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Germania, industria a picco, produzione -2,4% ai minimi dal 2020

Germania, industria a picco, produzione -2,4% ai minimi dal 2020Roma, 7 feb. (askanews) – Bisogna tornare ai disastrosi lockdown del 2020, agli inizi del Covid, per trovare una situazione così catastrofica come quella appena descritta dall’istituto di statistica federale sull’industria della Germania.


A dicembre la produzione industriale è scesa del 2,4% su mese, ben oltre le aspettative, secondo i dati provvisori forniti da Destatis, dopo il +1,3% segnato a novembre. Si tratta del livello più basso da maggio 2020. Su base annua il calo è del 3,1%. L’andamento negativo della produzione nel mese di dicembre è attribuibile principalmente al calo registrato nell’industria automobilistica (-10% rispetto al mese precedente). Il 2024 complessivamente si è chiuso con una produzione crollata del 4,5%.


Il tutto, a poche settimane dalle elezioni anticipate, non potrà che alimentare il dibattito sulle politiche “green” e di transizione forzata verso tecnologie come l’auto elettrica, spinte dall’Unione europea e anche da vari partiti in Germania. Nel frattempo, anche la situazione delle esportazioni appare gravemente compromessa. La prima economia della Ue ha chiuso il 2024 con un calo complessivo dell’1,3% delle esportaizoni, a 1.555,4 miliardi di euro, e una flessione più marcata dell’import, meno 3% a 1316,3 miliardi. In questo modo l’avanzo commerciale è salito a 239,1 miliardi, dai 217,7 miliardi del 2023.


Per dicembre Destatis ha riportato invece un miglioramento del quadro, con un più 2,9% dal mese precedente delle esportazioni, a 131,7 miliardi di euro, con cui risultano aumentate del 3,4% su base annua. Le importazioni sono aumentate del 2,1% dal mese precedente, a 111,1 miliardi, sono in rialzo del 4,5% su base annua. Dicembre si è chiuso con un avanzo commerciale di 20,7 miliardi.

Da Vox a Madrid i ‘patrioti’ di ‘Mega’, l’estrema destra europea a raccolta

Da Vox a Madrid i ‘patrioti’ di ‘Mega’, l’estrema destra europea a raccoltaRoma, 6 feb. (askanews) – Tutti pazzi per Elon Musk e Donald Trump. L’estrema destra europea dei ‘patrioti’ si appresta a mettere in scena a Madrid, tra domani e sabato, il primo grande evento da quando il patron di Tesla, Starlink e X, ha rilanciato lo slogan ‘Mega’, Make Europe Great Again, clone del Maga di Trump (‘Make America great Again’) con una ‘chiamata’ alla mobilitazione attraverso un post in inglese: “Popoli d’Europa, unitevi al Mega movement! Make Europe Great Again”, sulla scia della ricetta della coppia Trump-Musk. “E’ ora di rendere l’Europa di nuovo grande!”, gli ha fatto eco retwettandolo il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini che parteciperà al summit.


Ci sarà il primo ministro ungherese Viktor Orban, autore del conio ‘Mega’ e regista dei patrioti che, in un’Europa sempre più polarizzata, rappresentano, con 86 membri, la terza formazione dell’euro-Parlamento. E anche la presidente del Rassemblement national Marine Le Pen, oltre al fondatore del partito della libertà nei Paesi Bassi Geert Wilders in forte ascesa, l’austriaco dell’ultra-destra del Fpo Herbert Kickl incaricato di formare il nuovo esecutivo in Austria e l’ex premier della Repubblica Ceca e leader del partito populista Azione dei Cittadini Insoddisfatti (Ano) Andrej Babis. Padrone di casa della kermesse dei ‘Patriots for Europe’ il leader di Vox, Santiago Abascal, rimasto vicino a Giorgia Meloni, dopo aver scelto i patrioti invece che i conservatori di Ecr. Un rapporto da tenere in conto con l’unica premier in carica in Europa ad essere stata invitata all’investitura di Trump, negli Usa dove Abascal ha incontrato anche il presidente argentino Javier Milei.


