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Borse Europa virano tutte in rosso, Milano -0,82%, Londra -0,67%

Borse Europa virano tutte in rosso, Milano -0,82%, Londra -0,67%Roma, 4 feb. (askanews) – Sono rapidamente sfumati i tentativi di stabilizzazione e leggero recupero delle Borse in Europa, dove tornano i cali in un clima di volatilità legato all’incertezza sulle tensioni commerciali con gli Stati Uniti.


Dopo meno di un’ora da inizio seduta Francoforte, che aveva aperto in rialzo, perde lo 0,39%, Londra cala dello 0,67%, Parigi perde lo 0,49%. Alla Borsa di Milano, dove anche in questo caso la seduta era partita con moderati guadagni, l’indice Ftse-Mib perde lo 0,82%. Nel fine settimana l’amministrazione Usa ha varato pesanti dazi su Messico, Canada e altri Paesi. Successivamente il presidente Donald Trump ha avvertito che misure simili sull’Europa sarebbero arrivate “molto presto”. Subito dopo lo stesso Trump ha concordato un mese di tregua sia con il Canada che con il Messico mentre verranno condotte trattative.


Nel frattempo, la Cina ha annunciato una serie di ritorsioni, prevedendo a sua volta dazi contro le importazioni di energia dagli Stati Uniti mentre ha avviato di una indagine su Google. Insomma, tutti gli ingredienti per una possibile guerra commerciale su scala globale.

”Disegnare il cambiamento”, 30 anni di architettura e società

”Disegnare il cambiamento”, 30 anni di architettura e societàMilano, 4 feb. (askanews) – “La storia che vogliamo raccontarvi comincia con un insegnamento fondamentale: i periodi di crisi sono anche quelli che permettono il cambiamento e l’innovazione. Quando crollano i vecchi paradigmi si apre spazio per fare cose diverse, ma per fare ciò sono necessarie due qualità: il coraggio e uno sguardo aperto e curioso”. Così Mario Calabresi apre la sua introduzione a “Disegnare il cambiamento. 1994 – 2024. Un viaggio tra società, tecnologia e architettura”.


Dopo la presentazione con Mario Calabresi in anteprima a Milano avvenuta all’interno di Future for Cities – il Festival delle città che cambiano – “Disegnare il Cambiamento”, edito da Editoriale Giorgio Mondadori e curato da Will e Chora Media, arriva in libreria per offrire al lettore un punto di vista privilegiato sui trent’anni, 1994-2024, in cui è cambiato tutto. Dai nuovi scenari geopolitici alla rivoluzione digitale, dal lavoro alle accelerazioni della società fino alla ricerca di una nuova empatia con il pianeta: il cambiamento attraversa ogni dimensione, rovescia paradigmi, e consegna un tempo di radicale incertezza chiedendo risposte a domande inedite. C’è un luogo che anticipa tutto questo, lo incarna e lo genera: è la città, uno spazio denso e in evoluzione da cui passano le sfide di oggi. Sempre più il ruolo di chi progetta e dell’architettura è interpretare il cambiamento, plasmando gli spazi dove abitiamo, lavoriamo, ci muoviamo, ci incontriamo.


Un mosaico del nostro tempo in cui il tratteggio della storia, descritta da Mario Calabresi; della società che cambia, ritratta da Paolo Di Paolo; dell’irrompere della tecnologia nelle nostre vite, riportata da Luca De Biase, si fonde con l’evolvere dell’architettura, ripercorsa da Massimo Roj, che 30 anni fa ha fondato la società di progettazione integrata Progetto CMR. Un viaggio, dal 1994 al 2024, che ha visto sgretolarsi ogni paradigma e ogni certezza: la società che si è fatta liquida e la tecnologia che ha cambiato il nostro modo di interagire e di interpretare la realtà. In questo scenario è nato un nuovo modo di fare progettazione, integrando architettura, ingegneria e design. Nelle pagine del libro, il progettare – inteso come “pro-jectare”, guardare avanti – corre al ritmo serrato dell’evoluzione dei social, degli stravolgimenti geo-politici, dei cambi di governo nazionali, delle città che si trasformano e delle grandi sfide del mondo di oggi, fino a tracciare la direzione dei prossimi 30 anni.


