a La Stampa.
Quanto al quadro economico dell’Italia per il professore “certo che se la cava, ma stiamo attenti a non esagerare. Abbiamo un rimbalzo un po’ più forte da una caduta molto più violenta e la palla è rimbalzata un po’ più in alto. Tuttavia gli ultimissimi dati, riferiti all’export, non sono consolanti. Nei riguardi dell’analisi della nostra economia c’è infatti una certa fragilità da parte dei commentatori italiani, professori e politici compresi, che esaltano sempre il presente senza guardare al lungo periodo”. “Il governo ha impostato le cose in modo da minimizzare il rischio, affidando gli Esteri al più americano della coalizione e l’Economia al più bruxellese. Su questo non aveva alternative. Su tutto il resto i partiti della coalizione si stanno dividendo il bottino, litigando tra loro. Questo contrasto emerge anche riguardo al Mes. D’altra parte quando non si vuole un provvedimento, che nel peggiore dei casi è a danno zero, significa che lo si vuol tenere come un’arma contrattuale. In questo caso non mi sembra un’arma efficace, ma un corpo urticante, capace solo di irritare. Quanto al Pnrr era nato per aumentare la pigra produttività del Paese, grazie a un mix di grandi riforme e grandi investimenti. Le riforme non ci sono e gli investimenti, bene che vada, si stanno spargendo in rivoli inadatti ad aumentare la produttività” ha continuato.
Per l’ex premier la vicenda del commissario alla ricostru- zione in Emilia è una “vicenda incomprensibile che rischia di concludersi con un enorme autogol per il centrodestra. In una tragedia come questa, chi altro può fare il Commissario se non un presidente di Regione che gode di una incontestata fiducia? Che ha rapporti diretti con i sindaci, con i prefetti, che conosce tutti i tecnici e a cui risponde la catena burocratica regionale. Bonaccini ha inoltre già dato prova di saper gestire la ricostruzione dopo il terremoto: uno dei pochi casi nei quali nessuno ha avuto nulla da ridire”. Quanto alla lottizzazione della tv pubblica per Prodi “oggi, sommando Rai e Mediaset, stiamo marciando verso un’assoluta omogeneità dell’informazione televisiva”. A proposito della vittoria della destra alle Comunali secondo il professore bolognese “c’è un sentimento che sta guidando le opinioni pubbliche in tutto il mondo. La paura. Per la guerra. Per i migranti. La destra ha sempre saputo governare bene e meglio di altri, questi sentimenti. Una paura che finisce per coinvolgere anche temi più condivisi, come l’ambiente”. Per Prodi “il cattivo risultato” del Pd, “in queste pur limitate elezioni, è un segnale allarmante che oltre tutto spingerà la destra ad au- mentare la ‘presa’ sul Paese”.
A proposito delle contestazioni al Salone del libro contro la ministra Roccella per Prodi la mancata presa di distanza da parte di Elly Schlein “è stato un autogol. Istintivamente si può pensare che quelli erano dei ‘ragazzotti’, ma questo non giustifica nulla. Si doveva dire che una contestazione di quel tipo è inammissibile. Poi, semmai, ti occupi dei ragazzi” ha conluso.
Per il Pd “day after” di tensione, per Schlein missione-EuropeeRoma, 30 mag. (askanews) – È un Pd spaesato quello che esce dalla sconfitta delle comunali, un partito che per settimane aveva coltivato la speranza di una rapida ripartenza dopo le primarie e che invece si trova a dover gestire un passaggio assai delicato. Elly Schlein ieri in segreteria si è trovata di fronte un gruppo dirigente inquieto, preoccupato, e ha capito quanto sia precario l’equilibrio che le ha consentito una navigazione tranquilla in questi primi tre mesi. La minoranza brontola, lamentando una linea troppo “radicale”, ma anche diversi esponenti della maggioranza pensano che ci siano diverse cose da correggere. Tutti, comunque, spingono per una linea più “interventista”, per una marcatura più “a uomo” nei confronti del governo e che batta soprattutto sui temi principali dell’agenda politica. “Giusto essere radicali – commenta un esponente della maggioranza – ma non su temi minoritari nel paese…”.