Rappresentanti di un’Europa sovranista, fieramente cristiano-tradizionalista e identitaria, sostenitori dei muri anti-migranti, nemici giurati della cultura woke e della “ideologia gender” oltreché del Green Deal su cui puntano a mettere una pietra tombale ‘complice’ le marce indietro in atto nel bis della commissione guidata da Ursula Von der Leyen. Alcuni dichiaratamente filo-putiniani (Orban e Kickl in testa), altri con simpatie neo-naziste come l’Afd di Alice Weidel, sponsorizzata dal multi-miliardario Musk come “l’unica speranza per la Germania”. Un entrare a gamba tesa nelle questioni politiche dell’Europa cui il sudafricano ha abituato tutti in questi mesi, attaccando anche i magistrati italiani che non hanno convalidato i fermi dei migranti condotti in Albania (“questi giudici devono andarsene”), costringendo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a difendere la “sovranità” dell’Italia.


Il tentativo della kermesse sarà quello di tratteggiare una strategia in vista delle prossime sfide in Europa, presentare le parole d’ordine unitarie del progetto Mega, schivando il rischio che il Make europe great again possa infrangersi sulla necessità di tenuta del consenso interno, dal ‘Make Hungary great again’ al ‘Make Italy great again’. E provando a non rimanere insabbiati se, alla prova dei fatti, gli interessi di Maga saranno smaccatamente divergenti da quelli di Mega (vedi la guerra tutta da scrivere sui dazi).

Schlein a confronto con sindaci Pd: “ci sarà nostra proposta su sicurezza”

Schlein a confronto con sindaci Pd: “ci sarà nostra proposta su sicurezza”Roma, 6 feb. (askanews) – Il tema era delicato, perché quando si parla di sicurezza il Pd oscilla spesso tra due approcci diversi – uno più ‘pragmatico’ e uno più ‘sociale’ – e la riunione tra la segretaria Elly Schlein e i sindaci dem si conclude con una linea che tenta la quadratura del cerchio. La segretaria, racconta chi era presente, ha concluso tirando una sintesi che tiene insieme le due impostazioni: “La sicurezza è un diritto”, avrebbe detto, ci sarà una proposta del Pd, ma opposta a quella della destra e che tenga insieme sia le misure di ordine pubblico che gli interventi sul piano sociale. Come spiegava la coordinatrice della segreteria Marta Bonafoni nella convocazione della riunione su questo argomenti i democratici “distinguerci definitivamente dall’approccio strumentale delle destre”.


Lo scopo dell’incontro era proprio questo: dare ascolto alle richieste dei sindaci, cercando però di rivendicare la “diversità” del ‘nuovo Pd’ fortemente voluta dalla Schlein, come racconta uno dei partecipanti: “La segretaria non vuole che il Pd accetti l’equazione ‘sicurezza uguale repressione’, non dobbiamo inseguire la destra su questa linea”. Ma, d’altro canto, i sindaci dem chiedono che anche di repressione si parli, si aspettano che il partito offra loro una sponda, essendo da mesi bersaglio quotidiano degli attacchi della destra sui temi della sicurezza. Per questo, spiegano, la segretaria nella sua sintesi finale ha innanzitutto messo nel mirino le misure “securitarie e inefficaci” del governo, dal ddl sicurezza alle norme sui migranti. Su questo la leader Pd ha compattato tutti, parlamentari e sindaci. Ma serviva di più per rispondere al grido d’allarme dei sindaci e di due ‘padri nobili’ come Walter Veltroni e Paolo Gentiloni, che nelle scorse settimane si erano fatti sentire su questo. Il rischio che nel partito si delineassero due posizioni diverse c’era e la Schlein per preparare l’incontro di oggi ha lavorato molto sia col responsabile sicurezza Matteo Mauri che con il sindaco di Torino Stefano Lorusso, che è anche coordinatore dei sindaci dem.


Non a caso a loro è stato affidato il compito di avviare la discussione, dopo l’introduzione della Bonafoni. E non a caso entrambi hanno tracciato una linea simile, che ha preparato il terreno alle conclusioni della segretaria: serve un approccio equilibrato – hanno sostenuto sia Mauri che Lorusso – ci vogliono sia il controllo del territorio che le politiche sociali, di inclusione, che eliminano l’humus su cui prolifera l’illegalità. Quello del presidio del territorio, del resto, è stato il ritornello ripetuto da tutti i sindaci, da Matteo Lepore(Bologna) a Mattia Palazzi(Mantova), passando per Sara Funaro(Firenze) e Gaetano Manfredi. Certo, tutti hanno inserito il discorso in un quadro più ampio, che appunto tenesse dentro anche interventi sul fronte sociale, di recupero delle periferie, di integrazione dei migranti. Ma la presenza delle forze dell’ordine nelle strade è stato un comune denominatore. E Roberto Gualtieri, spiegano, ha ribadito che il Pd deve farsi carico del problema sicurezza, anche se le statistiche dicono che l’Italia ha un tasso di criminalità molto inferiore a quello di altri paesi europei. Ma la percezione dell’opinione pubblica va tenuta in considerazione, ha spiegato.