Disegnare il cambiamento si apre al pubblico per un’esperienza che non si esaurisce nella lettura: per chi volesse approfondire gli aspetti tracciati dell’evoluzione tecnologica, storica, sociale e architettonica su tutte le piattaforme libere di ascolto saranno pubblicate puntate speciali del podcast Città, in cui i protagonisti del libro in dialogo con Mario Calabresi e l’host Paolo Bovio, autore di Will & Chora Media, allargheranno lo sguardo al futuro.

Trump congela dazi a Messico e Canada, Meloni invita Ue a dialogo

Trump congela dazi a Messico e Canada, Meloni invita Ue a dialogoBruxelles, 3 feb. (askanews) – Di fronte alla minaccia di Donald Trump di imporre dazi all’Europa, l’Ue deve rispondere con il “dialogo”. E’ questo, secondo quanto si apprende, il senso dell’intervento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni al summit informale dei leader europei a Bruxelles.


L’incontro, definito “ritiro”, era stato convocato per un confronto “aperto” sul tema della difesa, una delle priorità europee di fronte al protrarsi della guerra in Ucraina ma anche all’eventuale disimpegno degli Usa dalla Nato. Ma la questione dazi è stata resa urgente dalla mossa di Trump, che sabato ha deciso di imporre alte tariffe alle merci provenienti da Messico, Canada e Cina. Entrando questa mattina al summit, sia Emmanuel Macron (“l’Europa dovrà farsi rispettare e reagire”) che Olaf Scholz (“Dobbiamo reagire alle politiche doganali con politiche doganali”) erano stati molto duri. Nel corso della giornata, però, il quadro è sembrato cambiare. Trump ha “congelato” le misure contro Messico e Canada, aprendo anche auna trattativa con la Cina. Decisioni – ha spiegato una fonte a Bruxelles – che hanno dato una speranza dell’Europa: quella che la tattica del tycoon sia sparare una “cannonata” per poi trattare. E qui Meloni potrebbe inserirsi come ‘facilitatrice’, in virtù del rapporto privilegiato con il presidente Usa, cementato dalla visita a Mar-a-Lago e poi dalla partecipazione, unica leader europea, all’Inauguration Day.


La presidente del Consiglio non ha parlato con i giornalisti né all’arrivo a Bruxelles né prima di ripartire per Roma, ma secondo quanto si apprende nel corso dell’incontro ha ribadito che una guerra commerciale “non conviene a nessuno”. Piuttosto serve il dialogo per arrivare a soluzioni “equilibrate”, con un riequilibrio della bilancia commerciale che sia “sostenibile” e vantaggioso per entrambe le parti. Soluzioni che potrebbero passare – come suggeriscono alcuni Stati – da un incremento degli acquisti di armamenti e GNL dagli Usa.

Risultati e classifica serie A: La Lazio torna quarta

Risultati e classifica serie A: La Lazio torna quartaRoma, 3 feb. (askanews) – Questo il programma e i risultati della 23esima giornata di serie A dopo Cagliari-Lazio 1-2


23esima giornata Parma-Lecce 1-3, Monza-Hellas Verona 0-1, Udinese-Venezia 3-2, Atalanta-Torino 1-1, Bologna-Como 2-0, Juventus-Empoli 4-1, Fiorentina-Genoa 2-1, Milan-Inter 1-0, Roma-Napoli 1-1, Cagliari-Lazio 1-2. Classifica: Napoli 54, Inter* 51, Atalanta 47, Lazio 42, Juventus 40, Fiorentina* 39, Bologna 37, Milan* 35, Roma 31, Udinese 29, Torino 27, Genoa 26, Lecce, Verona 23, Como 22, Cagliari, Empoli 21, Parma 20, Venezia 16, Monza 13. * una partita in meno


24^ GIORNATA (7-10 febbraio) venerdì 7 febbraio ore 20.45 Como-Juventus, sabato 8 febbraio ore 15 Verona-Atalanta, ore 18 Empoli-Milan, ore 20.45 Torino-Genoa, domenica 9 febbraio ore 12.30 Venezia-Roma, ore 15 Cagliari-Parma, Lazio-Monza, ore 18 Lecce-Bologna, ore 20.45 Napoli-Udinese, lunedì 10 febbraio ore 20.45 Inter-Fiorentina