La Schlein ha voluto dare subito un segnale per rassicurare gli animi, ha annullato il viaggio a Bruxelles per restare al lavoro a Roma. La segretaria ha incontrato in videoconferenza gli eurodeputati, per gestire il difficile voto di giovedì sulla relazione “Asap’ che apre all’uso del Pnrr anche per costruire armi. Per la prossima settimana, poi, potrebbe essere convocata la direzione per un’analisi del voto e, soprattutto, per provare a serrare le file in vista della vera sfida, quella delle Europee del prossimo anno. La Schlein lo ha detto anche ai parlamentari europei: le Comunali hanno avuto un “risultato non positivo”, ma “ora guardiamo alle Europee come banco di prova importante”. È lì che si tirerà un primo bilancio della sua leadership, sarà quello il momento in cui verranno definiti i rapporti di forza anche con i possibili alleati del Movimento 5 stelle e dei partiti di centro. E fino ad allora nessuno farà sconti, come dimostrano anche oggi le dichiarazioni di Giuseppe Conte. Ieri la segretaria Pd aveva lanciato un appello agli altri partiti di opposizione spiegando “da soli non si va da nessuna parte” e aggiungendo che non può toccare solo ai democratici l’onere di costruire una coalizione. Il leader M5s oggi ribatte così: “Non ci sottraiamo affatto al dialogo, l’ho sempre auspicato. Ma certo dialogo non può significare un incontro di vertice che risolve il problema dell’offerta politica, che va invece costruita con progettualità, va spiegata per bene, e sicuramente occorre anche del tempo per spiegarla”.
Da qui al 2024, insomma, sarà competizione e il Pd deve attrezzarsi per la partita. “Dobbiamo imporre la nostra agenda – dice un esponente della segreteria – dobbiamo dire la nostra sul lavoro, il fisco, il Pnrr”. Appunto, non solo le battaglie “minoritarie”, ma i temi principali dell’agenda. Prioritario, però, sarà tenere unito il partito. Già ieri alcuni esponenti della minoranza come Simona Malpezzi e Elisabetta Gualmini fanno capire che la sconfitta ha messo già a dura prova la “pax democratica” imposta dal risultato delle primarie. “Serve una riflessione”, ha detto l’ex capogruppo al Senato. “Il Pd dice no a tutto”, si è lamentata invece l’europarlamentare. “No al taglio del cuneo fiscale, no al premierato (che avevamo lanciato noi), no a tutto. Aggiungendo che al governo abbiamo i fascisti. E le nostre proposte non si capisce quali siano. Come si fa a convincere gli elettori?”. E Pierluigi Castagnetti invita la segretaria a “leggere i risultati spagnoli(prevedibilissimi) assieme a quelli dei ballottaggi italiani (prevedibilissimi). E tutti insieme decidere come ripartire”.
Di sicuro non basta la lettura che dà Francesco Boccia. Il capogruppo al Senato risponde alle critiche dicendo che la segretaria è in carica solo da tre mesi: “Elly Schlein si è insediata il 12 marzo. Non c’è stata un’alleanza decisa dalla nuova segreteria e le liste del Pd erano di fatto già chiuse”. Una sottolineatura che non piace a Monica Nardi, portavoce di Enrico Letta durante la segreteria: “Lo scaricabarile, vi prego, no. Enrico Letta le amministrative le ha stravinte e per 2 anni di seguito”.
Le nuove regole per il commercio nell’area Unesco a RomaRoma, 30 mag. (askanews) – L’Assemblea Capitolina ha approvato con 34 voti, di cui 31 favorevoli e 3 astensioni, il nuovo regolamento per il commercio in sede fissa nell’area Unesco, il centro storico della Capitale. “Ho modificato il precedente regolamento in tutte le sue parti – spiega il primo firmatario del provvedimento, il presidente Pd della commissione capitolina Commercio Andrea Alemanni, agli esiti del voto – e Roma da oggi ha nuove regole, più semplici e serie da rispettare”.