La Schlein, nelle conclusioni, ha tenuto insieme tutto: la richiesta di controllo del territorio con la rivendicazione di politiche sociali che prevengano i fenomeni di criminalità. Come si legge nella nota finale il Pd intende promuovere “una politica integrata che parli di conoscenza e controllo del territorio, rafforzamento dei presidi di sicurezza, sociali, educativi, di cultura, accanto a politiche abitative, politiche di inclusione e integrazione, di partecipazione, di rigenerazione urbana, e di contrasto alla criminalità”. Uno sforzo di mediazione che sembra aver dato i suoi frutti: “E’ un primo passo, ma molto importante – dice uno dei sindaci Pd – c’era chi temeva che esplodessero contraddizioni, invece è passato il concetto che il Pd si fa carico della sicurezza”.

Segre: l’unica strada per la pace è la scelta di vivere accanto, nel mutuo rispetto da

Segre: l’unica strada per la pace è la scelta di vivere accanto, nel mutuo rispetto daMilano, 6 feb. (askanews) – “La strada per far cessare e per prevenire” la vergogna del giusto davanti alla colpa commessa d’altri di cui scrive Primo Levi, “è una sola: non una generica pace che può essere anche prodotta dalla sopraffazione, ma la scelta della convivenza, cioè di vivere con, di vivere accanto, di vivere nel mutuo rispetto e non nella minaccia permanente o nel dominio sull’altro”, lo ha sottolineato la senatrice a vita Liliana Segre, alla cerimonia al Memoriale della Shoah, il binario 21, alla Stazione centrale di Milano, da dove fu deportata verso Auschwitz: “Da qui, da questa data legata ai miei ricordi più tristi, dalla memoria di quelle persone, i cui nomi sono scritti in bianco su quel muro qui vicino, spero ardentemente che arrivi soprattutto questo grido: pace”.


“Oggi si parla di genocidio, con o senza punto di domanda: io l’ho visto il genocidio, ed era stato preparato a tavolino, già da tempo”, ha ricordato la senatrice Liliana Segre, ricordando la partenza del treno che l’ha portata “fino alla stazione speciale di Auschwitz, preparata per quello scopo”. “Una parola che non deve mai mancare nel vocabolario è la parola ‘accoglienza’, l’accoglienza dell’altro di qualunque colore, di qualunque religione, di qualunque etnia, di qualunque nazionalità. L’ho scelta perché questa parola era l’estremo opposto della volontà dei nazisti di eliminare i diversi, diversi per loro, gli appartenenti a popoli e categorie considerate indegne di vivere. L’accoglienza invece di chi è diverso da noi, la disposizione ad ascoltarlo a soccorrerlo se necessario”. “La mia non è una ricetta semplicistica per problemi seri come quello dell’emigrazione, non è un utopistico ‘accogliamoli tutti’: è in primo luogo una filosofia di vita. Non chiudersi, non respingere a priori, non avere paura dell’altro e non farsi mai abbindolare da chi specula su pregiudizi e investe nell’odio”.

Malumori M5S, tardano regole sui mandati ma Conte è quasi pronto

Malumori M5S, tardano regole sui mandati ma Conte è quasi prontoRoma, 6 feb. (askanews) – “In effetti un po’ di malumore c’è, nei gruppi parlamentari”: a mezza voce, una figura di spicco del Movimento 5 stelle racconta di un sentimento diffuso nel gruppo dirigente e nei gruppi parlamentari per il ritardo nella formalizzazione della proposta di nuove regole sui mandati elettivi nelle istituzioni. Il famoso limite dei due mandati è stato abolito dal voto degli iscritti addirittura lo scorso novembre, ma i quesiti erano multipli, un sondaggio più che una decisione: mentre è certo che potrà candidarsi a sindaco o presidente di Regione anche chi avrà già completato i due mandati parlamentari, per le altre norme da inserire nel codice etico il presidente del Movimento, Giuseppe Conte, si è confrontato per ben due volte a gennaio con il Consiglio nazionale ed ha promesso di depositare una proposta al Comitato dei Garanti (essendo stata abolita, con doppia votazione, la figura del Garante fino ad allora rappresentata dal fondatore Beppe Grillo).