Immunità agita centrodestra. Fi rilancia, Lega pronta ma stop Fdi

Immunità agita centrodestra. Fi rilancia, Lega pronta ma stop FdiRoma, 3 feb. (askanews) – E’ scivolosa la materia dell’immunità parlamentare, riformata sull’onda di Mani pulite nel 1993, in particolare mentre si fa sempre più incandescente lo scontro tra governo e magistratura, con le implicazioni spinose e ancora tutte da spiegare, in Parlamento, sulla vicenda di Almasri, riaccompagnato in Libia su un aereo di Stato. Il sasso lanciato da Forza Italia, sull’ipotesi di rimettere mano alle norme costituzionali che escludono l’immunità sui reati penali, ha incontrato il favore di esponenti della Lega come Claudio Borghi (“Ecco qui… immigrati più mancanza di immunità parlamentare = legioni di denunciatori. Ripristinare subito articolo 68 Costituzione”, ha scritto su X il senatore leghista). Ma un alt è arrivato da Fratelli d’Italia che detengono la ‘golden power’ nel centrodestra.


Il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Alberto Balboni, ha ricordato la posizione prevalente del partito della premier Giorgia Meloni e ha risposto con nettezza: “non vedo il motivo” di ritornare al vecchio articolo 68: l’attuale versione “garantisce ai parlamentari l’insindacabilità delle opinioni espresse nell’esercizio del loro mandato perché noi rappresentiamo la volontà degli elettori e questo è giusto ma – ha proseguito – sono anche convinto che se un parlamentare commette un reato comune, come un qualsiasi altro cittadino è giusto che risponda come qualsiasi altro cittadino. Anzi: io gli raddoppierei la pena visto che è un parlamentare a farlo”. Meglio quindi concentrarsi sulle altre riforme istituzionali già in cantiere, ha aggiunto, precisando tuttavia di parlare a “titolo personale”. Il vicepremier Antonio Tajani, interpellato in proposito, ha messo le mani avanti (“non ne abbiamo parlato” in Fi) ma ha puntualizzato: “Potrebbe anche essere un’idea, io personalmente non sono contrario, sarebbe da discutere e vedere in che termini, bisognerebbe vedere per quali reati e per cosa”. Per Stefania Craxi, la riforma costituzionale fu una “sottomissione della politica, sinonimo di cedimento al morbo giustizialista”.


Il sottosegretario alla Giustizia, il leghista Andrea Ostellari, non ha mostrato di disdegnare l’intervento della Fondazione Luigi Einaudi che ha colto l’occasione per annunciare per le “prossime ore” la presentazione di un ddl (“parlamentare” se godrà di un’adesione “trasversale di rappresentanti della varie forze politiche” o una “proposta di legge di iniziativa popolare”). In quale direzione lo rende evidente il testo del presidente, Giuseppe Benedetto, ‘L’eutanasia della democrazia. Il colpo di mani pulite, con la prefazione di Sabino Cassese, dove si sostiene che la decisione di riformare l’immunità, nel 1993, fu quanto meno “affrettata” e finì per incidere sul “rapporto tra poteri dello Stato”. Ostellari ha quindi evocato libertà di movimento: “seguo con attenzione la proposta della Fondazione Luigi Einaudi. L’articolo 68 della Costituzione non ha nulla a che fare con i privilegi dei singoli, ma molto con la qualità della nostra democrazia. Per questo apprezzo un’iniziativa innanzitutto culturale, che merita di essere approfondita senza connotazioni di partito. Sia il parlamento a valutare il percorso migliore per riequilibrare i poteri”. Esplicito il collega Alberto Bagnai che ha chiesto di “sottrarre alla demagogia” il dibattito.