Da subito, dunque, scatta il divieto di attività come sexy shop, lavanderie, compro oro e sale da gioco, mentre vengono tutelate attività come librerie, antiquari, erboristerie, le botteghe storiche e le boutique d’alta moda. Sono bloccate per tre anni le aperture di nuovi minimarket e fino al 31 dicembre del 2023 quelle di laboratori artigianali, sui quali sono concentrate le preoccupazioni degli abitanti dell’area, esasperati dal proliferare di pizzerie al taglio, spacci di alcolici, gelaterie e fast food. “A fine anno aggiorneremo gli indici su uno studio che seguirò personalmente e regoleremo nuovamente le aperture in zona Unesco che ora avranno veri vincoli di serietà nei trasferimenti e dei parametri di qualità nei controlli a monte”, ha assicurato Alemanni. Non sarà possibile, secondo le nuove regole, anche per trasferimento di altro esercizio già operante in area Unesco, aprire supermercati sotto i 2.500 metri quadri, minimarket più piccoli di 100 metri quadri e laboratori artigianali con meno di 80 metri quadri. Nell’area Unesco i minimarket non potranno offrire il servizio di ‘moneytransfer’, centro telefonico o cambio valuta, e i laboratori artigianali non potranno godere di una superfice per il consumo sul posto dei prodotti superiore al 25% di quella occupata dall’intero esercizio. Anzi: se c’è consumo sul posto dovranno dotarsi di servizi igienici.
Per garantire il decoro non si potranno stoccare merci o esporre alcolici nelle vetrine; stop a richiami luminosi e segnali, insegne escluse, tranne che a Natale; no ai carrelli, ai contenitori e agli oggetti esposti al di fuori dei negozi. Dalle opposizioni hanno garantito voto favorevole la Lista Calenda e il M5S. “È stato un grande lavoro, anche se un po’ con il fiato sospeso – ha dichiarato in Aula la consigliera di LC Flavia De Gregorio -. Ci sono stati contrasti ma ci siamo dati il respiro di sei mesi per capire che città vogliamo, a fronte di un’identità dei rioni da preservare, il turismo da qualificare ma non a scapito dei residenti, ridottisi del 40%, che vanno preservati”. “Una giornata che poteva andare molto male – ha sottolineato il consigliere M5S Daniele Diaco – ma alla fine sono state accolte le istanze dei cittadini e di un’opposizione che vuole che il centro di Roma sia una risorsa di livello per la Capitale”.
Il gruppo di Fdi si è astenuto “per i troppi ‘avanti e indietro’ della maggioranza – ha detto il capogruppo Giovanni Quarzo -. Riconosciamo la buona volontà e la condivisione finale, ma vogliamo capire quale è la direzione nella quale vogliamo andare dopo queste ore di grande confusione”, ha aggiunto. Si riferiva alla lunga riunione di maggioranza, durata dalle 11 del mattino, ora di convocazione del Consiglio, a oltre le 17, quando il relatore ha acconsentito, sotto il pressing dei colleghi, a introdurre la proroga al divieto di apertura di laboratori artigianali al 31 dicembre 2023, come chiedevano i comitati cittadini. Bocciatura del provvedimento da parte di Italia Viva: “Siamo arrivati a ridosso della scadenza delle vecchie regole, fissata a domani, e il testo presenta lacune frutto di dilettantismo politico, perché non si può arrivare a capovolgere, anche se lo volevamo, la linea politica della maggioranza a poche ore dal voto finale”, è stata la dura dichiarazione di voto della consigliera Francesca Leoncini. “Dopo un mese di lavoro serrato, grazie a chi ha contribuito a confrontarsi con il sottoscritto”, è il commento finale del relatore Alemanni.
Bankitalia, domani le ultime Considerazioni finali di ViscoRoma, 30 mag. (askanews) – I rappresentanti di banche, imprese e mondo del lavoro si ritroveranno domani a Roma per il tradizionale appuntamento delle Considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia, in occasione della pubblicazione della relazione annuale.
Si tratterà dell’ultimo evento di questo genere per Ignazio Visco, che già in occasione della recente Assemblea dei partecipanti al capitale dell’istituzione, lo scorso 31 marzo, aveva ricordato come a novembre lascerà la guida dell’Istituto, nel quale è entrato nel 1972. In attesa di conoscere quali saranno i temi toccati da Visco, è già possibile immaginare che oltre alle prospettive dell’economia, dell’Italia e dell’area euro, inflazione, stretta monetaria della Bce volta a farla rientrare, ricadute della stessa e necessità di condurla con prudenza saranno tra i temi chiave.
E mentre da mesi l’economia di tutta Europa sta pericolosamente camminando sul filo della recessione, anche la necessità di porre in essere misure per rafforzare il potenziale di crescita, in modo sostenibile, in particolare mediante il Pnrr, sarà oggetto di possibili richiami. E ancora, riforme, solidità del sistema bancario, lavoro, giovani, ambiente sono temi che tradizionalmente Visco tocca in questo importante evento. L’appuntamento è per le 10:30 a Via Nazionale.