Tutto fermo, nulla finora è stato formalizzato all’organismo presieduto dall’ex presidente della Camera Roberto Fico (l’ex parlamentare Laura Bottici e l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi le altre due componenti: nel complesso tutti interessati al tema mandati e quindi, sibilano i più critici fra i 5 stelle, in conflitto d’interessi). Se ci sono state interlocuzioni “probabilmente hanno viaggiato informalmente solo sull’asse Conte-Fico”, oltre che su quello fra Conte e il fedelissimo deputato-notaio Alfonso Colucci, “forse l’unico che viene consultato davvero sulla materia”, dice, sempre a taccuini chiusi, la citata figura di spicco dei 5 stelle. Pressate sull’argomento, le fonti vicine al leader garantiscono che il taglia e cuci giuridico “è prossimo al deposito”, ma cosa è andato storto, allora? Il punto è che soprattutto la seconda riunione del Cn è stata alquanto vivace, ed ha lasciato emergere diffuse perplessità sugli orientamenti espressi da Conte: vero è che, sconfitta nel “processo costituente” e nel voto on line la fronda “grillina” ortodossa, non c’è una minoranza o un dissenso precostituito nei confronti dell’ex presidente del Consiglio. Neppure uno scontro. Chi c’era, però, racconta che molti fra parlamentari e dirigenti “davano per scontato che il limite dei due mandati, sconfessato dagli iscritti, fosse superato almeno in direzione di un terzo giro nei palazzi”, mentre Conte ha frenato sia internamente che all’esterno, facendo filtrare la sua ferrea volontà di non consentire la trasformazione del Movimento in una fabbrica di carriere politiche. L’assemblea gli ha restituito, se non un “no” franco, quantomeno una diffusa insoddisfazione rispetto alla sua idea di impedire la liberalizzazione del terzo mandato elettorale, filtrandola attraverso il sistema delle deroghe al limite di due elezioni: ma chi deve decidere sulle deroghe? La base? I dirigenti? Conte stesso? Sono interrogativi che agitano la discussione interna.


“Sì, Conte – racconta una delle voci interne più lontane dal giro contiano – vuole pervicacemente tenersi una quota di riserva. Allora il punto è: quante nomine si può riservare senza stravolgere le decisioni degli iscritti rispetto ai candidati da valutare? Anche perché al prossimo giro i posti saranno sempre meno… Quindi le sue scelte, saturando i primi posti in lista, potrebbero di fatto bastare a decidere i prossimi eletti, senza che nessuno possa ragionevolmente ambire a competere per un posto”. Ma il quadro resta frastagliato, “tra virgolette è un tutti contro tutti, per diverse visioni e per interesse naturale”, spiega un deputato di lungo corso. Esempio: agli ex parlamentari, molti dei quali ambiscono a rientrare, piace la regola della pausa di una legislatura, perché loro la stanno facendo e li rimetterebbe subito in pista, con un vantaggio su chi sta facendo ora il secondo giro. Di tutt’altro avviso sono molti di quelli che stanno svolgendo il secondo mandato, non attratti dall’idea di cercarsi un lavoro almeno per i prossimi cinque anni. C’è anche un’altra linea di frattura: ci sono, raccontano fonti interne, insospettabili big convertiti alla linea “partitista”, che vorrebbero archiviare per sempre le “parlamentarie”, cioè il passaggio libero delle candidature al vaglio degli iscritti, uno dei marchi di fabbrica caratteristici dei 5 stelle dell’era Grillo. Insomma, è l’analisi di una voce interna autorevole, “ognuno aveva un’idea sua sulle cose uscite da Nova” (l’assemblea che ha chiuso il “processo costituente”) e comunque “forse abbiamo sottovalutato che i quesiti multipli erano anche in contrasto, non esiste una soluzione che tenga dentro tutto”. A decidere sarà Conte, si vedrà se, come dicono i suoi, la proposta delle nuove regole è effettivamente vicina ad essere presentata ai garanti (e poi votata dalla base degli iscritti, con ogni probabilità), e soprattutto se, e come, l’ex premier riuscirà a evitare di creare nuovo malcontento, visto che comunque accontentare tutti sarà tecnicamente impossibile.