Tra le opposizioni, a mettersi subito sul piede di guerra è stato il Movimento Cinque Stelle. Il primo a commentare, in mattinata, il presidente Giuseppe Conte, che ha invitato “tutti” ad opporsi al “delirio di onnipotenza” di “Meloni e soci contro i giudici”. “Dopo il ripristino dei vitalizi al Senato, l’abolizione del reato per i politici che abusano del loro potere, l’aumento degli stipendi dei ministri e la imbarazzante difesa della ministra Santanchè tenuta incollata alla poltrona, ecco che ci provano con l’immunità e il ritorno di uno scudo che renda intoccabili esponenti del Governo ed eletti”, ha scritto Conte su X. Seguito da una batteria di comunicati di parlamentari Cinque Stelle. Per il Pd si è espressa la capogruppo alla Camera Chiara Braga. Prendendo la parola in Aula per tornare a sollecitare, insieme alle altre opposizioni, l’informativa (cancellata la scorsa settimana) su Almasri, Braga ha attaccato il governo Meloni e la sua maggioranza: il caso del generale libico “sta svelando le reali volontà di questo Governo, non solo su quella vicenda ma perché ci sta dicendo che questa maggioranza sta pensando a reintrodurre, a fronte di quella vicenda, l’immunità per membri del Governo, per parlamentari; sta teorizzando la necessità di sottoporre la magistratura al volere, al controllo del potere politico; sta pensando di potersi scegliere i giudici che vuole per avere le sentenze e i pronunciamenti che vuole, in barba al rispetto del diritto internazionale e nazionale”.


Angelo Bonelli di Avs ha parlato di “proposta indecente”. “La destra al governo, dopo aver cancellato l’abuso d’ufficio, ridotto e depotenziato le intercettazioni penalizzando le attività investigative nella lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione, dopo aver avviato un attacco frontale alla magistratura per delegittimarla, ora salta fuori la proposta dell’immunità parlamentare. Una destra che un tempo si definiva ‘sociale’, oggi si rivela invece la destra dei privilegi”, ha osservato.

Meloni e la partita dei dazi, equilibrio difficile tra Trump e Ue

Meloni e la partita dei dazi, equilibrio difficile tra Trump e UeBruxelles, 3 feb. (askanews) – E’ un crinale scivoloso quello su cui cammina Giorgia Meloni nella partita sui possibili dazi americani all’Europa. La premier si è posta l’obiettivo di far da ‘ponte’ tra Bruxelles e Washington, ma rischia di rimanere stretta tra l’aggressività di Donald Trump e l’inevitabile risposta dell’Europa.


Anche se ufficialmente non all’ordine del giorno del ritiro informale di Bruxelles, convocato per parlare di difesa, il tema dei dazi è stato il cuore della discussione della mattinata a Palais d’Egmont. Del resto la questione è urgente, a maggior ragione dopo la mossa del tycoon che ha deciso di incrementare le tariffe sui beni di Messico, Cina e Canada e minacciato nuovamente di voler fare altrettanto con l’Ue. Il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa ha discusso della questione in una telefonata notturna con il primo ministro canadese Justin Trudeau, che in risposta a Trump ha presentato una lista di prodotti americani che saranno colpiti da dazi al 25% per 107 miliardi di dollari. E poi ha stravolto l’ordine del giorno per affrontare subito la questione. Dal confronto è emersa una prima posizione, comunque molto timida, che è sostanzialmente un appello alla ragionevolezza all’inquilino della Casa Bianca. Fonti europee hanno parlato di un “forte consenso” sul fatto che “i dazi tra Stati Uniti e Ue sarebbero dannosi per entrambe le parti” e che “quando sorgono problemi è necessario trovare soluzioni”. Ben più marcate le posizioni espresse all’arrivo a Bruxelles da molti leader. Kaja Kallas, Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza, assicura che “ci stiamo preparando” a rispondere; per Emmanuel Macron “l’Europa dovrà farsi rispettare e reagire”; Mette Frederiksen, premier danese, auspica una “risposta collettiva e robusta”. La stessa linea di Olaf Scholz, cancelliere di quella Germania che sarebbe uno dei Paesi più colpiti da una guerra commerciale: ricorda a Trump che l’Ue può “reagire alle politiche doganali con politiche doganali. Dobbiamo farlo e lo faremo”.


La speranza a Bruxelles, sottolinea una fonte europea, è che la strategia di Trump sia sparare “una cannonata” per poi raggiungere un accordo (come sta avvenenendo con il Messico e, forse, con il Canada). E qui potrebbe entrare in gioco Meloni come ‘facilitatrice’ del dialogo. La premier, arrivando al summit, è stata una dei pochi tra i capi di Stato e di governo a non fermarsi per il ‘doorstep’. Se sulla difesa la sua linea è chiara (bisogna investire di più, ma servono strumenti nuovi e comuni per finanziare la spesa), sulla questione dazi si sta tenendo in un difficile equilibrio e anche oggi con i partner avrebbe ribadito la necessità di un “dialogo”, che lei potrebbe favorire visto il rapporto privilegiato con Trump cementato dalla visita a Mar-a-Lago e dalla partecipazione all’Inauguration Day, unica leader europea presente. Il primo obiettivo è l’organizzazione di un colloquio telefonico tra il presidente americano e Ursula von der Leyen. Se però il tycoon decidesse di procedere a testa bassa con i dazi (starebbe valutando un 10% di tariffa), Meloni non potrebbe far altro che schierarsi con l’Europa, a meno di una clamorosa rottura del fronte comunitario con iniziative autonome di singoli Paesi per strappare un trattamento più morbido. Proprio questo, la divisione dell’Unione, sarebbe il progetto del presidente americano. Ed è quello che paventa, da Bruxelles, anche la segretaria del Pd Elly Schlein. “Tra essere i primi della classe o quelli con la relazione più amicale ed essere funzionali a un disegno di disgregazione dell’Europa, il passo è breve – ha detto riferendosi alla premier -. Se si vuole fare l’interesse dell’Italia oggi più che mai bisognerebbe puntare all’unità europea”.


Del resto, se anche ci fosse, da parte di Meloni, la tentazione di sfruttare il ‘feeling’ con Trump per evitare o ridurre danni all’Italia, questa difficilmente sarebbe una strategia vincente. L’eventuale risposta Ue a dazi americani, infatti, dovrebbe essere approvata a maggioranza qualificata dei rappresentanti degli Stati membri e quindi opporsi da una parte farebbe sorgere un problema reputazionale; dall’altra rischierebbe di essere comunque inutile, perchè per bloccare le decisioni occorrerebbe una minoranza di blocco, cioè sostanzialmente due Stati grandi e alcuni piccoli (che complessivamente raggiungano il 35% della popolazione e il 45% degli Stati membri).

Miart 2025: big internazionali e dialogo con il territorio

Miart 2025: big internazionali e dialogo con il territorioMilano, 3 feb. (askanews) – Cento anni di arte, gallerie da 30 Paesi e cinque continenti, l’edizione 2025 della fiera miart, in programma dal 4 al 6 aprile negli spazi dell’Allianz MiCo di Milano, punta sia sull’internazionalità sia sulla relazione con il territorio. A dirigerla, con uno staff curatoriale rafforzato, è ancora Nicola Ricciardi, che ha sottolineato l’ingresso o il ritorno di importanti gallerie. “Aumentano la qualità e anche i metri quadri che queste gallerie portano. Abbiamo ingressi importantissimi: Sadie Coles, Victoria Miro, Esther Schipper, Meyer Riegger., gallerie che di solito si trovano nel primo corridoio di Art Basel e di Frieze e che ora decidono di puntare su Milano. E tra queste un grande ritorno anche italiano, che è Massimo De Carlo, che non faceva miart dal 2019, ma decide di puntare sulla nostra città. Quindi qualità all’interno della fiera con progetti molto rigorosi, molto curati, ma anche qualità fuori, perché siamo usciti, come da tradizione, anche nella città, cercando di promuovere e farci anche noi stessi portavoce di una serie di mostre, di stanze, di progetti e di performance che saranno distribuite in tutto il territorio”.


Organizzata sulle tre sezioni Established, Emergent e Portal, miart copre un periodo che va dal primo Novecento fino alla più stretta attualità e ragiona pure sul contesto fieristico e culturale internazionale. Alla presentazione è intervenuto anche il presidente di Fiera Milano Carlo Bonomi. “Innanzitutto siamo molto soddisfatti dei numeri – ci ha detto – quasi 180 gallerie, 40% che vengono dall’estero, ma al di là dei numeri quantitativi la qualità che ci sarà quest’anno e di cui siamo molto orgogliosi. Ovviamente non possiamo pensare al momento di competere con New York, ma nel mondo sui temi culturali si stanno creando dei nuovi hub come Hong Kong, ma io credo che in Europa, l’Italia e Milano in particolare abbia tutte le chance di poter diventare veramente qualcosa di importante. E un territorio come Milano deve essere all’avanguardia su questi temi”. Come ogni anno, miart è parte della Milano Art Week, che coinvolge musei, istituzioni e spazi del territorio in una volontà di sinergia per l’offerta culturale e di confronto sulle forme in cui l’arte può svolgere un ruolo nella società. E poi una serie di mostre e appuntamenti dedicati a uno dei padri del contemporaneo come Robert Rauschenberg.