Sci, Brignone: “Tanta pressione, il meglio nel giorno giusto”

Sci, Brignone: “Tanta pressione, il meglio nel giorno giusto”Roma, 6 feb. (askanews) – C’è tanto orgoglio nelle parole di Federica Brignone che nel SuperG di Saalbach 2025 è medaglia d’argento, quarta medaglia iridata della carriera dopo i due argenti in gigante del 2011 e 2023 e l’oro in combinata, sempre nel 2023.


“Sono orgogliosa e contenta – racconta la 34enne valdostana del Centro Sportivo Carabinieri – felicissima di aver fatto il mio massimo nel giorno giusto. In superG non mi era mai riuscito di fare bene in una grande rassegna. In superG non mi era mai riuscito di fare bene in una grande rassegna. Questa pista non era forse nelle mie corde e mi sono detta di rischiare anche nei due punti in cui si poteva, anche a costo di uscire. Oggi si doveva osare il massimo, cercando di essere morbida. Ci tenevo molto ad ottenere una medaglia in SuperG, posso dire che fosse uno degli obiettivi di questa stagione. E’ la mia quarta medaglia mondiale e dico solo una cosa, è bellissima come tutte le altre”. Un argento che arriva nel cuore di una stagione che ha visto l’azzurra già cinque volte vincitrice in Coppa del Mondo, anche se l’oro era distante solo dieci centesimi di secondo. “E’ una bella emozione, sentivo parecchia pressione addosso in una stagione così. Mi aspettavo io in primis di fare qualcosa di grande ma sono riuscita a concentrarmi sulla mia sciata. Impossibile capire dove sono quei dieci centesimi. Ho fatto qualche sbavatura, ma sono contentissima, sia della mia prova sia delle scelte fatte nei materiali e per questo ringrazio il mio team per il grande lavoro che abbiamo fatto in questi mesi. Stamattina quando ho visto il tracciato ho pensato che sarebbe stata dura per me, ma mi sono detta di sciare a tutta e di rischiare ed ora mi godo questa medaglia: un grande orgoglio. Come sempre nello sci, la gara si vince mentalmente. Questa pista non è ideale per me ed in discesa non mi vedo tra le favorite. Non c’è un punto in cui posso fare la differenza, l’aspetto in cui sono più brava in assoluto. Su questo pendio bisogna cercare di essere morbidi. Ma sono tranquilla, so di sciare bene da settimane, sono presente e lucida”.


Questione di centesimi – solo sei – lasciano invece Sofia Goggia ai piedi del podio, in quinta piazza: “Qualcuno deve essere ai piedi del podio ed oggi è toccato a me. Ho fatto una buona gara, qualche imperfezione qua e là, credo di essermi giocata tutto nel salto finale, troppo a destra. Anche nel Panorama Sprung ho saltato più lontano di quanto mi aspettassi e ho dovuto poi ritardare la successiva curva a sinistra. Mi spiace per quei centesimi: è esattamente quello che ho fatto a Schladming nel 2013 quando al mio primo mondiale ero stato quarta. Qualche imperfezione qua e là, insomma: ma da questa gara mi porto via la consapevolezza di essere competitiva. La discesa sarà diversa da questo superG: oggi c’era una neve bella da spingere. In discesa ho tante cose da limare, da rivedere. Nelle prove non sono ancora riuscita ad azzeccare la linea e la sciata perfetta. In discesa c’è molto spazio per la scorrevolezza, serve massima sensibilità. Le favorite saranno proprio tutte le ragazze che sanno far scorrere gli sci: la concorrenza sarà tanta, anche perchè sono pochi i punti in cui si riesce a fare la differenza. Sono molto contenta di essere qui oggi, nelle condizioni in cui sono: se ripenso a quello che c’è stato in questi dodici anni, mi dico che la Sofia del 2013 si era messa in gioco proprio per ottenere e vivere questa vita. Poi è chiaro che si vive sempre con lo sguardo puntato in avanti e la gara più importante è sempre la prossima”.