“Il sostegno a miart – ha ribadito Michele Coppola, direttore Arte, Cultura e Beni storici di Intesa Sanpaolo, main partner di miart – quest’anno è ancora più convinto, insieme a miart abbiamo lavorato con la Fondazione Rauschenberg per una ricorrenza importante, i cento anni dalla nascita dell’artista. L’idea di mettere a fattor comune una eccezionale fiera d’arte contemporanea e d’arte moderna con una collezione privata che tra l’altro ha preso vita attraverso un museo in piazza della Scala, le Gallerie d’Italia, che ospita dei capolavori di Rauschenberg e farlo in occasione di un momento innegabilmente internazionale di Milano, ecco credo che rappresenti un unicum”. Altro elemento tradizionale di miart sono i diversi premi previsti e il Fondo di acquisizione di Fiera Milano da 100mila euro confermato anche per il 2025.

”Voglio Vederti Danzare”, al via da Trieste tour dedicato a Battiato

”Voglio Vederti Danzare”, al via da Trieste tour dedicato a BattiatoRoma, 3 feb. (askanews) – Dopo il successo dell’anteprima assoluta del 3 dicembre scorso al Teatro Olimpico di Roma, ha preso il il via dal Teatro Politeama Rossetti di Trieste il tour nazionale di Voglio Vederti Danzare, la nuova grande produzione musicale dedicata a Franco Battiato, firmata Menti Associate in collaborazione con Good Vibrations Entertainment e la direzione artistica di Rossana Raguseo.


La carriera dell’artista siciliano, indiscusso e indimenticabile Maestro della musica contemporanea italiana, può essere vista come un viaggio continuo e in evoluzione, che attraversa fasi di sperimentazione, pop colto, mistica, classica e spirituale, dimostrando la sua capacità unica di reinventarsi senza mai perdere la sua essenza di artista visionario e ricercatore. E così, Voglio vederti danzare conduce lo spettatore attraverso un coinvolgente percorso musicale attraverso le sue varie stagioni: dalla svolta eclettica dell’Era del cinghiale bianco ai riferimenti letterari di Prospettiva Nevskij, dalla riflessione sulla vita, la spiritualità e la trascendenza, il metodo Gurdjieff per la ricerca del proprio Centro di gravità permanente, ai dervishes turners immortalati nei versi di Voglio vederti danzare e molto altro. Uno spettacolo emotivamente e spiritualmente suggestivo, in cui i tre aspetti fondamentali della natura umana, lo Spirito, l’Amore e l’Anima, si fondono tra note e parole. L’eccezionale accoglienza del pubblico durante l’anteprima romana ha evidenziato il forte impatto emotivo e artistico dello spettacolo, grazie a un perfetto equilibrio tra fedeltà agli arrangiamenti originali e nuove sfumature interpretative che ne hanno esaltato la modernità senza tradire l’essenza del Maestro. Le interpretazioni vocali di David Cuppari e Giorgia Zaccagni hanno saputo trasmettere l’anima più profonda dei capolavori di Battiato, facendo vibrare corde di pura emozione. E ogni brano eseguito ha suscitato entusiasmo per la sua impeccabile resa tecnica, frutto della straordinaria sintonia tra la band formata da Simone Temporali alle tastiere, Antonello Pacioni e Leonardo Guelpa alle chitarre, Glauco Fantini al basso e cori e Mario Luciani alla batteria e l’Orchestra d’archi Roma Sinfonietta, diretta da Giovanni Cernicchiaro, che ha curato gli arrangiamenti insieme a Temporali. A rendere l’esperienza ancora più intensa, il momento di profonda spiritualità creato dalla danza ipnotica dei dervisci rotanti, simbolo di armonia cosmica e trascendenza.