Debutta “Aquila”, il nuovo Sigaro Toscano lanciato da Manifatture per i 210 anni

Debutta “Aquila”, il nuovo Sigaro Toscano lanciato da Manifatture per i 210 anniRoma, 6 feb. (askanews) – Era l’estate del 1815 quando un acquazzone estivo bagnò una partita di tabacco che diede casualmente vita a uno dei prodotti più iconici della manifattura italiana. Da quell’evento sono trascorsi 210 anni e per il 2025 Manifatture Sigaro Toscano già prevede un anno ricco di novità. Si inizia infatti con il sigaro Toscano “Aquila” che è disponibile da oggi al dettaglio. Un nuovo prodotto ispirato ai valori che da sempre MST condivide con i suoi estimatori: istinto, eleganza e libertà. Proprio quelle stesse virtù ben simboleggiate dal rapace raffigurato sulla confezione.


Avvolto in una fascia di tabacco Kentucky nordamericano, selezionato dalle foglie del Tennessee, il nuovo prodotto racchiude un ripieno combinato di Kentucky italiano e statunitense. Un mix che esalta il gusto, offrendo un’esperienza intensa e appagante. La lunga stagionatura, condotta in ambienti a temperatura controllata, ne favorisce l’affinamento, rivelando una complessità aromatica fin dal primo istante. Il sigaro Toscano Aquila è disponibile in due formati, Assolo e Robusto, ed entrambi si distinguono per le dimensioni generose: l’Assolo mantiene la classica forma dei sigari a marchio Toscano, mentre il Robusto, noto come “l’inammezzabile”, è progettato per essere gustato intero, senza possibilità di divisione. Con questi formati, MST prosegue il percorso di evoluzione intrapreso negli ultimi anni, innovando con audacia nel rispetto della propria tradizione plurisecolare. Pur abbracciando il cambiamento, l’azienda preserva intatti i segreti produttivi che ne custodiscono l’eccellenza.


Con Aquila, Manifatture Sigaro Toscano non celebra solo un nuovo prodotto, ma un’eredità di oltre due secoli di dedizione, innovazione e artigianalità. Un sigaro che è espressione di qualità e maestria, tributo ai principi che hanno reso il marchio un simbolo della filiera tabacchicola e dell’eccellenza italiana. «Il lancio di Aquila avviene in un momento particolarmente positivo per Manifatture Sigaro Toscano», ha dichiarato Stefano Mariotti, Amministratore Delegato di MST. «Abbiamo chiuso il 2024 con risultati da record, registrando una crescita dell’export del +30% del fatturato. Il trend ci sta proiettando verso nuovi mercati, con grandi aspettative. Nell’ultima parte dell’anno, infatti, abbiamo effettuato la prima spedizione ai duty free cinesi, un mercato in cui crediamo fortemente per il futuro. Questi risultati, insieme all’impegno e alla passione che ogni giorno mettiamo nel nostro lavoro, ci spingono a guardare avanti con fiducia».

Cultura, BIPM: servono azioni collettive per tutela beni Unesco

Cultura, BIPM: servono azioni collettive per tutela beni UnescoRoma, 6 feb. (askanews) – I cambiamenti climatici, le guerre, le nuove frontiere del turismo di massa sono tutte sfide che mettono a dura prova la gestione dei Patrimoni Mondiali e per affontarle occorrono competenze condivise, consapevolezza e responsabilità collettiva da parte di tutte le Istituzioni coinvolte. E’ questo in sintesi il messaggio lanciato dall’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale, che oggi a Roma, presso la sede del Ministero della Cultura, ha raccolto rappresentanti del Governo e del Parlamento oltre a sindaci e amministratori locali.


L’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale è una realtà nata nel 1997 che oggi riunisce più di 50 Enti responsabili della gestione dei Beni italiani iscritti nella World Heritage List. Il nostro Paese può vantare il primato assoluto con ben 60 siti iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale dall’UNESCO: monumenti, centri storici, parchi archeologici e naturali, luoghi ai quali viene riconosciuto di essere uniche, eccezionali testimonianze del percorso dell’essere umano sulla Terra. L’iniziativa rientra all’interno del progetto finanziato grazie ai fondi della Legge 77/2006 del Ministero della Cultura. Obiettivo dell’Associazione è mettere al centro della discussione la protezione del Patrimonio Mondiale come impegno collettivo per il futuro e indagare quali sono le visioni e le strategie della politica italiana sul tema delle designazioni UNESCO e Patrimonio Mondiale a livello nazionale, regionale e locale. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha sottolineato come “la consapevolezza dell’importanza della manutenzione e della valorizzazione dei beni Unesco presenti nel nostro Paese è una delle sfide che vogliamo affrontare anche rafforzando i finanziamenti dello Stato a favore degli Enti Locali che si occupano della loro gestione. In Italia la valorizzazione dei beni ambientali ha assunto una valenza costituzionale solo nel 2022, segno che fino a quel momento questi temi non erano nella sensibilità dei nostri legislatori. Dobbiamo tutti insieme compiere lo sforzo di renderci conto di cosa abbiamo in questo Paese. La caratteristica del nostro Paese ci richiama ad una cautela sull’utilizzo del territorio che deve combaciare con la sua valorizzazione. Dobbiamo cogliere i meccanismi di equilibrio per manutenere al meglio i beni Unesco”.


Per Matteo Orfini, membro Commissione Cultura della Camera dei deputati, “abbiamo una responsabilità politica e culturale nella costruzione di un modello nuovo di gestione dei beni patrimonio mondiale presenti nel nostro Paese. Dobbiamo rivendicare un modello di tutela dei nostri beni ma allo stesso tempo occorre aggiornare il codice dei beni culturali con una discussione aperta che coinvolga soprattutto coloro che più da vicino si occupano della gestione, evitando che questa gravi esclusivamente sugli Enti Locali”. Ad intervenire anche Magdalena Landry, Direttore regionale Europa dell’UNESCO, che ribadito come “il principio della responsabilità collettiva rispetto alla protezione del patrimonio culturale è sancito a livello internazionale ed è fondamentale investire sulla sensibilizzazione relativa a questi temi. Il patrimonio mondiale non è solo una lista di beni ma un simbolo tangibile della memoria collettiva che valori e conquiste comuni. Oggi più che mai le sfide che dobbiamo affrontare sono cooperazione e solidarietà internazionale, serve uno sforzo unitario di tutti i Paesi. L’impatto dei cambiamenti climatici, ad esempio, impone scelte importanti sullo sviluppo di conoscenze e scelte indirizzate alla conservazione responsabile di questi patrimoni mondiali”.


Per Aruna Francesca Maria Gujral, Direttore Generale dell’ICCROM, “proteggere e valorizzare i nostri patrimoni è un dovere di tutti, gli Stati hanno il dovere di conservare i nostri patrimoni culturali. Questa missione è sempre più complessa per le molte sfide che ci sono. Serve un’azione collettiva, con sinergia di tutti gli attori che devono avere strumenti operativi per attuare le azioni necessarie per la conservazione e la gestione sostenibile del patrimonio mondiale”. Il presidente di BIPM, Alessio Pascucci, ha lanciato un appello alle Istituzioni: “vogliamo accendere un faro sulla necessità di costruire una nuova consapevolezza dei valori relativi al Patrimonio Mondiale. Chiediamo a tutte le Istituzioni di cogliere questa occasione per l’Italia per poter adempiere al meglio alle opportunità e ai doveri legati alle Convenzioni internazionali dell’UNESCO, in particolare alla Convenzione del Patrimonio Mondiale Culturale e Naturale”.


Per Carlo Francini, coordinatore scientifico di BIPM, “la conservazione e la valorizzazione dei patrimoni mondiali deve essere ricentrata attraverso il contributo che possono offrire gli Amministratori dei territori che li ospitano. È questo il lavoro che l’Associazione intende portare avanti, perché soltanto un territorio consapevole del patrimonio mondiale può fornire le indicazioni utili per una gestione corretta, capace di favorire la convivenza e lo sviluppo sotto tutti i punti di vista”.

Arte Fiera, vetrina italiana che unisce ricerca e popolarità

Arte Fiera, vetrina italiana che unisce ricerca e popolaritàBologna, 6 feb. (askanews) – Un evento per le gallerie d’arte italiane, ma proiettato verso la scena internazionale, con una scelta di partecipanti interessante e spazi luminosi che aiutano a valorizzare le opere. Arte Fiera a Bologna inaugura la propria 48esima edizione, l’ultima con la direzione artistica di Simone Menegoi. “Ci sono due idee fondamentali, non geniali, ma efficaci – ha detto ad askanews presentando le linee guida dell’evento -. Una è quella di puntare sull’italianità di questa fiera, non come limite, ma come tratto distintivo e addirittura come asset di marketing, per usare un linguaggio che non mi appartiene, però funziona. E l’altra è quella di innalzare il livello curatoriale e scientifico, senza rinunciare a dei tratti identitari come sono quelli della sua popolarità e incisività”.