Dopo la data di Trieste il tour, che si avvale del supporto tecnico di Event Group, proseguirà nei maggiori teatri italiani: il 3 febbraio a Mestre (VE), al Teatro Toniolo, il 6 al Politeama di Genova, il 7 a Milano al Teatro Dal Verme, il 2 marzo all’Auditorium Santa Chiara a Trento, il 3 al Palariviera a San Benedetto del Tronto (AP), il 4 ad Ancona al Teatro delle Muse, il 5 al Teatro Nuovo di Ferrara, il 6 a Piacenza al Teatro Politeama per concludersi il 7 marzo ad Assisi (PG) al Teatro Lyrick.

Gabriele Gravina rieletto presidente Figc

Gabriele Gravina rieletto presidente FigcRoma, 3 feb. (askanews) – Gabriele Gravina continuerà a guidare la FIGC fino al 2028. Candidato unico, è stato rieletto oggi al primo scrutinio con il 98,7% dei voti (481,084 voti su 487,500). Eletto per la prima volta il 22 ottobre 2018 dopo il Commissariamento della Federazione e confermato alla presidenza della Federcalcio il 22 febbraio 2021, Gravina si appresta quindi a procedere verso il suo terzo mandato ‘A vele spiegate’, come recita il titolo della piattaforma programmatica presentata con la candidatura sottoscritta da Lega Serie B, Lega Pro, LND, AIC e AIAC. “Grazie davvero – le sue prime parole dopo la proclamazione – per me è un grande onore e un grande orgoglio. Adesso non ci resta che trasformare la nostra visione in una promessa di vittoria. Dobbiamo continuare il nostro percorso e centrare tutti gli obiettivi di cui il calcio ha veramente bisogno. Chiudo con una citazione dì Henry Ford: ‘Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme un successo’”. Nel discorso prima dell’elezione, Gravina aveva sottolineato di avere lo stesso entusiasmo del primo giorno, ribadendo di aver sciolto la riserva sulla sua candidatura solo dopo aver avuto conferma dell’ampia condivisione da parte delle componenti: “Chiedo il privilegio della vostra fiducia per fare due cose: continuare a unire e cambiare. Vivo in questo mondo da quarant’anni, ho assaporato sconfitte e vittorie e non ho mai smesso di considerare il calcio la più appagante attività che conosca. Il calcio fa bene all’Italia, non smettiamo mai di testimoniarlo con forza!”. Tanti i risultati degni di nota raggiunti nei suoi primi sei anni da presidente oltre a quelli ottenuti ‘sul campo’, tra i quali spiccano i successi degli Azzurri a EURO 2020 e delle Nazionali Under 19 e Under 17, che vincendo i rispettivi Campionati Europei hanno permesso alla FIGC di aggiudicarsi per la prima volta nella storia il Premio Burlaz. “Motivi di soddisfazione” come aver messo in salvo l’economia del sistema durante la pandemia, promosso trasparenza ed economicità pur in un quadro strutturale che sconta ritardi, aver giocato di squadra “superando incomprensioni e contrastando attacchi, menzogne, tranelli e calunnie”.

Immunità,Balboni (Fdi): resti così, questa è posizione che ricorre in Fdi

Immunità,Balboni (Fdi): resti così, questa è posizione che ricorre in FdiRoma, 3 feb. (askanews) – “Non vedo il motivo” di ripristinare la vecchia versione dell’articolo 68″ della Costituzione. La proposta, avanzata da Forza Italia, di rimettere mano alla riforma del 1933 che eliminò la necessità dell’autorizzazione a procedere per sottoporre un parlamentare a procedimento penale, non convince il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Alberto Balboni, il quale alla domanda se questa è una posizione che ritrova nel suo partito, risponde: “assolutamente sì, questa è un’opinione molto ricorrente nel mio partito anche se io parlo a titolo personale”.


“L’articolo 68 garantisce ai parlamentari l’insindacabilità delle opinioni espresse nell’esercizio del loro mandato – ha ricordato Balboni – e questo lo trovo giusto perché noi rappresentiamo la volontà degli elettori e quindi è giusto che quando ci esprimiamo lo facciamo senza preoccupazioni e senza vincoli ma – ha porseguito – sono anche convinto che se un parlamentre commette un reato comune, che sia contro il patrimonio, contro la vita o un qualsiasi altro reato comune, come un qualsiasi altro cittadino è giusto che risponda come qualsiasi altro cittadino. Anzi: io gli raddoppierei la pena visto che è un parlamentare a farlo”.