Negli stand, che ospitano gallerie importanti come Lia Rumma, Continua, Mazzoleni o Franco Noero, si trova tanta pittura, ma anche molta fotografia, che rappresenta una piacevole sorpresa. E uno degli intenti è rivolgersi con un’offerta significativa ai collezionisti. “Abbiamo cercato di accogliere i collezionisti, coltivando una relazione diretta con loro – ci ha detto il direttore operativo della fiera, Enea Righi – per indirizzarli proprio nei confronti delle gallerie italiane e degli artisti italiani”. Ogni anno Arte Fiera commissione a un’artista un’opera inedita: per il 2025 è stato invitato Maurizio Nannucci che ha creato un multiplo, una shopper di carta, che reca una delle sue celebri scritte: “You Can Imagine The Opposite”. La fiera ha poi rinnovato la collaborazione con Fondazione Furla, che ha portato a Bologna una performance di Adelaide Cioni.


E poi ci sono i premi, come quello proposto da BPER Banca, main partner di Arte Fiera. “Per il secondo anno consecutivo in Arte Fiera – ci ha spiegato Sabrina Bianchi, responsabile Brand, Marketing Communication e patrimonio culturale di BPER Banca – proponiamo un prize, quindi assegneremo un premio a un artista, uomo o donna che sia, che però tratti il tema della valorizzazione e del talento femminile, talento femminile che BPER sostiene sia attraverso politiche interne all’azienda, quindi politiche di DNI, quindi non ci stiamo tirando indietro, anzi abbiamo appena ricevuto una certificazione ufficiale di azienda certificata DNI, ma anche attraverso appunto la cultura”. Un altro premio è invece legato a Ducati, altro partner dell’evento bolognese, che ha scelto di puntare sul concetto di comunità e sul legame di bellezza che lega la casa motociclistica all’arte. “Abbiamo pensato che l’unione di Ducati con un’eccellenza italiana del territorio come Arte Fiera – ha spiegato Patrizia Cianetti, direttrice Marketing e Comunicazione global di Ducati – andasse proprio un po’ a rafforzare il concetto e la volontà che è quella di regalare emozioni, arricchire la vita delle persone, regalare pensieri, sogni, in un qualche modo”.


I pensieri con cui si lascia la fiera di Bologna sono quelli di una scena italiana viva, curiosa e animata. Che prova a pensare se stessa in modo più contemporaneo e che, accanto al semplice mercato, cerca progetti che valgano anche oltre l’aspetto economico.

Fmi: “Su dazi Usa cercare soluzione costruttiva interesse di tutti”

Fmi: “Su dazi Usa cercare soluzione costruttiva interesse di tutti”Roma, 6 feb. (askanews) – Sui nuovi dazi commerciali operati, e poi in parte sospesi, dall’amministrazione Usa, al Fondo monetario internazionale “riteniamo sia nell’interesse di tutti trovare una strada costruttiva per risolvere la questione”. Lo ha affermato la direttrice della comunicazione dell’istituzione di Washington, Julie Kozack durante una conferenza stampa.


Il Fmi non si sbilancia su quelle che saranno le ricadute di queste misure. “Il pieno impatto dipenderà da vari fattori – ha proseguito – tra cui le rappresaglie dei Paesi coinvolti, secondo, come reagiranno imprese e consumatori e, infine, come si evolveranno nel corso del tempo queste misure. Avremo maggiori informazioni col passare del tempo, mentre la situazione si sviluppa”. Il Fmi non si sbilancia anche su un altro provvedimento operato dal presidente Usa, Donald Trump, fin dai primi giorni: lo stop all’erogazione di aiuti tramite il controverso canale Usaid, che oltre a vari Paesi secondo alcune ricorstruzioni di stampa avrebbe elargito ingenti fondi anche a vari media, non solo Usa. “Stiamo seguendo gli sviluppi su Usaid, al momento – ha detto Kozack – è troppo presto per dare stime sull’impatto sui paesi che ricevono aiuti”. (fonte immagine: IMF).